9 minute read

Zerosei: verso un ecosistema formativo

Rivista dell’istruzione 6 - 2021

DALL’INFANZIA ALLE sUPERIoRI

Advertisement

di Paola Cagliari

Cerini diceva sempre che una comunità dovrebbe percepirsi migliore se ha una rete di nidi. Avere un nido è infatti un vanto per un quartiere. E non solo...

Il lavoro delle maestre

Pur non essendo stata una sua stretta collaboratrice, ho accolto con piacere la richiesta di scrivere un contributo per ricordare Giancarlo Cerini. Credo infatti sia importante offrire una visione del professionista, dell’intellettuale e della persona anche da parte di chi ha avuto una storia professionale che si è solo a volte (poche volte!) incrociata con la sua, e molto più spesso l’ha solo toccata di sfuggita. Ho lavorato per oltre 40 anni nei nidi e nelle scuole comunali dell’infanzia di Reggio Emilia, in molti ruoli differenti (insegnante, pedagogista, direttore), vivendo direttamente le contrapposizioni e poi gli avvicinamenti che nel corso della storia di questi decenni si sono progressivamente realizzati fra esperienze a diversa gestione: scuole comunali, statali, Fism, servizi educativi comunali e del privato sociale. Questo percorso ha portato oggi alla legge nazionale che ha istituito il Sistema integrato Zerosei e alla nomina della commissione di cui Giancarlo è stato, fino all’ultimo giorno della sua vita, il presidente, profondendo energie, intelligenze e saperi nella stesura di documenti pedagogici fondamentali perché il sistema possa svilupparsi non solo quantitativamente, raggiungendo i parametri europei, ma anche sul piano della qualità.

Una scuola di qualità per tutti

Una scuola di qualità per tutti era sicuramente uno degli scopi del lavoro incessante di Giancarlo. “La presenza di una scuola o di un nido, è un vanto per un quartiere” diceva. “Una comunità dovrebbe percepirsi migliore se ha una rete di nidi”. Ripensandoci sono state più di una le occasioni, a Reggio Emilia, a Bologna, a Forlì, a Roma, a Terni, in cui ho potuto incontrarlo in presenza (come si dice oggi). Seminari, incontri pubblici, la commissione promossa dall’Invalsi per la elaborazione del Rav infanzia. Ma gli incontri per me più incisivi e continuativi sono stati quelli con i suoi articoli. Nelle alterne vicende che hanno attraversato il sistema scolastico italiano, tra circolari, decreti e leggi, non solo quelli emanati dal Ministero dell’Istruzione, per me rimane indelebile, infatti, la certezza che avevo di poter trovare su riviste, soprattutto online, un suo intervento. Articoli che “stavano sul pezzo”, in cui si poteva godere della sua ampia e profonda conoscenza della struttura, della storia, dell’apparato legislativo del sistema scolastico italiano, proposta con parole chiare, ma misurate, che prendevano posizione, offrivano connessioni e interpretazioni e insieme erano capaci di comprendere le altre posizioni. Sicuramente si sentiva nelle sue parole la grande dedizione verso la scuola, in tutte le sue articolazioni, compreso il nido che aveva scoperto, incontrato e coordinato in una delle rare, ma penso fruttuose, esperienze di prestito di direttori didattici statali alle scuole dell’infanzia e nidi comunali sprovvisti di figure dirigenziali con competenze pedagogiche, avvenute tra la fine degli anni Settanta e gli inizi degli anni Ottanta in alcuni territori. Era il 1978 e a lui, giovane direttore didattico, viene affidato, con un comando presso il Comune di Forlì, il compito “di occuparsi di avviare il passaggio a una leadership pedagogica diffusa e non più accentrata su un singola persona” (1). Un’esperienza durata pochi anni, ma che aveva già la cifra dello Zerosei. Cerini dette infatti un impulso forte alla

1) L. caMpioni, F. Marchesi (a cura di), La strada maestra, Zeroseiup, Bergamo, 2018.

Rivista dell’istruzione 6 - 2021

DALL’INFANZIA ALLE sUPERIoRI

formazione tenendo insieme tutte le figure professionali (educatori, insegnanti, ausiliari, cuochi) che lavoravano sia negli asili nido che nelle scuole dell’infanzia. Un sistema integrato ante litteram, mentre in quasi tutti i comuni della Emilia-Romagna, per fortuna non a Reggio Emilia, si stavano costruendo e/o consolidando esperienze distinte tra lo zero-tre e il tre-sei.

La Commissione per il sistema integrato Zerosei

La vera esperienza di incontro e collaborazione con lui è stata per me la partecipazione alla Commissione per il sistema integrato Zerosei. Penso possa essere utile al lettore, e forse una scelta che anche Giancarlo avrebbe maggiormente apprezzato, provare a tracciare alcuni temi comuni tra il suo pensiero e l’esperienza di Reggio Emilia, temi che trovano una trattazione che può essere in parte differente e in parte vicina. Un attraversamento che non ha la presunzione o la pretesa della esaustività o della verità, ma che prova a offrire un esempio di come potrebbe essere il dialogo tra esperienze diverse, ma che si stimano e si rispettano. Il dialogo su cui solo può darsi forma il sistema integrato e che è necessario costruire su basi solide in questa fase in cui lo Zerosei è oggetto di grande attenzione da parte di amministratori, pedagogisti, educatori, insegnanti e cittadini. Perché non può essere una fusione a freddo, cito sempre parole di Giancarlo, ma la ricerca di coerenza nella costruzione di un quadro evolutivo che si proponga come bussola per tradizioni pedagogiche diverse, tutte, nelle loro differenze, risorsa per il sistema integrato, con storie e identità da conoscere e rispettare.

Il lessico nelle Linee pedagogiche

Oggi sembra che il lessico sia diventato più comune, ma a parole apparentemente uguali, la cui collocazione nel discorso mette già in luce sfumature differenti, corrispondono pratiche a volte anche molto distanti.

Ecosistema formativo La prima parola che propongo, prendendola dal documento delle Linee pedagogiche, è Ecosistema formativo, che propone una idea di educazione che mette al centro il bambino non come entità astratta, ma il bambino reale

La partecipazione alla Commissione per lo Zerosei: un’esperienza di vero incontro

Rivista dell’istruzione 6 - 2021

DALL’INFANZIA ALLE sUPERIoRI

L’ecosistema formativo mette al centro il bambino reale con i suoi vissuti, i tempi, le attese, le risorse, le relazioni e le possibilità del contesto in cui vive

con i suoi vissuti, le sue relazioni, i tempi, le attese, i desideri, le risorse, le possibilità consentite o impedite dal contesto in cui vive. Un bambino che ha il diritto (e la speranza) che vengano ricomposte in reti di dialogo e collaborazione le frammentazioni: tra il nido/la scuola e la famiglia; tra i diversi segmenti del percorso educativo e scolastico; tra le differenti istituzioni educative, sanitarie, sociali, del tempo libero, che si occupano dell’infanzia. Questo ecosistema è una prospettiva teorica condivisa, ma spesso disattesa. Per la mia esperienza richiama una idea di partecipazione non formale, non ingabbiata nelle strutture codificate o nei protocolli che spesso non hanno vita e vitalità, ma è un atteggiamento di apertura, di uscita dai confini stretti di una professione e di una istituzione con le sue regole e rigidità, per essere praticata, prima di tutto, come esercizio di cittadinanza. Su questo io credo che Cerini, consapevole delle ampie differenze con cui sul territorio nazionale viene vissuto il ruolo della scuola, avesse una interpretazione più cauta e realista. Per questo già dalla impostazione da lui data alla consultazione per la stesura definitiva delle Linee Pedagogiche, aveva proposto una prima azione concreta: il coinvolgimento di tutti gli uffici scolastici regionali che, a fianco della presentazione del documento, proponessero esperienze realizzate in quel territorio. Un esempio e una metafora di coinvolgimento e partecipazione diffusi, inclusivi, che utilizzano le possibilità date dalle istituzioni per aprire strade nuove.

L’anticipo scolastico Il tema dell’anticipo scolastico è un altro tema sensibile, a cui il Sistema Integrato Zerosei potrebbe dare una risposta rispettosa dei diritti dei bambini. Il mio primo incontro di persona con Giancarlo fu alla metà degli anni Ottanta, quando a Reggio Emilia fu organizzato un incontro pubblico sul tema dell’anticipo a cinque anni dell’ingresso dei bambini alla scuola elementare. Una delle tante proposte di legge che

Rivista dell’istruzione 6 - 2021

DALL’INFANZIA ALLE sUPERIoRI

negli anni si sono succedute e mai, per fortuna, sono arrivate ad approvazione, tranne il pasticciaccio voluto dal Ministro Moratti con la legge delega del 28 marzo 2003, n. 53. Il tema dell’anticipo, le criticità che questa possibilità propone, sia nella scuola dell’infanzia che nella scuola primaria, la disattesa dei diritti dei bambini, accolti in ambienti non adeguati, con personale senza competenze specifiche, in progettualità già più rigide, è una preoccupazione che ha attraversato sempre il pensiero di Giancarlo Cerini e anche delle scuole di Reggio. Anche in questo caso Cerini aveva una posizione di grande saggezza e mediazione. Considerava le sezioni Primavera una soluzione attuabile che poteva mettere un argine, nella scuola dell’infanzia, a questo fenomeno, soprattutto nelle regioni del Sud Italia. È un dibattito aperto, complesso, su cui il PNRR potrebbe intervenire virtuosamente. A mio parere c’è il rischio, infatti, che la apertura di sezioni primavera, laddove non esiste un sistema di servizi educativi, e soprattutto di nidi, freni lo sviluppo della domanda e della offerta, ma anche della ricerca sulle possibilità che la vita di comunità costituisce per il bambino fin dalla nascita.

Il curricolo come tema unificante

La terza e ultima questione che propongo per lo sviluppo futuro del sistema Zerosei che accomuna, a mio parere, l’esperienza di Reggio Children e il pensiero e l’opera di Cerini è la convinzione che il curricolo sia un tema che debba essere unificante per l’intero sistema scolastico a partire dal nido. Il curricolo verticale, di cui Giancarlo è stato un sostenitore, si fonda sull’idea che i sistemi simbolico culturali sono inevitabilmente parte dell’esperienza del bambino fin dalla nascita e sono l’asse portante del percorso di educazione e istruzione. Il problema è come gli adulti sono capaci e pronti a qualificare e a far crescere con azioni intenzionali questi incontri. E su questo io penso si aprano i distinguo e le differenze. Sono infatti molteplici gli strumenti su cui gli adulti, nelle scuole e nei nidi, danno ordine, continuità e significato alla loro progettualità educativa e didattica: campi di esperienza, linguaggi, progetti tematici, competenze. Strumenti operativi e concettuali che solo nel dialogo possono darsi contributi reciproci, perché è dallo scambio e dal confronto sui fatti veri e documentati che si può capire meglio la propria professione e i modi di conoscere dei bambini. Penso che la sfida oggi sia passare, come credo l’esperienza di Reggio fa da decenni, dalla dichiarazione di principio condivisa al dare visibilità a come i bambini anche sotto i tre anni costruiscono, nel dialogo tra loro e con gli adulti, una sempre maggiore consapevolezza e intenzionalità nell’esplorazione degli oggetti culturali. Perché è sulla concretezza delle azioni che si misura la vicinanza o la estraneità di idee e concetti. Ma credo che anche su che cosa è la documentazione sia necessario aprire un dibattito, che forse Cerini avrebbe aperto se non fosse mancato così troppo prematuramente. In sintesi: credo che Giancarlo Cerini sia stato un esempio di apertura verso il molteplice, capace di essere inclusivo e accogliente, e insieme consapevole delle molte differenze e del molto lavoro che era e sarà necessario per costruire davvero un sistema Zerosei e oltre di qualità. Il suo invito a tenere insieme tutti, perché tutti si riconoscano nelle traiettorie di questo progetto, è una strada da lui iniziata e che è importante continuare a percorrere.

Paola Cagliari

Pedagogista, già direttore dell’Istituzione scuole e nidi d’infanzia del Comune di Reggio Emilia, collaboratrice di Reggio Children per progetti formativi