Giugno 2017

n°13 giugno 2017

EtCetera Majorana Desio

Liceo Majorana Desio

o

o

G

G

etCetera

et Et C era

iornalin

et Et C era

iornalin

• TEMPVS FVGIT • “il giornalino degli studenti”

08/06 - THE LAST DAY Lectio brevis 08.05 - 10.05 Last Day Show 10.05 - 12.05 La Redazione di EtCetera ringrazia e saluta tutti gli studenti e i lettori che hanno supportato questo giornale. Un augurio speciale a tutti i maturandi che stanno per affrontare l’Esame di Stato ed iniziare un nuovo percorso della loro vita. Ci vediamo a settembre majorani e...

Ad maiora, semper!

n°13 giugno 2017

EtCetera Majorana Desio

Indice

2

Interviste ai maturandi e ai rappresentanti.................................3 Farewell.....................................................................................12 Tra consulta e Majoradio..........................................................16 (S)fatti & more..........................................................................17 Le 10 domande che ho ricevuto.................................................18 La festa della zanzara................................................................20 Ecce Homo................................................................................22

? u t e h c n a e r a p i c e t Vuoi par a o l o c i t r a o u t l i i Inviac m o .c l i a m g @ a n a r o j a m a r e etcet

n°13 giugno 2017

EtCetera Majorana Desio

Scuola

3

Alessandro Bruzzano & De Marchi, 3a

Interviste ai maturandi ed ai rappresentanti Quando questo articolo sarà uscito la scuola sarà ormai giunta al termine, le verifiche, la fatica, il sudore e lo studio dell’anno scolastico apparterranno ormai al passato e, per qualche tempo, non avremo più bisogno di pensarci.

La scuola sarà finita e, o che siate di prima, o di quarta, sicuramente, assieme alla gioia, ci sarà un po’ di malinconia, perché il Majorana, a detta della maggior parte degli studenti, è una scuola che, se vissuta appieno, offre possibilità incredibilmente ampie e preziose. Tra tutti quelli che probabilmente proveranno più malinconia rispetto agli altri però saranno quelli studenti che hanno concluso la quinta, e l’intero percorso liceale, e che dunque devono rimandare l’inizio delle vacanze per sostenere l’esame di maturità (per questo vengono detti maturandi).

Siamo andati dunque a intervistare alcuni di loro per capire quali siano le loro emozioni, i loro ricordi più belli e il loro bilancio sui cinque anni passati nella nostra scuola.

Questo è quello che abbiamo raccolto, buona lettura!

Cosa ti porterai per sempre dietro del Majorana?

“Cosa mi porterò dietro del Majorana, a parte tante lacrime e tanto tanto sudore? È una scuola che fortunatamente ti segna, non solo per quanto riguarda la didattica in sé, ma anche dal punto di vista della trasversalità nel modo di insegnare.

Non è solo la lezione fine a se stessa, ma spesso, perlomeno i miei insegnanti, richiamano tematiche attuali. E poi tutte le varie conferenze, approfondimenti, tematiche che non sono nel programma ma che vengono trattate lo stesso…

Conferenze come quella di dicembre per il referendum, quelle sugli OGM e via dicendo.”

Samuele Bertola, 5a b “Il Majorana per me è stata una seconda casa, nel senso – lo dico a chiunque mi chieda la mia esperienza in merito al Majorana – la mia famiglia, i miei amici, i miei compagni di classe; il Majorana è sempre stata una seconda casa già dalla prima.

L’ho scoperto poi bene in seconda, terza, dove ho partecipato alla maggior parte delle attività. Mi ha saputo dare molto in

n°13 giugno 2017

EtCetera Majorana Desio

Scuola

4

termini di collaborazione, di solidarietà, mi ha insegnato a fare una squadra, a imparare a organizzare. Una delle esperienze più belle è stata avere creato, se così possiamo dire, i Majutanti, che sono nati come un banalissimo gruppo di amici cui stava molto a cuore la scuola e che si adoperava per organizzare le diverse attività che poi si gestivano.

Questa opportunità mi ha dato modo di conoscere moltissime persone al di fuori della classe e mi ha permesso di stringere dei rapporti di amicizia che dureranno per sempre.”

Valeria Cella, 5a C “Sicuramente l’esperienza del liceo è stata indimenticabile. Di questi cinque anni, oltre a tutte le avventure in classe, con i compagni, porterò con me l’esperienza del Majorana come scuola in cui poter crescere anche a livello personale. E’ stato fantastico.”

Riccardo Galli, 5a a “Mi è piaciuto lo studiare in questo modo, cioè, continuare a studiare cose generali: ho un certo programma di studi che ho portato avanti dalle elementari e che ho ripreso da zero in prima superiore. e che adesso ho finito.”

Matteo Redaelli, 5a a “Allora, il Majo, cinque anni. Ormai

siamo quasi alla fine in effetti. Settimana prossima noi siamo in gita quindi di fatto questa è stata l’ultima settimana di scuola ufficiale. Abbiamo anche già fatto l’ultima verifica della nostra vita, perché poi saranno tutti esami da qua in avanti. È stata un’esperienza più che positiva, il clima che ho vissuto per cinque anni è stato un clima di serenità, di divertimento, nonostante sia una scuola che fa sgobbare duro, mi ha sempre dato un feeling piacevole, mi sono sempre trovato bene e non in una scuola-carcere, cosa che avrei detestato. Il Majo mi lascia tanto, mi lascia con tante riflessioni, perché la ricetta non è fatta per quello e la scuola non è fatta per fare la ricetta. Anche il fatto di essere stato rappresentante mi lascia più dubbi che certezze, questo è chiaro. Il Majo poi mi ha insegnato tanto a livello di persona, nella mia esperienza di rappresentante, e soprattutto di come funzionano i rapporti personali, i rapporti fra colleghi, quindi nell’area dei professori, della segreteria, della presidenza, come funzionano i rapporti tra un superiore e uno che teoricamente sta sotto. È stato un affacciarsi anche nel rapporto con le aziende, quindi contrattando per la realizzazione di gadget e cose così; è stato già un assaggio di quello che vorrei fare nella vita, io che, andando a studiare economia in un ramo un po’ particolare, spero anche di

n°13 giugno 2017

EtCetera Majorana Desio

Scuola

5

assumere un ruolo di gestione prima o poi. Per cui mi ha dato un assaggio di questo.

Filippo Pisello 5a C “I primi due anni, nonostante tutto, sono passati molto scialli, tranquilli, anche sotto il punto di vista didattico, abbiamo consolidato di brutto, ma veramente veramente di brutto, i rapporti tra compagni di classe. Siamo diventati davvero molto molto legati, nonostante tralasciassimo l’aspetto delle attività extrascolastiche del Majorana, Majorana che a nostra opinione – possiamo dirlo – è piena di gente del cazzo, o sbaglio? Lo dico, perché tanto ormai lo sanno tutti. A me e ai miei compagni di classe – sento di poter parlare anche per loro – la cosa più grande che ci ha regalato il Majorana è stata la nostra classe, perché siamo diventati veramente, ma veramente un botto amici. Cioè veramente a partire dalla seconda proprio è scattata questa cosa che ci becchiamo, cioè siamo diventati una seconda compagnia. Per come la vivo io, ho le mie compagnie, e poi ci sono loro, che fanno parte comunque di una grossa fetta di amici, poi li fai conoscere a tutti gli altri. La cosa più grande che ci ha dato questo liceo sono i nostri compagni.”

Luca Chiolo, 5a G

Quali sono state le esperienze più belle che hai vissuto in 5 anni di liceo?

“I momenti migliori: la gita in vela di terza, assolutamente, che credo facciano tutti; personalmente la vittoria al torneo di calcetto due anni fa è stato un altro momento da non sottovalutare; qualsiasi lezione di Canino e di Tagliabue.”

Samuele Bertola, 5a b “Mi sento molto fortunata a livello di corpo docenti perché abbiamo dei professori molto validi, che ci hanno permesso di acquisire una formazione a 360 gradi, quindi a non essere solo degli studenti ma delle persone complete, persone caratterizzate da un senso di forte partecipazione e coinvolgimento nelle attività che si organizzano, sia all’interno della scuola ma anche nell’essere cittadini attivi nella realtà di tutti i giorni, questo senso di partecipazione, di voglia di essere presenti, attivi, nelle diverse attività.

Inevitabilmente ho stretto dei rapporti di amicizia con i miei compagni di classe, con gente più grande, più piccola, indipendentemente dall’età, dal corso (classico/scientifico) ho trovato delle persone splendide. Poi la gita a Isuledda è stata particolarmente

n°13 giugno 2017

EtCetera Majorana Desio

Scuola

6

significativa perché ci ha dato davvero una dimostrazione di solidarietà, di aiutarsi a vicenda, di fare squadra. È un’esperienza che mi porterò per sempre nel cuore e che mi ricorderò benissimo, perché la vela, il mare tutti insieme in gruppo; tre classi che all’inizio non si conoscevano, tutte insieme, sono davvero (anche se all’inizio stavano un po’ tutti sulle proprie), alla fine della settimana diventate una grande famiglia. In questo senso ha dato uno spirito di collaborazione.

Personalmente parlando, ho trascorso il primo semestre della quarta negli Stati Uniti. Ho fatto quest’esperienza, e quando sono tornata mi hanno accolto come se fossi davvero tornata a casa, nella mia seconda casa. C’è sempre stato un grande senso d’accoglienza; quando sono tornata è stata davvero un momento particolaredopo essere andata all’estero, aver visto diverse culture, comportamenti, anche in classe, una diversa realtà, una diversa prospettiva.

Quindi tornare al Majo, da lì c’è stato un momento in cui mi sembrava tutto più stretto, tutto più piccolo, un altro mondo, una realtà differente” Valeria Cella, 5a C “In particolare l’ultimo anno, l’esperienza della rappresentanza studentesca mi è piaciuta moltissimo,

mi è servita per crescere.”

Riccardo Galli, 5a a “Siamo andati a Roma per le Olimpiadi della Cultura da soli con il prof. Loris Ermacora in terza e abbiamo fatto noi da guida. Lì praticamente era come andare all’estero, perché vedevi gente arrivare da tutta Italia con accenti, dialetti, modi di porsi differenti, “E tu da dove vieni? Da Udine”. Questa è stata una delle esperienze più belle.

Poi sono stato a New York, ho fatto un po’ di cagate anche lì. È facilissimo rimorchiare, cioè ti chiedono loro “Ma non è che vuoi venire...” “Ma no, guarda, con calma”. Là è bello sentirsi italiani; poi, io del liceo classico, ho visto tutto con un occhio stracritico, mi è piaciuto un sacco. Poi di cazzate ce ne sono talmente tante, e alcune non si possono neanche dire…”

Matteo Redaelli, 5a a “Quelle che sono state le esperienze più belle sono state affrontare con la classe: tutti i casini, tutti i momenti di difficoltà, che poi vedi a distanza e dici “Ma perché?”, “Perché ci preoccupavamo per così poco?” e vivere insieme per cinque anni con delle persone con cui, per fortuna, mi sono trovato bene è bello, e un po’ mi

n°13 giugno 2017

EtCetera Majorana Desio

Scuola

7

dispiace che questa esperienza volga al termine, anche se la voglia di cambiare aria, onestamente, c’è, e soprattutto la voglia di lasciare la scuola, intesa come scuola, e di andare all’università.

Tutte “millemila” uscite, per quanto i professori continuino ad insultarle (a parte quelli di ginnastica, che io stimo tantissimo), tutti i vari rafting, barca a vela… Quest’anno, è stato troppo bello, tutte le uscite sono servite tantissimo a fare gruppo ed è stato stupendo. Al triennio vedere i propri professori che finalmente si divertono a spiegare – divertono è una parola grossa – che sono appassionati nello spiegare quello che vogliono trasmetterti e che tentano davvero di passarti qualcosa, è sempre bellissimo. Scalda il cuore vedere un docente che nel triennio inizia a considerarti come adulto e che inizia a pensare a te come una persona, e non come un bambino, perché alla fine al biennio si è ancora un po’ piccoli per capire certe cose. Vedere il rapporto che matura tra studenti e professori è molto gratificante, anche riconoscersi in un dialogo diventa. non “alla pari”, perché alla pari è sbagliato, il docente rimane sempre docente, ma sempre più ricambiato. Invece il rappresentante d’istituto è un’esperienza molto particolareda cui mi sono dovuto togliere perché non ce la facevo più,

perché se lo si vuol fare seriamente l’impegno è davvero massiccio, e se non lo si fa così non ha senso farlo, e abbiamo avuto dimostrazioni ricorrenti in questi anni, di rappresentanti assolutamente inadeguati.”

Filippo Pisello, 5a C “Un’esperienza veramente divertente è stata verso la fine del secondo anno.

Minchia, proprio il secondo anno il fulcro di tutto. Eravamo all’evento di carnevale del 2014 al Drom e ai tempi c’era ancora al liceo Mattia Bigi che faceva tipo il PR e organizzava un botto di feste. Io sono passato a prendere il mitico Loris Ermacora e l’abbiamo portato a ballare con noi. Esistono forse ancora reperti fotografici di gente che è riuscita a incagliarlo e a farsi la foto con lui. Lui tutto scatenato che ballava. Forse c’è ancora un video in giro. L’ultima cosa: al Majorana dopo cinque anni in cui io non ho cagato nessuno e nessuno ha cagato me, ho beccato una ragazza.”

Luca Chiolo, 5a G Ti va di raccontarci un aneddoto o una storia divertente circa i tuoi anni di liceo?

“Gli aneddoti divertenti sono per lo più stupidate, cose inutili che sono state dette durante interrogazioni o

n°13 giugno 2017

EtCetera Majorana Desio

Scuola

8

comunque all’interno della classe.

Per esempio mi ricordo – e questa me la ricorderò per sempre – che una mia compagna di classe ha definito la quarantena i quaranta giorni prima di Pasqua; oppure che c’era una certa regina, non mi ricordo quale, che era stata incarcerata in un castello e il libro di testo lo definiva una “prigione dorata”, cioè una prigione ma che aveva tutti i suoi comfort, e alla domanda del professore ”Cos’è una prigione dorata?” una mia compagna rispose: “E’ una gabbia fatta tutta d’oro”.”

Samuele Bertola, 5a b “In merito a degli aneddoti il mio primo giorno di scuola. Io mi ricordo il mio primo giorno di liceo come se fosse ieri. Mi ricordo che avevo paura di entrare nel Majorana perché tutti erano più grandi, erano studenti liceali, “Io chissà cosa ci combino qui” pensavo, mi trovavo abbastanza piccola, a disagio, ma poi sono stata subito bene.”

Valeria Cella, 5a C “Per l’aneddoto ci devo pensare perché è difficile raccontare qualcosa senza contesto che sia divertente davvero.

Comunque c’è per esempio questa citazione della mia prof di storia e

filosofia che se ne uscì con un: “Chiara – chiamiamola Chiara anche se non è il suo vero nome – io ti defenestro”. Però così non fa ti fa ridere perché non sai chi è, non sai il contesto, per cui... A me aveva fatto ridere tantissimo.”

Filippo Pisello, 5a C Cosa pensi di aver lasciato di tuo al Majo?

“Quanto penso di aver dato alla scuola, beh, questa è una buona domanda. Io ce l’ho messa tutta, e penso che il mio lavoro sia stato apprezzato, nel senso che i ragazzi, soprattutto le quinte, che è l’anno che mi ha accompagnato, sono stati molto gentili con me, a parte qualche classe a cui sono sempre stato ostile. Ritengo di aver fatto tutto sommato un buon lavoro fra l’anno prima e l’anno del mio corso, anche se sicuramente si poteva fare di più” Filippo Pisello, 5a C “Un sacco di casino a livello di rappresentanza, perché adesso è diventato un giro di soldi unico.”

Matteo Redaelli, 5a a “Spero di aver lasciato tanto entusiasmo e voglia di fare, di aver lasciato qualcosa in più rispetto a quello che

n°13 giugno 2017

EtCetera Majorana Desio

Scuola

9

ho trovato e quindi non posso che augurare il meglio alla scuola.”

Riccardo Galli, 5a a Come ti senti ad aver quasi concluso questo percorso scolastico?

“In merito a una breve riflessione sull’essere arrivati in quinta, quindi alla fine di questo lungo ma breve percorso, perché davvero sono cinque anni ma passano in un batter d’occhio, per quanto sia scontato, girarsi, voltarsi indietro e vedere tutto il percorso fatto, dall’essere un primino, e quindi sentirti piccolo in confronto a questo grande ambiente con un sacco di studenti, un sacco di lezioni che poi diventa la tua seconda famiglia nel corso degli anni. Io dico che il Majorana può darti tanto se tu sei disposto ad aprirti a tutte le possibilità che offre, quindi questa voglia di mettersi in gioco, di dire “proviamoci, lanciamoci in nuove attività”, di provare cose nuove anche solo per conoscere nuove persone. In quinta è particolare perché, almeno personalmente, alla fine di questo anno scolastico ti rendi conto che ormai ti sta stretto il Majo; proprio perché ti ha dato tutto senti che in questo momento è arrivato il tempo di spiccare il volo verso l’università. È bello perché è un

inizio ed una fine, quindi io dico grazie al Majo, perché in questi cinque anni mi ha saputo dare tanti valori, mi ha saputo formare, però è anche bello secondo me dire un “arrivederci”, sorridendo, a questa scuola che è fantastica, però è anche bello che si concluda perché è un percorso che deve avere un inizio e una fine.”

Valeria Cella 5a C “Come mi sento ad aver quasi finito il percorso è un po’ contrastante, perché sicuramente anche ieri, ero alla serata delle premiazioni, in cui sono stato premiato per il torneo di calcetto con un altro mio socio, il grande Francesco Redaelli, eravamo li che guardavamo il palco, io guardavo i rappresentanti d’istituto e lui invece guardava la band del Majo che suonava, e dicevamo: “Ecco, questo è tutto quello che siamo stati noi”, nel senso che io l’anno prima ero rappresentante d’istituto, lui per due anni ha gestito interamente il Majosuona, e basta, erano cose che non c’erano più. E un po’ di malinconia quando poi hanno fatto vedere le immagini delle attività sportive dei cinque anni c’è stata. Quando abbiamo visto la canoa ci siamo ricordati di come eravamo in prima, una grande malinconia. Anche adesso a parlarne

n°13 giugno 2017

EtCetera Majorana Desio

Scuola

10

mi viene, perché sicuramente si lascia tanto, si lasciano cinque anni, si lascia un pezzetto di vita che si mette nella pila dei ricordi. Però malgrado la malinconia che c’è sempre in un distacco da qualcuno cui si vuole bene – in questo caso è il Majo – c’è voglia di cambiare; inizia a diventare un po’ stretto l’ambiente. Soprattutto è difficile andare avanti a studiare cose di cui non te ne frega niente – detto brutalmente così – avendo già scelto il percorso universitario. Cioè nulla da togliere a chimica, la mia prof. lo sa, ma a me fa schifo e non me ne frega niente per quello che studierò in futuro e per studiarla, sapendo già che non entrerà a far parte della mia vita, è davvero pesante.”

Filippo Pisello 5a C

Per quanto riguarda il campo da basket?

“Il cestino da basket è in macchina da Galli, il tabellone dobbiamo andarlo a comprare, quindi siamo lì per lì per farlo. Forse a giugno ce la facciamo, altrimenti lo lasciamo a Picciolini...

Comunque non è negligenza. Il fatto è che a fare in quinta il rappresentante...

No, non fatelo; a meno che sia una passione proprio.”

Matteo Redaelli

Oltre ad aver intervistato i maturandi, abbiamo anche posto domande specifiche ai rappresentanti di istituto di quest’anno. La fortuna ha voluto che due dei quattro rappresentanti quest’anno siano anche maturandi e per questo motivo avete già avuto modo di leggere una parte della loro intervista nelle righe precedenti. Tra gli intervistati manca Marco Cattazzo, che non ha trovato il tempo di farci porre qualche domanda.

Come è stato essere rappresentante d’istituto?

“Questo mio primo anno è stato pieno di nuova esperienza. A ormai nove mesi di distanza, sono proprio entusiasta della decisione presa a settembre.”

C’è qualcuno che vedi futuribile alla carica di rappresentante d‘istituto?

“Il mio successore l’ho già trovato – non ho paura di dirlo – nella classe di fronte alla mia e si chiama Davide Ferloni.”

Riccardo Galli

Come ti sei trovato con gli altri rappresentanti?

“All’inizio, visti gli screzi in campagna elettorale (che ci stanno assolutamente), non avrei mai pensato di trovarmi a mio agio con tutti; in seguito invece mi

n°13 giugno 2017

EtCetera Majorana Desio

Scuola

11

sono dovuto ricredere, essendomi con tutti trovato bene.”

Ti senti soddisfatto del tuo operato?

“Certo, mi sento soddisfatto del mio operato; anzi, per dirla tutta, sono soddisfatto dell’operato di tutti noi quattro rappresentanti. Quest’anno, essendo stato il mio primo, ho trovato le difficoltà di chi si trova per la prima volta a fare qualcosa di nuovo, e per questo mi sento di ringraziare i miei colleghi più esperti che mi hanno aiutato. D’altra parte (nel caso), spero di fare lo stesso l’anno prossimo con chi nuovo.”

Hai intenzione di ricandidarti?

“Come ho fatto già intendere, sì, l’anno prossimo conto di ricandidarmi.

Certamente con sicurezza non posso predire nulla, ma vista l’esperienza unica che ho fatto, spero essa si ripeta.”

Luca Crepaldi 4B Chiudiamo infine questo articolo augurando innanzitutto tante belle cose a tutti maturandi e riportando una scritta che un maturando incise sul muro di un bagno nel lontano 2009 e che, ancora oggi funge da monito per tutti i maturandi presenti, passati e futuri.

“11/6/09 ...a tutti i Majorani di oggi domani, sempre... Eh si... 5 anni volano, ma restano i ricordi di questo splendido pezzo di vita... Venivo sempre qui, felice, triste, incazzato o pensieroso... E in realtà non ho mai riflettuto sul fatto che questo è il mio bagno, questa è la mia scuola, fuori c’è la mia scritta e l’aria è piena delle mie parole e dei miei ricordi... Così, tra Platone e Kant, Shakespeare e Montale, Catullo e Plutarco, ti accorgi anche tu di essere parte di questa scuola, che sono piene di te le aule, i corridoi, le finestre, le moto del parcheggio, i sorrisi delle ragazze e gli sguardi dei prof... E soprattutto che queste cose ti mancheranno incredibilmente quando apparterranno soltanto al tuo passato... Io ho imparato questo più di qualunque altra cosa in questi 5 anni... sempre... Comunque vada, sempre sulla mia strada. Voi avete fatto il Majo... Non scordatelo mai” Ringraziamo infinitamente tutti i maturandi che si sono gentilmente prestati alle interviste. Inoltre vorremmo rivolgere un ringraziamento speciale ad Emma Itria e a Davide Colombo per averci aiutato nel realizzare le interviste.

n°13 giugno 2017

EtCetera Majorana Desio

Scuola

12

Matteo Redaelli, 5a

Farewell Ridendo e scherzando ormai siamo qui, è già giugno: gli ultimi giorni di scuola del liceo e della mia vita. Penso sia scontato dire che siano stati 5 anni belli, con belle persone, belle cose e bla bla bla: sì, è decisamente assai scontato; eppure mi sento comunque di dover fornire un ritratto di quello che sono stati per questi cinque anni, anche se magari frega a pochi (se non a nessuno).

Ammetto che è stato difficile affrontare questo ultimo mese di scuola, questo maggio tanto caldo e piovoso. Il fatto che però ha pesato di più forse nel rendere queste ultime settimane propriamente dense, sia di impegni che di riflessioni personali, è il fatto di aver preso finalmente coscienza della tranquillità e la stabilità che la vita liceale mi ha offerto nell’ultimo lustro: qualora infatti mi fosse chiesto “Ma tu cosa fai nella vita?” Io rispondevo prontamente “Studio, faccio il liceo classico!”; ecco una domanda semplice e una risposta altrettanto semplice per mascherare il vero enigma che pervade l’adolescenza di tutti “Chi sono io? Dove cavolo

andrò a finire nella vita?”

L’essermi identificato con una certa categoria sociale (studente), con un certo indirizzo di studio (liceo classico) e infine con una certa comunità di studenti fantastica (Majo), mi ha sempre sostenuto, pur inconsciamente, a rispondere a quella maledetta domanda (L’essermi poi impiegato nella rappresentanza e nel giornalino mi ha dato ulteriore aiuto nel mio processo di identificazione).

Oggi invece, negli ultimi giorni del mio liceo, mi ritrovo nuovamente di fronte a questa domanda... Come se fossi tornato ai giorni della terza media in cui dovevo decidere che scuola superiore intraprendere...

“Ma che, son scemo?” Mi son detto.

Com’è possibile che oggi mi ritrovo nella stessa angosciosa situazione di quando sceglievo che liceo fare?

Sarei forse dovuto arrivare un po’ più pronto a questo momento? o forse avrei dovuto semplicemente far più tesoro dell’esperienza del cambio tra medie e superiori?

La risposta a queste domande non c’è, sta solo il fatto che questi cinque anni

n°13 giugno 2017

EtCetera Majorana Desio

Scuola

13

di liceo, oltre ad avermi propriamente scolpito mentalmente, mi hanno in un certo senso alienato dalla realtà. Sono diventato quasi adulto sotto l’ala protettrice del liceo, dimenticandomi che oltre la mia routine di scuola e che dopo questi 5 anni, prima eterni e poi fugaci, si estendeva l’indeterminazione della mia vita futura, in quel mondo selvaggio che tanto mi son immaginato grazie a Leopardi, Hegel, Kierkegaard, Freud, Pirandello, Beckett, Auden, Dante, Foscolo, Marx, Wilde, Svevo e tutti quei draghi che ho studiato negli ultimi 5 anni.

Il liceo mi ha alienato, mi ha fatto dimenticare quasi che il mondo che tanto ho interpretato con la filosofia e la letteratura è là fuori, in attesa di essere sbranato e intorpidito ancor di più. Ora potrò scegliere chi essere e cosa fare della mia vita (finalmente?) e continuare il mio cammino verso il diventare grande.

Diventare grande poi suona strano detto da un ragazzo di 18 anni che va per i 19, eppure non mi ritengo ancora tale per moltissimi aspetti. Il pensare che l’anno prossimo dovrò trasferirmi per andare in università mi spaventa non poco, mi spaventa ancora di più che l’anno prossimo

dovrò davvero dimostrare a me stesso di essere autosufficiente e autonomo, mi spaventano ancora una miriade di cose... E poi, onestamente, ascoltando “Stressed out” dei 21 Pilots un po’ di voglia di tornare nell’utero materno a cazzeggiare ce l’ho anch’io.

Ma (purtroppo?) la vita prosegue, va avanti, e vivere nel passato penso sia assolutamente controproducente e masochista: eccomi qui, pronto a lasciare la mia scuola e le mie certezze per affrontare la vastità del futuro.

Prima di andarmene però lasciatemi l’ultima occasione per togliermi qualche sassolino dalla scarpa e fare qualche ringraziamento a chi si convien farlo. Userò una forma particolare per la stesura di questo elenco di sassolini, riprendendo un formato di articolo che inaugurò ai tempi la caporedattrice Giulia Bianco, e che mi piacque molto e che pertanto accolgo con lo stesso spirito alessandrino dell’ “imitatio cum variatione”, ma bando al latinorum e alle ciance!

RESTO AL MAJO Perché la triade di dragoni di prof di filosofia (Agostini, Tonazzo e

n°13 giugno 2017

EtCetera Majorana Desio

Scuola

14

Bonazzi) sarà difficile da dimenticare

fine dovrebbe essere tipo illegale

ME NE VADO DAL MAJO Perché chi cavolo spiega ai prof che scavallano alle macchinette che l’Aristocrazia privilegiata l’avevano già ghigliottinata tutta a inizio ‘800?

RESTO Perché dentro queste mura ho trovato un compagno di banco straordinario che l’anno prossimo parte per l’Inghilterra per far fortuna; buona fortuna dottor Galli e mi raccomando se scopro che cambi cittadinanza ti vengo a strangolare personalmente

RESTO Perché mi mancherà fare il rappresentante d’istituto e smattare con l’Enza per le aule sporche nel dopopranzo ME NE VADO Perché chi cavolo me lo ha fatto fare di studiare 300 versi delle Baccanti a memoria?

RESTO Perché mannaggia non ho ancora cambiato il canestro nel cortile, ve lo avevo promesso, scusatemi ME NE VADO Perché non ho ancora capito cos’è una derivata e non intendo scoprirlo RESTO Perché voglio prendermi un maledetto cappuccio nel bar che doveva aprire vent’anni fa, sogno infranto ME NE VADO Perché la scuola al sabato alla fin

ME NE VADO Perché il giorno prima della terza prova si sta davvero come d’autunno sugli alberi le foglie RESTO Alla fin fine qua dentro ho trovato gli amici della mia adolescenza e spero anche del futuro ME NE VADO Perché ho una certa ripulsione verso certi elementi e una tendenza alla misantropia di fronte a certi sfoggi neuronali mancati... Siete solo dei gran Telchini!

RESTO Perché le meglio serate partono solo tra un verificone e l’altro alla fin fine ME NE VADO Perché non ho capito ancora il motivo per cui Cattazzo si è candidato, non

n°13 giugno 2017

EtCetera Majorana Desio

Scuola

15

hai combinato un bel nulla!

RESTO Perché alla fin fine la preside è un po’ la mamma di tutto il liceo (un saluto caloroso a lei e a tutti la dirigenza se mi sta leggendo!)

ME NE VADO Perché la gita di quinta non l’abbiamo fatta all’estero, volevo andare a ballare a Berlino...

RESTO Perché gli occhi brillanti del Chisolone mentre spiega i promessi sposi non hanno prezzo, mi mancherà Prof..

ME NE VADO Perché gli autisti terroni del 242 che parlano solo napoletano non li ho mai digeriti RESTO Perché mi mancheranno sia la Prof.

Sbuelz che il Prof Rusconi, sempre detto che tra le materie più belle del liceo c’è Letteratura italiana ME NE VADO Perché letteratura greca >>> letteratura latina (lasciatemelo dire) RESTO

Perché in queste mura lascio un pezzo della mia vita e del mio cuore ME NE VADO Perché da bravo brioschese non sopporto più il cemento desiano RESTO Perché spesso ho dato lato a quella che era la mia parte più misantropa e asociale, non avrei mai voluto perdere le amicizie che invece ho perso Addio, mi mancherete tutti.

n°13 giugno 2017

EtCetera Majorana Desio

Scuola

16 Tra consulta e MajoRadio ci si scialla più che allo stadio

Gabriele Maisano, 5E

Buongiorno giovini, Questa pagina per dire una cosa piuttosto importante.

Si parla di consulta, un organo scolastico quasi ignoto che però ha potenzialità molto alte. Sono tre anni che sono qui dentro, un anno come uditore e due come effettivo rappresentante. Cosa ho notato in questi anni di bello? Che la consulta è oppressa da burocrazia, essendo questo un organo istituzionale vero, come può esserlo la provincia o un comune. Di conseguenza ho potuto osservare quali sono effettivamente le dinamiche politiche e quanti ostacoli si frappongono tra una grande idea rivoluzionaria e la sua realizzazione, comprendendo meglio perché i tempi della politica siano tanto lunghi anche in altri organi istituzionali.

Ho imparato anche a valorizzare le cose che abbiamo, scolasticamente parlando: per esempio nel tema edilizia la nostra scuola è tra le migliori del globo.

Abbiamo inoltre seri rapporti con

provincia e regione, alle quali presentiamo qualunque proposta o problema da risolvere ci venga in mente.

Dico tutto questo perché ci tengo ad invitare chiunque legga questo articolo a candidarsi l’anno prossimo per le elezioni alla rappresentanza in consulta, perché formativamente si cresce molto, conoscendo qualche dinamica politica, mettendosi a contatto con le realtà di chi ha intrapreso percorsi diversi (c’è gente di altri istituti insomma) ed essendoci la possibilità reale di diventare una voce che verrà ascoltata da chi può fare.

Per quanto riguarda la Majoradio ci tengo ad informare che ci sarà una puntata di addio * hello darkness my old friend* nella quale vi sussurrerò urlando tutti i segreti che so sull’attività.

n°13 giugno 2017

EtCetera Majorana Desio

Scuola

17

Niccolò Barberio, 4C

(S)fatti & more

1. La moglie di Macron ha ventiquattro anni in più di suo marito. Ma io questo non lo scrivo perché dalla redazione mi hanno detto di non farlo.

2. Tornando a cose poco serie, poco più di una settimana fa, i giorni 26 e 27 maggio, si è tenuto a Taormina il G7, dove si riuniscono i capi di governo delle sette economie mondiali più potenti, ovvero Italia, Stati Uniti, Gran Bretagna, Germania e Giappone, più, in questo caso, il presidente della Commissione Europea, Junker, e il presidente del Consiglio Europeo, Tusk. La scelta di una location quale Taormina, designata da Renzi nel luglio dello scorso anno, è stata fatta per portare al centro della discussione temi “scottanti” come quelli dell’immigrazione, o della questione mediorientale: così è stato, almeno per un po’. Infatti, tra i temi trattati, vi sono stati anche quello commerciale, terroristico e ambientale. Proprio in quest’ultimo il nostro eroe epico, l’Orlando furioso con la pistola al posto dell’amore, si è trovato in minoranza per sei a uno contro gli altri stati che onoreranno gli impegni presi al congresso di Parigi dell’anno passato (e, ovviamente, essendo in minoranza, decide lui lo stesso). Bene così, si fotta l’ambiente.

3. Tira proprio su il morale vedere una vignetta satirica che in sé procura a molti che la leggono quasi più sdegno del messaggio che racconta.

La vignetta incriminata di Natangelo, vignettista del Fatto Quotidiano, raffigura un bambino di colore che parla con una ragazza. Le dice: “No, io sono morto nel Mediterraneo…”; lei risponde: “Ma dai! Chi suonava?”. É un chiaro riferimento alle recenti stragi di Manchester e nel mediterraneo, la seconda delle quali, ignorata dai media per via della prima, altro non è che una delle tante e troppe che flagellano i fondali del cimitero salato che circonda il nostro paese. Una delle tante e troppe stragi ignorate da noi perché siamo Europei, che del male poco ci interessiamo, se non bussa alle porte di casa nostra.

4. Mi attanaglia lo stomaco un inspiegabile e terribile senso di vuotezza dovuto alla mancanza di un tabellone nuovo da pallacanestro.

5. Chiudo l’anno e l’articolo con questa perla: giugno è una prostituta, non fatevi illusioni. Promette di farvi godere, con la libertà, più agognata della Terra Promessa, il non dover studiare, il poter uscire con gli amici, magari leggere un buon libro, bere tutte le sere... Ma la realtà sarà sempre un’altra: svaccati sul divano, in stato semivegetativo, non sapendo cosa fare, senza l’adrenalina pre-interrogazione... Così saremo tutti, o quasi. Infatti alcuni hanno la maturità. In bocca al lupo.

n°13 giugno 2017

EtCetera Majorana Desio

Curiosità

18 Le 10 domande che ho ricevuto più frequentemente da quando ho la barba

Davide Ferloni, 4A & Stefano Perdicchia, 3I

Rieccomi qua, dopo qualche mese dall’ultimo articolo, a scrivere per l’ultimo numero dell’anno, questa volta in collaborazione con il mio amico Stefano.

Era già da qualche mese che avevamo pensato di scrivere un articolo insieme, ma tra la mancanza di tempo, e di idee, abbiamo sempre rinviato. Tutto questo fino a un mese fa, quando l’articolo di Lorenzo Ferri “Le 10 domande che ogni rasta deve aspettarsi” ci ha fatto venire in mente un’idea: perché non continuare la rubrica, parlando della mia amata barba? E da qui ecco le 10 domande che ho ricevuto di più da quando ho la barba.

1. Ma prima di tutto... Quale barba?

Eh già, la domanda è più che lecita, perché quando uscirà l’articolo, la mia barba se ne sarà ormai andata. Dopo averla tenuta per tutto l’anno scolastico, venerdì 2 giugno la taglierò e tornerò, ahimè, ad avere l’aspetto di un bimbo.

2. Ma non hai caldo con la barba?

Siii! Eccome! È uno dei motivi che mi

ha spinto a decidere di tagliarla, oltre al fatto che non potevo più sopportare mia nonna, che almeno cinque volte al giorno mi chiede “Quando tagli la barba?

Non stai bene così! Non posso proprio vederti!”. Comunque nonostante mi lamenti adesso che il caldo estivo è arrivato, questo inverno la barba è stata davvero comoda, tanto che non ho nemmeno dovuto usare la sciarpa!

3. Ma hai la barba perché “fa figo”?

Hai indovinato hahaha. Non ci sono molti ragazzi a scuola a cui cresce una barba come la mia, e quindi ne sono molto orgoglioso.

4. Ma te la lavi?

Mi sembra scontato che la risposta sia affermativa. È credenza comune che la barba sia simbolo di sporcizia e di mancanza di igiene, però bisogna pensare che è proprio perché è vicina alla bocca, con la quale si mangia, è necessario lavarla più volte al giorno per tenerla in modo decoroso. Personalmente ogni

n°13 giugno 2017

EtCetera Majorana Desio

Curiosità

19

mattina, quando mi faccio la doccia, uso shampoo su capelli e barba, dedicando la maggior parte del tempo alla seconda.

Sta diventando un’ossessione...

5. Ma come fai a mangiare?

Con la bocca? Effettivamente mangiare può essere un problema, perché il cibo rischia di interferire con “l’acconciatura”. Tendenzialmente quando mangio insieme ad altre persone, mi accompagno costantemente con un tovagliolo, per evitare di fare brutte figure, e comunque alla fine del pasto vado in bagno a controllarla e a lavarla (non vorrei girare per il Majo con una fetta di pizza sotto il mento!)

6. E le ragazze cosa dicono? E i professori?

Penso che ci siano tre modi di atteggiarsi verso una persona con la barba: quelli come mia nonna (che come detto prima, non possono sopportarla), le persone che non dicono nulla ma che si vede che non la approvano molto, anche se non vogliono dirlo, e le persone che mi hanno minacciato quando ho detto che l’avrei tagliata (e di solito sono gli stessi ragazzi a cui non cresce altro che una leggera peluria sulle guance). I professori, primo tra tutti il mitico EAM, mi dicono che sto bene e che è simbolo di saggezza; speriamo che abbiano ragione!

7. Posso toccarla?

Come accadeva a Lorenzo con i dreadlocks, anche a me è capitato che qualcuno volesse toccarla, e, citando un mio vecchio professore, posso dire “non mi sono mai opposto”.

8. Come fai a tenere così i baffi?

Questa è la domanda che mi sono sentito ripetere più volte negli ultimi mesi.

La risposta è che il trucco c’è, e si vede anche! Metto una cera che mi ha regalato mio padre, e che è fondamentale per fare ai miei baffi la tanto ricercata forma “a manubrio”. Poi per la cura della barba uso anche una spazzola apposita e ogni tanto anche l’olio per ammorbidirla.

9. Sicuro di non essere un esponente dell’ISIS? Altra domanda frequentissima, postami soprattutto dalle persone più anziane, come l’ormai famosa nonna, che nonostante mi veda tutti i giorni, me lo ripete in continuazione. No, non sono un membro dell’ISIS, e non ho intenzione di far del male a nessuno. Ho tenuto la barba lunga un po’ per pigrizia e un po’ perché mi piacevo, niente di più.

La decima domanda non ci veniva in mente e ci siamo fermati qui! All’anno prossimo!

n°13 giugno 2017

EtCetera Majorana Desio

Curiosità

20

Viola Bonfanti, 1b

La festa della zanzara Ah, l’estate! Chi non la ama?

La scuola è finita, le giornate si allungano, ci sono feste e uscite con gli amici e poi il sole, il mare o la montagna, la campagna per chi può, il caldo e i ghiaccioli, la sera svegli fino a tardi e la mattina svegliarsi ormai a pomeriggio.

Poi però arriva Lui, quel fastidiosissimo rumore nelle orecchie “zzzzzzzzzz, zzz, zzzzz,zzzz, zzz, zz, z” .

La zanzara, quel piccolo mostro porta malattie, creato forse per errore dall’universo, il cui unico scopo apparente è pungere e far grattare i poveri studenti, oltre che a privarli del sonno. A Berra, nel ferrarese, paese che sulle cartine appare stretto e lungo, non munirsi di citronella o Autan è equivalente a condannarsi a more certa; comprensibile se si pensa che su un massimo di 2.500 abitanti, ‘to esageriamo facciamo 3.000, ci sono solo 500 zanzare a testa.

Cose da cambiare, non casa o paese, ma addirittura nazione (secondo voi in Lapponia ci sono le zanzare? No? Allora ci saranno lì in trasferta i berresi).

Invece cosa hanno fatto loro, al posto di scappare tutti sulle renne magiche di

Babbo Natale?

Ci hanno fatto una festa, addirittura mondiale: “La Fiera Mondiale della Zanzara”.

Si svolge solitamente a metà Agosto e attira molti più turisti di quanto si possa immaginare, d’altronde è uno dei pochi vanti di una frazione di Ferrara sulle sponde del Po’ ( ecco spiegato perché le zanzare superano gli abitanti per numero).

“Questa fiera – spiegano gli organizzatori – è stata organizzata per valorizzare un prodotto di cui siamo ricchi (la zanzara appunto) e riscoprire antichi sapori, alcuni dei quali oggi rimangono dimenticati, e che le nostre nonne utilizzavano per arricchire le povere tavole dei nostri avi alla fine di giorni di raccolto pieni di sudore e fatica”.

Non credo vi convenga dire che questo piccolo insetto è fastidioso, lì a Berra, potrebbero accusarvi di eresia (come pena vi lascerebbero in costume, senza citronella, nella piazza del paese?

Potrebbe essere interessante).

Perfino il Washington Post ha scomodato i suoi illustri operatori per dar risalto a una tale stranezza.

La fiera è un vero incrocio di eventi

n°13 giugno 2017

EtCetera Majorana Desio

Curiosità

21

culturali, ludici e gastronomici, tutto rigorosamente a tema.

Durante la settimana si può partecipare a convegni sanitari sull’importanza, evidentemente esistente, della zanzara a livello di ecosistema, ci sono anche laboratori per i più piccoli e corsi per imparare a fare gli aquiloni.

“Stai lontana da me” è il laboratorio per imparare rimedi naturali contro questi insetti e sensibilizzare la popolazione sulle modificazioni genetiche provocate dal Morbo di Coolery, malattia gravissima trasmessa appunto da questo insettino minuscolo e che va a ripercuotersi sui figli del “punto”, perciò non dannosa per l’ospite.

La Zanzaroteca è la biblioteca della zanzara, aperta anche a noi comuni umani in quei giorni, con letture di sonetti di Tasso, poesie di Rodari, Divina Commedia, favole di Fedro e episodi biblici, soprattutto le sette piaghe d’Egitto.

Tra le attività a sei zampe spuntano giochi intellettuali come il “Zanzaquiz” e un concorso per aspiranti fumettisti il “Più gratti e più vinci”.

Per i viaggiatori più sprovveduti di rimedi anti-zanzare è in palio un premio di consolazione alle, numerose e fastidiose, punture a cui saranno

soggetti: “famm vedar la tavra”, tradotto “fammi vedere il pomfo”, la puntura di zanzara più vistosa e con diametro maggiore sarà, dopo essere stata valutata da esperti, premiata, e speriamo anche curata con una di quelle creme che tolgono il prurito (mi raccomando, anche se siete convinti donatori di sangue non andatevela a cercare, potrebbe essere pericoloso!).

Modestamente però anche io ho un metodo quasi infallibile per allontanare le zanzare: 1. Entrate in casa 2. Chiudere porte e finestre 3. Fare bagni utilizzando direttamente la citronella 4. Accendere qualche chilo di candele allo zampirone 5. Impacchettarsi con una zanzariera (potete avvolgervi come si fa con il tappeto e i cadaveri o più semplicemente a modi sacco della spazzatura) 6. Sperare di dormire sonni tranquilli Effetti collaterali: puzza, caldo e una lieve nausea dovuta all’odore.

In caso non funzionasse potete sempre andare in letargo e risvegliarvi a settembre.

Nel dubbio, buone vacanze!

n°13 giugno 2017

EtCetera Majorana Desio

Letteratura

22

ECCE HOMO

Vincenzo Guarino, 5I

#8 - Non conclude Non chiederci la parola che squadri da ogni lato l’animo nostro informe, e a lettere di fuoco lo dichiari e risplenda come un croco perduto in mezzo a un polveroso prato.

Ah l’uomo che se ne va sicuro, agli altri ed a se stesso amico, e l’ombra sua non cura che la canicola stampa sopra lo scalcinato muro!

Non domandarci la formula che mondi possa aprirti, sì qualche storta sillaba e secca come un ramo.

Codesto solo oggi possiamo dirti, ciò che non siamo, ciò che non vogliamo.

- E. Montale, Non chiederci la parola (Ossi di seppia)

La fonte da cui ha preso corpo l’idea di questo percorso rischia di non essere nemmeno citata (Il condominio dei cuori infranti, commovente film francese diretto da Samuel Benchetrit).

La voce inizialmente sicura di sé, nell’accusare l’uomo di meschinità, si è fatta via via sempre più dubbiosa e incerta. La parola morale, così come il concetto che essa indica, è andata dissolvendosi sino a scomparire, dopo una sua accentuata presenza iniziale. Con il giungere di una nuova domanda, un altro degli infiniti veli che

ci annebbiano la vista viene strappato, e capita spesso che la nuova verità – o meglio, la nuova illusione – contraddica fortemente quella precedente. «No, proprio i fatti non ci sono, bensì solo interpretazioni», scriveva Nietzsche, secondo cui, appunto, non esistono cose o fatti, ma solo interpretazioni di cose o di fatti, formulate da angoli prospettici diversi. Lo stesso soggetto, l’io, a cui noi pensiamo come sostanza unitaria permanente, non è altro che una costruzione interpretativa.

Questi concetti sono sottolineati anche da Pirandello, con quel relativismo conoscitivo che sta alla base dell’incomunicabilità e che porta l’individuo a scoprirsi «nessuno».

La coscienza, l’io, l’individuo non è qualcosa di unitario, di compatto, bensì rappresenta la presenza degli altri dentro di noi, come più volte Diego Cinci – personaggio dell’opera Ciascuno a suo modo di Pirandello – sottolinea nel corso del dramma: «Intanto, guarda: se tu ti chiudi sdegnosamente in te stesso e sostieni che “hai una tua coscienza e ti basta”, è perché sai che tutti ti condannano e

n°13 giugno 2017

EtCetera Majorana Desio

Letteratura

23

non t’approvano o anche ridono di te; altrimenti non lo diresti. Il fatto è che i principi restano astratti; nessuno riesce a vederli come te nel caso che ti è capitato, né a veder se stesso nell’azione che hai commessa. E allora a che ti basta la tua coscienza, me lo dici? A sentirti solo? No, perdio. La solitudine ti spaventa. E che fai allora?

T’immagini tante teste, tutte come la tua: tante teste che sono anzi la tua stessa; le quali a un dato caso, tirate per un filo, ti dicono sì e no, e no e sì, come vuoi tu. E questo ti conforta e ti fa sicuro. Va’ là, va’ là che è un giuoco magnifico, codesto della tua coscienza che ti basta!»

L’interpretazione diviene dunque illusione di verità e noi ci fissiamo su quella verità, ci costruiamo su quella verità, plasmiamo una maschera sociale su quella verità, nella speranza di ottenere stabilità e controllo sul caos della vita. Ma allora cosa può essere oggetto di conoscenza? Come ci si può rapportare verso questa tragica esistenza caotica? Nel movimento, solo nel continuo movimento, nella capacità di vivere senza certezze né fedi assolute, si nasconde, forse, la “salute”.

Nietzsche, Pirandello, Svevo ci dicono questo: l’oltreuomo è colui che è in grado di «vivere sulla base di ipotesi,

lanciandosi per così dire su di un mare infinito», Vitangelo Moscarda decide di morire e rinascere ogni attimo, facendosi foglia, albero, filo d’erba, Zeno Cosini continua a spostarsi, a muoversi, a mutare di fronte ad una borghesia fissa nella sua presunta verità.

Ma l’uomo, dunque, sull’uomo si voleva indagare… La nostra esistenza…

Chi siamo? Che significato ha questa esistenza? Che valore hanno gli altri in relazione a noi? È davvero possibile trovare un senso nella nostra vita? Essa va accettata per quello che è?

Non possiamo che vivere su domande, domande, domande ed in ogni domanda trovarne una nuova, osservare le risposte e utilizzarle, senza prenderle come fedi assolute, per porci altre domande. È forse proprio questo ciò che manca al nostro tempo, la riflessione, la messa in discussione, la capacità di mutare, di muoversi e non irrigidirsi in una verità.

Forse.

Immense grazie siano rese ai membri del personale ATA che perdono investono il loro tempo nel ciclostilare il nostro amato giornale!

Caporedattore: Lorenzo Ferri, 4A Impaginatore: Riccardo Galli, 5a A cura di: Davide Ferloni, 4A Redattori: Matteo Redaelli 5a, Gabriele Mais 5E, Vincenzo Guarino 5I, Davide Ferloni 4A, Niccolò Barberio 4C, Stefano Perdicchia 3I, Alessandro De Marchi 3a, Alessandro Bruzzano 3a, Viola Bonfanti 1b

Le copie del giornalino sono poche non perché siamo molto taccagni, ma perché è anche online! Se non sei stato abbastanza veloce da prenderne una copia leggilo su issuu.com/etceteramajorana oppure su studenti.liceodesio.gov.it/etcetera, la risoluzione è migliore e le immagini sono a colori! Inviaci il tuo articolo a etceteramajorana@gmail.com