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Gallaratese: una cronaca dal di dentro pag. 3
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Gallaratese: una cronaca dal di dentro pag. 3
Intervista esclusiva di Milano 19 ad Antonio Taramelli assessore al decentramento al Comune di Milano
Un polmone verde pag. 4
Non c'era una volta un bosco pag. 5
La scuola media "Casati" pag. 6
La scuola privata è un'alternativa?
pag. 7
Procreazione libera e consapevole pag. 9
Entro la metà giugno verranno rinnovati a Milano i 20 Consigli di Zona. Anche se le elezioni dirette per tali organi di decentramento sono state rinviate, da una legge del Parlamento, al 1980, questo rinnovo riveste un carattere cii particolare importanza perchè da esso avrà inizio l'applicazione del nuovo regolamento approvato dal Consiglio Comunale. Regolamento che non prevede soltanto aspetti che potremmo anche definire formali quali l'aumento da 400 a 592 consiglieri complessivamente (con zone al di sotto di 75 mila abitanti che avranno 26 consiglieri, ed altre con oltre 75 mila abitanti, come la nostra, i cui consiglieri verranno aumentati a 32), ma comprende anche aspetti di notevole importanza assegnando alle Zone poteri
non più soltanto consultivi, ma anche decisionali.
Per questo riteniamo che i cittadini debbano considerare questo rinnovo non un fatto burocratico, ma un momento di maggior partecipazione per un modo nuovo di governare la città.
Proprio in questa visuale abbiamo ritenuto opportuno rivolgere, per conto dei nostri lettori, alcune domande all'Assessore Antonio Taramelli.
Milano 19: Assessore, alla vigilia del rinnovo dei Consigli di zona ci sembra oppurtuno fare una specie di bilancio e pertanto ci facciamo interpreti della prima domanda che si pongono molti cittadini: in questi nove anni di esperienza il decentramento si è dimostrato uno strumento valido?
il cinema Alpi è chiuso "per restauri".
Dalla fine di marzo al posto dei cartelloni pubblicitari solitamente affissi ai lati dell'entrata del cinema Alpi di via Ricciarelli, c'è un cartello con scritto "Chiuso per restauri". A prima vista si puà pensare ad imminenti trasformazioni del locale per portare l'Alpi dai circuiti cinematografici di ultima visione a quelli superiori. Una speculazione economica perciò: elevando il tono del locale si ha la possibilità di aumentare il prezzo del biglietto. Una operazione che decine di cinema hanno fatto a Milano e che si può constatare aprendo un qualsiasi quotidiano alla pagina degli spettacoli.
I locali di prima visione sono circa il 35% del totale delle sale cinematografiche. ll prezzo del loro biglietto si è stabilizzato a 2500 lire, che sono indubbiamente una cifra molto alta per qualsiasi pellicola e per qualsiasi locale, anche se questo afferma di assomigliare più a un salotto che a un cinema.
Un nuovo circolo a San Siro pag. 10
25 Aprile nella nostra zona pag. 12
Solo pochi anni fa le prime visioni rappresentavano il 15-20% del totale delle sale cinematografiche ed il costo del biglietto era attono alle 1500 lire; ci si può ricordare le polemiche insorte alcuni anni fa quando all'uscita del film "Il Padrino" di Francis Ford Coppola le sale che lo avevano in proiezione aumentarono il prezzo a lire 2000. Nonostante tale aumento, peraltro ingiustificato perchè tale pel-
licola, lanciata da una forte campagna pubblicitaria, non aveva certo costi di noleggio superiori ad altre, si vide che il numero degli spettatori non diminuiva.
Tale aumento fu solo l'inizio: negli anni successivi 15-20 sale passarono dalle seconde e dai proseguimenti alle prime visioni, aumentando gradualmente il prezzo del biglietto fino alle attuali 2500 lire. Altre addirittura vennero inaugurate.
Ma cosa rimane al di là delle prime visioni ora a Milano?
II restante 65% delle sale cinematografiche dislocate per la maggior parte in periferia ha serie di programmazioni solitamente scadenti: sesso, violenza, film comici o gialli di terzo ordine. Questa era anche la situazione di un cinema come l'Alpi, situato in un quartiere popolare, San Siro, dove chi voleva vedere un buon film doveva recarsi in centro spesso in prima o in uno dei pochi cinema d'Essai presenti a Milano.
Ora abbiamo saputo "da fonti solitamente ben informate" che il Cinema Alpi chiude e verrà trasformato in autorimessa. Non abbiamo parlato con il proprietario del locale per avere conferma di ciò. in caso di risposta affermativa sarebbe stato interessante sapere il perchè di tale trasformazione, probabilmente dovuta al fatto che il cinema non era più economicamen(segue a pag.
Taramelli: Senza dubbio si. Basterebbe guardare da una parte alla crescita effettiva della partecipazione, come si può rilevare dai dati statistici. Ma ancor più mi pare importante sottolineare la mole di lavoro che ì C.d.Z. hanno svolto, sia quantitativamente che qualitativamente, per dimostrare non soltanto la validità, ma ancor più la necessità. importante è inoltre sottolineare il ruolo più generale che questi assolvono. I primi Comitati di Quartiere. poi istituzionalizzati in Consigli di Zona 9 anni fa, avevano al centro della loro attenzione questioni di tipo particolaristico riguardante una strada, ecc.. Oggi il salto di qualità è del tutto evidente basta scorrere gli Ordini del Giorno dei consigli per averne la conferma. Sono i temi della difesa
delle istituzioni democratiche, i problemi dell'occupazione in generale e quella giovanile in particolare ed altri ancora. Direi che proprio questa crescita sta a dimostrare la validità del decentramento.
Milano 19: Quali sono i poteri reali dei C.D.Z.?
Taramelli: Si arriva ora alla fase di dare contenuti alla partecipazione dando reali poteri (art. 12 pareri obbligatori, art. 13 poteri decisionali). Mano a mano, con gradualità sia nei tempi, sia per la quantità dei compiti da attribuire. verranno trasferiti ai Consigli di Zona i poteri previsti dal Regolamento approvato dal Consiglio comunale di Milano, che ha dato della legge un'interpretazione estensiva viva e originaria. Già alcune delibere(segue a pag.
Con notevole ritardo rispetto agli altri Consigli causa la ripetizione delle elezioni nella scuola "Cozzi" si è riunito il giorno 21 marzo presso la scuola di via Betti il Consiglio di Distretto Scolastico n. 42 corrispondente alla Zona 19. Il primo punto all'O.d.g. — Elezione del Presidente — ha visto al presentazione da parte di Comunità Educante del consigliere Vallery (genitore) quale candidato alla Presidenza. I profilo del candidato, tracciato dal consigliere Sig.ra De Palma, ha messo in evidenza l'estrema serietà e preparazione. Doti che, unitamente ad un buon grado di sensibilità, dovrebbero consentirgli di svolgere un'efficace e corretta opera di mediazione in modo da permettere al Consiglio, traendo il meglio dalle diverse posizioni, di produrre un proficuo lavoro nell'interesse di tutta la collettività.
Il consigliere Formica ha peraltro dichiarato, a nome della lista Unitaria, che quest'ultima rinunciava a presentare un proprio candidato alla Presidenza quale dimostrazione della volontà di realizzazione in seno al Consiglio la massima collaborazione tra le diverse forze per addivenire. attraverso il necessario e corretto confronto dialettico, ad un positivo rinnovamento della scuola. Il candidato è risultato eletto con 33 voti favorevoli su 39 votanti, 4 schede bianche e 2 voti dispersi. Il Presidente, al
termine delle votazioni, nel ringraziare il Consiglio per la fiducia accordatagli si è augurato di riuscire ad essere veramente il Presidente di "tutto il Consiglio" ed ha ribadito la volontà di realizzare una gestione collegiale fondata sulla collaborazione tra le diverse forze e componenti. Successivamente. nonostante le ripetute richieste avanzate dai Consiglieri delle liste Unitarie ed una specifica mozione d'ordine presentata dal sottoscritto e respinta con 22 voti contro 17, non è stato possibile procedere immediatamente alla elezione del Vice Presidente, dei componenti la Giunta Esecutiva ed alla istituzione delle Commissioni di lavoro. Si è proceduto soltanto ad accertare la volontà del Consiglio di dar luogo a tali organismi rinviandone l'elezione e la costituzione ad altra seduta fissata per il venerdì successivo alle ore 19.
Nella seconda seduta si è vista la contrapposizione di due schieramenti in merito al tipo di rapporto che avrebbe 'dovuto avere il Vice Presidente con la Giunta Esecutiva. Si è sostenuto, da parte dei consiglieri di Comunità Educante, la tesi che al vice Presidente fosse data facoltà unicamente di assicurare ai lavori della Giunta senza peraltro consentirne la partecipazione. Detta limitazione veniva decisamente rifiutata dagli altri (segue a pag. 2)
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quadro sono in vigore altre dovranno, entro breve, essere predisposte come per esempio quelle del settore Cultura - sport - tempo libero, del patrimonio comunale, che è notevole e che dovrà essere gestito d'intesa con i C.D.Z. Le delibere - quadro saranno più compiute quando potranno indicare quando potrà essere utilizzato direttamente dalle Zone. Si avvia pertanto con queste misure la vera attuazione del decentramnto, che non sia soltanto il "chiacchierare". Si realizzerà una vera svolta; da giugno infatti i C.d.Z. avranno la possibilità di deliberare.
Milano 19: Qualcuno asserisce che il nuovo regolamento è tale da immiserire la partecipazione popolare. Quando vi è di vero in tale affermazione?
Taramelli: È una polemica cui abbiamo già risposto, certo che chi non vuol sentire non sente. Dire che il nuovo regolamento "burocratizza" i C.d.Z. è dire cose senza senso. Da esso emerge che gli organi di decentramento devono svolgere certamente funzioni amministrative, ma anche mansioni di vigilanza e di controllo. Questo secondo aspetto, che sarà certo rilevante, stimolerà la creazione di nuovi momenti di gestione da parte degli utenti. I C.d.Z. dovranno vigilare sull'attività dei vari Comitati, che saranno i veri momenti di gestione reale, coinvolgendo così un maggior numero di cittadini. Quindi è assurdo asserire che il nuovo regolamento possa immiserire la partecipazione.
Milano 19: Quale è il ruolo dei C.d.Z. nel nuovo modo di governare la città?
TarameNi: La domanda è forse non formulata bene. Non c'è dubbio che assicurare una maggiore partecipazione fa parte di quella nostra concezione di un modo nuovo di governare. Vuol dire chiamare a decidere un numero sempre più grande di cittadini realizzando, fra l'altro, pur nella indispensabile dialettica, un migliore rapporto fra Consiglio Comunale e periferia. Tutto ciò consentirà anche un maggiore slancio nelle iniziative ivi
compresa quella riguardante la ristrutturazione della macchina comunale e la riorganizzazione di certi servizi. Riesaminare certi standard oggi considerti legittimi, ma che gravano troppo pesantemente sul bilancio comunale. Ad esempio non si potrà più andare avanti con asili nido con costi di 15 - 16 mila lire per bambino, sono lussi che non ci si può più permettere. Si deve contenere la spesa pubblica per privilegiare gli investimenti produttivi. Nuovo modo di governare non è soltanto guardare in una casa di vetro ma passare "dal dire al fare".
Milano 19: Da quando è in carica l'attuale Giunta Municipale i rapporti tra la stessa ed i C.d.Z. quale evoluzione hanno avuto?
Taramelli: Per un certo periodo vi è stato un deciso miglioramento, poi vi è stata, da parte dei C.d.Z., qualche giustificata lamentela per qualche lentezza in certe risposte e anche perchè qualche Assessore ha dimostrato una certa tendenza a porre in secondo piano i rapporti tra Amministrazione comunale e C.d.Z.. Milano 19: Un'ultima domanda. Quali sono i maggiori ostacoli che si frappongono tra i cittadini ed i C.d.Z. e come si pensa di rimuoverli?
Taramelli: Gli ostacoli dovrebbero cadere sensibilizzando i cittadini, facendo loro capire che il loro interlocutore primario sarà il C.d.Z., che, avendo poteri precisi, sarà il "gestore" della zona. L'altro mezzo per rimuovere certe difficoltà è l'informazione. Un contributo lo si avrà se l'Amministrazione comunale nei prossimi mesi riuscirà ad arrivare in tutte le case con un suo organo di informazione. Una parte di esso verrà dedicata alla vita del decentramento e certamente dovrebbe suscitare l'attenzione dei cittadini. Con questo periodico si riuscirà ad avere un contatto più diretto con i cittadini, favorendone la partecipazione. Quindi da una parte maggiori poteri ai C.d.Z., dall'altra la seconda iniziativa che dovrebbe valorizzarne l'attività.
dalla prima l'unico cinema
te produttivo. Ciò può voler dire solo una cosa: ovvero che gli abituali frequentatori di tale locale si sono stancati di programmazioni scadenti e hanno preferito rivolgere le loro attenzioni a un tipo diverso di cinema cambiando così anche locale.
Appurato tutto ciò al proprietario non restavano che poche strade: o rivalutare il locale, investendo del denaro, rimodernarlo, portarlo a un livello superiore, cambiare programmazione scegliendo film di livello intermedio e perciò aumentare il prezzo, oppure abbandonare tutto e utilizzare la sala per altri scopi, appunto l'autorimessa.
Ma a nostro parere sono presenti altre vie: strade che sono culturalmente positive ed economicamente valide.
Ad esempio il teatro Uomo ex cinema Adriano, o alcuni cinema d'Essai che hanno "riconvertito" la programmazione e il carattere del locale: l'Orchidea e il Rubino qualche anno fa e il Nobel, il Centrale e per ultimo il Sempione rappresentano una maniera diversa di gestire lo spettacolo cinematografico.
La maggior parte degli spettatori stanno cambiando fortunatamente le proprie preferenze, non accettano più qualsiasi pellicola e si avviano a privilegiare i film d'arte e di cultura: le sale sempre piene dei cinema che programmano film di questo genere lo dimostrano.
Ci dispiace, per quanto riguarda il cinema Alpi, che la zona 19 venga privata di uno dei
consiglieri in quanto ritenuta assurda e priva di ragion d'essere. Si è infine addivenuti al compromesso di accettare la definizione "può assistere ai lavori..." in considerazione del fatto che la legge fissa in non più di sei il numero dei componenti la Giunta Esecutiva, fermo restando l'impegno a non impedire, in pratica, che il Vice Presidente possa portare il proprio contributo ai lavori della Giunta.
creti. Sono stati quindi eletti i sei membri della Giunta Esecutiva nella persona dei consiglieri Cantoni (8 voti) - Magni Ferri (12 voti) - Maffè (11 voti) - Martina (12 voti) - Parolini (12 voti) - Viola (12 voti).
pochi servizi sociali esistenti, un servizio che se fino ad ora è stato gestito male poteva essere, per il futuro, gestito meglio.
Luciano ZagatoPer ultimo si è proceduto all'istituzione di quattro Commissioni, della cui composizione si dà nota a parte, incentrate sui seguenti problemi ritenuti dal Consiglio prioritari: "Regolamento" - "Risorse del territorio" - "Scuola, lavoro, sperimentazione ed orientamento professionale" - "Medicina e Sport". Dette Commissioni hanno il compito di raccogliere dati ed elaboratore e di decidere modi e luoghi per le proprie riunioni.
Le impressioni che ho riportato al termine di queste due pri-
me riunioni mi fanno credere che, al di là delle prime schermaglie e prese di posizione su questioni più che altro formali o che comunque riflettono il diverso modo d'interpretare l'urgenza dei problemi, esista realmente la dichiarata volontà di operare concretamente in uno spirito di fattiva collaborazione. Voglio peraltro qui esprimere l'augurio che ai buoni propositi venga fatto seguire, da parte di tutti, un atteggiamento coerente e responsabile che consenta, pur nella diversità di impostazione di avviare un radicale e positivo rinnovamento della scuola quale presupposto indispensabile per trasformare l'attuale Società in una Società più giusta fondata su positivi ed universali valori.
Luigi GnemmiCome i partiti politici si preparano a scegliere i loro candidati per il rinnovo dei Consigli di Zona.
È risultato eletto quale Vice Presidente il consigliere Gianotti — rappresentante dell'Amm. Comunale — con 27 voti favorevoli su 37 votanti e 10 schede bianche. Al termine delle votazioni il neo - eletto nel ringraziare tutto il Consiglio si è detto disponibile a dare tutta la collaborazione su fatti e problemi conIl rinvio al 1980 delle elezioni dirette dei Consigli di Zona (come stabilito dalla legge dell'8 aprile 1976 approvata dal Parlamento) pone ancora una volta i partiti politici di fronte al problema di scegliere i loro rappresentanti presso tali organi di decentramento cercando di interpretare la volontà dei cittadini in un modo che sia il più realistico possibile.
Per questo ci sembra interessate illustrare ai nostri lettori come si avviano a tale scadenza alcuni partiti politici, scusandoci se non ci è possibile riferire su tutti, date le difficoltà che abbiamo incontrato ad avere indicazioni dirette da parte di quei partiti che hanno una organizzazione meno capillare e che pertanto sono meno facilmente raggiungibili.
Cominciando dai comunisti essi vedono il rinnovo dei Consigli di Zona come un momento importante di mobilitazione di tutte le organizzazioni di base per un confronto con le forze politiche e sociali che operano nei quartieri e nelle zone per arrivare insieme ad individuare problemi, priorità, soluzioni da portare avanti con il massimo di partecipazione, anche in vista dell'affidamento ai rinnovati organi di decentramento di tutti i poteri previsti dal nuovo regola-
mento varato dall'Amministrazione comunale.
Al rinnovo quindi i comunisti intendono arrivare con una grande consultazione di massa con assemblee pubbliche ed elezioni primarie da cui dovranno uscire candidati fortemente collegati alla realtà locale, espressione di un concreto impegno unitario, sottolineando la necessità che nei nuovi Consiglio di Zona trovino adeguata rappresentanza le donne ed i giovani, protagonisti della vita cittadina nei campi più diversi, che devono diventare protagonisti anche della partecipazione diretta alla gestione della cosa pubblica.
La Democrazia Cristiana, premesso che avrebbe preferito si andasse alle elezioni dirette per il rinnovo dei Consigli di Zona, propone ai partiti presenti a Palazzo Marino di accordarsi per organizzare entro giugno elezioni primarie aperte ai cittadini, tali da permettere la scelta diretta dei consiglieri di zona, al fine di assicurare loro un minimo di carisma popolare pur nel rispetto dei risultati delle ultime elezioni amministrative e della legge dell'8 aprile 1976. Se tale proposta non venisse accolta i democristiani milanesi si ripropongono di rivolgersi direttamente alla popolazione organizzando ele-
Interpreti di queste cronache sono sempre gli stessi: mia moglie, 40 anni casalinga; mia figlia 19 anni universitaria; mio figlio 13 anni 3a scuola media; io, 42 anni impiegato; per voi tutti, del Gallaratese e non.
Davanti al tavolo di mezzogiorno trovo oggi un'ospite sconosciuta. "Ciao" mi fa e si butta sul piatto che le sta davanti. Mi rivolgo alla co-padrona di casa (l'altro co - padrone - post - diritto - di famiglia - sono io - n.d.r.) e le chiedo con chi ho l'onore di sedermi a tavola.
"E Cinzia, la figlia dei Rossi, sai quelli del piano di sopra. È qui perché loro lavorano tutti e due e oggi la scuola materna è rimasta chiusa per lo sciopero improvviso del personale".
Già, è vero ho sentito parlare di questi scioperi senza preavviso che fanno trovare i cancelli delle scuole materne chiuse al mattino per cui i genitori che vanno a lavorare non sanno dove piazzare i loro pargoletti.
"E perché le vogliono far lavorare anche a luglio — spiega l'universitaria — togliendo loro il diritto acquisito di fare due mesi di ferie.
Me l'hanno spiegato ieri sera quelle della CISL alla riunione del collettivo del Centro".
Al primo momento non capisco e allora tocca alla moglie, sempre vigile ed attenta alle cose della scuola, anche materna, ("Domani, se ci saranno dei nipotini sarà problema anche nostro, naturalmente"). "Le cose stanno così: il Comune in luglio vorrebbe tenere aperte quest'anno almeno una o due scuole materne ed elementari per ogni zona, per accogliere i bambini che non possono andare in vacanza. E pensa di utilizzare il proprio personale a questo riguardo visto che lo paga per tutto l'anno e il contratto prevede un solo mese di ferie. Senonchè il personale — almeno quello aderente alla CISL — sostiene che poiché negli anni scorsi le ferie erano in pratica di due mesi (luglio e agosto) non è giusto che si torni indietro". È rientrato a casa nel frattempo anche il figlio terza media e a lui delle scuole materne non gliene frega niente e vuol solo mangiare subito; "intanto da noi il problema non esiste: i nostri professori ne fanno pure tre mesi di vacanza e
allora, si mangia o no. Devo andare ad allenarmi per i "giochi ambrosiani" perché dobbiamo stracciare quelli delle altre scuole della zona".
Cinzia ha finito il primo piatto ed ora è affacendata a mordere una michetta; i nostri discorsi non la interessano molto, a quanto pare, preoccupata ad assaporare una giornata ed un menù diversi dal solito.
"Ma allora anche tutti gli altri lavoratori dovrebbero fare due mesi di vacanza all'anno, se no questa rimane una vera e propria Giungla feriale" è il mio commento "e non mi sembra tanto giusto porre questo problema proprio in questi momenti di crisi. Certo, per sostituire il personale esistente nelle scuole nel mese di luglio si potrebbe ricorrere ai giovani delle liste speciali di avviamento al lavoro..."
"Quelli della CISL non vogliono — mi interrompe la figlia sempre bene informata sulle cose non universitarie — perché si trattereb-
zioni primarie attraverso le quali l'elettorato indichi i consiglieri di Zona DC per i prossimi due anni.
Il Partito Socialista Italiano si ripropone di giungere alla scelta dei propri consiglieri mediante riunioni intersezionali che coinvolgano tutte le forze socialiste della zona, per fare una scelta di quanti possano dare un contributo fattivo e concreto al decentramento in questo momento di rilancio e per prepararsi al momento di partecipazione più diretta, che è l'elezione popolare prevista per il 1980.
A tale scopo il P.S.I. si propone di indire assemblee in tutte le sezioni, allargando al massimo il discorso a tutti i socialisti ed a tutti i cittadini della zona.
Nel chiudere questa rapida esposizione delle posizioni dei partiti che hanno il maggior numero di consiglieri nella Zona 19, posizioni che peraltro a nostro avviso hanno punti di contatto, riteniamo oppotuno ricordare ai nostri lettori che con l'entrata in vigore del nuovo regolamento il numero dei consiglieri nella nostra zona salirà da 20 a 32 e che essi saranno così suddivisi tra i partiti: P.S.I. 6 (da 5 attuai), P.C.I. 10 o 11 (da 6), D.C. 8 (da 4), P.S.D.I. 1 o 2 (da 1), P.R.I. 2 (da 1), P.L.I. 1 (da 1), D.P. 1 (da 1), M.S.I. 2 (da 1). be di lavoro nero, sostitutivo di altro, sindacalizzato cioè".
Mi sembra di capire che ci siano posizioni abbastanza chiare contro l'apertura delle scuole nel mese di luglio. E i bambini che rimangono per strada? E i genitori che vanno a lavorare come fanno?
Già mi vedo Cinzia girare per casa tutto il mese di luglio.
"Non è che non abbiano le loro ragioni — interviene la moglie — è dura avere a che fare con qualche decina di bambini turbolenti: te lo dice una che ne sa qualcosa perché tu, naturalmente, cioè voi non potete certo avere esperienza".
D'accordo , lavoro duro quello delle educatrici scolastiche.
Ma allora che dire dell'operaia che va in fabbrica, e torna a casa alla sera per occuparsi ancora dei figli turbolenti, tornati a casa dalla scuola materna e dei quali deve pure occuparsi al sabato, alla domenica e nelle festività non abolite? E la commessa del supermercato? E la stenodattilo di serie?
"Non c'è dubbio che il problema va risolto, se si vuole fare della scuola materna non un parcheggio, ma un vero Servizio Sociale. E allora che tutti facciano la loro parte, anche Cinzia che adesso si è messa a piangere perché vuole la sua mamma.
Luca Orsenigo
UN QUARTIERE AL MESE
Parte seconda
L'ultimo atto del Consiglio Provvisorio di Quartiere (di cui nella prima parte di questa cronaca abbiamo visto la nascita e le lotte) può essere considerato il tentativo, purtroppo vano, attuato tra maggio e giugno del 1969, di bloccare la distruzione della Cascina Molinazzo. Era questa una cascina tipica della campagna milanese, molto antica, con all'interno un'ampia cucina dove il tavolo di pietra ed i relativi sedili erano disposti all'interno del grande camino. Sulla parete sud, all'esterno, era murata una ceramica a colori, datata intorno al 1500, con gli stemmi del ducato di Milano. Sembrava una cascina di interesse storico e culturale, recuperabile, quindi, a spazio sociale con una degna ristrutturazione. Furono interpellati la Sovraintendenza ai Monumenti, gli assessorati all'Urbanistica ed alla Cultura del Comune di Milano, ma la logica del Piano per il quartiere elaborata negli uffici tecnici non l'ha salvata. Al suo posto ora c'è piazza Bonola.
il piano per la fascia centrale elaborato dagli uffici tecnici comunali. Da questa assemblea nascono il Comitato Popolare di Quartiere (ognuno di noi si armi di un'arma ideale e difenda il suo metro quadrato di terra dalla speculazione), un nuovo rapporto con il Consiglio di Zona (che farà assumere all'organo del decentramento un ruolo ed un significato superiori ai limiti dettati dal regolamento comunale), un nuovo metodo di progettazione urbanistica: la città non sarà più un "feticcio urbano" ma diventerà "sua propria" di ogni suo abitante, perchè sarà lui, come vedremo più avanti, a pensarla ed a proporla (si veda "Gallaratese perchè?" Consiglio di Zona 19, proposte di un sistema di intervento e di variante al P.R.G. vigente della Zona 19; Edilizia Popolare n.
119: Consiglio di Zona dal Gallaratese al Parco Urbano Ovest). In novembre il Consiglio di Zona viene investito dal Comitato Popolare delle proprie responsabilità. Viene costituita
nire un piano di quartiere che dovrà essere pronto entro il 10 febbraio. Nel frattempo ogni nuova costruzione viene bloccata.
5 aprile 19781. Nuova delegazione a Palazzo Marino perchè gli impegni presi non sono stati rispettati. La Giunta municipale si impegna a pronunciarsi entro il 10 maggio su un documento sul problema Gallaratese, che dovrebbe essere approntato entro il 24 aprile dalla commissione urbanistica consigliare.
4 maggio 1971. Il Comitato Popolare ed il Consiglio di Zona presentano un documento di osservazione ad una variante del P.R.G. che interessa una vasta area a sud del quartiere, lungo la via Sant'Elia, che prevede l'insediamento di un parcheggio di verde e di destinazioni speciali (si legga ipermercato costruito da una multinazionale). L'osservazione chiede la sua non attuazione perchè lesiva degli interessi degli abitanti e degli esercenti del QT8 e del Gallaratese.
7 maggio 1971: Si insedia il nuovo Consiglio di Zona: nei programmi di tutti i partiti dell'arco costituzionale è presente il Gallaratese.
gatore di forze democratiche ed antifasciste (anche la speculazione è forza reazionaria).
Si può aggiungere che la lotta, la discussione, gli incontri e gli scontri fra forze politiche e sociali e tra cittadini singoli hanno permesso di costruire una "tradizione" di quartiere, una "nuova cultura". Hanno permesso a 15 mila prima e poi a 40 - 50 mila cittadini che vivono al Gallaratese di appropriarsi in termini di classe della "politica", della "urbanistica", della "città", della "amministrazione pubblica". Cittadini che o per necessità, o perchè espulsi dai quartieri che le immobiliari ricostruivano riproducendo il proprio capitale, a metà della loro vita erano stati sradicati dal luogo di origine, da abitudini, da amicizie, da luoghi di incontro e di riferimento, da quartieri più vecchi, dove il droghiere, l'osteria, l'edicola, la fabbrica, la latteria erano la loro "città e cultura".
Molti di loro ancora oggi ricordano, dopo dieci e più anni, la TIBB Castilla, l'Innocenti, le
fabbriche chimiche della Bovisa, o il Campo dei Fiori, Villapizzone, l'Isola, Lambrate, il Giambologna, il Mac Mahon, quello della "Gilda del Testori".
Venuti da più parti hanno trovato attraverso il Comitato Popolare un cemento unitario, che tuttora resiste.
Importante anche sottolineare ancora una volta il rapporto stabilito con le istituzioni (Consiglio di Zona e Consiglio comunale), che diventa essenziale anche in una prospettiva di "città socialista", in cui credo, nella quale ognuno dà e riceve, perchè delega ed è delegato nello stesso tempo, perchè soprattutto in questo modo costruisce una società basata sull'eguaglianza sociale. E nella storia del Gallaratese lo abbiamo avuto, senza confusione di ruoli, ma come diversi ingranaggi di una macchina di per sè "democrazia".
Danilo Pasquini (la prima parte è stata pubblicata sul n. 13 di Milano 19)
Al disciolto Consiglio provvisorio di quartiere era subentrato un'assemblea permanente, che aveva avuto vita stentata. Sembrava che ormai i problemi del quartiere fossero passati in seconda linea fino a che, nell'ottobre 1969, non si riunì un gruppo di cittadini per analizzare lo stato del Gallaratese e dei suoi rapporti con la città e con le lotte sociali in corso. Era l"'autunno caldo". Si avvertiva la grande tensione delle lotte sindacali. Lo slogan "unità dei lavoratori" stava diventando realtà. Per la prima volta, dopo molti anni, le tre centrali sindacali scioperavano unitariamente, con un unico obiettivo.
Il gruppo di cittadini si fa promotore di un incontro tra le forze politiche e sociali operanti nel quartiere. Si dibatte in quali termini riprendere la lotta per il quartiere. Si arriva alla identificazione di esso con la fabbrica. Si preparano le proposte da sottoporre ai cittadini, che vengono chiamati ad un'assemblea.
30 OTTOBRE 1989
Il clima di tensione in città è grande. L'impatto tra lavoratori in lotta e padronato si fa sempre più preciso. Al Gallaratese si tiene, nella palestra Cappelli Sforza, un'assemblea molto partecipata. I promotori costruiscono, con le panche, un sintetico, ma efficace, schema di quello che è
una commissione speciale, che deve proporre un documento per il Gallaratese da fare approvare in Consiglio di Zona e da presentare all'amministrazione comunale.
FEBBRAIO 1970
Il documento approvato dall'assemblea di quartiere viene fatto proprio dal Consiglio di Zona (la D.C. in questa occasione abbandona l'aula). Il 20 febbraio la Giunta Comunale al completo riceve l'Ufficio di Presidenza, i Capi Gruppo della Zona 19 ed i rappresentanti del Comitato Popolare e, dopo una discussione sul programma e sui contenuti politici, si riserva di dare una risposta e di incontrare ancora il Consiglio di Zona.
8 giugno 1970. Elezioni amministrative. Si registra a Milano una ulteriore avanzata delle sinistre malgrado la scissione avvenuta l'anno prima nel PSU (2 luglio 1969).
2 dicembre 1970. Una manifestazione di massa degli abitanti del Gallaratese (300 macchine, circa 1000 cittadini) si reca a Palazzo Marino. I rappresentanti del Comitato Popolare e del Consiglio di Zona vengono ricevuti dal Sindaco e dagli assessori ed ottengono che venga costituita una commissione consigliare, cui partecipino consiglieri di zona e rappresentanti del Comitato Popolare per defi-
29 maggio 1971. È sabato. Nessuna novità della Giunta. Il Comitato Popolare installa una tenda all'ingresso del quartiere, al semaforo, a simbolica occupazione, che coinvolge il Consiglio di Zona, il quale annuncia le proprie dimissioni in blocco, se l'amministrazione comunale non darà una risposta positiva ai problemi del quartiere.
11 giugno 1971. Sbocco delle lotte e dell'occupazione simbolica del quartiere. Asemblea popolare alla palestra Cappelli Sforza, dove intervengono il sindaco, gli assessori ed i consiglieri comunali di opposizione, che in Consiglio avevano combattuto per la questione del quartiere. Si ottiene di prolungare la Metropolitana in sotterranea, di bloccare ogni costruzione nuova, l'impegno a predisporre un piano particolareggiato del quartiere sulle basi delle indicazioni del Comitato Popolare e del Consiglio di Zona, l'impegno di convocazione entro la metà di giugno della commissione comunale per i problemi del Gallaratese con i rappresentanti del Consiglio di Zona del Comitato Popolare.
UNA NUOVA CULTURA
Ma non ci si può fermare a questa breve storia, nè chiuderla così. Questa è una premessa di carattere socio - politico in chiave di cronaca. Innanzitutto si può rilevare e sottolineare cosa il Comitato Popolare abbia rappresentato, in un momento cruciale della storia della città e del quartiere (1969, ricordiamo la strategia della tensione), ponendosi come carralizzatore di volontà popolari e come aggre-
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Nella ricorrenza della festa dei lavoratori ci pare doveroso riandare con il pensiero a quanti tra i primi si prodigarono nella lotta di emancipazione della classe operaia. Torniamo indietro di 88 anni, al tempo in cui le masse operaie e contadine italiane erano "plebe", a quando il salario del lavoratore di campagna oscillava da una lira a due e cinquanta, mentre fra i lavoratori dell'industria il più alto vertice toccato dagli operai specializzati era di cinque lire e la durata dell'orario di lavoro era lasciata all'arbitrio dei padroni. Fu allora che un pugno di lavoratori, rubando le ore al sonno, esponendosi alle ritorsioni dei padroni, decurtando il loro già misero salario si misero ad organizzare i loro compagni di lavoro, facendosi assertori non solo di un tangibile miglioramento delle condizioni economiche, ma anche della elevazione morale dei lavoratori e della fratellanza tra i popoli, ergendosi arditamente al disopra di ogni frontiera.
E spinsero amici vecchi e giovani a pubblicare un foglio modesto, fatto tutto da operai che uscì il primo maggio 1890 con articoli non firmati (dovuti alla penna di Costantino Acezzari, di Alfredo Casati bronzista, di Giuseppe
Croce, di Grigi, di Vincenzo Orefice, di Paolo Sacco, orologiaio, e di Giuseppe Micheli, meccanico) per dire le ragioni che militavano a favore della giornata normale di otto ore lavorative e per esaltare la solidarietà internazionale operaia.
Era presidente del consiglio Francesco Crispi, ogni assembramento era stato proibito, la cavalleria scorrazzava per le vie delle città. Dietro le porte delle botteghe chiuse la piccola borghesia guardava se arrivava la rivoluzione. Nelle cantine gli operai, in affollate e ordinate riunioni, discutevano e sviluppavano i concetti esposti in quel loro modesto foglio.
Mentre in Italia ed in Europa dilagavano e si rafforzavano lo spirito di conquista colonialista ed i nazionalismi complicavano le questioni anche più semplici, quegli operai parlavano con fede e calore, contro lo spettro della guerra, contro il militarismo, preconizzando una repubblica socialista europea, sostenendo, con un discorso tuttora valido ed attuale, che il problema dell'emancipazione del lavoro non è cosa locale, nè nazionale, ma di tutti i lavoratori del mondo, senza distinzione di lingua, di razza, di colore, nè di religione.
La variante generale al Piano Regolatore di Milano, approvata con delibera comunale 1'11.12.1976, ratifica nei termini di legge il discorso del PARCO URBANO OVEST iniziato in Consiglio di Zona 19 dalla sua Commissione Pianificazione Territoriale sin dal 1971.
L'area interessata dal parco, individuata dalla tavola generale del Piano, si estende anche in Zona 18, mentre per la nostra Zona risulta così delimitata: ad ovest dai confini comunali con Settimo M., Cornaredo, Rho, Pero, a nord dal Quartiere Gallaratese, ad est dal limite definitto dalle piste ippiche di allenamento, a sud da Via Novara. Si immagini di estendere l'attuale porzione attrezzata detta Parco di Trenno sino alla Tangenziale Ovest ed un po' oltre, sino ai confini comunali.
Per chi leggesse la delibera dell' 8.10.72 con la quale il C.d.Z. 19 proponeva all'Amministrazione la costituzione di un parco urbano denominato Parco Urbano Ovest scoprirebbe che i confini della proposta comprendevano verso est anche tutta la Zona già costruita degli impianti sportivi, le stesse piste del Trotto e del Galoppo, il Monte Stella del Q.T. 8, il Lido, Piazzale Lotto, e verso sud il quartiere delle ville di San Siro lungo Via Rospigliosi sino al ricongiungimento con Via Novara.
L'idea del parco così allargata nasceva infatti dalla volontà di salvaguardare la "Vocazione verde" della Zona 19 e di voler vedere fisicamente rappresentata tale vocazione da un tessuto unico che dai confini comunali penetrasse in direzione del cuore della città: il punto più avanzato era, appunto, individuato nell'area del Lido e nell'anello alberato di Piazzale Lotto.
Questo concetto era anche tradotto dal termine "spina verde verso la città" per ribadire il bisogno di rompere con un cuneo di verde gli anelli, i "gironi" edilizi con cui si era sviluppata, in modo radiocentrico la città, quasi a riprodurre con materiale cementizio lo schema dantesco dell'inferno.
Infatti la "belva" della speculazione selvaggia non solo ingoiava all'interno del nucleo storico gli ultimi giardini privati e nelle fascie comprese entro la circonvallazione filoviaria le aree ancora libere per una edilizia riservata agli uffici, alle banche, agli insediamenti commerciali
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od alle abitazioni per i ceti più abbienti, ma estendeva i suoi interventi alle aree più esterne vincolate dal P.R.G. del 1953 a verde agricolo, anche là dove, per l'espulsione e la crescita della popolazione si dovevano pure dirigere (in carenza di forme difensive) la necessità di insediamento dei ceti popolari attraverso la realizzazione dei grandi lotti periferici di cui il Gallaratese ne è l'esempio più abnorme.
In questa contesa il verde agricolo, le vecchie cascine, gli ex borghi rurali, siepi, filari di pioppi, rogge, venivano travolti dalla avanzata del cemento che lasciava dietro di sè solo piccoli ritagli di verde privatizzato e reso schiavo con gabbie e recinzioni di ferro.
Anche il cittadino si trova sempre più imprigionato da questa logica. Alla fine degli anni sessanta, nelle grandi città industriali, si stà delineando, in modo sempre più chiaro, la funzione di città intesa nel suo aspetto complessivo di servizio e di progetto politico; la domanda di base per una città fatta a misura d'uomo si fa sempre più pressante: si sviluppano forme di lotta per la casa, il verde, la scuola, i trasporti al Quartiere Gallaratese, al Garibaldi e via via negli altri quartieri cittadini.
E in questo clima che si sviluppa l'idea del Parco Nord - Ovest ed è subito, come già ricordato, una idea che si colloca a livello urbano, anzi intercomunale: non solo investe le aree agricole libere ad ovest dell'attuale parco di Trenno, ma, in una visione di lunga prospettiva, propone addirittura la pubblicizzazione delle vastissime aree, in direzione della città, occupate dalle piste ippiche della S.I.R.E., dai galoppatoi privati, dalle scuderie. Non è la città che arrestandosi concede spazio al verde, ma è il verde che va riportato dentro la città.
II C.d.Z. 19 fa proprio il documento della Commissione Pianificazione, come detto, ed il progettc del parco viene a costituire uno dei punti fondamentali delle rivendicazioni della Zona 19 per sè e per la città.
Il livello di forza dell'idea sta anche nella sua parte di utopia come sopra rammentato, ma nella pratica il parco si combatte.
Il Consiglio di Zona promuove assemblee che portano il discorso al Gallaratese, al San Siro, a Trenno e a Figino.
Nel 1973 viene respinto il progetto presentato dalla Direzione dell'Inter per la realizzazione di impianti privati (campi di calcio, piscine, ville) che se realizzato non solo avrebbe sottratto al futuro parco pubblico una notevole fetta di terreno lungo
Via Cascina Bellaria, (al di là del cimitero di guerra inglese), ma con la creazione di una nuova isola recintata avrebbe compromesso l'integrità e la continuità del verde. Altre mobilitazioni sono necessarie: è sempre latente il tentativo di far saltare il vincolo di verde agricolo sui terreni privati per chiudere, con un nuovo anello edilizio lo spazio compreso tra il borgo di Trenno e Via Novara. Vi sono delle puntate allo scoperto: anche se un caso riguarda una cooperativa non fasulla si critica l'altezza dei fabbricati che vengono messi in cantiere su un lotto CIMEP a sud della piazza di Trenno, si riproducono se pur in piccola misura le tipologie edilizie del Gallaratese, si rompe con il tessuto edilizio dello stesso borgo ancora leggibile pur nella sua compromissione. La riprova che la critica è giusta l'hanno i cittadini che, quando possono, ancora contemplano il tramonto del sole:
nella primavera e nell'autunno per gli utenti dell'apice settentrionale del parco di Trenno il nostro astro anzichè dietro le ultime file di pioppi di una campagna ancora aperta, come lì sarebbe lecito attendersi, scompare dietro quelle case e lunghe ombre, anzitempo, si allungano sui prati e sui viali. Nel '74 e nel '75 il discorso viene ulteriormente precisato sia nelle proposte integrative alle varianti delle vigenti norme tecniche di attuazione del P.R.G. sia nell'avvio del lavoro del C.d.Z. 19 relativo alla revisione generale del piano stesso. Infine nel Dicembre del '76, come ricordato, con l'adozione della Revisione generale del piano i contorni del parco vengono riprodotti sulla tavola grafica ad esso allegata. Ma come sarà veramente questo parco? Che cosa c'è dietro i simboli, i retini, le macchie di colore? Il discorso è, evidentemente da costruire nel tempo; ciò che si può qui anticipare, anche se può essere sotteso da un'ottica personale, parte tuttavia da premesse certe.
Il parco rispetta le preesistenze, mantiene le aree agricole produttive, le due o tre cascine rimaste, i sentieri, le configurazioni naturali. Per intenderci non c'è da inventare un disegno particolare ma solo da interpretare, seguire l'ambiente naturale potenziando il verde e le alberature dove previsto.
Le "attrezzature" dovrebbero essere le più discrete possibili; i parcheggi periferici, nascosti (bastano rilevati di terra di meno di due metri per escludere dalla vista i mezzi meccanici ed estendere, quindi la sensazione di spazio), vanno esclusi veri e propri fabbricati, sono previste piste ciclabili e, da prevedere, percorsi "natura".
Inoltre sarebbe interessante riattivare le rogge più consistenti, ora in secca: parte delle acque (depurate) del canale scolmatore dell'Olona che (purtroppo) attraverserà da nord a sud il parco tra Trenno e Figino, potrebbero essere in esse incanalate; in 'derivazione poptrebbero essere ricavati specchi d'acqua. Spiazzi p verde più allàrgati per il gioco di squadra' dovrebbero essere predisposti con adeguati sottofondi, escluse le recinzioni, asfalti, impalcati, tribune artificiali, macchine speciali per il gioco. Per i bambini, per chi sosta, leggeri rilevati erbosi dovrebbero raccogliere spazi a protezione anche dal vento e dalla dispersione. Sono piccole indicazioni per un recupero di quegli spazi liberi che la città ci ha negato. Già nell'attuale parco di Trenno e, direi proprio nella sensazione del non finito, del non delimitato, si riscontrano quelle condizioni di libertà che un Parco Sempione, di grande disegno e bellezza, non offre all'utente. Il vincolo a spazio verde aperto, non costruito, risponde al bisogno del cittadino di oggi. Più che di un parco di attrezzature si dovrà parlare di un parco di "attività" (in una prospettiva futura si dovranno realizzare le connessioni viabilistiche privilegiate ivi compresi percorsi ciclabili protetti provenienti dalla città) dove, superate case impenetrabili, le strade impraticabili, le barriere e le minacce del traffico vi sia la possibilità di costruire azioni con la libertà dei movimenti del proprio corpo e della mente: occorre anche un prato ed una siepe dietro cui, distesi, seguendo il moto delle nuvole poter immaginare al di là nuovi spazi e, per chi ne è capace, il dialogo con l'infinito.
Aldo MonzeglIo
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Ogni mercoledì sera al Circolo, dalle ore 21, si gioca a scacchi.
(cespugli tipo nocciolo), seguono cespugli come la spirea, il maggiociondolo (a Maggio fa dei fiori che sembrano proprio ciondoli) e la forsizia. Come piante di sottobosco vi sono noccioli, prunus e aceri saccarini e campestri.
Naturalmente le piante sono molto giovani e alcune devono ancora essere piantate. Quest'ultimo però non è un problema, i volontari infatti non scarseggiano soprattutto fra le organizzazioni di scouts e le scuole.
torio agricolo. L'impressione generale è che l'iniziativa' di "Italia nostra" sia molto interessante ed un modo intelligente e diverso di utilizzare un'area verde, ma il bosco è ancora troppo giovane, molti alberi assomigliano a pianticene
(più, vengono piantati giovani più crescono in fretta perchè si abituano prima) e chissà quanti anni ci vorranno ancora prima che diventi un vero bosco di quelli da "C'era una volta..." come nelle favole di Capuccetto rosso (ma senza lupi si spera).
Un puledro sta nel bel mezzo della strada - sentiero. Subito cerchiamo di fotografarlo ma quello insospettivo corre via per il prato adiacente. Stiamo andando alla cascina S. Romano per sapere qualcosa sulle iniziative di "Italia nostra" nella zona.
Dopo alcune centinaia di metri fra due file di alberi molto giovani, arriviamo ad uno spiazzo verde che fronteggia la cascina ancora imponente pur nel suo stato di decadimento. Nello spiazzo alcuni ragazzini (in seguito veniamo a sapere che sono scouts in visita) gironzolano o si rincorrono spesso inseguiti da due cuccioli dall'aria giocherellona e pulciosa. L'interno della cascina odora di stantio. di chiuso e calce antica. Una stanza sulla sinistra è stata rimodernata e adibita ad ufficio dagli appartenenti ad "Italia nostra". Questa associazione nasce verso il '67 e si occupa del problema verde pubblico e del recupero delle opere d'arte. L'idea del bosco nasce proprio sull'onda delle prime battaglie ecologiche, alcune vittoriose come quella per il cambiamento del riscaldamento da nafta a gasolio, meno inquinante.
"Italia nostra" si preoccupa in questi anni della salute non solo fisica ma anche psicologica degli abitanti: il verde a disposizione di ogni singolo cittadino è infatti poco, 4 mq circa, anche se una volta era ancora meno: 1,5 mq. La difficoltà di creare zone di verde pubblico è dovuta soprattutto all'atteggiamento di numerosi proprietari per i quali sui propri terreni è più vantaggioso costruire piuttosto che venderli al Comune perchè siano adibiti a parchi, giardini ecc...
Il bosco, per la verità ancora molto giovane, tra Figino e via Novara nasce dunque per iniziativa di "Italia nostra". Questi 350.000 mq di terra erano, come quasi tutta la nostra zona, coltivati. Quando fu previsto di farne un parco i contadini poterono stipulare con il comune solo contratti annuali. Data la precarietà della situazione quindi non
avevano interesse a fare opere costose negli appezzamenti in affitto in quanto non sapevano se avrebbero fatto in tempo ad ammortizzare il capitale speso. Le stalle furono perciò abbandonate facendo sì che il terreno divenisse più povero, veniva inoltre praticata la coltivazione annuale detta anche "coltura di rapina" in quanto ha proprio la caratteristica di sfruttare al massimo il terreno senza che si provveda in seguito ad arricchirlo adeguatamente.
"Ci sono voluti lavori molto lunghi - dice ora Rodolfo, studente di agraria che lavora qui già da alcuni anni - per rendere la terra nuovamente ricca e coltivabile". "Quando abbiamo deciso di piantumare questo terreno - continua - non volevamo fare un parco simile a quello di Trenno in cui ci sono prati molto ampi, ma un bosco in cui disporre prima le piante piccole e
"I primi anni - racconta Rodolfo - non c'era molta collaborazione e appena un curioso metteva il naso da queste parti, subito si cercava di convincerlo ad aggregarsi. Ora le cose stanno cambiando: c'è da parte di molti il desiderio del ritorno alla terra, incoraggiato d'altronde da chi detiene il potere che sta finalmente capendo l'importanza della agricoltura per l'economia nazionale".
Gli appartenenti ad "Italia nostra" svolgono oltre al lavoro di manutenzione delle piante del bosco. anche un lavoro di rieducazione al contatto con la natura: "Spieghiamo ai ragazzi che cos'è un albero, come si pianta, come si cura ecc... poi i ragazzi stessi lavorano un'ora e mezzo: pala e piccone".
Questo tipo di insegnamento tuttavia non è scevro da pericoli corsi soprattutto dalle piante. Pare che all'inizio infatti qualcuno piantasse gli alberi dalla parte delle foglie: con le radici per aria. Per ovviare a questi inconvenienti, dovuti a "distrazione" probabilmente, si sono dovuti scrivere dei cartelli che indicassero quali sono le radici e quali i
Continuano presso l'Aula Magna del plesso scolastico di piazza Zavattari (Liceo Scientifico Vittorio Veneto e ITIS Ettore Conti) i concerti e gli spettacoli teatrali destinati ai lavoratori ed a tutti i cittadini della Zona 19.
I concerti e le rappresentazioni teatrali tenutesi nei mesi di marzo e di aprile hanno fatto registrare un'attenta partecipazione di pubblico ed hanno dimostrato la validità di questa iniziativa, che si inquadra in una proposta sperimentale di "decentramento culturale", che ha come contenuto non soltanto fare spettacolo o musica, ma in particolare lo scopo di far accostare tutti i cittadini della zona alla fruizione della cultura, mettendo a loro disposizione prodotti culturali qualificati ad un prezzo politico.
2 Maggio
Concerti e cantate - Bach-Haendel - Orchestra "I Pomeriggi Musicali" - Dir. A. Zedda - Soprano Slavka Taskova
8 Maggio Insieme strumentale di Milano - Stravinski
15 Maggio
Sinfonismo tedesco - Beethoven-Brahms - Orchestra "I Pomeriggi Musicali" - Dir. G. Gelmetti - Violino Felice Cusano
3 Giugno
Pianista Delia Pizzardi - Haydn-Mozart-Beethoven
16 Giugno
Serenate Mozart-Brahms - Orchestra "I Pomeriggi Musicali" Dir. B. Campanella - Violino Anahi Carfi
poi via via le più grandi, come le querce. per ottenere una visuale più ampia, spaziosa".
Il bosco è infatti formato da una maglia di querce americane, resistenti ai parassiti, che tendono però a prevalere sulle altre piante essendo più robuste così che tra cento anni il bosco sarà tutto di querce. Il 90 - 95% delle piante presenti non devono essere ripiantate ogni anno e oltre alle già nominate querce, vi sono soprattutto olmi, ontani
rami. I ragazzini che vediamo noi sembrano comunque abbastanza esperti e piantano per il giusto verso tutti gli alberelli.
La cascina da lontano fa iino strano contrasto con lo sfondo di grattacieli e tralicci per la corrente, sembra decisamente isolata in un contesto urbano che rischia di travolgerla mentre una certa dignitosa resistenza e l'interesse degli appartenenti ad "Italia nostra", sono la sua unica difesa. Rodolfo dice che non era prevista nel progetto e che se la sono ritrovata nel terreno. Per questo non l'hanno sistemata molto e d'altronde per i lavori occorrerebbero un bel po' di soldi. Adesso è il ritrovo dei volontari: di fianco all'unica stanza risistemata e adibita ad ufficio, vi è infatti una cucina - tavernetta col camino, le panche, le sedie di legno vecchio, il soffitto basso con la volta tirata a calce scrostata, e il pavimento di mattoni rustici. Qui si ritrovano qualche voltai volontari a mangiare, la sera, dopo il lavoro nel bosco.
La cascina però oltre che come ritrovo dei volontari si è pensato di utilizzarla come sede di un centro per lo studio del terri-
25 Giugno
Beethoven lioertario - Beethoven - Giovani solisti internazionali - Saint Saens-Ciaikovski - Orchestra "I pomeriggi Musicali". - Dir. L. Rosada - Violoncello Colin Carr
3 Luglio
Musiche ispirate all'Italia - Kodaly - Mendelssohn - Giovani Internazionali - Haydn-Torelli - Tromba Caro! Dawn Reinhart
18 Luglio
Studio musica Antica - Autori dal 1200 al 1500
17 Maggio - Palalido ore 10,30
Concerto del coro del Teatro alla Scala - Rossini: Petite Messe Solennelle - Per le scuole della zona 19
TEATRO
4 Maggio
Felice e Carlina Teatro del Sole - Testo e realizzazione del Collettivo Teatro del Sole
PREZZI: Musica
Posto Unico
L. 1.000 - Abb. individuale sostenitore L. 10.000 -
Abb. familiare (fino a 3 pers.)
L. 5.000
Teatro
Posto Unico
L. 15.000 - Abb. studenti
L. 1.000 - Abb. individuale sostenitore L. 5.000 -
Abb. familiare (fino a 3 pers.)
L. 2.500
L. 7.500 - Abb. studenti
INFORMAZIONI: Consiglio di Zona 19 - via Pogatschnig n. 34 - Tel. 324794 (dalle ore 15 alle ore 17) - Liceo Scientifico "V.
Veneto" - Comm. Cultura via De Vincenti, 7 - Teatro Uomo Via Giulli, 9 - Sig. F. Caprini Tel. 4080208 - Sig. Santangelo Tel. 368590 - Sig. Giuppari Tel. 3085629
I giornali di zona mettono in luce un'altra faccia del giornalismo: quella non professionale. Ne parliamo con Giacomo De Antonellis del GR 3.
Abbiamo discusso con G. De Antonellis, giornalista della RAI che si interessa dei problemi locali di Milano e Lombardia la funzione e utilità di questo giornale. Già in precedenza un nostro redattore era stato intervistato da De Antonellis, durante la nota rubrica mattutina curata da questo, per presentare Milano 19 ai radioascoltatori.
La nostra intervista vuole invece rappresentare il parere di un esperto dell'informazione locale su un giornale di zona quel il nostro.
Milano 19: "I giornali di zona sono nati dall'esigenza di un contatto più immediato con la realtà che ci circonda quotidianamente: la realtà del quartiere in cui viviamo e di quelli vicini che conosciamo meglio di altri. Questo tipo di informazione diversa, in quanto più specifica, da quella di un quotidiano che si occupa dei problemi generali del paese, non poteva che essere gestita dagli stessi abitati della zona, dunque non da giornalisti professionisti. Lei ritiene tuttavia che possa essere un primo valido passo per arrivare ad una informazione più completa ed esauriente, sfruttando eventualmente anche l'aiuto dell'esperienza giornalistica professionale?"
G. De Antonellis: "Mi sono interessato da tempo dei giornali di zona, direi da almeno setteotto anni, proprio quando era all'inizio il fenomeno del decentramento di Milano. Anzi avevo fatto una proposta all'allora assessore al decentramento, Borruso, di costituire attraverso una cooperativa di giornalisti, già esistente, un giornale per il decentramento con una parte uguale per tutte le zone di Milano e un'altra mobile, con venti inserti diversi: uno per ogni zona. Eravamo una trentina di giornalisti professionisti riuniti nella cooperativa editoriale Giuseppe Donati ed intendevamo portare avanti questa iniziativa al servizio della cittadinanza. Da parte dell'assessorato ci fu un certo interesse, almeno all'inizio, dissero che avrebbero esaminato il problema, noi sottoponemmo una serie concreta di iniziative da attuare, con scadenze ed indicazioni precise anche di costi, poi la cosa, come molte in Italia purtroppo tramontò nel silenzio. Non vi fu una risposta positiva anche se neppure negativa ma il silenzio era già una risposa abbastanza eloquente. Comunque direi che a parte le iniziative dei giornalisti professionisti ci può essere un interesse concreto a questa nuova realtà delle zona attraverso dei giornali locali, che rispondono alle esigenze della popolazione dei vari quartieri o zone di Milano. Per il mio lavoro ho intervistato anche i promotori dei giornali di zona e ho notato in tutte queste iniziative una grande ricchezza di espressioni e di problemi suscitati che forse chi si interessa dei problemi generali della città non sempre riesce a cogliere e che invece spesso sono molto importanti. Ho notato inoltre la soluzione di alcuni di questi problemi proprio attraverso le iniziative e le spinte dei giornali di zona, fra i quali Milano 19 credo abbia ormai un suo posto ben preciso, e il fatto che siate usciti con continuità e regolarità è di per sè una dimostrazione della serietà del vostro lavoro, anche tenendo presente la realtà così diversa
dei quartieri che compongono la zona 19".
Milano 19: "Può dirci qualcosa riguardo alla scuola di giornalismo?"
G. De Antonellis: "La scuola di giornalismo che è sorta per iniziativa della Regione Lombardia e dell'Ordine dei Giornalisti, è una realtà molto interessante. lo, in verità, non ne faccio parte come docente, ma ho a mia volta intervistato, in occasione dell'inaugurazione ufficiale, sia gli insegnanti, giornalisti per la maggior parte, sia gli allievi. Ho potuto notare che riesce a dare, a differenza di altre iniziative precedenti del tutto private, una preparazione concreta, spingendo gli allievi a frequentare soprattutto le redazioni, ad interessarsi dal vero del mondo del giornalismo, a creare, a costruire le notizie. Infatti durante questi corsi oltre alla parte teorica si fa molta pratica, e quindi ogni giorno si costrusicono le notizie come se si dovesse fare un giornale stampato. Questo è l'aspetto positivo. Quello negativo è rappresentato dalla selezione nella quale, ho l'impressione, abbia prevalso, oltre ai meriti, anche qualche ascendente nel campo della professione. Ho l'impressione vi siano entrati molti amici degli amici. Forse questa può essere una limitazione. Però indubbiamente questa scuola è una realtà nuova in quanto per la prima volta si apre la porta del giornalismo a chi appare realmente dotato, raccomandazioni a parte. Ho potuto notare infatti che gli allievi sono veramente molto preparati: la raccomandazione avrà influito per alcuni ma non per tutti. lo credo che soprattutto il tipo di preparazione che si da a questa scuola e l'attestato che viene rilasciato al termine della frequenza, peraltro obbligatoria, siano due garanzie notevoli con le quali effettivamente si possono creare nuove leve di giornalisti sperando poi che questi giornalisti non rimangano con la tessera della categoria in mano, disoccupati, perchè questo nel giornalismo, come in tutte le altre categorie, non è il momento migliore per inserirsi. Comunque questa scuola di giornalismo può essere un valido punto di partenza per l'inserimento e quindi una esperienza da continuare".
Milano 19: "Coloro che provengono dall'esperienza del giornale di zona come sono o potrebbero essere considerati da questa scuola?"
G. De Antonellis: "Questa è una domanda difficile perchè io non credo che sia l'esperienza
Al Collegio Docenti Circolo Visconti
Al Collegio Docenti Sc. media Casati
Al Consiglio di Istituto Sc. media
Casati
Al Consiglio di Zona 19
Al Consiglio distrettuale n. 42
Al Consiglio Scolastico Provinciale
Al Consiglio Superiore P.I.
Ai Consigli di Interclasse Circolo
Visconti
A Milano 19
Il Consiglio di Circolo riafferma la validità delle scelte di valutazione attuate dal Consiglio
Docenti negli anni scorsi in accordo con i genitori e fatte proprie quest'anno anche dal Ministero della Pubblica Istruzione che introduce con la legge n. 517 un nuovo sistema di valutazione; ritiene assurda la denuncia degli Insegnanti e del Preside della scuola media Casati; ribadisce il proprio appoggio agli Insegnanti del Circolo che si sono impegnati nella ricerca di sistemi di valutazione formativi e non selettivi.
sindacale, tanto più condannabile in questo momento di grave crisi in cui versa il nostro paese che richiede ora, più che mai, l'unità di tutte le forze lavoratrici. Alcuni genitori della Zona 19
II Corriere della Sera del 6 aprile riferiva sulla questione del "6 rosso" proposto da un gruppo di studenti del Liceo Scientifico Vittorio Veneto. Su quanto pubblicato dal Corriere il preside del liceo, prof. Mario Spegne, ha ritenuto doveroso fare delle precisazioni inviando allo stesso quotidiano una lettera che qui riproduciamo:
"Nella cronaca di Milano del giorno 6 aprile su relazione sulla questione del "6 rosso" proposto da un gruppo di studenti.
tipica del giornale di zona che possa caratterizzare l'accesso, o meno alla scuola. Credo piuttosto che l'esperienza del giornale di zona sia un punto qualificante. D'altronde io penso che per la scuola di giornalismo, per accedere al giornalismo, qualsiasi esperienza nel campo della comunicazione sia utile e valida, soprattutto se c'è da parte di chi la porta avanti la volontà di continuare. Forse non siamo più ai tempi in cui si diceva che il giornalismo è missione, che per il giornalismo occorre una spiccata attitudine, caratteristica quest'ultima che probabilmente occorre ancora oggi. Comunque la spinta maggiore deve essere questa volontà di andare avanti magari con parecchi sacrifici iniziali. A mio parere uno dei difetti dei giovani d'oggi che vogliono accedere al giornalismo, è quello di volere subito un contratto, uno stipendio assicurato. Il giornale di zona invece è il frutto di un lavoro volontario e questo è indubbiamente un atteggiamento mentale diverso. Ecco quest'ultimo, può forse essere il punto a favore di questo tipo di giornalismo in quanto presuppone un maggiore interesse".
Milano 19: "Cosa ne pensa di Milano 19?"
G. De Antonellis: "Per quanto conosco di Milano 19 direi che è un giornale interessante. Certo è fondamentalmente legato a una sua funzione politica, perchè in sostanza è promosso dagli ambienti vicini al partito comunista, però questa sua funzione è svolta con una certa disinvoltura, senza far pesare eccessivamente questa sua caratteristica. Questo è indubbiamente un fatto positivo perchè consente anche a chi non la pensa come i promotori di Milano 19 di inserirsi. di poter discutere. Ricordo a questo proposito che in uno dei primi numeri ci fu l'intervento di un parroco della zona che mostrava di apprezzare questo tipo di giornale. lo credo che questo tipo di inserimento possa essere portata avanti anche per altri settori, anche laici, anche in opposizione alla politica del partito comunista, in quanto un giornale veramente aperto necessita di tutti i contributi. Direi che indubbiamente tra i giornali locali Milano 19 ha una propria veste tipografica molto dignitosa e una scelta di argomenti interessanti. D'altronde il fatto stesso che è uscito con continuità dimostra che ha avuto corrispondenza da parte dei lettori.
a cura di Patrizia Romano
Milano, 10 aprile 1978
Consiglio di Circolo . Scuola Elementare Via A. Visconti 16, Milano
A! Provveditore agli Studi di Milano
Al Consiglio scolastico distrettuale
Al Comune di Milano
Al Consiglio di Zona 19
Alle Segreterie dei Partiti dell'arco costituzionale
A Milano 19
Ai Rappresentanti di classe del Circolo
Il Consiglio di Circolo, riunitosi il 10 aprile 1978, preso atto del vile attentato di Roma del 16 marzo u.s., condanna l'inqualificabile attacco a tutto il popolo italiano colpito nelle sue istituzioni, attacco che ha il preciso scopo di renderne estremamente difficoltoso il cammino democratico.
Inoltre condanna l'uccisione dei due studenti di Milano, appartenenti al Centro Sociale Leoncavallo, come risultato di uno stesso disegno eversivo.
Ancora una volta, nonostante la continua strategia della tensione, il popolo italiano ha dato una risposta democratica di condanna alla violenza.
Milano, 10 aprile 1978
Consiglio di Circolo Scuola Elementare Via A. Visconti 16, Milano
"L'apertura qualificata delle scuole materne e elementari durante il mese di luglio" è non solo una esigenza delle famiglie interessate, ma un servizio che noi genitori della Zona 19, auspichiamo venga attuato.
Tale proposta è invece la causa prima delle agitazioni delle insegnanti di scuola materna e di doposcuola comunali, che in questi giorni stanno provocando gravi disagi in migliaia di famiglie.
Non vogliamo entrare nei merito delle rivendicazioni di categoria che spetta alle lavoratrici di risolvere tramite i loro sindacati.
Vogliamo invece rilevare che la forma di lotta adottata va solo a danno delle famiglie dei lavoratori e che è perciò al di fuori di ogni tradizione del movimento
La cronista dopo aver riportato alcuni passi del colloquio con gli studenti e la professoressa Cantoni, non riesce a collocare nella giusta visione il problema e conclude con alcune mie "dichiarazioni", tolte dal contesto di un discorso più ampio ed articolato, come se io fossi completamente in accordo con la proposta degli studenti.
Il mio pensiero era ed è questo: Le proposte degli studenti sono il segno evidente di un malessere grave della scuola italiana, la quale si muove su normative e strutture di oltre mezzo secolo. Il loro è un grido perchè si faccia la riforma e di questo tutti i responsabili veri della scuola sono coscienti.
Tengo molto a che non si travisi sulla realtà del mio Liceo che risce a trovare i giusti termini del dibattito democratico nel rispetto delle elggi e delle norme civili".
Mario Spegne Preside del Liceo Scientifico Vittorio VenetoLa sezione sindacale della scuola media MATTEI venuta a conoscenza tramite la stampa della grave situazione venutasi a creare alla scuola media CASATI il cui collegio è sotto accusa insieme all'ex preside Mario Silvani per fatti che non costituiscono, stante la normativa attuale, violazione dello spirito della legge istitutiva della scuola media, esprime solidarietà con i colleghi e con il preside Silvani e sottolinea ancora una volta la strumentalizzazione fatta dalla stampa che pare equiparare il "caso Casati" ad altri che per la diversità della sostanza (vedi caso Correnti) nulla hanno a che vedere con la situazione della stessa Casati.
All'interno della scuola dell'obbligo, infatti, è da ribadire l'appoggio ad ogni esperienza che miri ad attuare lo spirito della legge 1859 ai fini di garantire il reale esercizio del diritto allo studio.
La sezione sindacale della Mattei ribadisce la propria ferma condanna ad ogni manovra del Ministero che, dietro una propaganda demagogica, tende a gettare in discredito tutte le esperienze concrete di sperimentazione. rinnovamento e riforma della scuola di base, mentre non perde occasione per creare disagi con ritardi nelle nomine, inadempienze burocratiche e disfunzioni organizzative.
La sezione sindacale unitaria della scuola media sperimentale Mattei
Nel numero di febbraio si erano analizzate, per sommi capi, le carenze nel campo dell'assistenza sanitaria e alcune possibilità di avvio di un processo di soluzione ai molti problemi aperti nel campo della tutela della salute.
Si erano anche indicati alcuni temi fondamentali attorno ai quali forze sociali, istituzioni ma soprattutto i cittadini svolgano un lavoro di approfondimento portando il proprio contributo di esperienza derivante dai problemi che ogni giorno siamo costretti ad affrontare in tema di assistenza sanitaria.
La tutela della salute della donna e del bambino è uno dei temi indicati e che, pur nella sua vastità, è necessario approfondire e analizzare alcuni punti essenziali.
PREVENZIONE E PROMOZIONE DELLA MATERNITA
ABORTO
Due punti in apparente contradditorietà ma strettamente legati dal fatto che un'ampia e approfodita conoscenza del primo renderebbe il secondo (come appunto chiaramente indicato nella proposta di legge per l'aborto) non un mezzo di controllo delle nascite ma un mezzo al quale far ricorso limitatamente ad alcuni casi.
Nell'analizzare questi due punti occorre comunque evidenziare il ruolo che la donna cerca di assumere attraverso un cammino aspro e faticoso nella società, proponendosi sempre più come "cittadino" e rifiutando il ruolo di "membro subordinato alla famiglia" identificando pertanto chiaramente la propria funzione riproduttiva come un'esigenza dell'intera società.
Ecco quindi il discorso "nuovo" maturato in questi ultimi anni sulla maternità intesa come "valore sociale" partendo dalla contestazione della cultura dominante che attribuisce invece alla donna la centralità della funzione materna, sia nella famiglia che in tutto l'ambito sociale. I tentativi di utilizzare la donna come massa di manovra, serbatoio di ri-
serva della forza lavoro sono in Stretto collegamento con l'immagine che si è voluta dare della donna sublimandola ad "angelo del focolare" e sottoposta ad un suo "destino naturale".
Le lotte delle masse femminili hanno fatto si che il diritto della donna al lavoro sia diventato una conquista acquisita.
Le classi dominanti a questo punto visto in crisi l'efficientismo e il produttivismo invece di denunciare che la causa principale di tutto ciò è la carenza di servizi e l'esistenza di strutture sociali inadeguate, ribatte la donna proponendo il part-time che altro non è che un paravento innalzato davanti all'inefficienza o insufficienza delle strutture dello Stato.
Da queste considerazioni deve partire tutto il discorso relativo alla prevenzione e promozione della maternità.
In altre parole come è possibile che una maternità sia voluta, programmata e gestita correttamente quando il passaggio da una economia agricola nel nostro Paese ad una economia industriale di tipo neocapitalista con un conseguente maggior ingresso della donna nel mondo del lavoro non ha visto d'altro canto il sorgere di un tessuto strutturale capace di far fronte ai nuovi bisogni della donna?
È in questo che bisogna agire innanzitutto affinchè la donna sia in grado di andare incontro ad una maternità e affinchè questa maternità sia intesa come valore sociale e procreazione libera e consapevole.
Procreazione libera e consapevole presuppone appunto che le pubbliche strutture aiutino la donna e la coppia nelle loro decisioni portando a conoscenza con una corretta informazione ed educazione sanitaria dei mezzi atti a promuovere o impedire una gravidanza.
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ne alla tradizionale educazione di tipo retorico - umanista che ha portato come conseguenza ad una serie di condizionamenti sociali e culturali sia in fatto di sessualità che di procreazione.
Procreazione libera e consapevole significa quindi vivere una sessualità sentita come esigenza fisiologica del cittadino e non come una colpa. Significa altresì l'assistenza durante la gestazione, il travaglio, il parto, il puerperio la crescita e l'educazione dei figli.
Significa anche assistere la donna quale che sia la decisione da essa presa in merito ad una maternità, anzi, l'assistenza prestata deve essere conseguente alla decisione della donna e non dettata da motivazioni ideologiche o religiose o altro.
Prevenzione e promozione della maternità comnque al di là dell'informazione e dell'educazione sanitaria e sessuale è un tema che per essere affrontato in giusti termini deve vedere una presa di coscienza da parte della donna ma, soprattutto della società intera dell'importante e decisivo ruolo che le masse femminili vanno assumendo.
Ne deriveranno spontanei a quel punto tutta una serie di iniziative. ad ogni livello (scuola, fabbrica, strada) sugli aspetti biologici e sociali della sessualità e della procreazione superando false credenze, tabù e affermando il principio che la migliore tutela della salute del cittadino e della collettività inizia prima del concepimento e durante la gravidanza.
Qualche parola però bisogna spenderla nel ruolo che il medico ha nei confronti della prevenzione e promozione della maternità.
I medici hanno sempre svolto per la maggior parte il ruolo di "intellettuali tradizionali" intendendo con questo termine definirli come assimilati e modellati dai gruppi sociali in conformità alla loro ideologia.
Ogni tipo di società ha quindi avuto il suo medico "magico - religioso" nell'età feudale razionalisti" nell'illuminismo e così di seguito. Nella società borghese rientra il così detto "medico di famiglia" figura anacronistica in una moderna impostazione della medicina che associa alla figura di tecnico quella di consigliere e dispensatore di una cultura nutrita di eloquenza e di riferimento alle virtù tradizionali. Questa figura di medico deve scomparire in quanto incapace di affrontare un discorso serio nei confronti della donna, della maternità poichè assolutamente all'oscuro degli aspetti sociali della morbosità e quindi incapace di tutelare la salute con interventi diretti globalbmente al cittadino o al suo ambiente fisico e sociale in tema di prevenzione e promozione della maternità.
Inoltre non si vede per il momento nell'università la capacità di dare una pronta risposta a questo problema.
Nella formazione medica risultano di secondo piano sia l'insegnamento dei mezzi anticoncezionali (lasciato ad alcune scuole di specializzazione) sia la sessuologia e la metodologia del rapporto medicopaziente che dovrebbe essere fondamentale per tutti gli operatori.
Detto questo e sottolineando il fatto che nelle università ci si stà muovendo per adeguare la figura del medico alle mutate esigenze sociali bisogna ricordare che la struttura che meglio potrebbe dare una risposta moderna e consona alle esigenze della donna in tema di prevenzione e promozione della maternità è il consultorio familiare.
Struttura che ne è in grado perchè rispondente nella legge che la configura ai canoni di informazione ed educazione sanitaria che vogliono una partecipazione democratica dei cittadini alla sua gestione.
Struttura che ne è in grado perchè privilegiato il momento di prevenzione della m,orbosità.
Struttura che nè è in grado perchè attenta in modo particolare all'aspetto sociale di malattia.
Struttura che ne è in grado infine perchè vede operare al suo interno una figura di medico (in effetti è un gruppo di operatori) moderno capace di sviluppare quelli che sono le finalità e le esigenze del servizio medesimo.
Ma come può essere qualificato a questo un medico che esca dalle nostre università?
L'articolo 9 della legge sui consultori prevede appunto che la Regione promuova attività di aggiornamento per gli operatori dando priorità all'acquisizione di conoscenza interdisciplinare e di metodologie proprie del lavoro di gruppo.
Oggi malgrado l'approvazione della legge ci troviamo però ancora di fronte a gravi ritardi per le resistenze della D.C. schierata ancora una volta a favore di interessi privatistici.
I governi che si sono succeduti sono solo stati capaci o meglio hanno voluto tenacemente mantenere in vita enti come l'ONMI che in tema di prevenzione e promozione della maternità hanno contribuito solo a consolidare lo stato di arretratezza e di ignoranza della popolazione, e che si sono dimostrati utili solo al fine di mantenere attraverso una gestione clientelare e di sottogoverno il potere nelle mani di forze reazionarie e conservatrici.
Si tratta quindi di creare una tensione ideale intorno a questi problemi affinchè la cittadinanza veda l'importanza della svolta che potrebbe essere determinata da un diffuso e corretto utilizzo del consultorio che porrebbe le basi per risolvere la questione tanto delicata e spinosa che è l'aborto. Questione delicata in quanto coinvolge tutta una serie di principi, convinzioni, valori che sono radicati nella coscienza di ciascuno (non solo in quella dei cattolici).
Spinosa perchè rappresenta una spina nel fianco ad una società che intendendo rinnovarsi non può permettere che al suo interno su di un fatto che rappresenta nei confronti della donna una violenza, vengano perpetrati omicidi e attuate basse speculazioni.
Gran parte del movimento femminile ha impostato la propria lotta per giungere ad una definizione della legislazione dell'aborto come obiettivo minimo di difesa privo di dimensioni strategiche nei confronti dell'emancipazione femminile.
È da qui che bisogna partire per qualsiasi tipo di considerazione da farsi in tema di aborto.
Ecco quindi che la legge "in se" (quale che sia) non basta a risolvere i problemi enormi posti dall'aborto.
Con la legge possiamo e dobbiamo eliminare la vergogna insita in una legislazione che risponde al dramma con la condanna e la galera; possiamo e dobbiamo sancire giusti diritti sul piano assistenziale e sanitario. Ma la legge non è un punto di arrivo; è soprattutto un punto dal quale partire per un impegno culturale, sociale e politico per creare un sistema sanitario ma anche scolastico che garantisca attraverso la valorizzazione dell'umanissima problematica del sesso la pienezza del significato di maternità responsabile.
Infatti appare molto riduttivo il riversare nella legge tutto ciò che può essere detto nei confronti della maternità della generazione della sua libertà e responsabilità.
Ancor più riduttivo e infantile credere di poter risolvere questa complessa problematica con un referendum.
Non bisogna ricadere nell'errore grossolano compiuto da quei cattolici che pensarono di poter affidare alla legge (e ad una legge ferocemente repressiva) la discussione dell'aborto secondo un'ottica oggi chiaramente sconfitta da una triste realtà che è quella dell'aborto clan. destino.
La D.C. deve tenere conto di queste realtà come ad esempio in tema di "autodeterminazione".
Non si tratta infatti di fare una disputa ideologica sul significato del termine. Si tratta di un fatto concreto, preciso; se è giusto e necessario che quella donna che si è presentata dal
medico, ha richiesto l'aborto, ha discusso con lui, ha riflettuto, sia poi lei a dire l'ultima parola. La vicenda di DESIO non ha detto nulla in proposito? Questo e prima ancora tante donne, ragazze madri di famiglia, giovani e anziane ci aiutano a trovare una soluzione giusta e realistica. Seveso e Desio ci hanno mostrato nella semplice ma cruda realtà dei fatti come la rapina capitalistica non sia soltanto rapina di ricchezze ma di salute, di vita di diritto alla maternità.
Ci ha mostrato come questi fatti subiscano strumentalizzazioni contrapposte del loro dramma,. Ci hanno mostrato il calvario subito per arrivare all'interuzione della loro tormentata e dolorosa gravidanza.
Alcune considerazioni a questo punto circa il rapporto donna gravida - amiente di lavoro.
La stessa correlazione che esiste fra aborti naturali e tipo di lavoro svolto è altamente indicativo di come gli 'aborti bianchi" siano una realtà sociale di una società capitalistica dove la donna (oggetto utilizzato dalla logica del profitto e del capitale) paga in termini di salute e di affetti, e sulla cui "libertà" (libertà della classe dominante di uccidere tramite l'aborto bianco) molte forze politiche fanno accuratamente velo.
Citiamo solo alcuni esempi di come questi omicidi vengano impunemente messi in atto:
Nell'ambiente delle fabbriche esistono almeno 400 sostanze capaci di produrre intossicazioni ma non esiste al riguardo una indagine statistica esauriente nella situazione medico - sanitaria dei luoghi di lavoro e degli effetti che queste sostanze possono produrre a danno del concepimento.
In Italia si costringe persino la donna a lavorare anche oltre il termine consentito dalla legge.
Più della metà prosegue oltre il termine e il 20% continua l'attività fino al momento del parto (come ad esempio le raccoglitrici di olive nel sud).
l'Italia è al penultimo posto fra le nazioni europee per quel che riguarda la mortalità prenatale ed agli ultimi posti per quel che riguarda la mortalità infantile.
l'Itala è anche agli ultimi posti per quel che riguarda la mortalità materna per parto e aborto.
Alcune considerazioni anche sull'atteggiamento dei medici nei riguardi dell'aborto.
La loro posizione è chiaramente riflessa nel giuramento di "IPPOCRATE" al quale si rifà la deontologia professionale che vieta al medico la contraccezione e l'aborto.
Ma non è solo questo, è ancora una volta la carenza culturale della classe medica verso i problemi sociali.
Onde evitare quanto è avvenuto in Francia dove le norme legislative in tema di aborto rischiano di essere vanificate anche dall'opposizione dei medici, è urgente il loro recupero culturale affinchè vedano anche la maternità in rapporto alle problematiche della nostra società. Una loro ricollocazione culturale è possibile solo a diretto contatto con i bisogni di base nelle strutture sanitarie pubbliche.
Qui attraverso la partecipazione e la gestione sociale si può avere una ritaratura di coscienza capace di rimuovere eventuali contraddizioni davanti ad una realtà che è quella che è.
Il numero delle morti per aborto procurato è alto ma quello che più preoccupa è la qualità della morte.
La qualità della morte pesa sulla società come su ciascuno di noi; e bisogna rifiutare questa qualità della morte che si chiama autoaborto, incompetenza, speculazione, disinteresse della società.
Roberto Martini Anna lavernaro ContinuaTra le iniziative e i vantaggi che la cooperazione di consumo offre ai propri soci vi è quella del risparmio sociale. Ne richiamiamo qui brevemente gli scopi e le interessanti condizioni.
Come molti nostri lettori certamente sanno, la cooperazione è una organizzazione di massa di soci che si uniscono per creare strumenti di difesa del proprio salario e della propria salute. Essa non persegue scopi di lucro ma finalità sociali ed economiche di tipo diverso da qualsiasi altra impresa. Infatti, mentre da un lato contribuisce alla riforma del settore commerciale, dell'altro crea quei collegamenti con la cooperazione agricola e di trasformazione atti a dare maggiori garanzie di qualità e genuinità al prezzo giusto (prodotti COOP). Inoltre è impegnata nel contenimento del carovita e nella difesa dei consumatori attraverso iniziative di educazione alimentare e di lotta agli sprechi che caratterizzano un suo modo di essere e di porsi nel mondo economico e sociale.
Ma tutto ciò non basta. Oggi
le gravi difficoltà economiche del Paese, la prepotente invasione del capitale finanziario e monopolistico anche nel settore distributivo, la mancanza di seri programmi di pianificazione, impone anche alla cooperazione di consumo problemi di rafforzamento e di sviluppo per ricuperare un ruolo incisivo e qualificato che possa essere riferimento ideale e morale per sempre più vaste masse di lavoratori.
Sono però necessarie due condizioni fondamentali, prima: sviluppare i collegamenti a tutti i livelli tra la base sociale, le forze politiche e sindacali, con gli Enti locali e gli organismi del decentramento, realizzare cioè quella osmosi democratica atta a produrre e perseguire obiettivi comuni, privi di contraddizioni, che sappiano tradurre la "riscoperta della cooperazione" in fatti concreti e in programmi volti all'esclusivo interesse generale dei cittadini. Seconda: un rinnovato impegno di tutti i soci per l'attività complessiva della cooperazione e nuovo slancio nella attività politico - sociale, com-
preso quel settore indispensabile riguardante la sezione risparmio che, non dimentichiamolo, attraverso le quote versate contribuisce a diminuire i pesanti oneri passivi che, nei casi di investimenti, le banche sono si disposte a concedere, ma a costi del denaro troppo onerosi.
Il risparmio sociale, per quanto riguarda la cooperativa Unicoop Lombardia, è, tra l'altro, anche un concreto vantaggio per tutti i piccoli risparmiatori.
Infatti, viene applicato un interesse notevolmente superiore ai tassi normalmente concessi da altre forme di deposito, e questo indipendentemente dalla cifra versata e senza alcun vincolo.
Ciò, oltre a tutelare meglio il proprio denaro, dà al socio cooperatore l'occasione di contribuire allo sviluppo della propria cooperativa e a trasformare i propri risparmi in attività non speculativa, controllata dagli stessi soci, coerentemente con le finalità e gli ideali del movimento democratico.
La Sezione soci di Via Appennini
Apri anche tu un libretto alla COOP
10% lordo 9% netto UN RISPARMIO INTERESSANTE AD UN INTERESSE VANTAGGIOSO
Senza alcun vincolo di ritenuta e di imposta
Attraverso il prestito, il socio della coopeperativa contribuisce allo sviluppo della coo0erazione e tutela il valore del proprio denaro meglio che affidandosi ad altre forme di risparmio e deposito.
Per questo, il prestito alla COOP, rafforza le sue capacità di sviluppo e si trasforma in un investimento sociale.
Mentre altri tendono a ridurre il tasso di interesse, l'Unicoop Lombardia lo mantiene invariato.
Unicoop Lombardia Consiglio di Amministrazione Sezione risparmio sociale
È facile farsi socio: basta rivolgersi al capo negozio o alla sezione soci.
II circolo Lenin della Federazione giovanile comunista ha tenuto il suo congresso annuale alla fine di marzo. Non siamo stati in grado di darne notizia nel numero di aprile perchè il giornale era già in tipografia. Abbiamo tuttavia ritenuto importante farlo ora.
Sentiamo cosa pensa della situazione italiana e della realtà di San Siro Antonella Tiraboschi, responsabile politico del circolo.
Antonella: "Il nostro paese sta attraversando un momento grave. Prima ancora di sapere quale sarà l'esito della vicenda Moro vogliamo porre la nostra ferma condanna al terrorismo che riteniamo non operi con la classe operaia ma contro di essa e le sue conquiste. Perciò pensiamo sia nostro dovere difendere il terreno democratico che i lavoratori hanno conquistato con dure lotte dalla resistenza contro il fascismo ad oggi. Non siamo per la equidistanza fra terrorismo e Stato: Chi porta avanti tale posizione non ha capito nulla della classe operaia, della sua funzione nella guida dello Stato".
Milano 19: "E per quanto riguarda i problemi dei giovani, cosa pensi sia indispensabile fare?"
Antonella: "Ci sono giovani completamente diversi: dal politizzato a chi vive nell'apatia più completa. É difficile trovare iniziative aggreganti per tutti. Il problema principale dei giovani oggi è il lavoro o meglio il non lavoro. Precariato, lavoro nero, part time, disoccupazione vera e propria creano una situazione deteriore dalla quale nascono i fenomeni della disgregazione del tessuto sociale e della mancanza di valori'.
Milano 19: "Molte iniziative affrontano il problema della disoccupazione cercando di sanare le piaghe più infette trascurando le cause reali. Come vi comportate voi?"
Antonella: "Noi invece vogliamo agire proprio su quelle: per questo insistiamo molto sull'importanza delle leghe dei disoccupati, organizzazioni zonali che si propongono di aggregare i giovani disoccupati e sottoccupati intorno al sindacato, pro-
prio per cercare di eliminare le storture via via verificatesi con l'acuirsi della crisi economica. Di tale stortura è esempio ormai classico il blocco del turn-over, ossia il non rimpiazzamento di coloro che escono daF mondo del lavoro, per pensionamento o altro, con nuove assunzioni. Con questo congresso noi ci siamo appunto proposti di seguire di più le leghe e di avere con esse contatti più frequenti che in passato, proprio perchè pensiamo che questo sia il settore prioritario su cui dirigere la nostra azione".
Milano 19: "Ma per quanto riguarda la situazione di San Siro?"
Antonella: "Parlavo prima di disgregazione e di assenza di valori. Pensiamo che si debba agire quindi anche in questo senso, perciò abbiamo intenzione di aprire in via Mar Jonio 7 un piccolo circolo culturale che attraverso collegamenti con l'ARCI, il Consiglio di Zona ecc., organizzi spettacoli ed altre iniziative di carattere culturale, per creare in quartiere un momento di aggregazione al di là dei soliti bar. Ci riproponiamo con esso di incontrare gli altri giovani e di confrontarci con loro per dare tutti assieme un aspetto più umano al nostro quartiere, nel quale oggi ha largo spazio la paura che chiude la gente in casa alle nove di sera, impedendole di discutere. Noi vogliamo invece che si sviluppi una vita associativa'che veda i cittadini impegnarsi in prima persona; vogliamo anche far diventare gli organismi del decentramento comunale momenti di partecipazione diretta e proficua della popolazione. Siamo usciti dunque dal nostro congresso con queste impostazioni di fondo che speriamo di mettere in pratica, ma pensiamo che senza la partecipazione di tutti i giovani il nostro lavoro resterebbe sterile. La nostra meta principale è perciò quella di trovarci a discutere con loro, quindi lanciamo già dalle pagine di Milano 19 un invito a venirci a trovare per organizzare assieme iniziative nel nostro quartiere".
In occasione delle celebrazioni per l'anniversario della Liberazione è stata inaugurata, alla presenza di rappresentanti dell'ANPI e di partiti dell'arco costituzionale, la sezione di San Siro dell'Associazione Partigiani Cristiani, in piazzale Selinunte. L'apertura di tale sezione, è stato detto nel corso della cerimonia, vuole sottolineare la presenza nel quartiere di quanti hanno combatttutto durante la Resistenza in formazioni di matrice cristiana e la loro volontà, in questi momenti difficili, di continuare a lottare per combattere contro l'eversione e la violenza in una rinnovata unitarietà di intenti con tutte le altre forze democratiche. Dopo il saluto del capogruppo democratiano al Consiglio Comunale,
Carlo Bianchi, hanno preso la parola per portare il loro saluto i rappresentanti del P.C.I. e dell'ANPI. Al termine della breve cerimonia, prima di benedire la sede, padre Dante ha voluto con brevi, ma efficaci parole, porre in rilievo il concetto cristiano di lotta fino al sacrificio, ove necessario, anche della propria vita ad imitazione di Cristo. Lotta, ha aggiunto, che deve essere combattuta contro il male in tutte le sue manifestazioni, che non sono soltanto la violenza fisica, come quella esercitata ieri dalle brigate nere ed oggi da quelle rosse, ma anche ed in primo luogo le ingiustizie sociali che privilegiano alcuni a danno della maggioranza dei cittadini.
Nel bilancio 1978 del Comune di Milano sono previsti 145 milioni di lire per attività decentrate organizzate direttamente dalle zone.
La Commissione Cultura Sport Tempo Libero del Consiglio di Zona 19 ha allo studio la preparazione di un'estate d'arte per la Zona e la città, che potrebbe avere per titolo "Estate in Collina a Milano", da tenersi sul Monte Stella.
Trasferitasi nel 1966 dalla zona Prealpi, dov'era nata, al quartiere Gallaratese in Via Ojetti 10, sposata con tre figli, Bruna Fusi è tra i fondatori del Gruppo Sirio.
Poiché si è sempre interessata di molte cose, tra cui pittura, prosa, poesia e fotografia, alle quali si dedica tanto per una sua scelta attitudinale quanto per condividere gli interessi dei figli e per partecipare alla vita sociale, al trapianto nel quartieredormitorio ha pensato che c'era ben altro che dormire in un ambiente che era tutto da inventare. Ha partecipato alle attività nelle scuole, nello sport, al centro sociale, alle assemblee ed ha formulato con pochi altri questo interessante progetto di formare un gruppo che si occupasse di arte e cultura permanente, per favorire amichevoli incontri tra le persone che avevano le stesse vedute e rompere l'anonimato cui le strutture carenti avrebbero condannato gli abitanti del Gallaratese.
Con molto entusiasmo, dedicandovi moltissimo tempo, i primi aderenti hanno lavorato per dare una struttura associativa al gruppo, in modo che la sua presenza fosse sentita tra la popolazione e le altre forze del quartiere. Questo impegno non ha impedito a Bruna Fusi di proseguire nella sua attività artistica di pittrice e di partecipare a tutte le iniziative culturali e alle mostre collettive di quegli anni.
Invitata a concorsi, estemporanee ed esposizioni d'arte, anche a scopo benefico, Bruna Fusi ha raccolto un soddisfacente numero di riconoscimenti.
Colpita dapprincipio dall'insolito spettacolo del p. onde cantiere, con le sue stri ner la preparazione dei palazz' prefabbricati, le gru, le beto- re, i capannoni, i cumuli di sabbia, le lamiere, i profilati, i piloni, gli elevatori, i rimorchi, la Fusi sceglie proprio questi elementi per
il suo discorso pittorico di quel periodo.
Vince la coppa Primo Premio al Festival dell'Unità nel 1971 e ottiene la Segnalazione Speciale al Premio Nazionale del Miniquadro, sempre nel 1971, con dipinti che si ispirano al tema del cantiere. L'interesse pittorico poi si sposta a tutto il quartiere di cui vuole sottolineare gli aspetti più interessanti, che lei trova nell'accostamento degli elementi nuovi (le grandi torri, le facciate a scacchiera, i lunghi viali popolati di surreali lampioni tanto spesso perduti nelle nebbie) con l'elemento "da salvare", cioè le vecchie cascine tra le siepi, i campi e i fossi, tutto un paesaggio dalla fisionomia famigliare, inconfondibile, molto cara. E non solo in pittura ma anche in campo fotografico questo tema sollecita la fantasia di Bruna Fusi, che ha presentato lavori anche in questo campo, nei concorsi cui ha partecipato, organizzati dal Gruppo Sirio ("il Quartiere" presso il Consiglio di Zona 19, nel 1974; "Alcuni aspetti della periferia milanese" presso il Circolo Fotografico M. nel 1976; Mostra Fotografica a Ornago nel 1977) o da altri Circoli. Ricordiamo anche che la Fusi ha lavorato nelle redazioni di periodici locali, che ha pubblicato poesie, che ha scritto testi per canzoni e che ha scritto un libro: "Appunti sull'arte milanese e lombarda" del 1977.
Restando comunque la pittura il suo interesse predominante, Bruna Fusi prosegue la sua attività riportandone notevoli soddisfazioni.
Attualmente, con Esther B. Di Lapiè e Gianfranco Ronchi, anche loro soci del Gruppo Sirio, Bruna Fusi ha terminato una mini - collettiva (16 - 29 aprile u.s.) presso la Galleria d'Arte 2 C. in Via Procaccini 21, Milano.
DA.
Vi presentiamo due voci ancora, due voci che parlano con commossi accenti di malinconia di tristezza.
Appartengono indubbiamente ad una visione romantica ed allusiva della vita umana. La loro ispirazione, che affiora da impressioni e ricordi lontani e meno lontani, ricerca mondi ed immagini velati dal tempo, ricomponendosi infine in crepuscolare armonia.
A.C.
MI HANNO TAGLIATO LE ALI
Mi hanno tagliato le ali io non posso più volare. Solo i miei pensieri si librano ancora verso spazi infiniti dove il cuore antico, raggiunta la sublimazione a volte si sente felice.
Mi hanno tagliato le ali io non posso più volare. Vivo nella certezza che presto entreranno nei meandri della mente come cani rognosi mi sbraneranno la fantasia.
Luiselia FiocchiA UN COMPAGNO DI GIOCHI Ricordi quando scalzi si correva sui verdi prati oppure frugando fra la terra del cortile cercavamo cocci di vetro colorati? Ce li stringevamo sul cuore ce li donavamo come pegno d'amore: ricordi? Un- felicità, la nostra fatta di niente.
Riodo il batter sui taglieri dell'acciaio per triturare il lardo della nostra povera cena il lento neniar dei mietitori a sera.
Riodo il dondolare di una culla: tutto era amore. quasi una preghiera.
Giuseppina Ajolti
PROGRMMA DEL MESE DI MAGGIO
3 - mercoledì Intervista - dibattito con Maria Luisa Sangiorgi. Assessore alla Pubblica Educazione del Comune di Milano, sul tema: Le proposte del Comune di Milano sulle attività della Scuola Materna e Parascolastiche. Ore 21 presso la Scuola Materna via Betti 39.
7 - domenica
Gita in treno a Bellano e al suo Orrido.
Partenza dal Circolo ore 7,50.
'CANTIERE" di Brusi
Dal 6 al 14 maggio si svolgerà nel salone sociale une MOSTRA F OTOG RAF ICA.
Soggetto: paesaggio e ritratto -Quota dl partecipazione: lire 2000- formato:libero massimo 4 fotografie per autore - Orario: tutti i giorni 16-18; festivi 11-13,16-19
Premiazione e rinfresco il giorno 14 alle ore 11 presso il salone. CICLO DI CONFERENZE sull'agopuntura tenute dal Dott. Alessandro De Michell Stradivari - Medico chirurgo Osp. Fatebenefratelll.
10 maggio - ore 21 - serata: storia e filosofia dell'agopuntura - sua diffusione nel mondo occidentale - differenza nelle pratica nelle varie scuole.
17 maggio - ore 21 - 11° serata: Principali malattie e sindromi affrontate dall'agopuntura - differente concezione della malattia secondo la medicina cinese e quella occidentale.
24 maggio - ore 21 - III° serata: Principali punti di agopuntura e loro applicazioni nelle pii) importanti malattie
13 maggio - ore 15 - Film per ragazzi "Beniamino" - ore 21: La compagnia "Rabdomanti" presenta: "Dio salvi il triengono" dl Alessandro Bandecchi, rada di Lucio Morelli.
20 maggio - ore 15 - Film per ragazzi: Pommi d'ottone e manici di scopa - ore
21: pagine scelte dall'opera TOSCA di Puccini in forma di concerto; interpreti: Cavaredossi: tenore, Gianfranco Ferrarl; Tosca: Soprano, Enze Ottone;Scarpia: Gianluigi Senesi; Sciarrone, Sagrestano, Angelotti: Basso, Giorgio Lisi - Al piano: prof.ssa Carla Castellani.
27 maggio - ore 15 - Cartoni animati: Miao, miao, arriba, arriva.
Ritorno ore 20. Quota A /R: adulti L. 2.500 - bambini fino ai
12 anni L. 1.300.
20 - sabato — 21 - domenica
Giornate del Francobollo. Mostra - mercato - scambio - curiosità con il filatelico Roberto Salpetre. ore 9 - 12,50 — 15- 18,30 sabato ore 9 - 12,30 domenica
A ogni bambino che interverrà sarà offerto un omaggio filateliCO.
24 - venerdì
Stampa - Come nasce la notizia: Giornali di Zona - QuotidflaniRotocalchi. Dibattito con Giornalisti del Giorno, Corriere della Sera, Unità, Milano 19.
Presso il Circolo - ore 21.
27 - sabato
Visita a un Giornale: l'Unità.
Diritto allo studio (olio su tela cm.5ox7o) 1977
CARLO GALIMBERTI, nato a Monza nel 1946 vive a Milano, via Appennini 79. Si è diplomato in pittura all'Accademia di Brera, insegna disegno e storia dell'arte.
Carluccio Galimberti abita nel quartiere Gallaratese.
E un pittore. Ci hanno incuriosito le sue opere che potremmo definire non comuni e di cui vi forniamo un esempio. Abbiamo chiesto a Galimberti di chiarirci i motivi che lo spingono a produrre questo tipo di espressione artistica. Ci ha così risposto:
"Si può fare pittura per il solo gusto di farla. È un lusso aristocratico che deve conoscere premesse di indubbio privilegio sociale: i risultati possono anche arrivare ad istanze di altissima poesia. Cézanne insegna. Si può fare pittura per contemplazione, rivendicando una discutibile autonomia dell'artista, avulso dal contesto socio - politico in cui opera. È un atteggiamento borghese che sta alla superficie del reale senza penetrarlo i risultati possono arrivare al più splendente impressionismo.
Si può fare pittura ubbidendo ai desideri del potente di turno, soddisfacendo la sua esigenza di assoluto e incontrastato dominio sul reale da cui distrarre invece il popolo: si opera quella mistificazione del vero che portò a spalancare i cieli sulle volte delle chiese barocche.
Si può fare pittura cercando di ritrovare l'umano che l'uso capitalistico dell'industrializzazione ci ha strappato giorno dopo giorno, e credendo di ritrovarlo in un gesto. in un segno, in un puro colore, in una reazionalissima geometria quale specchio di una "ragione" di cui siamo sempre meno padroni. I risultati sono un romantico urlo individualissimo con nessuna possibilità di trovare sinceri compagni di strada in questo fa-
ticoso cammino di ricerca dei valori che la civiltà, soprattutto occidentale, sta perdendo. I risultati arrivano a prodotti anche fantastici: Van Gogh, Mondrian, Pollock SDi può fare pittura sentendola non come un pittore che "guarda" ma come un artista che "vive" e capisce quale sia la possibilità del proprio strumento di intervenire in un processo di trasformazione del nostro sistema di vita. Così partendo si esclude ogni intenzione estetizzante per portare ogni gesto, ogni forma, ogni colore in una sfera di responsabilità: una responsabilità di fronte alle facoltà di comprensione del più largo numero di individui; una responsabilità di fronte al vero aspetto delle cose e degli uomini che diviene "Realismo" quando non ci si accontenti della semplice somiglianza delle cose e degli uomini ma se ne voglia rivelare la condizione, per prendersi per mano sulla via del riscatto da una condizione di sfruttamento cui troppi sono ridotti. È pittura che non piacerà ai potenti e farà storcere il naso agli esteti; ma è pittura comunque per gli uomini che in molte immagini di essa potranno potranno riconoscersi e trarne stimolo. È questo essere "realisti" che comporta la rinuncia al modo di essere artista equivalente all'essere "genio", all'essere "ispirato", all'essere cortigiano di potenti, come spesso accadde nel passato. per divenire semplicemente "artista militante". Ciò comporta l'immergersi nel reale senz'altro, nel contingente in luogo della trascendenza, nel quotidiano se necessario, nella chiarezza dell'immagine comunque.
Il 29 aprile si sono uniti in matrimonio
Silvana Ciarmoli e Walter Molinaro.
Agli sposi gli auguri
della redazione dì Milano 19.
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Il trentesimo anniversario della Liberazione è stato celebrato, anche nella nostra zona, con manifestazioni unitarie che hanno visto la partecipazione di cittadini mobilitati dall'appello delle forze politiche, dei sindacati, delle associazioni partigiane, dei rappresentanti delle istituzioni repubblicane contro il terrorismo e contro ogni disegno eversivo.
La parola d'ordine in ogni assemblea, in ogni incontro popolare è stata un richiamo alla lotta ferma e risoluta per la difesa ed il rinnovamento dello Stato democratico nato dalla Resistenza.
La partecipazione di tutte le forze sociali e dei partiti democratici uniti in queste manifestazioni in un'unica volontà, come ai tempi eroici della Resistenza, è valsa a rendere più saldo il legame tra i lavoratori, i cittadini democratici e le istituzioni democratiche in un'ora
drammatica della vita del nostro paese ed a saldare l'impegno di massa contro il terrorismo e la violenza con il sentimento popolare di preoccupazione e di angoscia per la sorte di Aldo Moro e di sdegno per il barbaro assassinio dei lavoratori delle forze dell'ordine che formavano la sua scorta, cosi come per tutti gli altri assassini compiuti da chi oggi come nel ventennio fascista è nemico della classe lavoratrice e tenta di vanificarne le conquiste con il terrore e la violenza.
A costoro dalle manifestazioni per il 25 Aprile dovrebbe venire un ammonimento: i lavoratori, i cittadini democratici tutti sono uniti nel difendere quanto hanno conquistato in duri anni di lottte e di sacrifici, consci che tale unità è l'arma più valida per sconfiggere violenza, terrorismo ed eversione, così come lo fu durante la Resistenza per sconfiggere la barbarie nazifascista.
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Sfilata al Gallaratese
2 - Inaugurazione a Trenno della nuova lapide ai caduti partigiani (la vecchia fu distrutta da teppisti)
3 - L'on. Nadir Tedeschi durante il comizio tenuto in Via Batti 37
4 - Posa di una corona alla lapide di un caduto partigiano a San Siro
5 - Sfila il Comitato Unitario Antifascista di San Siro
6 - Un altro momento della sfilata a San Siro