Decido io. Amicizia o amore

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Emma e Giacomo sono grandi amici e dopo la scuola lavorano come volontari in un rifugio per animali maltrattati. Un bel giorno a loro si unisce Leo, un ragazzo davvero carino, che però sembra più interessato a conoscere meglio Emma che non ad accudire mucche, pony e maiali. Ad aumentare la confusione, Emma decide di impegnarsi in un’iniziativa animalista e ha bisogno dell’aiuto di entrambi i ragazzi. Ma soprattutto ha bisogno di te per capire se vuole uscire con il bel Leo, con il dolcissimo Giacomo… o con nessuno dei due!

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disegni di Carolin Liepins traduzione di Valentina Vignoli sonja Bullen

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UAO Universale d’Avventure e d’Osservazioni

Sonja Bullen Decido io. Amicizia o amore disegni di Carolin Liepins traduzione dal tedesco di Valentina Vignoli della stessa autrice: Decido io. In gita con la scuola ISBN 978-88-3624-393-8 Prima edizione italiana ottobre 2021 ristampa 9 8 7 6 5 4 3 2 1 0 anno 2025 2024 2023 2022 2021 © 2021 Carlo Gallucci editore srl - Roma Titolo dell’edizione originale tedesca: 1000 Gefühle. Liebesalarm auf dem Tierhof © 2016 Ravensburger Verlag GmbH - Ravensburg, Germania immagini di copertina: © Hi-jang/Thinkstockphoto; © Annykos/Thinkstockphoto; © nnnnae/Thinkstockphoto con i disegni di Carolin Liepins

e il logo

sono marchi depositati

Se non riesci a procurarti un nostro titolo in libreria, ordinalo su: g a l l u c c i e d i t o r e. c o m Il marchio FSC® garantisce che questo volume è realizzato con carta proveniente da foreste gestite in maniera corretta e responsabile e da altre fonti controllate, secondo rigorosi standard ambientali, sociali ed economici.

L’FSC® (Forest Stewardship Council®) è una Organizzazione non governativa internazionale, indipendente e senza scopo di lucro, che include tra i suoi membri gruppi ambientalisti e sociali, proprietari forestali, industrie che lavorano e commerciano il legno, scienziati e tecnici che operano insieme per migliorare la gestione delle foreste in tutto il mondo. Per maggiori informazioni vai su ic.fsc.org e it.fsc.org Tutti i diritti riservati. Senza il consenso scritto dell’editore nessuna parte di questo libro può essere riprodotta o trasmessa in qualsiasi forma e da qualsiasi mezzo, elettronico o meccanico, né fotocopiata, registrata o trattata da sistemi di memorizzazione e recupero delle informazioni.

Sonja Bullen

Amicizia o amore Decido io

Scegli tu come andrà a finire

disegni di Carolin Liepins

Sonja Bullen ama i libri fin da quando era bambina: la divertono, la confortano e riescono sempre a metterla di buon umore. Per questo è felicissima di essere diventata una scrittrice, e in particolare una scrittrice per ragazze e ragazzi. Vive vicino a Brema con suo marito, i loro due figli e un fedele labrador.

Indice Quello nuovo Emma che sussurrava ai cavalli Ospiti a quattro zampe Lo straordinario progetto di Emma Batticuore al parco Delusioni e successi Carezze al sole Qui gatta ci cova Una chat carica di conseguenze Ci vediamo alla quercia Come vincere alla lotteria Malumori e malintesi Ma che ha Giacomo?

Un pomeriggio turbolento La notizia del giorno Tutto a rotoli?

Uno show irresistibile Quante storie!

La squadra dei sogni Basta giochetti Buonumore contagioso

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Com’è il tuo ragazzo ideale?

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Quello nuovo «Piano, Flip!» ridacchiò Emma. «È pronto anche il tuo biberon, lasciami solo finire con Flop».

I due agnellini arrivati all’Arca degli animali da un paio di settimane erano davvero impazienti! Non appena Emma si avvicinava con il biberon pieno di latte, si lanciavano maldestramente su di lei. Emma era felicissima che se la fossero cavata, perché per un certo periodo le cose sembravano aver preso una brutta piega.

Vederli finalmente così in salute la riempiva di una gioia infinita. Adorava fare volontariato al rifugio per animali, e in giornate come quella ancora più del solito.

Flop beveva così rumorosamente che Emma quasi non si accorse che Clara era entrata nella stalla.

«Ciao Emma» la salutò la direttrice dell’Arca.

Emma si voltò verso di lei.

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«Stanno proprio bene, tutti e due!» sorrise Clara, indicando Flip e Flop. «Non ci avrei mai sperato. E devono ringraziare solo te: negli ultimi tempi hai trascorso qui ogni minuto libero!»

«Grazie» rispose Emma arrossendo. Si sentiva onorata: Clara era una delle persone più adorabili che conoscesse. Abitava in una casetta di legno che sorgeva sullo stesso terreno dell’Arca degli animali.

Quando l’anno prima Emma aveva saputo che il rifugio stava cercando volontari, si era subito entusiasmata.

«Più tardi ho bisogno di parlare con tutti i volontari. Vi chiamo io quando sono pronta, va bene? Oggi arriva anche un ragazzo nuovo, si chiama Leo. Ah, dimenticavo, ci pensi tu a cambiare l’acqua dei conigli, per favore?»

«Già fatto» le rispose Emma allegramente.

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«Già, avrei dovuto immaginarlo» sorrise Clara.

«Grazie mille. Allora, a dopo!» disse mentre usciva dalla stalla.

«Ah, sei arrivato in anticipo, benissimo!» le sentì dire Emma appena varcata la porta. A risponderle fu la voce di un ragazzo che di sicuro non era Giacomo, Emma l’avrebbe riconosciuto subito. Anche Giacomo faceva volontariato al rifugio, ma quel giorno si stava occupando dei cavalli. Quindi doveva trattarsi di Leo. Quello nuovo.

«Per il momento da’ un’occhiata in giro» aggiunse Clara. «Magari potresti dare una mano a Emma.

Prova a sentire se ha bisogno, è qui dentro con gli agnellini».

Nella stalla entrò un ragazzo dall’aria disinvolta. Biondo, alto, magro e con due occhi blu come il mare.

Emma, che stava dando il biberon a Flip, con Flop accoccolato addosso, sentì scaldarsi le guance.

Doveva evitare di fare subito una figuraccia. Con gli animali era bravissima, mentre con i ragazzi… beh, la situazione era abbastanza desolante.

«Ciao!» la salutò Leo, chinandosi sopra il muretto della stalla. «Sembri l’illustrazione di un vecchio libro per bambini» «Ciao» mormorò Emma, imbarazzata. Di più non riuscì a dire.

Flip, nel frattempo, continuava a bere felice.

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«In realtà dovevo iniziare la prossima settimana» disse Leo. «Ma pare che domani arrivi un grosso carico di animali, e così Clara mi ha chiesto se potevo anticipare a oggi. Non potevo certo dirle di no!»

«Ah, ecco» si sforzò di rispondere Emma.

Poi di nuovo silenzio. L’unico suono nella stalla era quello di Flip che si rimpinzava di latte.

«Quindi tu sei Emma?» chiese Leo dopo un po’.

«Sì, esatto».

Emma lo guardò e per un attimo si distrasse. Flip le fece cadere il biberon di mano e lei si ritrovò sporca di latte dalla testa ai piedi. Leo fece una leggera smorfia, ma poi si riprese subito.

«Sono un po’ irrequieti, eh, questi due piccolini?» disse. «Però guarda che carini!»

«Sì, vero? Vuoi accarezzarli?» gli chiese Emma titubante.

«Meglio di no, non mi conoscono ancora. Magari la prossima volta. Piuttosto posso guardarti un po’ mentre lavori? Così vedo cosa fate qui» disse Leo illuminandosi in volto. I suoi occhi blu come il mare luccicavano.

Emma cercò di non fissarlo.

«Certo, perché no?» Prese i biberon e chiuse con cura la porta della stalla dietro di sé. «Ora andiamo dagli asini. Hanno una specie di orologio incorporato, se gli diamo da mangiare troppo tardi si mettono a ragliare tutti insieme».

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Leo le camminava accanto e le lanciava continuamente delle occhiatine furtive.

Quando li videro girare l’angolo, gli asinelli alzarono la testa e intonarono immediatamente un assordante concerto di Iiii-ooooh.

Emma sorrise. «Allora, siete contenti?»

«Com’è possibile che degli animaletti del genere riescano a emettere versi così assordanti?» urlò Leo in mezzo a quel baccano.

«Vedrai che adesso smettono».

Emma entrò in una piccola rimessa di fianco al recinto degli asini e uscì con una carriola piena di fieno fresco. Non appena ebbe scaricato la montagna

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di cibo in mezzo al recinto, gli asini si zittirono e si avvicinarono.

«Adesso va molto meglio!» disse Leo tirando un sospiro di sollievo.

«Abbiamo bisogno di più spazio all’aperto per far pascolare gli animali» gli spiegò Emma. «Clara sta trattando con il vicino. Non appena avremo accumulato un po’ di soldi grazie alle donazioni, potremo acquistare un po’ di terreno».

Leo squadrò Emma. «Fico che una ragazza tanto impegnata sia anche così carina».

“Come, scusa?!?”

Emma avvampò. Leo era arrivato a malapena da dieci minuti, possibile che ci stesse già provando? Si schiarì la gola nervosamente. «Beh, ecco… adesso è meglio se andiamo dai maiali».

Leo la seguì, questa volta tenendosi un po’ a distanza. Il terreno era zuppo per l’acquazzone estivo del giorno prima e gli toccava procedere a zig-zag per scansare le pozzanghere.

Emma non poté fare a meno di notare che indossava un paio di jeans nuovi di zecca. Anche le scarpe da ginnastica sembravano altrettanto nuove, o forse erano appena state lavate, e la sua maglietta azzurra non aveva l’aria di essere molto adatta al lavoro che facevano lì. Leo si sarebbe presto accorto che la prossima volta avrebbe fatto meglio a indossare i vestiti più vecchi che aveva, perché lì era impossibile non sporcarsi.

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Emma, con i suoi stivali di gomma, marciava spedita verso i maialini che grufolavano allegri nella terra. Due esemplari di cinta senese si stiracchiavano felici in una grossa pozza.

«Diamo da mangiare anche a quelli?» chiese Leo. «No, loro sono già a posto, ma devo controllare Leila. Si è ferita alle zampe anteriori, e la veterinaria l’ha medicata. Guarda, oggi non zoppica quasi più, è fantastico!»

Emma guardò Leo piena d’aspettative ma lui, invece di rallegrarsi per la bella notizia, ne approfittò per farsi ancora più vicino. Emma si scostò subito, con il volto in fiamme. Ma cosa pensava quello? Se ne stava lì a farle i complimenti, mentre avrebbe fatto meglio a interessarsi un po’ di più alle attività del rifugio.

Emma gli lanciò un’occhiata di sbieco, senza farsi vedere. O, almeno, sperava che lui non l’avesse vista.

Sulla guancia di Leo spuntò una fossetta a forma di cuore.

“Torna in te!” si disse Emma, cercando di concentrarsi sui maiali. Ma nessuno di loro aveva un sorriso dolce come quello di Leo, questo Emma non poteva non ammetterlo.

All’improvviso vicino a Emma e Leo comparve Giacomo. Stava spingendo una grossa carriola piena di sterco e si fermò così bruscamente che un po’ del contenuto schizzò su una delle scarpe di Leo.

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Leo fissò la scarpa con aria schifata e si mise a pulirla meticolosamente. Poi alzò lo sguardo e squadrò Giacomo con gli occhi stretti come due fessure. Lui, tuttavia, non si scompose. «Ehi, ciao, tu sei quello nuovo, giusto? Benvenuto!» gli disse.

Emma lo guardò stupita, perché le sue parole suonavano forzate e artificiose, mentre solitamente Giacomo era gentile ed estroverso con tutti.

«Già, sono quello nuovo» rispose Leo. «Quella carriola va forte eh?»

«Beh, quando è così carica non è facile da manovrare. Mi dispiace» replicò Giacomo cercando di non scoppiare a ridere.

Possibile che li stesse osservando già da un po’?

«Ehi, guardate!» disse Giacomo cambiando argomento e spostandosi accanto a Emma. «Oggi Leila non zoppica quasi più!»

«Hai visto? Non è fantastico? Spero che sia sulla via della guarigione. Mi sembra anche molto più felice».

Emma sorrise a Giacomo e con la coda dell’occhio notò che Leo alzava un sopracciglio.

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In quel momento, giunse loro da lontano la voce di Clara: «Ragazzi, potete venire alla casetta per favore?»

Emma e Giacomo si avviarono subito, Leo li seguì. La “casetta” era una piccola costruzione di legno tutta colorata. Assomigliava alla villa di Pippi Calzelunghe ed era formata da due locali: l’ufficio di Clara e una stanzetta per i collaboratori, in cui i volontari potevano fare una pausa e riscaldarsi durante i mesi invernali.

Vicino alla casetta viveva il caprone Gilberto. Tutto sommato era un animale piuttosto amichevole, anche se a volte sapeva essere un vero scorbutico. E siccome la casetta era situata proprio sul terreno in cui poteva scorrazzare liberamente, se ne andava in giro tutto impettito davanti all’ingresso. Emma e Giacomo sapevano che era meglio evitarlo quando era di cattivo umore.

Leo, invece, non era preparato all’idea che Gilberto potesse partire alla carica contro di

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lui, e si spaventò talmente tanto che fece un balzo di lato.

Ciaf!

Era atterrato con un piede in una pozzanghera gigante. Questa volta fu Giacomo ad alzare un sopracciglio, squadrandolo con aria beffarda. Nei suoi occhi castani balenò un lampo.

Leo cercò di far finta di niente, scrollò la gamba ostentando disinvoltura e seguì gli altri in ufficio.

Clara era seduta dietro la scrivania; di fronte a lei erano sistemati una vecchia poltrona e un divanetto.

«Sedetevi, c’è una cosa di cui dobbiamo parlare» disse in tono gentile.

Emma prese posto sul divano e Giacomo le si sedette subito accanto. Leo, che si lasciava dietro una scia di impronte bagnate, si accomodò sulla poltrona con aria seccata.

«Allora» iniziò Clara «oggi e domani avremo una montagna di cose da fare. Voglio dire, molte più del solito. Spero di poter contare su di voi!»

«Ma certo!» esclamò Emma al colmo dell’entusiasmo.

Anche Giacomo annuì in segno d’approvazione.

Solo Leo sembrò indugiare.

«Dobbiamo solo aspettare un attimo che arrivi Diana. In teoria doveva essere già qui. È molto gentile da parte sua venire apposta, dato che oggi non sarebbe di turno».

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Emma serrò la mandibola.

Diana faceva volontariato all’Arca già da un anno e per questo pensava di avere il diritto di comportarsi da prima donna. E come se il suo atteggiamento arrogante non bastasse, Emma doveva anche sopportare di incontrarla ogni giorno a scuola.

Erano in due classi diverse, ma Diana non si sforzava di nascondere quanto le stesse antipatica. Tutto questo solo perché il ragazzo che le piaceva ci aveva provato con Emma.

Le due ragazze avevano comunque trovato il modo di andare d’accordo almeno lì al rifugio. Del resto perseguivano entrambe lo stesso obiettivo: aiutare gli animali che avevano sofferto.

Clara, seduta davanti al computer, stava digitando qualcosa sulla tastiera quando si sentì un rumore di freni davanti alla casetta.

«Per la miseria, Gilberto, siamo di nuovo di cattivo umore, eh?» lo sgridò una voce femminile.

Diana fece irruzione in ufficio in maniera così impetuosa che la sua treccia bionda prese a ondeggiare di qua e di là. Emma, che si ritrovava sulla testa una massa di ricci scuri pressoché indomabili, era invidiosissima di quei capelli biondi e lisci.

«Ciao a tutti!» esclamò Diana con l’aria di chi si aspettava che tutti si alzassero e facessero un inchino in suo onore.

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Il suo sguardo si posò subito su Leo. «Ciao, tu devi essere quello nuovo!» disse dirigendosi spedita verso di lui. Senza indugi si mise a sedere sul bracciolo della poltrona.

Le guance di Leo si tinsero di rosa. Squadrò Diana di lato, ma poi tornò a posare discretamente lo sguardo su Emma.

«Ah perfetto, cari, ora siamo al completo!» disse Clara. «Dunque, come stavo dicendo, domani arriveranno dei nuovi animali qui al rifugio: quattro mucche e tre pony. In teoria non avremmo lo spazio per prenderli, ma ho dovuto decidere in fretta. Le mucche staranno da noi solo temporaneamente, ho già chiamato l’oasi naturale Le vacche grasse. Grazie alle donazioni hanno appena comprato un po’ di terreno per un nuovo pascolo, ma per le prossime settimane sarà ancora occupato dai vitelli del contadino che gliel’ha venduto».

Emma deglutì. «Da dove arrivano le mucche e i pony?»

Il volto di Clara si scurì. «Dalla fattoria di un anziano signore.

Non era più in grado di mandarla avanti da solo, ma non voleva farsi aiutare, né cedere gli animali. Non avevano cibo né acqua fresca a sufficienza e non potevano uscire all’aperto. A un certo punto una vicina ha chiamato il servizio veterinario. Gli animali erano molto denutriti e

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quasi sommersi dai loro stessi escrementi. Una scena spaventosa».

Nella casetta calò un silenzio pesante.

«Ma adesso tutto andrà per il verso giusto!» proseguì Clara. «Stavo pensando che gli asini potrebbero cedere un po’ del loro prato ai pony. Abbiamo già una capannina libera, dobbiamo solo costruire il recinto.

Le mucche invece… all’inizio dovranno andare nella stalla. Al momento abbiamo tre box liberi. Poi, poco alla volta, le abitueremo a uscire all’aperto».

Emma soffriva sempre molto a sentire storie come quella. E quindi si sentiva ancora meglio all’idea di poter aiutare quegli animali.

Clara si drizzò sulla sedia e iniziò a guardare i ragazzi uno a uno.

«Vi chiederei quindi di formare due squadre: una si occuperà delle mucche, l’altra dei pony. In questo modo potremo dividerci i compiti con la massima efficienza».

Emma, che dentro di sé stava già pensando di fare squadra con Giacomo, notò che Leo aveva avuto un sussulto.

«Io vorrei stare in squadra con Emma» disse il ragazzo. «È stata così gentile prima a portarmi in giro per il rifugio» aggiunse facendole l’occhiolino.

Giacomo e Diana la guardarono perplessi.

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Il cuore di Emma iniziò a batterle forte. Cosa doveva fare? Giacomo era suo amico, erano una coppia affiatata e insieme avevano già risolto parecchie situazioni difficili. E Leo? Certo, era un po’ sfacciato, ma a modo suo anche così dolce… E poi era appena arrivato ed Emma voleva dargli una possibilità. Insomma, se non avesse avuto anche lui a cuore la sorte degli animali non sarebbe certo venuto lì.

O no?

Se pensi che Emma debba acconsentire alla richiesta di Leo e fare squadra con lui, continua a pagina 30.

Se invece pensi che Emma debba stare in squadra con Giacomo, continua a pagina 97.

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Emma e Giacomo sono grandi amici e dopo la scuola lavorano come volontari in un rifugio per animali maltrattati. Un bel giorno a loro si unisce Leo, un ragazzo davvero carino, che però sembra più interessato a conoscere meglio Emma che non ad accudire mucche, pony e maiali. Ad aumentare la confusione, Emma decide di impegnarsi in un’iniziativa animalista e ha bisogno dell’aiuto di entrambi i ragazzi. Ma soprattutto ha bisogno di te per capire se vuole uscire con il bel Leo, con il dolcissimo Giacomo… o con nessuno dei due!

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