


Chi sono?
Giulio, classe 2004, nato e cresciuto nella produttiva città di Prato, sin da bambino ho sentito l'esigenza di fuggire dal grigiore e dalla frenesia della piana.
Ho frequentato il Liceo Artistico di Pistoia, indirizzo Grafica, che mi ha portato ad avere forte passione per la grafica e la fotografia.
Uscito dalle superiori ho iniziato a domandarmi che strada volessi imboccare per il mio futuro, ed ho scoperto la professione della guida ambientale escursionistica quasi per caso, come un vero millenial, tramite YouTube!
Da subito è stata come un illuminazione per me, spinto da una forte passione per qualsiasi attività si possa fare in montagna/all'aria aperta, dallo sci alla mountain bike, dall'arrampicata al trekking.
Ho deciso di frequentare il corso, che mi ha insegnato tanto a livello professionale, ma anche (grazie ai compagni di corso ed ai docenti) a livello personale e relazionale.
Conosco ogni angolo dell'Appennino Pistoiese, da sempre con gli amici, è stato luogo di ogni mia estate.
Potrei definire la Montagna Pistoiese come il mio "luogo del cuore", motivo per cui ho deciso di fare la tesina, proprio tra queste dolci montagne.
Ogni cammino, sia sognato che reale, è sempre iniziato con una carta escursionistica tra le mani. In fondo non c’è cosa più bella che scoprire il mondo a piedi con una mappa nello zaino e magari in buona compagnia.
Descrizione dell’itinerario con inquadramento geografico, sentieristico e generale
Da pagina 8 a 11
Dati completi dell’itinerario con tabella excel riepilogativa
Da pagina 12 a 13
Descrizione della parte protezionistica
Da pagina 14 a 17
Principali emergenze naturalistiche (Geologia, Fauna, Flora e Vegetazione)
Da pagina 18 a 35
Cenni storici, folkloristici e della cultura tradizionale ed enogastronomica
Da pagina 36 a 45
Descrizione tecnica del percorso, con locandina pubblicitaria, cartografia e logistica
Da pagina 46 a 51
Descrizione dell’itinerario con inquadramento geografico, sentieristico e generale.
L’Appennino Tosco-Emiliano, è un’area storico-geografica, che comprende la zona dell’Appennino settentrionale a confine fra Toscana ed Emilia.
La macro area del versante toscano comprende a sua volta una suddivisione in diverse sottocategorie:
- La Lunigiana, che prende nome dell'antica città portuale di Luni (ora sito archeologico) e percorsa dal fiume Magra;
- La Montagna Pistoiese con la Valleriana e la Montagna di Marliana;
- La Garfagnana, al fondo della quale tra le Alpi Apuane ed il massiccio del Monte Cimone scorre il Serchio;
- Val di Bisenzio e Monti della Calvana;
- Mugello;
- Casentino. La sottocategoria, da noi interessata è quella della Montagna Pistoiese. Il territorio presenta ampie zone forestali, cedue e di conifere, nonché selve di castagni domestici e sopra circa 1500 metri, pascoli e mirtillaie.
Le vette più alte, sono, il Corno alle Scale (1945 metri), e l’Alpe Tre Potenze (1940 metri).
La montagna pistoiese è situata in una delle zone più fredde dell'Appennino settentrionale e probabilmente la più fredda della Toscana, quindi un clima continentale con marcati influssi montani. É una delle zone più piovose della toscana, dove l’inverno dura da novembre a marzo.
Localmente si registrano accumuli di precipitazioni nevose che si aggirano intorno ai 2 metri.
Il percorso inizia in località Casetta Pulledrari, nel cuore della Foresta del Teso. Una delle stazioni forestali più importanti di queste montagne, caratterizzata da una vegetazione di altofusto prevalentemente di faggio, castagno e abete.
Proseguendo lungo il percorso arriveremo ai tipici dolci crinali dell’Appennino pistoiese. Caratterizzati da piante erbacee e spettacolari affacci panoramici. Nelle limpide giornate invernali lo sguardo riesce a spingersi fino all'arcipelago toscano!
Il tipico bosco di conifere dell'appennino toscoemiliano, dopo una copiosa nevicata, Gennaio 2021.
Il territorio dove ha luogo la mia escursione è un sito Natura 2000, più precisamente una ZSC (Zona Speciale di Conservazione), che prende il nome di “Monte Spigolino - Monte Gennaio”.
Natura 2000 è un sistema di aree destinate alla conservazione della diversità biologica presente nel territorio dell'Unione Europea ed in particolare alla tutela di una serie di habitat, specie animali e vegetali ritenute meritevoli di protezione a livello continentale.
Le Zone Speciali di Conservazione, instaurate dalla Direttiva Habitat nel 1992, hanno come obiettivo la conservazione di questi siti ecologici: - habitat naturali o semi-naturali d'interesse comunitario, per la loro rarità, o per il loro ruolo ecologico primordiale; - le specie di fauna e flora di interesse comunitario, per la rarità, il valore simbolico o il ruolo essenziale che hanno nell’ecosistema.
Affaccio panoramico dal sentiero 00, tra il
Monte
ed il
Tuttavia, all’interno dei siti Natura 2000, come in ogni luogo naturale, ci sono le cosiddette “regole d’oro” da rispettare:
- Non abbandonare rifiuti;
- Non accendere fuochi, non accendere fuochi di nessun tipo al di fuori degli spazi sicuri appositamente predisposti;
- Rispetta i fiori e le piante, molti fiori sono specie protette ed è vietato raccoglierli. Se vuoi portare con te un ricordo meglio scattare una fotografia!
Lo stesso vale per rocce, minerali e fossili, vanno lasciati nel luogo di origine. Spezzare rami o incidere la corteccia di un albero crea gravi sofferenze alla pianta ed è un gesto di inciviltà;
- Rispetta gli animali, se avvisti un animale, resta a distanza per osservarlo senza spaventarlo;
- Non lanciare sassi;
- Assapora la natura in silenzio, in zone protette, parchi o riserve naturali, sarebbe meglio non fare rumori che possano spaventare gli animali.
Principali emergenze naturalistiche (Geologia, Fauna, Flora e Vegetazione)
Geologia
L'Appennino Settentrionale è una catena orogenica complessa che si forma a partire dal Cretaceo superiore in seguito alla chiusura dell'oceano
Ligure-piemontese ed alla collisione della placca europea (Corso-Sarda) con quella adriatica (Adria).
Le forme del paesaggio che si osservano sono il risultato di una serie di processi che modellano i corpi rocciosi.
Le forme erosive hanno incominciato ad operare sul paesaggio quando la catena Appenninica ha assunto la sua posizione originaria, nettamente più occidentale rispetto quella attuale.
Le principali forme deposizionali presenti sono le pianure intermontane in alcuni casi terrazzate.
Per quanto riguarda il carsismo, contrariamente a quanto accade in Appennino centrale e meridionale, i fenomeni carsici sia ipogei che epigei sono poco diffusi nell’Appennino Settentrionale, questo perché scarseggiano gli affioramenti di litotipi carbonatici.
L’unica area in cui troviamo un vero e proprio carsismo è quella dei Monti della Calvana (Prato). Carta geologica dell'Appennino settentrionale
Monta Rondinaio, 1.964 metri slm
La maggior parte delle rocce dell'Appennino Pistoiese sono delle torbiditi.
Ma come si sono formate?
L'Appennino non è ancora emerso e la presenza di fosse oceaniche e successivamente di avanfosse che contornavano il rilievo nascente sono i presupposti per la formazione delle torbiditi.
La forte instabilità dovuta alle spinte compressive tra Africa e Europa determinarono, nell'arco di milioni di anni, un elevato numero di frane sottomarine.
Queste straordinarie correnti di torbida scivolavano ad elevate velocità dai margini continentali fino sul fondo delle fosse, determinando delle caratteristiche stratificazioni dei sedimenti coinvolti: i granuli più pesanti sedimentavano per primi mentre il sottile limo scivolava per ultimo sul fondo Il materiale di cui sono costituite le arenarie quali il Macigno (vedi foto) e coinvolte in queste immense frane sottomarine, proveniva dalle Alpi.
Oggi quando osserviamo i risultati di queste antiche frane sottomarine opssiamo ancora vedere la classica stratificazione: alla base sedimenti grossolani che, con continuità, passano nella parte più elevata della bancata a sedimenti fini e assai sottili.
Nella fascia sub-montana (900-500 m), sono frequenti i castagneti, soprattutto in versanti freschi ed ombrosi.
La loro presenza è dovuta all'azione antropica, che ha introdotto il Castagno (Castanea sativa), o meglio ne ha favorito la diffusione perché la specie è autoctona, soprattutto per utilizzarne i frutti come alimento.
Nel sottobosco del castagneto sono sempre presenti cespugli "acidofili" di Calluna (Calluna vulgaris), Erica (Erica arborea), Felce aquilina (Pteridium aquilinum).
Le specie fungine tipiche sono le varie Boletacee (comuni sono i ricercati Boletus edulis e Boletus aereus).
La fascia montana (oltre i 900 metri) è caratterizzata dalla presenza di boschi di Faggio (Fagus sylvatica), essenza adatta ad un ambiente più umido e fresco rispetto a quello delle querce. Il Faggio forma boschi quasi puri, in quanto il numero di alberi di tale specie è percentualmente preponderante rispetto a quello delle altre specie presenti: l'Acero di monte (Acer pseudoplatanus), l'Abete bianco (Abies alba), il Maggiociondolo (Laburnum alpinum).
Degna di nota è sicuramente la Riserva Naturale Orientata e Biogenetica di Campolino. L’unicità della Riserva è rappresentata dalla popolazione autoctona di abete rosso (Picea abies), la cui conservazione nella zona si ritiene sia stata possibile grazie ad un insieme di fattori favorevoli quali l’altitudine, l’esposizione a nord-est, la temperatura particolarmente bassa e le elevate precipitazioni, anche sotto forma di neve che può perdurare al suolo fino al mese di giugno.
Assieme all’abete rosso sono presenti specie erbacee tipiche delle peccete subalpine fra le quali il licopodio annotino (Lycopodium annotinum), l’orchidea listera minore (Listera cordata) e l’erba lucciola delle peccete (Luzula luzulina).
Alle altitudini più elevate si sviluppano la brughiera a Vaccinium ed Empetrum e la prateria, ricca di specie vegetali di grande interesse fitogeografico e dai colori vivaci, come la genziana porporina (Genziana purpurea) o l’aquilegia comune (Aquilegia vulgaris).
In Riserva si trovano anche prati umidi, acquitrini e piccoli laghetti come il Lago del Greppo, caratterizzati da torbiere con Eriophorum e Sphagnum, e rare specie vegetali come la calta palustre (Caltha palustris) e l’erba unta comune o pinguicola comune (Pinguicola vulgaris), che è una delle poche piante carnivore italiane.
funghi, ed il loro ruolo
I funghi rappresentano un'importante risorsa per tutti gli ambienti. La loro capacità di decomporre materiale organico morto (foglie, legno, ecc.) e il legame simbiotico che si instaura con gli alberi (micorrize) permette di comprendere le fondamentali funzioni che svolgono all'interno dei vari ecosistemi terrestri.
Se le foreste si sviluppano bene è anche grazie all'azione dei funghi, che da una parte riciclano sostanze utili alle piante, e dall'altra si legano con le radici delle piante stesse, migliorando la loro capacità di assorbire tali sostanze.
L'Appennino Pistoiese ne è particolarmente ricco.
Moltissime specie di macromiceti specie i cui corpi fruttiteri, o sporofori, sono ben visibili a occhio nudo) sono state segnalate nelle nostre foreste.
Ma se non siamo ancora convinti dell'importanza economica della biodiversità, possiamo ricordarci del valore che i funghi hanno per la raccolta e la vendita stagionale.
Le specie più ricercate sono quelle del genere Boletus (es. Boletus edulis della foto), i classici porcini, assai rinomati per le ottime qualità organolettiche apprezzati nelle ricette culinarie locali.
La fauna del territorio è ricca e variegata: tra le specie avifaunistiche compaiono la poco comune averla maggiore (Lanius excubitor), il tordo bottaccio (Turdus philomelos), la ghiandaia (Garrulus glandarius), rapaci come il gheppio comune (Faclo tinnunculus), la poiana (Buteo buteo) e la maestosa aquila reale (Aquila chrysaetos).
Cervus elaphus
Tra i mammiferi vi sono la marmotta (Marmota marmota), l’arvicola rossastra (Clethrionomys giareolus), il ghiro (Myoxus glis), faina (Martes foina), donnola (Mustela nivalis); tra i mammiferi maggiori sono presenti ovviamente cinghiali (Sus scrofa) e caprioli (Capreolus capreolus), il daino (Dama dama), il cervo (Cervus elaphus), la volpe (Vulpes Vulpes) e il lupo (Canis lupus), unico predatore di grandi dimensioni.
Sus scrofa Vulpes vulpes
Lupo appenninico
Il lupo grigio appenninico o lupo italiano (Canis lupus italicus) è una sottospecie del lupo grigio endemico della penisola italiana continentale, ma ormai diffuso anche sulle Alpi e in Francia.
Nel 1939, il lupo fu incluso fra gli animali classificati come nocivi, e la sua eliminazione, si poteva svolgere con lacci, tagliole, trappole e bocconi avvelenati. Fu inoltre permessa la caccia notturna e l'eliminazione dei cuccioli. La contrazione dell'areale del lupo accelerò nel dopoguerra, grazie principalmente all'utilizzo liberale di bocconi avvelenati anche in aree protette.
Nel 1971, dopo appelli da parte del ramo italiano del WWF, il Ministero dell'agricoltura e delle foreste proibì la caccia al lupo in tutto il territorio italiano fino al 31 dicembre 1973. I biologi Luigi Boitani e Erik Zimen fecero un censimento negli Appennini durante la prima metà del 1973, che rivelò l'esistenza di solo 100 lupi che soppravvivevano in piccole zone isolate dove scarseggiavano prede naturali.
Oltre il bracconaggio e la carenza di prede, un'ulteriore minaccia a queste popolazioni fu identificata nell'incremento di attività turistiche nelle zone ancora abitate dai lupi. A seguito del censimento, fu proibito a tempo indeterminato la caccia al lupo e l'utilizzo di bocconi avvelenati in tutto il territorio nazionale nel 22 novembre 1976.
Nel 1983, una nuova indagine stimò il numero degli esemplari in circa 220 individui, in espansione.
Ad oggi, fortunatamente si contano più di 3.000 esemplari.
I laghi e ruscelli che solcano il paesaggio ospitano anche numerose specie di anfibi come il tritone alpestre (Ichthyosaura alpestris) e il tritone crestato (Triturus cristatus) e la rana appenninica (Rana italica) specie endemica dell’Appennino, dalla Liguria fino alla Calabria. La salamandra pezzata (Salamandra salamandra), la salamandrina dagli occhiali (Salamandrina perspicillata), e l'ululone appenninico (Bombina pachypus).
storici,
Il passato della Montagna pistoiese è caratterizzato dalla forte integrazione col territorio dei suoi abitanti, che hanno trovato fonte di sostentamento per secoli, sfruttando il freddo per la produzione del ghiaccio nelle ghiacciaie, l'energia idraulica per la lavorazione del ferro nelle ferriere, il legname presente in abbondanza, per la produzione del carbone di legna nelle carbonaie, oltre allo sfruttamento dei prodotti del sottobosco, lavorazione della pietra, agricoltura, pascolo, allevamento ovino, bovino e s uino.
Da sempre importante alimento di sussistenza, è stata la castagna, con la derivata farina di castagne, da qui l'appellativo di civiltà del castagno.
Non era una vita spesso facile come documentano anche i canti della tradizione locale.
Abitanti della Montagna Pistoiese al lavoro nella Ghiacciaia della Madonnina, Le Piastre (PT)
Nel corso della sua storia la Montagna pistoiese ha visto da parte dei suoi abitanti notevoli flussi migratori stagionali e non.
La manodopera da questi abitanti era richiesta, in quanto ottimi carbonai, boscaioli e scalpellini.
Da ricordare le migrazioni stagionali dei carbonari pistoiesi, di cui le più importanti avvennero verso la Maremma, la Corsica e la Sardegna.
Importante fu il fenomeno della transumanza sempre verso la Maremma. Vere e proprie migrazioni avvennero a cavallo fra l'Ottocento e il Novecento, principalmente verso il Canada, gli Stati Uniti, la Svizzera e la Germania.
Dalla fine della seconda guerra mondiale ad oggi si è assistito a un progressivo spopolamento dovuto al concentrarsi del lavoro nei centri urbani più grandi, come Pistoia, Prato e Firenze.
San Marcello Pistoiese in festa per il Calendimaggio
Da sempre i canti folkloristici sono da considerarsi il modo più colorato per tramandare antiche tradizioni attraverso le ballate popolari e le canzoni.
La Montagna Pistoiese, attenta al rispetto delle usanze e delle tradizioni dei piccoli borghi montani di cui si compone, si impegna da sempre a cantare la propria terra.
É detta Calendimaggio, o Cantar maggio, una festa stagionale con cui si celebra l'arrivo della primavera.
L'evento trae il nome dal periodo in cui si svolge, cioè intorno al 1º maggio, perché risalente alle calende del mese nel calendario romano, in cui si onorava la dea Flora, responsabile della fioritura degli alberi.
Si tratta di una festa conosciuta d'altronde anche nel resto d'Europa, corrispondente ad esempio alla festa di Beltane o alla notte di Valpurga, ed astronomicamente contrapposta a quella dei morti del 1º novembre.
La Montagna Pistoiese è rinomata per i frutti del sottobosco: lamponi, more, fragole, ribes ma soprattutto mirtilli neri selvatici, vere e proprie prelibatezze a cui, durante l’estate, sono dedicati vari appuntamenti.
Tra i protagonisti delle tavole di montagna compaiono anche i funghi dell’Appennino, tra i quali il re indiscusso è senza dubbio il porcino, da acquistare fresco, tra la fine dell’estate e l’inizio dell’autunno, e le castagne, perfette da sole o, sotto forma di farina, in ricette tipiche, come quella dei necci con la ricotta.
Ad alta quota, dove si respira aria fresca e pulita, tra i pascoli verdi, viene prodotto un latte intenso e profumato, dal quale nascono prodotti caseari d’eccellenza, come il pecorino a latte crudo, presidio Slow Food, assolutamente da provare.
Tiziano Terzani
Tiziano Terzani è stato un giornalista e scrittore italiano. La sua attività di scrittore ricade in buona parte nell'ambito della periegesi, termine con cui si intende quel filone storiografico che, intorno a un itinerario geografico, raccoglie notizie storiche su popoli, persone e località, verificate, per quanto possibile, dall'esperienza diretta.
Terzani non fu molto conosciuto in Italia durante la sua attività giornalistica, poiché la testata per la quale lavorava principalmente era un periodico tedesco, Der Spiegel (anche se scrisse saltuariamente per molte testate italiane tra cui L'Espresso), ma oggi è ampiamente riconosciuto quale uno dei massimi scrittori italiani di viaggi del XX secolo. Appassionato cronista del proprio tempo, entusiasta ricercatore della verità degli avvenimenti, dei suoi protagonisti e degli uomini suoi compagni di viaggio, fisico e spirituale: una mente tra le più lucide, progressiste e non violente di inizio XXI secolo.
Terzani tra boschi dell'Orsigna
Il legame con l'Orsigna
Nessuno meglio di lui stesso, potrebbe descrivere il legame spirituale tra Terzani e la sua amata Orsigna:
Io ad Orsigna ci venni per la prima volta nel 1945, portato da mio padre, che c’era stato da giovane, quando, per sciare, si legavano le palanche delle staccionate alle scarpe. Ci arrivammo a piedi, lungo la mulattiera.
Non era un vero posto di villeggiatura e trovammo facilmente una camera da affittare. Per alcuni anni stemmo dall’Azelia, la postina, poi dalla Filide, una pastora che da ogni marito che le era morto aveva ereditato qualcosa e la cui casa era per questo una delle migliori del paese. Ogni estate ero lì a badar le pecore coi ragazzi della mia età, a cercar funghi, a raccoglier mirtilli, a guardare la levata del sole da una delle cime, tutte sotto i duemila metri, ma tutte – per me – altissime.
L’Orsigna è stata la mia scuola di vita. Qui ho fatto il primo ballo, ho avuto il primo amore, le prime paure, i primi sogni. Coi miei primi risparmi comprai il prato dove avevo mandato l’aquilone e con le pietre del fiume ci feci una casa come quelle degli altri, solo con la porta e le finestre più grandi. Il pensiero di quel posto m’è servito da bussola nei miei vagabondaggi nel mondo e quando ai miei figli, cresciuti sempre in paesi d’altri, ho voluto dare delle radici e mettere nella memoria l’odore di una casa a cui legare poi la nostalgia dell’infanzia,ho imposto loro, come regola di famiglia, di passare ogni anno due mesi ad Orsigna. […]
1:25:000
Escursione
Monte Gennaio, Foresta del Teso
Estratto di mappa da Outdooractive
Escursione
Monte Gennaio, Foresta del Teso
Tipo di strada Profilo altimetrico
Sentiero naturalistico 4,7 km
Sentiero 6,4 km
Dati del percorso
Escursione
Distanza 11,1 km
Durata 4:40 h
Salita 689 mt
Discesa 689 mt Livello
Giulio Colonna
Ultimo aggiornamento: 16.05.2024
Dati relativi al tipo di tracciato, profilo altimetrico, distanze e dislivelli
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Sito web
https://out.ac/ITbpzr
Il percorso
Il percorso inizia in località Casetta Pulledrari a circa 1200m slm, tramite il sentiero 203, cioè una bella pista forestale immersa in una faggeta secolare, raggiungiamo il Passo della Pedata del Diavolo (1300m slm circa).
Da li, seguendo sempre il 203, arriviamo al bivio con il 235, con indicazioni per la prima sosta, il Rifugio Porta Franca (1580m slm).
Dopo una rifocillante merenda, e sosta bagno in rifugio, inizia la salita finale per il fatidico Monte Gennaio!
Tramite lo 00 si sale per circa 800 metri, mentre la parte finale è un sentiero di crinale, ben visibile, ma non ufficiale.
Dopo la meritata pausa pranzo, selfie, e post su facebook, si riscende per lo 00, fino al bivio dell'andata, dove stavolta cambiamo strada!
Infatti in circa 30 minuti raggiungeremo il secondo rifugio dell'escursione: il Rifugio del Montanaro.
Dopo il caffè, si riparte! Si va giù per il sentiero MPT, cioè Montagna Pistoiese, che collega il paese di pracchia con il lago Scaffaiolo.
Con una dolce discesa, in circa 1 ora, saremo di nuovo alle macchine.
Visualizzazione del tracciato in 3D da Google Earth
Colonna Giu io
mmergit tra fo ti bosch ed i verd crina i di una del e escursion
Escursione “Monte Gennaio e la Foresta del Teso”
Lunghezza: 12 km circa Dislivello +/-: 650 metri
Difficoltà: E
���� Ritrovo alle ore 9:30 in località Casetta Pulledrari, Maresca (PT).
Maggiori informazioni verranno inviate al momento dell’iscrizione all’evento
���� L’escursione parte da subito con una full immersion all’interno della foresta del Teso. grandi faggi ci accompagneranno fino ad una delle vette più iconiche dell’Appennino pistoiese: il Monte Gennaio (1804m). verdi crinali dell’Appennino Pistoiese consentono a tutti di godere di un fantastico paesaggio, ma sempre in sicurezza!
���� Attrezzatura necessaria:
- Scarpe da escursionismo con una suola ben scolpita!
- Bastoncini da trekking telescopici
- 1,5 L di acqua
- Vari snack/fruta
- Pranzo al sacco
- Abbigliamento tecnico
- Guscio impermeabile
- Torcia frontale
- Zaino di circa 25/30L
La guida si riserva la possibilità di modificare il percorso in qualsiasi momento per questioni di sicurezza, o di annullare l’uscita in caso di meteo avverso.
Colonna Giulio, Guida Ambientale Escursionistica
bibliografia
Giuseppe TigriGuida della Montagna Pistoiese
Mariangela FedeliAppennino Pistoiese parcoappennino.it it.wikipedia.org mase.gov.it federparchi.it marsupio.it unipi.it caiprato.it territorio.pistoia.it comune.sambuca.pt.it