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Interazione linea-monumenti: la linea C della Metropolitana, Roma

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Prefazione

Prefazione

interazione linea-monumenti: la linea c della metropolitana, roma 2006-2015

In occasione della costruzione della nuova linea C della metropolitana di Roma, nel 2006 fu istituito un Comitato tecnico-scientifico dedicato alla salvaguardia del centro storico, in costante rapporto di collaborazione con la Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio per il Comune di Roma. Il Comitato era finalizzato a svolgere la funzione di consulente per la Società Metro C spa in relazione a tutti gli aspetti determinati dall’interazione tra il tracciato e i monumenti durante la progettazione e la realizzazione della nuova linea nella tratta Clodio-Mazzini-San Giovanni. Il Comitato era costituito da docenti universitari nel campo dell’ingegneria strutturale e geotecnica, della geologia, della conservazione, del restauro e del monitoraggio ed era finalizzato a definire con la massima precisione e affidabilità lo stato degli edifici di pregio storico-artistico e dei monumenti prima di avviare lo scavo delle gallerie e la costruzione delle stazioni. Presidente era il prof. Michele Jamiolkowski del Politecnico di Torino. Gli altri membri erano: Alberto Burghignoli (professore di Meccanica delle terre, La Sapienza), Giovanni Carbonara (direttore della Scuola di Restauro, La Sapienza), Kalman Kovari (direttore dell’Istituto di Geotecnica, Politecnico Federale di Zurigo), Renato Funiciello (direttore del Dipartimento di Scienze geologiche, Roma Tre), Giorgio Macchi (Università di Pavia).

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Questa indagine avrebbe permesso di minimizzare il rischio di arrecare danni e di prevenire tale eventualità, modificando il Progetto esecutivo o predisponendo le misure di salvaguardia consentite dalle moderne tecnologie: essa riguardava quaranta palazzi di grande valore storico-artistico e tredici monumenti.

I palazzi e i monumenti sono: Palazzo Sforza Cesarini, Oratorio e Convento dei Filippini, Chiesa Nuova Santa Maria in Vallicella, Palazzo Avogadro Martel, Palazzo Fieschi Sora, Palazzo della Cancelleria, Basilica di S. Lorenzo in Damaso, Palazzo Strozzi Besso, Palazzo Braschi, Convento e Chiesa di S. Pantaleo, Palazzo Massimo di Camillo, Palazzo Massimo di Pirro, Palazzo Massimo alle Colonne, Palazzo Massimo Istoriato, Palazzo dei Santi XII Apostoli, Convento e Chiesa di S. Andrea della Valle, Palazzo Del Bufalo Della Valle, Palazzo Vidoni Caffarelli, Palazzo Pescatori Serventi, Palazzo Datti, Palazzo Origo, Palazzo a Largo di Torre Argentina, Palazzi Celsi e Ruggeri, Palazzo Cenci Bolognetti, Chiesa del Santissimo Nome del Gesù all’Argentina, Casa Professa, Palazzo Altieri, Palazzo Grazioli, Palazzetto Venezia, Palazzo Venezia e Museo, Basilica di San Marco, Palazzo Doria

Interno della chiesa di Santo Stefano Rotondo a Roma

Chiesa di Santo Stefano Rotondo, campo di spostamenti di greenfield applicato al modello, settembre 2008 Basilica di Massenzio, calcolo strutturale

duomo e torri medioevali, pavia 1989-2004

Crollo della Torre civica di Pavia

Il crollo della Torre civica di Pavia, avvenuto il 17 marzo 1989 senza alcun segno premonitore, causò apprensione per le altre torri medioevali di Pavia e per il Duomo. La Torre era un edificio prevalentemente di mattoni (ma di muratura in pietra nella parte inferiore) apparentemente robusto, a sezione quadrata di lato 12,30 m, inizialmente dell’altezza di 43,70 m, aumentata nel Cinquecento di circa 8 m con una pesante cella campanaria in granito. La costruzione fu iniziata sicuramente entro l’XI secolo. I muri perimetrali variavano in altezza da 1,40 m alla base a 1,25 m mediamente; caratteristica rilevante era una scala di dodici rampe e di ampiezza variabile da 0,70 m a 0,80 m, ricavata nei muri.

L’evento indusse la Presidenza del Consiglio dei Ministri a istituire una Commissione tecnico-scientifica per l’esame delle cause del crollo e per indagare sullo stato di conservazione di altri monumenti circostanti: tale commissione fu da me presieduta. La Magistratura formò una commissione analoga, presieduta dal prof. Giannantonio Sacchi, per appurare eventuali responsabilità nel crollo. La Commissione ministeriale rinviò quindi gli studi sulla Torre civica, concentrando le indagini sulle altre torri medioevali di Pavia e sul Duomo, che era stato danneggiato dal crollo, essendo stato investito da 6000 metri cubi di macerie della Torre, posta a soli 4 m di distanza.

Attraverso indagini e un raffinato calcolo agli elementi finiti della Torre, la Commissione della Magistratura raggiunse la conclusione che nessuna responsabilità poteva attribuirsi perché la Torre era crollata sotto l’effetto del solo peso proprio, per un eccessivo stato di tensione (relativamente alla sua resistenza), particolarmente in un angolo della scala interna, a circa 25 m di altezza dal suolo. Tale conclusione fu confermata da prove su blocchi della muratura (due di essi di grandi dimensioni), effettuate dal Laboratorio strutture dell’Università di Pavia. Studi successivi sulla muratura della Torre, condotti dalla prof.ssa Luigia Binda (Politecnico di Milano), confermarono un fenomeno non ancora ben conosciuto, un comportamento viscoso sotto carico permanente che conduce alla rottura nel tempo sotto carichi inferiori (tra il 70% e il 60%) del carico di rottura a tempo breve, misurato con le normali prove di laboratorio  .

IUAV, AP, FSTM 4, NP 070505, Torri di Pavia, 1989-1993.

Duomo di Pavia e Torre civica crollata

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