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La nostra idea per l'economia europea
DI FABIO MARCHETTI — GROUP HEAD OF INTERNATIONAL AFFAIRS DI GENERALI
La pandemia ci ha dimostrato come una crisi sanitaria (o di altro tipo) possa trasformarsi in una crisi economica.
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Ognuno deve fare la sua parte per dare più certezze ai cittadini e alle imprese. Ecco la nostra soluzione!
La crisi innescata dalla pandemia da Covid-19 è un incendio che attraversa l’Europa, mettendo alla prova ben più che l’economia dei singoli stati. A ovest, la bandiera della democrazia, tenuta eretta storicamente dagli Stati Uniti, sbatte controvento al di sopra di un paese provato dalla dialettica elettorale, che dovrà tentare di ristabilire la rotta di comando nell’oceano della geopolitica globale. A est l’esempio della Cina, autoritaria e monolitica, sembra trionfare come modello di efficacia ed efficienza nella lotta alla pandemia, a patto di dimenticarsi di libertà a cui, come europei, ci sarebbe impossibile rinunciare. Nel cuore dell’Europa, la necessità di forgiarsi alternativa, ora più che mai, a questi due blocchi pulsa e prende nuove forme, per superare gli ultimi ostacoli residui di un passato che ci ha visti fratelli inconciliabili su barricate opposte. Ognuno deve fare la sua parte. All’inizio della Pandemia l'Europa è sembrata inerte di fronte all'emergenza del Covid-19, incapace di rappresentare questa necessaria alternativa. Poi la situazione si è rovesciata. È stato sospeso il patto di stabilità, la Bce è intervenuta in tempo, il Recovery Fund rappresenta ora il primo passo verso una forma più stretta di coordinamento finanziario tra gli stati.

ILLUSTRAZIONE DI MARIA CORTE
Per la prima volta, l'Unione si impegna ad erogare ingenti misure di solidarietà a fondo perduto – dopo difficili negoziati, è vero! – ma l’accordo a cui si è arrivati dà la direzione ad un cammino comune. Serviranno leader visionari per portare a termine questo percorso. Per difendere e far progredire il disegno europeo servono istituzioni più solidali e più inclusive, occorrono leadership politiche impegnate a rappresentare l'interesse generale. In questo contesto anche le aziende devono contribuire a una crescita sostenibile e sostenere il benessere diffuso. La crisi innescata dal COVID-19 è molto diversa dalle precedenti emergenze finanziarie del 2008 e del 2011. È iniziata come una sfida sanitaria e umanitaria, ma le misure utilizzate per combatterla, come il lockdown, l’hanno trasformata in una recessione economica e finanziaria. Il blocco ha costretto molte aziende a cessare le loro attività e ha causato una diffusa cancellazione di eventi e viaggi, situazione che ha comportato notevoli perdite per l’interruzione dell'attività, rischio in gran parte non assicurato o assicurato solo parzialmente, il cosiddetto “Protection Gap”. Come coprire allora le perdite economiche e gli altri rischi associati a future pandemie? E in che misura il settore assicurativo può contribuire a rendere più resiliente il sistema economico, coprire le perdite causate dall'interruzione dell'attività e coprire i rischi della pandemia? La discussione si è allargata - sia a livello nazionale che sovranazionale. Generali ritiene che i partenariati pubblico-privato (PPP) siano essenziali per affrontare questo tipo di rischio. È fondamentale compiere ogni sforzo per trovare una soluzione che possa fornire protezione assicurativa contro le pandemie, in particolare per le piccole e medie imprese (PMI). Il drastico impatto economico per le PMI infatti, e in particolare per le micro e piccole imprese, è stato visibile fin dall'inizio della pandemia.
È necessaria una soluzione armonizzata e paneuropea per creare meccanismi che forniscano un cuscinetto contro i rischi futuri. La nostra proposta è una struttura “multistrato”. Un primo livello dovrebbe essere composto da assicuratori primari che emettono un polizza. Dovrà essere previsto un limite appropriato, come a titolo di esempio una somma massima assicurata, o un mese di costi fissi. Questo pagamento iniziale potenzialmente finanziato dal settore assicurativo potrebbe salvaguardare l'attività per continuare a operare ove possibile. La capacità di elaborazione dei sinistri degli assicuratori potrebbe agevolare tecnicamente i successivi pagamenti governativi, da incanalare attraverso gli assicuratori. In un’ottica di diversificazione / mutualizzazione dei rischi, una seconda fascia del meccanismo dovrebbe essere composta dai riassicuratori. Una terza fascia potrebbe essere rappresentata da investitori interessati a prodotti di investimento in stile CAT-BOND, quindi non correlati direttamente all’andamento dei mercati finanziari, generalmente caratterizzati da un livello di rischio più elevato ed una buona redditività. Un quarto livello dovrà essere coperto da autorità nazionali, con un sistema di aiuti governativi. Un quinto e ultimo livello infine, dovrà essere un fondo d’intervento finanziario a contribuzione europea, con partecipazione anche di Svizzera e Regno Unito.
Intanto la pandemia continua a imperversare, ed è ancora troppo presto per valutare appieno tutte le sue conseguenze economiche, manca ancora un solido studio su questi sinistri per calcolare premi equi, la discussione sulla struttura di qualsiasi copertura resta pertanto aperta sia dal punto di vista tecnico che di governance. Ad esempio: dovrebbe trattarsi di polizze volontarie o obbligatorie? Certo se più soggetti aderissero ad un’assicurazione più rilevante sarebbe il risultato per la stabilità dell’economia. O ancora, che trigger applicare? Potrebbe funzionare una combinazione di trigger parametrici, ad esempio, un doppio trigger come quello dell'agenzia europea o dell'OMS combinato con l'applicazione di un lockdown da parte del governo nazionale / regionale. Inoltre, non esiste un limite di tempo chiaro e prevedibile in caso di pandemia: ciò significa che la perdita potenziale è infinita e quindi non assicurabile con il modello di business assicurativo tradizionale. Prendendo come spunto il documento dell'EIOPA sulle soluzioni di resilienza per la pandemia, abbiamo avviato una discussione con la Commissione europea. Vogliamo condividere le nostre competenze ed esperienze per giungere ad una soluzione per risolvere il problema del "divario di protezione". Potrebbe non essere possibile sviluppare soluzioni in tempo per coprire la seconda o le successive ondate dell'attuale pandemia, ma il processo va avviato. L’Europa ha dimostrato di saper reagire alla crisi. Ora dovrà dimostrare la sua resilienza, e prepararsi a futuri rischi sistemici. La sfida sullo scacchiere geopolitico si vincerà anche così.