Dicembre 2016

n° 4 dicembre 2016

EtCetera Majorana Desio

Liceo Majorana Desio

o

o

G

G

etCetera

et Et C era

iornalin

et Et C era

iornalin

“il giornalino degli studenti”

Tieniti pronto perchè il 22 dicembre sarà...

Christmas Day !

Globalist

- 65

Camilla Alibrandi 43 Mattia Pasqualini 31 Giulia Bartesaghi 26

ClearList

Listanbul - 133 Listen Tommaso Polloni Matteo Grisi Stefano Folli Nicolò Biasion

- 369

Marco Cattazzo 210 Emma Proserpio 160 Stefano Iacuitti

154 Marta Cerri 34 Mattia Orsi 25

- 215

Luca Crepaldi 105 Leonardo Brambilla 74 74 Valentina Pancotti 57 48 39 Paolo Rossini Viola Biroli 45 22 Sveva Galbiati 28 89

SemperFidelist

- 415

Riccardo Galli 235 Matteo Redaeeli 234 Emma Itria 121 Ginevra Taccagni 106

n° 4 dicembre 2016

EtCetera Majorana Desio

Indice

2

Interviste ai Rappresentanti degli Studenti.................................3 Per farmi fuori servono sicari sicuri...........................................8 La storia mi assolverà...............................................................10 La violenza sulle donne.............................................................12 Edward Snowden, un patriota in esilio.....................................14 “Andiamo a teatro? Tanto paga il Renzi...................................16 Abolizione della traduzione di latino e greco ..........................18 Ecce Homo - Sulla cecità...........................................................20 Zoom sugli eventi musicali........................................................24 Vagheggio-cazzeggiamenti fantastici e dove trovarli................26 Ombra Bianca............................................................................28

? u t e h c n a e r a p i c e t Vuoi par a o l o c i t r a o u t l i Inviaci m o .c l i a m g @ a n a r o j a m a r e etcet

n° 4 dicembre 2016

EtCetera Majorana Desio

Scuola

3 Interviste ai Rappresentanti d’Istituto

Alessandro Bruzzano, 3a

Sono stati eletti i nuovi rappresentanti d’istituto del Majorana: Riccardo Galli, Matteo Redaelli,Marco Cattazzo e Luca Crepaldi. Ecco le loro parole su come intenderanno procedere per attuare le loro proposte.

Intervista a Riccardo Galli Complimenti. L’anno scorso hai collaborato con i rappresentanti d’istituto. Come ti senti ad essere finalmente stato eletto?

Non lo so, la vivo un po’ come una sorta di gratificazione, di riconoscimento, soprattutto da parte degli studenti che magari hanno voluto anche premiarmi.

Sei stato anche il rappresentante che ha preso più voti.

Si, si, ho preso un voto in più di Matteo, ma siamo tutti uguali, non sono i voti che fanno la differenza.

Cosa ne pensi degli altri rappresentanti d’istituto?

Partiamo da Matteo, che è il mio compagno di banco e di cui ho profonda

stima. Abbiamo lavorato molto bene l’anno scorso insieme e anche la nostra amicizia ci permette di avere un rapporto piacevole e di poter lavorare bene. Con Marco ho lavorato tanto l’anno scorso. Siamo molto amici e anche con lui potremo realizzare tante cose, soprattutto perché è un ragazzo che ha un grande spirito d’iniziativa e inoltre è molto ambizioso, non si accontenta mai. Luca invece l’ho conosciuto quest’anno, quindi ci conosciamo da poco. All’inizio ero un po’ scettico su di lui, ma durante la campagna elettorale ho cambiato idea sulla sua persona ed é diventato una delle persone che avrei voluto avere accanto; quindi sono contento della sua elezione e scoprirò col tempo com’è. Sono soddisfatto.

Per quanto riguarda la questione delle gite, cosa ne pensi di quello che è successo quest’anno e come pensi di migliorarla?

La cosa ha toccato anche la mia classe, quindi ho sentito proprio il bisogno di far qualcosa. Come abbiamo spiegato in campagna elettorale, pensavamo di

n° 4 dicembre 2016

EtCetera Majorana Desio

Scuola

4

riportare tutte le criticità al collegio docenti e alla preside per l’anno nuovo, con un documento redatto dagli studenti e dai rappresentanti di classe, in modo da sistemare, o comunque supplire a quella mancanza di comunicazione che quest’anno ha creato un sacco di problemi.

Quali saranno i criteri in base ai quali accetterete o rifiuterete le richieste d’iscrizione?

Ogni anno il consiglio d’istituto delibera per decidere dei criteri per la formazione delle nuove classi prime, che potrebbero essere la vicinanza alla scuola, la disponibilità di altri licei di quell’indirizzo vicino all’abitazione del ragazzo, i mezzi di trasporto e via dicendo. Certamente quindi saranno formulati dei nuovi criteri e soprattutto sarà formato un numero di classi prime uguale alle aule disponibili.

Intervista a Matteo Redaelli Congratulazioni. Come ti senti ad essere stato eletto rappresentante d’istituto per la seconda volta di fila?

Sicuramente realizzato e contento.

Cosa

ne

pensi

degli

altri

rappresentanti e delle loro proposte?

Riccardo è in squadra con me, diciamo, quindi ho un buon giudizio riguardo a lui, è una persona competente che penso sarà molto importante per l’amministrazione di quest’anno.

Marco anche lui è già esperto e una persona validissima. Luca invece è nuovo, ma penso potrà far bene, potrà imparare il mestiere anche per eventualmente ricandidarsi l’anno prossimo.

Pensi di riuscire a realizzare tutte le proposte da te fatte?

Non penso proprio, però cercherò di farne il più possibile.

Pensi di avere problemi riguardo alle questioni che richiedono l’utilizzo di soldi, anche con gli altri rappresentanti per esempio?

In realtà il fondo studenti c’è, quindi penso che tutti i progetti che io ho messo in programma siano fattibili.

Ovviamente bisognerà vedere poi nel concreto quanti soldi si potranno spendere e se si potranno spendere, perché dipende tutto anche da come andrà l’anno in sé. Per quanto riguarda eventuali problemi con gli altri rappresentanti, bisogna sempre confrontarsi con loro per ogni spesa, quindi verrà deciso caso per caso.

n° 4 dicembre 2016

EtCetera Majorana Desio

Scuola

5

In generale, soprattutto per quanto riguarda il campo da basket, siamo tutti concordi nel doverlo ristrutturare.

Il recycling corner è la vostra soluzione al problema delle aule sporche?

No, il recycling corner è la punta dell’iceberg di quello che sarebbe un progetto per sistemare la questione della raccolta differenziata al Majorana. Creeremo infatti questo punto di raccolta al piano terra, in primis per fermarsi al pomeriggio, che è forse il momento in cui è più manifesto il problema della spazzatura all’interno della nostra scuola.

Sarebbe soltanto il culmine di una nuova politica, se così la possiamo definire, per quanto riguarda il riciclo dei rifiuti e quindi la distribuzione di cestini adeguati, l’informazione degli studenti riguardo appunto il tema dell’inquinamento, della raccolta differenziata e quant’altro.

Intervista a Marco Cattazzo Complimenti. Come ci si sente ad essere stati eletti?

Devo dire che assolutamente è una grande responsabilità, so di dover rappresentare al meglio tutti gli

studenti e spero di esserne degno. Sto cominciando a svolgere le funzioni di rappresentante, anche quelle che non sono prettamente istituzionali, come la rappresentanza al consiglio d’istituto. Stiamo già iniziando ad organizzare la corrida e le altre attività della scuola, a programmare un po’ a lungo termine quelli che saranno gli eventi ecc., insomma, le cose tipiche del Majo.

Come ti trovi con gli altri rappresentanti?

Devo dire che conoscevo già Riccardo e Matteo, abbiamo già avuto modo di collaborare gli altri anni e con loro sono abbastanza affiatato. Sono anche molto contento di avere come collega Luca, mi trovo molto bene anche con lui. Mi sembra disponibile ad impegnarsi.

Cosa intendi con gite extrascolastiche?

Le gite extrascolastiche sono semplicemente un agglomerato di studenti che decide di fare un viaggio assieme, quindi non avranno a che fare con la scuola. Saranno iniziative che come gruppo studentesco organizzeremo, proporremo agli studenti, un po’ come un’agenzia viaggi, usando come caratteristica in

n° 4 dicembre 2016

EtCetera Majorana Desio

Scuola

6

comune quella di essere studenti del Majorana.

Avete proposto delle conferenze, che precederanno la cogestione e che seguiranno tutte quante un unico tema. Qual è il tema?

Come dicevamo, se ci sarà interesse da parte degli studenti, realizzeremo questa serie di conferenze, però dobbiamo valutare come integrare i punti con gli altri rappresentanti, perché un conto è la propaganda, un conto è la realizzazione effettiva.

Comunque, con questo non sto dicendo che non andremo a realizzare i punti proposti, solo che è una cosa da avviare e vedere. La nostra era una proposta di progetto: una serie di conferenze e la cogestione con un unico tema. Non abbiamo ancora pensato al tema, io e gli altri rappresentanti, che provengono appunto da liste diverse. Se dopo un ragionamento riterremo che sia un’iniziativa valida, procederemo con i sondaggi.

Quando e come avvierai la produzione della Majoapp?

Partiamo settimana prossima. Mi troverò con un gruppo di studenti e cominceremo a buttare giù la veste grafica. Per il metodo siamo abbastanza sicuri. Da settimana

prossima inizieranno ad uscire dati precisi sempre in ottica della trasparenza.

Intervista a Luca Crepaldi Complimenti. Sei stato eletto anche un po’ inaspettatamente. Come ti senti? È una sensazione strana, perché comunque non ho mai avuto determinate responsabilità. Adesso sto iniziando a capire come funziona, però è ancora tutto strano. Sicuramente sono contento perché non me lo aspettavo, però devo ancora iniziare a capire come il tutto funziona per poi attuare al meglio il mio ruolo.

Cosa ne pensi degli altri rappresentanti?

Partendo dal presupposto che prima di queste elezioni non conoscevo nessuno degli altri tre, solo Redaelli perché l’anno scorso era già stato rappresentante. Mi sembrano delle persone con le quali si può lavorare bene. Quello con cui a pelle mi posso trovare meglio è Marco, però anche con Matteo e Riccardo ci siamo trovati. Inizialmente ci sono stati un po’ di screzi durante la campagna elettorale, però comunque adesso ci siamo trovati e quindi si riuscirà a lavorare bene tutti e quattro insieme.

n° 4 dicembre 2016

EtCetera Majorana Desio

Scuola

7

Fra le tue proposte c’era una scatola in cui chiunque voglia può fare domande e proposte anonime.

Pensi di riuscire ad attuarla?

Spero, a meno che non si trovi un modo alternativo per attuare lo stesso principio, che è quello di ascoltare tutti gli studenti, in modo tale da far parlare tutti e non solo le figure più esuberanti, che magari sono i soliti che parlano sempre.

Non credi che qualcuno possa portare via i biglietti?

Sicuramente se facessimo delle cassette non le metteremmo di carta, ma si metterebbero delle cassette apposta in modo tale da non far portare via i biglietti. Poi verranno controllati da noi, in modo tale che se qualcuno sul biglietto scrive cose stupide non arrivi direttamente alla preside.

L’idea delle macchinette bio è interessante. Riuscirai ad attuarla?

E come?

Penso di si, perché ho già parlato con le persone specializzate in questo, con l’agenzia diciamo, e si potrebbe fare.

L’idea è fattibile. Bisogna vedere i fondi, parlare con la preside, per poi arrivare ad una soluzione. Se magari non verranno messe le macchinette

biologiche, si potrebbero inserire dei prodotti biologici nelle macchinette attuali, a sostituire o affiancare alcuni prodotti.

Quali saranno i nuovi gadget?

Ci stiamo attivando per la sacca del Majorana, e se si riesce dei gadget a sorpresa.

Queste erano le interviste che ho fatto ai rappresentanti d’istituto.

Spero vi abbiano aiutato a capire la mentalità dei rappresentanti e come intenderanno attuare le proposte.

P.S. Ringrazio Alessandro De Marchi ed Emma Itria per avermi aiutato con alcune domande.

n° 4 dicembre 2016

EtCetera Majorana Desio

Scuola

8

Matteo Redaelli, 5a

- Risposta alla provocazione del precedente numero -

Per farmi fuori ci vogliono sicari sicuri Mi sembra dovuto rispondere all’articolo del giornalino precedente... Non divagherò eccessivamente ne mi metterò a fare le pulci alle argomentazioni del nuovo paladino della giustizia del Majorana.

Precisiamo, però, come il suddetto post di Facebook e la relativa shitstorm sia iniziata da parte della “cupola Majoranae” (ipse dixit) come una reazione di fronte a un atteggiamento assai bambinesco, con tratti di smania di egocentrismo, permettetemi, inutile, e di una “grande” personalità del Majorana.

Fosse stato un commento sensato, allora avrebbe avuto senso lamentarsi della lapidatio publica.

Invito però a riflettere per quanto riguarda l’altra faccia della medaglia: chi abbiamo di fronte? Dei poveri studenti indifesi, dediti allo studio, con 10 in comportamento e dagli atteggiamenti assolutamente incontestabili? Abbiamo davanti dei ragazzi a cui starebbe sullo stomaco questa fantomatica lobby per un amore innato per la giustizia? O siamo di fronte a persone

guerrafondaie di sterili e vane iniziative?

Ebbene, abbiamo davanti gente rancorosa, che se l’è presa per una marachellata su Facebook e che, a distanza di mesi, fa riemergere la questione, randomly, estraniandola dal proprio contesto per farne un’arma di diffamazione. Vendetta? Botta e risposta scritta con Internet Explorer che è arrivata al giornalino solo 3 mesi dopo l’accaduto? O si tratta di smanie di egocentrismo e megalomania?

Si è costruita tutta una sovrastruttura a questa faccenda: un caso di scherno sul web è reso una questione addirittura scolastica, la vendetta dei non latinofoni di fronte a un sistema di cui non hanno la men che minima idea di come funzioni.

Una cupola, appunto, a una questione estremamente personale, un atto per affermare il proprio ego sopra gli altri.

Ma loro sanno chi sono i rappresentanti d’istituto? Li hanno mai conosciuti da vicino? Hanno mai provato a entrare “nella fantomatica cupola”? Conoscono la passione che mettono nel proprio lavoro? E

n° 4 dicembre 2016

EtCetera Majorana Desio

Scuola

9

voi invece, che avete fatto per il Majo?

Anzi, chi siete?

Pensavo di conoscerti, o frontman della Crew, nella realtà, purtroppo però non sei che un ipocrita, falso e opportunista in stile Bettino Craxi.

Quando mai noi rappresentanti ci siamo posti sugli allori? Ero e sono un ragazzo come tutti: mi sono fatto strada da solo da Homo Novus affiancandomi a delle persone che ritenevo essere le più competenti e appassionate, ho imparato il mestiere stando con i migliori e se ora noi rappresentanti siamo incontestabili e irraggiungibili (ipse dixit) sarà perché siamo fighetti, o perchè siamo bravi nel nostro mestiere? Fino a prova contraria, non ho vinto le elezioni postando le foto dei miei addominali su Instagram o offrendo Champagne al Movie, ma piuttosto per la mia dedizione e per il mio essere propositivo.

Le tue critiche, caro Luca, sono sempre state feroci, ma non feraci, questa è la tua ennesima mossa sterile e insensata: vieni a fare l’antidiplomatico e il rivoluzionario, il vate del Majorana con la verità nella tasca dei pantaloni, com’è però che non ti dà mai credito nessuno? Com’è che non ti segua nessuno nelle tue idee? Com’è che hai intuito solo tu l’esistenza di questa cupola? Sei forse il nuovo Adam Kadmon?

O Roberto Giacobbo? Dimmi tu davvero,

non saprei a che figura accostarti.

E comunque, tanto per concludere, ti pongo una semplice sillogismo aristotelico, visto che sei un bravo applicatino, più furbo di tutti gli altri scemi che studiano latino e greco, e dovresti essere quindi, in quanto a logica, superiore a chiunque altro. Risolvilo e capirai benissimo quanto tu sia stato avventato e sprovveduto.

X appartiene a Y X appartiene a Z Z però non corrisponde banalmente a Y (Dove X corrisponde a Rappresentanti d’istituto, Y corrisponde alla fantomatica lista di proscrizione e Z corrisponde all’amministrazione studentesca.)

Hai sguarato, caro Chiolo, hai confuso due cose che non c’entrano niente l’una con l’altra in una furia di egocentrismo, rabbia (repressa?) e, lasciamelo dire, invidia.

Pubblica pure la foto sul gruppo degli studenti dove facciamo finta di bruciare scherzosamente il tuo articolo, non diventerai che lo zimbello Majoranae.

P.S. Che comunque il palazzaro tra i due sei tu: io vengo da BrioTown, non dalle tue grigie strade. Porta rispetto all’alta Brianza.

n° 4 dicembre 2016

EtCetera Majorana Desio

Attualità

10

La storia mi assolverà È morto Fidel Castro, ex primo ministro e presidente della Repubblica di Cuba, dittatore dispotico, eroe nazionale, oppressore di popoli, civilizzatore e riformatore, “Lider Maximo”.

La lunga malattia che già nel 2008 lo aveva costretto a rinunciare a una eventuale rielezione, a favore del fratello Raul, dopo 49 anni di leadership politica, lo ha ucciso durante la notte tra venerdì 25 e sabato 26 novembre. Personaggio sicuramente contraddittorio, per anni l’opinione pubblica si è divisa tra chi lo esaltava come salvatore del popolo cubano e chi lo additava come nemico dei diritti umani.

Ma chi era realmente Fidel Castro?

Viene spontaneo chiedersi come sia possibile che un uomo, sempre autodefinitosi socialista e marxista, si sia elevato al di sopra del suo popolo concentrando nelle sue mani tutto il potere politico, rinchiudendo gli oppositori e instaurando un regime totalitario. Che fine hanno fatto i valori di uguaglianza? E i diritti dei cittadini? A Cuba, infatti, la libertà di stampa e di espressione sono permesse, ma solo

Lorenzo Ferri, 4A

se esse non confliggono con la posizione del governo, e le religioni sono concesse dalla costituzione solo dal 1992. Inoltre la Repubblica Democratica Cubana è monopartitica, il che significa che gli oppositori politici vengono incarcerati, e non devono ovviamente essere sottovalutate le conseguenze dell’embargo. Non bisogna però trascurare il fatto che, attraverso la sua politica di stampo comunista, il Lider Maximo sia riuscito a garantire a tutta la popolazione istruzione e sanità gratuite, oltre a un compenso minimo: a Cuba, a differenza dei paesi caraibici di stampo capitalista, nessuno fa la fame!

L’uguaglianza tra le varie etnie e la tolleranza religiosa sono imposte per legge; la costituzione cubana è la prima a recepire i principi ecologici della Conferenza sull’Ambiente e lo Sviluppo, e l’attuale tasso di disoccupazione è del 4%.

Come giudicare quindi un personaggio del genere?

Nella mia posizione, la soluzione più semplice sarebbe definirlo banalmente contraddittorio, e rifugiarmi sotto quella coperta di Linus che è il politically correct, che ci protegge dall’accusa di idea-

n° 4 dicembre 2016

EtCetera Majorana Desio

Attualità

11

lismo in un mondo in cui gli ideali sono una minaccia. Viviamo infatti in una società nella quale si è nel giusto se si è moderati, neutrali e omologati, mentre se ci si schiera in maniera netta si viene marchiati come esaltati o estremisti. Ma dove ci sta portando tutta questa neutralità? Se i due secoli precedenti sono stati quelli dei grandi ideali e, nel bene e nel male, delle grandi rivoluzioni, il nostro si sta manifestando come quello del perbenismo, del bigottismo, dell’astensionismo, dell’ignavia. Spesso la paura di essere etichettati ci intimorisce, ci spaventa, ci impedisce di esprimerci. Così siamo più condizionabili, più manipolabili: non pensate, gente, e se lo fate, fatelo entro limiti prestabiliti. Per questo ho deciso di non restare nella fascia moderata, bensì di dire la mia, esponendomi a critiche e ad accuse varie.

Io penso che la politica di Fidel Castro possa essere definita utilitaristica, una perfetta incarnazione del “Principe” di Machiavelli: egli ha deciso di mettere in cattiva luce la sua immagine agli occhi dell’Occidente, di accettare il ruolo di dittatore, tutto per il bene del suo popolo; è stato in grado di mettere da parte il giusto a favore dell’utile. “Condannatemi, non importa, la storia mi assolverà”, questo era solito dire. Questa frase ci dà l’idea di un uomo convinto della strada che ha intrapreso e sicuro di stare facen-

do il giusto per il suo popolo.

Non va inoltre dimenticato che Fidel Castro, uomo di forti ideali e di innate capacità dialettiche, non nasce leader militare, ma pacifista, portatore di dialogo: egli era solito sostenere che “le idee non hanno bisogno di armi, se sono in grado di convincere le grandi masse”. Un grande idealista, dunque, che è stato però costretto a scontrarsi con la realtà del mondo e l’istinto naturale di tutti gli uomini: la tendenza a sopravvivere anche a costo di rinnegare i propri valori. “Per non lottare ci saranno sempre moltissimi pretesti in ogni epoca e in ogni circostanza, ma mai, senza lotta, si potrà avere la libertà”.

Un uomo che ha rinunciato all’immagine per il progresso, alla democrazia per le riforme, che ha preferito l’utilitarismo all’etica, che ha sottomesso il suo popolo per il bene del popolo stesso. Conscio del fatto che il sistema di governo perfetto non esiste, Fidel Castro è stato in grado di fare quello che molti altri leader politici non sono riusciti a fare: salvare il proprio paese, almeno in termini economici.

Quindi, in conclusione, penso che Fidel Castro sia stato un grande leader, un grande riformatore, un grande idealista e un grande condottiero. E se non siete d’accordo condannatemi, non importa, la storia mi assolverà.

n° 4 dicembre 2016

EtCetera Majorana Desio

Attualità

12

Vittoria Baldissarro, 1b

La violenza sulle donne Letteralmente vuol significare: violenza contro il genere femminile, una violenza sia fisica che psicologica, che si incrementa sulla vittima ogni giorno che passa. Le vittime possono essere donne come possono essere bambine…e la maggior parte di loro tiene nascosta questa scomoda verità.

Oramai quasi quotidianamente si sente di una simile crudeltà che non fa quasi più rumore… e, sono convinta, che come molte altre atrocità arriverà un giorno in cui sarà considerata “normalità”.

Ci troviamo in un mondo dove l’importante è essere ben visti, un periodo di tali superiorità per quanto riguarda tutte le nuove tecnologie e l’umanità non riesce ancora a riconoscere cosa è corretto o cosa è scorretto. Secondo l’Organizzazione mondiale della sanità, almeno una donna su cinque ha subito abusi fisici o sessuali da parte di un uomo nel corso della sua vita. E il rischio maggiore sono i familiari. Per sensibilizzare l’opinione pubblica è stata quindi istituita una giornata mondiale sulla violenza sulla donne

rispettivamente il 25 novembre. Ma di questo sapete già, visto che la nostra scuola si è impegnata attivamente nella promulgazione del significato di questa giornata attraverso vari cartelloni su cui erano riportate statistiche e reali storie di violenze e con un flash mob.

Considerando di essere in mondo moderno e all’avanguardia, non si può dire di essere in un mondo civilizzato in cui le donne vengono ancora considerate il sesso debole portando forti discriminazioni tra i due generi. La violenza sulle donne solo da pochi anni è diventato tema e dibattito pubblico, mancano politiche in contrasto, ricerche, progetti di sensibilizzazione e di formazione.

Una delle parecchie conseguenze è il femminicidio che in alcuni Paesi, come in India e in Cina, si concretizza nell’aborto selettivo, in cui le donne vengono indotte a partorire solo figli maschi, perché più riconosciuti e accettati socialmente, mentre in altri addirittura nell’uccisione sistematica di donne adulte. Esistono infine

n° 4 dicembre 2016

EtCetera Majorana Desio

Attualità

13

violenze relative alla riproduzione: le più diffuse sono l’aborto e la sterilizzazione forzata.

Come esiste la violenza contro le donne, esiste anche quella contro gli uomini di cui si sente molto meno parlare. Diciamo che le dinamiche sono simili a quelle contro le donne ma non possiamo fare a meno di stupirci nella frase: “uomini stuprate da donne”. Molti sostengono che la violenza contro gli uomini registri dati più alti rispetto a quello delle donne e che il femminicidio non esiste.

Io non so cosa sia corretto o cosa non lo sia, so però per certo che oramai la violenza sulle donne è un tema che viene molto enfatizzato dai media e che, come per altri argomenti che generano discriminazioni, tutti ci schieriamo dalla parte ritenuta giusta dalla maggioranza. Ma con questo non voglio affatto dire che la violenza sulle donne sia una cosa corretta.

Questa è ormai considerata una violazione contro i diritti umani ed è una gran cosa perché la civiltà di un Paese si misura anche su diritti delle varie minoranze.

La violenza sulle donne è un tema

molto in conflitto e chissà fino a quando sarà ancora argomento di discussione. In ogni caso la violenza contro le donne, come qualsiasi altra forma di violenza è considerato un reato che comporta danni sia fisici che mentali nelle singole vittime. Come si fa a vivere in un mondo in cui una donna deve aver paura di uscire fuori casa, in un mondo in cui non ci si può vestire come si vuole perché si viene subito inquadrati “male”.

Spero vivamente che questo triste capitolo della nostra società venga presto corretto con un lieto fine e che una volta per tutte finisca la discriminazione contro il prossimo.

n° 4 dicembre 2016

EtCetera Majorana Desio

Attualità

14

Filippo Vergani, 3a

Edward Snowden, un patriota in esilio Recentemente è uscito nelle sale cinematografiche il film “Snowden”, diretto da Oliver Stone, con protagonista Joseph Gordon-Levitt nei panni di Edward Snowden, tecnico informatico ex dipendente della Central Intelligence Agency (CIA) responsabile della rivelazione di informazioni segrete governative su programmi di intelligence, tra cui quello di intercettazioni telefoniche. Il film ha riaperto il caso che era stato trattato in modo confuso dai media italiani.

Edward Snowden nasce nel 1983. Nel 2004 si arruola nell’esercito degli Stati Uniti con il grado di recluta delle Forze Speciali, ma non completa l’addestramento a seguito di un incidente in cui si rompe entrambe le gambe. Il ragazzo considera un obbligo aiutare il suo Paese e difendere i suoi cittadini. Così l’infortunio si traduce in una domanda per una posizione alla CIA. Edward ha l’opportunità di dare un contributo ancor più utile al suo Paese; infatti, la sua passione è l’informatica, è un genio dei computer.

Una volta le guerre avevano un campo di battaglia ben definito, ora sono ovunque: in Rete, il luogo più familiare per Snowden.

Il direttore Corbin O’Brian decide di

scommettere su di lui. Così Snowden viene portato nella facility soprannominata “The Hill” dove viene educato al cyber warfare. Proprio qui conosce il Foreign Intelligence Surveillance Act (FISA), legge che aggira il Quarto Emendamento permettendo qualsiasi operazione di sorveglianza e/o intercettazioni semplicemente con l’autorizzazione di una Corte speciale di giudici scelti dall’Amministrazione in carica.

Durante il periodo di training, Snowden incontra Lindsay Mills tramite un sito di appuntamenti. Nel 2007 Edward lavorava a Ginevra per la CIA, lì gli vengono i primi dubbi circa la legalità delle operazioni di spionaggio. L’Agenzia aveva accesso a un programma di ricerca, molto simile a Google, tramite il quale digitando delle keywords veniva effettuata una ricerca su tutte le attività pubbliche e private su dispositivi collegati alla rete e non collegati, come SMS, profili Facebook, Skype e molto altro.

Un altro programma, realizzato dagli alleati del Regno Unito, consentiva di attivare fotocamere di computer e telefonini, senza che il proprietario se ne accorgesse. Per sorvegliare un presunto terrorista, la CIA spiava contemporaneamente altre migliaia di persone che nul-

n° 4 dicembre 2016

EtCetera Majorana Desio

Attualità

15

la centravano con lui. Tutto ciò lo porta alle dimissioni. Tuttavia Snowden entra nella National Security Agency (NSA).

In Giappone, con l’incarico di progettare un programma di backup a tutela dei dati elaborati dalle postazioni NSA del Medio Oriente in caso di attacco, realizza un programma che egli stesso battezza col nome di “Epic Shelter”. Inviato presso la stazione “Tunnel” delle Hawaii per contrastare gli hacker cinesi, scopre che il suo programma veniva utilizzato per segnalare ai droni i dispositivi elettronici di terroristi o presunti tali.

pria libertà. Così nel 2013 organizza in un hotel di Hong Kong un incontro con alcuni giornalisti tramite i quali divulga queste informazioni al mondo. Subito viene ricercato, scappa a Mosca, gli viene tolto il passaporto americano, e tuttora risiede nella capitale russa. Snowden è considerato dalle giurisdizioni americane, in base a una legge che risale al 1917, un traditore. Barack Obama, colui che promise più privacy per i cittadini, lo ha definito un hacker. Hillary Clinton in campagna elettorale ha detto che avrebbe pagato per quanto fatto.

Chiunque stesse usando un telefono di un sospetto terrorista veniva ucciso, senza sapere con certezza se l’obiettivo fosse corretto e se non ci fossero innocenti nel raggio d’azione della bomba. I suoi dubbi nei confronti dell’uso spropositato dello spionaggio in Rete e della guerra telematica, che il Governo faceva, accrescono maggiormente. Intanto lavora a un programma che permetta di raccogliere in un unico contenitore tutti i dati che l’NSA intercetta con diversi programmi. Una volta terminato, si accorge che il maggior numero di dati raccolti, circa tre miliardi, erano di cittadini americani, intercettati senza alcun mandato, adottando la FISA come stratagemma per aggirare il Quarto emendamento.

Amnesty International ha lanciato una petizione perché il Presidente degli Stati Uniti gli conceda la grazia. Da quando ci sono state le rivelazioni di Snowden, le aziende tecnologiche hanno iniziato a questionare e a resistere alle richieste governative di ottenere le informazioni dei clienti privati. Sempre di più e in tutto il mondo ci sono cittadini che hanno iniziato a usare la crittografia. Per la prima volta dall’11 settembre, negli Stati Uniti il Congresso ha approvato una legge volta a ridurre i poteri di sorveglianza.

Edward Snowden si rende conto che non sta difendendo i propri cittadini in questo modo, anzi li sta privando della pro-

Se si sta lavorandoa affinché il web diventi un posto sicuro lo dobbiamo in gran parte a Edward Snowden, patriota in esilio. In un mondo dove il Nobel per la Pace viene assegnato a chi lancia bombe come Obama, non ci si può certo aspettare riconoscenza per un difensore dei diritti umani.

n° 4 dicembre 2016

EtCetera Majorana Desio

Attualità

16

Matteo Redaelli, 5a

“Andiamo a teatro?

Tanto paga il Renzi!”

In questo articolo, come magari alcuni novantottini avranno capito, si parla dei mitici 500 € che il buon Matteo Renzi ha concesso a noi giovani diciottenni da spendere in cultura.

Non appena fu annunciato tale regalo, il dibattito si accese, in particolare, riguardo all’effettiva utilità di questi cash e a quanto fossero di fatto usufruibili e feraci.

Premetto che io ho già attivato questi buoni e ho già speso una quarantina di euro per dei libri comprati su Amazon, pertanto la mia opinione è sicuramente influenzata da un’esperienza già positiva di questi bonus. Mi sembra però opportuno evidenziarne i pregi e i difetti, in modo tale che, anche in futuro, ci sia un minimo di coscienza e di opinione pre-formata riguardo a questo tipo di sovvenzioni.

PRO sicuramente questo bel cinquecentone ci dà la possibilità di vivere davvero delle esperienze uniche e formative nel periodo (forse) più felice della

nostra vita, ovvero l’adolescenza: è infatti possibile abbonarsi a grandi teatri milanesi (quali Carcano e Piccolo Teatro), c’è la possibilità di visitare grandi siti di interesse e musei delle più importanti città italiane (Milano, Roma, Firenze ecc), e si possono persino acquistare i biglietti per le partite di calcio o per i concerti anche molto costosi, tramite Ticketone. Queste sono forse le esperienze più rilevanti e particolari che i cash del Renzi ci possono offrire, non dimentichiamo però che si possono acquistare libri di qualsiasi genere e, infine, comprare biglietti per il cinema (UciCinemas di Lissone compreso). Insomma, ce ne sono di modi per sperperare questi soldini.

CONTRO annoveriamo tra le cose negative sicuramente la difficoltà e la lunghezza del procedimento di attivazione di questi soldi: è necessario fare infatti uno SPID, ovvero un’identità digitale, che richiede molto tempo per essere creato. Molti miei coetanei infatti, soprattutto quelli meno pratici con le

n° 4 dicembre 2016

EtCetera Majorana Desio

Attualità

17

scartoffie burocratiche digitali, non sono riusciti ad attivare facilmente ‘sto benedetto SPID. (Non bisogna farne però una colpa eccessiva al governo, in ogni caso era necessario un procedimento efficace per rilasciare il bonus solo agli effettivi neomaggiorenni. ndr). Altra grande delusione nutrita da molti è il fatto che, al contrario di quanto si vociferava, non è possibile spendere il bonus per viaggi in Europa e in Italia (Interrail, Frecciarossa, Italo ecc.) o per l’acquisto di cd e musica; però oh, a caval donato non si dovrebbe nemmeno guardare in bocca.

L’ultimo contro, che vorrei esporvi, riguarda la politica stessa adottata da Renzi nel distribuire questi soldi. È sorta infatti fisiologicamente una critica a questa manovra politica, è infatti assurdo, secondo molti, che, in Italia, anziché aprire gratuitamente i musei statali ai giovani, si sia preferito questa distribuzione di bonus. In altre città e stati del mondo, infatti, ci sono molte più sovvenzioni e gratuità per i giovani.

Mi unisco io stesso alla perplessità per questa decisione del governo, a cui però non mi sento di dare tutte le

colpe. Penso infatti che una politica diversa, volta all’aumento delle agevolazioni giovanili alla visita di musei e di luoghi di valore storico-culturale del nostro paese, sarebbe stata più influente e incisiva che non la distribuzione di questi bonus.

Invito però tutti i miei coetanei a non schifare questo bonus. Sappiamo bene, infatti, come non sia il massimo, ma allo stesso tempo mi sembra giusto sfruttarlo e farne davvero un’occasione di crescita personale: non penso ci capiterà più, nella nostra vita.

Sfruttiamoli quindi! Cerchiamo di farne un valore aggiunto al nostro quinto anno di Liceo! E ringraziamo un minimo anche il Mr. Renzi.

n° 4 dicembre 2016

EtCetera Majorana Desio

Attualità

18

Rachele di Nardo, 2a

Abolizione della traduzione dal latino e greco della maturità Recentemente è stato pubblicato su Il Sole 24 ore un articolo di Luca Ricolfi, in cui si parla della petizione contro l’abolizione della traduzione dal latino o dal greco (a casi alterni a seconda dell’anno) nella seconda prova della maturità.

Secondo molti infatti questo “test” risulta troppo difficile, quando invece lo scopo è chiaro e semplice: tradurre un brano di un autore trattato durante l’anno nel modo più corretto e fluente possibile (ovviamente senza errori di sintassi e ortografia) avvalendosi del vocabolario.

Come dice Paola Mastroccola ‟Se snaturiamo la seconda prova, ammazziamo il liceo classico. Il liceo classico è traduzione. E la traduzione è quel meccanismo diabolico di logica e sintassi che ci dà un allenamento mentale e cognitivo unico„.

Perché il classico è questo: non solo passare ore e ore su libri e vocabolari per riuscire a creare una degna traduzione dei poveri autori greci e latini, ma anche preparare la propria mente ad affrontare ogni tipo di difficoltà con razionalità.

Mi rifaccio ancora all’articolo di Ricolfi, in cui si dice che la motivazione dell’abolizione non sarebbe spinta da alti ideali, bensì da una ragione terra-terra: ‟la traduzione dal latino e dal greco è rimasto l’ultimo compito davvero difficile della scuola secondaria superiore„.

Perché la domanda di genitori e studenti non è quella di alzare l’asticella, ma di abbassarla, omologando tutti i tipi di studi.

Io sono del parere che tutti possono fare tutto, se ci si impegna fino all’ultimo. E se non riesci nel tuo intento non è perché non sei capace o perché il livello è troppo alto, ma perché non ti sei sforzato abbastanza.

Applicando questa idea ad un aspetto pratico, potrei dire che la grammatica greca o latina risulta possibile da capire se c’è innanzitutto una buona spiegazione da parte dell’insegnante, ma anche uno sforzo proprio dello studente. Molto spesso diamo la colpa ai professori, dicendo che non hanno spiegato bene, non danno abbastanza compiti, sono troppo bassi con i voti… ma tu hai pas-

n° 4 dicembre 2016

EtCetera Majorana Desio

Attualità

19

sato almeno un’ora a capire l’esercizio di matematica o a comprendere la regoletta di latino da imparare a memoria?

Oppure hai aperto il libro, constatato che i compiti erano abbastanza difficili da non essere capiti e chiesto il giorno dopo al professore la correzione?

Io non sono l’esempio da imitare perché, lo ammetto, anche a me molte volte sono capitati episodi simili ed attraverso questo articolo mi sto rendendo conto di quanto sia prezioso ciò che impariamo: a parte le frasi prese da Tumblr o Instagram, riflettendoci sopra dovresti pensare che è vero che passi ore sui libri, ma anche che lo stai facendo per un arricchimento personale e che in fondo, a questo continuo impegno ti ci sei abituato e ti piace.

Ritornando all’argomento, posso dire di essere fiera di tentare di arrivare ad un livello di asticella relativamente alto e magari, qualche volta, di riuscirci.

Se mai si dovesse abolire questa prova allora si dovrebbe applicare questa regola anche allo studio del cinese, alla logica e al calcolo simbolico, alla teoria della relatività, alla meccanica quantistica, alla filologia classica o moderna, all’algebra astratta e ai linguaggi di programmazione evoluti.

Sono dell’idea che se tutte queste cose dovessero essere abolite, avremmo tutti uno stesso livello e tutti quelli che si sono impegnati negli anni per riuscire a

distinguersi dalla massa non potrebbero riuscire nell’intento.

Ora, le persone di cui sto parlando non sono solo i classicisti ma, a loro modo, gli studenti del liceo scientifico, linguistico, scienze applicate, coreutico, istituti tecnici e professionali etc. Questa diversità tra tutti gli studenti rende unici. Magari uno studente del liceo classico saprà benissimo tradurre e parlarti della cultura greca ma, a differenza di uno studente delle scienze applicate, non saprà nemmeno cos’è Excel; oppure un alunno del liceo linguistico saprà parlare il cinese, ma non avrà la minima idea di cosa sia diritto.

L’abolizione della prova sarebbe l’ennesimo tentativo di proteggere la nuova generazione da ogni sfida e gli effetti collaterali ricadrebbero sull’intera omologata società. Se veramente si vuole avere un futuro migliore, bisogna lasciare spazio e scelta a tutti quelli che ci vogliono provare e non fermare al primo gradino persone che possono fare la differenza.

Da anni si sa che chi vuole seriamente frequentare il liceo classico ha voglia di impegnarsi per raggiungere un risultato, come, del resto, anche che questa scuola pretende un impegno costante, assiduo e profondo. Ma d’altronde è un minimo ologramma della nostra vita futura, dove non ci saranno i genitori che renderanno tutto più semplice o che ci risparmieranno fatiche e sofferenze.

n° 4 dicembre 2016

EtCetera Majorana Desio

Letteratura

20

ECCE HOMO

Vincenzo Guarino, 5I

#3 - Sulla cecità Per quanta voglia si abbia di fuggire, di lasciare alle spalle quel plumbeo grigio liquefatto nel quale stavamo annegando, di dare respiro e speranza alla propria anima turbata e inaridita, ci si porta sempre dietro, alla partenza per un nuovo viaggio e nel corso del viaggio stesso, una nostalgia di quel posto ottenebrante che stiamo lasciando.

Al momento della partenza l’ingegner Gussoni aveva provato una tristezza indicibile – quasi una pesantezza corporea, al pensiero che non avrebbe più avuto la possibilità di passeggiare per le vie di Milano; la città, con tutto ciò che conteneva, era divenuta una sua confidente, non c’era niente nella sua vita di allora che gli desse risposte così interessanti – nessuno che si sforzasse di comprenderlo come i marciapiedi di Corso Magenta o le aiuole e gli alberi di Corso Sempione.

Tuttavia, da quando era tornato, l’abbagliante pensiero di quel romanzo che doveva scrivere per sé, per lei, per gli uomini – nel quale intravedeva il fine ultimo che l’avrebbe condotto ad un

acquietamento e ad una pace interiore – l’aveva portato a serrarsi in quell’appartamento all’ultimo piano in viale Ergisto Bezzi che, tra la polvere e la semi oscurità, aveva sepolto sotto pile di libri e di fogli, che riempiva nevroticamente di pensieri e descrizioni e che, l’attimo successivo, dopo averli riletti, gli parevano banali e mal scritti, abissalmente distanti dal sentimento che la sua anima gli aveva suggerito.

Ad una settimana dal suo internamento si era bloccato di fronte ad una strana intuizione che veleggiava in lui, alla quale non riusciva a conferire forma, che era incapace di definire, di identificare; eppure gli sembrava una specie di fenomeno che fosse comune a tutti gli uomini: una sorta di impossibilità nel percepire la reale essenza altrui. Camminava per l’appartamento angosciato, pensando e ripensando, ritornando ad esempio alla discussione su anima e corpo che aveva avuto col professor Paleari, in riva al Tevere, passando frettolosamente in rassegna nel pensiero nomi di opere, di autori, nella speranza che uno di questi gli richiamasse alla

n° 4 dicembre 2016

EtCetera Majorana Desio

Letteratura

21

memoria una scena, un aforisma, un paragrafo in cui si accennasse a questa sensazione. Il risultato, dal punto di vista delle parole, era sterile: qualche riga contorta lontanissima dall’espressione della sensazione covata. Fu in quel momento che sentì la necessità fisiologica di uscire, di tornare a comunicare con la sua città.

Era il tardo pomeriggio di un giorno invernale, il freddo pungente, e il cielo, sgombro da nuvole, avviatosi all’oscurità serale, all’orizzonte avrebbe mantenuto ancora per poco quell’ardente luminosità rappresentante il commiato quotidiano del sole.

commovente tenerezza improvvisa, a cui non era preparato. Su quel cielo che, come detto, da un blu intenso che via via si andava schiarendo arrivava sino alla linea d’ocra dell’orizzonte, si stagliava una fila di alberi spogli, secchi, scuri, che divideva il senso di marcia di quel viale, dove centinaia di automobili anch’esse scure, con le loro luci rosse e bianche, erano ferme; l’occhio dell’ingegner Gussoni percepiva un numero imprecisato di macchie di luce, vicine, lontane, e l’immagine complessiva che ne risultava assomigliava ad un quadro impressionista.

Intenso era il traffico, frenetico il movimento umano, eccessivo il rumore della tecnica che sovrastava la voce dell’uomo e della natura. L’ingegnere camminava silenzioso, osservando quella variegata accozzaglia umana scorrere per i marciapiedi: riscoprì in quel momento, con tutta la sua forza, il gusto pregnante di quel vagabondare per la sua città, che aveva dimenticato.

Continuò ad avanzare, lentamente, fino a quando un’ulteriore scena lo sorprese: un uomo molto alto, con sulle spalle uno zaino, fermo alla fermata di un autobus, stava rabbiosamente e con ferocia rimproverando un bambino che lo guardava impaurito e mortificato; ma come fa, pensò l’ingegner Gussoni, come fa in questa atmosfera, in questo paesaggio ai limiti del suggestivo, a esprimere un simile sentimento di rabbia? Come fa a non vedere ciò che lo circonda?

D’un tratto, l’immagine che gli si presentò svoltando a destra lo colse alla sprovvista; rallentò il passo; un’emozione tenue e delicata lo attraversò come un brivido; il cuore gli si strinse in una

Fu lì, in quel momento, che gli venne in mente la parola esatta per definire quel fenomeno dalle sembianze astratte e lontane: cecità. La sua mente andò diretta ad un romanzo di uno scrittore

n° 4 dicembre 2016

EtCetera Majorana Desio

Letteratura

22

portoghese intitolato, appunto, Cecità.

Quasi corse, nel tornare verso casa, per l’impazienza, l’esigenza di veder nominato e descritto quel fenomeno che aveva sentito; si precipitò per le scale, aprì la porta del suo appartamento: un odore acre e consunto lo travolse, nella sua intensità quasi nauseante; ebbe qualche istante di esitazione, poi si fiondò a cercare tra la miriade di libri Cecità, romanzo di José Saramago.

“Alcuni conducenti sono già balzati fuori, disposti a spingere l’automobile in panne fin là dove non blocchi il traffico, picchiano furiosamente sui finestrini chiusi, l’uomo che sta dentro volta la testa verso di loro, da un lato, dall’altro, si vede che urla qualche cosa, dai movimenti della bocca si capisce che ripete una parola, non una, due, infatti è così, come si viene a sapere quando qualcuno, finalmente, riesce ad aprire uno sportello, Sono cieco.”

La prosa dell’autore portoghese lo travolse: egli sembra voler emulare i ritmi e l’intensità del fluire del pensiero, e ciò lo porta ad un’esaltazione della virgola che prende il posto dei segni del discorso diretto – alla realizzazione di periodi corposi che avvolgono il lettore e lo inglobano nel tessuto narrativo.

Un’improvvisa epidemia affligge gli

abitanti di un luogo imprecisato in un tempo imprecisato: compaiono casi di persone che affermano di non vedere altro che un «mare di latte», di essere diventati ciechi, una cecità che sembra essere contagiosa.

Il governo prende la decisione di isolare in una sorta di quarantena gli “infetti” al fine di prevenire il rischio di ulteriori contagi; tutti i ciechi e le persone che sono state a contatto con essi vengono portati in un ex-manicomio e abbandonati al loro destino, sotto il controllo di alcuni soldati incaricati di impedire a chiunque di lasciare l’edificio. Queste misure non riescono tuttavia a fermare l’epidemia, tant’è che in poco tempo l’intera umanità sarà infetta, ad eccezione di una sola donna: “la moglie del medico”. In questa situazione di estrema crisi sociale – all’interno del manicomio l’unica legge che vale è quella secondo cui solo il più forte sopravvive – Saramago ritrae il buio, l’abisso dell’animo umano – un’umanità tornata allo stato primordiale, priva di qualsiasi tipo di civiltà, nel trionfo dell’indifferenza, della civetteria, dell’egoismo.

L’ingegnere passò l’intera sera e parte della notte sul romanzo, divorandolo, rimanendo, al suo termine, in un meandro di perplessità e stordimento. Pensa-

n° 4 dicembre 2016

EtCetera Majorana Desio

Letteratura

23

va a più riprese alle terribili, umilianti azioni compiute dai ciechi all’interno del manicomio: quel disordine animale, sporco, viscido, putrido, confusionario lo vedeva vagamente fissato in un’immagine all’interno della sua mente…

«Guernica!» esclamò dopo qualche istante.

Il 26 aprile 1937 un bombardamento nazista colpisce la città basca Guernica, durante la guerra civile spagnola; all’incirca in questo periodo il governo repubblicano spagnolo commissiona a Pablo Picasso un murales da esporre in rappresentanza della Spagna all’esposizione mondiale di Parigi che si terrà nell’estate di quello stesso anno; egli dipingerà Guernica.

Vittorio Gussoni recuperò l’immagine del quadro in un manuale di storia dell’arte: una madre disperata con in braccio un bambino ferito o addirittura morto, un soldato sconfitto, annientato, una donna che scappa, un uomo che grida disperato, le fiamme; confusione, disperazione, la dignità umana sfregiata: il prodotto della cecità.

Un velo si forma dinanzi ai nostri occhi – una nebbia invisibile che non ci consente di vedere; eppure vediamo.

Priviamo qualsiasi cosa ci circondi di quell’essenza che le conferisce unicità,

non la vediamo se non come materia e dentro quella materia riversiamo noi stessi, affidandole un carattere utilitaristico volto al nostro interesse personale.

“Secondo me non siamo diventati ciechi, secondo me lo siamo, Ciechi che vedono, Ciechi che, pur vedendo, non vedono.”

L’ingegner Gussoni interpretava la cecità presentata da Saramago come un’assenza di sensibilità che non permette all’uomo di penetrare a fondo nelle cose che lo circondano – di vederle, ossia sentirle in tutta la loro essenza. E secondo lui questa cecità produce egoismo, viltà, disperazione – produce ciò che è presentato nel quadro di Picasso. Tuttavia l’ingegnere non riusciva ad incolpare esclusivamente l’umanità riguardo questa particolare specie di superficialità: per quanto si possa impegnare, sforzare, l’uomo può arrivare a comprendere interamente un’essenza?

Può un’anima, malgrado l’intralcio del corpo, arrivare a comprenderne un’altra nella sua totalità?

Invogliato da queste riflessioni, prese un foglio riempito a metà e riprese a scrivere; intanto, là fuori, la luna accarezzava con la sua candida luce l’oscurità della notte.

n° 4 dicembre 2016

EtCetera Majorana Desio

Musica

24

Clara Cassandro, 1a

Zoom sugli eventi musicali Per gli amanti della musica è difficile non provare l’impulso di voler leggere qualcosa che tratti di essa. Dai, non mentire: se stai leggendo questo articolo, significa che questo zoom sulla musica deve averti attirato, almeno un po’.

Quest’anno l’industria musicale ha dato il meglio di sé, sfornando giorno dopo giorno novità di ogni genere. Una di queste sono i documentari a sfondo musicale, che spesso, purtroppo, non riscuotono particolare interesse. Ultimamente, andando al cinema, avrete notato i diversi film dedicati a Steve Jobs, ormai fissi nelle sale. Ma ora, finalmente, si cambia aria.

Tutti conosciamo, più o meno nel dettaglio, la band cult per eccellenza: i Beatles (tradotto letteralmente, gli scarafaggi).

Questo gruppo, con ben mezzo secolo di carriera, viene continuamente celebrato in occasione dei vari anniversari.

Nel 2016, per festeggiare il 50° anniversario, Lucky red ha distribuito un vero e proprio film evento sui quattro ragazzi, rimasto nelle sale dal 15 al 21 settembre. Il famoso regista Ron Howard ha basato il suo racconto sulle prime straordinarie imprese live della band,

in rotta verso i concerti che hanno fatto la storia della musica, dal Cavern club di Liverpool, allo storico Candlestick Park di San Francisco.

“Eight days a week. The touring years” (Otto giorni a settimana. Gli anni del tour).

Questo documentario ci racconta come Paul McCartney, Ringo Starr, John Lennon e George Harrison si sono uniti, diventando i “colossi” della musica, meglio conosciuti come The Beatles. Il film è stato creato utilizzando filmati inediti, che mostrano i lati meno noti del gruppo, ad esempio il modo in cui prendevano le decisioni, ma soprattutto come creavano la loro musica.

Tutto questo è stato reso possibile dalla partecipazione di Paul McCartney, Ringo Starr e i figli degli altri due membri della band, Yoko Ono Lennon e Olivia Harrison.

Il tutto diretto da una straordinaria regia.

Chiaramente, non hanno concesso questa esclusiva solamente ai Beatles. Anche un altro famoso gruppo Indie rock (un genere musicale di alternative rock) può vantare un proprio documentario: gli Oasis. Siamo nella Manchester del 1991: nascono gli Oasis. Nel vicino 1996, più precisamente

n° 4 dicembre 2016

EtCetera Majorana Desio

Musica

25

nel mese di agosto, questi cinque ragazzi vivono qualcosa di mai visto: 250 mila persone, senza calcolare le altre 2 milioni e 500 mila alla ricerca dei biglietti, costituiscono la media del pubblico presente ai loro concerti a Knebworth. Sono senza dubbio i più seguiti del periodo.

“La storia mai raccontata della band che ha cambiato il suono di una generazione.”

Il film, nelle sale solo il 7-8-9 novembre, si è concentrato sulla rapida ascesa al successo del gruppo, sfruttando immagini di archivio.

Come sottofondo del documentario, sono state usate le tracce dell’album d’esordio Definitely maybe e, in particolare, il singolo Supersonic, che ha ispirato il nome del documentario.

“Nessuno aveva sentito parlare di noi, ma eravamo determinati, non ci siamo mai arresi.” – Oasis Ognuno di noi ha un genere musicale preferito, verso il quale nutre più o meno entusiasmo. È risaputo però che gli amanti del rock siano più coinvolti dalla musica rispetto agli altri, soprattutto emotivamente.

Da agosto fino ad ora, una band in particolare ha “insospettito” i suoi fan, pubblicando brani in modo decisamente più frequente del solito nell’arco di questi quattro mesi.

I Green Day ritornano in scena con il loro nuovo album, Revolution Radio. Molti lo hanno definito un album particolare, un

album che, a differenza di quelli di molti altri artisti, lascia trasparire in pieno lo stile tipico dei Green Day. Bang Bang, così come i cinque brani pubblicati successivamente, preannunciava l’uscita del nuovo disco, ma la sorpresa stava in ben altro.

Poco dopo il CD fiammante, hanno finalmente visto la luce del sole anche le tappe del Revolution Radio tour 2017. Il tour toccherà molti Paesi d’Europa, tra i quali Norvegia, Svezia, Germania, Olanda, Francia, Svizzera e Gran Bretagna. Le tappe italiane saranno principalmente: Torino, Firenze, Bologna, Milano e Monza, tra il 10 gennaio e il 15 giugno 2017.

Nonostante il grande entusiasmo dei fan, non tardano ad arrivare critiche e insulti per quanto riguarda i testi di alcuni brani in particolare. Questi testi, infatti, sono risultati in qualche modo offensivi nei confronti della religione e favorevoli a comportamenti ritenuti gravemente scorretti nella società odierna. In risposta alle critiche, una grande quantità di persone ha reagito in modo eccessivamente aggressivo, dando vita ad accese discussioni virtuali nella sezione commenti dei suddetti video su Youtube.

Ora la situazione sembra essersi calmata, ma c’è bisogno che tutti noi teniamo a mente questo: ognuno è libero di scegliere, e questo non solo parlando di musica, ma vale per ogni aspetto della vita.

n° 4 dicembre 2016

EtCetera Majorana Desio

Riflessioni

26 Vagheggio-cazzeggiamenti fantastici e dove trovarli

Niccolò Barberio, 4C

Ci son giorni in cui, diciamolo con onestà, persino lo studente medio del Majorana la sbatta di studiare, o lavorare, o anche solo di respirare, proprio non riesce a trovarla.

La cerca e la ricerca, su Facebook, tra i post di “Sesso droga e pastorizia”, oppure su Instagram, stalkerando il profilo del/della tipo/a figo/a che gli piace.

Si ritrova con la mente vuota, spaesato, parcheggiato sul divano a guardare pomeriggio 5 o “Il segreto” (che poi, qualcuno me lo spiega qual è questo “segreto”? Ndr), aspettando un qualcosa, una qualche piccola scintilla, che riesca a mettere in moto i due neuroni sciancati dal troppo studio (ahahahah ndr.), vedendo la propria mente percorsa da una cascata di pensieri poco logicamente connessi tra loro.

Ecco, se non si era capito, questo è proprio uno di quei giorni, quindi ho deciso di scrivere questa sottospecie di articolo in cui cerco di esprimere

al meglio delle mie capacità proprio questo treno di pensieri: Laurence Sterne mi fa un baffo.

Il referendum costituzionale, anche se sono per il no, so che verrà vinto da quelli del sì e che Renzie (keffà? ndr) la spunterà. Nel caso sia in errore, e dovesse vincere il no, mi farò tirare una coppinata pubblica dal prof. Ermacora, ammesso che lui sia d’accordo.

Sempre parlando di referendum, ma non è adorabile il candidato della destra estrema per le presidenziali austriache a voler indire un referendum sull’utilizzo o meno della pena di morte? Sento il Beccaria che c’è in me giocare a rugby contro il Sud Africa: fa male.

La gente che ancora si dispera dell’elezione di Trump vede populisti solo nel giardino del vicino di casa.

La politica è populismo, tutta quanta (o quasi).

Ogni volta che sento parlare di

n° 4 dicembre 2016

EtCetera Majorana Desio

Riflessioni

27

giusnaturalismo mi viene la pelle d’oca, non succede anche a voi che state leggendo?

Listambul era persino meno seria di questo articolo, ma è riuscita lo stesso a prendere più voti di Globalist.

Chapeau.

I giornalisti di parte, o quelli che non si informano di ciò che scrivono (o, peggio, non informano!) non sono dei veri giornalisti. E mi riferisco a qualunque tipo di giornalista, o presunto tale.

Ora, scrivendo cose serie, l’idea dei cammelli-navetta è stata rifiutata ancora prima di essere stata presa in considerazione fino in fondo, e secondo me questo non è giusto.

“Animali fantastici e dove trovarli” è un buon film, ma pensò che verrà ricordato solo per i giochi di parole che se ne possono fare con il titolo: si legga sopra.

Ho appena scoperto che la giornata internazionale dell’uomo si celebrava il 19 novembre e devo dire che mi è piaciuta molto l’attenzione mediatica che gli è stata riservata. Nessun augurio agli uomini e nessuno alle donne, auguri a tutti e, soprattutto, niente “no alla violenza di genere”, ma “no alla violenza in generale”.

Perdonatemi lo slogan.

Dopo anni e anni durante i quali il buon vecchio Silvio “martellava” affinché l’Italia non venisse più vista all’estero solo come “pasta, pizza, lasagne e mafia”, alla fine il caro Lapo ce l’ha fatta: ora siamo “pasta, pizza, coca e mignotte”. Queste si che sono soddisfazioni.

“Guido vorrei che tu, Lapo ed io…” chissà cosa ne pensa Dante.

n° 4 dicembre 2016

EtCetera Majorana Desio

Narrativa

28

Dario Arcolin, 3D

Ombra Bianca 27/10/2016 Stavo rileggendo il fascicolo, forse per la sesta volta quella mattina, quando decisi di concedermi la prima pausa dopo più di tre ore di lavoro, fedelmente supportato dal mio vice Leonardo, che pur essendo con me da solo un mese si era rapidamente guadagnato la mia stima grazie alla sua intuitività e prontezza.

Alto e slanciato, riusciva, anche da seduto, a dominare l’ufficio, grazie ad un corpo robusto seppur snello.

Ciò, unito a capelli castani ribelli, uno sguardo color del ferro determinato ma caldo al tempo stesso e gli svariati tatuaggi in stile maori sulle braccia, lo rendeva l’argomento di conversazione ideale per le giovani colleghe del dipartimento.

Feci frusciare le carte del dossier tra le dita per un’ultima volta, poi le buttai sul tavolo sbuffando. Lanciai un’occhiata alla macchinetta per il caffè.

“Vuoi, Leo?” Dissi dopo aver alzato gli occhi dalle carte.

“Se ti riferisci ad un espresso fumante, la risposta è sì.”

Mentre mi allontanavo dalla scrivania

pensai che era già passata una settimana dall’arrivo di quella lettera al dipartimento, foriera di paura, scompiglio e terrore ai piani alti.

Una lettera come non se ne vedono più al giorno d’oggi, questo bisognava ammetterlo: la carta color panna, con un elaborato motivo geometrico rispettivamente all’angolo alto destro e in quello basso sinistro disegnato a mano, era vergata in una calligrafia elaborata tanto quanto il messaggio fermato dall’inchiostro sulla carta.

Sarebbe stata presa per una farsa se non fosse stata scritta dal famigerato ladro, costruitosi una fama impressionante solo negli ultimi due anni.

Con le sue spettacolari rapine aveva sbalordito e colpito i musei più famosi, le banche più sicure e i tesori più protetti. E adesso Lui era in Italia, a Firenze.

Seguendo questi ragionamenti mi ero portato davanti alla macchinetta e come un automa inserito le cialde. Dopo aver aspettato il piacevole e sommesso borbottio generato dalla cialda in esaurimento avevo riempito le tazzine con la

n° 4 dicembre 2016

EtCetera Majorana Desio

Narrativa

29

calda bevanda.

Tornato a sedere consegnai la prima a Leo. “‘zie.”

Disse tra un sorso e l’altro, desideroso di dare un poco di lucidità alla sua mente.

Come me, anche Leonardo tentava di decifrare la misteriosa lettera, misteriosa come la sua apparizione, in quanto precisamente la mattina di sette giorni prima la missiva incriminata era apparsa inspiegabilmente nel vuotatasche del capitano, nel terzo cassetto in alto, nell’angolo di destra della sua scrivania, che di norma era chiuso a chiave, come per magia così come quasi per magia Lui portava a termine i suoi colpi apparendo inspiegabilmente oltre i cordoni di poliziotti, bypassando i migliori sistemi di sicurezza con un semplice tocco o un’agile passeggiata tra sofisticati rilevatori di movimento.

Un fantasma, ecco ciò che era, la peggiore nemesi di tutti i dipartimenti di polizia del mondo.

Dopo aver gustato appieno il caffè ricominciai ad arrovellarmi sul contenuto della missiva, che citava: ‘’Non accadrà rivoluzione che io non voglia, fino a quando avrò la terra nelle mie mani

e solo allora essa tornerà ad Ouranos per poi sparire via (come è giusto che sia) per volontà mia.‘’ Spectre “Spectre - dissi sovrappensiero - il ladro più pazzo di sempre…”

“Non sono d’accordo - esordì Leonardo - se fosse pazzo l’avrebbero preso al primo colpo e spedito in un ospedale psichiatrico. O no?”

Colpito dal tono della sua voce lo spronai “Continua pure… magari vale la pena ascoltarti.” aggiunsi con cruda ironia.

“Se fosse solo un pazzo sarebbe il pazzo più furbo di sempre, invece penso che sia in pieno possesso delle sue facoltà mentali.” continuò lui eludendo il mio sarcasmo.

“Per esempio, osservando il suo modus operandi ci rendiamo conto che ogni volta invia una missiva, indicante dove, come e quando colpirà.

Anche se il messaggio non è chiarissimo si riesce comunque a decifrarlo almeno a grandi linee, quindi la finalità dei codici è quella di creare un’immagine, l’immagine di un ladro d’altri tempi pari a quella del celebre Arsenio Lupin I”

n° 4 dicembre 2016

EtCetera Majorana Desio

Narrativa

30

Bevve un sorso di caffè.

“Ma a che pro?” gli chiesi, sempre più catturato dal suo arguto ragionamento “Cosa se ne fa un ladro di un’immagine da gentiluomo?”

“Ah, giusto, il gentleman. Altra sua eccentricità è quella di vestirsi impeccabilmente per le sue ‘‘performance’’, e non a caso uso questo termine. Tratta i colpi come show, con tanto di inserzioni a tutta pagina sui giornali per attirare più gente possibile.

E ovviamente la gente viene, stregata da un gentiluomo di gran classe che sfida spettacolarmente le autorità.

Un ladro comune, per quanto bravo, susciterebbe sdegno, ma lui no. Cura il suo aspetto, saluta, sorride alla folla e si esibisce per lei, fugge senza lasciar traccia così come arriva, ma cosa più importante di tutte: non ha mai ucciso né ferito in modo grave nessuno.”

“Posso anche promuoverti per la bella storiella ma mai a pieni voti, se non mi dai un movente plausibile a questo tuo ragionamento.”

Per quanto potesse essere brillante ed intuitivo, Leonardo mancava di esperienza.

Ovviamente, da buon superiore che si rispetti, avevo già tratto le sue stesse conclusioni molto tempo prima, ma invece di spiattellargli in faccia un ragio-

namento fatto e finito lo avevo guidato passo per passo aggiungendo sapientemente piccoli suggerimenti alla volta, e il risultato era stato eccellente.

Lasciai dunque passare qualche attimo di silenzio, per poi dire: “Durante la sua breve ma brillante carriera, che vanta cinque fenomenali colpi, ha sempre attirato gente attorno a sé non come scudo o deterrente per eventuali azioni dei corpi speciali, ma come tacito alleato.”

“Si riferisce al colpo di Tokyo, dove se ne è andato con il Buddha di Giada?”

“Esattamente,- dissi soddisfatto - infatti le autorità previdenti avevano creato una zona off-limits attorno al Sensoji Temple, il luogo dove era stato esposto il manufatto, ma inspiegabilmente la folla si è agitata all’improvviso, sfondando le transenne e riversandosi nella struttura. Un comportamento del genere da parte della folla non è logicamente spiegabile, avrebbero benissimo potuto assistere al furto al sicuro nella safe-zone, perché andare a rischiare una rappresaglia tra loro e la polizia?”

“Vuoi forse dire che Spectre era in mezzo alla folla per condizionare i suoi movimenti?”

“Bravo! Spectre e a mio parere anche i suoi complici, infatti da solo non sarebbe mai riuscito a condizionare migliaia

n° 4 dicembre 2016

EtCetera Majorana Desio

Narrativa

31

di persone, formando con la folla una cosa sola. Tramite la folla si avvicina al bersaglio e con la confusione da lei creata fugge.”

“Allora basterà adottare le giuste contromisure per privarlo del suo asso nella manica. Lo prenderemo certamente!”

“Non è da te contraddirti Leo” dissi lanciando un’occhiata supplichevole all’orologio, che, deo gratias, segnava già mezzogiorno meno un quarto.

tavano al pianterreno, discutendo del più, del meno e di che cosa avremmo ordinato a pranzo.

“Cosa intendi?”

“Lo hai detto tu stesso che è in possesso delle sue facoltà mentali e penso proprio che Spectre si immagini un’azione di questo tipo da parte nostra. Probabilmente ha già studiato una contromossa per fregarci. L’unico modo per prenderlo è stare attenti fino all’ultimo secondo e NON seguire il piano studiato a tavolino.”

“Non so come fai a non perdere niente dato che dimentichi tutto… nononono, non pensare neanche di tornare a prenderle, ho fame.

Oggi la tua Harley si prende una licenza, vieni in macchina con me.”

“Agli ordini!” sospirò, al pensiero di tradire la sua ragazza meccanica per quella a 4 ruote del capo, un’elegante e furiosa Ford Mustang.

“Qualcosa del tipo: ‘‘appena si entra a contatto con il nemico il piano va a farsi benedire?’’”

“Precisamente, ma ora - dissi chiudendo il dossier - si va a mangiare un boccone, e non pago io.”

“Come desidera, signore.” Disse, felice all’idea di staccare per la pausa pranzo.

Dopo aver riordinato le carte sull’elegante scrivania in mogano, aperto la finestra e spento le luci ci dirigemmo chiacchierando verso le scale che por-

Non che fosse un crimine fingere di dimenticare le chiavi in ufficio, ma da appassionato di motori ogni giro su una macchina o moto di gran classe era un richiamo troppo forte, così, da quando erano stati accoppiati, aveva sempre cercato l’occasione giusta per scroccare un passaggio su quel gioiello.

Se solo non l’avesse fatto quel giorno…

Arrivati nel parcheggio bruciammo inconsciamente l’opportunità di porre fine alla storia ancor prima che iniziasse.

“Ma si può! Che testa che tengo…” disse d’improvviso Leonardo.

Lo guardai perplesso e per risposta disse: ‘‘Le chiavi!’’

Immense grazie siano rese ai membri del personale ATA che perdono investono il loro tempo nel ciclostilare il nostro amato giornale!

Caporedattore: Lorenzo Ferri, 4A Impaginatore: Riccardo Galli, 5a A cura di: Sonia Martinetto & Giorgia Pasqual, 4C Redattori: Vincenzo Guarino 5I, Matteo Redaelli 5a, Niccolò Barberio 4C, Dario Arcolin 3D, Alessandro Bruzzano 3a, Rachele Di Nardo 2a, Clara Cassandro 1a, Vittoria Baldissarro 1b

Le copie del giornalino sono poche non perché siamo molto taccagni, ma perché è anche online! Se non sei stato abbastanza veloce da prenderne una copia leggilo su issuu.com/etceteramajorana oppure su studenti.liceodesio.gov.it/etcetera, la risoluzione è migliore e le immagini sono a colori! Inviaci il tuo articolo a etceteramajorana@gmail.com