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CAMPOBASSO

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GASTRONOMIA

GASTRONOMIA

LA COLLINA MONFORTE

Nel cuore di Campobasso

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La collina Monforte, o Colle Sant’Antonio, è uno dei simboli di Campobasso. Un dolce rilievo isolato nella valle che accoglie una città ricca di storia, tradizioni e testimonianze d’arte.

È sufficiente imboccare viale del Castello e immergersi nel Parco della Via Matris per ritrovarsi nel cuore del capoluogo di regione che è, allo stesso tempo, un vero polmone verde, panoramico e pieno di tesori, come il castello Monforte e la chiesa di Santa Maria Maggiore. Il maniero si presenta con la sua possente pianta quadrata rafforzata da torri circolari e un robusto mastio considerato tra i più alti d’Italia, situato com’è a oltre 700 metri di altitudine.

Fu ricostruito nel 1459, a seguito di un terremoto, dal conte Nicola II dei Monforte Gambatesa, da cui prende il nome. Tra gli ambienti che suscitano più curiosità ci sono sicuramente i sotterranei dove, secondo una leggenda, c’era una sala delle torture e un passaggio segreto che metteva in comunicazione il castello con il borgo situato fuori dalle mura. Un altro passaggio segreto collegava, invece, il castello con la collina di San Giovannello per assicurare una via di fuga in caso di attacco nemico. Pochi passi separano il castello dal vicino santuario di Santa Maria Maggiore, che nasce come cappella gentilizia dei feudatari della città. Venne ricostruita nel XIX secolo, dopo il terremoto del 1805, con tre navate e una facciata scandita con tre porte ad arco. Gli ambienti interni sono impreziositi dagli affreschi del pittore campobassano Amedeo Trivisonno e una bellissima statua in legno della Madonna risalente al XIV secolo.

Avete voglia di scoprire unicità e curiosità del Molise?

Mi chiamo Paolo Pasquale e, dal 2015, esploro il Molise raccontando ciò che, giorno dopo giorno, ho la fortuna di scoprire. L’intento è quello di far conoscere le bellezze di questa regione e promuoverla ai fini di un turismo responsabile. I miei interessi principali riguardano soprattutto il folclore, le leggende, le tradizioni e i luoghi sconosciuti o lontani dai classici percorsi turistici. Sui miei canali social e web “Turismo in Molise” potete scoprire narrazioni fatte di esperienze, incontri e occasioni di studio. Organizzo, inoltre, eventi in presenza anche notturni, come le serate dedicate alle stelle, data la vocazione di questa regione anche all’astroturismo.

Se vi va di scoprire nuove e interessanti destinazioni non vi resta che seguirmi online o partecipare ad alcuni dei tanti eventi che organizzo nel corso dell’anno. Vi aspetto!

Paolo Pasquale Telefono L 329 4141540 E Q Turismoinmolise www.turismoinmolise.com . info@turismoinmolise.com

La leggenda del RE BOVE

a cura di Turismo in Molise

“... e tutte sono di una medesima costruttura, cioè le mura esteriori con pietre lavorate a scalpello: nella cima, ed in altri luoghi rilevano alcune teste di Bue, da cui è nata la mentovata tradizione, che il Re Bove ne sia stato il fondatore ingiontole per penitenza spirituale dal Papa per la dispenza ottenuta di potersi sposare una congionta in moglie”...

… con queste parole Francesco de Sanctis (letterario del XVII secolo) fa riferimento alla storia di re Bove, una leggenda che viene tramandata da secoli e si intreccia con la costruzione di alcune chiese presenti in diversi comuni del Molise… e non solo. Sono luoghi in cui storia e leggenda si mescolano dando vita a un’atmosfera a dir poco misteriosa e suggestiva. Si narra che re Bove fosse innamorato di una sua congiunta, che alcuni studiosi identificano con la sorella e altri con la figlia. Un folle sentimento che lo portò al cospetto del Papa, per ottenere il permesso di sposarla. Dopo diversi responsi negativi si giunse a un accordo che rendeva felici entrambi: se il re fosse riuscito a edificare cento chiese in una sola notte, il Papa avrebbe acconsentito all’incestuoso matrimonio.

Santa Maria della Strada Matrice

San Leonardo Campobasso

Le chiese, però, non dovevano essere piccoli e umili edifici sacri, ma dovevano rispettare forme e dimensioni prestabilite, oltre che potersi vedere l’una con l’altra. L’impresa risultava essere praticamente impossibile, così re Bove decise di rivolgersi al demonio per ottenere un aiuto. Il diavolo acconsentì a condizione però di avere in cambio l’anima del re che, sempre più desideroso di sposare la sua amata, accettò senza pensarci un attimo. La notte fu lunga e faticosa, con i due impegnati nell’edificazione delle chiese richieste: il diavolo staccava e faceva rotolare dalle montagne le pietre da utilizzare e il sovrano le posizionava. All’alba, quando le prime luci del giorno iniziavano a illuminare la Terra e con novantanove chiese già realizzate, re Bove provò rimorso e pentimento e, in lacrime, si rivolse a Dio e pregò affinché perdonasse il suo gesto sconsiderato.

Maria Santissima Assunta Ferrazzano

Cattedrale Volturara Appula

Il Signore lo perdonò mentre il demonio, sconfitto e arrabbiato, scagliò un macigno contro la centesima chiesa in fare di costruzione, quella di Santa Maria della Strada nel territorio di Matrice, colpendone il campanile. Proprio qui, effettivamente, ancora oggi è visibile un masso chiamato appunto “masso del diavolo”. In questo edificio, secondo la leggenda, venne sepolto anni dopo lo stesso re Bove. Sulla sua facciata è riportata l’effige di un bove così come su quella di San Leonardo a Campobasso, altro edificio innalzato assieme all’aiuto del diavolo. Di tutte le chiese realizzate in Molise, il racconto ci parla di sette sopravvissute: oltre le due citate ci sono quelle di Maria Santissima Assunta a Ferrazzano, Santa Maria di Monteverde tra Vinchiaturo e Mirabello Sannitico, Santa Maria a Monte a Cercemaggiore e la Cattedrale

Santa Maria della Strada Matrice

Santa Maria di Monteverde Vinchiaturo - Mirabello Sannitico

San Leonardo Campobasso Santa Maria a Monte Cercemaggiore

di Santa Maria Assunta di Volturara Appula, mentre di quale sia la settima non si ha certezza. Non è noto se ci sia qualche evento storico realmente accaduto nella leggenda tramandata. Ciò non toglie fascino al racconto, anzi, lo aggiunge. Se proprio vogliamo trovare qualche indizio reale in questa storia, può essere cercato in una delle tante chiese molisane dell’XI secolo che recano l’immagine di un bove tra gli elementi dell’architettura… chissà che riusciate a riconoscere qualche traccia che riporta al settimo e ancora sconosciuto edificio.

SAMNIUM BIKEPACKING STORY Tra paesaggi

e sapori di altri tempi

di Mario Casmirro

C’è una parte di quel grande territorio che la storia conosce come Samnium, che va dai monti del Matese e arriva fin sopra le terre che affacciano sul fiume Trigno. Passa tra la valle del Biferno e risale le verdi colline di Torella del Sannio, Macchiagodena e Campobasso. Attraversa le alture di Frosolone, Carovilli e Trivento fino ad arrivare nel cuore pulsante di Pietrabbondante e Agnone, culla del valoroso popolo dei Sanniti, pastori e al tempo stesso guerrieri dediti alla pastorizia e al controllo del territorio, atavici sostenitori della libertà

contro la tirannia dell’Impero Romano. Qui paesaggio e gastronomia si fondono creando meraviglie e prelibatezze uniche: caciocavalli, pezze di cacio, pezzata di pecora e il pane in tutte le sue varianti, sono il simbolo di quelle tradizioni che, in un passato neanche troppo lontano, erano alla base dell’economia locale. Partendo da tutto questo, è nato il progetto “Samnium bikepacking story”: un viaggio nella storia, tra i luoghi e i sapori di altri tempi, un’avventura che ho vissuto in prima persona e che voglio condividere con voi in queste pagine.

“Samnium bikepacking story” da Campobasso a Capracotta e ritorno

Mi dirigo verso il Tratturo Lucera-Castel Di Sangro, che passa proprio sotto Campobasso. Lungo questo antico percorso, mandrie di buoi, pecore, mandriani e cani pastore hanno calcato i tanti chilometri che separano gli Abruzzi dalle pianure della Puglia. Dalla strada panoramica di Oratino scendo verso il fiume Biferno e intraprendo la salita della mulattiera. La parte iniziale è molto scoscesa, alcuni grossi sassi rendono difficile la pedalata tanto che decido di spingere la bike a mano fino all’ingresso di Castropignano. Arrivato in paese, faccio un giro tra i vicoli che mi conducono fino al castello D’Evoli poi riprendo la strada lasciata poco prima. La sterrata pian piano diventa molto più agibile; incontro anche qualche pecora, segno che il tratturo vive ancora. Il paesaggio circostante è davvero splendido. I campi in lontananza cominciano a colorarsi di oro, i borghi sorvegliano il territorio dalla sommità delle colline e le nuvole corrono rapide nel cielo azzurro. Oggi ho deciso di percorrere 130 chilometri per raggiungere la mia meta: Capracotta, in Alto Molise. Arrivo a Torella del Sannio. Attraversare questi paesaggi è profondamente emozionante e, strada facendo, penso alle battaglie e alle storie che si sono avvicendate in questi luoghi, a tutto il sangue versato per proteggere questo piccolo impero. Continuo il mio percorso per far visita alla Morgia dei Briganti. Questo sito affascinante merita una sosta.

A dispetto del nome, la Morgia è un monolite primordiale abitato già in età Protostorica oltre a essere un’importante testimonianza delle prime civiltà che vivevano in grotte scavate nella roccia. Riprendo a pedalare su una sterrata che mi porta fino a Bagnoli del Trigno e, alzando lo sguardo, vedo Bovianus Vetus, antico nome di Pietrabbondante, che è sulla collina che ho difronte. Sono a metà della strada che ho previsto di percorrere in questa prima giornata. Mi fermo nell’area archeologica del Tempio Italico, dove è iniziato il sogno di quei popoli in cerca di libertà. Pago il biglietto e scendo verso la piazza, mi siedo sui gradoni e resto in silenzio. Cerco di “ascoltare” i discorsi dei meddices sanniti e delle genti che li acclamano. In questo luogo le tribù sannite dei Marsi, Frentani, Carracini e Peligni voltarono le spalle all’aquila di Roma, dando una svolta all’oppressione dell’Impero. Faccio un salto in paese, saluto la statua del Guerriero Sannita, scambio due chiacchiere con le persone del posto e, seguendo le loro indicazioni, imbocco la strada che porta verso Agnone, il paese della Tavola Osca e delle campane. Proseguendo il mio percorso, attraverso il bosco degli Abeti Soprani di Pescopennataro: maestosi alberi sempreverdi, piramidi di colore verde scuro. Li chiamano “soprani” per pregio e qualità del legno. Sono a 1.200 metri di altitudine, dove il borgo fa da vedetta sull’intero territorio.

La Tavola Osca Detta anche Tavola di Agnone per il luogo in cui è stata ritrovata, è una tavoletta di bronzo che misura 28x16,5 centimetri oggi conservata al British Museum di Londra. Risale al 250 a.C. circa e riporta inciso un testo in lingua osca, su entrambe le facciate, che fa riferimento a un luogo sacro elencando anche le divinità oggetto di culto. Per quest’ultimo motivo è conosciuta anche col nome di Tavola degli Dei.

Dopo qualche chilometro, raggiungo finalmente il comune di Capracotta, noto per la famosa Pezzata di pecora. È un must della cucina tipica locale: un bollito di carne insaporito con erbe aromatiche che i pastori usavano preparare durante gli spostamenti delle greggi da pascolo a pascolo. Calata la sera, mi accampo sotto un abete bianco e vedo, lì vicino, una trattoria che mi invita a gustare la Pezzata, a cui non posso certo rinunciare. Il mattino seguente lo dedico alla ricerca del caciocavallo, caratteristica produzione locale. So dove posso trovarlo! Devo solo rimettermi in sella e partire.

Da Capracotta scendo verso Carovilli attraverso la magnifica riserva MaB (Man&Biosphery di Montedimezzo) e poi risalgo verso Pescolanciano e Frosolone. Qui sono di casa, l’infanzia l’ho trascorsa tra questi boschi di faggio. Nell’aria c’è profumo di latte bollito e sento il muggito delle vacche al pascolo. Uscendo dal bosco mi dirigo verso la casetta di Vincenzo il pastore. Entro e lo trovo seduto mentre prepara la lavorazione quotidiana. Appesi al soffitto ammiro i numerosi caciocavalli messi a stagionare e ne approfitto per scattare delle foto… è un momento così magico! Penso a quanta storia c’è dietro questo formaggio, un sapere tramandato da padre in figlio, una tradizione che si ripete da millenni. Questo è il formaggio del pastore, questo è il formaggio del Samnium. Rimango tutta la mattinata in compagnia di Vincenzo e, ripensando ai tanti chilometri percorsi e a tutte le emozioni provate, sono sempre più convinto che “Samnium è la ricerca di storie da raccontare, Samnium è un’avventura in bicicletta”.

I sapori dell’antica tradizione casearia del Molise

Azienda Agricola Colavecchio

CASTROPIGNANO Contrada Selva 42 Tel. 329 6164311 - 320 6163317 E Carmela Colavecchio Farm

Carico di fascino l’arrivare a Casacalenda, tra paesi arrampicati e dolci colline, lungo strade minori e poco trafficate, nel silenzio irreale di una terra di confine, in un mondo dove il tempo sembra essersi fermato: un mondo duro, fiero e ospitale; un’occasione unica e rara per scoprire un museo “che vive quotidianamente tra la gente”. È un viaggio di scoperta, tra ambiente, arte e gastronomia. Il paese intero è museo, potrà sembrare strano, ma questo è quanto dichiarò una donna di Casacalenda quando ebbe a imbattersi in un turista munito di Lonely Planet. Il turista in questione le chiese: “Signora, ma dove è il Museo?” Lei, allargando le braccia, rispose: “Ma qui è tutto un Museo!”. Sì, l’intero paese è museo a cielo aperto, da quando il progetto Kalenarte innesta nuovi segni in una logica di sovrapposizioni e stratificazioni, utili a ricucire in continuità l’antico col contemporaneo. Era il 1990 quando il paese si aprì all’arte contemporanea con le Residenze d’artista. A Casacalenda già nel ’700 la famiglia Di Sangro invitava artisti a viverci. Oggi la storia del Maack e dei suoi interventi sono ai margini, su luoghi trascurati o anonimi che vengono riletti con la lente del rapporto Arte-Architettura. I vicoli, le scalinate, gli slarghi sono “quinte” cariche di senso e il Museo si articola in diversi percorsi.

Senza nome | Adrian Tranquilli Aurora | Antonio Fiacco

Ora ci troviamo a Fontepompa, luogo panoramico di grande suggestione e proprio da questa piazza partono i quattro Percorsi dell’Arte: il Rosso, il Blu, il Verde e il Viola. Inseguire questi percorsi significa verificare come l’intero paese sia punteggiato di opere d’arte che a oggi sono 26. Achille Bonito Oliva, dopo una visita a Casacalenda, ebbe a dire: “Un pensiero forte e nello stesso tempo leggero, attraversa la casa dell’arte di Casacalenda”.

Meridiana 99 | Carlo Lorenzetti

Diamo inizio alla passeggiata per imbatterci nello Staculatore/sc_trecuelétòre (2014) di Nelida Mendoza e nell’opera di Adrian Tranquilli Senza nome (1996): un rosone in uno strettissimo e buio passaggio che si apre sulla vallata che, al contrario, risulta inondata dalla luce. E poi l’intervento di Franco Libertucci Ai caduti (1983), il non monumento ai caduti di tutte le guerre. “La scultura, così, non è più un oggetto nello spazio, ma uno spazio essa stessa, autonoma e disponibile attraverso la sua fruizione”. Per Casacalenda il maestro progetta una “piazza scultura, una scultura abitata dagli uomini, dalle donne, dai bam-

Straculatore | Nelida Mendoza

bini del paese. Libertucci sogna un piano d'uso collettivo". Entriamo in Terravecchia e incrociamo Selciato (2001) di Michele Peri, una installazione in formelle in bronzo, “un segno di un vissuto che si rinnova nel tempo”. Subito dopo, in uno spazio chiuso-aperto, c’è Efesto (1992) di Hidethosci Nagasawa. In adiacenza c’è il primo forno del paese e due lunghissime sbarre di ferro passano per una finestra in asse alla porta di accesso al cortile e si incrociano in un elemento a forma di parallelepipedo in acciaio. L’opera si presenta in una linearità severa, di sapore orientale. Bisogna andare oltre, le opere sono tante: Crepuscolare / Feritoie (1992) di Alfredo Romano, La Fontana del Duca (2009) di Ilaria Loquenzi, Il Mu-

seo sospeso / L'arresto / L'eccitante

(2010) di Paolo Borrelli, Il gioco del sole (2012) di Stefania Fabrizi e La Piramide (2012) di Susanne Kessler. Il nostro Percorso Verde va avanti e un panorama mozzafiato appare ai nostri occhi; è questa la parte più alta di Casacalenda, da dove le dolci colline vanno con leggerezza a conquistare il mare. L’Adriatico, nelle giornate limpide, è presente con forza e sulla destra si stagliano ben visibili le isole Tremiti.

Il gioco del sole | Stefania Fabrizi

È questo il sito scelto da Carlo Lorenzetti, un non-luogo, la periferia, la fine del paese per Arcobaleno (1999), un’opera a grandi dimensioni in acciaio corten, un gioioso segnale cromatico, una presenza plastica oltre che un efficace vettore energetico. Siamo fuori dal paese, in direzione Termoli, e dopo un paio di chilometri ci addentriamo in un bosco, in località Coste del Lago. È il bosco del Poeta di Casacalenda (1999) di Costas Varotsos, struttura in ferro e scaglie di pietra, alto circa nove metri: l’arte in questo caso comunica mediante un linguaggio universale, comprensibile da tutti. Il Poeta di Casacalenda è mistico, silenzioso, solo. Varotsos, durante una passeggiata notturna, scopre le pulsazioni di quella natura e la carica di quel luogo. È questa un’opera collettiva, che Varotsos realizzò insieme a quasi tutti gli abitanti

Il guardiano del bosco | Andrea Colaianni Il poeta di Casacalenda |Costas Varotsos

di Casacalenda. Si torna in paese e ci attendono gli interventi di Claudio Palmieri, Baldo Diodato, Fabrizio Fabbri, Antonio Fiacco, Tonino D’Erme. In direzione Campobasso arriviamo presso il Convento di Sant’Onofrio, immerso in una natura rigogliosa. Nel piazzale antistante ci imbattiamo ne Il guardiano del bosco (1994) di Andrea Colaianni: ferro, rame e bronzo che ricordano le spighe di grano di cui sono ricoperte le colline, per ribadire l’esigenza di custodire il rapporto tra uomo e natura. La nostra passeggiata raggiunge il borgo di Provvidenti, appendice storica di Casacalenda. Il paesaggio che si attraversa è di grandissimo pregio ambientale. A Provvidenti sono stati collocati gli ultimi interventi (2021) degli artisti Tito Amodei, Cosetta Mastragostino, Enrico Pulsoni, Enrico Galliani, Mauro Angelone e Alberto Timossi. Rientriamo a Casacalenda ed è il momento di una sosta presso La Scacchiera (1992): «un intervento minimalista, quello di Massimo Palumbo; un piano inclinato fatto di pietra locale e ferro, elegantemente si lascia notare perché non asseconda il pendio del terreno» - Lorenzo Canova. A concludere il nostro tour è la visita alla Galleria Civica d’Arte Contemporanea “Franco Libertucci”, collezione composta da 114 opere tra dipinti, sculture e installazioni che lasciano, insieme a tutte le altre ammirate, un turbinio di forti emozioni che ci accompagnerà a lungo. Quella che abbiamo tentato di raccontare è una due giorni da godere possibilmente con ritmo lento: innesti d’arte, paesaggio, ambiente sono un tutt’uno con la storia dei luoghi e la gastronomia, che non va mai dimenticata. Casacalenda e il Maack vi aspettano.

La scacchiera | Massimo Palumbo

Associazione Culturale Kalenarte_Maack

E Maack Kalenarte Museo all’Aperto d’Arte Contemporanea Q kalenarte.maack . Tel. 371 4652562 . kalenarte.info@gmail.com

Si ringraziano per le foto: Paola Di Tullio, Pasquale D’Imperio e Photo Kerem

massimopalumbo.blogspot.com www.kalenartemaack.com

IL BOSCO DI ANNIBALE

di Carlo Meo

La Riserva naturale Bosco Casale è stata la prima oasi naturalistica istituita in Molise, nata nel 1993 grazie a un accordo tra il Comune di Casacalenda e la LIPU, l’associazione per la conservazione della natura che la gestisce fin dalla sua nascita.

Moscardino

Astore Falco pecchiaiolo

L’area protetta, situata a circa 7 chilometri dall’abitato di Casacalenda, fa parte anche dei siti della Rete Natura 2000 poiché nei suoi quasi 150 ettari vanta la presenza di numerose specie tutelate dalle Direttive europee. La sorveglianza, il divieto di caccia e il blocco dei tagli boschivi sono alcuni degli interventi che hanno consentito di far diventare la Riserva un sito sicuro per molte specie importanti, quali rapaci come il Falco pecchiaiolo o per l’elusivo Gatto selvatico, mentre la presenza e la conservazione di diversi punti d’acqua consente di soddisfare le esigenze di ben 10 specie diverse di anfibi, fra i quali la Rana appenninica, il Tritone italiano e la Salamandrina di Savi, tutte endemiche, presenti cioè solo in Italia.

Rigogolo

Il sentiero natura che può essere percorso dai visitatori ricalca le antiche piste realizzate in passato dai boscaioli che, dal 1920, effettuavano i tagli e producevano carbone. È soprattutto in primavera che, entrando nella riserva e camminando lungo il sentiero natura, ci si può accorgere di essere all'interno di un piccolo gioiello naturalistico dove, se si rimane in silenzio, è possibile ascoltare i cori festosi di cinciallegre, capinere, scriccioli, picchi muratori e diversi altri uccelli. Se si presta sufficiente attenzione, sarà facile notare i colori delle tante fioriture che si susseguono durante la stagione o riconoscere le foglie delle oltre 35 specie di alberi che popolano questo bosco, che in alcuni tratti assume la forma matura con grandi e altissime querce accompagnate da specie tipiche di montagna come il faggio, il carpino

Orchidea piramidale Zerynthia cassandra

bianco, il frassino e grandi agrifogli. L’abbondante presenza di fiori e piante erbacee non è solo bella da vedere ma favorisce i cicli vitali di diversi insetti tra i quali le spettacolari farfalle che, soprattutto in tarda primavera, volano sui sentieri e le radure che vengono gestite anche per favorire la conservazione delle loro piante nutrici. Una visita alla Riserva LIPU è un’esperienza intensa, resa ancora più attraente dalle testimonianze storiche rinvenute nell’area. A poca distanza è presente il sito archeologico del Castello di Gerione che fu teatro delle Guerre Puniche. Lo storico greco Polibio racconta della sosta durata un anno del generale cartaginese Annibale, il quale conquistò Gerione e vi si stabilì con le sue truppe nel 271 a.C. Ulteriori ritrovamenti di reperti antichi hanno confermato che l’intera area era popolata dai Sanniti, con nuclei abitati concentrati probabilmente sulla piana di Provvidenti e la collina di Casacalenda. Per chi ama la natura e la storia pertanto non può mancare di visitare la Riserva naturale Bosco Casale.

Carlo Meo Responsabile Riserva Naturale Bosco Casale

Casacalenda (CB) LIPU ODV - BirdLife Italia Tel. 347 6255345 oasi.casacalenda@lipu.it

Dalla Termoli Sotterranea all’Escape Tour di Larino

UN VIAGGIO TRA ARTE, STORIA E CULTURA

Il Molise… Wow esiste!

Una terra di tratturi, pastori, pescatori e viandanti, per un po’ dimenticata finché qualcuno ne ha cambiato il destino. In questa terra gli anziani continuano a sognare anche per quei nipoti che sono andati via, con la speranza che un giorno decidano di tornare.

“Noi che abbiamo deciso di restare, ripartiamo dal passato, dalla tradizione, dalle storie e dai libri; dalle case abbandonate, dalle opere d’arte dimenticate e dai sentieri poco battuti.” È nato così Molise Wow, non solo un brand ma un vero e proprio progetto di promozione territoriale. “Custodiamo gelosamente i ricordi del passato ma scriviamo anche progetti tutti da realizzare. Allestiamo spazi creativi per artisti e residenti, prepariamo posti letto in dimore storiche abbandonate e recuperate per ospitare persone che vengono da tutto il mondo.” È un progetto che permette a turisti e pellegrini di vivere un’esperienza a contatto con la storia della comunità locale. Ogni location garantisce un’esperienza unica, come la Casa Museo Stephanus, ospitata nell’antico Palazzo Vescovile, situata nel cuore del borgo di Termoli e risalente al 1500.

La Casa Museo è il frutto di un importante progetto di valorizzazione non solo del patrimonio culturale e artistico del passato ma anche della bellezza del presente, attraverso allestimenti di mostre temporanee, presentazioni di libri e installazioni artistiche. Soggiornare in questa residenza significa intessere legami con il territorio e con la sua memoria storica, ripercorrendo avvenimenti e vivendo spazi fuori dai grandi flussi turistici tradizionali, dove gli antichi retaggi non sono stati ancora compromessi. La Casa Museo Stephanus custodisce anche uno dei luoghi più antichi della città: la Termoli Sotterranea. Un vero e proprio viaggio nel passato a cinque metri di profondità nel ventre del borgo di Termoli, scoperta casualmente durante alcuni lavori di ristrutturazione del 2012. Oggi è possibile visitarla grazie a un tour guidato che consente di scoprire altre testimonianze risalenti al periodo medievale, come la torre difensiva del Palazzo Vescovile, di cui oggi rimane solamente la base adibita a cisterna, le rimesse, in cui si possono ammirare vari e preziosi reperti rinvenuti nel “magazzino del 1200”, e la suggestiva zona cimiteriale con tombe antichissime, dove si respira aria di mistero e devozione. Il tour continua nella solenne Cattedrale di Santa Maria della Purificazione che tuttora rimane la più forte testimonianza della fede di questo popolo. L’edificio ha custodito per quasi 700 anni le reliquie di San Timoteo, trovate solo nel 1945 durante la ristrutturazione voluta dai pescatori termolesi, grati al Santo Patrono San Basso per averli protetti durante la Seconda Guerra Mondiale.

Termoli, con il suo borgo che affaccia sul mare, rappresenta un vero e proprio ponte tra la costa e l’entroterra, per raggiungere il cuore del Molise con i suoi piccoli borghi e le sue comunità, come quella di Larino, che ha ispirato la nascita del Pardo Community Hostel, un luogo di ospitalità al centro della comunità, sia in senso spaziale sia metaforico. Realizzato all’interno dell’ex Seminario di Larino, recentemente ristrutturato, è situato nella parte vecchia della città, a pochi metri dal meraviglioso duomo trecentesco e dal Palazzo Ducale, sede del municipio. A pochi passi di distanza, grazie al Tour MAB, si possono esplorare facilmente la biblioteca, l’archivio, il Museo diocesano, allestito all’interno del Palazzo Vescovile, e la bellissima chiesa di San Francesco che, grazie a un recente restauro, ha rivelato un grande segreto nascosto dietro il coro ligneo: degli stupendi affreschi trecenteschi che hanno arricchito il fasto dello stile barocco. I vicoli che circondano il Pardo Community Hostel sono intrisi di bellezza, il suono delle campane scandisce il tempo, donandogli un ritmo che appartiene solo a un paese; il profumo del pane appena sfornato giunge in ogni angolo. Un antico seminario del XVI secolo, abbandonato nel tempo, prende nuova vita attraverso il recupero, la passione e l’entusiasmo di chi sogna di rimanere nella propria terra. In questo viaggio appena iniziato si incontrano pochi abitanti e qualche giovane folle, o innovatore (decidetelo voi),

APS Molise Explace

Termoli, piazza Sant’Antonio 6 Tel. 377 0944933 EQh molisewow molisewow.com . info@molisewow.com che cerca di invertire la rotta dell’abbandono aprendo biblioteche che si trasformano in Escape Tour, dove i libri e le storie diventano dei veri rompicapo; mostrando chiese che sembrano uscite da un libro di fiabe, che curano l’anima con la profondità della fede, la bellezza dell’arte e la spontaneità delle tradizioni.

Molise Wow ti insegnerà a rallentare il ritmo, aspettando il caffè lento della moka o il panino con il salame che verrà incartato dalla signora solo dopo averti chiesto come stai o chi sei, e alla fine del viaggio ti farà dire: “Wow il Molise esiste… ed è bellissimo!”.

UN'ESTATE NELLACosta Verde

LE SPIAGGE PIÙ BELLE DEL MOLISE

Estate fa “rima” con sole e mare e, parlando di vacanze, il Molise è ricco di destinazioni marittime tra cui scegliere per trascorrere un piacevole e indimenticabile soggiorno sulla rinomata Costa Verde, ossia i 35 chilometri di costa compresi tra la foce del Trigno (al confine con l’Abruzzo) e il torrente

Saccione (al confine con la Puglia). Le principali località dell’estate molisana sono sicuramente quelle dei comuni di Montenero di Bisaccia, Petacciato, Termoli e Campomarino. Scoprite di seguito qualche piccola curiosità su queste accoglienti spiagge, in previsione delle vostre prossime vacanze.

Foto di Dronefly

Nella parte più a nord della costa molisana, Marina di Montenero di Bisaccia è la località balneare frequentata in particolare da chi vuole trascorrere un soggiorno tranquillo e rilassante. Acque trasparenti e bassi fondali la rendono una meta perfetta per le famiglie, grazie anche alla presenza di numerose aree camping, hotel, residence e agriturismi che offrono tante comodità. La spiaggia di Montenero presenta, a differenza delle altre del Molise, brevi tratti di costoni rocciosi che danno vita a un paesaggio veramente suggestivo.

Dalla cima della sua collina, distante un paio di chilometri dal mare, il piccolo borgo di Petacciato affaccia su Petacciato Marina che, con le sue acque azzurre e una spiaggia chiara e finissima, rappresenta una vera riserva naturale grazie alla presenza di dune marittime che hanno creato l'habitat ideale per la vita di alcune tipologie di piante.

Insieme alle altre spiagge molisane, è una meta estiva molto gettonata. Dal centro storico si ammira un panorama che abbraccia il Gargano e i Monti della Majella, mentre il litorale è delimitato da una pineta che regala un’intensa frescura, preziosa per affrontare le giornate più calde.

La costa molisana è interrotta da un promontorio sul quale spiccano le possenti mura dell’antico borgo di Termoli col suo castello svevo. Proprio a nord del promontorio si trova la Spiaggia di Sant’Antonio, il simbolo estivo della città, per antonomasia, essendo il centro balneare più antico del centro Sud.

Foto di Filippo Cantore

Foto di Franco Cappellari

È una meta ricca di tante occasioni di relax e divertimento. Di giorno, infatti, il mare offre la possibilità di praticare diversi sport, mentre la notte accende la movida in spiaggia e la briosa atmosfera dei locali presenti nel borgo e nella zona più moderna di Termoli.

Foto di Filippo Cantore

La spiaggia di Rio Vivo, situata a sud del borgo di Termoli, è il luogo ideale per una vacanza dinamica, adatta a tutti coloro che amano praticare sport sulla sabbia, dal beach volley al tennis fino al beach soccer, e adrenalinici sport aquatici a vela, essendo un tratto costiero ben esposto ai venti e a una forza del mare piuttosto limitata. È una spiaggia dedicata al divertimento oltre che, come quella di Sant’Antonio, adatta anche a chi semplicemente vuole trascorrere una vacanza rilassante.

Foto di Filippo Cantore

Le migliori genuinità dell’orto direttamente sulla vostra tavola

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Fattoria Felice San Salvo, Strada Provinciale 55 Bivio Trignina direzione Montenero di Bisaccia Tel. 347 2858694 L 349 6468337 E Q Fattoria_felice san salvo

L’azzurro cristallino delle acque, il verde vivido delle sue fresche pinete, il caratteristico porticciolo turistico di Marina di Santa Cristina e una spiaggia dalla sabbia dorata e finissima hanno permesso a Campomarino Lido di essere, per il decimo anno consecutivo, insignito della Bandiera Blu. È il prestigioso riconoscimento internazionale che la FEE (Foundation for Environmental Education) riserva alle località costiere che garantiscono acque pulite e sostenibili. Il centro antico di Campomarino permette di fare delle belle passeggiate serali tra vicoli e piazzette, mentre chi ama la natura può recarsi in visita all’Oasi Faunistica del Bosco di Ramitelli, dove si possono ammirare dei particolari alberi che si sono sviluppati a metà tra terra e acqua.

Lontano dal classico turismo di massa, il litorale molisano, sebbene circoscritto in un breve tratto costiero, regala momenti di tranquillità insieme a tanto divertimento, mare limpido e natura selvaggia, con strutture accoglienti e ben organizzate per trascorrere un soggiorno capace di soddisfare qualsiasi interesse ed esigenza. Non resta che approfittare della bella stagione per vivere di persona la bellezza delle destinazioni suggerite in queste pagine e scoprire la Costa Verde dell’Adriatico.

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i Babaci

... nuovi e simpatici abitanti di Poggio Sannita

di Letizia De Crosta

foto di Massimo Guglielmi, Paolo Pasquale, Gianfranco Carozza

Scrigni di antiche tradizioni, piccoli e accoglienti. Ogni singolo borgo del Molise si distingue per avere delle caratteristiche più uniche che rare, peculiarità che rappresentano grandi tesori da scoprire, soprattutto quando si parla di eccellenze naturalistiche, storico-artistiche e gastronomiche.

Tra questi, il comune di Poggio Sannita merita sicuramente un’attenzione particolare. Il paese è situato a poco più di 700 metri di altitudine, in una favorevole posizione che regala un suggestivo affaccio sulle valli circostanti, tra cui quella attraversata dal fiume Verrino. Ciò fa sì che l’intero centro storico si presenti come una grande “terrazza panoramica”, grazie alla presenza di diversi belvedere: Piazza XVII Aprile, che ricorda nel nome la data di un epico scontro avvenuto proprio in questo luogo contro i briganti; Belvedere Colle Calvario, che

guarda verso Capracotta; Belvedere Ara Giagnanera, che affaccia verso Agnone e Castelverrino. Nonostante ciò, come tanti altri piccoli centri italiani, anche Poggio Sannita negli ultimi anni ha visto crescere tristemente il numero di residenti che hanno lasciato il borgo. Forse è stato l’accentuarsi di questo fenomeno, unito all’amore per la propria terra, a spingere le poggesi Fausta Mancini e Maria Porrone a portare tra le stradine una vivace novità: i Babaci, ormai considerati i nuovi simpatici “abitanti” di Poggio Sannita.

Ispirati alle originali creazioni realizzate nel comune di Maranzana (in provincia di Asti), i Babaci (termine dialettale del Nord Italia per indicare i pupazzi di pezza) sono bambole di stoffa che riproducono in maniera umoristica personaggi del luogo. Quelli di Poggio Sannita rappresentano piacevoli figure di contadini impegnati a lavorare la terra, coppie innamorate che si rilassano su una panchina, un’allegra famigliola con un neonato, un nonno a passeggio col suo nipotino, una sorridente signora che annaffia i fiori… insomma momenti di vita quotidiana di ieri e di oggi. I Babaci sono anche i protagonisti del periodo natalizio, quando prende vita una piccola Betlemme con i pupazzi che rappresentano scene della Natività: la Santa Famiglia e i pastori con le loro pecore.

Si tratta di fantocci a dimensioni reali, creati a mano utilizzando materiali di riciclo, vecchi abiti e scarpe, che vengono riempiti di lana e rifiniti fino ad assumere sembianze umane. Si comincia dalla testa, realizzata con una busta che viene poi imbottita; quindi il collo, costruito a partire da una bottiglia di plastica e si prosegue fino a completare l’intera opera. Ad oggi se ne contano un centinaio; è facile incontrarli passeggiando lungo le stradine. È una sorta di rivisitazione di land art, una forma d’arte che vede l’artista creare direttamente sul territorio utilizzando materiali naturali. Nel caso di Poggio Sannita, l’artista opera nel paesaggio utilizzando però vecchi materiali cui donare nuova vita.

È sicuramente un’idea innovativa e vincente, che riesce a suscitare ilarità, stupore e curiosità, attirando qui sempre più visitatori che, per l’occasione, hanno la possibilità di scoprire anche tutte le altre bellezze presenti sul territorio. Nel frattempo, la comunità di Poggio Sannita ha qualche abitante in più… sicuramente sorridente e simpatico, capace di portare buon umore nella giornata di chiunque lo incontri.

E I Babaci di Poggio Sannita

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