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Fashion Magazine N 2 2025

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Federico Marchetti

Federico Marchetti

Yusuke Takahashi

Ex designer di Issey Miyake Men, Yusuke Takahashi persegue un approccio coerente e sostenibile con il suo marchio CFCL. Le sue idee, innovative e altamente tecnologiche, rendono i capi unici nel loro genere

Nel 2024 Yusuke Takahashi è stato selezionato tra i 100 innovatori della moda in tema di sostenibilità

La linea “Pottery” mantiene ciò che promette il suo nome. Gli abiti, le gonne e i top somigliano infatti a tanti vasi fatti a mano. L’abito ricorda nella parte superiore un peplo. In vita si apre in una gonna a palloncino, che sfida la forza di gravità. Sembra che sotto ci sia nascosta una sottogonna che mantiene tutto in forma. Ma non è così. L’effetto di assenza di gravità è ottenuto esclusivamente grazie a una sequenza di maglie accuratamente calcolata, che non richiede alcun elemento di sostegno. I capi scultorei e all’avanguardia che Yusuke Takahashi disegna per il suo marchio CFCL (Clothing For Contemporary Life) sono piccole meraviglie tecniche. L’ex designer di Issey Miyake Men utilizza macchine per maglieria 3D controllate da computer e fibre sintetiche come l’acetato o il poliestere, che sono resistenti ma anche elastiche. Il risultato è una collezione esteticamente raffinata, ma anche comoda da indossare e sostenibile. Grazie al know-how informatico di Takahashi, la produzione genera pochi scarti. Poiché ogni capo è elastico e si adatta al corpo, le taglie sono poche. Lo stilista 39enne è un virtuoso della maglieria, che sta aprendo nuove strade e diventando sempre più famoso a livello internazionale. Con il suo marchio ha vinto il Japanese Newcomer’s Prize, lo Shiseido Sponsorship Award, il Mainichi Fashion Grand Prix e il Fashion Prize of Tokyo. Nel 2024 è stato selezionato da Vogue Business tra i 100 innovatori dell’industria della moda nel campo della sostenibilità. «Credo che la moda abbia il potere di cambiare le persone nei loro sentimenti, nel loro modo di pensare e di agire», afferma Takahashi in un ottimo inglese. Il designer ci riceve nella suashowroom parigina. È molto alto. Ha i capelli neri lunghi, che deve scostare dal viso durante la conversazione. È vestito completamente di nero. Avrebbe voluto diventare architetto, come suo nonno, ma ha abbandonato l’idea: «Sono un grande fan di Issey Miyake. Da giovane volevo lavorare solo lì». Nella speranza di ottenere un posto, si era iscritto alla Bunka Fashion University per studiare design tessile. Lì Takahashi ha trovato una forte concorrenza. I suoi compagni erano esperti nella creazione di cartamodelli e nel cucito, «Io no». Per distinguersi, ha frequentato il corso di programmazione informatica. Nel corso speciale di maglieria ha imparato a conoscere la macchina per maglieria 3D di Shima Seiki. Ha vinto un premio per la sua tesi di laurea. «Mi ha sorpreso», dice quasi scusandosi. Alla fine il suo sogno si è avverato Nel 2010 ha iniziato a lavorare per Issey Miyake, dove ha fatto rapidamente carriera. Già tre anni dopo, all’età di 28 anni, è stato nominato direttore creativo della linea di abbigliamento maschile. Ha ricoperto questa carica per sette anni. Poi è scoppiata la pandemia di Covid, è nata sua figlia e il designer ha deciso di mettersi in proprio con CFCL. Un marchio con cui è rimasto fedele alla macchina per maglieria Shima Seiki, che aveva usato durante gli studi. Risale agli anni ‘80 e originariamente serviva per produrre guanti a maglia in un unico pezzo. In Giappone ci sono circa dieci produttori che utilizzano questa macchina, principalmente per realizzare maglioni e cardigan senza cuciture. Takahashi non si accontenta di questi articoli di base

Con silhouette e materiali insoliti, spinge i suoi dipendenti e fornitori a cercare soluzioni innovative.

Tira fuori il cellulare e riproduce un video. Mostra un edificio di sei piani a Tokyo, dove ha sede CFCL. Si vede il nuovo laboratorio, per il quale ha acquistato una macchina Shima Seiki. Su di essa vengono realizzati prototipi insoliti, ad esempio in fili metallici. La telecamera inquadra un uomo anziano seduto davanti a uno schermo. È un programmatore settantenne. Takahashi dice che a volte ci vogliono fino a dieci giorni per realizzare un solo modello. Per i suoi capi il designer utilizza fibre sintetiche come il poliestere, con cui ha acquisito esperienza presso Issey Miyake. Ha saputo cogliere il fascino di Miyake per questo materiale: «È resistente, si lava facilmente in lavatrice, si asciuga rapidamente e mantiene la forma senza sgualcirsi. Con la lana o il cotone non potrei ottenere questi risultati». Il designer è consapevole dei problemi legati all’abrasione delle microfibre e dell’impatto ambientale della produzione di petrolio, la materia prima di questi filati. Per garantire un approccio sostenibile, cerca soluzioni nel riciclo A seconda del modello, la percentuale di fibre riciclate è attualmente compresa tra il 75 e l’80%. Entro il 2030, tutti i capi di abbigliamento dovranno essere realizzati con materiali riciclati al 100%. Il filato proviene da un produttore giapponese, ma il riciclo delle bottiglie in PET avviene in Cina.

«Come molti Paesi europei, il Giappone esporta i propri rifiuti in Cina e nelle aree in via di sviluppo - dice -. Non è l’ideale. Parlo regolarmente con i politici del mio Paese per trovare delle soluzioni. Nel frattempo, facciamo attenzione a non utilizzare filati misti per facilitare il riciclo. Raccogliamo anche indumenti usati nei nostri negozi e li ripariamo». È convinto che, nonostante la difficile situazione economica attuale e il crescente disinteresse nei confronti delle questioni ambientali, molte cose stiano andando nella giusta direzione: «Da quando ho fondato il marchio, l’offerta di fibre riciclate è aumentata e la qualità è migliorata».

Lo stilista ha fissato nuovi obiettivi per CFCL: una maggiore trasparenza della catena di fornitura, la riduzione delle emissioni di Co2 fino alla neutralità e l’informazione dei consumatori sui metodi di produzione: «Una supply chain pulita ha un prezzo e glielo dobbiamo spiegare». Pensa spesso a sua madre, che ha lasciato la moda per dedicarsi all’impegno sociale: «Si è sempre preoccupata di come si potesse guadagnare con l’attivismo per la giustizia sociale e la tutela dell’ambiente». Sembra che Takahashi abbia trovato con CFLC una risposta che la rassicura. Il marchio, con sede a Tokyo, fattura circa 20 milioni di euro e presenta le sue novità alla fashion week di Parigi, dove si trova un ufficio creativo con relativa showroom. Tra il 60% e il 70% dei filati dell’anno precedente viene riutilizzato. La collezione è strutturata in modo da coprire tutte le stagioni. Grazie all’automazione della produzione, da giugno 2025 sarà possibile riordinare su richiesta alcuni modelli precedenti. La distribuzione si articola in negozi propri e circa 100 punti vendita, in Giappone e nel mondo. ■

BARBARA MARKERT

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