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COMPOSIZIONE QUALITATIVA E QUANTITATIVA

CASO CLINICO

I LINEA MALATTIA RAI REFRATTARIA

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Il paziente ha iniziato terapia con lenvatinib al dosaggio di 24 mg al dì. L’insorgenza di effetti collaterali (ipertensione arteriosa non controllata; bruciore a livello genitale con comparsa di lesioni inguinali; dolore mandibolare e dolenzia al rachide lombo-sacrale; aftosi orale; ipercheratosi delle mani) ha reso necessario ridurre il dosaggio di lenvatinib a 20 mg al dì dopo circa un mese. Tuttavia, i dati ematochimici (Fig.1) e radiologici hanno da subito mostrato una buona risposta alla terapia. Dopo 2 mesi, infatti, la TAC collo-torace-addome con mdc documentava una riduzione dimensionale della nota nodularità segnalata a livello polmonare a carico del segmento postero-basale del LIS e dopo 5 e 12 mesi le immagini tomodensitometriche erano negative per lesioni focali polmonari. Anche la PET con 18F-FDG eseguita dopo 5 mesi di trattamento confermava l’assenza di accumuli patologici a livello polmonare, mentre appariva diminuita per dimensioni e captazione l’area di focale iperaccumulo in regione cervicale anteriore destra (SUV max 9,3). Quest’ultima risultava ulteriormente ridotta dopo 1 anno di trattamento (SUV max 6,4). Considerata la buona risposta alla terapia e la persistenza di effetti collaterali, in particolare calo ponderale, inappetenza, nausea e diarrea, è stata ulteriormente ridotta la posologia di lenvatinib a 14 mg al dì. Inoltre, è stata intrapresa terapia sostitutiva con cortisone acetato 12,5 mg/die nel sospetto di un parziale iposurrenalismo primario, alla luce anche della presenza di un unico surrene (ACTH 58,4 pg/ml, cortisolo 87 ng/ml. All’ACTH test livelli di cortisolo basale pari a 102 ng/ml, al picco 127 ng/ml). Dopo 16 mesi di terapia con lenvatinib, sia la TAC sia la PET 18F-FDG hanno confermato un quadro invariato, con ulteriore riduzione della captazione a livello cervicale anteriore destro (SUV max 4,5). I livelli basali di TG erano notevolmente migliorati rispetto a quelli pre-terapia (1,4 ng/ml vs. 87,3 ng/ml).

La decisione di intraprendere una terapia con lenvatinib è maturata alla luce del quadro clinico e radiologico in progressione, dell’istologia del tumore e dello sviluppo di iodio-refrattarietà. Il paziente, inoltre, presentava un buon performance status, tale da renderlo idoneo al trattamento.

Il paziente ha manifestato molti degli effetti avversi associati al trattamento con lenvatinib. Si è verificato un peggioramento del quadro di ipertensione arteriosa che ha richiesto un’ottimizzazione della terapia antipertensiva, con il passaggio dal solo sartano ad una quadruplice terapia (ACE-inibitore, diuretico tiazidico, calcio-antagonista, alfa2-agonista). L’aftosi orale è stata trattata con trattamenti topici e la raccomandazione ad una buona igiene orale. È stata consigliata l’applicazione di crema idratante a base di urea per la comparsa di ipercheratosi delle mani. L’alvo diarroico è stato gestito con fermenti lattici e l’assunzione di loperamide al bisogno. È stata inoltre raccomandata al paziente un’adeguata idratazione. Nausea ed inappetenza hanno contribuito ad un importante calo ponderale di 27 Kg, per il quale è stata richiesta una valutazione dietistica per garantire un adeguato supporto calorico e il reintegro di vitamine e minerali.

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