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Soltanto cos ì potr ò condurre a buon termine la mia vita Ricordo di p. Edoardo Giuseppe Lanzalaco
Ricordo di p. Edoardo Giuseppe Lanzalaco (Mussomeli, 28/09/1931 - Negrar, 29/04/ 2020) “Soltanto così potrò condurre a buon termine la mia vita!”
Lo scorso 29 aprile, nella Casa Clero dove era ricoverato dalla Pasqua del 2011, P. Edoardo ha ricevuto la sua ultima chiamata e ci ha lasciati all’età di 89 anni, purificato in questi ultimi anni della sua vita da una pesante infermità che però non gli ha mai tolto lo sguardo sereno e tranquillo. Anche se l’emergenza sanitaria non ha permesso a quanti Confratelli, parenti ed amici, di partecipare alle esequie, celebrate in forma privata nella cappella della Casa generalizia di Poiano, molti sono stati i messaggi di partecipazione pervenuti. Il Superiore generale P. Carlo Bittante ne ha tracciato un bel ricordo, anche per la condivisione di anni nella missione in Filippine come suo diretto superiore Delegato. P. Edoardo è stato sepolto nel cimitero di Poiano accanto ad altri nostri padri. Tutto l’Istituto gli è grato per la sua testimonianza di fedeltà alla vocazione e allo spirito canossiano. Ricordiamolo nella preghiera di suffragio e lui dal Cielo interceda per noi e per le missioni specialmente in Samar.
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Breve profilo biografico
Padre Edoardo era originario di Mussomeli (Caltanisetta) dove era nato il 24 agosto del 1931. I genitori Antonio e Vincenza Navarra gli avevano dato il nome di Giuseppe. Alla fine di ottobre del 1942, era accolto nel Collegino di Feltre dal Servo di Dio padre Angelo Pasa. Con il passaggio del Collegino a Fonzaso, egli
completava qui la sua formazione, prima del noviziato a Castelli (1947-48). A Venezia e poi a Monselice completava la sua formazione e a Monselice veniva ordinato sacerdote il 17 marzo 1956. Aveva sospeso lo studio per un'esperienza apostolica, dedicandosi all'assistenza dei giovani nel Convitto Edison di Voghera (1951-52).
Dopo aver trascorso due anni a Pachino (1956-58), la prima parte della vita apostolica di p. Edoardo è segnata dall’ insegnamento nel Seminario di Fonzaso (1958-74) con una pausa nello studentato di Asolo (1968-72); e poi dallo studio all’università di Padova, frequentando a Padova la facoltà di Fisica a indirizzo didattico.
Inaspettata è stata la sua prima chiamata alla missione nel 1974: p. Edoardo si era presentato come volontario, provocato dalle ripetute richieste di p. Saverio Zanisi che da anni chiedeva aiuto alla Congregazione per la sua missione di Jipapad. Così nel 1974 è partito per le Filippine con destinazione Jipapad (Samar). Nel 1977 dovette rientrare in Italia, e sempre disponibile alla missione andò per un anno in Brasile ad Araras (1979-80).
Dal Brasile aveva scritto agli amici, nel

1979: “Addio Filippine? Ah no... Se avrò da scegliere tra Brasile e le Isole Filippine, sceglierò ancora le Isole Filippine, diciamo meglio la gente povera che vive nella giungla delle Isole Filippine, perché è il primo amore missionario, e perché la povertà totale e radicale di quella gente esercita in me un potere, un fascino invincibile, che non so spiegarmi". Di nuovo in Italia prestò servizio nelle comunità di Caltagirone e di Seminara, finché nel 1983 la Congregazione assumeva la guida della missione di Jipapad lasciata ai Canossiani da p. Saverio che si ritirava a Borongan, p. Edoardo fu inviato a Jipapad con p. Vittorio Cavallaro. Poco tempo dopo p. Edoardo si spostava a Concepcion, un villaggio sul fiume Oras, pastoralmente abbandonato dove il sacerdote arrivava da Oras una volta all’anno per la fiesta patronale. Concepcion diventò la sua casa, la sua famiglia, la sua missione, lo scopo della sua vita. E Concepcion è stata trasformata dalla presenza di p. Edoardo dal 1983 al 2011; lì ha dato il meglio di sé come sacerdote Canossiano per ben 28 anni, diventando la guida morale e spirituale, il medico e l’ingegnere, il vero sostegno materiale di quel villaggio,
anche grazie ad una fitta rete di amici e benefattori che seppe coltivare con una fedele corrispondenza.
Nel 2011, manifestandosi già i primi segni della malattia che lo disorientava, i Superiori furono costretti a riportare in Italia p. Edoardo per garantirgli la necessaria assistenza. Dopo 9 lunghi anni di infermità, si spegneva a Negrar il 29 aprile.
Omelia del Padre Generale
Ogni Eucaristia è per definizione un ringraziamento e specialmente questa messa di Esequie diventa occasione unica per ringraziare il Signore per il dono della vita e della vocazione Canossiana di p. Edoardo. Mentre ricordiamo alcuni passaggi significativi della sua vita cogliamo, pur nella fragilità umana, non solo il suo modo di incarnare il carisma ma anche bei insegnamenti e valori Canossiani che p. Eldorado ci lascia. Non ultimo siamo qui per pregare per il nostro confratello perché sappiamo che, come ci dice Paolo nella prima lettura: “quando verrà disfatto questo corpo, nostra abitazione sulla terra, riceveremo un'abitazione da Dio, una dimora eterna, non costruita da mani di uomo, nei cieli” (2Cor. 5, 1).
Ci ha lasciato all’età di 88 anni. Era nato a Mussomeli (CL) il 28 agosto 1931 e i genitori Antonio e Vincenza Navarra gli danno il nome di Giuseppe. Durante la Seconda Guerra ancora ragazzo lascia il paese in Sicilia nell’ottobre 1942, va al Nord ed entra in seminario a Feltre; il12 ottobre 1947 entra in Noviziato a Castelli e prende il nome di Edoardo, era un giovane di 16 anni e scriveva nella sua domanda per il noviziato: “Tre sono i motivi impellenti: 1. Perché ho riconosciuto che tale è la mia vocazione; 2. Perché il tenore di vita Canossiana è in piena coerenza col mio spirito 3. Perché ho seriamente capito che soltanto così potrò condurre a buon termine la mia vita”. Emette la prima Professione il 13 ottobre 1948. Fa un ‘esperienza apostolica’ come assistente al convitto di Voghera tra 1950-52. Lo studentato si trasferisce da S. Giobbe a Monselice e lì finisce gli studi. Il 18 ottobre 1953 emette la professione perpetua e il 17 marzo del 1956 è ordinato sacerdote sempre a Monselice. Sarebbero tante le cose che si possono dire di p. Edoardo ma vorrei raggruppare, in modo sommario e certamente incompleto, la sua vita in tre capitoli.
P. Edoardo insegnante e studente
Dopo aver trascorso due anni a Pachino la prima parte della vita apostolica di p. Edoardo è segnata dall’ insegnamento nel nostro collegino di Fonzaso e poi lo studio all’università di Padova. Come insegnante appariva rigido, pignolo ed esigente; incuteva timore come formatore ma nello stesso tempo cercava la relazione umana. Questo bisogno e relazione paterna è continuata anche in missione. Bella la testimonianza di p. Carmelo, uno dei suoi studenti: “Personalmente gli devo moltissimo. È stato a Fonzaso per 6 anni mio insegnante di varie materie: Greco, Latino, Algebra... Mi ha introdotto al suono della fisarmonica e sono stato molte volte con il gruppo di aspirantini che egli guidava al giovedì nelle grandi passeggiate di un giorno sui monti vicini a Fonzaso. Ricordi bellissimi che mi spingono alla riconoscenza e al ricordo.”
P. Edoardo missionario
Inaspettata almeno per noi giovani seminaristi è stata la sua chiamata alla missione e non so se fosse stato p. Modesto a chiederglielo o lui a presentarsi come volontario in sostegno a p. Saverio Zanisi che da anni chiedeva aiuto alla Congregazione per la sua missione di Jipapad nelle Filippine. P. Edoardo parte nel 1974, assieme alla prima comunità delle Canossiane, risalendo in barca il fiume Oras arrivano al villaggio di Jipapad situato nella giungla nel centro dell’Isola di Samar dopo aver fatto alcuni giorni di viaggio da Manila a Tacloban, Borongan e poi Oras. Purtroppo per difficoltà varie le Canossiane decidono tre anni dopo nel 1977 di ritirare la comunità e pure p. Edoardo lascia con rammarico assieme a loro

la missione e rientra in Italia mentre p. Vittorio arrivato da pochi mesi preferisce rimanere. Comunque quell’esperienza lo ha segnato e il sogno e nostalgia della missione nelle Filippine rimangono sempre nel suo cuore nonostante si sia reso disponibile a lavorare sia a Caltagirone che a Seminara come pure per un anno è andato missionario in Brasile. Dal Brasile scrive una lettera agli amici, benefattori nel 1979 “Addio Filippine? Ah no.. . alla gente povera che vive nella giungla delle isole Filippine perché lì il primo amore missionario e perché la povertà totale e radicale di quella gente esercita in me un potere, un fascino invincibile che sinceramente non so spiegarmi!”.
Finalmente quando p. Augusto Boscardin nel 1983 decide di assumere come Congregazione la guida della missione di Jipapad da p. Saverio che, ormai stanco, si ritira a Borongan pensa a p. Edoardo come membro della nuova comunità in aiuto a p. Vittorio.
Poco tempo dopo il suo arrivo in missione p. Edoardo si sposta a Concepcion, un Barrio più piccolo di Jipapad sempre sul fiume Oras fatto di poche centinaia di famiglie di poveri contadini; un villaggio pastoralmente abbandonato dove il sacerdote arrivava da Oras una volta all’anno per la fiesta patronale dopo 4-5 ore di viaggio in barca. Concepcion diventa la sua casa, la sua famiglia, la sua missione, lo scopo della sua vita e Concepcion è stata trasformata dalla presenza di p. Edoardo dal 1983 al 2011. Ricordo bene l’impressione avuta della povertà del villaggio nel 1987, tutte capanne di legno e paglia! Quando è ripartito per la missione p. Edoardo aveva 52 anni e lì ha dato il meglio di sé come sacerdote Canossiano per ben 28 anni.
Non era parroco con nomina perché dipendeva dalla parrocchia di Jipapad ma è stato la guida spirituale della gente del villaggio e per loro animava la liturgia, messa quotidiana, li seguiva coi sacramenti, organizzava la catechesi. Era uomo di preghiera e ogni sera assieme ai fedelissimi in casa pregava il rosario e i vesperi.
Era un missionario di vecchio stile con un senso ecclesiologico e liturgico non proprio in linea con le direttive del Vaticano II ma certamente non si può dubitare del suo zelo apostolico e del suo amore per la gente, specie per i poveri e ragazzi.

Si era dato tutto per loro, viveva in poverpiù a studiare perché sarebbero dovuti tà e semplicità. Quante volte alla sera si andare al centro di Oras distante ore di mangiava riso e un po’ di tonno e questa barca si decide di istituire la scuola Meera la cena che offriva anche a noi di pasdia “St. Magdalene of Canossa” facendola saggio! Aveva una sua rigidità morale ma riconoscere dal governo ma pagando lui amava e si è fatto amare dalla gente. Un gli insegnanti, libri e materiale con offergiorno un gruppo armato di ribelli comute dall’ Italia. Della scuola era il direttore, nisti (NPAs) nascosti nella giungla si ferinsegnante di religione, bidello. ma a Concepcion e vuole Da vero Canossiano giocare a basket. Edoardo li lascia giocare solo se portano le armi fuori del villaggio. P. Edoardo si è fatto tutto per la sua gente. Si è improvvisato ingegneP. Edoardo si è fatto tutto per la sua gente. Si è improvvisato ingegnere; ha costruito la chiesa e la canonica, ,, non poteva non fare l’Oratorio a Concepcion anche se concepito e organizzato a modo suo con orari precisi, disciplina e netta separazione tra maschi e femmine; sempre re; ha costruito la chiesa e la canonica, la scuola media, l’asilo per i più piccoli, la clinica, il covered-court e due campi la scuola media, l’asilo per i più piccoli, la clinica, il covered-court e due campi di basket ,, con la sua presenza vigile nel momento del gioco in modo che tutti piccoli e grandi potessero giocare e fossero presenti alla di basket. Ricordo quella preghiera. Ricordo nel scala esterna che portamese di maggio quando, va al secondo piano della scuola Media dopo l’ora di gioco “sporting”, verso il tracosì ripida e pericolosa che ogni verifica monto portava tutti in salone e alternava tecnica di esperti avrebbe fatto chiudere il Rosario con programmi televisivi per rao demolire! Siccome ha visto che la stragazzi attento che i ragazzi fossero seduti grande maggioranza dei bambini poveri da una parte e le ragazze dall’altra e nesdopo le elementari non continuavano suno fiatava… forse perché era l’unica TV
del villaggio!
Era l’unico riferimento per gli ammalati di Concepcion e di altri villaggi vicini e a tempo stabilito si spostava in clinica dove dava le medicine ai poveri o dava un primo soccorso ai feriti.
Era il direttore dei lavori con il suo team di operai guidati dal braccio destro “Gongong”; con loro aveva costruito un villaggio con case in cemento per i poveri, portato la corrente elettrica col generatore, coltivato campi di riso usando macchinari nuovi, ha procurato acqua da bere attraverso i pozzi...
Aveva tutto in ordine e sotto controllo: libri, cartelle, materiale elettrico, macchinari, attrezzi; niente gli sfuggiva e dal suo ufficio in canonica colla tromba, impianto audio e microfono dirigeva e ritmava non solo la vita della scuola ma di tutta la missione. Alla sera alle 8 estate o inverno light off, Gongong spegneva il generatore e tutti a letto. Ma nessuno fiatava! Una vita per gli altri, la carità in concreto. Certo aveva i suoi limiti di carattere e ha commesso errori ma credo siano queste le Parole che il Signore ha detto ad Edoardo quando è arrivato al giudizio: “Rispondendo, il re dirà loro: In verità vi dico: ogni volta che avete fatto queste cose a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l'avete fatto a me” (Mt. 25, 41).
P. Edoardo infermo
Sebbene il suo sogno fosse di morire a Concepcion, e me lo aveva detto tante volte quando o andavo a fargli visita da Delegato tra il 1997- 2007, purtroppo visto il progresso della malattia di Alzheimer, l’impossibilità di continuare da solo il suo ministero nel villaggio i superiori hanno deciso di portarlo in Italia nel 2011 e all’età di 80 anni lascia le Filippine. Da allora ha vissuto nella casa del Clero Perez di Negrar e come Canossiani siamo realmente grati al personale che lo ha seguito con pazienza, cura e dedizione in tutti questi anni. Difficile descrivere questi ultimi anni di p. Edoardo perché ben poco si riusciva a capire di quello che diceva nelle visite ma si vedeva, quando qualcuno portava saluti dalle Filippine o parlava in Waray-waray dai suoi occhi lucidi o dalle lacrime timide che ancora aveva nel cuore la sua missione di Concepcion. Mistero della malattia e del piano divino che lo hanno purificato e preparato come l’oro nel crogiolo per la gloria e ricompensa finale. Credo nella forte fede di Edoardo che certamente pregava col salmista: “Se dovessi camminare in una valle oscura, non temerei alcun male, perché tu sei con me. Il tuo bastone e il tuo vincastro mi dànno sicurezza" (Salmo 22).
Quanto avrà pregato nel suo silenzio! Il 22 gennaio scorso in una visita con p. Jerry, p. Edoardo era un giorno in cui si vedeva che era più presente e reagiva cogli occhi agli stimoli. Alla fine prima di lasciarci ho proposto di pregare assieme l’Ave Maria e Padre nostro e mi ha sorpreso quando si è messo a pregare con noi a voce alta il Padre Nostro senza fare uno sbaglio! E sappiamo quanto sia difficile per i malati di Alzheimer costruire una semplice frase di saluto… Forse la preghiera era entrata nel subconscio ed era diventata parte profonda della sua vita. È vero quello che dice Paolo: “Per questo non ci scoraggiamo, ma se anche il nostro uomo esteriore si va disfacendo, quello interiore si rinnova di giorno in giorno” (2Cor 4, 16).
Credo che sia stata questa la sua forza e fonte di serenità in questi 9 anni costretto a stare a letto e impossibilitato a comunicare. È il mistero dell’animo, vita umana e del Piano di Dio!
Conclusione
Cristo è la nostra vita e resurrezione e siamo certi che dirà anche a p. Edoardo come a tanti altri servi fedeli che hanno dato la vita per il Vangelo: “Venite, benedetti del Padre mio, ricevete in eredità il regno preparato per voi fin dalla fondazione del mondo” (Mt 25, 43). Preghiamo per lui e chiediamo che lui preghi per noi chiamati a continuare la missione da veri Canossiani oggi.