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80 federazioni hanno superato il 100 per cento degli iscritti dello scorso anno; centinaia di nuove sezioni di partito si sono costituite nel corso degli ultimi quattro mesi; la Federazione giovanile comunista, in molte province, ha raddoppiato e persino triplicato il numero degli iscritti del 1971. LA

Quali sono i principali aspetti che definiscono oggi le condizioni di vita, la realtà di questa zona di periferia

Sono particolarmente d'attualità in questi giorni numerosi problemi relativi alle condizioni di vita, di insediamento, nella nostra zona di periferia: la carenza di scuole, materne, elementari, medie, la quasi assoluta inesistenza di nidi d'infanzia, il congestionamento del traffico verso Milano, l'insufficiente sviluppo dei trasporti pubblici, gli allagamenti periodici di vaste zone abitate, l'inadeguatezza o la mancanza di fognatura, il rischio di più estesi e massicci inquinamenti, la carenza pressochè totale di zone a verde pubblico, di impianti sportivi, di luoghi pubblici per attività ricreative, culturali, associative.

L'elenco potrebbe continuare e alla fine non risulterebbe molto diverso da quello di tutte le zone della periferia di Milano e ormai di molti altri settori della città anche più vicini al centro.

Può essere importante invece, rimandando ad un'altra occasione una analisi precisa di quei singoli problemi, ricercare una spiegazione unitaria che ci metta in grado di capire le cause di questo stato di cose, i meccanismi che lo hanno prodotto; questa analisi, che qui si vuole solo iniziare e proporre alla discussione, è necessaria per valutare e definire qualsiasi azione politica e rivendicativa tesa a migliorare radicalmente le condizioni di vita nella periferia, all'interno di una lotta più generale di trasformazione economica e sociale.

Quali sono i principali aspetti che definiscono oggi le condizioni di vita, la realtà di questa zona di periferia?

Baggio e tutto il suo sviluppo lungo la via Forze Armate costituiscono una grande area « dormitorio », ormai di oltre 50.000 abitanti, che qui risiedono e nella stragrande maggioranza trovano occasioni di lavoro in altre zone di Milano o in comuni confinanti: un grande serbatoio di « pendolari », che congestionano i pochi servizi pubblici di trasporto e l'unica via di collegamento con Milano, affrontando in media due ore al giorno di spostamenti casa-lavoro. Questa popolazione ha anche una sua precisa caratterizzazione economica e sociale: oltre 1'80% della popolazione attiva è costituita da operai o assimilati, il resto da impiegati e piccoli commercianti, meno dell'1% da ceti superiori, dirigenti, liberi professionisti.

Tutta questa zona, tutta la popolazione che vi risiede subisce oggi una condizione « periferica », e la subisce tanto più duramente quanto meno vi può supplire con i vantaggi derivanti da un alto reddito economico.

Il primo aspetto di questa condizione è il problema abitativo, la qualità e il costo della casa: oggi a Baggio molti vivono in condizioni di affollamento insostenibili; l'indice di affollamento medio in questa zona è superiore ad 1,5 abitanti per locale, uno dei più alti di Milano e molto al di sopra del limite di 1 persona per locale, ritenuto da più parti, anche ministeriali, il minimo indispensabile per poter vivere in modo civile. Oltre il 30% (!) degli alloggi non ha i servizi igienici all'interno dell'abitazione, ma in comune; il 10°o delle abitazioni sono da ritenersi malsane, cioè inabitabili; molti quartieri, anche tra quelli costruiti dall'I.A.C.P., a pochi anni dalla costruzione sono già in condizioni disastrose: crepe, umidità, scrostamenti, perdite degli scarichi, ecc. sono all'ordine del giorno non solo nelle Case Minime, vergogna del periodo fascista oggi tranquillamente tollerata, ma anche nei quartieri Vercesi, Baggio I, Baggio II, di via Nikolajewska, di via Q. Romano, ecc. Il problema di una casa appena decente è lungi dall'essere risolto per molte famiglie e per quasi tutte rappresenta un onere economico insostenibile: non è vero che in periferia la casa costi molto meno che nelle aree centrali e non è vero che l'edilizia pubblica riesca a dare alloggi in affitto a prezzi molto inferiori al mercato speculativo. Torneremo su questo aspetto sorprendente, ma non troppo, che è risultato da inchieste e studi condotti con compagni di Baggio, studenti e docenti della Facoltà di Architettura di Milano. Qui è sufficiente sottolineare come oggi non esistano consistenti vantaggi economici per chi è costretto ad abitare in periferia: ciò è vero per il costo della casa come per tutti i generi di prima necessità (il resto si compra in centro).

L'altro aspetto fondamentale della condizione " periferica » è dato da quell'insieme di servizi, attrezzature. collegamenti, che dovrebbero essere il complemento dell'abitazione, per consentire la vita individuale e sociale della popolazione: strade, illuminazione, fognature, trasporti pubblici, collegamenti con la città e il territorio. scuole, negozi, centri ricreativi, sportivi, associativi, culturali, verde pubblico, attrezzato e naturale. E' oggi un luogo comune parlare di assolute carenze, insufficienze, ecc. di questi servizi: il rischio è di essere generici nel modo di affrontare questi problemi e di indicare prospettive di soluzione, che non siano i soliti tappabuchi (tipo mobilschools per intenderci). Affronteremo, come detto, in modo preciso e documentato questi diversi aspetti: va sottolineato invece che questa carenza cronica è insita nella realtà stessa della periferia, ne definisce lo stato di completa dipendenza dalla città.

Un primo rilievo importante, per cominciare a capire come stanno le cose, è accorgersi che nella condizione di Baggio, più o meno, sono tutte le aree periferiche di Milano e che questa situazione si è determinata secondo processi, meccanismi e azioni precise, in cui niente è stato lasciato al caso, all'imprevisto.

Questa, come le altre zone della periferia, è la parte della città costruita e destinata a quella parte della popolazione che non può pagare gli alti costi oggi necessari per risiedere nelle aree più centrali o che viene espulsa dal centro per costruire uffici. banche, grandi magazzini. La condizione periferica non solo coinvolge oggi ampi strati della popolazione lavoratrice, ma, in tendenza, si pone come l'unica risposta che questa società, i gruppi politici ed economici che la dirigono, sono in grado di dare relativamente alle condizioni di vita e di insediamento nella città: la periferia e le condizioni che essa esprime si pongono come una delle contraddizioni più evidenti espresse dallo sviluppo capitalistico.

Come si è formata questa situazione a Baggio, quali le cause, i meccanismi che l'hanno prodotta, di chi la responsabilità?

La storia dello sviluppo di Baggio presenta discontinuità e differenze molto evidenti: l'ampliamento del vecchio borgo è avvenuto in fasi e modi tra loro molto diversi. Prima della guerra Baggio era ancora poco più di un borgo nel territorio rurale di Milano; l'ampliamento lungo le vie Q. Romano, Rismondo e Scanini, provocato dalle immigrazioni di popolazione operaia alla ricerca di lavoro nelle industrie di Milano, era avvenuto senza modificare di molto il carattere tradizionale della zona; anzi la forte omogeneità sociale, la relativa autonomia, anche amministrativa, nei confronti di Milano, avevano consentito lo sviluppo di iniziative sociali e culturali di carattere popolare: la cooperativa edificatrice, la cooperativa di consumo, il teatro dialettale, ecc. Il cambiamento violento nei modi, nei ritmi di ampliamento e costruzione della zona si verifica in questo dopoguerra, dopo il 1955, quando la speculazione fondiaria ed edilizia, con l'appoggio e íl benestare delle diverse amministrazioni comunali, decidono di « urbanizzare » intensivamente le aree libere attorno al centro tradizionale di Baggio.

La storia di questo sviluppo è soprattutto la storia dei successivi accordi tra amministrazione comunale, proprietari terrieri, società finanziarie. Il contenuto di questi accordi è sempre uguale: i privati ottengono di violare il piano regolatore, già di per sè assurdo e insufficiente, per aumentare il numero di metri cubi edificabili o per costruire su zone inedifica- bili, offrendo in cambio al comune i rimasugli di terreno che a loro non servono più, oppure contributi in denaro ridicoli se confrontati con il ricavato delle operazioni speculative. L'amministrazione comunale cerca di rendere legali le violazioni e si sobbarca spese enormi per costruire, quando vuole o può strade, fognature, e servizi. La carenza di servizi e infrastrutture della periferia trova qui la sua spiegazione: l'incapacità dell'amministrazione pubblica di fare o di far pagare a chi specula, scuole, impianti sportivi, associativi, culturali, sanitari, verde pubblico, ecc. Incapacità in definitiva di dare a tutti una città e non quartieri dormitorio. Le tappe di questa storia hanno date e nomi precisi: si chiamano Convenzione Cabella, del 1956, Immobiliare Ponti (« La Viridiana », su verde agricolo) del 1962, Immobiliare Sellanuova; vedono protagonisti altri grandi proprietari terrieri, come Cabassi, o società finanziarie, come la So.Co.Gen.; avvengono con il beneplacito delle varie amministrazioni comunali e di precisi assessori all'urbanistica, da Hazon (D.C.) a Cannarella (D.C.). Un ruolo non secondario in questo tipo di sviluppo ha anche l'edilizia pubblica (IACP, Comune, ed enti vari): la politica seguita, di costruire quartieri in zone non urbanizzate, tagliate fuori da ogni rapporto con centri esistenti (si veda gli OLMI), corrisponde solo all'obiettivo di facilitare l'urbanizzazione dei terreni privati circostanti.

Questo è il modo in cui Baggio viene costruita anche adesso: non vi è stato nessun cambiamento sostanziale, anche se gli strumenti sono in parte diversi; i lotti di edilizia popolare conformi alla legge « 167 » mimetizzano spesso interventi speculativi (le false cooperative), e non danno garanzie relativamente all'adeguatezza di servizi e infrastrutture; alle rivendicazioni e proteste, numerose come i funghi in tutte le aree di periferia (e in certe zone del centro), si risponde con provvedimenti saltuari e insufficienti o con la politica del fatto compiuto, svuotando così anche il significato democratico che potrebbe venire dal controllo dei Consigli di Zona e della popolazione.

Ciò che sta cambiando è la forza e la consapevolezza della classe operaia e delle sue organizzazioni politiche e sindacali, anche nei confronti di questi problemi: la lotta politica ha consentito di strappare recentemente strumenti, che, se pur parziali e lacunosi, consentono di porre su un piano preciso di concretezza obiettivi di riforma radicale dell'assetto del territorio, della città (si veda la nuova legge sulla casa, per ora messa in frigorifero da questo governo e dalle amministrazioni D.C.).

Si preparano scadenze concrete di lotta politica anche per noi, per la nostra zona: la Revisione Generale del Piano Regolatore, il nuovo Regolamento Edilizio del Comune di Milano, nelle proposte fatte dall'amministrazione comunale, non contengono modifiche rilevanti rispetto alla politica fallimentare sin qui seguita.

Sta a noi, alla nostra capacità di iniziativa e lotta politica, a tutti i livelli, dai singoli quartieri, alle zone, al consiglio comunale, imporre una trasformazione radicale nelle scelte e obiettivi di sviluppo della periferia.

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