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Anche gli apprendisti vanno in pensione

Diventa sempre più difficile incontrare uno di quei giovani che una volta, appena finite le scuole, se ne andavano a far gli apprendisti nelle botteghe artigiane o in qualche fabbrichetta.

Comunque, nel gran bazar delle pensioni non poteva mancare un posto dedicato anche agli apprendisti. Si conferma così, ancora una volta, come sia giusta la convinzione che il problema delle pensioni, non è un problema dei pensionati, ma di tutti i lavoratori, anche se giovanissimi.

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In passato non esisteva neppure la figura dell'apprendista; al massimo c'era il garzone, che è tutt'altra cosa, e che con l'apprendista aveva in comune solo i calcioni che qualche padrone un po' all'antica ogni tanto rifilava.

Dal 1955

Fu nel 1955 che la legge definì esattamente l'apprendistato come un particolare rapporto di lavoroinsegnamento che doveva avvenire nell'azienda fino alla qualificazione professionale del giovane. Quindi due elementi contemporanei: prestazione d'opera nell'azienda per il giovane, insegnamento per l'imprenditore.

Per diventare apprendista occor- re iscriversi nelle apposite liste e avere un'età compresa tra i 15 e i 20 anni, o anche solo quattordici per chi ha finito la terza media.

L'apprendistato può durare al massimo per cinque anni e comunque non oltre il 25° anno d'età. I contributi sociali sono tutti a carico dell'imprenditore e sono molto più bassi dei lavoratori comuni e comprendono le seguenti assicurazioni : pensione INPS malattia maternità — tubercolosi assegni familiari — infortuni (se richiesto per l'attività specifica dell'apprendista).

Per gli apprendisti artigiani il datore di lavoro non paga alcun contributo (perché vi provvede lo Stato), e deve solo denunciare, con i modelli 487 e 488 verdi, l'assunzione e la cessazione del rapporto di apprendistato.

Chi ha frequentato un corso autorizzato o finanziato dal Ministero del Lavoro diviene «tirocinante» ed ha il trattamento dei lavoratori normali a partire dal 20° anno d'età.

Quindi, per tornare al mondo delle pensioni, i periodi di apprendistato dal 1955 in poi hanno pieno riconoscimento per la pensione, ed è bene che il giovane si accerti subito con i consueti sistemi che tutto il rapporto sia stato regolare per non avere poi amare sorprese.

I VECCHI APPRENDISTI

Per chi è stato apprendista prima del 1955, le cose sono più complicate, perchè non esisteva allora giuridicamente questa figura, e quindi il rapporto di lavoro doveva avere l'assicurazione comune. Però non pochi casi avvenivano di evasione contributiva, a volte anche non per cattiva volontà dei datori di lavoro. In questi casi non resta che seguire la normale (ma assai difficile) strada del riscatto, documentando a dovere il rapporto di lavoro e facendo pagare all'azienda, su ingiunzione del giudice, i contributi «ora per allora».

IL PREQUINDICENNE

Per concludere ricordiamo che fino al 30 aprile 1939 l'età minima per l'assicurazione per la pensione era fissata a 15 anni; il giovane poteva cominciare anche a 14 (o persino a 12 su autorizzazione del sindaco), ma non era soggetto a contributi fino a 15 anni; quindi il «pre - quindicenne» non si può nemmeno riscattare.

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La rubrica pensioni viene realizzata con la collaborazione del Patronato INCA - CGIL che assiste gratuitamente tutti i cittadini nel disbrigo delle pratiche per: infortunio e malattia professionale pensioni di invalidità, vecchiaia e reversibilità tubercolosi e disoccupazione assegni familiari versamenti volontari e recupero contributi maternità, malattia, responsabilità civile.

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