
15 minute read
Il Mondo-Universo delle Motociclette
PARTE 1
IL MONDO-UNIVERSO DELLE MOTOCICLETTE
Advertisement
Il Mondo delle motociclette è un vero e proprio universo che fin dalla sua nascita continua ad evolversi incessantemente da un punto di vista stilistico, meccanico e tecnologico.
Sembra incredibile che un mezzo di trasporto dotato semplicemente di due ruote, un motore, un manubrio e una sella su cui siede il conducente, possa avere avuto ed ancora oggi stia vivendo una costante e continua evoluzione che appare senza fine. Le motociclette, dunque, a differenza di altri veicoli, che non si sono evoluti nel corso del tempo, procedono imperterrite nel loro percorso di perfezionamento: sempre più belle ed elaborate esteticamente, con linee ricercate ed innovative e profili spiccatamente aerodinamici, più ricche di sistemi di sicurezza, con motori sempre più prestazionali. La risposta a questo processo evolutivo, sta nel fatto che nella moto convivono due anime: quella romantica e quella tecnica. Essa rappresenta sentimentalmente il destriero che l’uomo contemporaneo cavalca coraggiosamente nel XXI secolo,
così pieno di conflitti e contraddizioni. Ogni motocicletta ha un suo fascino, una sua anima; ogni uomo attratto dalla sua magia è spinto ad inforcarla e ad amarla fondendosi con essa, dando modo alla sua personalità, che è alla continua ricerca di purezza e distinzione, di esprimersi. Ecco, solo chi comprende fino in fondo la natura dell’essere umano può capire cosa significhi veramente per l’uomo la motocicletta: non un semplice mezzo di trasporto ma uno dei simboli che gli “spiriti liberi” hanno per affermare la loro identità. In questo mio scritto dunque, avremo una guida completa, come mai fatto prima, per conoscere tutte le varianti che la moto ha avuto dalla sua nascita fino ad oggi: un’utile presentazione per coloro che, giovani o meno, desiderano addentrarsi in questo “mondo-universo” ed orientarsi in maniera più consapevole nella scelta, nel caso vogliano possederne una. In linea generale, le caratteristiche tecniche che distinguono le moto nelle varie tipologie con cui esse vengono classificate, riguardano: la forma o il design della motocicletta; le sue dimensioni; la collocazione del motore, la sua cilindrata (va dai 40 cc delle Minimoto per arrivare a 2.500 cc nelle Power Cruiser più potenti) e la disposizione stessa dei cilindri; l’altezza della sella e la forma del manubrio; la posizione di guida che assume il conducente; le dimensioni e la forma degli pneumatici; l’utilizzo a cui esse sono destinate ossia in pista, in strada per tragitti brevi o per lunghe percorrenze, ed ancora fuori strada, ecc. Non posso esimermi, in ultimo, e dunque è mio dovere – considerato che mi occupo di sicurezza stradale – esortare i bikers, neofiti o esperti, a guidare sempre nel rispetto di loro stessi, tenendo in debita considerazione i limiti fisici, psichici ed emotivi che il corpo umano, per natura, non può oltrepassare: la strada, ahinoi, è già satura di insidie, cerchiamo tutti insieme di controllare il rischio a cui esse ci espongono, evitando di essere noi stessi il pericolo primo e maggiore per il nostro essere in vita.
Yamaha Concept Motoroid – Streetfighter con motore elettrico


Minimoto replica Cuscar Minicross Freedom 50 cc

Minimoto
Le Minimoto sono delle vere e proprie motociclette in scala ridotta; in Italia per mano artigianale prendono vita verso la metà degli anni ’70, e sul finire degli anni ‘80 entrano in commercio come giocattolo per bambini facendo più tardi il loro ingresso nel mondo agonistico. Si distinguono in Minimoto da corsa e da cross: dotate di motore a scoppio, possono essere utilizzate soltanto in pista e su circuiti dedicati, e su aree non aperte alla circolazione stradale. Le dimensioni standard delle Minimoto da corsa sono: lunghezza 100 cm, altezza 60 cm, peso 20 kg. Le Minicross dette anche “Pitbike” sono leggermente più grandi: lunghezza 125 cm, altezza 85 cm, peso oltre 20 kg. I motori delle Minimoto sono a ciclo due tempi e vanno dai 39 a 50 cc; quelli a quattro tempi vanno da 90 a 110 cc. Le Minimoto superano abbondantemente i 50 km/h di velocità; la loro guida è vietata ai minori di 14 anni ed è obbligatorio l’uso del casco; sono soggette ad omologazione sulla base di specifiche normative della Comunità Europea (marcatura CE) e sono parificate ai Miniquad che hanno quattro ruote e motori a scoppio con cilindrata da 50 a 150 cc. Il sistema di raffreddamento è ad aria per quelle aventi una potenza inferiore ai 10 cavalli, mentre è a liquido per quelle che ne sviluppano più di 10. Alcuni modelli di Minimoto sono omologati per la circolazione stradale come l’Insanity prodotta in Germania da oltre 10 anni: dotata di fanali, targhino e specchietti retrovisori, ha una cilindrata di 50 cc e raggiunge la velocità massima di 45 km/h come tutti i ciclomotori. Non mancano le “minimoto giocattolo” definite “babymoto” che sono invece elettriche con batteria ricaricabile: realizzate perlopiù in plastica sono destinate ai bambini aventi una età inferiore ai 14 anni, (per i bambini fino a 3 anni non devono superare gli 8 km/h); in commercio ci sono anche i Miniquad elettrici.

Ciclomotore
Il Ciclomotore può considerarsi una bicicletta a motore: esso infatti è la versione moderna del bicimotore. A lanciare il primo ciclomotore sul mercato è stata l’azienda parigina Werner che depositò il brevetto il 7 gennaio 1897. In Italia inizia a diffondersi dalla fine degli anni ’60 col boom economico. Esso si presenta a due o tre ruote con motore endotermico di cilindrata non superiore a 50 cc; sviluppa la velocità massima di 45 km/h e può trasportare solamente il conducente. Risulta dotato anche di altri tipi di motore, come quello elettrico ma non deve superare la soglia di 4 KW di potenza. Nella forma tradizionale ricorda le biciclette; anche gli scooter di piccola cilindrata rientrano in tale categoria; alcuni ciclomotori riprendono la linea delle moto sportive come nel caso della Aprilia RS-50. Il ciclomotore viene detto anche motorino o cinquantino; può essere guidato dopo aver conseguito il patentino AM a partire dai 14 anni di età o con altre patenti di guida superiori ad esso. Il quadriciclo leggero noto come Minicar è assimilato al ciclomotore.

Un ciclomotore

Un curioso Piaggio Si in versione Cross







IMPIANTI
FOTOVOLTAICI
EFFICIENZA
ENERGETICA SOLUZIONI
TECNOLOGICHE INTEGRATE
ENERGIA
RINNOVABILE
BIOMASSE
MINIDROELETTRICO
GEOTERMIA
A BASSA ENTROPIA
MINIEOLICO
MICROEOLICO
SOLARE FOTOVOLTAICO TERMICO E TERMODINAMICO

Motobici Sachs Miele di 98 cc risalente al 1935 – Prodotta in Germania
Una rarissima foto della motoleggera prodotta dalla italiana APE Motore due tempi – cilindrata 98 cc – Anno 1925
Motoleggera
Il termine Motoleggera, ormai in disuso in Italia, veniva utilizzato per indicare un motociclo avente una cilindrata inferiore ai 100 cc. Tale tipo di motocicletta che vede la luce verso la metà degli anni ‘20 è caratterizzato da un assetto turistico, una struttura esile dal peso estremamente ridotto, può trasportare conducente e passeggero, e si distingue dal bicimotore per l’assenza dei pedali (detto anche motobici). Dal 1928 al 1933 il suo utilizzo è regolato da apposite norme: per la legislazione dell’epoca, infatti, la motoleggera è considerata “piccolo motociclo”, e può essere guidata solo da 18 anni in su e con la patente di guida. Dal 1934 viene catalogata come motociclo vero e proprio. Negli anni ’70 la cilindrata viene aumentata fino a 150 cc consentendo ai suoi possessori di poterla guidare in autostrada. Oggi il termine viene usato per indicare i motocicli fino a 125 cc di cilindrata e potenza fino ad 11 KW.

Moto da donna o ecclesiastica
La moto da donna è costituita da un telaio ribassato (a culla aperta) così da favorire il suo utilizzo alle donne che indossano la gonna o al personale ecclesiastico che veste con abiti lunghi come la talare sacerdotale. La prima moto da donna viene realizzata nel 1894 dalla azienda tedesca Hildebrand e Wolfmüller che è la prima fabbrica al mondo a mettere in commercio dei motocicli. Anche la Singer nel 1903 lancia la sua moto da donna: l’azienda inglese soddisfa la richiesta della signora Muriel Hind che chiede di vedere realizzata una moto che può essere guidata agevolmente dalle donne che indossano la gonna. A partire dal primo decennio del ‘900 anche altre aziende europee avviano la produzione di tali moto, vista la domanda del pubblico femminile e di un folto numero di sacerdoti. Negli anni ’60 l’uso dei pantaloni da parte delle donne e l’ingresso del clergyman nell’abbigliamento sacerdotale portano ad una forte riduzione della domanda di tali moto. Oggi la tipologia di moto più usata dalle donne è quella degli scooter; quelli a ruote alte ricordano maggiormente lo stile della moto da donna che ha segnato un’epoca nella storia della motocicletta.

Sparta MB 50 ciclomotore per donna del 1959 con motore Pluvier di 48 cc
Ciclomotore da donna 48 cc della Motom del 1962


Tubone Cricket Gilera Bullit 50 cc

Tubone
Il Tubone è anch’esso un ciclomotore di 50 cc; assume questa denominazione in quanto il telaio è costituito da un tubolare principale monotrave, sotto il quale è collocato il motore. I primi tuboni fanno la loro apparizione negli anni ’70 ma questo tipo di ciclomotore riscuote grande successo negli anni ’80 per le sue peculiarità tecniche ed estetiche. La struttura a tubone nasce dalla esigenza delle case produttrici di ridurre i costi di produzione: il tubolare non solo fa da telaio ma essendo cavo internamente funge da serbatoio del carburante. A rendere appetibile il tubone è il fatto che rispetto ai ciclomotori a presa diretta, esso è dotato di un cambio a tre o quattro marce. La prima casa a interessarsi della costruzione di un tubone è la Testi che nel 1971 lancia sul mercato il modello Cricket con motore Minarelli 4 marce: il Cricket è dotato di forcella telescopica, forcellone con ammortizzatori, sella biposto con schienale, tachimetro. Nel 1973 arriva il Negrini Speedway. Gli anni ’80 decretano il successo del tubone; sono tanti in Italia i produttori di moto a costruire il loro modello: la linea diventa più sportiva e le dotazioni sono più ricche, compaiono anche i “tuboni carenati” come il Fantic Fast. I più famosi restano il Califfone della Rizzato, il Malaguti Fifty, il Gilera Cb1, l’MZV Cobra, il Peripoli Oxford, il Gilera Bullit, il Motron GTO, l’Atala Master, ecc. A partire dagli anni ’90 con l’avvento degli scooter il tubone esce di scena.
Motoscooter
Il motoscooter noto semplicemente col nome di scooter è caratterizzato da un telaio aperto ed una pedana orizzontale dove il conducente poggia i piedi. Generalmente è dotato di due ruote con diametro ridotto, ma vi è anche quello “a ruote alte” ossia a diametro più grande di cui è dotato normalmente il ciclomotore. Nella sua più recente



Skootamota della ABC Maxiscooter BMW C 650 SPORT
evoluzione può avere anche tre o quattro ruote. Il motore, di tipo endotermico o elettrico, è collocato in posizione arretrata – coperto dalla carenatura o dai carter laterali – al di sopra del quale è posta la sella che ospita una o due persone; esso è a due o quattro tempi e la cilindrata varia da 50 ad oltre 800 cc: le cilindrate più alte sono destinate ai Maxiscooter votati al maggiore confort di guida ed alle lunghe percorrenze. Il progenitore dello scooter è la “Skootamota” prodotta dal 1919 al 1922 dalla azienda britannica ABC; essa non era altro che un monopattino modificato a cui erano stati aggiunti la sella ed il motore monocilindrico di 123 cc, raggiungeva la velocità massima di 24 Km/h. Alcuni tipi di scooter di piccole dimensioni, detti di servizio, sono leggeri e ripiegabili su se stessi ai fini della riduzione del loro ingombro, ed usati come accessori per automobili, camper o imbarcazioni.
Custom
Le moto Custom rappresentano ai massimi livelli ciò che si è detto nella presentazione. Sono i modelli che ai bikers consentono più di tutte le altre, di rendere uniche le loro moto attraverso una personalizzazione estetica, motoristica, ecc. Storicamente esse derivano dai chopper che in America apparvero negli anni ’50: la leggenda vuole che i soldati americani dal ritorno dall’Europa, alla fine della seconda guerra mondiale, avendo guidato e apprezzato le doti delle moto militari prodotte in Italia, Germania e Inghilterra, vollero riprodurle similmente “chopperando” quelle realizzate negli USA; nacquero così le moto dallo stile “custom”. Queste moto, in linea generale, si contraddistinguono per una seduta molto bassa e una guida confortevole, le pedane avanzate, uno pneumatico posteriore molto più largo di quello anteriore, un interasse allungato, un manubrio largo ed una forcella più lunga

Yamaha Dragstar 650 Custom
ed inclinata che porta la ruota anteriore ad essere maggiormente distanziata dal corpo della motocicletta, lo scarico che corre basso ed orizzontalmente lungo la fiancata, donando alla moto uno stile retrò; a ciò si aggiungono i vari accessori offerti per la personalizzazione e le modifiche che possono essere apportate a livello motoristico ed estetico da aziende specializzate che si dedicano alla customizzazione (basti pensare alle cromature, alle borchie, alle colorazioni, alle decorazioni aerografate, alle borse in pelle, ai gadget vari, ecc.). Possono trasportare comodamente due persone e sono adatte anche alle lunghe percorrenze. Le custom per antonomasia sono le moto prodotte dalla casa americana della Harley Davidson che ha sede a Milwaukee: per contrastare il monopolio commerciale detenuto dalla casa americana, dagli anni ’90, anche i produttori giapponesi, come Honda, Suzuki, Yamaha, ecc. hanno lanciato le loro custom che in Europa hanno riscosso e riscuotono un buon successo. I motori endotermici di cui le custom sono dotate per tradizione, appartengono alla famiglia dei bicilindrici a V; le cilindrate vanno da 125 a 1.800 cc.
Chopper
I primi Chopper compaiono negli Stati Uniti d’America negli anni ’50 e ’60, e precisamente in California e Florida. Il termine “chopper” deriva dall’inglese verbale “to chop” che tradotto in italiano significa “tagliare con l’accetta”. Tutto parte da degli appassionati che hanno l’idea di tagliare il cannotto del manubrio e di inclinarlo così da allungare la forcella e distanziare la ruota dal telaio. A tale modifica si aggiungono: la trasformazione del telaio che viene tagliato in base alle specifiche del progetto e risaldato, e la eliminazione di alcune parti ritenute superflue esteticamente e che una volta tolte, rendono la moto un esemplare originale. Per i pionieri del Chopper la moto deve apparire nella sua pura essenzialità: vengono rimossi i parafanghi e le luci

Chopper Harley Davidson Shovelhaed del 1978
di posizione e su alcuni di essi viene eliminato anche il freno anteriore. In tale tipologia di motocicletta le pedane risultano molto avanzate, la sella è bassa (in alcuni casi è eliminata totalmente) e il manubrio assume una forma arcuata e discendente; ruota anteriore, faro e serbatoio sono di ridotte dimensioni; sono presenti diverse parti cromate ed anche la marmitta è modificata o sostituita da altri modelli più elaborati. Per trasportare il passeggero, il sellino è allungato e ad esso si aggiunge la spalliera verticale (sissy bar o sister bar). Negli anni ’60 le motociclette trasformate in chopper erano perlopiù Harley Davidson, Triumph e Honda con motori Flathead, Knucklehea o Panhead. Dunque i Chopper sono – insieme alle custom che prendono origine da essi – le moto che consentono la massima personalizzazione possibile in ambito motociclistico. In Italia i chopper hanno trovato scarsa diffusione: negli anni ’70, le aziende Fantic Motor e Milani producono dei chopper con cilindrata da 50 a 125 cc.; da menzionare è il Milani Chopper 50 che fu esposto al Salone di Milano del 1971. Agli inizi degli anni ’80 prendono vita le HarleyDavidson Softail Custom prodotte in serie. Esse sono così denominate in quanto le sospensioni posteriori sono celate sotto il motore trasformandosi in Hard tail, a cui si aggiungono altri particolari: le softail custom sono un’ottima alternativa ad un prezzo più abbordabile, dei chopper di razza. Oggi le moto stile chopper continuano ad essere prodotte da aziende specializzate, su richiesta della clientela a prezzi molto alti: si parte da 25-30mila euro; le moto trasformate in chopper sono principalmente Harley Davidson. Negli Stati Uniti è diventato famoso per la elaborazione dei chopper, il tuner Jesse Gregory James, protagonista della serie tv Monster Garage. James è titolare della West Coast Choppers, azienda che realizza chopper e personalizzazioni di motociclette prodotte di serie. Un altro valido produttore di chopper degli Stati Uniti è Paul Teutul, fondatore e titolare della Orange County Choppers con sede a New York, protagonista con suo figlio della sere tv American Chopper.





SERVIZI
Impianti fotovoltaici, quadri bt e mt impianti elettrici e strumentali, sottostazioni, impianti elettrici industriali e civili, impianti biogas, impianti antincendio e sprinkler
MASSIMO MALAVOLTI P.I.e C.F. e N.Reg.Impr. RA: 02503580397
Sede legale: via Circondario Sud 62/1 - 48022 Lugo (RA) Sede operativa: via Achille Grandi 19 - 48123 Ravenna
Tel. 0544 684079 - Cell. 349 7587699 - Fax 0544 684086