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Un mare in lutto

L’imbarcazione naufragata al largo della Calabria era partita da Smirne, in Turchia, che dista circa 20 km da alcune isole greche. Fra i motivi che spingono le persone ad affrontare i rischi del Mediterraneo piuttosto che fermarsi in Grecia c’è la dura politica dei respingimenti attuata da questo Paese.

Il natante, molto carico, non ha retto al mare agitato ed è stato spezzato in due. Alcuni pezzi di legno sono arrivati a riva. Circa 80 persone si sono salvate ma più di 100 non ce l’hanno fatta. Almeno 70 persone sono annegate al largo della Libia. Lo riferisce l’O. I. M., l’Organizzazione internazionale per le migrazioni. L’ipotesi ritenuta più probabile è che il barcone di legno si sia infranto contro uno scoglio sommerso a un centinaio di metri dalla riva. Oppure l’imbarcazione potrebbe essersi spezzata a riva, quando le persone che erano a bordo stavano già scendendo. Un’altra possibilità è che il peschereccio con a bor-

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di Eleonora Losi

do i migranti si sia arenato su una secca che dista un centinaio di metri dalla battigia. Una volta ferma, la nave si sarebbe capovolta, a causa della forza del mare, andando in mille pezzi. A bordo del peschereccio c’era un numero presunto di 150-180 persone di origine pakistana, afgana, turca e somala ”Quando siamo arrivati sul punto del naufragio abbiamo visto cadaveri che galleggiavano ovunque e abbiamo soccorso due uomini che tenevano in alto un bimbo. Purtroppo il piccolo era morto” racconta Laura De Paoli, medico che opera per la F. C. C. M. (Fondazione Cisom Cavalieri di Malta).

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