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Alloro
from EDEN
by Yingying Hu
Alloro Alloro
La corona di alloro rappresentava un simbolo particolarmente importante nelle popolazioni antiche. Per gli antichi romani, la corona di alloro costituiva un ottimo ornamento a cui veniva frequentemente data una forma circolare.
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La realizzazione delle corone di alloro, a quei tempi, avveniva con un larghissimo impiego di ramoscelli di lauro (che veniva chiamato anche con il nome di alloro): l’utilizzo era principalmente quello di “incoronare” poeti e tutti quei capi militari che erano riusciti a conseguire grandi vittorie, rispettivamente in campo letterario e in guerra. Non dobbiamo dimenticare, ad ogni modo, come le corone di alloro venivano largamente impiegate anche all’interno delle cerimonie religiose.
Facendo un salto indietro nel tempo, la parola latina che defi niva la corona di alloro era rappresentata da “laurus” o “laurea”: si tratta di nomi che avevano un signifi cato primario come pianta di lauro, ma che in realtà davano un senso di vittoria a quanti ricevevano tale appellativo. Ecco spiegato anche il meccanismo per il quale si utilizza attualmente il termine laurea (che rappresenta un titolo di studio), così come quello di laureato, che era proprio la persona che riceveva sul capo la corona di alloro, come avveniva nel passato per quanto riguarda poeti e colti.
La corona di alloro, inoltre, rappresenta anche un interessante simbolo iconografi co, dal momento che è stato spesso ritratto all’interno di opere di pittori e scultori, che raffi guravano volti o mezzi busti di imperatori o persone famose e dotte. Tra i vari esempi che la storia ci ha lasciato, dobbiamo ricordare come le raffi gurazioni di Dante Alighieri e Giulio Cesare presentano spesso la corona di alloro sul capo di tali personaggi che hanno scritto la storia dell’umanità.
La corona di alloro appartiene solamente alla cultura latina e non si deve confondere con la corona di ulivo che, al contrario, si pone sulla testa di tutti quegli atleti che riuscivano a trionfare in una delle discipline dei Giochi Olimpici nell’antica Grecia.
L’incoronazione poetica
L’incoronazione poetica è una cerimonia simbolica che si è tenuta in circostanze del tutto eccezionali nella città di Roma, in particolare in Campidoglio. La prima volta l’incoronazione avvenne per mano del re Roberto d’Angiò. Ispirata a rituali del mondo romano, la prima incoronazione, fatta con una ghirlanda d’alloro, fu celebrata per Francesco Petrarca l’8 aprile 1341, il “poeta laureato” per eccellenza. A onor del vero una cerimonia simile si era già tenuta nel 1315 per il padovano Albertino Mussato, ma non si trattò di una esplicita rievocazione dell’antico come per Petrarca, che intendeva ricollegarsi idealmente alla cerimonia avvenuta dodici secoli prima - secondo quanto si credeva a quell’epoca - in onore di Stazio. Anche Dante Alighieri, sebbene dal XIX secolo in poi venga spesso raffi gurato con la corona d’alloro, non fece in tempo a ricevere tale onore in vita, su proposta del professore bolognese Giovanni del Virgilio nel 1320. Nel 1595 doveva Nel 1595 doveva svolgersi quella di svolgersi quella di Torquato Tasso, ma Torquato Tasso, ma egli morì prima della egli morì prima della cerimonia. Il 13 maggio cerimonia. Il 13 maggio 1725 avvenne quella 1725 avvenne quella dell’improvvisatore dell’improvvisatore Bernardino Perfetti Bernardino Perfetti ed infi ne, il 31 agosto ed infi ne, il 31 agosto 1778, quella della 1778, quella della Corilla Olimpica, alias Corilla Olimpica, alias Maria Maddalena Maria Maddalena Morelli.
Una cerimonia di Una cerimonia di incoronazione poetica incoronazione poetica è descritta da Madame è descritta da Madame De Staël nel suo romanzo De Staël nel suo romanzo Corinna o l’Italia. Corinna o l’Italia.

Il mito di Apollo e Dafne
Cupido risentito del comportamento di Apollo, decise di fargli vedere quanto fosse potente e lo colpì con una freccia d’oro, la freccia capace di far innamorare alla follia la prima persona divina o mortale che l’occhio avrebbe visto. Il dio Apollo, ignaro della vicenda pose il suo primo sguardo su una ninfa, Dafne, sacerdotessa di Gea e figlia del dio fluviale Ladone. Quando Cupido vide di chi si era innamorato Apollo, cioè la ninfa Dafne decise di colpirla con una freccia di piombo, ovvero la freccia che faceva scappare dall’amore. Della ninfa Dafne era innamorato anche un giovane mortale, Leucippo, che per avvicinare la sua amata si era travestito da donna. Apollo venuto a conoscenza della vicenda, per liberarsi del rivale, suggerì alle ninfe di fare uno dei loro bagni rituali (un tipo di bagno in cui le ninfe partecipavano completamente nude). Leucippo venne in questo modo smascherato e ucciso dalle ninfe stesse. Avendo il campo libero Apollo dichiarò il proprio amore a Dafne ma, questa lo respinse e scappò via terrorizzata. Apollo la inseguì e quando la stava per raggiungere nei pressi del fiume Peneo, Dafne disperata invoco l’aiuto di Gea e del padre Ladone. Entrambi l’aiutarono trasformandola in un albero di alloro. Fu proprio da quel momento che l’alloro divenne una pianta sempreverde consacrata al divino Apollo, il quale viene raffigurato con una corona di rami d’alloro intrecciati sul capo.
Secondo le antichissime tradizioni popolari i contadini romani, per ingraziarsi i favori del Sole, avevano l’usanza di legare tre ramoscelli d’alloro con un cordoncino rosso, i questo modo avrebbero favorito il buon raccolto, aiutando il grano a maturare e donare benessere alla popolazione.
Apollo e Dafne, marmo Gian Lorenzo Bernini, 1622-1625 Museo e Galleria Borghese, Roma













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Da dove arriva la tradizione della corona d’alloro per un neolaureato?
L’usanza dell’alloro come simbolo di gloria e molto antica. Per i Romani la pianta d’alloro era sacra e consacrata ad Apollo, dio del sole, ma anche di tutte le arti. Apollo, dunque, era considerato un emblema di saggezza, intelligenza ed onore e a lui veniva dedicata anche ogni forma di vittoria. In latino la corona di alloro era detta laurus o laurĕa, che indicava anche la pianta di lauro e, per estensione, la vittoria. Dalla parola laurĕa deriva il signifi cato moderno di “laurea” (titolo di studio), e il “laureato” (in latino laurĕātus) è appunto colui che porta la corona di alloro.

Dopo essere stata attributo degli imperatori (ricordiamo Augusto), nel Medioevo la corona d’alloro venne utilizzata anche come simbolo di trionfo nella poesia e utilizzato per incoronare i grandi poeti: Dante Alighieri ne è un esempio (il suo capo con la corona d’alloro è un’immagine molto comune, la ritrovate anche sulla moneta da 2 euro). Ornare il capo del neodottore con la corona d’alloro è dunque una tradizione che aff onda le sue radici nella storia. Una persona laureata è simbolo di sapienza e dato che le grandi conoscenze acquisite verranno messe in pratica nella sua vita merita l’incoronazione.

E da quando il tocco e la toga di laurea?
Per chi non lo sapesse il tocco di laurea è il cappello di forma quadrata tipico della tradizione anglosassone e statunitense. Ogni ateneo italiano in passato aveva il proprio abbigliamento accademico, che veniva ovviamente utilizzato quotidianamente. Oggi invece è un rituale legato esclusivamente alle occasioni uffi ciali (come ad esempio l’apertura dell’anno accademico o le sedute di laurea). In Italia la toga non nasce come abbigliamento dello studente (come in UK e USA), ma solo dei professori e del rettore.
Alla fi ne degli anni ’60 molti professori in svariati atenei avevano cessato di impiegare la toga e il correlato copricapo anche in occasioni formali, ma dagli anni Novanta si è ricominciato a usarle nuovamente. In alcune delle università italiane più antiche e prestigiose anche gli studenti hanno iniziato a vestire toga e tocco durante le cerimonie di laurea. Inizialmente lo si faceva in occasione del conferimento del dottorato di ricerca, in modo da dare particolare solennità alla cerimonia di riconoscimento del più alto titolo di studio. Oggi in realtà anche per la lauree di primo livello è consuetudine indossare la toga. Esse sono per lo più nere e bordate sulle maniche con colori diff erenti per ciascuna facoltà.
