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OROSCOPO

OROSCOPO

LO SFIZIO DEL GIOCO

Milano, capitale mondiale degli eSports

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L’ appuntamento è per il fine settimana tra 18 e 19 maggio. Due giorni nei quali il Palazzo del Ghiaccio di Milano diventerà cattedrale dell’eSports e ospiterà la finale della Tom Clancy’s Rainbow Six Pro League. Perché è importante? Prima di tutto perché la competizione, in nove edizioni, è sempre stata organizzata al di là dell’oceano, tranne in due occasioni: nel 2015, a Berlino, e quest’anno appunto, a Milano. Ma sono molti altri gli elementi che rendono l’evento meneghino di metà maggio importante. Importante per Milano, che per un weekend sarà capitale mondiale degli eSports e avrà milioni di occhi puntati addosso; importante per l’Italia e per il movimento del gioco competitivo italiano, la cui importanza è ormai riconosciuta anche fuori confine; importante per l’Europa, perché un movimento come quello degli eSports, nato in Asia e cresciuto con enorme successo negli Stati Uniti,

trova quest’anno il suo palcoscenico lontano dai tradizionali “centri di potere”. Alla base di tutto c’è la fantasia di Thomas Leo “Tom” Clancy, scrittore, sceneggiatore e autore di videogiochi statunitense, scomparso nel 2013, famoso soprattutto per i suoi romanzi di spionaggio technothriller. Dal 1998 una delle idee di Tom Clancy dà origine ad uno dei più longevi successi videoludici, Rainbow Six, un videogioco sparatutto in prima persona che tra restyling ed espansioni è un titolo competitivo attorno al quale da anni si realizzano tornei con milioni di appassionati nel mondo. D’altronde la creazione di Tom Clancy è un qualcosa di straordinario, che è arrivato anche al cinema e, proprio di recente, ha incontrato il mondo della moda (con una capsule collection creata in Italia e dedicata al personaggio MadMan). Parlare di milioni di appassionati vi sembra esagerato? Eppure sono proprio i numeri che hanno convinto Ubisoft, l’editore di Rainbow Six e organizzatore di questo tipo di torneo, a scegliere l’Italia per la finale di quest’anno. Le visualizzazioni streaming di competizioni dedicate a Rainbow Six Siege nel 2018 hanno sfiorato i 3 milioni, per un gioco che conta, nel nostro paese, più di un milione di appassionati, ormai giunti alla seconda generazione. E sempre parlando di cifre quello di Mi

Questo articolo è realizzato in collaborazione a eSportsMag.it, il primo magazine online in Italia interamente dedicato al fenomeno degli eSports

lano sarà un torneo che vedrà scontrarsi i migliori team mondiali, da Asia-Pacifico, Europa, America Latina e America del Nord. Nella capitale lombarda si sfideranno dal vivo cercando di aggiudicarsi il titolo mondiale e un montepremi da capogiro, pari a 275.000 dollari. Al Palazzo del Ghiaccio di Milano si accede solo con il biglietto, ma se non ci avete già pensato prima sappiate che ormai è tardi. L’evento, che ha annunciato la sua sede ospitante solo a fine febbraio 2019, ha registrato il tutto esaurito in soli tre giorni. Sulla spinta di moltissime richieste Ubisoft ha riaperto le vendite il 12 aprile, quando anche gli ultimi posti aggiuntivi sono andati esauriti in pochissimo tempo. Chiudiamo con un ultimo numero, quello che forse più di tutti rende davvero l’idea dell’importanza della competizione e della dimensione del fenomeno eSports: la finale della Tom Clancy’s Rainbow Six Pro League verrà trasmessa in diretta streaming in tutto il globo quattordici lingue diverse. Ecco perché non è esagerato dire che l’evento ha un’importanza di carattere mondiale, e che se Ubisoft ha scelto l’Italia per l’edizione 2019 si tratta di un riconoscimento importante per il panorama eSports nazionale, ormai stabile tra i primi dieci mercati eSports del pianeta.

PAROLA D’ORDINE RESILIENZA

asqua non proprio serena, quella appena trascorsa, per gli ippodromi italiani. L’incertezza, nonostante i buoni propositi politici, continua a regnare sovrana sull’ippica nostrana, con numerosi esempi che rendono bene l’idea di una situazione affatto semplice per il settore. Se a Roma l’ippodromo di Capannelle ha riaperto i battenti (ma questo non significa che i problemi siano risolti), a Napoli la società di gestione Ippodromi partenopei, d’accordo con il Comune, ha accettato la proroga della gestione al 31 dicembre. Paolo Russo, coordinatore di Forza Italia della città metropolitana di Napoli e vicepresidente della commissione parlamentare sul Federalismo fiscale, non manca di sottolineare alcune questioni piuttosto urgenti per l’ippodromo di Agnano: “La prima è la durata delP

di Michela Carboni

la gestione. Chi vuole che investa in una attività che ha una durata di gestione così breve? Dodici mesi sono davvero pochi, mentre occorre una gestione più lunga e che consenta un piano industriale e degli investimenti adeguati. Questo non si può fare se non si ha una prospettiva di gestione di almeno 5/10 anni. La possibilità di una società di poter investire per un periodo di medio-lungo termine è essenziale se vogliamo avere a che fare con un impianto che richiami pubblico e sia multifunzionale. Purtroppo ci sono sollecitazioni negative ad una gestione efficiente di un impianto così importante a livello locale e nazionale. Se il Comune colloca questo bene tra quelli da alienare è difficile che ci sia una prospettiva. L’ippodromo di Agnano rappresenta un polmone verde all’interno della città di Napoli e ha un prestigio storico che va preservato. Ovvio che occorrono risorse per migliorarlo dal punto di vista della funzionalità e delle infrastrutture. La prospettiva,

Gli ippodromi italiani tengono duro, nonostante gli scossoni, cercando di assorbire gli urti, evitando le chiusure e preservando l’occupazione

quindi, deve essere imprenditoriale, non è possibile una proroga anno per anno della sua gestione. Questo impianto ha una incertezza nel destino che non fa bene. Se non si pensa ad una prospettiva di lungo periodo non ci può essere riscatto. Se a questo aggiungiamo l’atteggiamento iniquo del Mipaaft nei confronti dell’impianto napoletano, comprendiamo come ci sia una sorta di avversione nei confronti di Agnano. Il combinato composto da Comune e Mipaaft da un colpo mortale alla nostra ippica. Ed è ancora più grave questo, mentre si è fatta una riforma del gioco che sta consentendo un recupero di immagine e dell’ offerta dal punto di vista dell’ippica nazionale. Se solo penso ai grandi ippodromi europei, come quelli francesi, che hanno la capacità di attrarre milioni di sportivi e di cittadini, comprendo anche cosa perdiamo noi come città e anche come bon vivre per i cittadini”.

IL PUNTO DI VISTA DELL’ATTUALE GESTORE “La situazione di Agnano - afferma il numero uno della società Ippodromi Partenopei, Pierluigi D’Angelo – vede la società e le maestranze interpretare in pieno il significato della parola ‘resilienza’, ovvero la capacità di un materiale di assorbire un urto senza rompersi. In psicologia, la capacità di un individuo di affrontare e superare un evento traumatico o un periodo di difficoltà. In ecologia, la velocità con cui una comunità biotica è in grado di ripristinare la sua stabilità se sottoposta a perturbazioni. Nella fattispecie di Agnano la comunità è un insieme di tutto ciò, perché l’impatto riguarda i materiali della struttura, gli esseri umani della filiera e la natura comprensiva degli animali che popolano il luogo, sottoposto agli attuali stress climatici”. Cosa vi aspettate da ministero competente? “Dal Mipaaft ci pagamenti in tempi certi in linea con le normative Ue e con modalità di erogazione in linea con il ruolo svolto ed il servizio reso in termini di filiera occupazionale rappresentato dalle utenze fornite e servizi resi (smaltimento letame, struttura allenamento, eccertera) per operatori e allevatori che sono la base produttiva della filiera, che di converso senza gli ippodromi non avrebbe luoghi di esercizio della attività ne motivo di esistere. Agnano è un ippodromo vivo 365 giorni all’anno per 24 ore al giorno. Altri ippodromi, legittimamente, spengono le luci a fine corse e riaprono quando sono in calendario, ma andrebbero remunerati in maniera differente dovendo sopportare costi lungamente inferiori pur essendo comunque utili alla filiera, che necessita di presenza territoriale ”. Quali sono le responsabilità che l’amministrazione comunale partenopea dovrebbe assumersi? “Il Comune di Napoli inizialmente ha svolto un ruolo egregio in totale sinergia, poi l’amministrazione in polemica con tutti i governi che ultimamente si sono susseguiti si è persa negli obiettivi da raggiungere e negli accordi raggiunti da far rispettare al Mipaaft, smarrito sotto il peso di un ingiusto debito pregresso che ne ha stravolto i bilanci. Avverto disponibilità, vicinanza e buoni propositi, ma sono ancora in attesa che si intervenga sulla rete idrica fatiscente e sul parcheggio esterno due enormi falle da rattoppare. E il tempo passa, inesorabilmente. Lucio Dalla nella famosa canzone ‘L’anno che verrà’ ne dà una lettura musicale ineccepibile”. Cosa pensa delle parole di Paolo Russo (Forza Italia) in merito alla situazione dell’impianto ippico di Agnano? “L’onorevole Paolo Russo, da ex presidente della commissione Agricoltura della Camera, quando era ministro Luca Zaia (Lega, Ndr), ha contribuito in maniera fondamentale alla legge che tutt’ora ci consente di esistere come filiera ippica. Adesso è in campagna elettorale e fa, con le dinamiche consentite in democrazia, opposizione! Con il doveroso rispetto dovuto alla sua onestà e competenza, gli va evidenziato che l’attuale Mipaaft non ha affatto, al momento, tagliato risorse alla società che mi onoro di rappresentare legalmente, ma bensì agli operatori del trotto in termini di premi a traguardo, in una fase di riequilibrio della filiera, che ci auguriamo sia temporanea. L’attuale ministro Gian Marco Centinaio non ha tagliato risorse, in controtendenza con il predecessore Maurizio Martina, il quale aveva invece ridotto in maniera consistente e insostenibile per i nostri bilanci (che sono pubblici) i finanziamenti agli ippodromi italiani e determinato, a causa di un decreto di convenzione non correttamente modificato (il famoso 681), e poi successivamente inevitabilmente abolito, le criticità attuali per palese incompetenza e manifesta noncuranza”. Quali sono i rischi per il turismo e l’indotto se l’ippodromo di Agnano dovesse chiudere? “La chiusura di Agnano al momento non la vedo, a meno di terremoti o bradisismo, avendo con tutti i soci, che insieme a mio fratello Luca ringraziamo, accettato la proroga al 31 dicembre. A meno che non ci paghino più si continua con resilienza. L’indotto è di un migliaio di famiglie in una zona critica come Bagnoli e questo avrebbe meritato ben altra attenzione da tutti i governi, compreso l’attuale. Speriamo si riesca a rimediare ai torti subiti e si ragioni con un approccio diverso, augurandoci che il Paese superi le attuali criticità e divisioni strumentali, che del resto caratterizzano anche la filiera ippica che è una cartina al tornasole della società italiana”. A livello occupazionale cosa si rischia e attualmente qual è la situazione? “L’occupazione di un ottantina di dipendenti non è attualmente a rischio. Abbiamo al nostro interno alcune ottime competenze e risorse umane che andrebbero rivalutate, e per altre figure individuate contrattualistiche diverse ed eventualmente ammortizzatori sociali attualmente non disponibili. L’inquadramento attuale ‘lavoratori dello spettacolo’ a 15 mensilità è anacronistico ed oneroso, di converso l’impossibilità di usufruire in maniera diversa delle singole figure, dovendo applicare giocoforza un orario di lavoro ridotto al minimo ed il contratto in essere, per contenerne i costi mortifica a volte il risultato nel complesso, ma questo fa parte delle contraddizioni italiche. Una nazione attualmente masochista, ma un bellissimo Paese che non cambierei con nessun altro e una città, Napoli, unica al mondo”.

«LE SCOMMESSE VENGANO DISTINTE DALL’AZZARDO»

Il presidente dell’Istituto per il Credito Sportivo, Andrea Abodi, spiega a Gioco News la sua strategia per salvare la comunicazione e la promozione del betting sportivo nell’ambito del divieto di pubblicità del gioco pubblico.

“Mi auguro che ci possano essere delle aperture e il raggiungimento di punti di equilibrio. La scelta indiscriminata del ‘non si fa niente’ è responsabilità del comparto del gioco pubblico e poteva essere affrontata preventivamente mettendo a disposizione qualcosa in più al regolatore e separando le cose. Per quanto possa sembrare ipocrita, la differenza tra abilità e azzardo esiste e, secondo la nostra opinione, c’è la possibilità di tenere separati i due mondi”. Andrea Abodi parla del decreto Dignità e del divieto di pubblicità totale sul gioco d’azzardo pochi giorni prima della discussione e della pubblicazione delle linee guida d’applicazione della norma in questione da parte di Agcom. L’occasione è la presentazione del libro sugli eSports che la stessa sede del Credito Sportivo, di cui Abodi è ora presidente, ha ospitato e al quale l’Istituto ha partecipato come parte integrante del progetto. Manager aziendale e nello sport professionistico, laureato in economia alla Luiss e anche iscritto all’ordine dei pubblicisti. Sembra la

di Cesare Antonini

persona ideale per parlare del “Dignità” quando siamo vicini all’applicazione totale del divieto, dopo un anno di “respiro” per i contratti pubblicitari ancora in essere. Abodi, almeno per uno dei giochi del bouquet pubblico regolamentato da Mef e Adm, sembra avere le idee alquanto chiare: “La scommessa sportiva è stata regolamentata, è stata tracciata e si è resa tracciabile favorendo l’emersione di un mercato legale quando quello illegale negli anni passati sembrava dilagare. Tuttavia – spiega Abodi – se convive con giochi come poker e casinò online si imbastardisce. Se mantiene una sua distanza diventa un fattore promozionale che dovrebbe essere interesse del sistema sviluppare e proteggere. Non solo per il fatturato ma proprio per il fattore promozionale del movimento che reputo quasi più interessante del giro economico che ha generato in questi anni. Può ancora essere un vantaggio per il settore”. Interessante questo aspetto promozionale: “È un fattore che forse vale anche di più, ripeto, rispetto al mero guadagno economico – prosegue Abodi - se io entro, come nel Fantacalcio, nella dimensione della partecipazione su più opzioni, e le scommesse possono essere una di queste opzioni, sono più interessato a partecipare e di andare anche allo stadio ed è qui che si innesta la promozione dello sport e delle società che operano nel settore. Se, però, tieni insieme il betting con l’azzardo sia live che online, rischi di essere poi trattato alla stessa stregua. Da qui i problemi che ci hanno catapultato in questa situazione”. Come dicevamo, Abodi ha le idee molto chiare sulla strategia da seguire: “In primis le scommesse sportive, e quel

poco che rimane di un Totocalcio in fase di rielaborazione, dovrebbero finanziare per percentuali decimali le strutture sportive fisiche e si dovrebbe ristabilire una relazione diretta tra i due mondi e non solo mediatica. Così come il Totocalcio alimentava la banca (il Credito Sportivo che dirige, Ndr) e la sua funzione pubblica di scopo. Ne ho parlato nella mia audizione al Parlamento e mi auguro che questo venga percepito dal legislatore ma anche da tutto il comparto”. Già, poi c’è anche il settore che deve giocare un ruolo da protagonista: “Se il comparto del gioco pubblico dovesse andare contro questa strategia si farebbe fatica a distinguere le scommesse dall’azzardo – spiega il presidente del Credito Sportivo – non sarebbe facile opporsi al fascino dei concessionari anche se in questa fase forse le cose sono un po’ cambiate. Nella mia visione le concessionarie dovrebbero farsi promotrici di questa strategia, non nella logica del ‘do ut des’ ma mettendo sul tavolo questa disponibilità che riguarda lo sport e la cultura”. Il passo successivo, sempre secondo Abodi, è quello di “distinguere la comunicazione per quanto regolamentata della parte delle scommesse sportive rispetto all’azzardo. Quest’ultima potrebbe rimanere vietata lasciandola alla libera interpretazione dei singoli. Solo così potremmo riuscire a recuperare quella componente di investimenti e di promozione che aiuterebbero ancora le società e gli impianti sportivi a crescere e sopravvivere alla crisi generale dello sport”.

UN RESPIRO SEMPRE PIÙ INTERNAZIONALE PER NEWGIOCO GROUP

In un momento storico nel quale all’estero il mercato italiano del betting viene visto con diffidenza e disinteresse, NewGioco Group va controcorrente, e resta una delle poche società italiane che fanno parte di una company americana quotata nella borsa secondaria di New York. “Nonostante le difficoltà economico-politiche del settore, l’Italia rimane comunque un mercato prioritario”. Questa l’idea del direttore generale del gruppo Alessandro Marcelli: “Siamo nati come concessionario italiano, e questo rimarrà nel nostro Dna come elemento primario. Tuttavia questo non ci ha mai dissuaso dal guardare mercati diversi, dai quali abbiamo colto modelli di business e soluzioni tecnologiche. Il primo traguardo importante - prosegue Marcelli - è stata la realizzazione della nostra piattaforma betting, realizzata totalmente in casa, questo ci ha permesso di poter performare sempre di più e perfezionare la gestione del cliente a 360 gradi. Le qualità della piattaforma vengono riconosciute anche in mercati esteri, dove siamo licenziatari, e sta avendo un grande successo nelle varie fiere di settore alle quali stiamo partecipando: San Diego, Boston, Las Vegas, Johannesburg. Il progetto di una piattaforma indipendente si è rivelato fin da subito vincente, ma ha dimostrato la sua validità già solo dopo un anno e mezzo, durante il quale abbiamo triplicato i fatturati aziendali.” Non solo un progetto legato al betting ma anche per la parte Virtual ci sono alcune cose in cantiere: “Dopo i forti successi del betting abbiamo pensato di replicare il modello indipendence anche per il prodotto virtual, abbiamo infatti acquisito la software house ‘Virtual Ge

neration Ltd’, già in certificazione presso l’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli, che vedrete online nei prossimi mesi”. Qual è il segreto che ha reso appetibile questo progetto agli occhi degli investitori americani? “Da sempre ho creduto che il successo di un’azienda sia mettere il dipendente al centro di un progetto, farlo sentire parte attiva e far si che lo sia davvero in modo tangibile. Ho sempre coinvolto i miei collaboratori nelle nuove avventure, e hanno sempre risposto con entusiasmo a ogni nuova idea, rendendola vincente fin da subito; a seguito con l’accordo chiuso con Vne per la distribuzione di macchine automatiche per la vendita ricariche, ho indetto un concorso interno aziendale per trovare un nuovo nome da poter utilizzare per i nostri apparecchi, ed è stato vinto da Francesca Liburdi, un punto di riferimento all’interno dell’azienda, grazie a lei infatti lanceremo sul mercato Enjoy, una macchina che renderà l’utente finale sempre più indipendente. Vedo il mio staff come un ingranaggio di una macchina perfetta, ed ognuno di loro è fondamentale per l’altro e per l’insieme del gruppo”. Un ultima battuta in merito all’imminente bando scommesse di cui tanto si parla in questo momento: “C’è molto interesse all’interno del gruppo per questo bando, e per l’opportunità di ampliare la rete fisica di New Gioco. Certo, inutile nascondersi dietro a un dito, sarà difficile spiegare agli investitori il perché del continuo rinvio di questo bando, e delle problematiche che sorgerebbero nel poter aprire nuovi punti su un territorio ormai avverso all’ampliamento dei punti vendita. Come già dichiarato da vari esperti del settore, se non si troverà prima un accordo tra stato e regione sarà quasi utopico poter fare un concreto e produttivo business plan sul bando. Ma noi come NewGioco Group ci siamo sempre innamorati del problema e mai della soluzione, questo ci ha sempre spinto a trovare strade nuove e non seguire le soluzioni della massa”.

PERFORM, CONOSCIUTA IN ITALIA PER L’APPARTENENZA AL GRUPPO DAZN, PUNTA FORTE SUL SETTORE DELLE SCOMMESSE SPORTIVE. QUI, CI SPIEGA COME E PERCHÉ

LA SCOMMESSA È SUL CONTENUTO

Diciamolo chiaramente: gli scommettitori non sono più quelli di una volta. Cambiano i tempi, le mode e le tradizioni, si sviluppano nuove tecnologie e si generano nuove esigenze. Le quali, inevitabilmente, vanno a configurare un giocatore più “evoluto”, preparato e tecnologicamente equipaggiato. Anche se non cambiano i gusti degli italiani, con il calcio che rimane al centro di tutti gli interessi, scommesse in testa, a mutare è il contesto generale: come dimostra pienamente l’evoluzione dei punti vendita, che puntualmente fotografiamo sulle pagine di questa rivista. In questo scenario così mutevole, dove le informazioni, sempre più fruibili, rappresentano la base di ogni scommessa e la risorsa in mano a ogni giocatore, la vera sfida su cui competere, per i bookmaker, è quella del contenuto. Che rappresenta, restando in tema, la scommessa degli operatori. Ed è qui che entra in gioco un colosso come Perform, mettendo in campo tutta la sua esperienza nel mondo dell’informazione e dello spettacolo, puntando sulla sfida dell’infotainment, per dirla all’inglese. Il gruppo digitale, VINCENZO ZEPPILLO

specializzato nei contenuti sportivi e parte del gruppo Dazn, è attivo in Italia dal 2009 nel settore sportivo, nei canali Media e Content e Gaming. E con successo, pure. Sì, perché la divisione betting è quella più longeva e la più redditizia del gruppo, che vede nel servizio “Watch & Bet” (streaming di eventi sportivi su siti di scommesse) il prodotto di punta, ormai utilizzato dalla maggior parte dei bookmakers mondiali e italiani. Da qualche tempo, inoltre, il gruppo si è affacciato in maniera ancora più importante nel settore italiano delle scommesse sportive, attraverso una partnership strategica illustrata in occasione dell’ultima fiera di Rimini, dove ha presentato “B-Lab powered by Perform”, il primo format convergente in Italia e dedicato all’industria del gioco che rappresenta “una freccia in più dell’arco di prodotti perform nel betting”, come spiega Vincenzo Zeppillo, business development manager - betting di Perform. Perché Perform ha deciso di investire sul settore del betting e quali sono le vostre aspettative? “Perform è presente da anni nel settore del betting e crede fortemente nei contenuti di infotainment a livello globale, ancor di più nel mercato italiano alla luce delle nuove normative restrittive. L’intrattenimento e l’informazione sono due temi chiave nella creazione di una customer experience di livello, al fine di soddisfare le esigenze sempre più complesse di un mercato maturo come quello italiano”. In cosa consiste la partnership siglata con Boris Production? “Da ormai molti anni Perform crea, analizza e fornisce dati live, contenuti editoriali e video dei maggiori eventi nel mondo dello sport attraverso i brand Opta e Omnisport. La redazione Opta italiana supporta in tempo reale giornalisti e talent sportivi con statistiche rilevanti per le audience di riferimento. Per orientare in modo efficace e diretto il patrimonio di dati disponibili e i contenuti esclusivi verso il mercato betting abbiamo individuato il format convergente del B-Lab”. Che riscontro state avendo in seguito alle prime attività? “Devo dire che grazie all’ottimo lavoro svolto da Boris Production, la presenza dello stand B-Lab powered by Perform all’Enada di Rimini è stata un successo. Tutti gli operatori presenti hanno accolto con interesse questa novita. I partner commerciali esistenti stanno già beneficiando delle novità apportate al B-Lab grazie a questa collaborazione attraverso i canali gia’ esistenti (Sportitalia, 7 Gold, Laquotavincente.it, Radio Sportiva). Inoltre, stiamo portando avanti conversazioni con nuovi operatori molto interessati al progetto”. Quali ulteriori novità o sviluppi avete in serbo per il futuro? “L’obiettivo di Perform è sicuramente quello di supportare e portare valore agli operatori in una fase difficile del mercato italiano. Cercheremo di sfruttare questa partnership con Boris Production per creare sinergie ed economie di scala a vantaggio degli operatori stessi”. (Ac)

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