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PENSIERI DI UN MAI CARCERATO

Per me le carceri dovrebbero essere meno sovraffollate e i detenuti trattati in modo migliore, dando veri aiuti per ricostruirsi una vita, con formazione al lavoro. Per i tossicodipendenti la situazione si complica a causa del fatto che le droghe entrano con molta facilità all’interno del carcere e, in tal modo, una persona rischia di uscire di galera ed essere peggio di quando era entrato. Inoltre, per il costo elevato dei beni alimentari non tutti possono permettersi una spesa, quindi dei pasti decenti, rendendo la permanenza ancora peggio di quello che già è. Io non sono mai stato in carcere ma i racconti di amici e conoscenti mi hanno fatto capire quanto sia difficile e tutti sperano di non tornarci mai più.

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Vita In Carcere

Da quello che mi hanno raccontato, la vita in carcere non è tanto semplice. In una cella ci possono stare anche 10 persone e la convivenza non è così facile. Si possono mangiare i pasti del carcere o si può avere un fornelletto in cella. Inoltre, in carcere la droga gira molto. Mio nipote, per esempio, aveva un compagno che inalava il gas del fornelletto e, una volta scoperto, hanno sequestrato a tutta la cella la bomboletta così che sono stati costretti a mangiare il pasto della casanza. All’interno delle carceri gira un codice di omertà e l’infame non viene accettato, così come le persone che hanno commesso reati sessuali, e per questo vengono tenuti in sezioni separate. Inoltre, all’interno del carcere c’è il grosso problema della droga. Infatti, le droghe in carcere girano perché viene inserita tramite qualche colloquio e per evitare tutto questo sarebbe meglio avere più controllo sui detenuti mentre, purtroppo, ci sono anche i secondini immischiati su questi affari. Succede, spesso, che quindi entri pulito ed esci tossico. Dentro ci si droga perché si vuole un po’ uscire fuori dal sistema. Parlando con amici e ascoltando le loro storie, io cambierei tante cose: starei più vicino ai ragazzi che hanno figli e famiglia. Anche se si sbaglia siamo sempre essere umani. Ci sono ragazzi che hanno moglie e figli e vengono lasciati dalla compagna perché non riesce più a reggere lo stato di vita in cui si trova. La diversità che c’è tra una persona “normale” ed un tossicodipendente è che il tossico la prigione la ha già in testa. Siccome ci sono troppe persone chiuse dentro una cella, io darei più spazio ad ogni persona in modo che si possa vivere con serenità la convivenza. Le regole ci sono e bisogna conviverci… facciamo i bravi che fare sta vita non è bello. C.B.

L’UGUAGLIANZA

Io non sono mai stato in carcere, la conosco attraverso i film e quello che mi ha raccontato mio padre, che si è fatto anche quello degli altri suoi “amici di compagnia”. Per paradosso posso dire che io mi sto facendo una comunità per disintossicarmi, ma sono passati 36 anni tra strutture, collegi e comunità di vario tipo. Dunque, posso solo dire che ci sono delle similitudini tra quelli che sono stati in carcere e quello che ho vissuto io nelle strutture, sono quasi alla pari; per quel che mi riguarda, c’era molto solitudine, oppressione, gerarchie da rispettare. Forse quello che sono ora è dato dall’esperienza che mi ha reso una persona educata, rispettosa, sincera e umile verso il prossimo. L’importante era rispettare le regole che m’importavano per vivere quieto e tranquillo nella vita odierna e nel sistema giuridico, dove si dice “la legge è uguale per tutti” ma è una legenda metropolitana. Questo sarebbe il sistema che vigila ora nelle carceri e nelle strutture che non loro modo ci aiutano a reintegrarsi nella società?

Quello Che Penso

Bisognerebbe creare nuovi carceri e aumento del personale del carcere ed un nuovo e rivoluzionario regolamento del carcere: questo è quello che penso. Serve più umanità e cura per i detenuti che sono esseri umani alla fine dei conti e hanno bisogno di molta cura medica e psichiatrica: questo è quello che penso. H.M.

Le Carceri E I Loro Abitanti

Io mi chiamo Alessandro e grazio a dio ho fatto solo due carcerazioni, di cui una di tre mesi per maltrattamenti in famiglia e una di circa un mese per lesioni. Ricordo molto bene però quando andavo a trovare mio fratello Giuseppe mi racconta e mi scriveva cose assurde, parlava di quanto fosse facile procurarsi eroina, cocaina ecc. Oggi mio fratello non c’è più, il cancro chiamato AIDS lo ha portato per sempre via da me. Detto ciò, sono convinto che un’amnistia potrebbe risolvere un po’ di problemi: le carceri sono troppo colme e prima o poi una rivolta farà smuovere le situazioni, spero.

Essere Un Carcerato Non Una Scelta

Ho fatto molti errori nella mia vita, ho vissuto sopra ogni limite, il carcere era un posto che neanche mi si avvicinava. Poi un giorno, anzi, una notte ho esagerato e ci sono andata troppo vicino, c’ero dentro. Non ero sola, c’era una donna in cella insieme a me, è stata cordiale. Io non avevo niente con me… o meglio, non avevo quello che mi poteva servire per “stare bene” in carcere. Avevo paura, mi chiamavano “La Bimba”, avevo il visino d’angioletto…ci sono stati dei momenti in cui quella cella era troppo piccola e mi sembrava di essere in una giungla, ho cercato di tenermi lontana dai guai. A volte il carcere può aiutarti a stare chiusa, a volte hai bisogno di sbarre per fermarti. A volte non ci si entra più per il primo sbaglio ma, piuttosto, per abitudine, ci ritrovi una casa, ormai è il tuo mondo. A volte ti manca perché non c’è altro posto dove potresti andare, non hai nessuno fuori che ti aspetta. Mi feci leggere le carte che dissero che la mia galera sarebbe stata fuori, non dentro al carcere. Infatti, una volta fuori dal carcere, non riuscivo ad uscire di casa, avevo attacchi di panico, avevo paura delle sirene. Non ho parlato con mia sorella per tre anni, ho perso occasioni lavorative, gli amici… loro mi guardavano sorpresi, non mi hanno più chiamato ed io feci la stessa cosa con loro, il lavoro e la mia famiglia. Avevo 23 anni, ero marchiata, diversa, ma non perché fossi “più alta del solito” ma perché ero stata in galera. Come dissi all’inizio ho vissuto sopra ogni limite perché non avevo paura di fare quella vita, ma c’è un detto che mi disse la mia compagna di cella: “Quando esci da quel cancello non voltarti indietro perché se ti giri a guardare il carcere ci rientri”. Io andai dritta, non mi voltai indietro, sentii che avevo paura. Sì, penso di non essermi mai girata perché ho conosciuto la paura… S.S

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