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Margaret Mitchell Via col vento
Fuoco e ceneri
LIBRO 3 traduzione dall’inglese di Paola Mazzarelli
Prefazione
La terza parte di Via col vento racconta l’ultimo anno della Guerra civile americana, dal maggio 1864, quando i nordisti al comando del generale Sherman entrano in Georgia, fino al settembre del 1865, quando, dopo la disfatta subita in aprile dalla Confederazione, gli ultimi reduci tornano a casa. Anche qui, come nel volume precedente, la prospettiva da cui viene vista e commentata la guerra è quella di Scarlett e, per tutta la prima parte del volume, della città di Atlanta. Attraverso la costruzione della storia privata dei protagonisti, l’autrice fornisce un quadro storicamente accurato e coerente delle vicende belliche, non solo per quanto riguarda il fronte della Georgia – cioè quello che i suoi personaggi vedono e vivono direttamente – ma anche rispetto all’andamento generale del conflitto su fronti più lontani, dai quali giungono qua e là, per sentito dire o attraverso altri canali, le notizie salienti.
All’inizio di questo terzo volume ritroviamo Scarlett dove l’abbiamo lasciata alla fine del secondo: a casa di zia Pittypat, ad Atlanta. Ora però la guerra, che fino a questo momento si è svolta in “luoghi remoti”, si sta avvicinando. Entrato in Georgia nei pressi di Dalton, un centinaio di miglia a nord di Atlanta, Sherman punta sulla città, cercando di impadronirsi della Western and Atlantic Railroad, la ferrovia che la collega con il Tennessee e l’Ovest e garantisce il
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contatto con il resto del Paese all’esercito confederato che gli si contrappone.
La campagna si prolunga per quasi due mesi, grazie alla strenua resistenza delle truppe al comando del generale Joseph Johnston, detto “il vecchio Joe”. Inferiori numericamente, meno attrezzati e privi di truppe fresche di riserva – a differenza delle armate nordiste che possono contare su costanti rifornimenti dal Nord – i confederati sono costretti a ripiegare via via verso Atlanta, perché Sherman, ripetutamente respinto negli attacchi frontali (le battaglie di Dalton, Resaca, New Hope Church, Kennesaw Mountain di cui si sente parlare nei primi capitoli) mette in atto una serie di manovre di accerchiamento intese a prendere il nemico alle spalle.
Il fronte dunque si avvicina ad Atlanta, dove nel frattempo Johnston, per prepararsi a resistere all’inevitabile assedio, ha fatto potenziare le fortificazioni di difesa, anche ricorrendo alla requisizione degli schiavi delle piantagioni della zona, come scopre Scarlett con stupore e sgomento, quando vede sfilare per le strade di Atlanta Big Sam e altri lavoranti di Tara.
Atlanta segue lo svolgimento della campagna con crescente apprensione e con un altalenarsi di sentimenti, dallo scoramento alla rabbia all’euforia, a seconda delle notizie che giungono dal fronte. Dopo l’ultima, sanguinosa battaglia di Peachtree Creek – da dove i feriti arrivano direttamente nel giardino di zia Pittypat – cominciano l’assedio e l’esodo della popolazione civile benestante verso altre città.
Il primo agosto, persa anche la battaglia di Jonesboro, prima che cada l’ultima ferrovia ancora attiva che collega Atlanta con Savannah e la costa, gli ultimi reparti confederati abbandonano la città, incendiando, perché non passino al nemico, le fabbriche e i depositi di munizioni. È il giorno in cui nasce il bambino di Melanie. Quella notte anche Scarlett, con Melanie e il resto della famiglia, fugge da Atlanta, ormai in mano ai nordisti, per tornare a Tara, attraverso campagne distrutte dai recenti combattimenti. Nella finzione del romanzo proprio a Tara si è accampato e ha posto il quartiere generale l’esercito nordista prima della battaglia di Jonesboro.
A questo punto in Georgia la guerra ha una battuta di arresto. Sherman si insedia ad Atlanta, facendo evacuare l’intera popolazione civile di quarantamila persone, e lì organizza il proseguimento della campagna verso le città della costa. A metà novembre, quando abbandonano Atlanta, che viene interamente rasa al suolo – come racconta, se pure tacendo gli episodi più macabri, Frank Kennedy a Scarlett e Melanie – le truppe nordiste ricevono l’esplicito ordine di distruggere al loro passaggio ferrovie e ponti, fabbriche e mulini e ogni altra struttura, nonché di “rifornirsi liberamente”, nei territori attraversati, di quanto necessario alla sopravvivenza di uomini e animali. Il che significa requisire alla popolazione foraggio, animali da soma, veicoli da trasporto, animali da macello e tutte le altre provviste alimentari accumulate per l’inverno.
Tali disposizioni furono dettate dalla consapevolezza che, penetrato tanto profondamente in territorio nemico, l’esercito nordista non poteva contare su rifornimenti che arrivassero dalle retrovie, poiché non si poteva garantire la salvaguardia delle linee ferroviarie di approvvigionamento. Ma è facile immaginare che un esercito in marcia, o parti di esso, le intendessero con molta elasticità, e cioè come licenza di saccheggio, cosa del resto prevista da Sherman e, se non incentivata, neppure esplicitamente proibita. Le distruzioni di cui si racconta nel romanzo – anche gratuite, allo scopo di “punire” i ribelli del Sud – sono ben documentate dalle fonti dell’epoca: dallo sradicamento di intere linee ferroviarie all’incendio delle balle di cotone – la ricchezza del Sud – accumulate nei magazzini delle pian-
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tagioni, dalla razzia e l’incendio delle case private alla sistematica distruzione di orti e colture. Sono vicende in cui vediamo coinvolti Scarlett a Tara e altri personaggi del romanzo nelle piantagioni dei dintorni: viene perduto, o distrutto, tutto ciò che era stato salvato o faticosamente ricostruito fino a quel momento. È novembre. Per tutto l’inverno la popolazione della Georgia si trova ridotta alla fame.
La “marcia verso il mare” di Sherman, con armate schierate su un fronte di una cinquantina di chilometri che lasciavano terra bruciata dietro di sé, fu una vera “guerra totale” di epoca moderna, intesa non solo a tagliare i rifornimenti agli eserciti nemici, ma anche a mettere in ginocchio la popolazione civile al fine di accelerare la resa. Resa che avvenne nella primavera successiva, dopo le disfatte sui fronti delle due Carolina e di cui a Tara si ha notizia “con due settimane di ritardo”, quando cominciano ad arrivare alla spicciolata i primi reduci.
La guerra ha fatto un numero altissimo di vittime – sono morti quasi tutti gli amici di Scarlett – e i reduci sono pochi, spesso infermi, invalidi o malati. Tra loro c’è anche Ashley Wilkes. Non tornano però gli schiavi che nel corso del conflitto sono fuggiti o sono stati requisiti dall’esercito, perché è passato in Parlamento nel frattempo (31 gennaio 1865) il XIII emendamento alla Costituzione, che abolisce la schiavitù in tutti i territori dell’Unione, quindi anche negli stati secessionisti del Sud.
Con gli iniziali, faticosi tentativi di ricostruzione e l’indomita volontà di Scarlett di conservare Tara e renderla di nuovo produttiva, se pure nelle condizioni radicalmente mutate del dopoguerra, si chiude questa terza parte del romanzo.
Paola Mazzarelli