L'Eco di Niguarda7

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L'analisi del voto nelle nostre scuole (seconda pagina)

IL FUTURO DELLA SCUOLA

Con l'elezione degli organi collegiali nella scuola, previsti dai Decreti Delegati, si è aperto nella scuola italiana un importante processo di rinnovamento. Certamente i Decreti Delegati non rappresentano la « Riforma della scuola », perchè in essi manca una visione globale dei problemi della scuola italiana e in numerose parti sono criticabili e incompleti. Nonostante questo noi riteniamo che essi siano un passo avanti perchè, interessando vasti strati della popolazione alla gestione della scuola ed ai problemi che in essa vi sono, di fatto creano quelle premesse di partecipazione democratica e di mobilitazione che renderanno possibile una Riforma globale.

Tutti sanno in quali gravi condizioni sl trova l'istruzione nel nostro paese: la partecipazione agli studi di masse sempre più numerose ha trovato una scuola impreparata ad accoglierle, sia dal punto di vista delle strutture che da quello dei contenuti culturali. Ciò ha portato alla dequalificazione degli studi, alla selezione (di censo), ai doppi turni, alla scuola come deposito di disoccupati, alla separazione tra scuola e società.

Appare pertanto ovvio come ogni iniziativa — come i decreti delegati — volta a smuovere tale situazione e a creare prospettive nuove di riforma, non può che essere difesa da tutti i democratici e in primo luogo dai partiti della classe lavoratrice.

In questo senso una battaglia aperta abbiamo condotto contro l'astensionismo che, con errate motivazioni ideologiche e politiche, è stato sostenuto dalla frangia estremista del movimento degli studenti.

Comunque i risultati della prova elettorale hanno dimostrato che la maturità degli studenti, dei genitori degli insegnanti è già notevole e complessivamente si è avuta una affermazione dei candidati democratici che si ispirano a programmi progressisti ed antifascisti. Ora è compito di tutti estendere questo fronte democratico attraverso una partecipazione attiva in prima persona alla vita degli organi collegiali, non delegando solo agli eletti la discussione e la scelta degli indirizzi che vogliamo che la nuova scuola italiana debba avere.

Ci siamo battuti e ci batteremo perchè gli organi collegiali della scuola aprano un ampio dibattito riguardo ai grossi temi di fondo della scuola, dalla programmazione democratica dell'istruzione, al diritto allo studio, all'edilizia scolastica, ai nuovi contenuti culturali; tuttavia sarebbe un grave errore dimenticare le scadenze reali, anche di piccola portata, che nei prossimi mesi caratterizzeranno la vita di questi organi. Ci riferiamo alla celebrazione del trentennale della Resistenza nella scuola, alla scelta dei libri di testo, ai voti sulle pagelle, alle bocciature. Sarà su queste scelte di didattica che gli organi collegiali saranno tra breve chiamati a pronunciarsi.

Per la prima volta infatti ai genitori agli studenti si chiederà di intervenire su problemi didattici e tecnici finora riservati solo agli insegnanti e agli « addetti ai lavori ». Noi abbiamo fiducia che gli organismi nei quali vi è una presenza significativa di democratici sapranno occuparsi anche di questi problemi, tuttavia riteniamo compito nostro e di tutte le forze culturali democratiche e antifasciste aprire un confronto su questi temi di didattica che serva ad approfondire le conoscenze ed ad orientare le scelte dei genitori, degli Insegnanti degli studenti.

L'ECO DI NIGUARDA

Il Pluricentro per l'infanzia: una grossa realtà (terza pagina)

La crisi energetica, oltre ad avere aggravato la crisi economica mettendo in luce tutti gli aspetti negativi e contraddittori del nostro meccanismo di sviluppo, ci ha costretto, durante il periodo cosiddetto di « austerity », a riscoprire la nostra città e i suoi valori storici, culturali e ambientali. Si parlò allora di centri storici, di isole pedonali e di interventi urbanistici interessanti che però, se si eccettua qualche episodio isolato, non sono stati a tutt'oggi realizzati. Di fronte a queste considerazioni è con un certo orgoglio che vogliamo ricordare la proposta avanzata dal

P.C.I. fin dal 1972 — molto prima della crisi energetica — per la salvaguardia del vecchio nucleo di Niguarda. Volevamo e vogliamo tuttora presentare una proposta complessiva che partendo dalla tutela di taluni valori storici ambientali per la loro salvaguardia e per il mantenimento del tessuto sociale del nostro rione. Difatti riteniamo che le vecchie « corti » di Niguarda, la loro con-

formazione urbana e i loro ricordi, non dovessero scomparire col tempo per l'incuria dei padroni che per motivi chiaramente speculativi preferiscono la degradazione delle loro proprietà edilizie al posto di interventi conservativi costringendo a vivere, in luoghi fatiscenti e privi di servizi essenziali, molti lavoratori. Volevamo mantenere la Casa del Popolo di Via De Calboli come punto di riferimento della lotta popolare ed antifascista, da destinarsi a servizi sociali e culturali proponendo la creazione di una unità urbanistica omogenea: Scuola Elementare, Casa del Popolo, Centro Civico insediati nel verde recuperato in parte sull'area di Via Graziano Imperatore e sulle aree di Via Santagostino. li collegamento interquartiere sarebbe avvenuto con una nuova via di Piano Regolatore che avrebbe consentito l'istituzione di un'isola pedonale in Via Passerini mentre il terreno di Via Graziano Imperatore sarebbe servito per la costruzioni di alloggi popolari ad affitto equo per i niguardesi che abitano nelle case da ri-

QUEST !AREA NON Si TOCCA:

sanare con la destinazione di una parte a verde; la creazione di un piccolo teatro all'aperto da ricavarsi all'interno della vecchia casa adiacente e l'istituzione di un supermercato dell'Unicoop Lombardia che, oltre ad acquisire maggiore efficienza sul piano distributivo, diventerebbe uno strumento di contenimento dei prezzi. L'area destinata alla Unicoop comprende anche la disponibilità per il rione di un parcheggio per veicoli.

La proposta avanzata dal gruppo del P.C.I. è stata da tempo approvata dal Consilgio di Zona e dalla popolazione attraverso seri e approfonditi dibattiti nel Consiglio e in quattro Assemblee Popolari. La proposta è stata anche pubblicizzata sia da parte del Circolo Culturale « Achille Ghiglione » e dall'architetto Mattioli con la realizzazione di una mostra che dalle Sezioni del P.C.I. e del P.S.I. di zona con la elaborazione e la distribuzione di un giornaletto che illustrava e commentava la proposta.

Ma è possibile, si domanda la gente, che la proposta possa diventare realtà?

Certo, basta che da parte dell'Amministrazione Centrale si abbia la volontà politica di applicare la Legge 167 di edilizia economica e popolare e la Legge per la casa 865 che consentono in un certo ambito del territorio l'esproprio dei terreni privati per la costruzione di case popolari, opere di risanamento e di ristrutturazione e la realizzazione dei necessari servizi sociali.

La legge 167, già applicata nel centro storico di Bologna e nel quartiere Garibaldi a Milano, offre soluzioni urbanistiche in grado di trasformare una delle zone più degradate di Niguarda, sia sul piano urbanistico che igienico-sanitario. Come hanno reagito le autorità cittadine: il sig. Velluto, assessore democristiano all'Edilizia Popolare aveva dichiarato di recepire lo spirito della proposta e di impegnarsi per realizzarla. Il socialista Baccalini, allora assessore alle licenze edilizie, aveva annunciato il blocco della licenza sull'area di Via Graziano Imperatore che altrimenti avrebbe fatto saltare il piano di risanamento. Il consigliere del P.C.I. Sacconi si è dichiarato favorevole al piano e dava al Consiglio di Zona tutto il sostegno necessario. Il Sindaco di Milano, con una sua lettera del 2 Novembre 1973, assicurava il suo interessamento per avviare a soluzione concreta la questione prima della scadenza elettorale. L'Assessore all'Urbanistica Cannarella, democristiano, disse testualmente che « verrà rispettato il parere del Consiglio di Zona e se al suo interno non emergeranno altre valutazioni, sarà fatale adottare la 167 ». Quest'ultima frase dell'assessore democristiano venne presa da qualche elemento del partito dello scudocrociato che opera nel Consiglio di Zona (per la verità isolato dal suo stesso gruppo politico e notoriamente collegato agli Enti inutili ed al sottogoverno cittadino) per ten(cont. a pag. 2)

Perché ancora "“L'ECO“?

Erano i primi mesi del 1954 quando veniva alla luce « L'Eco di Niguarda ». Oggi, a distanza di vent'anni riprende vita in una situazione diversa ma non meno gravida di problemi da risolvere.

Qualche settimana fa, l'Amministrazione Comunale ha presentato un piano per l'edilizia economica e popolare — Piano integrativo della 167 — per la nostra città.

In esso si prevede la costruzione di 130.000 vani nuovi e da ristrutturare compresi quelli previsti dal piano di ristrutturazione per Niguarda. Viene espressamente dichiarato che fra i numerosi interventi proposti, quello di Niguarda — grazie al lavoro del Consiglio di Zona ed alla partecipazione della popolazione — è l'unico già pronto in tutti i dettagli per cui si potrebbe già partire per le fasi degli espropri ed esecutive. Osservando però attentamente la pianta relativa, notiamo che l'area di Via Graziano Imperatore è stata « stralciata » dal Piano di 167. Ciò annullerebbe le rivendicazioni formulate: case da ristrutturare; verde pubblico; ampliamento della Scuola Elementare; isola pedonale in Via Passerini. In cambio avremmo in « regalo » 420 nuovi abitanti provenienti da altre zone cittadine consentendo la speculazione privata sull'area di Via Graziano Imperatore e moltiplicando le esigenze di servizi.

A questo punto è necessario porre gli assessori competenti di fronte alle proprie responsabilità: o la difesa dei giusti interessi dei niguardesi, o la scelta della speculazione privata perdendo in questo caso quel briciolo di dignità che gli è ancora rimasta. Quindi il momento della mobilitazione di massa: partiti politici, organizzazioni democratiche, cittadini devono unirsi per far rispettare a chi di dovere gli impegni assunti. SI al piano particolareggiato per il vecchio nucleo di Niguarda non deve essere solo uno slogans ma un impegno democratico per far capire a chi non lo vuole che sono finiti i tempi vergognosi dello scempio urbanistico compiuto dalle « Immobiliari » col tacito assenso delle «autorità ».

26 marzo: CONSIGLIO DI ZONA

Per l'area di Via Graziano I., la Democrazia Cristiana della Zona 9 per bocca del suo capogruppo, unico presente su 5 consiglieri, ha detto NO al Lotto di 167 ribadendo la scelta per la speculazione privata.

Molta acqua è passata sotto i ponti del Seveso. Le battaglie allora sostenute dai niguardesi e dalL'Eco avevano vinto in due direzioni: quella contro il disinteresse e l'ignavia degli amministratori centrali e per la soluzione di importanti problemi: il Seveso è stato coperto all'interno del rione, il fango è scomparso dalle strade, il Centro Comunale Sportivo è stato realizzato, la illuminazione delle vie è diventata decente, sono migliorate le condizioni della viabilità e dei trasporti pubblici.

Ma quanti e quali problemi sono ancora aperti anche se oggi, grazie al Consiglio di Zona, si sono fatti importanti passi in avanti per il decentramento politico e amministrativo e si sono elaborati piani e proposte concrete ad ogni livello per cambiare le cose con la partecipazione attiva della popolazione. Queste sono però soltanto le premesse di ciò che si deve fare.

L'Eco di Niguarda vuole essere ancora una volta il portavoce dei niguardesi. Uno strumento di denuncia della lentezza della macchina burocratica comunale e di sensibilizzazione della popolazione perchè si mobiliti, assieme alle forze sociali, politiche e sindacali per rovesciare l'assetto piramidale del potere comunale in modo da poter fare scelte democratiche capaci di soddisfare le esigenze del rione in sincronia

con quelle della zona e della città. La variante di zona del Piano Regolatore Generale, le indicazioni sulla localizzazione dei servizi primari e secondari presentati dal Consiglio di Zona sono stati recepiti nel nuovo Piano Regolatore. Ma dall'accettazione alla realizzazione passa molta strada e infiniti sono i pericoli di modificazione del PRG da parte dei proprietari delle aree e dei loro autorevoli amici che siedono a Palazzo Marino. Ricordate niguardesi che la battaglia comincia oggi. I « sordastri » del governo locale non sono scomparsi anche se la vecchia guardia clericale e socialdemocratica ha lasciato il cadreghino alle nuove leve del centrismo milanese che sono anche degli efficienti « marciatori silenziosi ». Il nostro e il vostro compito è quello di scrollarli e di incalzarli senza tregua. I fascisti, i loro amici aperti o camuffati, i rappresentanti della speculazione edilizia e i nemici del decentramento politico e amministrativo abbarbicati nelle poltrone di Palazzo Marino o nei meandri infiniti della burocrazia comunale devono sentire il peso dei nostri problemi: asili nido, scuole di ogni ordine e grado, verde, campi gioco, la casa, i centri per la difesa della salute. Se diranno che non ci sono i soldi noi indicheremo il modo e i metodi per ottenerli. Non dare loro respiro e cacciarli al momento opportuno è l'obiettivo che dobbiamo prefiggerci se vogliamo sul serio che Niguarda e Milano si trasformino nelle proprie strutture e vengano soddisfatti pienamente i bisogni dei lavoratori.

ANNO 1975 PERIODICO DI INFORMAZIONE RIONALE L. 50
La nostra proposta e il nuovo Piano Regolatore Generale IL MANO DI RISANAMENTO DEL VECCHIO NUCLEO DI NIGUARDA

Entrerà in funzione tra breve

UNO S.M.A.L. ANCHE A NIGUARDA

Da qualche mese funzionano nel Comune di Milano 4 S.M.A.L. (Servizi di Medicina preventiva per l'ambiente di Lavoro). La decisione di costituire questi servizi è giunta in seguito alla pressione che da anni il Sindacato e i partiti, soprattutto il P.C.I., esercitano sugli enti locali, perchè si formino delle strutture pubbliche di medicina preventiva con il compito di salvaguardare la salute dei lavoratori negli ambienti di lavoro.

Infatti il tipo di sviluppo industriale che è stato imposto all'Italia nel dopoguerra, basato sul massimo sfruttamento della forza lavoro senza badare agli interessi dei lavoratori, ha creato in fabbrica condizioni di lavoro sempre più gravose.

Il lavoratore è stato considerato come una macchina, un ingranaggio della produzione, per il quale spesso non si usano nemmeno gli stessi riguardi che si usano nei confronti delle macchine.

La organizazione del lavoro, finalizzata unicamente al profitto della produzione, è stata sempre presentata come un dato di fatto immodificabile al quale il lavoratore deve adattarsi. Sono nate così le catene di montaggio, il lavoro parcellizzato, gli ambienti inquinati da tossici, i ritmi eccessivi.

La conseguenza di questo modo di organizzare la produzione è che gli infortuni sul lavoro sono andati crescendo fino a livelli paurosi (un infortunio grave ogni minuto, un morto ogni ora). Anche la patologia da lavoro si è fatta sempre più estesa; accanto alle malattie « tradizionali » come la silicosi o il saturnismo (intossicazione da piombo), si sono svilupate malattie « nuove come i tumori da sostanze chimiche e le affezioni del sistema nervoso, dal comune stress ai gravi esaurimenti.

A fronte di tale situazione i lavoratori hanno rifiutato la logica padronale di accettare la monetizzazione del rischio, che non difende minimamente la salute dei lavoratori, ma anzi la svende come merce di poco valore.

La tutela della salute sta invece in un'azione preventiva che elimini le CAUSE delle malattie e degli infortuni, impedendo loro di fare vittime tra i lavoratori: il vero « malato da curare » è l'ambiente e l'organizzazione del lavoro.

Dalle lotte sindacali e dalla mobilitazione dei lavoratori è nata così l'indicazione di strumenti pubblici nuovi che, ponendosi al servizio dei lavoratori, realizzino questo tipo di prevenzione. Parliamo di strumenti nuovi perchè quelli esistenti (E.N.P.I. - ente nazionale per la prevenzione degli infortuni; Ispettorato del Lavoro ecc.) hanno dimostrato da tempo il loro fallimento e l'incapacità di assolvere ai fini istituzionali per i quali sono stati creati.

Gli S.M.A.L. dunque rappresentano questo strumento nuovo e va detto con chiarezza che la loro possibilità di funzionare in modo utile ed efficace risiede nella mobilitazione dei lavoratori e dei Consigli di Fabbrica.

Lo S.M.A.L. non deve diventare un organismo di « delega » del problema ambiente di lavoro, ma va visto come uno strumento tecnico che i lavoratori devono controllare e gestire affinchè le conoscenze dei medici e dei tecnici vengano applicate nel modo migliore per salvaguardare la salute. Non vi può essere pertanto difesa della salute laddove tra i lavoratori non vi sia coscienza di questo problema e mobilitazione unitaria intorno ad esso.

HANNO COLLABORATO

Secondo la Legge Regionale n. 37, che ha decretato la istituzionalizzazione degli SMAL, essi sono organismi tecnici del Comitato Sanitario di Zona, che ha quindi la responsabilità della gestione politica di questi strumenti e, tramite uno stretto contatto con le organizzazioni orizzontali territoriali del Sindacato (i CUZ), deve prograinmare le priorità di intervento nella Zona.

In quale modo lo S.M.A.L. svolge il suo compito? Innanzittutto realizza, in stretto contatto con il CdF della Fabbrica in cui interviene, un'indagine conoscitiva sull'ambiente di lavoro e sullo stato di salute dei lavoratori. L'indagine inizia con incontri tra i medici e i gruppi omogenei dei lavoratori, nei quali vengono approfonditi la tecnologia, l'organizzazione del lavoro, la nocività così come la vedono i lavoratori e i disturbi che essi accusano. Infine con visite mediche ed esami specialistici si valutano gli

La Cooperativa Edificatrice di Niguarda ha dato in comodato al Comune di Milano il salone dell'ex Consultorio Popolare di via Val D'Ossola 19, per consentire di installare tempestivamente lo S.M.

A.L. per la Zona 2 e 9. effetti che la nocività ha già pro dotto sui lavoratori.

A conclusione dell'indagine lo S.M.A.L. presenta una relazione dettagliata per i vari reparti, nella quale si descrive ciò che i lavoratori hanno denunciato e ciò che i medici hanno rilevato.

Tocca a questo punto al Consiglio di fabbrica valutare le proposte dello S.M.A.L. e aprire una vertenza sull'ambiente che articoli in una piattaforma rivendicativa i suggerimenti proposti dai medici. Va sottolineato come senza questa iniziativa dei lavoratori le proposte dei medici non hanno possibilità di essere attuate, giacchè la legge attualmente non vincola i padroni a mettere in pratica quanto lo S.M.A.L. indica (a differenza di quello che succede per l'Ispettorato del Lavoro che

invece ha potere di imporre alle aziende le proprie decisioni).

Il CdF si deve anche proporre, a conclusione dell'indagine conoscitiva, di gestire un « Registro dei dati ambientali e biostatistici nel quale vengono annotati dai deleagti i risultati delle misure eseguite nei vari reparti e quelle nocività che i lavoratori hanno denunciato. Questo registro deve essere la base per controlli periodici che i lavoratori stessi o lo S.M.A.L. effettueranno nell'ambiente.

I risultati degli accertamenti medici di ogni lavoratore verranno trascritti sul « Libretto individuale sanitario e di rischio » sul quale è riportato anche il giudizio del lavoratore sul suo ambiente e i rilievi strumentali eseguiti al suo posto di lavoro. Il « libretto » servirà come cartella clinica e ogni lavoratore lo farà aggiornare dai medici ogni volta che si sottoporrà a visite o ricoveri, consentendo così ai medici di conoscere i rischi lavorativi ai quali è esposto.

L'istituzione degli S.M.A.L. rappresenta quindi un passo avanti notevole di cui dobbiamo capire l'importanza. Rimangono però aperti numerosi problemi: la carenza di personale (1 medico ogni 100.000 lavoratori!), il numero limitato di questi servizi, la carenza della legge che non permette agli S.M.A.L. di trovare una collocazione adeguata, la mancanza di strutture di appoggio per la esecuzione di analisi approfondite (laboratori decentrati di igiene industriale, servizi medici, ecc.).

Anche dal punto di vista politico e sindacale è necessario che vi sia maggiore presenza e partecipazione dei lavoratori, anche se non ci nascondiamo che attualniente la congiuntura economica crea difficoltà reali allo sviluppo del tema dell'ambiente di lavoro. Nel giro di qualche settimana il Comune di Milano ha intenzione di aprire anche per la Zona 2 e 9 uno S.M.A.L. che verrà insediato a Niguarda. L'impegno che quindi ci dobbiamo assumere è che tale scadenza sia mantenuta e che, una volta insediato, le forze politiche e sindacali della Zona abbiano la capacità di controllare e sviluppare le iniziative dello S.M.A.L.

MANIFESTAZIONI PER IL XXX DELLA LIBERAZIONE ORGANIZZATE DAL COMITATO ANTIFASCISTA DELLA ZONA 9

DAL 14 AL 19 APRILE

Scuole elementari: films sulla Resistenza e incontri dei bambini con i partigiani. Scuole medie inferiori: conferenze e lezioni sul fascismo organizzate dall'A.N.P.I. e dalla Regione Lombardia.

Scuole medie superiori: « I giovani discutono con i partigiani » con la partecipazione di Gisella Floreanini e Cino Moscatelli della Repubblica dell'Ossola.

20 APRILE

Assemblea con i genitori nella Scuola Elementare di Pratocentenaro sul tema: « Per una scuola democratica e antifascista ».

21 APRILE

Testimonianze di donne partigiane dei nostri rioni nella Scuola Elementare di Via Passerini. Partecipa il sen. Giovanni Brambilla, già commissario delle Brigate Garibaldi della zona.

22 APRILE

Dibattito sulla Resistenza nella Scuola di Via Giolli.

23 APRILE

Spettacolo di canzoni e poesie partigiane al Circolo Culturale « Bicocca ».

24 APRILE

Manifestazione unitaria a Niguarda con corteo. In Piazza Belloveso verranno premiate le donne partigiane e l'on. Floreanini, medaglia d'oro della Resistenza, terrà un discorso.

25 APRILE Incontro della popolazione con i soldati e gli agenti di P.S. delle caserme dislocate nella nostra zona.

DAL 28 AL 30 APRILE Incontro dei lavoratori della Pirelli con le delegazioni partigiane estere.

Assemblee aperte negli altri luoghi di lavoro sul tema: « Dagli scioperi del marzo '43 ai giorni nostri ». Nel salone delle A.C.L.I. di Pratocentenaro: serata di solidarietà con i popoli oppressi.

A cura del Comitato organizzatore verranno prodotti 12.000 pieghevoli stampati con gli articoli fondamentali della Costituzione della Repubblica Italiana da distribuirsi in tutte le scuole dell'obbligo.

Il Centro Studi Storici della Resistenza della Lombardia sta elaborando il materiale raccolto dall'A.N.P.I. sui fatti e le azioni partigiane svoltisi a Niguarda, Pratocentenaro e Bicocca per la realizzazione di un opuscolo che verrà distribuito a tutta la popolazione.

Il Circolo Culturale « Achille Ghiglione » è impegnato con un gruppo di artisti milanesi, per la realizzazione di pitture murali raffiguranti la Resistenza.

SANTAGOSTIATO

Nei prossimi mesi i lavoratori della Santagostino si troveranno di fronte a problemi nuovi che devono essere conosciuti da tutti i cittadini di Niguarda, perché finiranno col ripercuotersi nella situazione lavorativa di tutto il quartiere. Se infatti anche alla Santagostino si ricorrerà alla cassa integrazione questo porterà ad una diminuzione del potere di acquisto dei lavoratori, incidendo sull'economia complessiva del rione.

Il settore dell'abbigliamento, che finora è stato relativamente risparmiato dalla crisi economica, incomincia a risentire della diminuzione dei consumi generali e quindi anche della domanda di questo genere di prodotti.

blemi?

Innanzitutto è necessario il collegamento dei lavoratori con le fabbriche della zona, con il Consiglio Unitario intercategoriale di Zona e con il Consiglio di Zona. La soluzione del problema dei trasporti può avvenire solamente con una ristrutturazione generale dei trasporti pubblici nella zona, che tenga conto delle reali necessità dei lavoratori, degli orari di lavoro, dell'ubicazione delle fabbriche.

Da più di un annoi lavoratori dell'Ospedale di Niguarda sono in lotta per il rinnovo del contratto, scaduto alla fine del '73.

Infatti la piattaforma preparata dalla FLO (la Federazione dei Lavoratori Ospedalieri) si è trovata e si trova di fronte mille ostacoli: prima la difficile trattativa con la controparte nazionale (la FIARO), poi quella con la Regione e infine con le singole Amministrazioni.

Quando il contratto sembrava ormai in porto, avendo ottenuto anche l'ultima approvazione, c'è stata una grave delibera del Comitato Regionale di Controllo che, con motivazioni pretestuose, ha bloccato i punti più qualificanti.

Infatti non sono in gioco soltanto miglioramenti salariali: per la prima volta il contratto degli Ospedalieri contiene richieste riformatrici dell'attuale sistema assistenziale.

Innanzitutto un pregio di questo contratto è quello di essere unico, ossia di porre fine alle vertenze separate e privilegiate dei medici: questo fatto non ha mancato di sollevare proteste accese da parte di settori medici reazionari e delle loro Associazioni più corporative, che indubbiamente hanno contribuito a rendere più intricata tutta la vertenza.

Un altro pregio consiste nella rivendicazione di un ampio processo di

qualificazione e di riqualificazione del personale ospedaliero, per ovviare alla cronica carenza degli organici e per garantire un livello di assistenza migliore ai malati: in questa linea è sia la richiesta delle 150 ore che quella di scuole professionali gestite dalla Regione. Ma l'aspetto certamente più importante, e più contestato dal CRC, è la richiesta di una nuova organizzazione del lavoro basata sull'istituzione del Dipartimento. Si tratta di una struttura che supera l'attuale rigida gerarchia esistente in Ospedale proponendo un lavoro di équipe nell'interesse del malato, visto come individuo al quale l'intervento curativo non deve restituire capacità produttiva, ma cercare per quanto possibile di ridare salute. Il contratto indica nel Dipartimento di Pronto Intervento la prima struttura da sperimentare, per garantire all'Ospedale un filtro qualificato e un collegamento con le strutture sanitarie extra-ospedaliere.

La vertenza è aperta e si preannuncano nuove scadenze di lotta.

Il problema che i lavoratori dell'Ospedale si pongono è quello di trovare un reale collegamento con gli altri lavoratori e con tutti gli utenti della sanità perché le loro lotte non siano giudicate corporative e perché si vada ad una iniziativa unitaria sui temi della salute e della riforma sanitaria.

A questa situazione si è giunti per la miope politica del governo che di fronte ad una crisi generale provocata anche dalla passata gestione democristiana del potere, p.ensa di uscire dalla crisi con una restrizione dei consumi generali che ovviamente provoca l'arresto della produzione e la disoccupazione.

Il nostro partito, come anche le Confederazioni Sindacali, si batte da tempo invece per una ristrutturazione del sistema produttivo che consenta di uscire dalla crisi salvaguardando il tenore di vita dei lavoratori e l'occupazione. Perchè ciò avvenga, occorre incentivare gli investimenti, privilegiare i consumi collettivi ed avviare profonde riforme nel Mezzogiorno, nell'agricoltura, nei trasporti, nell'edilizia popolare.

Oltre a questi problemi, comuni anche ad altre fabbriche, i lavoratori della Santagostino si trovano di fronte ad altri problemi più particolari che da anni richiedono una soluzione.

Più della metà dei lavoratori sono pendolari e devono perdere molte ore a causa della inadeguatezza dei trasporti pubblici; questo comporta un sovraccarico di lavoro e di fatica perché per molti la giornata lavorativa finisce col durare 10-11 ore.

Nella Santagostino il 70°/o dei lavoratori è costituito da donne, con tutti i problemi ad esse collegati: la carenza di asili nido, il doppio lavoro (in fabbrica e a casa), i problemi della maternità responsabile e dell'aborto, i ritmi di lavoro eccessivi in mansioni dequalificate e ripetitive. In che modo affrontare questi pro-

Anche i problemi della donna lavoratrice non possono essere affrontati se non con una discussione che investa tutte le donne, dalle operaie alle casalinghe, perché si tratta di raggiungere l'emancipazione femminile e di vedere riconosciuto il ruolo che la donna si è conquistata nella società attuale. In questa prospettiva bisogna individuare alcuni obbiettivi immediati prioritari quali la disponibilità di servizi sociali (asili nido, consultori per la gravidanza, ecc.) e la lotta al superlavoro all'interno della fabbrica.

Infine bisogna ricordare le condizioni ambientali e di lavoro nella fabbrica: oltre alla fatica, ai ritmi pesanti, ai turni disagevoli, esistono pericoli di infortuni ed ambienti non idonei per la salvaguardia della salute dei lavoratori. Ad es. i reparti fissaggio e stireria sono costituiti da ambienti chiusi e piccoli, sovraffollati, con caldo e vapore eccessivi. I lavoratori sono sottoposti anche a sbalzi di temperatura. Anche ii reparto tintoria richiede un'indagine approfondita perchè molte delle sostanze usate sono tossiche e possono provocare malattie ai lavoratori.

Questi problemi devono essere discussi e affrontati dai lavoratori e dai cittadini, tenendo presente la linea conquistata dal movimento dei lavoratori della « non delega » della difesa della propria salute e della « non monetizzazione del rischio » LA SALUTE NON SI VENDE!

Uno strumento che potrà aiutare i lavoratori a migliorare le condizioni di lavoro ed a bonificare gli ambienti sarà lo S.M.A.L. (Servizio di Medicina preventiva per gli Ambienti di Lavoro) che verrà prossimamente insediato nella zona.

Numero unico in attesa di autorizzazione a cura della Sezione del P.C.I. di Niguarda Stampa Tipostile Via Punta di Licosa 19 - 20156 Milano

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Buttarelli Sergio, Camagni Roberto, Farina Amleto, Franzoni Bruno, Landonio Pino, Maroni Marco, Meroni Mara, Pagani Piera, Pozzi Alberto, Radice Mauro. Foto dl Maurino Pomati.
IL CONTRATTO DEI LAVORATORI OSPEDALIERI LA
SALUTE NON SI VENDE!

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