Integra-Mente maggio 2017

Periodico che si occupa dell’Area Salute Mentale delle Cooperative Comunità Fraternità Società Cooperativa Sociale ONLUS e Fraternità Giovani Impresa Sociale S.C.S. ONLUS

Periodico Area Salute Mentale

INTEGRA - MENTE n°2 Maggio 2017/Agosto 2017 anno 15°

Storie di Fraternità ... nessuno si senta escluso!

4

Editoriale

Dalle Comunità Il Frassino 5

Diamo il benvenuto a Il Frassino Dalla Redazione

Pagina 5

6

Integra-Mente 14 anni e non sentirli C.P.M.

8

Musicoterapia Umanistico Trasformativa C.D. Stella del Mattino

10

C.A.S.A. come accrescere salute e autonomia

13

Esperienza in montagna del Centro Diurno

Pagina 12

C.D. Borghetti 14

Star bene in acqua C.P.B. Borghetti

Pagina 16 15

Esperienza di Volontariato

Dalle Coop.A 16

Giuseppe Bergamini: 40 anni di solidarietà

Fraternità Giovani 19

CAS di Fraternità Giovani

20

Ci sono. Mi vedi?

Approfondimenti Pagina 24 Bibliografia e pagine web www.fraternità.coop www.cascinacattafame.it

22

Visita al reparto psichiatrico dell’ospedale ...

24

Cascina Clarabella: 20 anni di attività

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Percorsi di coesione verso un nuovo sistema

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Dal DNA alla nuova immagine coordinata

Bakeca 29

Esperienza di comunità 2

Fraternità, una storia che continua Una riflessione dello situazione di Fraternità dalle radici alle ali Cari lettori buongiorno, nel seguente numero di Integra-Mente daremo largo spazio a 2 temi che c’hanno impegnato in questo periodo: i festeggiamenti per i 40 anni di attività di Giuseppe Bergamini e il rinnovamento dell’immagine coordinata delle Coop.A di Fraternità. Questa concomitanza ci costringe a riflettere su dove siamo arrivati con il nostro percorso e su quale direzione prendere per costruire il futuro. La sfida sarà riuscire a far convivere lo spirito che ha permesso alle cooperative di nascere con le nuove sfide che il mondo attuale ci riserva.

NUOVI LOGHI, NUOVA COMUNICAZIONE Da ormai alcuni mesi, le quattro cooperative A di Fraternità hanno sviluppato un lavoro di revisione della propria “immagine” e di costruzione di percorsi che hanno portato a realizzare non solo i nuovi loghi ma anche tutti gli strumenti coordinati per una presentazione all’esterno degna dei tempi.

Assistiti dai competenti professionisti di Officina Strategia (operatore bresciano del settore della comunicazione integrata) ed accompagnati dal capace Stefano Orizio, ci siamo interrogati sull’opportunità di ri-creare gli elementi che ci aiutassero meglio a comunicare chi siamo e cosa facciamo.

Presentarsi bene, essere chiari e sintetici, far capire con immediatezza cosa facciamo e fare tutte e tre queste cose bene, sono stati gli obiettivi principali di questo lavoro.

Linee, colori, forme e parole sono state ri-visitate e rilette alla luce dei tempi.

Abbiamo scoperto così quanto importanti ed attuali siano ancora i valori che hanno generato Fraternità più di 30 anni fa ed abbiamo capito quanto importante ed opportuno fosse il “presentarli” con un nuovo modo.

L’azione di accompagnamento di Officina Strategia e di Stefano Orizio sta continuando attraverso il lavoro di coordinamento di tutti gli strumenti dei quali disponiamo ogni giorno: carta intestata, locandine di comunicazione interna/esterna, impostazione della comunicazione sui social network .

Un’esperienza questa che ci sta aiutando a capire anche l’immagine che ognuno di noi ha della propria cooperativa e di quelle di tipo A di Fraternità.

Leggerci dentro per narrarci fuori, il percorso continua con il contributo di tutti.

La Redazione

Diamo il benvenuto a Il Frassino Anche lo storico servizio di Travagliato entra a far parte della redazione Con piacere da questo numero inizia la collaborazione al nostro giornalino anche degli ospiti e operatori della comunità terapeutica pedagogica riabilitativa. Ecco una breve presentazione del servizio.

“IL FRASSINO” è una comunità terapeutica pedagogico-riabilitativo con modulo per alcol e polidipendenze. La nostra equipe multidisciplinare è composta da otto figure professionali che insieme collaborano con il fine di condurre l’utente alla fine del programma personalizzato con i migliori risultati. La comunità “IL FRASSINO” si propone di offrire un servizio personalizzato per il recupero generale della persona. Il programma terapeutico standard ha una durata di 18 mesi, sia per quanto riguarda il trattamento specialistico, sia per il programma pedagogico riabilitativo. L’attività è dedicata al recupero delle condizioni di salute degli ospiti e dalla loro autonomia dalle sostanze, al monitoraggio del percorso educativo ed alla prevenzione delle ricadute. La sede si trova a Travagliato, in via della Tecnica 36 e ha una capacità ricettiva di 24 posti letto di cui 16 per l’intervento pedagogico-riabilitativo per problemi di dipendenze da droghe ed 8 per il trattamento specialistico per alcolismo e polidipendenza (decr.436 del 29/08/13ASL di Brescia) i restanti 9 posti letto autorizzati al funzionamento (6 pedagogico più 3 specialistici) sono disponibili per la cura di pazienti inviati da altre regioni e con compartecipazione di spesa. Il requisito per l’ingresso prevede di essere in possesso di certificazione di dipendenza valida, rilasciata da un servizio territoriale accreditato, attestante una diagnosi di dipendenza da sostanze o da alcol. Possono essere inserite in comunità le persone anche detenute in misura alternativa al carcere. Il progetto educativo personalizzato è diviso in tre fasi: accoglienza e ambientamento: In questo primo periodo viene proposto al nuovo arrivato di conoscere la comunità nel suo complesso, adattandosi a ritmi e regole; prima fase: L’obiettivo principale di questa fase è quella di riattivarsi in prima persona, in un percorso di condivisione e confronto con gli altri, recuperando maggiore consapevolezza di sé e delle proprie modalità;

seconda fase: E’ la fase in cui si intensificano, nelle attività proposte e nell’organizzazione della comunità, le richieste di partecipazione e di responsabilizzazione, a seconda delle caratteristiche cliniche e del grado di autonomia di ciascuno; Reinserimento e dimissioni: L’obiettivo di un’attività di reinserimento è quello di rendere il paziente autonomo economicamente individuando opportunità lavorative ed abitative secondo il luogo e le modalità scelte. Alcune persone rientrano presso la loro famiglia, altri preferiscono una collocazione autonoma in territori diversi.

La nostra equipe, era a conoscenza che nella nostra cooperativa ci fosse un gruppo di educatori e collaboratori che lavorano insieme alla stesura del periodico che si occupa dell’area Salute Mentale. A questo giornale partecipano le varie realtà che erogano servizi sanitari, servizi socio sanitari, servizi assistenziali che fanno parte del nostro gruppo. La proposta da parte nostra di poter partecipare è stata subito accolta con entusiasmo dai coordinatori del giornale e per noi ha significato sentirci inclusi in questa attività e parte integrante della nostra cooperativa. E’ una grande soddisfazione lavorare per i nostri servizi che sempre più rispondono ai bisogni delle persone in difficoltà.

Riteniamo questa occasione idonea per farci conoscere come servizio, e troviamo sia uno spazio utile per poter raccontare le nostre esperienze di attività ludiche svolte con i nostri utenti e per mettere in campo nuove idee volte a sviluppare la socializzazione e una maggiore consapevolezza di sé.

Ruth Blanco

Dalle Comunità - Dalla Redazione Integra-Mente 14 anni e non sentirli Il nostro periodico fa i conti con l’età Che cosa si può raccontare di questa bella avventura partita tanto tempo fa. La redazione sente che è arrivato il momento di fare il punto: nelle due pagine che seguono abbiamo cercato di riassumere la storia, l’attualità e le prospettive su questo bellissimo percorso.

Che se il motore non fosse stato un “cosiddetto” ospite della nostra struttura questo giornalino non sarebbe mai nato.

Che se la Fondazione della Comunità Bresciana non avesse finanziato il progetto dell’allora “Fraternità News” la nostra amministrazione non avrebbe sicuramente trovato i fondi per finanziare l’avvio dell’attività.

Che se nel tempo vari operatori dei nostri servizi di Salute Mentale non si fossero resi disponibili a seguire in modo specifico l’attività del giornalino sicuramente oggi non saremmo qui a continuare questa bella iniziativa.

Che se oggi non avessimo una redazione ampia e disponibile che comprende a vario titolo operatori delle 4 cooperative tipo A a marchio Fraternità sicuramente i nostri confini sarebbero più limitati.

Come vedete la storia del nostro giornalino è fatta di persone, e di qualche “se”, che a vario titolo e con modalità diverse hanno contribuito a dare voce a chi non viene mai ascoltato ”perché tanto è matto”. Per dare visibilità ad una serie di iniziative, realizzate all’interno dei nostri servizi, che rischiavano di essere dimenticate e non fornivano il reale riscontro di quanto invece viene fatto per

cercare di abbattere lo stigma che circonda ancora la salute mentale.

Parafrasando una famosa canzone abbiamo avuto l’ambizione di aprire i confini “perché il diverso fa paura e l’indifferenza è uguale a morte” così abbiamo portato i nostri ospiti in vacanza quando erano anni che non vi andavano, abbiamo organizzato convegni sulla salute mentale con personalità di fama internazionale (prof. Eugenio Borgna – prof. Luigi Zoja), abbiamo organizzato scambi culturali in Europa con altre realtà del mondo della salute mentale (Clinica di Gheel in Belgio – Servizi di Salute Mentale in Alsazia).

Concludendo voglio ringraziare veramente tutte le persone che si sono adoperate per la riuscita di questa nostra iniziativa, anche quelle che non ci credevano più di tanto perché sono stati da stimolo a continuare. Ora non ci resta che continuare questo percorso con la consapevolezza che “difficile non è partire contro la corrente, ma caso mai senza un saluto”. GRAZIE Massimo

Come è nato il giornalino integra-mente Salve, io sono stato un ospite della comunità Averolda nel 2003 e sono uno degli ideatori del giornalino Integra-Mente.

All’inizio è nato come giornalino di una decina di pagine che trattava argomenti riguardanti la comunità averolda e di quello che noi facevamo all’interno. Si raccoglievano gli articoli di vario genere degli ospiti e degli educatori, ma anche di chi voleva scrivere qualcosa nel giornalino……come volontari, famigliari,persone esterne ecc….gli articoli erano di vario genere: musica, spettacolo, esperienze personali, recensioni di film, descrizione di un computer o telefonino, sport ecc…

Poi raccolti gli articoli si impaginava e si stampava una bozza, la si correggeva e si stampava il definitivo (1 copia), poi si facevano una trentina di copie con la fotocopiatrice e lo si dava a tutte le cooperative del Gruppo Fraternità……(allora erano 27 cooperative del Gruppo Fraternità), lo si assemblava in comunità!

Insomma un giornalino “casereccio”. Poi negli anni ha avuto un notevole sviluppo ed ora è come lo conoscete oggi!

Un abbraccio

Dalle Comunità - Dalla Redazione I primi passi del giornalino La mia esperienza pluriennale di gestione del giornalino è compresa in un arco temporale che va dal 2003 al 2014; la storia inizia dalla proposta di un utente appassionato, nonché con le competenze di grafico, C.; in principio erano un paio di numeri e una pubblicazione molto artigianale a diffusione interna alla comunità con una struttura molto classica: si creavano varie rubriche che andavano dal cinema alla musica ai libri; la gestione di queste rubriche era affidata a vari utenti che per interessi personali si appassionavano a un tema; un esempio è quello della rubrica d’arte in cui si coinvolgeva P., un nostro paziente che faceva il pittore o la rubrica della numismatica in cui A. poteva sbizzarrire la sua passione per le monete antiche; ricordo con piacere anche la rubrica della musica fatta con J. che, portata avanti per vari numeri, ha ripercorso la storia della musica dalle radici del blues fino alla musica pop parlando anche della musica africana cuore della musica moderna. Altra rubrica importante era quella della montagna nella quale mio figlio Cosma raccontava delle sue escursioni e che poi è diventata una delle vetrine del progetto di montagnaterapia. Veni-

vano inoltre affrontate di volta in volta le varie attività della comunità con l’aiuto degli operatori e degli utenti coinvolti.

Questa attività io l’ho sempre ritenuta importante soprattutto come modalità per mantenere le relazioni con i pazienti, specialmente con quelli più chiusi con i quali era difficile stabilire un rapporto; inoltre fungeva anche da attività per il mantenimento della capacità cognitive (dato che gli utenti dovevano sforzarsi a mettere sulla carta dei concetti) nonché come modalità per esprimere le proprie emozioni. Si poteva, coltivando gli interessi delle persone, stabilire un rapporto che consentisse poi l’uscita dall’isolamento: ricordi personali, attività passate, interessi e passioni diventavano tutto materiale per il nostro giornalino.

Rispetto a tutto ciò un passaggio molto importante è stato quando il giornalino è passato da una diffusione solo interna alla comunità a una diffusione esterna (scuole, biblioteche; C.P.S. , comuni ecc…); il giornalino è così diventato uno strumento per far conoscere le nostre attività e quello che eravamo al mondo esterno.

Fulvio

Il giornalino cresce ...

Dal 2011 il giornalino esce dalle mura della Comunità e trova nuovi collaboratori negli altri servizi dell’Area Salute Mentale. La redazione si amplia, il giornalino diventa così un’attività in tutti i servizi e per tutti gli ospiti. Periodicamente ci si incontra ed ognuno porta il proprio contributo e le proprie idee.

Con ogni numero cerchiamo di migliorare cercando di realizzare un numero sempre più interessante e completo. Non è mai mancato lo spazio per tutti gli ospiti dei diversi servizi per raccontare ciò che fanno o condividere le proprie passioni, nel tempo, però si è cercato di dare sempre più risalto alle diverse attività delle 4 cooperative di tipo A. Si è, inoltre, cercato di poter condividere articoli di personalità di spicco che ci hanno permesso di approfondire tematiche importanti.

Con il tempo i confini di Integra-Mente si sono ancora allargati coinvolgendo l’Area delle Dipendenze, Fraternità Giovani e le altre cooperative.

Questi cambiamenti hanno portato anche ad un cambiamento della veste grafica, abbiamo cambiato formato e cercato di dare un’impaginazio-

ne sempre più accattivante. Per questo da un po’ si è aggiunto alla redazione Stefano per curare sempre meglio l’aspetto grafico.

E per il futuro??? Sicuramente ci aspettano ancora tanti numeri da scrivere!!! Credo sia importante dare sempre più importanza a questa attività: sia per l’importante valenza educativa, sia come importante strumento per far conoscere all’esterno ciò che facciamo e come mezzo per poter combattere tanti pregiudizi che i nostri ospiti vivono quotidianamente. Mi auguro che nel tempo i collaboratori possano sempre aumentare.

Concludo ringraziando tutta la redazione: Massimo, Alberta, Ilaria, Serena, Francesco e Stefano per l’impegno e la passione per realizzare ogni numero. Fulvio per essere stato anima del giornalino per tanti anni e per averci insegnato tante cose su come farlo. A tutti i ragazzi che in questi anni hanno scritto e continuano a scrivere i loro articoli.

Grazie a tutti i nostri lettori.

Al prossimo numero!!!

Benedetta

Dalle Comunità - C. P. M. Comunità Fraternità Musicoterapia Umanistico Trasformativa Presentiamo questa interessante attività musicale Andrea in questo interessante articolo ci presenta in maniera dettagliata la Musicoterapia, attività proposta in alcuni dei nostri servizi.

La World Federation of Music Therapy (Federazione Mondiale di Musicoterapia) ha dato nel 1996 la seguente definizione: “la Musicoterapia è l’uso della musica e/o degli elementi musicali (suono, ritmo, melodia, armonia) da parte di un musicoterapeuta qualificato con un utente o un gruppo in un processo atto a facilitare e favorire la comunicazione, la relazione, l’apprendimento, la motricità, l’espressione, l’organizzazione e altri rilevanti obiettivi terapeutici, al fine di soddisfare le necessità fisiche, emozionali, mentali, sociali e cognitive.

La musicoterapia mira a sviluppare le funzioni potenziali e /o residue dell’individuo in modo tale che questi possa meglio realizzare l’integrazione intra e inter-personale e consequenzialmente possa migliorare la qualità della vita grazie ad un processo preventivo/riabilitativo/terapeutico.

Storicamente possiamo distinguere principalmente la Musicoterapia Attiva (suonare) e quella Passiva (ascoltare). Oggi invece si evidenziano diverse scuole di pensiero:  Scuole a impianto somatico  Scuole a impianto psicosomatico  Scuole a impianto psicoanalitico

La Musicoterapia Umanistico Trasformativa si inserisce in quest’ultima categoria.

Per raggiungere le competenze minime di terapista U.T. è obbligatoria una scuola triennale, è quindi impensabile riassumere questo approccio (così come gli altri) in poche parole, possiamo però evidenziare le principali caratteristiche pedagogiche della M.U.T. che possono rappresentare dei para-

metri orientativi per avvicinarsi al perché l’azione musicoterapica M.U.T. educhi e a cosa educhi.

Penso che in tali caratteristiche, di seguito riportate, siano rilevabili diversi punti di contatto con ciò che è più generalmente inteso come “approccio educativo”.

1. Intervento lungo tutto l’arco di vita.

L’intervento possibile attraverso la M.U.T si estende attraverso tutto l’arco di vita, come dimostrano i numerosi ambiti di intervento, dal prenatale alla terza età, compreso l’accompagnamento nel processo del morire. Questo è possibile perché il focus è posto sulla relazione significativa, non sulle tecniche in sé, che quindi non sono rigide e definite, ma sono al servizio della persona.

2. Interesse e azione rivolti alla globalità dell’essere umano.

La M.U.T. si fonda su una concezione di persona intesa come unità che ha delle singolarità da sviluppare ma che è anche costituita da diverse dimensioni interagenti: corporeità, emotività, volitività, affettività, eticità, cognitività, creatività, socialità, spiritualità. La loro interazione forma l’identità personale. La M.U.T. mira allo sviluppo delle specifiche risorse dell’individuo.

3. Coinvolgimento attivo della persona nel processo terapeutico.

La M.U.T. rientra nelle cosiddette terapie attive, che prevedono il cambiamento della situazione, non la sua sola comprensione e interpretazione. La M.U.T. lavora con il potenziale suono-ritmo-musica per facilitare il passaggio da una situazione iniziale a una di maggiore benessere. In terapia si è attivi quando si è accolti amorevolmente come persone e resi parte del processo terapeutico, senza essere visti a priori attraverso il filtro dell’handicap.

4. Terapia strettamente individualizzata.

A partire dall’autenticità vissuta nelle relazione e

Dalle Comunità - C. P. M. Comunità Fraternità in quanto la persona dà a sé stessa una risposta alla sua domanda di senso.

L’uomo è responsabile dell’uomo: responsabilità di sé nel sistema più ampio. Il tema dell’apertura a sé e agli altri richiama quello della responsabilità della persona verso sé stessa e verso il mondo.

La natura dell’uomo è dialogica. L’atto creativo, che è l’apertura al dialogo, è possibile in musicoterapia utilizzando i potenziali di suono-ritmomusica e realizza l’uomo in quanto risponde alla sua natura ontologica originaria di essere dialogante.

dell’essere parte attiva del processo di trasformazione, il musicoterapeuta ha il compito di cogliere la particolare situazione attuale che la persona vive nel dato momento a prescindere dal problema specifico per cui inizia la terapia. Particolare attenzione è anche data al contesto relazionale e ambientale in cui la persona è inserita.

5. Tensione alla coerenza tra intenzione ed esiti.

Il musicoterapeuta dovrà tendere a far coincidere questi livelli, la sua intenzione consapevole dovrà corrispondere al suo comportamento sonoromusicale.

6. Competenze comunicative del musicoterapeuta.

Il musicoterapeuta è l’oggetto più rilevante della condizione educativa. Oltre che la capacità di empatia e intuizione servono sincerità, modestia, umiltà, pazienza; tecnicamente parlando è necessario saper leggere i volti, gli sguardi, le mimiche, gli atteggiamenti, i movimenti e le loro sequenze, le vicinanze, le lontananze, i silenzi e i toni di voce, essere aperti inoltre nella lettura della musicalità dell’altro che si esprime tramite ogni suo comportamento e movimento.

7. Perseguire il divenire persona.

I passaggi filosofici utili per descrivere il senso dell’umano divenire così come viene inteso dalla M.U.T. sono i seguenti: Esiste una differenza tra individuo e persona. La persona si differenzia dall’individuo quando procede nella sua realizzazione attraverso un percorso di apertura.

La persona appartiene all’essere e tende all’apertura. Per la M.U.T. l’aspetto spirituale permette un arricchimento dell’identità e della personalità

8. Terapia come educazione alla vita e scopertaadesione al proprio progetto.

La natura umana è in sé stessa una natura progettuale intesa non semplicemente come capacità di creare uno schema in grado di orientare azioni future, ma capacità umana di essere parte attiva nella costruzione del proprio presente e futuro. Questo accade quando l’uomo dà voce alla sua più intima natura che è quella di creare l’inedito mediante il dialogo.

9.Centralità del dialogo e dell’incontro attraverso l’azione.

L’azione musicoterapica che educa è quella in cui intenzione e gesti dell’azione si uniscono e agendo sui fattori di cambiamento generano incremento di sviluppo umano. L’incontro accade quando l’intenzione del terapeuta è in grado di scegliere l’azione migliore tra le varie possibili per facilitare l’apertura.

10. Orientata al futuro della persona e del mondo.

Attraverso il canale musicale la M.U.T. ha la possibilità di cogliere dell’altro il disagio in maniera inedita, offrendo così la possibilità di accedere a nuove risorse. La M.U.T è educativa e educa alla vita quando coglie nell’altro le potenzialità e non solo il disagio.

In conclusione aggiungo che la cura intesa come esperienza antropologica-umana è possibile in un continuum tra curante e curato, che si trovano “sulla stessa barca”, addentro i medesimi presupposti antropologici. Potremmo dire che, in questo continuum, anche il terapeuta viene curato a propria volta, nell’incontro unico e irripetibile che è il processo di cura, in cui quindi, può avvenire una Trasformazione, cioè una forma nuova che possa contenere anche le parti più dolorose. In tale senso la cura appartiene all’arte, e quindi anche alla musica, capace di contemplare e comprendere le dissonanze.

Andrea Bui

Dalle Comunità - C. D. Stella del Mattino C.A.S.A. come accrescere salute e autonomia Progetto sperimentale di housing sociale Tutto quanto avvicina o ri-avvicina la persona al proprio territorio e la allontana da contesti fortemente tutelanti quali le moderne strutture residenziali, le fa compiere contemporaneamente un processo di riappropriazione di appartenenza ad un contesto familiare, sociale e culturale (che crea benessere) e insieme un processo di riacquisizione di cittadinanza (che crea tutela dei diritti).

PREMESSA La situazione di crisi di questi anni ha creato una nuova fascia di fragilità sociale rispetto alla condizioni minime di vita. Questa coinvolge una fetta ampia di popolazione che improvvisamente, vuoi per la perdita del lavoro, vuoi per la separazione dal coniuge, vuoi per altri motivi, si è venuta a trovare di punto in bianco ad affrontare una situazione di povertà che precedentemente non avrebbe mai pensato di dover affrontare. A questi nuovi scenari si affiancano le situazioni che abitualmente si devono confrontare con la precarietà della propria salute mentale o della dipendenza da sostanze. E a tutto ciò si è aggiunta, negli ultimi anni, la grossa difficoltà economica in cui si dibattono i Comuni per far fronte alle necessità dei propri cittadini, soprattutto i più sfortunati, in un momento storico che vede il sistema sanitario e sociosanitario lombardo investito da processi di integrazione verso nuove sperimentazioni di servizi, caratterizzati da flessibilità, radicamento sul territorio e contenimento dei costi.

L’idea di creare nuove opportunità nel territorio della Valle Sabbia, nasce dall’interlocuzione pressoché quotidiana coi servizi della zona, coi quali collaboriamo ormai da dieci anni, grazie soprattutto all’esistenza del Centro Diurno Psichiatrico di Nozza di Vestone.

Diverse sono le organizzazioni che operano già sul territorio e che rispondono alle problematiche più varie, con interventi a livello residenziale, semi residenziale e domiciliare, ma oltre a non essere ancora sufficienti rispetto alle molteplicità dei bisogni, non ci pare che esplorino ancora quei territori di innovazione che ci si propone di affrontare, nel tentativo di accrescere la cultura di “accoglienza di comunità”, andando oltre il modello della comunità di accoglienza.

I rapporti di vicinanza e rispetto costruiti nel tempo

con le varie Istituzioni pubbliche e private, sono forieri di buoni auspici circa l’attuazione di sperimentazioni innovative, che vadano ad integrare l’offerta esistente di servizi e possano avviare nuove e proficue collaborazioni che rispondano efficacemente alle esigenze del territorio, mettendo in comune esperienze, competenze, risorse umane e strutturali.

Da tempo si stanno elaborando idee, ma principalmente per la mancanza di fondi, non si è mai riusciti a concretizzarle, nonostante alcune proposte (ad esempio della Fondazione Passerini che ospita il nostro Centro Diurno) che però non eravamo in grado di accogliere. Ora pare arrivato il momento di sperimentare un nuovo tipo di intervento che va nella stessa direzione delle riflessioni fatte finora ed in sintonia con le esigenze che il territorio sembra esprimere con forza.

LA PROPOSTA Grazie all’offerta di un alloggio fornito dall’amministrazione comunale di Nozza ad affitto calmierato, inserito in un complesso di altri alloggi, si è cominciato ad elaborare un progetto sperimentale di accoglienza in “housing sociale”, rivolto ad un massimo di 6 persone del territorio afferente alla Comunità Montana di Valle Sabbia, per offrire oltre all’abitare (un alloggio ristrutturato, arredato e dotato di strumentazioni domotiche che facilitino anche le persone con disabilità), un’esperienza di socializzazione sia tra coinquilini (che possono avere fragilità diverse), che col vicinato (il contesto in cui l’alloggio è posizionato) e col territorio nel suo insieme, naturalmente con l’aiuto di perso-

Dalle Comunità - C, D, Stella del Mattino nale qualificato che presidi l’alloggio per circa 3/4 ore al giorno.

Gli obiettivi principali del progetto si possono così sintetizzare: sperimentare esperienze di co-housing in grado di lavorare sulla presa in carico comunitaria dei processi di autonomia delle persone fragili; promuovere, sostenere e rafforzare l’autonomia delle persone, intesa come capacità di autogestione costruttiva della quotidianità e capacità di progettare azioni volte ad una sufficiente indipendenza personale, relazionale, economica e lavorativa e di gestione del proprio spazio abitativo; promuovere forme di organizzazione familiare condivisa per costruire sostegno mutualistico familiare (l’appartamento si configura come presidio territoriale, punto di snodo per la comunità); coinvolgere la comunità limitrofa (alloggi vicini) attraverso forme di sharing economy (ad es. pulizia delle scale condominiali, manutenzione del giardino, piccole commissioni domestiche per i vicini di casa,…); sperimentare forme personalizzate d’intervento in grado di coinvolgere i fruitori nella programmazione del servizio; riqualificare strutturalmente il patrimonio pubblico “ad uso comunitario” attraverso dotazioni tecnologiche in grado di aumentare la permanenza delle persone fragili e con disabilità in contesti domestici.

Sono già stati individuati un paio di operatori del Centro Diurno “Stella del Mattino” (almeno nella prima fase sperimentale) che, sotto la supervisione della coordinatrice del Centro e del Responsabile dell’Area per la Salute Mentale della cooperativa Comunità Fraternità, possano avviare l’esperienza dei primi ospiti, favorendo lo sviluppo delle loro risorse personali e della loro autonomia. L’intervento

si distingue dal classico convivere in una struttura comunitaria e va piuttosto ad integrarsi con quanto già si fa tipicamente in un centro diurno, ovvero andando a coprire quelle ore in cui la persona si ritrova da sola (pomeriggio/sera, o nei week-end) per aiutarla a concludere positivamente la sua giornata e ad occupare serenamente il suo tempo libero.

Tipologia di utenza beneficiaria del progetto: l’idea è quella di ospitare persone singole, o anche piccoli nuclei familiari, in condizione di fragilità socio abitativa e persone che, al termine di altri percorsi (ex tossicodipendenti, persone con disabilità, persone con disturbi psichiatrici), siano pronti per un’esperienza di quasi totale autonomia, ma che non siano ancora in condizioni economiche tali da permetterla.

ACCESSO AL SERVIZIO: ci pare opportuno e fondamentale che il servizio sociale della Comunità Montana di Valle Sabbia svolga il ruolo di regia per i comuni del territorio e per i servizi specialistici, indirizzando le richieste e vagliandone le priorità, da presentare alla cooperativa, che si riserva una valutazione tecnica soprattutto rispetto alla compatibilità tra gli ospiti.

Modalità di gestione del servizio: si formalizzerà con ciascun ospite una sorta di contratto di utilizzo degli ambienti, con un regolamento di convivenza cui attenersi e i costi di gestione da suddividersi (quota mensile comprendente le utenze), nonché la durata dell’intervento.

Ogni ospite disporrà delle chiavi dei locali e gestirà in quasi totale autonomia il suo tempo.

La presenza del personale della cooperativa (educatore e operatore sociosanitario) ha lo scopo di supportare gli ospiti nella gestione delle pulizie degli ambienti, nella preparazione dei pasti, nella gestione delle spese, nella somministrazione eventuale delle terapie farmacologiche, nel filtrare accessi di altre persone, nel supportare l’organizzazione della quotidianità e la gestione del tempo libero.

L’esperienza che si vuole sperimentare, centrata sui fondamenti dell’housing sociale, vuole tentare di coinvolgere il più possibile il territorio inteso in senso ampio: dalle organizzazioni presenti del mondo del volontariato e dell’associazionismo, a quelle istituzionali pubbliche e private, ai cittadini del contesto abitativo dov’è inserito l’alloggio, puntando ad integrare il più possibile gli ospiti in una sorta di scambio reciproco di opportunità, naturalmente col supporto del personale della cooperativa.

Se gli ospiti non hanno già una loro occupazione durante il giorno, potrebbero essere inseriti nelle attività diurne del Centro Stella del Mattino che

Dalle Comunità - C. D. Stella del Mattino

prevede attività di assemblaggio, attività legate alle arti terapie ed attività di tipo ludico e/o culturale.

Ogni ospite potrebbe essere dotato di tablet (predisposto anche per video-chiamata per momenti di eventuale emergenza, al fine di poter valutare l’intervento da porre in atto, anche a distanza, almeno con un contatto visivo).

COINVOLGIMENTO DEL TERRITORIO: nello spirito già descritto della progettazione tipica dell’housing sociale, si intendono porre in essere azioni varie di coinvolgimento del territorio, a cominciare dalle azioni di vicinato con gli inquilini degli alloggi limitrofi, fino alla partecipazione ad iniziative organizzate dalle varie associazioni e dalle varie agenzie presenti, con gradualità, ma anche con determinazione, a seconda delle possibilità offerte dagli ospiti e del loro grado di autonomia e di propensione alla socializzazione ed alla condivisione, naturalmente sollecitate dagli operatori di supporto.

SOSTENIBILITÀ: la cooperativa auspica di poter contare, in fase di start up, su un paio di contributi ad hoc, possibilmente messi a disposizione dalla Comunità Montana di Valle Sabbia e dall’ASST del Garda, ente di riferimento per la programmazione e l’erogazione di servizi sociosanitari di questo territorio, utilizzabili per rendere l’alloggio funzionale alle esigenze del progetto ed alla sua gestione. Mettendo a disposizione un paio di operatori, direttamente impiegati per una parte del loro monte orario in questa sperimentazione, ed un paio di responsabili a supervisionare l’andamento del progetto, impegna evidentemente una discreta quota di risorse umane.

Il periodo di sperimentazione è da calcolarsi in base al contratto di locazione che il Comune di

Nozza intenderà proporre, ma per almeno per 12 mesi la cooperativa potrebbe impegnarsi a rendere concreta la sperimentazione, valutando semestralmente la sostenibilità nel suo complesso.

La quota mensile a carico dell’ospite non può comprendere la copertura delle spese complessive del progetto (affitto, utenze, operatori) e deve perciò prevedere una compartecipazione da parte di tutti gli attori coinvolti nel progetto: l’utente stesso ed i familiari, il suo servizio inviante, la cooperativa che gestisce il servizio.

Sono naturalmente in corso azioni di reperimento fondi, attraverso bandi di finanziamento, ed altri se ne faranno per sostenere il futuro delle attività e, se l’esperienza e le situazioni lo permetteranno, anche per il suo replicamento attraverso il reperimento di altri alloggi.

Allo stato attuale, pare ragionevole pensare ad una quota pro capite tra i 30 e i 40 euro al giorno, a copertura dei costi previsti.

VERIFICHE: si prevedono incontri periodici (almeno mensili) con la “cabina di regia” del servizio sociale della Comunità Montana di Valle Sabbia, per valutare gli inserimenti, per monitorarne l’andamento di ciascun progetto e per concertare le azioni da predisporre per il coinvolgimento del territorio e gli eventuali sviluppi futuri della sperimentazione.

Equipe progettazione Housing Sociale Nozza Comunità Fraternità

Dalle Comunità - C. D. Stella del Mattino Esperienza in montagna del Centro Diurno Se va mia en montagna a caminà ale des de matina !!

Sono ormai trascorsi sei anni dalla prima uscita in montagna per gli ospiti del C.D. di Nozza in collaborazione con il C.A.I di Vestone. Ecco come sta proseguendo questa proficua collaborazione.

Così iniziano le giornate dedicate alle uscite in montagna, con il consueto ritrovo mattutino con i volontari del Cai, presso il centro diurno Stella del Mattino, per un buon caffè che ci darà la carica per affrontare la camminata. Quando i volontari ci raggiungono, noi del centro diurno siamo ancora affaccendati a preparare le ultime cose per la giornata e soprattutto amiamo poi sorseggiare il caffè in compagnia e con molta tranquillità. Non badiamo troppo agli orari.

Per fortuna c’è chi con decisione ci richiama all’ordine e ci ricorda che i tempi stringono!! Al suo invito ci apprestiamo a partire, carichiamo gli zaini in macchina e ci dirigiamo verso la destinazione prefissata.

Di volta in volta ci avventuriamo a scoprire nuove località e affrontare itinerari diversi, solitamente sono i volontari che si occupano di individuare il tragitto ma alcune proposte vengono dagli ospiti stessi che suggeriscono percorsi da loro ben conosciuti e ai quali sono legati, magari perché ricchi di ricordi d’infanzia o gioventù.

L’impegno durante le uscite è andato aumentando nel tempo, percorriamo tragitti più lunghi ma soprattutto più ripidi! Non è mancato qualche attimo di scoraggiamento e qualche lamentela, ma con soddisfazione di ognuno, tutti abbiamo sempre raggiunto la meta!

Però il giorno dopo che mal di gambe!!

Fortunatamente le fatiche del cammino sono ripagate da pranzi appetitosi. Addentiamo con voraci-

tà i nostri panini super imbottiti e per concludere in dolcezza i volontari ci offrono sempre gustosi biscotti e dolcetti a cui proprio non diciamo mai di no!

Dopo il pranzo qualcuno ne approfitta per un momento di relax, qualcun altro si intrattiene con una sfida a carte. E’ giunto il momento di riprendere il cammino e rientrare verso casa. Ci salutiamo soddisfatti, stanchi, ma già iniziamo a programmare la prossima uscita.

Sono molti gli itinerari che abbiamo percorso quest’anno, abbiamo raggiunto il Rifugio Paradiso a Casto, il Monte Maniva, l’uscita alle Paludi di Mura, il Santuario di Conche sopra Lumezzane e tanti altri. Come ultima escursione ci siamo recati al Rifugio Amici Miei di Ono Degno.

Le giornate trascorrono velocemente e piacevolmente, i percorsi sono impegnativi e richiedono costanza e buona volontà, ma la gratificazione che ne traiamo ci ripaga di tutto.

Sono passati 6 anni da quando abbiamo intrapreso questa iniziativa, durante i quali il gruppo è cresciuto e ben amalgamato, è migliorata la preparazione fisica e la resistenza alla fatica, i legami con i volontari si sono rinforzati e si sono estesi anche in altri ambiti al di fuori delle consuete uscite in montagna. I volontari sono diventati un punto di riferimento molto importante per noi.

Le nostre gite si interrompono durante l’inverno, nel frattempo attendiamo con ansia che giunga la primavera e che ci si possa rincontrare per la scoperta di nuovi paesaggi e proporci nuovi obiettivi.

Gruppo di montagna terapia “ Stella del Mattino”

Dalle Comunità - C. D. Borghetti Star bene in acqua Un lungo viaggio fotografico Da qualche anno alcuni ragazzi del centro diurno partecipano con costanza all’attività di ginnastica in piscina, traendone benefici sia a livello fisico che psichico: qualcuno è dimagrito, qualcuno è più agile, si sente più attivo ed in forma, si piace di più. Di seguito l’istruttrice Sara ci ha regalato il suo contributo.

Da due anni lavoro con i ragazzi del centro, con il supporto delle educatrici, ponendomi sempre l’obbiettivo dello “stare bene in acqua”: con questo concetto intendo l’aver confidenza ed essere in sintonia con essa.

Lo si ottiene quando il piacere e la motivazione sono sostenuti dalla soddisfazione nel raggiungere un buon grado di autonomia nell’ambiente acquatico.

Per fare tutto questo ho proposto ai ragazzi diverse tipologie di lezione: dalla classica lezione di acquafitness, all’utilizzo di svariate attrezzature, come ad esempio la bike e la rete elastica; infine ho propo-

sto loro l’esperienza in acqua alta (1,85mt) sottoforma sia di lezione di acquagym sia di lezione di nuoto.

I risultati che abbiamo ottenuto nel tempo non sono solo indice del raggiungimento di una discreta autonomia, bensì anche della capacità di ognuno di mettersi in gioco per raggiungere un adattamento seguendo i propri tempi e ritmi.

Sara

Dalle Comunità - C. P. B. Borghetti Esperienza di volontariato Leggiamo i cambiamenti in servizio da un punto di vista particolare Ospiti, operatori e volontari della CPB “G.Borghetti” colgono l’occasione dell’uscita del giornalino, per ringraziare Renzo Taglietti che ci ha seguito in tutti questi anni.Come direbbe lui i cambiamenti fanno bene,quindi……….Benvenuta alla nuova responsabile Elisabetta Bonazza.

Ciao sono Maria, ho 44 anni e abito a Travagliato.

Mi è stato chiesto di scrivere come volontaria la mia esperienza e come la comunità sia cambiata nel corso degli anni.

Nel 1995 incomincio a fare volontariato nella struttura di via Trepola a Ospitaletto, dove gli ospiti erano legati a varie problematiche che andavano dall’alcolismo, alla tossicodipendenza, al carcere e alla patologia psichiatrica. Sono entrata in punta di piedi essendo alla mia prima esperienza. Mi affido ai volontari già presenti e al gruppo di operatori affiatato e disponibile , con tanta voglia di fare, in quel periodo aiuto a trascorrere una vacanza al mare .

In questo periodo ho conosciuto due dei fondatori della comunità Beppe e Giovanni, e in questi anni ho imparato da loro che anche se si possiedono pochi mezzi, si può aiutare il prossimo ridandogli dignità, il rispetto e aiutarli ad inserirsi nella società.

Questo loro modo di lavorare, mi ha trasmesso la passione verso le persone in Difficoltà. Il mercoledì era il giorno prefissato per i volontari, ci si incontrava con i ragazzi, l’operatore di riferimento e insieme si stilava un calendario. Le attività più gettonate erano : giocare a carte, guardare un film, fare una passeggiata e uscite fuori porta.

Sono passati un po’ di anni e la comunità per motivi di patologie, si è trasferita a Travagliato, prendendo il nome “ Comunità media protezione psichiatrica”. In questi momenti di transizione alcuni volontari ci hanno lasciato per motivi legati:al lavoro e alle problematiche dei ragazzi. Anche per noi volontari, questo cambiamento ci fa entrare più profondamente in questa realtà pesante emotivamente e mentalmente e facciamo fatica. Ma si continua insieme volontari-ragazzi-operatori ad affrontare i problemi interfacciadoci tutte le volte che collaboriamo. Per questioni logistiche, la CPM si trasferisce ad Ospitaletto in via XXV Aprile, mentre da poco era partita in via Trepola la Comunità Bassa Protezione. In CPM non per nostra volontà, si sente un cambiamento notevole, forse perché non eravamo motivati, c’è stato un cambio di operatori che per noi è stato fondamentale, perché ognuno ha le sue idee che spesso non si condividevano. In tutto questo susseguirsi di cambiamenti ho perso i miei compagni di “ viaggio” e decido di prestare la mia opera di volontaria presso la CPB. In questo periodo anche in Bassa Protezione mio malgrado, ci sono stati altri cambiamenti, sto sentendo la mancanza di un gruppo affiatato come lo eravamo una volta, non vorrei mollare anch’io………..Quindi se qualcuno legge questo articolo e fosse interessato all’argomento, si faccia vivo “VOLONTARI CERCASI”.

Grazie a tutti i ragazzi che fino ad oggi m’hanno fatto crescere e hanno condiviso con me questa esperienza.

Grazie Maria

Giuseppe Bergamini: 40 di solidarietà Tante iniziative a ricordare e ringraziare l’incessante attività Tra novembre 2016 e gennaio 2017 sono state promosse una serie di iniziative volte a ricordare l’inizio dell’attività sociale intrapresa da Beppe Bergamini.

Sono infatti trascorsi 40 anni da quando Giuseppe Bergamini, cofondatore di Fraternità insieme al fratello Antonio ed all’amico Giovanni Borghetti, ha iniziato la sua opera caritatevole e solidale sul territorio di Ospitaletto. Tale ricorrenza è puramente indicativa, infatti non c’è una data certa sugli inizi, l’informalità dell’operato di Giuseppe non ha mai avuto necessità di “celebrazioni”, era invece caratterizzata da tanta energia e da pochi orpelli.

I confini tra l’esperienza di vita e l’attività sociale, tutt’oggi ancora molto labili, non avevano interruzione di continuità… il fare e l’essere sono un tutt’uno inseparabile!

Il 27 dicembre 1976 venne conferito il Premio Bulloni a Beppe, unitamente a Giovanni.

Questo importante riconoscimento non cambiò le modalità dell’operato e la qualità delle relazioni, ma attestò l’esistenza di un’esperienza ormai divenuta significativa. Questa è appunto la data che Comunità Fraternità, unitamente altre cooperative di tipo A (Fraternità Giovani, Fraternità Impronta e Fraternità Creativa) e l’associazione di volontariato Fraternità Solidale, ha deciso di celebrare promuovendo sia a Ospitaletto che a Brescia dei momenti di ringraziamento a Beppe.

La conoscenza di questa straordinaria avventura è diventa “esperienza di vita” che deve essere trasmessa come speranza alle nuove generazioni che non la conoscono ma che posso oggi trovare risposte nelle sue opere, traendone ispirazione.

Nello specifico sono stati promossi 3 eventi molto diversi fra loro, sia per il contesto in cui sono avvenuti sia per le persone coinvolte, e che ora andremo a raccontare.

1° momento: Brescia 20 novembre 2016 S. Messa in Carcere a chiusura dell’Anno Giubilare indetto da Papa Francesco Come primo momento di ringraziamento per l’opera di Giuseppe Bergamini a favore degli ultimi, domenica 20 novembre, è stata celebrata una Santa Messa nel Carcere di Canton Mombello.

Scelta più che naturale considerato il suo quarantennale impegno all’interno della struttura penitenziaria ed occasione volutamente organizzata in concomitanza con la chiusura dell’Anno Giubilare della Misericordia indetto da Papa Francesco.

La proposta ha trovato l’immediata condivisione di tutti: dal cappellano del carcere don Adriano, Santus, alla Direzione del medesimo istituto, al Garante dei Detenuti di Brescia, al Vol.Ca. (Volontari Carcere), all’Associazione Carcere e Territorio, al Presidente di Federsolidarietà – Brescia, al Presidente di Cuore Amico, il Sindaco del Comune di

Ospitaletto, oltre che l’adesione di singole persone o rappresentanti di istituzioni.

Oltre ai numerosi detenuti che da anni beneficiano del servizio di Beppe, hanno partecipato molte persone entrate per l’occasione nella struttura penitenziaria. Erano presenti tra gli altri i rappresentanti delle istituzioni che si occupano di carcere: don Armando Nolli, don Pietro Gabella, dott.ssa Luisa Ravagnani, il prof. Carlo Alberto Romano, Luciano Consoli, Alberto Festa, arch. Giovanni Battista Sarnico, i famigliari e diversi altri amici che, a vario titolo, hanno lavorato con Beppe nell’aiuto ai più bisognosi e che per questo hanno deciso di esserci.

Presenza speciale quella di Suor Letizia Magoni, 92 anni, e una vita spesa nei carceri di mezza Italia:

Dalle Coop.A

Casa Circondariale di Brescia Canton Mombello, uscita dalla Santa Messa ”Abbiamo iniziato questo servizio in tre, quarant’anni fa” racconta suor Letizia ”io, Giuseppe Bergamini ed il salesiano Dante Dossi, e ci davano dei matti…”.

Anche il Sindaco di Ospitaletto l’arch. Sarnico, non ha voluto mancare, e nella circostanza ha svelato di aver ricevuto diverse segnalazioni affinché si assegni la Medaglia D’Oro per meriti sociali 2016 proprio a Beppe.

L’Eucarestia, celebrata da don Adriano Santus dal cappellano del carcere, e concelebrata da don Armando Nolli e da don Piero Gabella presbiteri da sempre vicini alle “periferie degli uomini”, è stata particolarmente toccante anche per la testimonianza che Beppe ha data durante l’omelia. Con la solita schiettezza e semplicità ha ricordato le difficoltà che questo servizio ha comportato, l’umanità e la speranza che necessita, ma soprattutto la misericordia che deve caratterizzarlo.

Infine Comunità Fraternità ha donato a Beppe una pergamena a ringraziamento e ricordo di questa giornata e dell’operato di questi 40 anni, ma che deve essere anche di auspicio per le molte altre giornate di servizio che ancora lo attendono.

Giuseppe è ancora oggi un esempio, un’esperienza vivente, dell’operare caritatevole in campo sociale e cooperativistico.

Dalle Coop.A 2° momento: Ospitaletto 18 dicembre 2016 Medaglia d’oro dal Comune di Ospitaletto Il secondo momento di ringraziamento per Giuseppe è avvenuto all’interno della comunità di Ospitaletto, nel paese dove ha iniziato a maturare e vivere le prime esperienze di solidarietà.

Per questo l’Amministrazione Comunale per voce dall’Arch. Giovanni Battista Sarnico, a nome di tutti i suoi concittadini, ha fortemente voluto assegnargli la Medaglia d’Oro 2016 come riconoscimento speciale per i 40 anni dal conferimento del Premio Bulloni e per l’opera svolta a favore della solidarietà.

La cerimonia, giunta alla sua quarta edizione, s’è svolta al Teatro Agorà dell’oratorio di Ospitaletto, davanti ad una platea nutrita che vedeva rappresentata l’intera cittadinanza grazie anche alla presenza del variegato mondo dell’associazionismo .

Durante la serata sono stati premiati diversi concittadini meritevoli, suddivisi nelle diverse categorie meriti civici, solidarietà, lavoro ma, come nel caso di Beppe, assegnando anche riconoscimenti spe-

ciali.

Le premiazioni venivano alternate ed allietate dalla musica della Arcadia Ensamble con un repertorio di musica tratte dalle migliori e più famose colonne sonore dei film, il tutto in un clima natalizio e caloroso.

3° momento: Cattafame 26 gennaio 2017 Pizzata in compagnia di tanti vecchi amici Il terzo ed ultimo momento di festa organizzato per Beppe è stato pensato in forma più informale in occasione del suo compleanno.

Per questo si è pensato di fare una pizzata in Cascina Cattafame, approfittando anche della vicinanza del compleanno di un altro amico e compagno di Fraternità, Luigi Chiari.

La festa, organizzata fra amici, è stata l’occasione di dimostrare a Beppe, ma anche a Luigi, l’affetto e la gratitudine che ancor oggi molte persone hanno nei suoi confronti. È stata l’occasione per ricordare i tempi passati, ricchi di ricordi, di avventure vissute insieme e di straordinario impegno, anche con un po’ di nostalgia per quanto fatto in tutti questi anni.

La serata è stata animata ed allietata dalla presenza di diversi artisti: Luca che oltre ad aver coordinato il servizio di cucina s’è rivelato un eccellente tastierista; Gianluigi che con la sua voce e la sua chitarra ha proposto un repertorio musicale di tutto rispetto; Vincenzo che ha convolto e fatto cantare tutta la compagnia compresi Beppe e Luigi! È stato veramente un bel momento di festa dove i

presenti hanno avuto modo di godere e condividere, con semplicità e convivialità, l’amicizia di Beppe e Luigi.

Dalle Coop.A - Fraternità Giovani CAS di Fraternità Giovani Una realtà in rapida evoluzione Da qualche mese anche Fraternità Giovani ha deciso di occpuarsi del fenomeno migratorio. In particolare di dedicare un servizio alle donne e ai bambini che arrivani in Italia.

“Lo straniero, al quale sia impedito nel suo paese l’effettivo esercizio delle libertà democratiche garantite dalla Costituzione Italiana, ha diritto d’asilo nel territorio della Repubblica, secondo le condizioni garantite dalla legge”.

Art.10 Costituzione Italiana.

In fede a quanto sancito dalla Costituzione, l'Italia gestisce il fenomeno dei flussi migratori da Paesi che non fanno parte dell’Unione europea, attraverso politiche che coniugano l’accoglienza e l’integrazione con l’azione di contrasto all’immigrazione irregolare.

Stato, regioni, autonomie locali, in collaborazione con il Terzo Settore, favoriscono l'integrazione dei cittadini stranieri che si trovano in Italia attraverso programmi che prevedono la promozione dei diritti, la formazione linguistica e professionale e favoriscono l'ingresso nel mondo del lavoro.

In questo orizzonte si colloca il Servizio di Accoglienza per Richiedenti Asilo di Fraternità Giovani, Centro di Accoglienza Straordinaria (CAS), sorto a fine ottobre 2016 da una convenzione siglata tra la Prefettura e la nostra Cooperativa.

Il Servizio, inserito all’interno della pluriennale esperienza di Fraternità Giovani in ambito socioeducativo e sanitario per i minori e le famiglie, sceglie di occuparsi prioritariamente di donne con bambini e nuclei familiari e, oggi, vede la presenza di 17 migranti, di cui 7 minori, domiciliati nei Comuni di Ospitaletto (dove si avvale del contributo della Parrocchia), Castegnato e Botticino.

Coadiuvato da un’equipe appena formata e pronta alla sfida, il Servizio afferma il proprio carat-

tere distintivo con la nascita, a febbraio 2017, di due neonati, un maschio e una femmina, e con l’intento di offrire ai numerosi bambini presenti uno spazio di integrazione sul territorio; di accoglienza dei vissuti; di relazione e di cura.

Continuo è il lavoro con le istituzioni locali per l’inserimento scolastico, i corsi di alfabetizzazione, le esperienze professionalizzanti, la presa in carico delle diverse esigenze sanitarie e l’assegnazione dei documenti. Preziosa la collaborazione con Comunità Fraternità, in virtù della loro esperienza maturata negli ultimi anni, le associazioni di volontariato, con l’Asilo nido della Cooperativa, “La carica dei bebè” e con il Consultorio del territorio.

I migranti presenti esprimono bisogni radicali e profondi che vanno dalla soddisfazione delle esigenze primarie (“casa e cibo”), alla necessità di ricostruire le proprie drammatiche storie in una cornice di senso e in uno spazio temporale (molti neppure ricordano la propria data di nascita o quella dei figli).

La perdita dei propri cari, l’abbandono della patria e dei propri seppur poveri averi alla ricerca di una condizione migliore, le violenze subite, la disperazione e la solitudine si accompagnano a reazioni diverse: apatia, pretenziosità, voglia di riscatto, passività… tutte sollecitano costantemente gli operatori a valutare gli interventi migliori tra gli estremi di un continuum fatto di comprensione e incitamento.

Accompagnare nell’iter giudiziario per la richiesta dello status di richiedente asilo, dare voce ai racconti, favorire le spinte emancipative, sono solo alcune delle sfide e delle responsabilità che si giocano quotidianamente tra il rischio del giudizio e quello della giustificazione.

Il progetto di accoglienza CAS è una tappa, non la conclusione del viaggio. Ogni operatore, tuttavia, sa che si tratta del luogo in cui possono collocarsi gli istanti conclusivi della partita tra l’integrazione e il ritorno e ciò lo porta ad investire il meglio di sé…o almeno a provarci.

Fraternità Giovani

Dalle Coop.A - Fraternità Giovani Ci sono. Mi vedi?

Mostra itinerante del Centro Diurno Raggio di Sole Dopo una lunga gestazione ha preso forma il progetto del Centro Diurno Raggio di Sole “Ci sono.

Mi vedi?” la mostra itinerante dell’esito del laboratorio fotografico organizzato e condotto dalla fotografa Chiara Cadeddu. Per ora è stata esposta con molto successo a Ponte Zanano e Brescia.

IL PROGETTO Il progetto “Ci sono. Mi vedi?” è stato realizzato durante l’attività terapeutica di Fotografia, tenuta da una fotografa professionista volontaria, i ragazzi sono stati accompagnati, durante l’attività, dal personale operativo del centro. Chiara Cadeddu, fotografa, ha aiutato i ragazzi a capire ed a usare lo strumento “fotocamera”, sia dal punto di vista tecnico come da quello più creativo.

L’ESECUZIONE L’attività si svolge a coppie: il fotografo, pensa all’inquadratura e realizza lo scatto; il modello, cercando di intuire quale possa essere l’effetto finale,

tiene e manovra lo specchio (riflette l’immagine).

Le due mansioni sono state svolte dai ragazzi ospiti del centro diurno.

LA MOSTRA Con queste fotografie si vuol portare all’attenzione una rappresentazione dell’adolescenza. Le fotografie scattate nella nostra città sono ambientate nei luoghi di vita dei ragazzi.

Lo specchio che copre i volti dei modelli vuole significare il mimetismo, l’azione dell’adolescente del nascondersi e scomparire in alcuni cliché e stereotipi. Lo specchio rappresenta il limite del mondo adulto, che tende a non vedere più l’adolescente come persona, ma lo generalizza trasformandolo in una parte confusa di un insieme o un problema da affrontare. Lo specchio sul viso dell’adolescente riflette in chi guarda l’immagine dell’ambiente, o meglio ciò che ci si aspetta di vedere o quello che si desidera vedere.

Ma la realtà dei fatti è il viso dell’adolescente, la sua storia particolare e unica.

Dalle Coop.A - FraternitĂ Giovani

Visita al reparto psichiatrico dell'ospedale ...

Esperienza di volontariato all’estero di 2 operatrici Visita al reparto di psichiatria dell’ospedale civile “Yaldago Ouedraogo” di Ouagadougou.

9 marzo 2017 Con piacere pubblichiamo l'interessante reportage di Elena e Ilaria, operatrici del servizio richiedenti protezione umanitaria. In questo viaggio hanno potuto visitare un reparto psichiatrico del Burkina Faso.

Il tema della malattia mentale nei profughi sta divenatndo sempre più presente. Questo viaggio ci offre un primo spunto di riflessione.

Nel corso di un nostro viaggio per motivi di volontariato in Burkina Faso, Ilaria ed io, del servizio richiedenti protezione umanitaria, abbiamo avuto la possibilità di verificare l’approccio alla malattia mentale all’interno del reparto di psichiatria del maggiore ospedale universitario pubblico della capitale. La nostra curiosità era elevata: volevamo capire come affrontare i problemi connessi a profondi disagi presentati da alcuni dei nostri richiedenti asilo anche riguardo a quanto viene talvolta narrato sul rapporto tradizione e salute nei paesi in via di svilup-

po.

Riportiamo di seguito le nostre osservazioni sperando possano essere un punto di partenza all’approfondimento di un tema che in futuro dovremo affrontare.

All’interno dell’ospedale civile l’accesso al reparto di psichiatria è libero. Incontriamo la capo sala che ci propone di assistere ad alcuni colloqui di consultazione con i due medici di cui uno psichiatra ed una specializzanda, che nella mattinata di giovedì svolgono tale attività. Nel reparto lavorano complessivamente 9 psichiatri.

Il reparto è aperto e le stanze di degenza a due posti letto, per 42 posti letto complessivi, sono situate in piccole costruzioni che ospitano al massimo due o tre stanze. All’interno del reparto c’è anche un bar.

Nello stato sono presenti due reparti pubblici di psichiatria: l’uno quello da noi visitato, l’altro nella capitale economica Bobo Dioulasso. Per il resto sono ambulatori privati a rispondere al bisogno.

I medici incontrati ci dicono di una media di 100 visite settimanali. I posti letto non sono saturi ed al momento sono presenti 30 ricoverati, provenienti

Approfondimenti

da tutto il paese ed anche dalla Costa D’Avorio. I ricoveri avvengono su richiesta dei familiari e più recentemente su richiesta delle forze di polizia nei confronti di giovani tossicodipendenti trovati per strada e per i quali la famiglia ammette l’impossibilità o l’incapacità della presa in carico per cui viene richiesto aiuto all’ospedale. Altri motivi di ricovero sono la comorbilità e l’agitazione o l’assenza di parenti e familiari in grado di farsene carico.

Assistiamo a 4 colloqui con altrettanti pazienti: tre sono di soggetti già in carico, uno di una nuova presentazione. L’approccio è tranquillizzante, rispettoso e l’impressione complessiva è che non si badi al tempo dedicato ad ogni persona. Chi è fuori aspetta pazientemente il suo turno.

Lo strumento di registrazione utilizzato è “la fiche clinique” un semplice diario di registrazione degli interventi che porta in intestazione i dati anagrafici ed i riferimenti della persona.

Nei colloqui di controllo viene per prima cosa monitorata l’assunzione di farmaci a seguito della quale si passa alla discussione sulla stabilizzazione, il miglioramento od il peggioramento della situazione.

Al termine del colloquio si fissa l’appuntamento successivo che, se non vi sono problemi particolari, avviene normalmente dopo tre settimane.

Nel primo colloquio viene chiesto di descrivere dettagliatamente quali sono i problemi presentati ed il medico cerca di aiutare nella comprensione dei sintomi. Nel nostro caso il signore, probabilmente affetto da schizofrenia veniva aiutato ad esprimere le sue visioni e a capire il significato delle allucinazioni.

La lingua utilizzata è prevalentemente il moré o comunque quella tradizionale. Solo in un caso viene utilizzato il francese in presenza di uno studente universitario.

I malati arrivano alla consultazione sempre accompagnati da familiari e/o amici e all’inizio del colloquio viene loro chiesto se vogliono la presenza del familiare. Nei colloqui cui abbiamo partecipato è sempre stata accettata. L’atteggiamento dei familiari è di presenza solidale e discreta senza prevaricazioni. Molto diverso da quanto si vede in genere da noi. Ciò probabilmente è legato al concetto di famiglia e soprattutto di malattia.

Secondo gli psichiatri il concetto di malattia mentale trova molte giustificazioni e radici nella cultura tradizionale per cui (se abbiamo capito bene) è un agente esterno un male o un genio che provoca la malattia e ciò non crea sensi di colpa nei familiari che sono quindi più disponibili al supporto.

Domandiamo quale sia il rapporto con la medicina tradizionale e ci viene risposto che con essa non c’è alcun rapporto, non tanto per quanto riguarda la tradizione e la cultura che è radicata in ognuno di loro, quanto per i loro metodi ritenuti inaffidabili.

Sul fronte dei farmaci la discriminante è rappresentata dal costo. Poiché ogni prestazione sanitaria e la conseguente terapia è a pagamento, vengono prescritti i farmaci meno costosi.

Per quanto riguarda le patologie prevalenti esse sono la schizofrenia e la depressione. Vi è una prevalenza di malati di sesso maschile ed anche i tossicodipendenti vengono curati nel reparto di psichiatria.

In ritardo ci hanno parlato anche di un luogo in cui sarebbero ricoverati “gli stregoni” . Non abbiamo potuto visitarlo per motivi di tempo e perché non abbiamo capito chi lo gestisce e dove sia collocato: ce lo poniamo come obiettivo per la prossima discesa.

Elena e Ilaria

Approfondimenti Cascina Clarabella 20 anni di attività Condividiamo la voce di una cooperativa amica Cascina Clarabella, oltre ad essere una tipica cascina franciacortina, è anche un consorzio che raggruppa 4 cooperative sociali che si occupano di psichiatria: Diogene di tipo A, Dispari di tipo B, Clarabella e I Perinelli di tipo B agricole.

Attraverso un’azione sinergica, il gruppo si occupa del paziente psichiatrico in ogni aspetto della sua vita: cura, lavoro, abitazione e socializzazione.

All’interno del gruppo lavorano circa 270 persone, di cui 100 svantaggiate.

L’aspetto di cura è affidato alla cooperativa sociale Diogene che può contare su 57 operatori. Il 30 luglio 2017 Diogene compirà i suoi primi 20 anni di attività.

Negli spazi di Cascina Clarabella, la cooperativa Diogene gestisce un centro diurno, una CPA e un servizio di residenzialità leggera.

Parliamo con Andrea Francescone e Dania Terzi, operatori del centro diurno e della CPA In cosa consistono le attività del centro diurno di Cascina Clarabella? È un servizio semi residenziale che viene garantito dal lunedì al sabato dalle ore 9 alle ore 16. Gli utenti accreditati sono 10 al giorno.

Al servizio si dedicano un infermiere, un terapista della riabilitazione psichiatrica, il c.d. “maestro d’arte” – cioè i lavoratori delle cooperative sociali di tipo B che collaborano con il centro diurno – nonché

uno psichiatra ed uno psicologo dell’Asst Franciacorta (stazione appaltante del servizio) Gli utenti del centro diurno partecipano a diversi laboratori in ambiente produttivo reale: panificazione, riparazione biciclette, orto, cucina, cantina, redazione giornalino, riciclo giocattoli, cura degli asini, servizio di consegna Cortobio e riciclo creativo.

Il sabato si propongono attività ricreative e culturali: gite, visite a musei, cineforum, ecc.

Giornalmente, dopo pranzo, si organizza un briefing per fare sintesi della giornata e programmare le attività del giorno successivo.

Con lo psicologo si svolgono gruppi terapeutici settimanali.

E invece cosa si fa in CPA? È un servizio residenziale h24 che garantisce 17 posti per uomini e donne dai 18 ai 65 anni.

Sono presenti, su tre turni, un infermiere (24h), un oss (14h), un educatore (7h), un medico psichiatra ed un coordinatore.

Alle 9 ogni mattina organizziamo una riunione “di orientamento” per pianificare la giornata. Rispetto al centro diurno vengono organizzate le attività necessarie per la gestione del quotidiano e dei propri spazi di vita privati e comuni.

Vengono inoltre organizzate attività finalizzate al benessere generale: palestra e passeggiata, piscina (invernale a Fantecolo ed estiva a Sassaba-

Approfondimenti

nek), corsi di antiginnastica.

Inoltre, i pazienti hanno la possibilità di partecipare ai laboratori organizzati dal Centro Diurno.

Cosa caratterizza lo stile di lavoro in Diogene?

Ciò che caratterizza il nostro lavoro è, sicuramente, l’accoglienza. Al di là del motivo per cui frequenti la Cascina, puoi sempre trovare qualcuno pronto ad ascoltarti. Negli anni, questo non è cambiato.

Inoltre, le attività svolte in ambiente reale produttivo favoriscono l’integrazione con le Cooperative di tipo B. Cascina Clarabella ha molte potenzialità essendo un luogo aperto al territorio, quindi vi è la possibilità di interagire con i clienti della cantina, dell’agriturismo e del ristoro. Altra particolarità è la valorizzazione dell’apporto degli utenti che gestiscono in autonomia le attività di socializzazione e di integrazione con il territorio attraverso l’Associazione Club Clarabel.

Cos’è il Club Clarabel?

Il "Club terapeutico" è una struttura collettiva che presenta un'identità specifica all'interno di una realtà psichiatrica. Il suo obiettivo principale è quello di abbattere il pregiudizio di irresponsabilità dei malati con disagio psichico. Pertanto, ogni socio partecipa in modo paritario all’ideazione ed organizzazione delle attività dell’Associazione.

All’interno del Club, non esiste l’educatore, l’utente, il coordinatore, ma siamo tutti semplicemente soci.

L’Associazione Club Clarabel è nata nel 2007, quindi il 14 giugno compirà ben 10 anni. Un traguardo che sembrava impossibile, ma che è stato raggiunto grazie all’impegno costante di ogni socio.

Il Club gestisce un circolo Arci, organizza gite in Italia e all’esterno, soggiorni al mare, iniziative culturali e gastronomiche, feste in collaborazione con altre associazioni, banchetti per la raccolta fondi, ecc. Ha attivato collaborazioni con l’oratorio di Colombaro (supporto alla gestione del bar), con l’Associazione La Manica di Iseo (corsi di musica, lingue straniere e restauro), l’Associazione Nessuno è perfetto e l’Associazione Rete di Daphne (organizzazione di eventi), con Cortobio (punto di consegna per verdure biologiche).

Il suo funzionamento è democratico perché tutte le iniziative sono sottoposte al voto dell’assemblea e non ci sono imposizioni, ogni partecipante può aspirare ai ruoli di presidente, vice e tesoriere; l’adesione e la permanenza nel CLUB sono libere e volontarie, l’unico obbligo che viene richiesto è il rispetto degli altri partecipanti e degli impegni assunti.

Approfondimenti Percorsi di coesione verso un nuovo sistema cooperativo nella salute mentale Un interessante intervento su un tema scottante Il dott Ruggero Radici, presidente della coopertiva sociale LiberaMente, in questo articolo ci presenta un interssante lavoro che si sta svolgendo in Confcooperative. Tale lavoro riguarda tutte le cooperative che si occupano si Salyte Mentale con l'obbiettivo di rendere più efficace l'intervento.

Nell'area dei servizi per la salute mentale, la storia della cooperazione sociale associata a Confcooperative Brescia è simile a tante altre storie che negli ultimi 30 anni hanno contraddistinto i migliori esempi dello sviluppo del welfare comunitario in Italia.

Dall’iniziale pionieristico impegno tra gli anni '80 e '90 di alcune cooperative sociali negli ambiti del disagio adulto – tra le quali ovviamente Fraternità sotto cui cadeva ogni forma di problematica di tipo psichiatrico, si costituì un primo coordinamento nato attorno al consorzio Sol.Co. Brescia e al consorzio nazionale Cgm – Comunità Solidali che, anche grazie alla definitiva chiusura nel 1998 degli Ospedali Psichiatrici Provinciali, avviò il percorso dell' accreditamento, da parte delle cooperative, di diverse strutture riabilitative residenziali degli anni 2001 – 2003. In un breve volgere di anni dunque, parallelamente all’arretramento del servizio pubblico e al progressivo travolgente sviluppo del terzo settore, si arriva alle dimensioni attuali della cooperazione sociale bresciana in salute mentale (adulti e adolescenti), così sintetizzabili:

- 10 cooperative sociali attive sul territorio (Comunità Fraternità, Comunità Maddalena Diogene, Fraternità Giovani, Gaia, La Nuvola, La Rete, LiberaMente, Pinocchio, Si Può) - 14 servizi residenziali per 188 posti letto complessivi - 9 servizi semiresidenziali per 145 posti complessivi - 500 persone con disagio psichico assistite ogni anno nei servizi delle cooperative sociali - 1500 le persone che in questi anni hanno usufruito dei servizi delle cooperative sociali E’ ovvio che un tale patrimonio contenga ampie differenze nelle diverse cooperative sociali, in merito a dimensioni, collocazione territoriale, modalità di gestione e organizzazione dei servizi, modelli riabilitativi; è altrettanto ovvio quanto tutto questo significhi in termini di riabilitazione, miglioramento della qualità della vita e creazione di un sistema di opportunità messe a disposizione delle persone con disagio psichico.

E’ partendo da questi assunti che nel 2014, dopo alcuni anni di pausa, in Confcooperative Federsolidarietà si è pensato di riprendere un livello di confronto e coordinamento che consentisse di evidenziare, caratterizzare e comunicare alla comunità questo valore prodotto dalle nostre cooperative. Nasce dunque CooperativaMente, un percorso di reciproca conoscenza e di scambio di esperienze ed opportunità, che porta nel 2015 all’organizzazione di momenti di incontro con i cittadini per presentare le nostre attività e rendere visibile il nostro impegno.

Sulla scorta di questa esperienza, abbiamo pensato di capitalizzare questo patrimonio di competenze e di risultati operativi in termini di servizi e progetti gestiti in anni di attività sul territorio bresciano, propo-

Approfondimenti nendo per il biennio 2016 – 2017 un percorso formaivo rivolto ai dirigenti e cooperatori, frutto di una approfondita attività di co-progettazione condotta in stretta collaborazione con le cooperative coinvolte, a partire dalla raccolta dei loro fabbisogni, un percorso che coinvolgesse tutte le cooperative sociali bresciane verso il raggiungimento dei seguenti obiettivi, ritenuti strategici per l’intero settore: - identificare lo specifico dell’intervento della cooperazione sociale in salute mentale e le caratteristiche dell’innovazione possibile; - identificare i nuovi bisogni emergenti dai mutati contesti, sostenere la progettazione di possibili risposte innovative, orientare il cambiamento verso la nuova filosofia della recovery; - rafforzare l’acquisizione di competenze specifiche e peculiari di ogni cooperativa, necessarie per sostenere i processi di sviluppo e di innovazione previsti.

Questo piano formativo, riconosciuto di assoluto valore e per questo finanziato da Foncoop, consta di 112 ore complessive di formazione durante le quali, affiancati da consulenti e formatori interni ed esterni alla rete, i cooperatori lavoreranno sui seguenti obiettivi specifici comuni: analizzare il sistema dei bisogni delle persone con patologia psichiatrica e delle risposte ad oggi messe in campi dai sistemi e servizi tradizionali nelle mutate condizioni socio economiche presenti; ridefinire il sistema di servizi per la salute mentale bresciana secondo un frame di significato - comunicabile all’esterno e appetibile per confronti e

partnership con altri soggetti - comprendente la cornice epistemologica di riferimento, le filosofie riabilitative e i modelli di funzionamento adottati, gli esiti riabilitativi e la loro misurazione; stante l’importanza strategica ed operativa della filosofia della recovery, approfondirne la conoscenza e l’assimilazione, verificarne la compatibilità con il sistema cooperativo e facilitare il transito dei servizi ad un suo possibile utilizzo diffuso, come filosofia e come strumenti operativi; individuare alcuni ambiti e caratteristiche di una possibile innovazione imprenditoriale nei servizi per la salute mentale garantire, attraverso la creazione di una sorta di Cabina di Regia formata dalla cooperative destinatarie del presente Piano, un livello di coordinamento centrale delle possibili azioni di posizionamento della cooperazione sociale nel panorama dei servizi per la salute mentale bresciana e delle possibili innovazioni ed azioni imprenditoriali, affinché le stesse si possano tradurre in un progresso dell’intero sistema.

Immaginiamo che al termine del percorso il nostro sistema diventi più consapevole delle proprie potenzialità, sia in grado di comunicare meglio e con maggiore efficacia ciò che fa, riesca ad intravedere nuovi sviluppi e nuovi servizi e infine riesca a dare maggiore voce e potere a coloro che non possono più semplicemente rimanere semplici destinatari delle nostre attività, ma devono diventarne sempre più protagonisti.

Ruggero Radici

Approfondimenti Dal DNA al Brand Book Facciamo il punto sul percorso “verso una nuova immagine coordinata” di Fraternità Mi presento: sono Stefano Orizio, socio lavoratore di Fraternità Impronta. In questo articolo vi racconterò le motivazioni che hanno portato alla realizzazione del progetto “verso una nuova immagine coordinata” e gli obiettivi che attualmente abbiamo raggiunto.

Da 3 anni mi occupo della comunicazione per le 4 Cooperative di tipo A di Fraternità. Dopo un anno di ascolto e analisi è emersa con chiarezza la necessità di rendere organici e coordinati i tanti materiali di comunicazione che i servizi quotidianamente producono.

Le nostre cooperative si caratterizzano per aver una cultura del lavoro di impostazione “bresciana” sono dedite al lavoro e poco predisposte a mostrare e raccontare le attività che stanno svolgendo.

Da alcuni anni Gruppo Fraternità era frantumato e, dopo un periodo di riorganizzazione, bisognava far chiarezza sulle relazioni che intercorrevano fra le cooperative di tipo A e quali prospettive comuni volevano mettere in campo. Inoltre era necessario confrontarsi col brand Fraternità che rappresentava la storia da cui provenivamo, percorso condiviso con molte altre cooperative di tipo B. Considerati questi elementi un primo gruppo di lavoro composto da me, Vincenzo Lanzoni e Sergio Zucchetti ha incontrato in fase preliminare degli esperti in comunicazione, alcuni dei quali specializzati nel settore non-profit. Da questa serie di incontri è nato un progetto che abbiamo sottoposto ai CDA delle 4 cooperative di tipo A. L’obbiettivo era quello di intraprendere un cammino che portasse ad una comunicazione integrata. Ottenuto l’assenso dei CDA abbiamo individuato in OfficinaStrategia il partner ideale per sviluppare il progetto perché alle competenze grafico/ comunicative univa un forte background di ingegneria gestionale.

Officina Strategia è il luogo in cui le idee prendono forma e si trasformano in business di successo.

Nulla si muove senza passione e divertimento. Ecco allora la necessità di uno spazio dove ritrovare la passione, fuori dalla routine quotidiana, lavorando in serenità, per riscoprire il gusto di fare impresa. Un luogo in cui gli imprenditori possano incontrarsi, confrontarsi e soprattutto dedicarsi alla parte più importante del loro lavoro, nonché la più divertente: la strategia.

Il progetto è stato sviluppato in 3 fasi: FASE 1: Le interviste. 36 persone individuate dalle

cooperative, attraverso interviste mirate, hanno tracciato i contorni e mappato il DNA dell’organizzazione.

FASE 2: Il Confronto e la sintesi. Sintetizzati gli elementi raccolti nelle interviste, OfficinaStrategia ha steso una prima lettura del DNA e degli elementi cardine. In 2 incontri sono stati interpellati tutti i soci, dipendenti e volontari delle Cooperative per coinvolgere, informare e a consolidare gli elementi individuati. E attraverso successive iterazioni s’è giunti all’individuazione dei componenti del DNA dell’organizzazione.

FASE 3: Il disegno. Sono state presentate 3 proposte grafiche che illustrassero gli elementi del DNA da cui ne è stata scelta una che ha portato alla realizzazione del manifesto rappresentativo del marchio.

La scelta è ricaduta su un logo che coniugasse i nuovi bisogni di comunicazione legati al mondo digitale con l’appartenenza ad una storia antica e significativa, il bisogno di indipendenza delle singole cooperative con la volontà di condividere un cammino comune.

Realizzato il manifesto e il manuale del brand attualmente stiamo lavorando per mappare e aggiornare tutti i materiali esistenti nei diversi servizi.

Il percorso è ancora lungo, ma quotidianamente vediamo dei progressi nella presa di coscienza da parte di tutti i colleghi di quanto è importante e per alcuni tratti doveroso, raccontare quello che avviene dentro i nostri servizi. Le tante storie, gli avvenimenti straordinari e la quotidianità pervasiva merita di essere raccontata ad una società che incarica le cooperative di occuparsi di alcuni problemi e che merita di esserne costantemente aggiornata.

Stefano

Esperienza di Comunità 2 Condividiamo un interessante punto di vista di un ospite Questo è il secondo appuntamento che ho con chi ha voluto dedicare un po’ del suo tempo a leggere l’articolo scritto in precedenza. Nello specifico , in quell’estratto si trattava l’argomento della vita in una struttura terapeutica dal punto di vista degli ospiti che vivono in prima persona i tempi scanditi all’interno della Comunità.

In questo pezzo voglio togliere lo stigma , se ci riesco , al pensiero che le persone comuni e cosiddette “ normali “ di solito assumono quando vengono a sapere che un familiare ( amico o conoscente ) si trova a dover affrontare un ricovero ( percorso ) in una Comunità.

Parto subito col dire a quelle persone che gli ospiti di una comunità non sono né “ pazzi “ né tantomeno “drogati “.

Questi sono i termini che sento utilizzare dalla maggior parte delle persone “ perbene “ o che professano la loro integerrima reputazione nella vita pubblica del loro Paese o Città di provenienza.

Vorrei dire a queste persone che non si sono mai

dovute confrontare con problemi di natura psicologica o di tossicodipendenza che , a volte la vita riserva delle incognite. Bisogna avere l'intelligenza e la conoscenza per affrontare le situazioni e le problematiche che non ci riguardano in prima persona. Non si può vivere al di sopra dei problemi sociali che ci circondano. Mi piacerebbe vedere un atteggiamento di umilità e di amore che si traduce in aiuto concreto per quegli uomini e quelle donne che hanno dovuto chiedere aiuto alle strutture sanitarie. Arrivare a chiedere aiuto non è per niente semplice significa rendersi conto che da soli non è possibile continuare a vivere se si vuole avere un'esistenza serena.

La richiesta che vorrei fare io da sopite di queste strutture è quella di parlare più con il cuore e con meno ignoranza di questi problemi. Si deve comunicare con più coretteza e responsabilità riguardo i temi della salute mentale e della tossicodipendenza.

Grazie per l'attenzione

Comunità Fraternità

Società Cooperativa Sociale – ONLUS Iscritto all'Albo delle Società Cooperative n°A127761 C.F. e P.I. 03221920170 Capitale Sociale € 602.550,00 interamente versato al 31/12/15 Iscritta nel Registro Regionale delle strutture Accreditate dalla Regione Lombardia quale Ente Unico al n°897 con D.G.R. n°VIII/006285 del 21/12/2008 Presidente: Dott. Paolo Corradi Amministratore Delegato: Dott. Festa Alberto Responsabile Area Salute Mentale: Dott. Renzo Taglietti

Sede legale: OSPITALETTO (BS) Via Seriola, 62 Tel. 030.7282705 - Fax 030.7282780 e-mail comunita@fraternita.coop Sito internet: www.fraternita.coop

Comunità Protetta Media Assistenza “Comunità Fraternità” (CPM) OSPITALETTO (BS) Via XXV Aprile, 1/a Tel. 030.7282737 - 7282738 - Fax 030.7282788 e-mail: pischiatria.comunita@fraternita.coop Coordinatore: Dott.ssa Rosaria Pappalardo

Comunità Protetta Bassa Assistenza “G.Borghetti” (CPB) OSPITALETTO (BS) Via Trepola, 197 Tel. 030.7282733 - Fax 030.7282788 e-mail: pischiatria.comunita@fraternita.coop Coordinatore: Dott.ssa Elisabetta Bonazza

Centro Diurno Psichiatrico “G.Borghetti” OSPITALETTO (BS) Via Trepola, 197 Tel. 030.7282731 - Fax 030.7282788 e-mail: borghetti.comunita@fraternita.coop Coordinatore: Ed. Prof. Antonio De Pani

Centro Diurno Psichiatrico “Stella del Mattino” NOZZA di VESTONE (BS) Via Sardello, 19 Tel. 030.7282762 - Fax 030.7282798 e-mail: stelladelmattino@fraternita.coop Coordinatore: Ed. Prof. Dania Saccani

Fraternità Giovani Impresa Sociale, Società Cooperativa Sociale - ONLUS Iscritto all'Albo delle Società Cooperative n°A134331 C.F. e P.I. 03550510170 Capitale Sociale € 294.823,00 interamente versato al 31/12/15 Presidente: Dott.ssa Laura Rocco Amministratore Delegato: Dott. Massimo Belandi

Sede legale: OSPITALETTO (BS) Via Seriola, 62 Tel. 030.7282709 - Fax 030.7282780 e-mail giovani@fraternita.coop Sito internet: www.fraternita.coop

Centro Terapeutico Residenziale di Neuropsichiatria Raggio di Sole OME (BS) Via Negrini, 2/a tel 030.7282765 - 030.7282766 fax 030.7282795 e-Mail: mauro.ghilardi@fraternita.coop Coordinatore: Mauro Ghilardi Centro Diurno di Neuropscichiatria - Raggio di Sole BRESCIA Via Bettinzoli, 5 tel 030.7282746 - 030.7282748 fax 030.7282792 E-Mail: emanuele.frugoni@fraternita.coop Coordinatore Ed. Prof. Emanuele Frugoni

Centro Diurno di Neuropsichiatria - Raggio di Luna BEDIZZOLE (BS) Via G. Quarena, 10, Fraz. Macesina Tel. 030.7282775 - 030.7282776 Fax 030.7282777 - Cell. 345.6261324 e-Mail laura.piemonti@fraternita.coop Coordinatore: Ed. Prof. Laura Piemonti

Comunità Fraternità S.C.S. ONLUS Fraternità Giovani Impresa Sociale S.C.S. ONLUS

INTEGRA-MENTE

Periodico Area Salute Mentale

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Pubblicazione interna di Comunità Fraternità realizzata con il contributo della Fondazione della Comunità Bresciana ONLUS all’interno del Progetto “INTEGRA-MENTE”

Direzione, redazione e segreteria Via XXV Aprile, 1/a - Ospitaletto (Bs) Tel. 030-7282737 - Fax 030-7282788 E-mail: cpm@fraternita.coop Direttore responsabile: Massimo Belandi tel. 030-7282738 Redattori/Collaboratori: operatori, ospiti e volontari dell'Area Salute Mentale della Comunità Fraternità e Fraternità Giovani.

L’edizione digitale del giornalino la potete trovare sempre su www.fraternita.coop

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