Integra-Mente settembre 2017

Periodico che si occupa dell’Area Salute Mentale delle Cooperative Comunità Fraternità Società Cooperativa Sociale ONLUS e Fraternità Giovani Impresa Sociale S.C.S. ONLUS

Periodico Area Salute Mentale

INTEGRA - MENTE n°3 Settembre 2017/Dicembre 2017 anno 15°

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Editoriale

Dalle Comunità Il Frassino 5

Una gita a Pisenze per conoscerci meglio C.D. Stella del Mattino

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Gruppo Ginnastica al C.D.

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Un Coro con gran finale Doppia Diagnosi

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Mini corso di cucina - Primavera 2017

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Parliamo di Protezione Civile

C.P.M. Fraternità 12

5° Trofeo Ivano Carretta C.D. Boghetti

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Tutti al cinema

Dalle Coop.A Comunità Fraternità

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Visita ai servizi del Cantone Grigione

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L’inquietante balena dell’inconscio Fraternità Giovani

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Domande aperte per la Neuropsichiatria

Approfondimenti 24

Fraternità in formazione

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Rapporto sulla Salute Mentale 2015

Bakeca Bibliografia e pagine web www.fraternità.coop www.cascinacattafame.it

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Finalmente un po’ di sollievo

Ci sono. Mi vedi?

La mostra del CSRTA fa da spunto ad una riflessione più ampia.

Prendendo spunto dal titolo di copertina di questo numero “Ci sono Mi vedi” vogliamo soffermare l’attenzione dei nostri lettori sull’importanza sempre maggiore che riveste il fatto di dare più visibilità a quelle che sono le azioni svolte delle coop A di Fraternità. Questo soprattutto in termini di qualità e di esito positivo degli interventi effettuati. In questa logica presentiamo l’allestimento della mostra fotografica, realizzata dai ragazzi e dagli operatori del Centro Semi-Residenziale di Neuropsichiatria “Raggio di Sole” di Brescia, che verrà inaugurata il 10 ottobre 2017, giornata mondiale della salute mentale, presso la sede della Regione Lombardia in piazza Città di Milano, 1 a Milano. Inoltre ci piace anche ricordare il viaggio di formazione effettuato ad aprile 2017 da alcuni operatori di Comunità Fraternità presso i servizi di salute mentale e dipendenze del Canton Grigioni in Svizzera grazie alla collaborazione con il dr. Giuliano Castigliego

Alla ripresa dell’attività dei nostri servizi, dopo la pausa estiva, riveste una valenza significativa il porre una attenzione particolare ai nuovi scenari che si profilano all’orizzonte nei vari ambiti di competenza del privato sociale. Sicuramente la trasformazione in atto nell’ambito sanitario e sociosanitario dell’assessorato Welfare di Regione Lombardia propone nuovi scenari e ruoli da interpretare all’interno della organizzazione regionale in funzione del “Governo della domanda”. Diverremo Enti gestori o Enti erogatori? Altrimenti cosa saremo? Riusciremo a rappresentare meglio le nostre esigenze attraverso la costituzione di reti di impresa? Sono tutti quesiti che dovranno trovare una risposta alla fine del 2017 per definire il quadro generale e quello particolare per capire il futuro dell’impresa sociale.

Accanto a questi quesiti di ordine burocraticogestionale dovranno trovare risposte anche le azioni concrete da mettere in atto per garantire il livello di qualità agli interventi offerti alle persone a noi affidate e alla possibilità di intraprendere azioni innovative per adeguare le prestazioni ai bisogni emergenti e alle formule proposte dai referenti pubblici. Sempre di più il terzo settore dovrà riuscire a valorizzare la rilevanza sociale della sua azione, non nella logica dell’autoconservazione, ma in funzione del dare risposte ai bisogni delle persone a noi affidate nella consapevolezza che tutto questo comporta una ricaduta a cascata su tutto il tessuto sociale del territorio di dove si opera. Non dobbiamo dimenticare, noi e i nostri interlocutori pubblici, che la nostra esistenza è giustificata dall’esistenza di persone in difficoltà e non il contrario Un ultimo pensiero e augurio, più interno alle coop A di Fraternità, relativamente ad una ristrutturazione e adeguamento in atto degli organi di governo e delle modalità gestionali delle quattro cooperative alla luce delle dimensioni sempre più ampie raggiunte dalle nostre realtà e della conseguente necessità di adeguare il sistema alle nuove dimensioni raggiunte. Il tutto senza dimenticare e rinnegare, mai, da dove veniamo e quella che è la nostra natura e finalità sociale.

La Redazione

Una gita a Pisenze per conoscerci meglio Esperienze di integrazione tra ospiti e richiedenti asilo del Frassino L’equipe del Frassino racconta una gita con i loro ospiti e il gruppo di ospiti Richiedenti asilo presenti all’interno della comunità. Tale iniziativa è stata finalizzata all’integrazione dei due gruppi.

L’idea principale nel voler organizzare una gita con i nostri utenti della comunità “Il Frassino” e il gruppo dei richiedenti asilo, ospiti presso la nostra struttura da oramai alcuni mesi, parte dall’intenzione di voler creare un’occasione di mutua integrazione in uno spazio neutro per entrambe i gruppi.

L’arrivo dei richiedenti asilo, presso la nostra struttura, ha generato delle paure e delle perplessità negli utenti presenti, e da parte dei richiedenti asilo, ce’ stata una certa difficoltà ad accettare una realtà che per loro, non aveva niente a che fare con la loro storia di vita e con la loro cultura. Alcuni di loro, non avevano nemmeno una vaga idea di che cosa significasse la comunità e il sistema delle regole che vige al suo interno. Per la nostra equipe, questa esperienza del tutto nuova, è tuttora vissuta come una scommessa che ogni giorno ci chiede impegno, professionalità e una buona capacità di leggere i cambiamenti in corso nella nostra società e all’interno della nostra cooperativa che s’impegna nel dare risposte concrete alle richieste del nostro territorio.

La destinazione prefissata, è stata la spiaggia di “Pisenze” a Manerba del Garda, eravamo un gruppo di circa 25 persone. La collaborazione delle due volontarie tirocinanti, una pedagogista e

una psicoterapeuta, è stata preziosa in quanto grazie a loro è stato possibile ricreare dei momenti con finalità ludiche-educative e d’integrazione. Il risultato finale di questa esperienza è stata positiva per il gruppo in quanto hanno avuto l’occasione di vedersi e di vedere le loro differenze al di fuori dalla comunità in uno spazio sociale neutro rivelatosi inseguito inclusivo, e per noi educatori un’esperienza nella quale mettere in campo la nostra professione e la nostra passione per il nostro lavoro. Il momento della gita è stato molto importante e autentico in quanto questa esperienza ci ha fatto portare a casa delle riflessioni. Abbiamo potuto vedere che ce’ stata unione e comunione, gioco ed equilibrio tra di loro e tra le altre persone che erano lì in spiaggia con noi. Se dovessimo spendere una parola in più riguardo l’integrazione, e sul lavoro che la nostra equipe sta’ portando avanti su questo tema, possiamo dire che questo lavoro sta riuscendo bene. Tra il gruppo c’è dialogo e rispetto e una maggiore accettazione delle differenze esteriori e maggiore consapevolezza delle loro sofferenze che universalmente accomuna l’intera umanità. Dal gioco è emerso un loro passato che brucia sulla pelle, un presente che raccoglie una sfida e un futuro che per tanti è roseo e per altri affidati alla benevolenza degli altri e per altri ancora, un futuro in divenire.

La nostra equipe, ringrazia le nostre due tirocinanti, Vera Pagani e Lisa Maggioni per la loro preziosa collaborazione.

Ruth Blanco

Dalle Comunità - C.D. Stella del Mattino Il gruppo ginnastica al C.D. Stella del Mattino Intervista alla Presidente dell’Auser di Vestone Il Centro Diurno di Nozza partecipa da molti anni al gruppo di ginnastica organizzato dall’Associazione Auser di Vestone. Per meglio conoscere l’Associazione e le iniziative che offre al territorio abbiamo deciso di rivolgere una breve intervista alla presidente, la signora Scalmana Marilde.

Cos’è l’associazione Auser: L’Auser è un’Associazione di anziani volontari che svolge attività di promozione sociale, il cui compito principale è quello di accogliere chi è più fragile, di intercettare il disagio presente sul territorio e offrire sostegno e servizi per favorirne il coinvolgimento e l’inserimento sociale. L’Associazione mette a disposizione le risorse umane e materiali per svolgere delle attività e per ottenere dei cambiamenti che non sarebbe possibile raggiungere se non attraverso una struttura a rete sul territorio.

Cosa fa e a chi è rivolto: Le iniziative più significative sono concentrate su alcuni ambiti fondamentali: • Animazione e gestione dei Centri Sociali per anziani.

• Attività di socializzazione e animazione, corsi di ballo, gruppi di ginnastica, tornei di carte e gite culturali.

• Accompagnamento dei bambini della scuola dell’infanzia sull’autobus, attività di servizio alla persona, servizi di trasporto e accompagnamento per anziani o disabili e/o bisognosi, interventi di sostegno per contrastare la solitudine.

Come è organizzato il lavoro di rete sul territorio: L’Associazione opera in convenzione con l’amministrazione comunale, la quale mette a disposizione la struttura presso cui svolgere una serie di iniziative e attività di promozione sociale.

Obiettivo fondamentale è quello di creare una rete sociale in collaborazione con altre Associazioni, enti e servizi del territorio, è di difficile realizzazione ed è importante che ci sia la volontà e l’interesse da parte di tutti ad incontrarsi e a collaborare.

Ora vi raccontiamo l’esperienza del Centro Diurno. La conoscenza tra l’Auser e il Centro Diurno “Stella del Mattino “ è stata attivata grazie all’Assistente Sociale del Comune di Vestone.

Il Centro diurno partecipa da molti anni al gruppo di ginnastica dolce che si svolge presso la palestra di Vestone, l’attività ha luogo il martedì pomeriggio e ne fanno parte un gruppo di 10 persone, 6 donne e 4 uomini.

L’adesione al gruppo è iniziata nel 2010 ed è continuata fino ad oggi, nel corso di questi anni è andato aumentando il numero di ospiti che la frequentano.

A volte è necessario un maggior impegno per vincere la svogliatezza, c’è qualcuno di noi che aspetta l’ora di ginnastica come momento liberatorio, di sfogo e d’incontro con altre persone.

Sono molti i benefici che derivano da questa attività: è un‘occasione di risocializzazione ed inserimento nel territorio, offre la possibilità e di instaurare nuovi legami, aumenta il senso di appartenenza al gruppo, porta giovamento al fisico e benessere generale.

La parola ai partecipanti.

Maddalena: mi trovo bene, aiuta a migliorare la mobilità articolare e gestire meglio i miei dolori.

Siamo accolti bene dal gruppo.

Annamaria: siamo accolti bene da tutti, nel corso del tempo si è creata un po’ di amicizia con alcune signore. La partecipazione al gruppo ginnasti-

Dalle Comunità - C.D. Stella del Mattino ca è stata da stimolo e mi ha fatto riscoprire l’interesse per l’attività fisica. In passato mi piaceva fare passeggiate poi a causa della malattia ho perso l’interesse e la voglia, adesso invece ho ripreso a fare esercizi anche a casa.

Romina: mi trovo bene, sono sempre molto gentili con me. L’insegnante ci fa lavorare molto e con ritmi veloci, faccio un po’ di fatica ma riesco sempre a seguirla.

Walter: sono molto soddisfatto di questa attività, mi piace tutto ciò che è legato al movimento, cerco quando posso di svolgere della ginnastica anche al di fuori del gruppo, solitamente faccio lunghe passeggiate.

Loriano: esperienza positiva e fa bene soprattutto al mio fisico. Aiuta a scaricare un po’ di tensione e nervosismo, è un momento in cui si libera la mente e ci si rilassa.

Diego: avevo già fatto parte del gruppo ginnastica in passato e ho ripreso da poco e sono contento di averlo fatto. Inoltre ho frequentato il Centro Auser anche qualche sabato sera in occasione di serate danzanti e corsi di ballo, è stato molto piacevole ed ho trascorso una serata in compagnia!

Ospiti e operatori C.D. Nozza

Un Coro con gran finale Concerto del 4 giugno del coro del Centro Diurno Stella del Mattino È stato un concerto davvero emozionante, quello che domenica 4 giugno ha visto protagonista l’ Ensemble vocale “ Halia Sonora” diretto dalla Maestra Alice Katia Stefani, a cui ha partecipato anche il gruppo coro del Centro Diurno Stella del Mattino.

La partecipazione a questo evento si è realizzata al termine di una lunga fase di preparazione ed esercizio che si è svolta da settembre 2016 a giugno 2017. Durante questo periodo, presso il Cd Stella del Mattino è stato riproposto il gruppo coro, il quale si è ritrovato una volta alla settimana per svolgere le prove di canto. Al gruppo hanno preso parte insieme a noi, anche Elena e Vito, due volontari, entrambi con ottime doti canore, i quali hanno contribuito nel darci uno stimolo e un accompagnamento importante.

Il coro è stato condotto da una bravissima insegnante, Alice Stefani, favolosa cantante e paziente maestra che ci ha preparati, sostenuti e stimolati in questo lungo e spesso difficile percorso. Alle volte qualcuno di noi veniva preso dallo sconforto di non essere abbastanza capace o dalla svogliatezza della giornata, ma, una volta svolti i gli esercizi iniziali e riscaldata la voce, grazie anche all’aiuto di Alice, è riuscito a proseguire nel canto.

In un primo momento il gruppo si è esercitato da solo con la Maestra, mentre negli ultimi mesi le

prove si sono svolte con l’accompagnamento strumentale e con il supporto di altri coristi facenti parte dell’ Ensemble “Halia Sonora”.

Il concerto è avvenuto domenica 4 giugno alle ore 15.30 presso la Parrocchia di Santa Maria Assunta a Provaglio V.S. Luca, Roberto Niboli, Roberto Orlini, Loriano, Giuditta, Diego, Ronni, Ornella, Sergio, Enza, Lucio, questi i componenti del coro.

Eravamo tutti molto agitati per l’occasione, la maggior parte di noi era la prima volta che si esibiva davanti ad un pubblico così ampio.

Ci siamo preparati con l’abbigliamento richiesto, svolto gli esercizi preparatori, e dopo un profondo respiro siamo saliti sul palco ed abbiamo cantato, impegnandoci al massimo, i nostri due brani:

Dalle Comunità - C.D. Stella del Mattino “ Vento Sottile “ e “ Dopo la pioggia “.

La Chiesa era al completo, di fronte a noi, un pubblico numeroso tra i quali erano presenti anche i nostri operatori, alcuni volontari e i nostri famigliari.

Il concerto è andato per il meglio, senza errori e senza intoppi.

Al termine dello spettacolo Alice ha presentato ognuno di noi, chiamandoci per nome, e ringraziandoci per la collaborazione. La giornata si è conclusa con un rinfresco e un momento di interazione e scambio reciproco di opinioni e di impressioni, è stata davvero grande la soddisfazione e la gratificazione provata.

Luca: ricordo che la Chiesa era molto affollata ed io ero emozionatissimo, davvero molto agitato ma sono riuscito lo stesso, mi ha aiutato fare le prove prima dello spettacolo con Alice.

Alice ci ha aiutati facendoci segni e indicazioni di come fare sul palco e rispetto al canto.

La cosa che più mi ha fatto piacere è che alla fine dello spettacolo Alice ci ha presentati tutti uno ad uno, come un gruppo di studio e non come un gruppo di malati.

Luigi: era presente mio fratello che ha fatto le riprese del concerto, la cosa mi ha fatto molto piacere. Devo dire che io non ero molto agitato, mi sentivo abbastanza tranquillo. Purtroppo abbiamo

potuto fermarci solo per poco dopo lo spettacolo perché avevamo altri impegni e ci siamo persi un momento di condivisione.

Giuditta, Diego, Ornella e Sergio dicono: noi eravamo abbastanza tranquilli perché Alice ci ha spiegato bene cosa dovevamo fare e ci ha guidati pazientemente.

E’ stato un percorso anche difficile, ma l’impegno e l’esercizio hanno dati i loro frutti ripagandoci degli sforzi fatti.

Dobbiamo dire che è stata ottima anche la collaborazione con gli altri coristi che sono stati sempre disponibili e pazienti.

Loriano ed Enza: è stata un’esperienza molto emozionante, a entrambi piace molto cantare, lo facevamo spesso un tempo, questa è stata un’occasione per riprendere una vecchia passione.

Roberto Niboli ed Orlini: è stato un bel momento, è stato faticoso impegnarsi in questi mesi ma il risultato ottenuto è stato bellissimo.

Tutti concordano nel ricordare l'esperienza come carica di emozione ma anche portatrice di grande soddisfazione e riconoscimento. E' stato un percorso arricchente che ci piacerebbe ripetere.

Salutiamo e ringraziamo l' Ensemble “ Halia Sonora” ed Alice alla quale auguriamo buon proseguimento per il suo tour estivo.

Dalle Comunità - Doppia Diagnosi Mini corso di cucina - Primavera 2017 In Doppia Diagnosi si impara a cucinare!

L’associazione “Cucina e Amicizia”, in collaborazione con la comunità “Fraternità” di Ospitaletto, ha organizzato un corso di cucina sviluppatosi in quattro incontri a cadenza settimanale riservato agli ospiti della struttura.

Ecco l’elenco delle pietanze preparate: - Giovedì 18 maggio risotto ai 4 formaggi - Giovedì 25 maggio scaloppe di vitello alla senape, gratin di patate, ravioli di pasta frolla ripieni di marmellata, baci di dama - Giovedì 1 giugno crostata con marmellata di albicocche, torta tatin alle pere Giovedì 8 giugno si è svolto l’incontro riassuntivo: per mezzo di un questionario gli utenti hanno avuto la possibilità di esprimere una valutazione generale, che è risultata essere positiva e coinvolgente.

Le serate, svoltesi nella sede di Ospitaletto nei giorni 18-25 maggio e 1-8 giugno, sono state tenute dallo chef Andrea con la collaborazione degli chef hobbisti Gianni e Michelangelo.

Nella stessa serata ci siamo salutati degustando stuzzichini con la promessa di rivederci appena possibile per una “dolce” serata in compagnia!

Il presidente G. Barbieri

I corsi si sono strutturati nel seguente modo: - Suddivisione in gruppi dei partecipanti - Dalle ore 17.30 alle ore 18 sono state fornite informazioni base sull’alimentazione corretta (piramide alimentare, norme igienico-sanitarie in cucina, metodi e strumenti di cottura, sintesi della pietanza da preparare insieme) - Dalle ore 18 alle ore 19.30 prova pratica dei gruppi nella preparazione del piatto in programma e degustazione

Cucina e Amicizia, fondata nel 1980, è una associazione senza scopo di lucro patrocinata dalla Assessorato alla Partecipazione e Territorio del Comune di Brescia. Organizza corsi di cucina per adulti, collabora con varie realtà territoriali (mini corsi per disabili, preparazione di pasti caldi per “Camper Emergenza”, sostegno a persone in difficoltà, altre iniziative di varia natura)

Dalle Comunità - Doppia Diagnosi Parliamo di Protezione Civile Gli ospiti di Comunità Fraternità incontrano i volontari della Protezione Civile Nella serata di lunedì 14 giugno abbiamo incontrato alcuni volontari della protezione civile di Ospitaletto che ci hanno presentato la loro realtà. Questo incontro è nato dalla volontà della nostra cooperativa di voler meglio conoscere ed eventualmente creare delle sinergie con le realtà di volontariato che sono presenti sul nostro territorio comunale.

La protezione civile di Ospitaletto è stata creata nel 2003 con il sostegno dell’amministrazione comunale di allora. Attualmente vi aderiscono settantaquattro volontari. L’organizzazione è caratterizzata dalla presenza di diversi gruppi, che con il tempo si sono specializzati in differenti aree di intervento. L’unità cinofila di Ospitaletto ha assunto un ruolo centrale, perché negli anni è diventata la sede centrale del coordinamento di Brescia e provincia. Importanti sono però anche gli altri gruppi da quello logistico che si occupa del reperimento, manutenzione e gestione dei mezzi di trasporto, al gruppo delle comunicazioni radio che lavora attraverso l’attivazione di una rete GPS di emergenza in grado di funzionare quando gli altri mezzi di comunicazione tradizionali (cellulari, computer, telefoni) sono interrotti a causa della calamità naturale che ha investito quel determinato luogo.

Per finire ma non meno importante è il gruppo segreteria che si occupa degli aspetti burocratici ed amministrativi. Il compito principale della protezio-

ne civile è quello di tenere monitorato il territorio da eventuali pericoli legati a calamità naturali (terremoti, valanghe, alluvioni ecc.) La protezione civile per prepararsi agli interventi sul campo svolge delle esercitazioni periodiche, coinvolgendo cittadini ed istituzioni, al fine di creare delle simulazioni operative che sono fondamentali per svolgere una reale attività di soccorso, quando si crea la necessità di un intervento sul territorio. Le esercitazioni hanno anche un altro obiettivo da raggiungere non meno importante, quello di sviluppare all’interno dei vari gruppi di intervento una capacità di lavoro di equipe. Infatti durante il tragico terremoto avuto lo scorso anno ad Amatrice in Umbria dalla sede di Ospitaletto sono partiti e sono stati coordinati diversi gruppi di unità cinofile, composti da novantaquattro volontari. La realtà cinofila all’interno della protezione civile sta crescendo con il passare degli anni, perché sono migliorate le tecniche di addestramento dei cani.

Una delle tecniche più utilizzate è quella della discriminazione olfattiva. Importante perché si addestra il cane a non andare sul cibo, ma ad abbaiare quando sente l’odore umano. L’addestramento di un cane inizia da quando è un cucciolo e dura tre/ quattro anni. Ecco perché possiamo parlare di volontari a quattro zampe. Inutile dire che fra l’addestratore ed il cane si crea un legame affettivo intenso e particolare. L’addestramento è un lavoro lungo e complesso che non

Dalle Comunità - Doppia Diagnosi

sempre trova poi un riscontro effettivo sul campo, perché molti cani vengono addestrati ma poi non hanno l’opportunità di essere realmente utilizzati in un’operazione di soccorso, in quanto il loro tempo lavorativo è breve, dura pochi anni. A differenza del passato oggi si preferisce addestrare cani con la canna nasale lunga (pastore tedesco, labrador ecc.) ed una struttura fisica medio/ piccola, perché il cane deve essere piuttosto agile nel muo-

versi su terreni accidentati, per raggiungere eventuali sopravvissuti in un arco di tempo piuttosto breve, massimo venti minuti.

Concludendo possiamo dire che per diventare volontario della protezione civile è sufficiente partecipare ad un corso base di diciassette ore, che periodicamente si organizzano nelle varie sedi operative, per poi completare la propria formazione scegliendo di specializzarsi in un determinato gruppo. Essere volontario della protezione civile è senza dubbio un’esperienza umana arricchente dal punto di vista emotivo, ma anche sofferta. Basti pensare ad alcuni volontari che hanno prestato la loro opera durante i terremoti dell’Aquila e di Amatrice tornando a casa si sono chiusi nel loro silenzio per parecchi giorni, senza riuscire a parlare. L’aspetto traumatico dal punto di vista psicologico si riscontra spesso nei volontari. Quando si è sul campo la concentrazione è massima su ciò che si deve fare, quindi non c’è tempo di ascoltare ed elaborare le emozioni che si vivono, ma quando si torna a casa ti resta qualcosa addosso che non ti va più via. Al fine di affrontare anche questo genere di difficoltà psicologiche, negli ultimi anni, si è pensato di formare gruppi di psicologi a sostegno non solo dei cittadini colpiti dal trauma dell’evento, ma anche per i volontari che devono prestare questo tipo di servizio.

Per concludere ringraziamo i volontari che si sono resi disponibili ad incontrare gli ospiti delle nostre strutture creando un bel momento di condivisione e conoscenza.

Francesco Calì

Dalle Comunità - C.P.M. Comunità Fraternità 5° Trofeo Ivano Carretta Una bella giornata di sport e amicizia Lo scorso 10 giugno si è disputato, per il 5° anno consecutivo, il torneo di calcetto non agonistico dedicato ad Ivano Carretta, che si è tenuto presso la comunità Pinocchio di Rodengo Saiano.

La struttura ha ospitato i partecipanti di diverse comunità sociali lombarde, tra cui anche i ragazzi della Comunità Fraternità, che si sono affrontati in squadre da 6 giocatori su uno splendido campetto immerso nel verde, per tutta la giornata.

mosfera multiculturale e fraterna ha permesso così lo svolgersi della giornata in maniere serene e divertente.

Musica e acqua fresca hanno accompagnato e rinfrancato i giocatori durante la competizione.

La Comunità Pinocchio ha ristorato tutti i presenti al torneo offrendo un ottimo e abbondante rinfresco a metà giornata.

Gli sfidanti, nonostante il caldo afoso, hanno giocato con grande entusiasmo e sportività, in un clima di serena amicizia. Tra il verde dei prati e di un campo da calcetto a dir poco impeccabile spiccavano i colori delle maglie e delle diverse etnie, grazie soprattutto alla massiccia presenza dei richiedenti asilo, che si sono in particolar modo distinti per l’entusiasmo, la condivisione e i balli durante le pause tra una partita e l’altra. Un’at-

Dalle Comunità - C. D. Borghetti Tutti al Cinema Rubrica a cura di Renato Bonassi Renato, utente del centro diurno “G.Borghetti”, inaugura con questo articolo una rubrica su una sua grande passione, il cinema. Chissà che attraverso queste righe, qualche lettore un po’ pigro o demotivato, non si decida a riprendere in mano una passione addormentata…e voglia aggiungersi con altre recensioni ed esperienze!

Ciao a tutti, sono Bonassi Renato. Rivolgo a tutti questi film, a me sono piaciuti molto e spero che piacciano anche a voi attraverso questi miei consigli e recensioni.

Circa due anni fa, quando frequentavo il centro diurno presso il cps di via Luzzago, andavamo al cinema con un’educatrice ed altri utenti. Mi è nata così la passione per i film e ho imparato ad andare al cinema Oz; lo faccio tutt’ora, tutti i sabati autonomamente. Durante il ricovero all’istituto Menni, il personale mi ha insegnato a prendere autonomamete i

pulmini, guardando insieme gli orari e le fermate dell’autobus. Le fermate che mi interessano nel tragitto verso il cinema si fermano vicino alla Mediaworld, oppure in stazione; scelgo in base alla durata del film quale tragitto fare. Attualmente vado da solo, partendo con l’autobus da Travagliato.

Il biglietto del cinema costa circa 9euro, io ho fatto un abbonamento di 35euro per 5film della durata di 6mesi, da cui purtroppo sono esclusi quelli in 3D; in quel caso pago il biglietto.

I film che mi sono piaciuti di più negli ultimi mesi sono “TRANSFORMER 6, L’ULTIMO CAVALIERE”, “BAYWATCH” e “WONDER WOMAN”. Il film che ho preferito è il primo e ve lo racconto.

Re Artù col suo esercito vuole conquistare un castello ma è in difficoltà perché i nemici lanciano delle palle di fuoco sull’accampamento e aspettano che il mago Merlino venga a salvarli. Questo non accadrà perché Merlino è un buffone!

Il Re decide quindi di andare a chiedere aiuto ad un transformer (un guerriero).

Qui il film cambia scenario: gli umani e i Transformers sono in guerra. A questo punto una grande potenza dice a Optimus di sconfiggere gli umani; parte una feroce battaglia anche se non tutti i Transformers sono d’accordo nell’uccidere gli umani. Successivamente Optimus si rende conto che sta sbagliando e si ravvede, questa grande potenza muore e gli umani sono in salvo.

E’ stato difficile ricordare tutti i dettagli del film ma le immagini sono bellissime, soprattutto quelle di duelli e battaglie.

Al centro diurno ogni venerdì scelgo quale film andare a vedere nel week-end, grazie all’aiuto di internet, di un computer e delle operatrici. Per dirla con parole mie “ormai è diventato un piacevole vizio”.

Alla prossima recensione!

Renato

Visita ai servizi del Cantone Grigione Comunità Fraternità in viaggio formativo Anche quest’anno Comunità Fraternità ha permesso ad un gruppo dei suoi operatori, grazie alla collaborazione con il dottor Castigliego, di visitare alcune realtà che si occupano di psichiatria e dipendenze nel Canton Grigione.

Di seguito propiniamo una riflessione delle dottoressa Salvato riguardo il servizio di somministrazione controllata dell’eroina. Concludiamo con un interessante riflessione del dottor Castigliego sul suicidio.

Come l’anno scorso per il viaggio a Strasburgo queste esperienze diventano opportunità di crescita e confronto per gli operatori.

Uno dei momenti più formativi del viaggio in Svizzera è stata, a mio parere, la visita al centro di erogazione di eroina e metadone. Da alcuni anni, infatti, la Confederazione Elvetica ha un approccio al complesso problema della dipendenza da eroina di tipo pragmatico: produce lo stupefacente tramite proprie case farmaceutiche e ne da in gestione la distribuzione a centri specializzati come quello a cui ci ha introdotto il Dr Castigliego, psichiatra di origine bresciana che vive e lavora nel Canton Grigione e in questa occasione, anche nostro interprete.

Provenendo da un Paese, l'Italia, dove il termine eroina richiama subito alla tossicodipendenza cronicizzata, in mano alla malavita e per questo carica di uno stigma pesante, la mia prima reazione è stata di grande curiosità per un approccio così differente dal nostro.

Durante la presentazione iniziale, la Dr.ssa Meier ha illustrato il funzionamento del centro ed i principi ispiratori. L'aspetto politico è stato quindi approfondito tramite un video alla visione del quale è seguito un tour nei diversi locali di accettazione, erogazione e cura degli utenti.

Il primo luogo è quello della sala d'attesa con annesso uno spazio dove effettuare una doccia per gli utenti senza fissa dimora o comunque in condizioni igieniche non decorose per poter accedere al secondo locale: il punto di erogazione vero e proprio. I pazienti entrano in questo spazio uno per volta, si devono lavare le mani e quindi recare dall'infermiera che fornisce loro la siringa contenete eroina o il flacone con lo sciroppo di metadone nelle quantità stabilite preliminarmente dal medico. Ci sono diversi tavolini con una sedia ognuno dove gli utenti si accomodano per autosomministrarsi l'iniezione endovena dello stupefacente. Sono ammessi come siti endovenosi quelli gli arti superiori; qualora l'utente non trovasse una accesso venoso in questi punti, è autorizzato ad auto-somministrarsi l'eroina sottocute.

Chi è al primo accesso deve effettuare la visita con il medico che stabilirà la dose di eroina o di metadone sufficiente perché l'utente raggiunga uno stato di benessere. A proposito del benessere, appesa alle pareti del locale c'è la Glasgow Coma Scale illustrata con vignette spiritose in modo tale che sia di facile comprensione anche per gli utenti.

La guardiola dove l'infermiera distribuisce gli stupefacenti è dotata di un vetro antisfondamento ed è blindata. Gli altri locali del centro sono in

Dalle Coop.A - Comunità Fraternità un'ala divisa dal punto di erogazione da porte ad elevata sicurezza.

Data la breve emivita dell'eroina è necessario assumerla in due dosi giornaliere, quindi il centro è attrezzato per accogliere gli utenti che utilizzano questo stupefacente due volte al giorno, alla mattina e nel tardo pomeriggio, in fasce orarie prestabilite con termini stretti di tolleranza del ritardo: anche gli utenti devono essere degli "orologi svizzeri", insomma, se vogliono usufruire del servizio!

Servizio che non è gratuito ma prevede un rimborso spese da parte dell'utente con dei costi inferiori a quelli del mercato nero dell'eroina "di strada". Il sistema di pagamento è complesso e prevede l'appoggio alla c.d. "cassa del malato" che in Svizzera funziona in una maniera intermedia tra un'assicurazione privata sulla salute ed un servizio sanitario pubblico. Gli utenti senza lavoro e nulla tenenti, pagano il servizio con dei voucher "a credito" forniti dallo stato.

I punti di forza di questo sistema sono diversi e cercherò di illustrarli qui di seguito. In primis, il giro d'affari della malavita attorno all'eroina è crollato dell'80%. Già questo dato eclatante basta a far riflettere ma vi sono altri benefici, alcuni più intuitivi, come la salute degli utenti ed altri più sottili come la gestione statale della politica anti-droga. Le siringhe sono ovviamente sterili e monouso e di conseguenza la trasmissione delle malattie vene-

ree viene virtualmente abolito con un aumento della salute non solo degli utenti ma in modo indiretto anche della popolazione generale e, non da sottovalutare, con un rientro a lungo termine del denaro necessario per le costose cure delle suddette patologie.

L'eroina prodotta dalle case farmaceutiche svizzere è molto pura (9% contro il 4% di quella da strada) e quindi molto appetibile dagli utenti i quali sono stimolati ad affluire al centro. Una volta nel centro hanno la possibilità di lavare i propri vestiti e di fare la doccia: tutte attività che aumentano la pulizia, la salute e di conseguenza il benessere degli utenti.

Le case farmaceutiche producono utili e su tali utili pagano le tasse: cioè, questo meccanismo di fatto crea un circolo virtuoso anche per lo stato.

Dovrei ora elencare i punti deboli dell'approccio descritto. Durante la discussione effettuata insieme alla Dr.ssa Meier, infatti, è stata posta la domanda sulla durata della cura e la specialista ha risposto che la variabilità è molto elevata: da pochi mesi a molti anni o decenni. Da qui si potrebbe argomentare che il centro non cura la dipendenza tentando di eradicarla ma al contrario la sostiene. Ciò, a mio parere, non corrisponde alla realtà in quanto esiste una percentuale di persone dipendenti da eroina che non riuscirà mai a smettere nel corso della propria vita e l'alternativa per queste persone in uno stato come l'Italia è affidarsi alla malavi-

Dalle Coop.A - Comunità Fraternità

ta, esporsi ad enormi rischi per la propria salute e con buona probabilità pesare sul sistema sanitario nazionale per le patologie che svilupperanno. Per tutti gli altri esiste anche in questo centro un approccio educativo e qualora una persona voglia passare da eroina a metadone o voglia tentare di non usare più nessun stupefacente è sostenuta dal centro nell'obbiettivo.

Per contro, un'altra posizione a sfavore potrebbe sostenere che centri come quello descritto e più in generale la politica svizzera non vogliono permettere ad ognuno di essere e di vivere come vuole, anche quindi come un eroinomane per strada. A ciò controbatto solamente con una domanda: è veramente libero un individuo dipendente da eroina che trascorre la totalità del proprio tempo e tutte le proprie forze alla ricerca della sostanza?

Si potrebbe infine ritenere che il servizio, così come i nostri SerD e SMI, debba essere gratuito per permettere l'accesso a tutti coloro che ne hanno bisogno, indigenti compresi. Ogni situazione necessita però del proprio contesto: in Svizzera nulla è

gratuito e gli svizzeri lo sanno e sono abituati a pagare (anche poco ma comunque un minimo) per avere un servizio che riguardi la salute. Per non parlare dei costi che comunque un indigente dovrebbe sostenere per procurarsi l'eroina in strada.

C'è inoltre un intento educativo nella richiesta di pagamento del servizio che personalmente condivido pienamente, dato che valorizza sia l'operato del centro sia il fatto che l'utente scelga di affidarsi a quel servizio.

La conclusione che ho tratto da questa visita è che l'approccio pragmatico è un modello valido per la gestione della dipendenza da eroina e che sarebbe auspicabile anche da parte dell'Italia una riflessione sull'applicabilità nel nostro territorio nazionale.

Dott.ssa Roberta SalvatoCi siamo concentrati, grazie all’intervento della dottoressa Salvato, ad analizzare il centro per la somministrazione controllata dell’eroina, novità assoluta per l’Italia. Durante il viaggio abbiamo potuto anche visitare Arbes il Centro Occupazionale per pazienti psichiatrici e la Clinica Psichiatrica cantonale Walddhaus e Clinica Diurna.

Ringraziamo per la splendida accoglienza: Il dottor Castiegliego per essere stata un ottima guida Centro per la somministrazione controllata di eroina Sig.re Margrith Meier e Antonia Grenci.

Centro per l’occupazione di pazienti psichiatrici ARBES Sig.re Emanuele Forte; Claudia Muller Clinica Psichiatrica cantonale Waldhaus e Clinica Diurna Sig.re Diana Pfister, Angela Riederer.

Dalle Coop.A - Comunità Fraternità L’inquietante balena dell’inconscio Comunità Fraternità in viaggio formativo Giuliano Castigliego: Laureato in medicina, specialista in psichiatria e psicoterapia, lavora come psichiatra e psicoterapeuta ad indirizzo analitico nel mio studio a Coira, Svizzera. Membro dell'accademia psicoanalitica della svizzera italiana e della società Balint svizzera.

“L’origine prima e incondizionata del suicidio rimane un segreto della persona singola” scriveva Jaspers nel lontano 1946 (nel suo saggio “La mia filosofia”). Può sembrare una tesi retrograda, superata, quasi provocatoria ai tempi delle nostre promettenti neuroscienze. Eppure a tutt’oggi, nonostante importanti studi, ricerche e programmi di prevenzione, non disponiamo ancora di elementi tali da consentirci di prevedere con certezza o almeno con ragionevole probabilità se, come e quando il rischio suicidario, teoricamente ipotizzabile, verrà messo in atto. Esami di laboratorio e tecniche di neuro-imaging purtroppo non ci aiutano (ancora) e la valutazione del rischio è tutt’ora affidata al giudizio clinico, all’esperienza, all’intuito del medico/psichiatra, alla capacità di osservazione e al “fiuto” di familiari, amici, colleghi, oltre che alla comprensibilmente limitata disponibilità al dialogo di una persona che nella difficoltà si sente braccata ed impotente. Si aggiunga poi che “mentre prima il suicidio riguardava soprattutto gli over 45, oggi è tra le tre principali cause di morte nella fascia di età compresa tra i 15 e i 44 anni” ed è la seconda causa di morte tra i ragazzi sotto i 20 anni .Un’età che fa rima con l’imprevedibilità, tanto che, un esperto di giovani e di suicidi, Gustavo Pietropolli Charmet giunge ad affermare: “tra i giovani, il fatto di essere adolescenti è il principale fattore di rischio”.

Indubbiamente i disturbi mentali, – “il 75% dei quali

si manifesta in maniera sintomatologicamente evidente entro i 25 anni” e il 50% di quelli più gravi addirittura prima dei 14 anni. – costituiscono un indubbio fattore di rischio per il suicidio. “In particolare, la depressione maggiore è la principale categoria nosografica alla quale viene ricondotto oltre il 50% dei suicidi, seguita da schizofrenia, disturbi di personalità, dipendenze da sostanze (soprattutto da alcol), disturbi dell’alimentazione e disturbi mentali organici (Cavanagh et al., 2003)” Ma lo stesso Jaspers, consapevole del rischio di sbarazzarsi sbrigativamente del suicidio come di un fatto patologico, estraneo alla vita normale, scriveva, nella stessa opera “la via più semplice e comoda sembra sia quella di attenersi per il suicidio all’ipotesi della malattia mentale [….]. Il problema viene così sbrigativamente risolto, essendo collocato al di fuori del mondo normale; ma non è così”.

“Una parte di suicidi, per quanto minima, – (solo il 10%, secondo uno studio di Hawton & Van Heeringen del 2009) dato tuttavia da considerare con cautela – si sottrae comunque all’ interpretazione medico-psichiatrica, tanto da autorizzare a distribuire i comportamenti suicidari lungo uno “spettro” (spettro suicidario), dove ad un estremo si situano condotte suicidarie strettamente legate a disturbi mentali e ad un altro si collocano atti suicidari frutto di scelta consapevole” (il cosiddetto suicidio razionale) in cui sfavorevoli condizioni ambientali, economiche e culturali avrebbero un peso maggiore.

Quale che sia l’interpretazione che del suicidio si voglia dare (sociologica, psichiatrica, psicoanalitica, psicologica), fondamentale è il fatto che il suicidio arriva al termine di un percorso, più o meno lungo o breve, lungo il quale la persona è ancora accessibile agli altri, alle alternative

Dalle Coop.A della vita a sé stesso. Accettare il proprio disagio come passeggera occasione di potenziale trasformazione, aprirsi all’aiuto altrui può essere decisivo per superare la crisi ed educare a questo assai importante. In questo senso l’elogio della depressione di Borgna.

La prima idea del suicidio é infatti spesso una semplice fantasia (fantasia suicidaria) assai frequente, comune a tutti noi e non necessariamente patologica. Solo se viene (a lungo) coltivata in solitudine può trasformarsi in ideazione suicidaria (un progetto preciso) e infine in comportamento suicidario (il salto irreversibile nell’azione).

Proprio in virtù di questa, talora prolungata e non affatto inevitabile evoluzione dell’idea suicidaria sono così importanti le misure di prevenzione. Le campagne di prevenzione, la sensibilizzazione al tema in ambito familiare, scolastico, lavorativo, un accesso facilitato alle cure, alle terapie psicologiche e psichiatriche aiutano efficacemente a prevenire e ridurre tali tragedie. Perché, ribadita la libertà di ogni persona di fronte alla propria vita e morte e l’ingiustizia di una condanna morale nei confronti di chi agisce la propria disperazione, il suicidio è davvero una tragedia oltre che per la persona scomparsa anche e forse ancor più per i sopravvissuti. Su coloro che rimangono nel lutto, familiari, amici, ma anche terapeuti, colleghi, pesa il macigno del perché, della colpa, dell’impotenza. Nei familiari e nelle generazioni successive si trasmette uno spettro, che se non affrontato ed

adeguatamente elaborato, rischia di incombere in modo inquietante nei momenti più critici.

Il recente suicidio di un mio paziente, che sembrava aver superato la fase più critica, mi ha paralizzato, suscitando dolore e impotenza ma aprendo anche laceranti crepe di dubbio sulle mie doti professionali ed umane. Immagino quanto più sconvolgente sarà stato per la sua famiglia. Inevitabile cercare una spiegazione, pur sapendo che non è possibile trovarla. Difficile non farsi travolgere dai sensi di colpa ed inadeguatezza per non aver visto, capito, agito in tempo, pur sapendo razionalmente che non sono giustificati. Come scaricare la colpa, che si aggira come un silenzioso quanto velenoso serpente tra i sopravvissuti?

Disfarsi del proprio per lo più ingiustificato senso di colpa, liberarsi di una insopportabile impotenza,

Dalle Coop.A - Fraternità Giovani Naturalmente i criminali esistono davvero, quelli che tagliano gole con il coltello, e quelli che rubano il sangue della fiducia e dell’autostima, Internet non è il migliore dei mondi possibili – come potrebbe? – , lo Stato dovrebbe fare di più e meglio per i giovani. Ma cadere nei trabocchetti del

trovare la spiegazione che è in grado di rendere ragione delle tante lacune, contraddizioni, incertezze che costellano le ore, i giorni, i mesi precedenti il suicidio. Questo il disperato tentativo, per lo più inconsapevole, dei sopravvissuti per poter giustificare a sé stessi di vivere, di sopravvivere alla tragedia.

Ecco allora che la Blaue Whale, la leggenda metropolitana mirabilmente ricostruita da Valigia blu e da Paolo Attivissimo e invece frettolosamente rilanciata dalle Iene, si presta alla perfezione per spiegare un gesto inspiegabile, contenere un’angoscia incontenibile, superare un’impotenza ingestibile, scaricare la colpa su qualcosa/ qualcuno cui affibbiare tratti disumani e malvagi. I “curatori” sono i malvagi colpevoli, Internet, i Social Media il pericoloso mezzo di diffusione del contagio, lo Stato che non interviene il potere connivente o incapace. Non ricorda qualcosa?

La peste, gli untori, il complotto di manzoniana memoria… Ora naturalmente la minaccia viaggia a ritmo tecnologico. La semplificazione, disinformazione, spettacolarizzazione e emozionalizzazione, la mancanza di riflessione critica e di un adeguato esame di realtà sono però le stesse. Sono i meccanismi primitivi di difesa del nostro cervello, rimasto nelle sue strutture ai tempi della pietra. Di fronte ad un’angoscia minacciosa e ad un’impotenza insopportabile, proiettiamo le nostre parti negative ed ingestibili sui malvagi di turno, passando all’azione contro di loro.

nostro inconscio non aiuta nessuno. Se a qualcosa può servire la leggenda metropolitana della balena blu è a farci capire quanto sia (per fortuna) complessa, multiforme, imprevedibile la nostra mente. Che non funziona come una macchina, in cui tirando una leva, fermo il telaio. E neanche come un computer, in cui tutto è programmabile e prevedibile. La nostra psiche, anche se assai più fallibile di un computer, è solo in minima parte cosciente e dunque razionalmente prevedibile . Così

come non è particolarmente innovativo utilizzare il digitale per dar sfogo alle emozioni che portiamo con noi dal tempo della pietra non credo sia particolarmente utile incolpare per la nostra fragilità Internet, Social Media, il complotto dei malvagi della rete. Forse possiamo guardare a Internet e ai Social Media come a un infinito specchio che riflette in un prisma inconsueto, spesso inquietante, talora stimolante e innovativo le nostre emozioni per saperle meglio comprendere e, magari, gestire.

Dalle Coop.A - Fraternità Giovani Domande aperte per la Neuropsichiatria Quali risposte sul nostro territorio per i ragazzi che soffrono di un disagio psichico Dopo una lunga gestazione ha preso forma il progetto del Centro Diurno Raggio di Sole “Ci sono.

Mi vedi?” la mostra itinerante dell’esito del laboratorio fotografico organizzato e condotto dalla fotografa Chiara Cadeddu. Per ora è stata esposta con molto successo a Ponte Zanano e Brescia.

La situazione della neuropsichiatria sia a livello provinciale che nazionale è in forte difficoltà. Proponiamo di seguito u interessante analisi di fraternità giovani sulla situazione di Brescia.

“Infanzia e adolescenza sono momenti cruciali per la costruzione di una buona salute del corpo e della mente, che caratterizzerà poi tutta la vita dell'individuo” (basti pensare che attualmente oltre il 50% dei disturbi psichiatrici dell'adulto ha un esordio in età evolutiva).

La situazione generale e quelle che sono le risposte che il territorio della provincia di Brescia è riuscita a realizzare nell’ambito del privato sociale in questi anni risulta significativa e indispensabile per il sostegno ad un bisogno in continuo aumento.

Come si vedrà balza all’occhio la disparità tra bisogni emergenti sempre maggiori e risposte che risultano numericamente molto inferiori rispetto alle necessità, di sicuro questo non deve fermare l’intenzione da parte di tutte le realtà coinvolte di continuare il grosso lavoro con i minori e soprattutto con le loro famiglie per garantire a questi ragazzi un futuro dignitoso.

Situazione ad oggi:  1 utente su 2 non riesce ad accedere alla diagnosi;  2 utenti su 3 non riescono a ricevere interventi terapeutici;  2 utenti su 3 sono ricoverati in reparti inappropriati;  9 utenti su 10 non hanno un servizio di riferimento in età adulta.

A fronte di un bisogno che segnala:  un aumento medio dei pazienti in carico alla NPIA del 7% annuo;  un aumento complessivo di utenti seguiti negli ultimi 5 anni del 45%;  un aumento degli accessi di adolescenti con acuzie psichiatriche in pronto soccorso del 21% nell'ultimo anno;  un aumento dei ricoveri di adolescenti con diagnosi psichiatrica del 28% nell'ultimo anno;  una estrema disomogeneità tra le regioni italiane; con un quadro complessivo relativo al contesto che evidenzia:  un aumento dei disturbi del comportamento;  un aumento dell'abuso occasionale di sostanze;  una maggiore fragilità del sistema famiglia;  una maggiore e più complessa richiesta da parte dell'autorità giudiziaria.

* i dati riportati hanno una valenza nazionale e sono stati presentati al xxvii congresso annuale della Sinpia svoltosi ad Alghero dal 7 al 9 ottobre 2016.

Dalle Coop.A - Fraternità Giovani Nel corso del 2016 questa risulta essere l’attività svolta dalle cooperative sociali bresciane nell’ambito della neuropsichiatria dell’infanzia e dell’adolescenza:

FRATERNITÀ GIOVANI 2016 POSTI AUTORIZZATI

POSTI ACCREDITATI

POSTI CONTRATTO

PERSONE ACCOLTE

GIORNATE DI PRESENZA

CRTA Raggio di Sole

16

14

14

21

5.339

CSRTA Raggio di Sole

20

20

15

41

3.939

CSRTA Raggio di Luna

20

5

5

14

1.308

TOTALI

56

39

34

76

10.586

POSTI AUTORIZZATI

POSTI ACCREDITATI

POSTI CONTRATTO

PERSONE ACCOLTE

GIORNATE DI PRESENZA

Comunità “BIios”

12

5

5

10

1.800

CD “Bios”

10

0

0

0

0

TOTALI

22

5

5

10

1.800

POSTI AUTORIZZATI

POSTI ACCREDITATI

POSTI CONTRATTO

PERSONE ACCOLTE

GIORNATE DI PRESENZA

CD “Papillon”

10

10

4,5

20

1.346

TOTALI

10

10

4,5

20

1.346

SERVIZI

LA NUVOLA 2016 SERVIZI

GIALLOVERDE 2016 SERVIZI

Dalle Coop.A - Fraternità Giovani Quindi in totale sul territorio della provincia di Brescia la disponibilità di posti prevede: Posti Residenziali: Autorizzati: 28 posti Accreditati e a Contratto 19 posti Posti Semi-Residenziali: Autorizzati: 60 posti Accreditati e a Contratto 30 posti A fronte dei posti sopra elencati nel corso del 2016 nelle strutture gestite dal privato sociale sono stati accolti complessivamente 106 ragazzi per 13.732 giornate di presenza nei servizi Dal 2017 unici partner con gli Enti Pubblici su tutto il territorio della provincia di Brescia nella gestione di strutture di riabilitazione sanitarie in NPIA sono rimaste solo 2 Cooperative Sociali: "Fraternità Giovani" società cooperativa sociale ONLUS (avvio attività 2004) Centro Residenziale "Raggio di Sole" di Ome 16 posti Autorizzati e Accreditati di cui 14 anche a Contratto; Centro Semi-Residenziale "Raggio di Sole" di Brescia con 20 posti Autorizzati di cui 15 Accreditati e a Contratto; Centro Semi-Residenziale "Raggio di Luna" a Macesina di Bedizzole con 20 posti Autorizzati di cui 5 Accreditati e a Contratto; Centro Semi-Residenziale "Papillon" di Visano con 10 posti Autorizzati, Accreditati e a Contratto.

"La Nuvola" società cooperativa sociale ONLUS (avvio attività 2015) Centro Residenziale "BIOS" di Orzinuovi 12 posti Autorizzati di cui 5 Accreditati e a Contratto; Centro Semi-Residenziale "BIOS" di Orzinuovi con 10 posti Autorizzati; Da segnalare che nel corso del 2017 l’Associazione Gialloverde di Visano si è vista costretta a cedere l’attività del Centro Diurno “Papillon”, vista l’impossibilità di sostenere i costi di gestione, a Fraternità Giovani per poter garantire la continuità terapeutica degli interventi in virtù del fatto che altrimenti non vi sarebbe nessun presidio clinico sul territorio.

In questo ambito il ruolo che il privato sociale può giocare risulta molto ampio e vario e si esprime in interventi finalizzati a sostenere ed accompagnare la famiglia in questo gravoso compito di assistenza. L'intervento viene erogato principalmente al minore, ma altrettanta importanza riveste la capacità del tessuto familiare di farsi coinvolgere in un

percorso che comprende tutto il sistema. Da qui la necessità di una attività domiciliare altamente professionale e preparata per valutare sul campo le modalità relazionali e di funzionamento. Possibilità di attivare colloqui con singoli nuclei familiari o di gruppo per affrontare con professionisti preparati le modalità più idonei per gestire situazioni problematiche o per riconoscere i sintomi di una crisi e attivarsi per ridurne la portata.

Altro aspetto dove la cooperazione sociale ha sempre rivestito un ruolo principale è quello relativo al reinserimento sociale attraverso varie forme di accompagnamento e sostegno (Agenzie sociali del territorio - Ambito Scolastico - Inserimento al Mondo del Lavoro). Soprattutto in questo ultimo aspetto il ruolo del terzo settore, attraverso le Cooperative di tipo B, ha sempre giocato un ruolo fondamentale nel ridare dignità e senso alla persona.

Sicuramente non è un momento facile la percentuale di "neet" coloro cioè che non studiano e non lavorano a Brescia questa percentuale è passata dal 17,7% del 2009 al 22,2% del 2013 considerando la fascia d'età 15-24 anni (in Lombardia nello stesso periodo si è passati dal 13,2% al 16,5%). Il dato sulla dispersione scolastica a Brescia è altrettanto indicativo dal momento che 1 studente su 5 abbandona l'anno in corso. Il tasso di bocciatura nel primo anno delle scuole superiori è in media del 20% e raggiunge il 35% negli istituti professionali Sicuramente i dati di contesto sopra indicati presentano un quadro preoccupante della situazione e rilanciano in modo significativo il senso ultimo del nostro intervento che trova origine e senso nel

Dalle Coop.A - Fraternità Giovani coordinarsi con le altre Agenzie Pubbliche coinvolte nell'erogazione delle prestazioni sociali e sanitarie. Risulta ben chiaro che la presa in carico del paziente è della ASST che è responsabile a tutti gli effetti dell'intervento erogato. Alla ATS spetta la regia dell'attività con il controllo e la verifica della appropriatezza degli interventi erogati e la congruenza del percorso riabilitativo con quanto concordato con ASST. Quindi, per gli operatori del terzo settore, risulta evidente il fatto che non ci si vuole sostituire a nessuno ma invece si vuole andare ad integrare un lavoro di rete che non si deve limitare al solo ambito sanitario ma anzi ci si vuole ritagliare un ruolo anche di facilitatore rispetto al coinvolgimento anche degli Enti Pubblici afferenti ad un ambito sociale perchè la reale presa in carico prevede che la persona sia accolta nella sua interezza e non solo esclusivamente per la sua "patologia".

A complicare ulteriormente la situazione c’è da segnalare la grande difficoltà della sostenibilità economica di servizi altamente gravosi dal punto di vista gestionale e bisognosi di conseguenza di grossi investimenti professionali sia in campo assistenziale sia clinico. A fronte della situazione sopra esposta, molte strutture presenti nel territorio lombardo si trovano nella condizione di avere posti accreditati/contrattualizzati, ma non coperti dal budget. Tale condizione da un lato impedisce alle strutture di accogliere pazienti (pur avendone le potenzialità), dall’altro compromette la sostenibilità economica delle medesime strutture, con il reale rischio di indurle alla cessazione dell’attività (vedi situazione Gialloverde). Questa contraddizione si sta verificando tra l’altro all’interno di un contesto che segnala un aumento esponenziale del bisogno. Per tentare di dare una prima risposta a queste necessità è stato avviato da maggio 2017 un lavoro di sensibilizzazione verso Regione Lombardia con il sostegno di Confcooperative Lombardia che ha portato all’audizione in III° Commissione Sanità e Politiche Sociali presieduta dal consigliere Fabio Rolfi, questo organo ha emanato una risoluzione a giugno 2017 che è stata presentata e approvata all’unanimità nella seduta dell’11 luglio 2017 dal Consiglio Regionale della Lombardia. Questo documento impegna il Presidente della Giunta Regionale e l’Assessore al Welfare a: “attivare urgentemente tutte le azioni utili ad abbattere gradualmente la percentuale dei ricoveri extraregionali…. riconsiderare l’attuale sistema di accreditamento e contrattualizzazione di tutti i servizi di NPIA con specifico riferimento alla determinazione del corrispondente budget….. incrementare la disponibilità di risorse, considerato l’elevato bisogno….

…..istituire entro novanta giorni, dall’approvazione della presente risoluzione, un gruppo di lavoro finalizzato ad approfondire le problematiche della NPIA…..”.

Questo sicuramente è un primo passo che permette di accendere i riflettori su una situazione di grossa emergenza, in costante aumento, a fronte di risorse risicate e in difficoltà. L’obiettivo della nostra azione vuole essere quello di garantire la possibilità di erogare interventi riabilitativi al maggior numero possibile di ragazzi affetti da una patologia, attraverso una presa in carico precoce:   

per quanto riguarda l'età; per quanto riguarda una fase non acuta e non così compromessa; per quanto riguarda la possibilità di erogare interventi specialistici non così facilmente sostenibili (psicoterapia - attività terapiche di gruppo x minori - attivazione gruppo familiari ecc..)

ESITI PREVISTI:  aumento dei decorsi positivi degli interventi in funzione della tempestiva presa in carico;  riduzione del rischio di cronicità;  riduzione della possibilità di ricorrere al ricovero ospedaliero o al collocamento in comunità terapeutica;  contenimento dei costi in virtù dell'erogazione di prestazioni meno onerose;  contenimento della spesa sul lungo periodo evitando la cronicizzazione della situazione “Stiamo lavorando, tutti e insieme, per un futuro migliore sia a livello personale dell'individuo che a livello sociale per il nostro territorio perché chi meglio dei bambini di o ggi non rappresenta il futuro di tutti noi domani.

Fraternità in formazione Il volontariato che cresce in qualità Nell’area Salute Mentale è stato attivato un corso di formazione per i volontari. Con piacere pubblichiamo il resoconto di uno dei partecipanti.

Nel mese di aprile è partito con entusiasmo il primo corso di formazione per aspiranti volontari di comunità psichiatrica, hanno partecipato a questo corso sette volontari che con impegno e forte motivazione hanno messo a disposizione il loro tempo per persone con diverse problematicità. Il corso si è tenuto presso il centro diurno della cascina Cattafame messo a disposizione dalla comunità fraternità di Ospitaletto, strutturato in due sezioni una tra aprile e giugno e la seconda da settembre a novembre, la prima sezione conclusa il 28 giugno si è svolta in quattro incontri all'interno dei quali sono state affrontate differenti tematiche riguardanti l'approccio alla persona che porta in sé i segni di particolari vissuti avvenuti nel corso della vita e, mettere a disposizione dei volontari le modalità per avvicinarsi al mondo delle malattie mentali psichiatriche; si è lavorato sugli aspetti che caratterizzano le caratteristiche comportamentali di persone con problematiche psichiatriche cercando di operare sulla costruzione di un ascolto più profondo, ascolto empatico. Gli educatori della comunità hanno trasferito la loro inestimabile esperienza e professionalità per dare ai volontari gli strumenti e le conoscenze di base per sostenere il cammino intrapreso con competenza e preparazione adeguata.

Spesso volentieri quando si parla di malattia psichiatrica si parte da un pregiudizio che possiamo

definire "etichettatura", comunemente si ritiene che queste persone abbiano come loro parte integrante esclusivamente una "pericolosità sociale" e di cui vi è l'abitudine a considerarle come soggetti che non abbiano in sé capacità e abilità; l’oggettività conferma al contrario che queste persone hanno capacità e abilità accompagnate (ma non esclusivamente) a difficoltà che a loro la vita ha riservato; il forte convincimento che l'unica alternativa vera e valida sia quella di relegare queste persone a strutture specifiche e adeguate escludendo a priori quella possibilità di integrazione sociale che è uno dei primi e fondamentali bisogni che ogni essere vivente ha fin dalla nascita, le relazioni sociali sono quelle esperienze che permettono fin da bambini di poter costruire una nostra personalità e integrità psicologica nonché di ricerca della propria identità, ci consentono di sentirci parte integrante della società ed avvertire quel senso di appartenenza che è insito in ogni essere umano. Le persone con malattie mentali avvertono questo bisogno in modo più sensibile, da qui l'obiettivo del corso di approfondire le varie peculiarità delle malattie mentali attraverso il prezioso contributo di educatori con competenze specifiche di semplici basi nozionistiche e da parte dei volontari la voglia di mettersi in gioco aprendosi ad un confronto approfondito con se stessi e gli altri, percorso che non solo ha permesso di "mettersi in discussione" ma anche di potersi accrescere su diversi aspetti umanamente condivisibili e insieme a queste persone essere partecipi della loro gioia e la loro sofferenza.

Approfondimenti Le aspettative di questo corso è di formare e raccogliere un sempre maggior numero di volontari che abbiano voglia di confrontarsi con persone meno fortunate ed attraverso un minimo impegno consentire di riappropriarsi della propria dignità e integrità sociale, permettere loro di vivere una vita degna di ogni essere vivente imperniata sulla consapevolezza ed il rispetto di essere in primis una Persona, passando attraverso l'accettazione, l'amicizia, l'amore e la relazione sociale dare a queste persone nuove possibilità di poter ricostruire e riscattarsi in una nuova opportunità di crescita.

Chiunque voglia avvicinarsi e intraprendere questa esperienza la comunità è ben lieta di accogliere i nuovi volontari, chi fosse interessato può contattare i responsabilI gruppo volontari il Sig. Ari-

ci Francesco e la signora Alberta al numero 0307882836.

Un doveroso grazie agli educatori della comunità fraternità di Ospitaletto, Francesco e Alberta che con il loro entusiasmo, esperienza e affetto hanno saputo coinvolgere i volontari lungo il percorso formativo; un particolare ringraziamento al Dott. Renzo Taglietti responsabile area psichiatrica che con la sua semplicità e umana comprensione ha saputo trasferire a tutti un senso di grande stima e rispetto verso coloro che vivono ogni giorno a contatto con persone affette da malattie psichiatriche nonché saper tramandare senso civico e accoglienza a chi convive quotidianamente con la sua sofferenza in silenzio e immenso dolore.

Rapporto sulla Salute Mentale 2015 Analisi del sistema informativo SISM sintesi dei risultati principali L’attività psichiatrica territoriale L’utenza Gli utenti psichiatrici assistiti dai servizi specialistici nel corso del 2015 ammontano a 777.035 unità (mancano i dati della Valle d’Aosta, della P.A. di Bolzano e della Sardegna), con tassi standardizzati che vanno dal 107,73 per 10.000 abitanti adulti in Basilicata fino a 205,82 nella regione Emilia Romagna. Nel 2015 i pazienti che sono entrati in contatto per la prima volta durante l’anno con i Dipartimenti di Salute Mentale ammontano a 369.569 unità di cui il 90,3% ha avuto un contatto con i servizi per la prima volta nella vita (first ever pari a 333.554 unità). Gli utenti sono di sesso femminile nel 54,4% dei casi, mentre la composizione per età riflette l’invecchiamento della popolazione generale, con un’ampia percentuale di pazienti al di sopra dei 45 anni (66,1%). In entrambi i sessi risultano meno numerosi i pazienti al di sotto dei 25 anni (28,5) mentre la più alta concentrazione si ha nelle classi 35-44 anni e 45-54 anni soprattutto nei maschi (rispettivamente 20,0 % e 25,0%); le femmine presentano, rispetto ai maschi, una percentuale più elevata nella classe > 75 anni (7,7% nei maschi e 12,4% nelle femmine)

Le patologie I tassi degli utenti trattati per gruppo diagnostico evidenziano importanti differenze legate al genere. I tassi relativi ai disturbi schizofrenici (36,2 per 10.000 ab. nei maschi e 25,9 nelle femmine), ai disturbi di personalità (11,3 per 10.000 ab. nei maschi e 10,0 nelle femmine), ai disturbi da abuso di sostanze (3,7 per 10.000 ab. nei maschi e 1,2 nelle femmine) e al ritardo mentale (4,8 per 10.000 ab. nei maschi e 3,1 nelle femmine) sono maggiori nel sesso maschile rispetto a quello femminile, mentre l’opposto avviene per i disturbi affettivi, nevrotici e depressivi. Per questi ultimi il tasso degli utenti di sesso femminile è quasi doppio rispetto a quello del sesso maschile (26,6 per 10.000 ab. nei maschi e 47,3 nelle femmine) L’attività dei servizi psichiatrici Le prestazioni erogate nel 2015 dai servizi territoriali ammontano a 10.199.531 con una media di 13,5 prestazioni per utente. Complessivamente il 75,9% degli interventi è effettuato in sede, l’8,0% a domicilio e il resto in una sede esterna. Gli operatori prevalenti sono rappresentati da medici (30,9%) ed infermieri (41,3%). Il 31,9% degli interventi è rappresentato da attività infermieristica al domicilio e

Approfondimenti nel territorio, il 28,2% da attività psichiatrica, il 12,3% da attività di riabilitazione e risocializzazione territoriale, il 7,0% da attività psicologica psicoterapica, il 5,5% da attività di coordinamento e il resto è rappresentato da attività di supporto. Inoltre le giornate di presenza presso strutture residenziali sono pari a 7.510.206 per 29.733 utenti; la durata media del trattamento a livello nazionale è pari a 756,4 giorni. Gli accessi nelle strutture semiresidenziali sono pari a 1.704.595 per 28.809 persone (349,6 accessi per 10.000 abitanti).

confezioni pari a 884.000.

L’attività psichiatrica ospedaliera

Costo dell’assistenza psichiatrica

Dimissioni ospedaliere Nel 2015 si registrano 110.875 dimissioni dalle strutture psichiatriche ospedaliere (pubbliche e private), per un totale di 1.398.211 giornate di degenza con una degenza media di 12,6 giorni. Con riferimento all’anno 2015 e ai Servizi Psichiatrici di Diagnosi e Cura (SPDC), le riammissioni non programmate entro 30 giorni rappresentano il 16,57% del totale delle dimissioni, mentre quelle a 7 giorni rappresentano il 7,61%. Nel 2015 sono stati registrati 8.777 trattamenti sanitari obbligatori nei SPDC rappresentando l’8,8% dei ricoveri totali avvenuti nei reparti psichiatrici pubblici.

Con riferimento all’anno 2015 il costo medio annuo per residente dell’assistenza psichiatrica, sia territoriale che ospedaliera, è pari a € 73,8 calcolato dividendo il costo complessivo dell’assistenza psichiatrica per la popolazione adulta residente nel 2015. Per quanto riguarda l’assistenza psichiatrica territoriale il costo complessivo ammonta a 3.517.005 (in migliaia di euro), di cui 1.639.659 (in migliaia di euro) per l’assistenza ambulatoriale e domiciliare, 435.509 (in migliaia di euro) per l’assistenza semiresidenziale e 1.441.837 (in migliaia di euro) per l’assistenza residenziale. Per quanto riguarda l’assistenza psichiatrica ospedaliera, la remunerazione teorica delle prestazioni di ricovero ospedaliero è nel 2015 pari a 222.507 (in migliaia di euro).

Accessi in pronto soccorso Nel 2015 il numero complessivo di accessi al Pronto Soccorso per patologie psichiatriche ammonta a 585.087, che costituiscono circa il 2% del numero totale di accessi al pronto soccorso a livello nazionale. Il 14% del totale degli accessi in Pronto Soccorso per problemi psichiatrici esita in ricovero, di cui la metà nel reparto di psichiatria. Inoltre il 25% dei ricoveri per problemi psichiatrici registra una diagnosi di Schizofrenia e altre psicosi funzionali. Il 75% del totale degli accessi in Pronto Soccorso per problemi psichiatrici esita a domicilio.

Il consumo dei Farmaci Sono state considerate le seguenti categorie di farmaco: antidepressivi, antipsicotici e litio erogati in regime di assistenza convenzionata e in distribuzione diretta.

In regime di assistenza convenzionata Per la categoria degli Antidepressivi la spesa lorda complessiva è pari a 379 milioni di euro con un numero di confezioni pari a circa 34 milioni. Per la categoria degli Antipsicotici la spesa lorda complessiva è pari a circa 66 milioni di euro con un numero di confezioni pari a 4,6 milioni. Per la categoria Litio erogato la spesa lorda complessiva è pari a circa 3,6 milioni di euro con un numero di

In distribuzione diretta Per la categoria degli Antidepressivi la spesa lorda complessiva è pari a 1,7 milioni di euro con un numero di confezioni pari a circa 639 mila. Per la categoria degli Antipsicotici la spesa lorda complessiva è pari a circa 155 milioni di euro con un numero di confezioni pari a 6,7 milioni. Per la categoria Litio erogato la spesa lorda complessiva è pari a circa 58 mila euro con un numero di confezioni pari a 30 mila.

Il personale La dotazione complessiva del personale dipendente all’interno delle unità operative psichiatriche pubbliche, alla data del 31 dicembre 2014, risulta pari a 29.260 unità. Di queste il 16,9% è rappresentato da medici (psichiatri e con altra specializzazione), il 7,6% da psicologi, il personale infermieristico rappresenta la figura professionale maggiormente rappresentata (45,8%), seguita dagli OTA/OSS con quasi l’10,6%, dagli educatori professionali e tecnici della riabilitazione psichiatrica pari al 6,5% e dagli assistenti sociali con il 4,4%.

Finalmente un po’ di sollievo Condividiamo un interessante punto di vista di un ospite Claudio Ferrandi, volontario dell’associazione Nessuno è un’isola, ci racconta l’esperienza di una vacanza in montagna organizzata con alcuni utenti del cps e la coordinatrice del progetto Monica Zinelli.

Porgo un ringraziamento particolare per la collaborazione con il nostro giornalino, per l’interesse dimostrato nel divulgare iniziative a favore degli utenti e di chi sta loro vicino, e per la disponibilità al confronto con i servizi di salute mentale.

L’idea di questo progetto è nata per offrire la possibilità di un’occasione di un “viaggio”, una breve vacanza per persone che soffrono di disagio mentale, che oltre a rappresentare un momento di svago e riposo, diventasse anche un appuntamento con la “normalità” e un’occasione di crescita. Da un lato si vuole favorire abilità e funzioni sopite in quanto mettersi nell'ottica di fare un'esperienza di vacanza in gruppo, condividendo il tempo con altre persone, aiuta a favorire la crescita e la consapevolezza delle proprie risorse e Il potenziamento dell'autonomia. Il percorso ha avuto anche una valenza socializzante e riabilitativa in un ambito decisamente sociale potendo servire anche a formare nuove relazioni e recuperare una corretta autostima.

Il disturbo mentale, specie se grave e cronico, è fonte di importante disagio per il contesto del paziente e, prima di tutto, per la famiglia, protagonista principale della presa in carico. Infatti, è la famiglia nel suo complesso (genitori, coniugi, fratelli e parenti) a essere impegnata quotidianamente nella “gestione” di queste persone. Per questo abbiamo

pensato che offrire la possibilità di un periodo di distacco potesse rappresentare un momento salutare per le persone che soffrono di disagio mentale ma anche per i loro familiari, che necessitano spesso di momenti di sollievo e sostegno per meglio far fronte al peso del loro gravoso impegno. Questo progetto intendeva fornire la possibilità anche ai familiari di prendersi una pausa dalla gestione quotidiana sia dal punto di vista del carico fisico che psicologico. Per i famigliari può permettere di ritornare (anche se per un breve periodo) "padroni" del proprio tempo e spazio che solitamente è totalmente assorbito dall'attenzione per la persona che soffre di disturbo mentale. Quindi lo stesso periodo di vacanza dell'utente, diventa spesso l'unica speranza di vacanza, intesa come svago e riposo per rigenerarsi anche per i familiari. In un momento di crisi, di incertezza, di difficoltà assume per la nostra associazione un’importanza fondamentale l’ascolto delle necessità di chi vive il disagio psichico.

La meta è stata Trento e il Trentino. Il programma di soggiorno è stato di 4 giorni. In sintesi abbiamo pernottato quattro giorni a Trento alla "Casa del Sole", una struttura ricettiva gestita da alcune associazioni che fanno capo all'azienda sanitaria provinciale della salute mentale. Si tratta di una proposta di attività riabilitativa in cui gli ospiti e gli operatori della struttura sono aperti ad accogliere piccoli gruppi di persone formate da utenti, familiari, operatori del circuito della salute mentale a cui hanno adibito il terzo piano della struttura, trasformando in una formula di turismo sociale. Il primo giorno nel pomeriggio siamo andati al Muse Museo della scienza e della tecnica di Trento accompagnati da una guida molto preparata. È stata un’esperienza interessante ma anche impegnativa. Alla fine eravamo tutti stanchi e abbiamo optato per una passeggiata in centro città per un gelato ristoratore. Il secondo giorno abbiamo visitato la Fortezza di Castel Beseno a Rovereto sempre accompagnati da una guida che ci ha spiegato il passato vissuto in quel luogo e il significato storico di tanti castelli in Trentino. Nel pomeriggio siamo andati al Sacrario delle valli del Pasubio, luogo importante per i caduti della prima guerra mondiale. Successivamente su richiesta delle partecipanti, siamo andati alle cascate del Varone luogo suggestivo che è piaciuto molto. Il terzo giorno siamo partiti per Bolzano dove abbiamo preso la funivia per l’altopiano del Renon,

Bakeca

abbiamo fatto una passeggiata con vista sui dintorni delle montagne trentine. Nel pomeriggio siamo andati a Ortisei trascorrendo un momento di relax. L’ultimo giorno abbiamo partecipato ad una visita guidata al caseificio sociale di Cavalese vedendo tutte le fasi della lavorazione del formaggio, con assaggi inclusi. Il viaggio di ritorno è stato allietato da una breve visita a Campione del Garda con davanti lo spettacolo dei surfisti.

Sono stati coinvolti 6 utenti femmine del Cps di Via Luzzago accompagnati da un volontario dell'associazione (Claudio Ferrandi) e dalla coordinatrice del progetto (Monica Zinelli).

In sintesi possiamo dire che l’esperienza è stata abbastanza positiva anche se non facile dal punto di vista della socializzazione perché era un gruppo che non si conosceva prima, come invece in altri nostri viaggi. Dai questionari è stata definita un’esperienza stancante ma piacevole, dove si sono visti posti molto belli, un’avventura che aiuta a riposare la mente e il corpo, diversa dal solito che ti fa vedere che c’è anche un’altra vita diversa dalla solita, con i problemi. È stata anche un’esperienza molto impegnativa sia per gli utenti che per gli accompagnatori, perché vivere tanti giorni a stretto contatto con altre persone non è sempre facile, per tutti, maggiormente per persone alle prese con difficoltà di gestione dei sintomi dovuti al disagio, agli effetti dell’assunzione di farmaci spesso importanti, e alla stanchezza dovuta al viaggio in sé.

Al rientro dopo una settimana abbiamo avuto un incontro di restituzione con i referenti del Cps i quali ci hanno rimandato considerazioni positive, e in un caso entusiasmante, cosa che ci ha stupito perché al momento non lo avremmo detto, sembrava prevalesse la stanchezza e la fatica ad affrontare situazioni nuove e diverse, e soprattutto la fatica a gestire il rapporto con gli altri.

La storia di un progetto Federazione delle associazioni e dei familiari di Brescia e provincia La forza dei famigliari e l’intenzione di far sentire la propria voce ai servizi competenti ha dato vita a questo progetto.Un’idea nata diversi mesi or sono quando alcuni familiari e operatori della psichiatria, hanno ravveduto la possibilità di unire le idee, gli sforzi, gli impegni e il tempo delle varie associazioni e dei vari singoli familiari, in una federazione che li rappresenti per alcuni progetti comuni, presso i Dsm. La federazione, si sa, è un ente che raggruppa altre realtà afferenti allo stesso campo di attività, ovvero la salute mentale, e che dà la possibilità ad un numero sempre più ampio di familiari di ritrovarsi e tramite alcuni rappresentanti, proporre e collaborare attivamente con i Dsm, senza invadere le autonomie e i ruoli ma creando una forza comune. Dopo vari incontri preparatori il 17 giugno 2017, presso la cascina Clarabella (ringraziamo l’Asst Franciacorta per la gentile ospitalità) 48 familiari della provincia di Brescia provenienti da varie associazioni , gruppi e anche singolarmente, si sono ritrovati e hanno deciso di promuovere la costituzione al momento formale, di una federazione denominata ‘’IL FILO’’. Sono stati redatti alcuni punti di un probabile statuto, che saranno poi gli obiettivi, che il consiglio, già nominato, il 7 settembre 2017 alle 18, sempre presso la cascina Clarabella di Iseo, avrà come ordine del giorno. Noi dell’associazione Nessuno è un’isola con l’Alleanza per la salute mentale, l’associazione Familiari di Rovato, i gruppi familiari di Iseo, l’associazione l’Arcobaleno, il gruppo di auto muto aiuto La Carovana, Invitiamo chiunque voglia far parte di questa federazione, o avere informazioni, a contattarci alla nostra mail info@nessunoeunisola.it e/o ai cellulari 377 5033521 oppure 346 3961666 Claudio.

Comunità Fraternità

FraternitĂ Giovani