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Il mondo dei «barbari» germani
from MEDIEVAL SOCIETY
by Jaca Book
8. Il mese di marzo, miniatura da Les Très Riches Heures du Duc de Berry, 1413-1416, Musée Condé, Chantilly. L’illustrazione mostra campi ben ordinati e contadini al lavoro sotto la presenza possente del castello dei duchi. gruppo dei suoi antrustiones o fi deles: le fonti li chiamano in varia maniera, ma prevale il termine vassi, derivato da una parola celtica che più o meno signifi ca «dipendente». I vassi giuravano fedeltà al senior e ne ricevevano in cambio dei benefi cia in oggetti preziosi, armi, terre da sfruttare (il denaro, come si è visto, non era quasi più in uso). Non è facile comprendere quale dei due elementi di questo rapporto sia nato prima: se il bisogno da parte di chi sta in situazione socio-politica subordinata di affi darsi alla protezione di qualcuno giurandogli fedeltà e proponendogli la sua forza di guerriero, oppure la necessità del signore di retribuire in qualche modo le sue guardie del corpo. Le istituzioni vassallatiche, basate su un rapporto di fedeltà personale (intesa come reciproca) e sull’usufrutto da parte del vassus di beni – e poi, sempre più sovente, di terre – appartenenti al senior, divengono comunque una costante dell’alto medioevo e fi niscono con il costituire parte integrante del cosiddetto sistema feudale. A livello schematico e teorico, si può dire che tre sono gli elementi fondamentali del sistema «feudale» o «vassallatico-benefi ciario»: prima di tutto un elemento reale: l’honor o benefi cium, cioè l’oggetto concreto (terre, beni mobili, uffi ci a vario titolo remunerativi) della concessione del dominus o senior («padrone», «signore», ma anche «il vecchio», cioè il capo del comitatus di guerrieri) al vassus; poi un elemento personale: il «vassallaggio», cioè la condizione di fedeltà personale garantita da un rito, l’homagium, con il quale il vassus si dichiarava homo, cioè fi delis, del suo dominus o senior; infi ne un elemento giuridico: l’immunità giudiziaria (e, nei casi di rapporti tra aristocratici d’alto rango, la concessione del districtus, cioè della «giurisdizione», il diritto di esercitare il potere giudiziario stesso e di godere dei relativi proventi). Il termine «feudo» deriva da una parola germanica indicante in origine gli animali da allevamento, precipua ricchezza d’un mondo nomade. Ma quando, dopo le grandi migrazioni del III-VI secolo, i germani divennero sedentari, tale termine fi nì con il qualifi care genericamente il concetto di «bene», di «possesso», di «ricchezza». Gli storici sono sostanzialmente concordi nel ritenere che l’avvio dell’istituto feudale vada ricercato in quei beni (animali, armi, oggetti preziosi) che i principi germanici dell’età barbarica usavano offrire ai guerrieri del loro seguito, i membri di quello che già Tacito chiamava comitatus. Con il passaggio dal nomadismo alla sedentarietà, i vari signori presero a dotare i loro seguaci – dai quali si aspettavano anzitutto il servizio di guerrieri – con aree più o meno estese di terreno incolto (utile per la caccia o l’allevamento) o anche coltivato. Di tale terreno, il benefi ciario diveniva possessore, non proprietario: il signore gliene accordava il possesso e lo sfruttamento, non però la proprietà assoluta. Il che voleva dire che i feudi in origine non si potevano né vendere, né alienare in alcun modo (neppure a titolo di dono) e neppure lasciare in eredità ai discendenti. Naturalmente il feudo non era sempre costituito dalla terra: a volte consisteva in somme di denaro, una sorta di salario. Il feudalesimo «classico» è però quello caratterizzato dalla suddivisione di territori (che in origine potevano anche essere costituiti dalle circoscrizioni pubbliche dell’età carolingia, cioè le marche e le contee) in grandi o meno grandi signorie feudali. L’elemento personale, nel rapporto feudale, è il vassallaggio. Si poteva essere vassalli del sovrano, di un gran signore, di un membro della piccola nobiltà, al limite anche di un modestissimo proprietario terriero. Il rapporto di vassallaggio si instaurava comunque a livello privato fra due persone, l’una delle quali (il vassus) si dichiarava homo dell’altra. Tale rapporto si formalizzava mediante una cerimonia detta appunto «omaggio», nella quale il vassus poneva le sue mani giunte (da qui il gesto cristiano-occidentale di preghiera) nelle mani del
9. Cerimonia di vassallaggio descritta in un codice del XIV secolo. Universitätsbibliothek, Heidelberg.
10. Edoardo di Woodstock, il Black Prince, rende omaggio a Edoardo III per il ducato d’Aquitania, particolare di una miniatura. British Library, Londra.
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senior e gli giurava fedeltà. In cambio, il senior offriva al vassus la sua protezione e in certi casi lo forniva di un feudo mediante la cerimonia detta «investitura», durante la quale il bene offerto in feudo veniva simboleggiato da un oggetto concreto (una zolla di terra, una manciata di paglia: nei casi di feudi cui era annesso un diritto giurisdizionale, una bandiera). Il vassallaggio risponde evidentemente al bisogno diffuso di protezione da parte di privati, in un tempo di carenza dei pubblici poteri. In origine, esso non era necessariamente connesso all’acquisizione di un feudo: si diventava vassalli di qualcuno soltanto per venire protetti. L’uso tuttavia di tenere i vassalli presso

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11. Il lavoro dei progenitori, particolare del bassorilievo a destra del portale di San Zeno a Verona, inizio del XII secolo.
12. Il lavoro dei campi, miniatura dello Speculum Virginum, 1190-1200. Dombibliothek, Treviri. di sé e di domandar loro prestazioni che richiedevano, per essere espletate, una certa base economica indusse presto a far sì che le pratiche dell’omaggio o dell’investitura divenissero l’una strettamente connessa all’altra. L’elemento propriamente giuridico del sistema feudale era costituito dall’immunità e – nei feudi più grandi – dalla concessione del diritto giurisdizionale. L’immunità consisteva nel diritto dei detentori di signoria feudale di andare esenti, all’interno dei confi ni di essa, dai controlli di qualunque autorità pubblica. Oltre a ciò, i feudatari maggiori ricevevano in delega anche la giurisdizione, cioè il diritto di amministrare la giustizia pubblica e di goderne parte dei proventi economici (poiché le pene del tempo erano o fi siche o pecuniarie).
LA RIORGANIZZAZIONE DEL MONDO AGRICOLO A partire dall’VIII secolo, in concomitanza con la fi ne delle ondate di pestilenza, l’economia cominciò a registrare una tendenza positiva, che sarebbe durata sino ai primi del Trecento. Il progresso non venne tuttavia, a quanto sembra, da un incremento della rete commerciale, quanto piuttosto da miglioramenti nel settore primario, quello agricolo. Un qualche benefi cio provenne, in questo senso, dall’immissione di una pratica, detta «rotazione triennale», che si sostituiva a quella usata nel mondo romano e che consisteva nel coltivare la metà di un campo lasciando l’altra a riposo, in modo da consentire al terreno di ricostituire il suo tessuto biologico. Ora si prese a dividere i vari spazi coltivabili non più in due, ma in tre parti, per consentire ogni anno una semina di cereali detti invernali (come il grano) e una di cereali estivi (come l’avena), tenendo a riposo soltanto un terzo dello spazio agricolo disponibile per la produzione. In questo modo si aveva un raccolto annuale che poteva giovarsi non della metà, ma dei due terzi dello spazio. Altri miglioramenti obiettivi nelle tecnologie agricole furono l’introduzione massiccia del mulino ad acqua, dell’aratro pesante e munito di versoio, in grado di lavorare la terra più a fondo del vecchio aratro romano – che del resto rimase in uso nei paesi mediterranei –, e dell’attacco «di spalla» agli animali da tiro, che permetteva loro di sfruttare meglio la propria forza rispetto al vecchio sistema dell’attacco a collare, che soffocava l’animale. Furono promosse campagne di bonifi ca e disboscamento per guadagnare nuove terre alle colture; contemporaneamente, molti spazi di incolto, ora ridotti, venivano privatizzati dai signori. Bisogna sottolineare che il generale miglioramento del trend economico non comportò automaticamente un vantaggio per i lavoratori del settore agricolo, i quali videro assottigliarsi le proprie possibilità di usufruire dei prodotti che venivano loro dal libero sfruttamento dell’incolto (prodotti della caccia, della pesca, della raccolta), costringendoli all’adozione di un regime alimentare più monotono. Il progresso delle tecniche fu accompagnato e forse favorito anche da un miglioramento climatico che in effetti si registra già dai primi del X secolo e che sciolse anche i ghiacci del mare del Nord, permettendo alle agili e leggere navi vichinghe di giungere fi no in Islanda e in Groenlandia. Il miglioramento climatico del X secolo può aver agito sulla società, contribuendo alla crescita demografi ca, in due modi: anzitutto grazie ai raccolti più abbondanti e alla fi ne delle carestie causate dal maltempo; e poi anche a causa della diminuzione delle malattie caratteristiche del clima freddo, che colpiscono soprattutto i bambini. L’intiepidirsi dell’aria e il miglioramento qualitativo e quantitativo del vitto non solo posero un argine alla mortalità infantile (del resto molto forte in tutta l’età preindustriale), ma alzarono in genere il livello della vita media. Oltre a ciò, le meno dure condizioni di vita dovettero incoraggiare le famiglie a diventare più numerose.
13 13. Scena di lavoro, bassorilievo del lato sud della facciata della chiesa di San Pietro a Spoleto, fi ne del XII secolo.

14. Il lavoro di Adamo ed Eva, particolare dei rilievi della facciata del duomo di Modena.