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LUCIA TONDO – Sergio Parola: ritratto di un maestro generoso

SERGIO PAROLA: RITRATTO DI UN MAESTRO GENEROSO

Docente di lettere all’Alberghiero di Dronero, l’ho incontrato lì, in un affollato e “difficile” collegio docenti. È difficile per un disabile mostrarsi senza quel velo di compassione che naturalmente gli si genera intorno. La statuarietà di Sergio, pur ripiegata sulla sua sedia, resta un’evidenza agli occhi e al cuore di tutti coloro che lo hanno incontrato. L’autoironia e la naturalezza del suo agire, tutto in lui mostrava i tratti di chi della vita ha colto l’essenziale: l’umano che c’è. Il suo sguardo bonario ma non tiepido, la sua capacità d’ascolto, il suo volgersi sempre verso l’altro lo si coglieva anche nel linguaggio del suo corpo, nel tono della voce, nel sorriso sereno e profondo che riusciva a “toccare” in profondità. Certamente questa dote grande fa di lui un Maestro per tutti coloro che hanno avuto la fortuna di incontrarlo: sapeva mettersi in relazione e la relazione era istintiva, connaturata con l’intenzione di valorizzare e far crescere l’altro nel sentirsi accolto, coccolato, valorizzato.

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Nella relazione Sergio era capace di tirare fuori il meglio da chi aveva di fronte (di fronte, in faccia, tra esseri umani, alla pari, collega o studente poco contava), sapeva infondere il coraggio di sapere e l’ambizione di fare passi avanti. Insegnare è questo! Si illude chi crede che basti conoscere per insegnare: insegnare è avere a cuore il cuore e la mente delle persone che si incrociano, siano piccoli delle elementari o adulti immigrati. La cultura che si trasmette passa attraverso i pensieri e le parole di poeti, artisti, musicisti, uomini e donne che hanno avuto l’ardire di non stancarsi a cercare le risposte e di offrirle al mondo come piste, strade, sentieri. Avevo la consuetudine di programmare un momento di confronto delle mie classi dell’alberghiero con Sergio, perché ritenevo arricchente e fruttuoso che i ragazzi, spesso a ruota libera, parlassero con lui, si confrontassero, facessero domande, ottenessero considerazione. I nostri ragazzi sono preziosi e hanno diritto di sapere che esiste chi è in grado di ascoltarli e rispettarli per quello che sono e per il molto che possono diventare. Forse peccavo di idealismo ma speravo che persone come Sergio entrassero nel patrimonio culturale e emotivo di ognuno di loro sotto

Annadamari forma di stimolo e fiducia. Spesso ho avuto conferma che ciò accadeva! In quelle occasioni Sergio faceva estrarre da un sacchetto improvvisato un bigliettino su cui era scritta una frase significativa: sosteneva che fosse il suo dono ai ragazzi perché lo ritenessero un tacito e “magico” messaggio da non trascurare e il segno tangibile di un incontro che si fonda sul sentire di chi pensa, riflette, scrive, ritrae, vive con lo sguardo fisso a cercare di rendere la vita un’opera d’arte da qualunque posizione il fato ci ponga o imponga di guardarla. Questo insegna un Maestro generoso, questo mi ha insegnato da collega Sergio. In ultimo la generosità nel salutarci brindando alla vita vissuta, come vita nascente nel creato, resta la cifra più significativa della sua presenza; la morte ce lo ha sottratto dagli occhi per fissarlo nella bellezza del mondo che amava e di cui fa parte.

Lucia Tondo