Marzo 2017

n°9 marzo 2017

EtCetera Majorana Desio

Liceo Majorana Desio

#cogestia2k17

A pag 27 troverai una descrizione più dettagliata delle singole attività.

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Cogestione 2017 Non mancare!!

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“il giornalino degli studenti”

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Indice

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Ecce Homo..................................................................................3 Progetto Legalità.........................................................................4 And the Oscar goes to.................................................................6 “Scegliete la vita”.....................................................................10 E quando ti passa?....................................................................12 Classic Sheee, il rap dall’antica Roma.....................................14 Avrei voluto vedere Baggio giocare...........................................17 Ombra Bianca...........................................................................19 “Tu non devi venerare il Sole, ma la luce che vedi”.................24 Cogestione 2k17........................................................................27

? u t e h c n a e r a p i c e t Vuoi par a o l o c i t r a o u t l i i Inviac m o .c l i a m g @ a n a r o j a m a r e etcet

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Letteratura

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ECCE HOMO

Vincenzo Guarino, 5I

#6 - Ciclo dell’incomunicabilità: l’identificazione con l’arte e le affinità elettive

Ex Voto, Eugenio Montale Accade che le affinità d’anima non giungano ai gesti e alle parole ma rimangano effuse come un magnetismo. É raro ma accade.

Puó darsi che sia vera soltanto la lontananza, vero l’oblio, vera la foglia secca più del fresco germoglio. Tanto e altro puó darsi o dirsi.

Comprendo la tua caparbia volontà di essere sempre assente perchè solo così si manifesta la tua magia. Innumeri le astuzie che intendo.

Insisto nel ricercarti nel fuscello e mai nell’albero spiegato, mai nel pieno, sempre nel vuoto: in quello che anche al trapano resiste.

Era o non era la volontà dei numi che presidiano il tuo lontano focolare, strani multiformi multanimi animali domestici; fors’era così come mi pareva o non era.

Ignoro se la mia inesistenza appaga il tuo destino, se la tua colma il mio che ne trabocca, se l’innocenza è una colpa oppure si coglie sulla soglia dei tuoi lari. Di me, di te tutto conosco, tutto ignoro.

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Progetto Legalità

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Martina Zappa, 2A

Nel mondo degli adolescenti: droga, bullismo e responsabilità

Incontro con l’Arma dei Carabinieri

Interessanti le tematiche affrontate nella seconda tappa del percorso DESIO -Martedì 14 febbraio, insieme con le altre seconde del nostro liceo abbiamo partecipato ad una conferenza nell’ambito del “Progetto Legalità”, che aveva come tema principale “L’arma dei Carabinieri e la Legalità tra gli adolescenti”. L’incontro è stato tenuto da una giornalista, la dottoressa Rignao, e da due ufficiali dei carabinieri, il capitano Cosentino e il luogotenente Giorgio Gala, comandante della stazione dei carabinieri a Desio.

Il primo tema di cui abbiamo parlato è stato l’abuso di sostanze stupefacenti leggere. Tra queste abbiamo analizzato la marijuana, che è formata da due componenti, uno dei quali viene utilizzato in campo medico, in sostituzione della morfina nella terapia del dolore per i malati terminali di cancro. Le droghe, però, non vengono utilizzate dai ragazzi per scopi benefici, ma sopratutto per divertimento o per

svagarsi o semplicemente per provare qualcosa di nuovo; a volte magari, si assumono certe sostanze all’insaputa di ciò che esse possono provocare.

Queste, infatti, danneggiano il nostro organismo, le nostre cellule, soprattutto quelle cerebrali, che vengono distrutte e bruciate. Con la vendita di queste sostanze si rischia poi di avere problemi anche con la legge; infatti, lo spaccio di sostanze stupefacenti è punibile con una pena dai sei ai vent’anni di prigione, può avvenire la sospensione dei documenti, del passaporto, della patente e del permesso di soggiorno nel caso si tratti di uno straniero.

Durante l’incontro, ci è stata proposta anche la riflessione su un episodio molto tragico successo ad un ragazzo della nostra età proprio il giorno precedente.

Questo ragazzo stava tornando da scuola ed è stato fermato dai carabinieri, i quali lo hanno sottoposto ad un controllo;

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Progetto Legalità

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il ragazzo aveva con sé una piccola quantità di droga e quindi i carabinieri hanno deciso di continuare l’ispezione anche nella sua casa. I carabinieri hanno poi trovato altra droga nella camera dell’adolescente, ma mentre stavano parlando con la madre di ciò, il ragazzo si è buttato dal balcone e si è suicidato. Questo fatto così tragico ci deve far riflettere sul fatto che a volte i genitori non prestano tanta attenzione ai loro figli, ma anche sul fatto che se noi ragazzi ci troviamo in una situazione di difficoltà, non dobbiamo avere reazioni così esagerate, ma invece assumerci le nostre responsabilità e cercare di trovare una soluzione insieme a qualcuno che riteniamo importante nella nostra vita.

Un altro tema importante che abbiamo affrontato è stato quello del bullismo, a cui è stata affiancata la mafia. Per capire meglio il primo tema, ci hanno fatto vedere un video sui vari tipi di bullismo, sottolineando il fatto che non c’è differenza tra certi atti di bullismo e tra quelli che costituiscono un reato, ovvero quelli che si possono compiere dopo i diciotto anni, poiché per la legge si è in grado di intendere e volere a partire da tale età. I ragazzi che compiono atti di bullismo, ovvero quelli che mettono in atto azioni che provocano ansia e timore nei confronti del prossimo o che feriscono gli altri, possono essere severamente

puniti e anche portati in tribunale; inoltre anche i ragazzi che hanno dai quattordici ai diciotto anni possono essere chiamati in tribunale poiché ne esiste uno apposta per loro.

Un altro aspetto, messo in risalto durante la conferenza, riguarda il rispetto degli altri. Quello che è emerso durante l’incontro è, infatti, l’importanza di avere fiducia negli altri e di essere caritatevoli nei confronti di chi è vittima, di dire no al conformismo e all’omertà e di essere propositivi se le cose, l’ambiente in cui viviamo non ci piacciono e invece siamo costretti a viverci.

L’omertà a volte è causata dalla mafia poiché quest’ultima compie soprusi, paragonabili al bullismo, e le persone che subiscono ciò non dicono niente, si adattano a questo tipo di situazioni per paura che possa loro succedere qualcosa di ancora più grave. Come invece ci è stato ripetuto più volte, di fronte a queste situazioni bisogna essere responsabili e denunciare ciò che accade. Ecco la parola al centro di tutto l’incontro e con la quale il capitano dei carabinieri ha chiuso l’incontro: responsabilità, del tutto personale e indice di maturità.

Su questo valore di civiltà dobbiamo, pertanto, fondare le nostre relazioni nei vari ambienti in cui ci troviamo a vivere, con gli amici ma anche con gli estranei.

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Film

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Alessandro De Marchi, 3a

And the Oscar goes to...

“And the Oscar goes to La La Land” Ah no!

Si conclude così, con un clamoroso errore, la 89° edizione dei premi Oscar, una delle edizioni più scontate, noiose e “politiche” degli ultimi anni. Eppure questa edizione sarà ricordata a lungo con ironia a causa dell’incredibile fallo commesso durante l’annuncio del miglior film, il premio più ambito della serata. Per uno scambio di buste è stato infatti proclamato come vincitore il film di Damien Chazelle e poi, mentre il produttore Jordan Horowitz pronunciava il discorso di ringraziamento , il premio è stato invece assegnato a Moonlight tra lo stupore e l’imbarazzo collettivo.

Escludendo però questo colpo di scena, che secondo molti è stato addirittura organizzato, la cerimonia si è svolta all’insegna della monotonia e, in un certo senso, di decisioni improntate alla politica.

Il premio per il miglior attore è stato consegnato a Casey Affleck, il fratellino del ben più noto Ben, che ora viene “sconfitto” proprio dal fratello, fino a qualche anno prima pressoché sconosciuto. La miglior attrice è Emma

Stone e il premio come miglior regista viene assegnato a Damien Chazelle, che diventa così il regista più giovane a vincere questo riconoscimento. Gli altri premi sono ugualmente scontati ed in linea con quello che si era visto nelle cerimonie precedenti alla notte degli Oscar, come Golden Globes e BAFTA: migliore sceneggiatura originale a Manchester by the sea, migliore sceneggiatura non originale a Moonlight , migliore fotografia a Linus Sandgren per La la land, migliore attrice non protagonista a Viola Davis per Barriere, miglior attore non protagonista a Mahershala Ali per Moonlight e, come già si è detto, miglior film a Moonlight.

Guardando questi premi è facile capire dunque come molte scelte dell’Accademy siano state dettate da un interesse più politico che cinematografico. Mi spiego meglio: lo scorso anno nacque tra gli attori e i cineasti di Hollywood la polemica “Oscar so White” secondo cui erano troppo pochi gli attori di colore tra quelli candidati all’Oscar. Quest’anno l’Accademy ha cercato di riparare l’errore commesso assegnando diversi premi, tra cui quello per il miglior film, ad opere e ad attori afroamericani.

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Film

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Inoltre, questa edizione, la prima della presidenza di Trump, è stata caratterizzata da una forte polemica nei confronti del Tycoon. Non sono mancate durante tutta la cerimonia battute pungenti contro il presidente e, da un certo punto di vista, alcuni degli stessi premi sono stati assegnati proprio per manifestare questa polemica contro Trump stesso. Non è infatti un caso che a vincere il premio come miglior attore non protagonista sia stato Mahershala Ali, il primo attore musulmano in assoluto a vincere un Oscar, e che il miglior film sia stato Moonlight pellicola che narra le vicende di un ragazzo di colore che vive una situazione difficile nei quartieri malfamati di Miami e che scopre di essere innamorato del suo migliore amico.

Si tratta dunque di scelte volte al desiderio di mandare un forte messaggio di integrazione che anima l’Accademy e contestazioni nei confronti di un presidente che si è mostrato più volte xenofobo. A questo stesso proposito, anche il premio per il miglior film straniero, andato a Il Cliente, appare dettato dal medesimo desiderio un di integrazione. Asghar Farhadi, il regista iraniano del film, non si è presentato alla cerimonia per protestare contro le misure restrittive per l’ingresso negli

Stati Uniti, imposte a sette paesi del medio oriente, Iran compreso. Appare chiaro allora come l’Accademy abbia deciso di assegnare determinati premi a determinati film a discapito di altri, forse più meritevoli, proprio per mandare all’America quel forte messaggio di protesta e di desiderio di uguaglianza di cui tanto ho parlato, sacrificando anche La La Land, uno dei film che negli ultimi anni ha maggiormente celebrato la città di Los Angeles.

Il messaggio dell’Accademy però probabilmente non sfiorerà nemmeno Trump. Il presidente ha infatti avuto la saggia idea di non presentarsi a Los Angeles per la premiazione, evitando così di finire in mezzo a persone che hanno manifestato apertamente avversione nei suoi confronti e, tenendo conto di ciò che ha fino ad ora dimostrato, non si farà certo intimorire da delle decisioni prese in ambito cinematografico.

Perché allora queste scelte fanno discutere così tanto? La risposta è piuttosto semplice: se è vero, come si suol dire, che in Italia siamo 60 milioni di allenatori di calcio, è altrettanto vero che nel mondo ad essere appassionati e critici di cinema siamo in miliardi; il che vuol dire che non importa se abbiamo visto un solo film oppure tutti

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Film

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tra quelli presenti ad un festival, quando si assegna un premio ad una pellicola, ad un regista o ad un attore, ci sentiamo tutti in diritto, e talvolta in dovere, di dire la nostra opinione e contestare quella dell’Accademy.

Anche se paradossale, la situazione è, dal mio punto di vista, assolutamente positiva poiché dimostra quanto l’argomento “cinema” sia ancora vivo nel cuore della gente e di quanto la cinematografia non sia solo l’arte moderna più popolare, oltre che sintesi e perfetta unione di tutte quelle che l’hanno preceduta, ma anche il fenomeno culturale, sociale e mediatico più importante della nostra epoca.

Gli Oscar, se tralasciamo le vere motivazioni dei signori che li fondarono, e se diciamo che nacquero nel 1929 con lo scopo ben preciso di premiare i film usciti nel corso dell’anno, appare chiaro che non si tratta propriamente di una competizione, ma più che altro un modo che l’industria Hollywoodiana inventò a suo stretto uso e consumo per autocelebrarsi.

Se poi nel corso degli anni i media si sono “impadroniti” degli Oscar e li hanno resi un evento di interesse mondiale molto più grande di quello che in realtà

sarebbero, è perché la presenza di divi e l’idea di trasformare in una “lotta” tra giganti quella che dovrebbe essere una semplice celebrazione è troppo appetibile per resistere alla tentazione.

Non c’è dunque da stupirsi se ogni anno diversi ottimi film vengono esclusi dalla competizione a favore di pellicole di qualità inferiore ma di argomento più profondo o più legato alla tradizione americana. È da molto tempo ormai che i membri dell’Accademy non applicano la meritocrazia nell’assegnare i premi e riempiono di statuette determinati film per motivi politici, sociali o autocelebrativi e l’89° edizione degli Oscar non ha fatto eccezione.

Discorso diverso merita, a mio parere, La La Land. Il film di Chazelle è, infatti, un film che l’Accademy ha molto amato, anche se non adorato magari quanto Titanic o Ben Hur, che vinsero quasi ogni premio a loro disposizione.

Che per La La Land non sarebbe andata nello stesso modo dei suoi illustri predecessori è apparso chiaro fin da subito e, appena iniziata la cerimonia, si è intuito che non ci sarebbe stato il record di 11 statuette. E paradossalmente ad ogni statuetta persa, mentre la “fazione anti La La Land” festeggiava, si levava un sospiro di sollievo da molte persone che hanno amato questo film perché, ad

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Film

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essere sinceri, se avesse fatto la storia degli Oscar con un numero maggiore di premi, sarebbe diventato uno dei film più odiati da molto tempo a questa parte.

Se avete seguito le vicissitudini che hanno preceduto la cerimonia, vi sarete accorti di come negli ultimi giorni si siano sprecati articoli provocatori e pungenti sul tema: il Guardian per esempio, pochi giorni prima della notte degli Oscar titolava così: “Perché la vittoria di La La Land segnerebbe la fine di Hollywood e forse anche di noi stessi?” e questo è solo l’esempio più eclatante degli articoli che sono stati scritti e che sarebbero stati scritti se il film di Chazelle avesse davvero vinto 11 o 12 riconoscimenti. Perché i bei film piacciono a tutti, ma nel momento in cui diventano fenomeni di massa, infastidiscono.

Ma il vincere solo (si fa per dire) sei Oscar, unito alla sconfitta in un paio di categorie significative, vuol dire rientrare nel socialmente accettabile.

Il mondo non è più in rovina, la nostra società non è a rischio tracollo, cinema e Hollywood non sono morti. E la vittoria di Moonlight come miglior film trasforma la pellicola di Chazelle nell’indiscutibile vincitore. Perché in

futuro La La Land non verrà ricordato come il film che ha inspiegabilmente vinto troppi Oscar, ma come il beniamino del pubblico e critica, come quel cult movie istantaneo visto e rivisto, cantato e ballato per decenni, ma snobbato dall’Accademy. È stato insultato e illuso e ora anche la stessa Accademy ha verso il film di Chazelle un debito infinito.

Perché, diciamoci la verità, Moonlight è un film straordinario ma verrà presto dimenticato e anzi forse soffrirà della vittoria come miglior film. La La Land invece si è trasformato dal “Secchione antipatico” che tutti più o meno segretamente criticano e invidiano alle spalle, in quello che viene ingiustamente umiliato dal professore cattivo che così raccoglie simpatie e solidarietà di tutti.

Dunque, benvenuto caro La La Land e siediti pure al tavolo dei popolari, ora che sei sulla buona strada per essere immortale, tutti gli appassionati di film ti ringraziano e ti ringrazieranno per aver dato speranza ai sognatori e per averci fatto sognare, anche durante la notte degli Oscar.

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Film

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Matteo Redaelli, 5a

“Scegliete la vita” Questa è la frase centrale di tutto il film, a mio parere. Si parla di Trainspotting, ovviamente (sia per l’uno che per il due). Frase molto semplice e univoca, che Sick Boy e Mark Renton deridono già dal primo dei due film.

“Scegliete la vita” sarebbe uno slogan per una campagna antidroga, completamente ribaltata e ironizzata (si parla proprio di ironia pirandelliana, sotto certi aspetti) da due dei quattro protagonisti. “Scegliete una vita” è infatti accompagnata da una serie di moltissime altre frasi, quasi innumerevoli, che citano scelte o oggetti di uso comune e di consumo (azioni quotidiane insomma), che Mark e Sick boy non schifano, piuttosto considerano come fattori di un altro tipo di tossicodipendenza e di annichilamento delle varie possibilità della vita umana, riconducendola a una serie di abitudini consumistiche che appiattiscono l’uomo.

“Scegliete la vita, scegliete un lavoro, scegliete una carriera, scegliete un maxitelevisore, scegliete una famiglia, scegliete le lavatrici, macchine, lettori CD, apriscatole elettrici. Scegliete la buona salute, il colesterolo basso e la

polizza sulla vita. Scegliete un mutuo a interessi fissi. Scegliete degli amici.

Scegliete una casa. Scegliete una moda casual e le valigie in tinta. Scegliete un salotto a 3 pezzi e ricopritelo con una stoffa del c***o, scegliete il fai da te e chiedetevi chi cacchio siete la domenica mattina, scegliete di di sedervi sul divano e di spappolarvi il cervello con i quiz mentre vi ingozzate di schifezze da mangiare. Alla fine scegliete di marcire, di tirare le cuoia in uno squallido ospizio ridotti a motivo di imbarazzo per gli stronzetti viziati ed egoisti che avete figliato per rimpiazzarvi; scegliete il futuro; scegliete la vita; ma perché dovrei fare una cosa così? Io ho scelto di non scegliere la vita: ho scelto qualcos’altro. Le ragioni? Non ci sono ragioni. Chi ha bisogno di ragioni quando ha l’eroina?”

Un monologo a mio parere splendido, che, nel secondo film, verrà riattualizzato con tutti i beni di consumo e non, più in voga al giorno d’oggi. Un monologo che sa mettere in crisi degli animi sensibili che mettono i fondamenti della società attuale in discussione (non è per niente un film che parla solo ai drogati, anzi).

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Film

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I due film sono inoltre giocati sulla contrapposizione tra la tossicodipendenza da eroina dei protagonisti e la tossicodipendenza della gente comune per i beni di consumo più ordinari. Mette in luce come quest’ultima possa trascendere i campi che la società perbenista ha imposto, non solo la droga può infatti crearla, ma anche tutti quegli oggetti e comodità che ci circondano ogni giorno.

Spettacolare quella scena nel secondo capitolo dove il registra inquadra l’interno di due toilette con in una Mark e nell’altra Begbie: Il primo chatta con il suo iPhone e il secondo si cala 5 pastiglie di viagra. La perfetta simmetria della scena, che vede contrapposti i due e le loro due azioni, non può che innestare in noi un atteggiamento critico di fronte soprattutto al chattare con lo smartphone. Entrambi sono soli, distaccati dagli altri in degli spazi “su misura” (si parla di cessi banalmente) ed entrambi sono presi e intenti a fare un’unica cosa: soddisfare le proprie pulsioni e dipendenze. Perché si, alla fin fine anche WhatsApp crea dipendenza.

Trainspotting, in un primo luogo, ci porta quindi a vedere il mondo della droga sia come qualcosa di nefasto e negativo (le conseguenze

dell’assunzione di eroina sono sotto gli occhi di tutti) sia come qualcosa cui bisogna far fronte, un problema della società che va affrontato non con dei divieti, ma con delle riqualificazioni e con il dialogo. Queste persone non sono folli, o almeno, lo sono sotto certi punti di vista, ma non sono alieni, sono semplicemente persone che fanno scelte diverse dall’uomo “comune”.

Ma, in secondo luogo, ci porta anche a guardare nelle nostre tasche, e non solo in quelle dei drogati e a porci, in modo più critico di fronte alla realtà e alla nostra vita. Il prezzo da pagare per raggiungere questa visione esterna di noi stessi, ovvero il popolo dei consumi sfrenati, è immergersi completamente nella vita e nelle vicende che vivono Mark, Sick Boy, Spud e Begbie (anche se Begbie in realtà non si droga) capendo così quali siano i loro punti di vista e come, quello che sembra tanto bello e normale a noi, possa far ribrezzo ad altri.

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Attualità

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Sara Di Vita, 5a

E quando ti passa?

Qualche giorno fa, avventurandomi in Internet, mi sono imbattuta in un articolo di giornale che dichiarava che il quindici percento delle persone intervistate nel medesimo articolo non credeva che la bisessualità fosse reale.

Ma che cos’è la bisessualità?

Una scusa? Una terza strada tra l’eterosessualità e l’omosessualità?

Voglia di sperimentare? No, è un vero e proprio orientamento sessuale che consiste nel provare attrazione sia verso le persone dello stesso sesso, sia verso quelle del sesso opposto.

Dalla mia esperienza personale posso dire che essere ‘Bi’ non è sempre apprezzato. I miei amici gay, i primi tempi, sostenevano che fosse un momento di transizione prima di una vera e propria scelta, che fossi un’indecisa perenne, che non accettassi me stessa, che intraprendessi quella via solo per non sentirmi in colpa. Come dimenticarmi poi di quella volta che mi sono sentita dire da una ragazza che mi ero definita bisessuale solo per illuderla e che in realtà ero un’alternativa come tutti i

ragazzi della mia età.

I miei amici etero, d’altro canto, mi dicevano che, nella vita, è possibile mangiare un solo frutto, che in realtà non volevo fare ‘coming out’. Le ragazze hanno iniziato a confessarmi che, dopo aver saputo il mio orientamento, si sentivano a disagio nei contatti fisici.

Insomma, un certo stress psicologico c’è, ma ciò che più mi preme nella società odierna sono le discriminazioni e le violenze (di natura verbale o fisica). Bisognerebbe porsi delle domande, confrontarsi, capire che l’indifferenza, il venire alle mani e il far gruppo contro qualcuno sono armi più taglienti di quanto si pensi.

Essere bisessuale ti pone però davanti anche tante occasioni per ridere: un giorno, nei miei anni di confusione, avevo rivelato ad un amico stretto di essere lesbica e lui, dopo una pausa di riflessione, mi guarda e mi risponde ‘E quando ti passa?’.

Se aggiungiamo anche il fatto che sono sempre stata femminile nel

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Attualità

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vestire – nei giorni in cui non mi alzo la mattina e prendo le prime cose che mi capitano sulla sedia al buio – ciò causa ancor più momenti comici. Per esempio, nelle sere in cui, con tacchi e gonna, sento le mie amiche che mi propongono ‘’Stasera si va a caccia di maschioni?’’ esce sempre un sorriso imbarazzato oppure ragazze in palestra che mi chiedono ‘Sara, ma tu non sei lesbica? Perchè ti trucchi?’, mentre quando esco con le mie amiche del mondo LGBT, ecco che il mio vestirmi femminile mi fa diventare etero magicamente. Questo discorso vale anche per le frequentazioni: se esco con qualcuno del mio stesso sesso divento magicamente lesbica, se dopo frequento qualcuno del sesso opposto, ritorno etero.

Noi bisessuali, a parte le doppie possibilità il sabato sera, abbiamo qualcosa che né gli etero né gli omosessuali hanno: l’indecisione davanti ad una ragazza. Quell’eterno: ‘Voglio essere come lei oppure saltarle addosso?’ che per tutta la mia adolescenza mi ha accompagnato.

Per concludere, una lista di persone bisex nel mondo per capire che siamo reali e che non siamo solo una

scusa o una fantasia: Megan Fox, Billie Joe Armstrong, Margaret Cho, Clive Davis, Anna Paquin, Megan Mullally, Azealia Banks, Andy Dick, Bai Ling, Carrie Brownstein, David Bowie, Angelina Jolie, Evan Rachel Wood, Amber Heard, Sapphire, Drew Barrymore, Lady Gaga, Vanessa Carlton, Pete Townshend, Amber Rose, Cynthia Nixon, Jessie J, Amy Winehouse.

(Stupiti?)

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Musica

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Alessandro De Marchi, 3a

Classic Sheee, il rap dall’antica Roma Il rap italiano è un fenomeno musicale che ogni anno ottiene un numero sempre maggiore di consensi e di sostenitori. Il suo panorama è assai vasto e spazia dagli artisti più “classici” a quelli più volutamente “ sopra le righe”.

In questi ultimi anni, parallelamente al rap, sta prendendo piede anche in Italia il fenomeno del “Trap”, un genere musicale nato agli inizi degli anni novanta nel sud degli Stati Uniti, in particolare Miami, e caratterizzato dal massiccio utilizzo di Auto-tune, struttura ritmica aggressiva e beat particolarmente martellante.

I maggiori rappresentanti del panorama “Trap” italiano sono Sfera Ebbasta, Tedua, Izzy, Ghali e la Dark Polo Gang, artisti di cui tutti hanno in qualche modo sentito parlare.

Nonostante ad un primo ascolto le canzoni di questi individui possano apparire un’accozzaglia di parole messe a caso accompagnate da

una bella musica (e in molti casi è veramente così), un ascoltatore più attento può notare nei testi una più profonda rappresentazione e una critica di una determinata condizione sociale.

Il discorso è chiaramente molto ampio e gli utenti dei social si dividono tra chi trova le canzoni profondamente diseducative e insensate, chi le ritiene una geniale trovata commerciale, chi le disprezza, convinto che chiunque possa diventare un cantante con un po’ di Auto-tune e parole messe insieme senza apparente senso logico e chi ancora prende la musica “Trap” come scusa per “fare bordello”.

Personalmente non sono un esperto né di musica né tantomeno di quella rap e lascio dunque un’analisi più approfondita circa questo argomento a chi ha le competenze adatte per fornirla. Prendo però lo spunto che questo discorso offre per parlare di quella fetta di cantanti rap che scrive canzoni ponendo una particolare

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Musica

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attenzione alla ricerca delle parole più adeguate e che ricorre a dozzine di citazioni più o meno colte.

Sto parlando di artisti come Nitro, En?gma, Rancore, Caparezza, Mezzosangue e, da qualche mese anche di Classic Shee.

Autore che su Youtube compone vere e proprie canzoni rap con protagonisti personaggi illustri dell’antica Roma, Classic Shee cerca di ridare con le sue canzoni il meritato lustro alla civiltà romana, dimostrando che antico e nuovo possono combaciare.

Chi ama Roma ne apprezza tutto, ma soprattutto l’arte. Poesie di Catullo, Commentari, orazioni e opere storiografiche, per non parlare di opere architettoniche e artistiche di immenso valore. Eppure l’arte che testimonia la grandezza dell’impero non deve necessariamente risalire a quel tempo.

“Verso dopo verso mi ero perso Insieme al mio sguardo Cupido dio beffardo Aveva scoccato un dardo Io la guardai, lui mi si posò davanti e disse “eccoti o poeta, l’argomento

dei tuoi canti” ora brucio nel mio petto a letto, lacrime e pianti agitando il corpo come menadi danzanti sento le dolci note quando nel suo pallore imporporiscono le gote e la mia anima si scuote un cavaliere perde le sue staffe se possedessi il sole come Apollo lei sarebbe Dafne” Recitano così alcuni versi di una delle canzoni più riuscite di questo artista, dedicata ad Ovidio, in cui saltano subito agli occhi i riferimenti al mondo classico e l’inclinazione decisamente poetica del cantante.

Anche se il suo potrebbe sembrare un progetto elitario e destinato alle persone più informate circa il mondo romano, Classic Sheee è riuscito ad ottenere un inaspettato quanto meritato successo (le sue canzoni hanno una media di 10000 visualizzazioni su Youtube , risultato sorprendente se si pensa all’argomento delle sue opere) e in questi ultimi giorni Radio Popolare, storica emittente radiofonica milanese, ha iniziato a trasmettere

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Musica

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alcuni brani di questo giovane talento con lo scopo di farlo conoscere ad un pubblico sempre più ampio.

Le sue canzoni, come è ovvio, possono non piacere a tutti, d’altronde de gustibus non disputandum est, però è indubbio che i testi siano caratterizzati da incredibili note poetiche e da una straordinaria ricchezza di nozioni storiche non trascurabili. Inoltre a mio parere l’idea di dedicare una canzone ad ogni uomo politico, oratore o poeta è assolutamente originale, quasi come si cercasse di creare l’occasione per questi personaggi di tornare in vita anche solo per il tempo limitato della durata della canzone, e di avere la possibilità di esprimere le proprie intenzioni, idee e opinioni.

Le uniche pecche di questo artista, che ha cominciato da nemmeno un anno a scrivere ed interpretare canzoni, sono le basi, prese in prestito da altri artisti, anche molto famosi. Credo però che questo sia un piccolissimo difetto in confronto alla profondità e all’accuratezza dei testi che, per chi possiede un minimo di nozionistica della storia romana, danno vita ad una sorta di

esplosione nel cervello e spingono a chiedersi ripetutamente quanto genio vi sia in quello che si sta ascoltando.

Rimando quindi tutti, classicisti e non, al suo canale Youtube e consiglio vivamente di dare una grande possibilità a questo artista che, nonostante abbia un ampio margine di miglioramento ed un pubblico abbastanza ristretto, ha quantomeno la decenza di chiudere tutte le rime e di scrivere liriche che trattano di argomenti ben diversi da Fendi, Gucci, pollo e cocaina.

N.B. vorrei porgere i miei più sentiti ringraziamenti alla redazione del giornalino per aver intavolato un’interessante discussione sulla musica “Trap” e avermi dunque fornito lo spunto per scrivere questo articolo.

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Davide Zampieri, 2D

Avrei voluto vedere Baggio giocare Per i suoi 50 anni, compiuti il 18 febbraio.

Primo Aprile 2001, Stadio delle Alpi di Torino: Juventus-Brescia. La Juventus di Alex del Piero conduce per 1-0, in virtù di un goal di Zambrotta nel primo tempo, quando mancano ormai poco più di cinque minuti alla fine. 86esimo minuto: lancio di Pirlo dal cerchio di centrocampo, controllo di prima intenzione di Roberto Baggio a superare Van der Sar e appoggio in rete. E poco importa del fuorigioco non ravvisato dal guardalinee: fate largo! Qui si fa la storia.

Primo Aprile 2001… non ero ancora nato. Ad averlo saputo prima, avrei fatto di tutto per nascere quattordici giorni prima, per poter affermare di esser nato lo stesso giorno di QUEL goal di Baggio (e non il giorno di Pasqua, un giorno qualunque in confronto). Sì, perché quel goal del Divin Codino è una di quelle prodezze che non dimentichi, uno di quei capolavori chiacchierati a bocca spalancata e occhi sgranati con gli amici per settimane, interrogandosi su come sia stato possibile. Sarà l’ultimo squillo di uno dei giocatori più forti (e

allo stesso tempo controversi) di tutti i tempi.

Pallone d’Oro nel 1993 e settimo realizzatore all-time in Serie A con 205 goal, Baggio non ha vinto quanto avrebbe meritato. Vicenza, Fiorentina, Juventus, Milan, Inter e, infine, Brescia.

Storia di una carriera condizionata dai suoi muscoli che spesso, troppo spesso, l’hanno costretto a stop lunghi e dolorosi.

Storia di un rapporto non idilliaco con qualsiasi allenatore che abbia incontrato: dal primo all’ultimo, la controversa personalità di Baggio è riuscita sempre a trovare un motivo per ribellarsi. Tuttavia la sua stella è riuscita a brillare nonostante tutte queste avversità, e ancora oggi rimane impressa nella mente di coloro che l’hanno visto giocare e non.

Le uniche immagini di Baggio accarezzare un pallone che io abbia mai visto sono quelle nei documentari a lui dedicati. È ormai indelebile nella mia mente la voce del mitico Bruno Pizzul ripetere il nome di Baggio tre,

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Sport

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quattro, cinque volte con l’aumentare della pericolosità dell’azione. Al tempo stesso, però, rimane in mente la delusione della sua stessa voce in una sola parola, dopo il rigore sbagliato da Roberto in finale ai Mondiali del ’94: “Alto.”. Croce e delizia.

Immagini, video, telecronache, tutte viste e ascoltate dopo il ritiro di Baggio, nel 2004. Io, appena sedicenne, che vivo di calcio, posso solo tentare di capire cosa volesse dire vedere Baggio giocare. Impossibile classificarlo ora: non aveva la ferocia di Ronaldo, né la follia di Maradona. E allora, cosa rappresenta Roberto Baggio per me?

Per me, Baggio sta al calcio come Van Gogh sta alla pittura. Genio e sregolatezza, fantasia e incomprensione; probabilmente apprezzato più dopo che durante. Vittima continua di se stesso e di ciò che lo circonda. Fortunatamente il paragone regge fino a un certo punto: Baggio è rimasto mentalmente stabile.

Avrebbe potuto vedere la sua carriera sgretolarsi più volte, e invece non ha perso. Probabilmente è stata questa la sua più grande vittoria, che ha compensato i pochi trofei in bacheca: essersi rialzato sempre.

16 Maggio 2004, Stadio San Siro di Milano, Milan-Brescia: Roberto Baggio disputa la sua ultima partita di calcio.

L’allenatore Carlo Mazzone decide di sostituirlo per omaggiarlo della dovuta standing ovation. Baggio saluta tutti, giocatori in campo (Maldini su tutti) e in panchina, arbitri, staff, allenatori e tifosi: non c’è una persona al Meazza che non si alzi per applaudirlo.

Le telecamere lo seguono nella sua ultima camminata sul terreno di gioco.

San Siro è una bolgia: quel grande applauso è un enorme grazie a colui che ha fatto sognare per anni il mondo del calcio regalando magie. Questo è il SUO momento. Ed è riguardando il video di quel prolungato abbraccio commosso e grato attorno al Divin Codino che penso: avrei voluto vedere Baggio giocare.

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Dario Arcolin, 3D

Ombra Bianca -parte terza-

-Spero che tu ti renda conto di ciò che stai dicendo- sentenziò Leo. -È da pazzi fare un salto del genere, per cosa poi? Consegnare una lettera?-A quanto pare sì, inoltre la lettera è forse più curiosa della precedente, sentite cosa dice: “Siccui io fui bianco dal mio grande mentore forza e ispirazione attingo e nelle sue tre ultime parole io mi fingo capace di volare poichè mai come ora Selene si viene a mostrare” Lasciai passare un attimo di silenzio studiando le facce tese dei due uomini davanti a me.

-Queste Centurie, per quanto oscure, hanno un loro perché - dissi io ragionando ad alta voce - altrimenti non avrebbe senso rischiare l’osso del collo per consegnarle e ciò a meno che Spectre non sia un pazzo, ma questo è fuori discussione. Ci vuole una mente geniale per organizzare certe cose…-

-Senti Dante, abbiamo ancora due giorni e più per ragionarci sopra. Se noi…In quell’istante provai nel mio profondo una sensazione alquanto scomoda, la sensazione di aver dimenticato qualcosa.

Una pacca sulla spalla mi fece tornare alla realtà.

-Tutto ok capo? - disse il mio fido assistente.

-Certo - risposi io prontamente allora, pianifichiamo il pomeriggio!

Puntatina in commissariato, sopralluogo a Palazzo Vecchio e poi vedremo il da farsi. Che te ne pare collega? - Ottima proposta - disse Leo di rimando.

Rimanemmo all’interno dell’enoteca ancora un poco, per niente ansiosi di abbandonare un luogo così ospitale e un intrattenitore davvero vivace, ma dopo aver salutato Ezio raggiungemmo la macchina.

Messo in moto lanciai uno sguardo all’orologio che segnava già le 14:30.

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-Dante- fece lui.

-si…-Riguardo alla seconda lettera… perché ci è stata recapitata? Nelle altre occasioni Spectre ne ha spedita una sola ai dipartimenti di polizia interessati, perché questa volta sono due? E perché non le ha semplicemente spedite ma le ha recapitate personalmente?Restai in silenzio. Mentre stava per continuare dissi: “non lo so”.

-Ad essere sinceri ho paura, paura di aver tralasciato qualcosa che ora mi sfugge! - continuai.

-Abbiamo ancora tempo per ragionarci e trarre le nostre conclusioni sulla seconda missiva, e a giudicare dal traffico in cui ci siamo imbottigliati non raggiungeremo prima di mezz’ora il commissariato-A proposito di traffico - presi la parola –Tu, Leonardo sei un genio a muoverti con la moto, lo ammetto.-Purtroppo però sta arrivando il gelo e sarò costretto anch’io ad usare la macchina.Trovato finalmente un valido argomento per ignorare il traffico, passammo i tre quarti d’ora successivi

a discutere riguardo ai pregi e i difetti delle moto fino a quando non raggiungemmo il commissariato.

-Finalmente vedremo con i nostri occhi la scena del delitto, mio caro collega - disse lui prima di aprire con fare misterioso la porta del nostro ufficio.

-ma piantala ed entra!Con finta antipatia si scostò e mi fece passare. La stanza era tale e quale a come l’avevamo lasciata, salvo la mia copia rilegata della Commedia sulla scrivania e una sedia spostata.

Mi avvicinai.

-Devo ammettere che è davvero un bel salto- disse Leo dal balconeanche se con una buona rincorsa sarebbe fattibile-tu lo faresti?- gli domandai.

-ma anche no, voglio vivere una vita lunga e felice io.-A quanto pare ha scritto la lettera qui, in questa stanza.- affermai.

-Come puoi dirlo?-Ci sono due macchioline di inchiostro sulla scrivania.- dissi una volta seduto - Comunque, cerchiamo qualsiasi cosa che possa tornarci utile alle indagini, come abbiamo detto prima questa seconda lettera

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deve essere un pezzo importante del puzzle.-D’accordo con te Dante, ma cosa cerchiamo? Qui è tutto uguale a prima, e poi è già passata la scientifica, che non ha trovato assolutamente nulla.-Non intendo dire quel tipo di prove, ma piuttosto dobbiamo dedurre qualcosa di lui che ci dia una pista da seguire. Sinceramente questa settimana siamo stati con le mani in mano: la prima lettera è stata scritta con del comunissimo inchiostro “pelikan” e la carta per quanto particolare non lo era abbastanza per darci punti di appiglio, però con questa lettera il nostro uomo ha fatto il passo più lungo della gamba fornendoci preziosi indizi.-E perché dici così?- chiese interessato Leonardo.

-Non è la lettera in sé che ci dà un indizio, ma come è stata consegnata!

Rifletti Leo, Spectre deve avere delle skills impressionanti per compiere quel salto e che sia un grande atleta ci è stato dimostrato da lui stesso durante i precedenti colpi, ma per quanto possa essere dotato avrà pur avuto il bisogno di simulare l’azione, soprattutto prima di una mossa talmente rischiosa-

-Quindi il luogo perfetto per iniziare le ricerche non può che essere la Fabbrica, non ce n’è uno migliore per compiere evoluzioni simili e passare inosservati! E se è passato da lì, basterà chiedere a quelli dello staff la descrizione dei clienti non abituali per ottenere l’identikit del nostro uomo, Dante sei un genio!Annuii -nah, sono solo il tuo capo.

Comunque non ti illudere, Spectre non è sciocco e non avrà lasciato dietro di sé indizi utili alle nostre indagini ma tentare non costa nulla.Pochi minuti dopo stavamo sfrecciando con i rispettivi bolidi verso la Fabbrica ovvero l’ex complesso industriale ora convertito nel paradiso degli sportivi: al suo interno si può, infatti, praticare pressappoco ogni disciplina sportiva, dal calcio al kendo, dalla pallavolo al nuoto oltre che al free running e al parkour. Era ormai pomeriggio inoltrato e, una volta entrati, raggiungiamo velocemente quest’ultimo settore dove, dopo aver fatto qualche domanda ai membri dello staff, veniamo reindirizzati da un tale Luigi. Dopo i convenevoli, ci espone la situazione nel suo comodo ufficio dicendo : “signori, siete

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capitati davanti alla persona giusta.esordisce lui gonfiando il petto.

-Permettete che mi spieghi meglio: ad ogni persona che frequenta la nostra struttura rilasciamo un badge, intendo proprio a tutti, soci o non soci, frequentatori abituali o occasionali, a qualsiasi persona e, inoltre, questi badge sono provvisti di un localizzatore, che ci fornisce la loro esatta posizione all’interno del complesso. Tutto questo per monitorare i loro tracciati, sapere quante persone utilizzano determinati attrezzi o ancora per…-Certo, certo- lo interrompo io ansioso di far finire quella valanga infinita di informazioni non richieste- ma in realtà vorrei sapere se è possibile avere una lista di tutti gli sportivi che si sono iscritto nell’arco dell’ultimo mese e mezzo e che hanno frequentato questo padiglione.-Ah, bastava dirlo subito!

Comunque…- fece lui battendo freneticamente le dita sulla tastieraecco qua la lista.- disse girando il monitor.

-Potrebbe escludere i profili femminili e tutti i soggetti con età minore a 18 anni?- Domandò Leonardo.

Dopo pochi attimi, Luigi ci mostrò una nuova schermata che osservammo attentamente.

-Perfetto- esordì Dante soddisfattopotrebbe anche stamparne due copie?Dopo neanche cinque minuti usciamo dalla struttura brandendo numerose fotocopie.

-Abbiamo un totale di 54 profili, che possiamo sfoltire facilmente.- disse Leonardo- Secondo gli identikit parziali che ci hanno fornito i nostri sfortunati colleghi di Pechino, Parigi, Mosca eccetera eccetera, il nostro uomo ha un fisico atletico, è alto, ha i capelli scuri e veste un completo di Armani durante i suoi colpi - aggiunse per scherzare perciò possiamo tranquillamente eliminare per statura ed età almeno una ventina di persone, se stiamo a guardare anche il colore dei capelli se ne vanno altri dieci…-non così in fretta- lo ammoniipotrebbe essersi tinto, tuttavia si possono scartare i residenti a Firenze e credo che questo ci aiuterà non poco.-lascia fare a me capo, vado in commissariato e li inserisco nel

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database… considerando che inizia già ad imbrunire penso proprio che ci rivedremo domani se tu vai a Palazzo Vecchio.-Mi duole ammetterlo ma mi tocca svolgere un noiosissimo sopralluogodissi sorridendo- se vuoi però puoi unirti a me sul tardi, non penso che ci metterai tanto a controllare i profili.

Detto ciò ti saluto - feci io salendo sulla mia macchina- e buon lavoroaggiunsi.

Con lo specchietto retrovisore diedi un’occhiata a Leonardo mentre sistemava in una delle due borse laterali della moto la sua copia dei profili e schiacciai la tavoletta allontanandomi.

Finalmente rimasto solo inizio a riordinare le idee e a pensare riguardo alla seconda lettera.

O meglio ancora al modo in cui era stata consegnata… infatti, come aveva fatto Spectre ad uscire dall’ufficio dopo aver scritto la missiva? Perché consegnare una seconda lettera?

Perché aiutare il nemico?

Aiutare… ecco la chiave, forse.

Perché aiutare l’ispettore incaricato di prendere Spectre –pensai- ci deve per forza essere un motivo, a meno che Lui in qualche modo non abbia

saputo dei nostri progressi, ma come?

Smisi di pensare alla lettera non appena mi avvicinai al centro, come sempre affollato da turisti e decisi di proseguire a piedi per fare più in fretta.

Errore clamoroso: subito dopo essere sceso dalla vettura venni accolto da un vento freddo e pungente. Iniziai a muovermi cercando di evitare le numerose colonne di turisti fino a giungere nei pressi degli Uffizi e poco prima di entrare in Piazza della Signoria, diedi un’occhiata alla statua di Dante posta nella nicchia di una delle colonne che sorreggevano il porticato degli Uffizi e scambiai un cenno di saluto con il mio grande omonimo quando, come folgorato, aprii gli occhi e realizzai di essere un pirla!

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Lorenzo Ferri, 4A

“Tu non devi venerare il Sole, ma la luce che vedi” Molto tempo fa, in una regione lontana, la una tribù detta degli Yoohba, viveva in pace ed equilibrio, condividendo ogni bene e mettendo a disposizione della comunità ognuno le sue abilità: c’era chi cacciava, chi pescava, chi tesseva, chi cucinava, chi curava i malati e chi aggiustava gli utensili rotti. Tutti avevano gli stessi diritti, le stesse opportunità e tutti lavoravano gratuitamente, poiché ai tempi concetti quali il denaro e la proprietà non esistevano, e l’unico fine delle azioni di ognuno era una prosperosa, felice e pacifica convivenza.

Come vi ho detto, tutto ciò accadeva molto tempo fa, quando non c’era l’elettricità, né il fuoco, era sempre notte e gli uomini sapevano ancora volare. Certo, volare era una gran comodità, ma benché ai tempi gli uomini ci vedessero molto meglio che ai giorni nostri, il buio perenne era un problema non indifferente: gli animali più succulenti, infatti, si nascondevano spesso nella foresta più fitta, dove qualche Yoobha, cacciando, si perdeva e non faceva

più ritorno. Immaginate poi quanto fossero buie le grotte, o il fondale marino.

Tuttavia gli uomini, consapevoli della loro straordinarietà e della unicità, erano in grado di migliorarsi in continuazione, evolvendo molto più velocemente di quanto facciamo noi ora, e presto avrebbero imparato a risolvere questo problema.

Un giorno (per così dire), durante una tempesta, un fulmine si abbatté su un cespuglio di rovi, vicino alla grotta dove riposava il saggio Gordu, e provocò un frastuono tale da svegliarlo dal suo sonno e attirarlo all’esterno. Ciò che vide lo lasciò senza fiato: nel punto in cui il fulmine era caduto i rovi avevano cominciato a consumarsi, emettendo una sostanza calda che gli permetteva di vedere come non aveva mai visto prima. Gordu decise che quella sostanza si chiamava “fuoco”, che era “rossa” (ai tempi non avevano idea di cosa fossero i colori), e che emetteva “luce”.

Gordu, entusiasta per la sua scoperta,

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decise di portare il fuoco dai suoi compagni per mostrarglielo, e quando essi lo videro ne furono meravigliati quanto lui. Il cespuglio, che bruciava molto lentamente emettendo molta luce, passò di mano in mano, e ognuno ne fece un uso diverso: chi lo usò per orientarsi durante la caccia, chi per illuminare la superficie dell’acqua durante la pesca, chi per vedere meglio ciò che tesseva, chi per scaldare le pietanze, chi per disinfettare gli strumenti e chi per forgiarne di nuovi.

Tuttavia passare di mano in mano un cespuglio risultava alquanto scomodo, così Gordu decise di volare fino alla nuvola più alta e di appendercelo con un filo, in modo che illuminasse tutti e tutti potessero usufruirne. Decise inoltre che chiamarlo fuoco fosse ormai riduttivo, e rinominò il cespuglio ardente chiamandolo “Sole”.

Nella tribù degli Yoohba tutti adoravano il Sole, aveva migliorato le loro vite grazie alla sua “luce”, e spesso molti giovani gli svolazzavano intorno per osservarlo più da vicino; un giorno tuttavia, uno di questi gli volò troppo vicino, tanto che una delle sue ali prese fuoco ed

egli precipitò al suolo, morendo tragicamente. Era la prima volta che uno Yoohba moriva per motivi che non fossero la vecchiaia o lo smarrimento nella foresta, e la tribù preoccupata si rivolse al saggio Gordu: egli interpretò l’avvenimento come un messaggio del Sole, egli non voleva che nessun altro si librasse nel cielo eccetto lui. Da quel giorno agli Yoohba fu impedito di volare.

Quasi tutti i membri della tribù accettarono volentieri la decisione, tranne un giovane di nome Yanche, il quale sosteneva che il Sole non fosse un essere umano, e che quindi non potesse lanciare messaggi. Egli sosteneva inoltre che fosse sbagliato sottomettersi alla sua volontà, ma che anzi fosse necessario sfruttarlo perché era un bene prezioso. Il giovane Yanche, come punizione per aver offeso il Sole, fu legato a un albero finché la sua barba non avesse toccato terra.

Per poter usufruire del fuoco che il Sole elargiva senza volare, gli Yoohba furono costretti a tagliare diversi alberi della foresta, così da costruire un tempio con una grande scala che permettesse loro di essergli vicini in ogni momento lo desiderassero.

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Questa era una gran comodità, ma la deforestazione causò una migrazione di massa della selvaggina, e una conseguente carestia che mise in seria difficoltà la sopravvivenza della tribù.

Nuovamente in preda al panico, la tribù si rivolse al saggio Gordu, che spiegò loro come la carestia fosse una punizione del Sole per aver tenuto in vita Yanche nonostante lo avesse insultato. Egli decise che per riottenere il favore del Sole avrebbe organizzato una grande festa in suo onore, durante la quale il giovane Yanche sarebbe stato sacrificato. Egli disse inoltre che, per commemorare la sua venuta ci sarebbero stati straordinari giochi d’acqua che ricordassero la pioggia, e tutti gli uomini più forti avrebbero soffiato verso il cielo per simulare il vento.

Dopo numerosi preparativi giunse il giorno della cerimonia: spettacolari giochi d’acqua presero vita e tutti gli uomini più forti soffiavano verso il Sole. Gordu, con un pugnale da caccia in mano si diresse lentamente verso Yanche, magro e stremato, e davanti all’intera tribù, lo pugnalò nel petto. Proprio in quel momento uno schizzo d’acqua andò a colpire

il Sole, il cui fuoco era stato molto indebolito dal soffiare degli uomini, e lo spense del tutto. Su tutta la terra calarono le tenebre, e gli Yoohba, in preda al panico, si resero conto che, abituati alla luce del Sole, non erano più in grado di vedere al buio e che erano condannati all’estinzione.

Poco prima di spirare Yanche, che fino ad allora era rimasto in silenzio, si avvicinò al vecchio Gordu e gli sussurrò all’orecchio: “Ti avevo avvertito, anziano saggio: tu non devi venerare il sole, ma la luce che vedi.”.

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Cogestia 2k17 A caccia di microrganismo animali: Osservazione al microscopio di campioni di acqua stagnante con l’obiettivo di vedere qualche animale della fauna idrobionte.

Per chi volesse farlo seriamente (e lo consiglio vivamente) potrebbe portarsi la sua acqua raccolta il giorno prima (dai sottovasi o pozzanghere in giardino) per vedere se trova qualcosa.

Azzurro o rosa? La chimica in cucina: Ovvero la chimica in cucina; creeremo nel nostro laboratorio di chimica delle meringhe colorate utilizzando unicamente la chimica nascosta negli alimenti.

Caccia alle bufale: Davanti a quello che leggiamo o sentiamo, in un periodo in cui la distinzione tra bugie e verità sembra sempre meno rilevante, quali metodi dobbiamo usare per

capire se una notizia è “vera per davvero”? Che domande occorre farsi, che risposte bisogna cercare?

Lo vedremo insieme!

Cineforum sul film “l’onda”: Visione del film “l’onda” e successivo dibattito autogestito dagli studenti. La trama: “un esperimento di un professore di una scuola superiore per dimostrare come sia la vita sotto una dittatura finisce fuori controllo e si estende anche oltre alle mura scolastiche.

I ragazzi sono infervorati dalla nuova identità di gruppo che il professore da alla classe ricreando sperimentalmente per una settimana un regime totalitario.” Un film per riflettere sui totalitarismi e sulle dinamiche con cui le persone interagiscono all’interno di essi.

Cineforum sul film “il dottor Stranamore” : Visione del film “il dottor Stranamore e successivo dibattito autogestito

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dagli studenti. La trama: Un generale psicopatico americano, che fa parte dell’alto comando strategico dell’aereonautica, dà ordine a una squadriglia di aeroplani, attrezzati per il trasporto di bombe atomiche, di volare per un’azione contro l’Unione Sovietica. Tutti, compreso il presidente degli Stati Uniti, sono impossibilitati ad intervenire. Sia gli alti ufficiali americani sia i massimi esponenti sovietici tentano di fermare la minaccia di una guerra nucleare.

Corso di erboristeria: Introduzione ai vari preparati a base di erbe (tisane, oli essenziali, macerati glicerinati, tinture madre) e preparazione insieme di una tisana. Accenni di fitocosmesi e preparazione di uno scrub corpo” “Credi nella scienza, Babbano!”: Sapete che cos’è il dentifricio di elefante? Di sicuro non è quello che l’elefante usa per lavarsi i denti! Vi siete mai chiesti cosa succede se si dà fuoco a sabbia, zucchero e soda?

E che cosa ne sapete della reazione di Briggs-Rauscher? Venite a scoprirlo!

“Flussi migratori e integrazione: quali sono le soluzioni?”: Riflessioni e video per comprendere la cultura islamica e il fenomeno dell’immigrazione; alla ricerca di risposte ad alcuni problemi più grandi del nostro tempo.

“Graffiti art: legittimità e attualità del genere artistico urbano”: E’ ancora attuale l’arte dei graffiti?

Di quali contenuti si dovrebbe occupare? È una forma d’arte legittima? A partire dal caso particolare di banksy e da una breve panoramica storica, si discuterà del graffitismo, uno dei generi più caldi dell’arte contemporanea.

L’Ambiente e le Scienze ambientali: Si descriverà il mondo delle scienze ambientali nelle sue varie branche, portando l’esperienza di apprendimento e universitaria del relatore a coloro che saranno universitari nel futuro prossimo.

“Mal di schiena? No grazie!”: Una piccola lezione interattiva per dare consigli sulle posture da

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mantenere per prevenire il mal di schiena. Sei sicuro di stare in piedi o seduto nel modo corretto? Vediamo!

Movimento e alimentazione: “prevenire è meglio che curare!”

La prevenzione per essere efficace deve iniziare al più presto possibile, già da piccoli! La conoscenza dei pilastri fondamentali della salute (movimento, alimentazione e sonno) porta alla coscienza che è opportuno intraprendere e mantenere uno stile di vita salutare. È molto probabile che queste scelte ci permettano di ridurre l’utilizzo di tanti farmaci fautori di nefasti “effetti secondari”.

Multimedia Wor(l)d: Impara un modo alternativo per schematizzare e dare forma al meglio alle tue idee nei tempi di internet! Incontro propedeutico ai corsi di MAJOtivù.

Music talks: Dove la musica parla e noi parliamo di musica. Ognuno ha dei brani speciali, scopriamoli e ascoltiamoli assieme!

Odissea musicale nello spazio:

Un viaggio nell’universo del mondo musicale, band celebri e gruppi sconosciuti, ascolti e critiche.

Non solo musica rock e metal ad aspettarvi!

Palestina e Israele, i volti del conflitto: Dopo un iniziale brainstorming, in una breve panoramica si illustrerà la storia del conflitto, intervallando la ricostruzione cronologica con flash di esperienze e incontri personali della relatrice. A seguire un breve video inchiesta sulla situazione a Hebron e una favola palestinese.

Spazio finale per domande e curiosità.

Scrivere per il cinema: “la scrittura e il grande schermo come mezzo per conoscere l’uomo” dalla nascita tecnica di una sceneggiatura all’impatto e alle potenzialità del cinema nella nostra società Storia del cinema di animazione: Dagli albori all’animazione moderna, dalla disney agli anime giapponesi: una lezione su una tecnica cinematografica che sta sempre prendendo più piede

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all’interno collettivo.

dell’immaginario

Storia della Croce Rossa e del diritto Internazionale umanitario: Dalle storiche origini della Croce Rossa al Diritto internazionale umanitario nell’ambito del conflitto siriano.

Thai Boxe: Muay thai nota anche come Thai Boxe, è uno sport da combattimento a contatto pieno che ha le sue origini nelle Mae Mai Muay Thai (Muay Boran), antica tecnica di lotta thailandese. Essa utilizza una vasta gamma di percussioni in piedi e di tecniche in clinch. La disciplina è nota come “la lotta delle otto armi” o “la scienza degli otto arti” perchè consente ai contendenti che si sfidano di utilizzare combinazioni di pugni, calci, gomitate e ginocchiate, quindi otto parti del corpo utilizzate come punti di contatto. (Lezione pratica, portarsi un vestiario sportivo per prendere parte alla lezione) Yoga dei 5 elementi e brain gym: Due attività che ci permettono di risvegliare il corpo e la mente ed

aiutarci ad affrontare la giornata con maggior energia. In particolare lo yoga dei 5 elementi ci aiuta a risvegliare la nostra energia sottile mentre il brain gym ci aiuta nel migliorare la nostra integrazione emisferica per apprendere con più facilità.

Donacibo: Conosci il donacibo? Donare il proprio tempo per fare compagnia al bisogno dell’altro può passare anche attraverso un pacco di pasta

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Giochi

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Immense grazie siano rese ai membri del personale ATA che perdono investono il loro tempo nel ciclostilare il nostro amato giornale!

Caporedattore: Lorenzo Ferri, 4A Impaginatore: Riccardo Galli, 5a A cura di: Sonia Martinetto & Giorgia Pasqual, 5C Redattori: Matteo Redaelli 5a, Sara Di Vita 5a, Vincenzo Guarino 5I, Lorenzo Ferri 4A, Alessandro De Marchi 3a, Dario Arcolin 3D, Martina Zappa 2A, Davide Zampieri 2D

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