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PERCHÉ I ROSSI DI CAPELLI SONO COSÌ FORTI?
MANI, BRACCIA, PESI E PENDOLI.
DA ROD LAVER E DON BUDGE FINO A MURRAY E JANNIK SINNER di Fabrizio Brascugli
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Ce ne sono molti nella storia del tennis di grandi giocatori con i capelli rossi Rod Laver e Donald Budge sono stati i primi e finora gli unici a completare il Grande Slam, ne sono seguiti di fortissimi. Jim Curier, John McEnroe, il più giovane vincitore di Wimbledon Boris Becker, Andy Murray ha riportato il titolo dei Championships in Inghilterra dopo che Fred Perry lo aveva conquistato 77 anni prima. Questi sono solo i più forti e non dobbiamo dimenticare Bobby Riggs, vincitore di un torneo di Wimbledon (1939) e di due US Open (1939, 1941).
Ce ne sono altri: il doppista Mark Wooodforde, Ernest Gulbis, Kyle Edmund, il belga David Goffin, vira sul rosso anche la chioma di Alexander Zverev. Ma il gene MC1R potrebbe essere presente anche in altri giocatori se si osservano lentiggini e occhi chiari, anche se non ci sono certezze in merito a questa correlazione. Si tratta di un gene recessivo che è considerato in via di estinzione.
Il giovane altoatesino Jannik Sinner è uscito vincitore dai tornei di Bergamo e Trento, con la vittoria bergamasca è diventato il più giovane italiano vincitore di un torneo Challenger. Poi il decollo con due titoli ATP 250, la finale al Masters 1000 di Miami e l’ingresso nella top-20 al n.19, ma 11esimo nella race la classifica che considera i risultati da inizio anno.
Le sue vittorie in giovane età sono il sintomo della presenza di un buon talento tennistico. Questo sembra fuori di dubbio. Potrebbe trattarsi di una semplice coincidenza, in fondo a livello scientifico non ci sono studi in merito, non ancora. Potremmo esser costretti a brancolare nel buio, affidarsi al concetto di mistero, oggi tanto acclamato. Darsi una spiegazione in forma religiosa, sospendere l’attività del pensiero e vivere felici affidandoci al fato. Allegria. Ma cercare di comprendere le cause dei fenomeni è una necessità della mente umana anche se non di tutte, quindi smettere di formulare ipotesi è innaturale, sintomo di poca curiosità. Ipotizziamo, rischiamo. Un’associazione non è necessariamente una correlazione. Le correlazioni vanno dimostrate, perciò la situazione nei tempi moderni dell’esaltazione dell’opinione, della doxa, diviene alquanto difficoltosa, considerato che si riesce a contestare anche teorie ormai accreditate come l’evoluzione; il dibattito sul clima ha assunto ormai i connotati del commento da bar dopo la partita della domenica. Prima di trovare una qualunque correlazione è necessario formulare un’ipotesi che dovrà essere vagliata. Ciò che si trova in rete non aiuta molto in questo caso: siamo sempre nel campo del non correlato, almeno non pienamente. Questo non impedisce però di mettere insieme indizi, notare particolari e valutare le ipotetiche conseguenze. Non sappiamo con precisione se il numero di tennisti professionisti rispecchia le proporzioni del numero della popolazione dai capelli rossi che è all’incirca il 2% del totale, o se sono di più in proporzione, ci si riferisce solo a coloro che hanno il carattere manifesto, in quanto il gene è recessivo. Però di bravi ce ne sono diversi e ce ne sono stati, anche se il carattere sembra essere sulla via della scomparsa, come evidenziano recenti studi. Cosa ci si può aspettare da un carattere recessivo?


In più, non si colpisce la palla con i capelli, questo è chiaro, credo, a tutti i maestri di tennis, quindi dovremmo vedere se tale fenotipo è indice di caratteristiche che aiutano ad avere dei vantaggi quando si colpisce una palla, o quantomeno se, con una buona frequenza, è associabile ad altre peculiarità fisiche utili nel gioco del tennis. Un ulteriore passaggio che sembra complicare le cose ancora di più, ma forse solo a prima vista. L’ipotesi va valutata con attenzione e sottoposta, nel senso inteso dal filosofo Karl Popper, a prove di confutazione, ma prima va formulata in modo razionale. La condizione che un elemento sia indice di un altro non implica che esista un rapporto di esclusività tra l’elemento indice e quello indicato, ovvero certe caratteristiche possono essere presenti anche in altre persone, indipendentemente, in questo caso, dal colore dei capelli. Si tratta di un’informazione indicativa: con la presenza di un determinato elemento aumentano le probabilità della presenza anche di un’altra caratteristica. Siamo ormai nella scienza delle probabilità, da molto tempo. Pertanto avere i capelli rossi dovrebbe aumentare le probabilità che le persone abbiamo anche una o più caratteristiche fisiche che conferiscono dei vantaggi nel colpire una pallina da tennis. La domanda successiva è quella di chiedersi quali caratteristiche fisiche conferiscono dei vantaggi nel gioco del tennis. Ci sono alcune indicazioni che vengono in soccorso: Vita e costumi di Giulio Agricola è l’opera che fu scritta dallo storico romano Tacito nella quale descrisse la conquista della Britannia e nella quale descrisse anche le popolazioni del posto. Un particolare riferimento alle persone dai capelli rossi lascia traccia delle osservazioni dello storico, il quale costatò che le persone con rutilismo avevano anche dei grandi arti. “Rossi di capelli dai grandi arti”. Sembra anche che fossero venduti come schiavi a un prezzo maggiore, perché ritenuti più forti. Qui alcune informazioni scientifiche più moderne possono inserirsi fornendo quella che sembra essere una conferma delle acute osservazioni dello storico. I capelli rossi, associati ad una pelle chiara consentono una migliore sintetizzazione della vitamina D anche in condizione di poca luce solare come accade nelle aree del nord. Si tratterebbe di una coevoluzione avvenuta nelle aree del nord con l’effetto di prevenzione del rachitismo. La vitamina D è responsabile della costituzione ossea. Arti più grandi, più pesanti, più lunghi. Con un peso specifico maggiore!? Dal lato del tennis quello che è utile e non poco nel colpire la palla è il “momentum”. Il momento d’inerzia all’impatto, il quale è strettamente correlato alla massa (il peso) e alla velocità. Nel momento angolare è anche importante la lunghezza del raggio, in questo caso il braccio, nelle formule è calcolato al quadrato. Un braccio più lungo, più pesante, magari a causa di un maggiore peso specifico osseo, a parità di velocità con uno più leggero, più corto, possiede un maggiore momento di inerzia all’impatto. Ma anche con una velocità ridotta in modo non eccessivo può eguagliare il momento di inerzia di un braccio con maggiore velocità ma più leggero e/o più corto. Una riduzione di velocità che mantiene la stessa efficienza di impatto consente una maggiore accuratezza dei colpi riducendo gli errori, si veda la teoria del chiodo e del martello in questo blog. Il vantaggio del braccio pesante sarebbe duplice: maggiore impatto a velocità uguali e stesso impatto a velocità ridotta. Ma la potenza non è niente senza il controllo. Un braccio più grande però di solito è composto anche da una mano più grossa, la quale quando impugna una racchetta, come abbiamo visto in un post precedente, ha degli effetti sulla racchetta perché di fatto aggiunge peso al manico. Uno di questi effetti è quello di spostare il baricentro rendendo l’attrezzo più bilanciato verso il manico, più head light come si usa dire in inglese. Una racchetta più bilanciata verso il manico è più maneggevole. Maneggevolezza, potenza, consistenza dei colpi a velocità ridotte sono tutte condizioni che consento lo sviluppo progressivo di un tennis efficace e vincente. Maggiori rotazioni, maggiore velocità, cambi di ritmo. Sembra che sussistano molteplici condizioni per coloro che possiedono determinate caratteristiche per sviluppare un tennis solido ed efficace. Condizioni che Jannik Sinner sembra proprio avere. Perciò se seguito con attenzione e cura, senza ansia, apprensione o isteriche aspettative, come sembra proprio che sia da Piatti e Sartori, il suo sviluppo tennistico dovrebbe essere lineare. Sarebbe anche giunta l’ora, perché i record e i ricordi di Nicola Pietrangeli e Adriano Panatta iniziano a essere un po’ vecchiotti. Il fatto che Federer, Nadal e Djokovic siano mori non è tecnicamente una prova a confutazione. Se avessero un braccio corto, leggero e piccolo correlato da una mano minuscola questa sì sarebbe una prova a confutazione. Per coloro che hanno un bimbo o una bimba con i capelli rossi: regalategli una racchetta, iscrivetelo a un corso di tennis, assicuratevi che il maestro sia bravo. Non si sa mai. Avesse ragione Publio Cornelio Tacito.
P.S. Anche tra le ragazze ce ne sono diverse (Stosur, Sandra Cecchini, credo Monica Seles) però non ho avuto modo di fare una ricerca più accurata e potrebbero esserci altri fattori che influiscono sparigliando un po’ le carte.

MONTE-CARLO.
TITOLO A RUBLEV CHE BATTE RUNE IN FINALE.
SEMIFINALE PER SINNER, MUSETTI BATTE IL N.1 DEL MONDO DJOKOVIC.
E’ il russo Andrey Rublev che in finale batte in rimonta il danese Holger Rune (9) per 5-7 6-2 7-5, il nuovo re di Monte-Carlo. Per Rublev che nel 2021 aveva perso in finale contro Tsitsipas questo è il primo Masters 1000 in carriera.

PROTAGONISTI GLI ITALIANI.
Matteo Berretini
Doveva essere il torno della ripresa. Purtroppo è stato il torneo dell’ennesimo infortunio del n.22 del mondo. Il romano inizia bene la settimana monegasca con una vittoria contro lo statunitense Maxime Cressy(40). Al turno successivo supera l’ostico argentino Francisco Cerundolo, annullando un match-point, ma nel terzo set inizia a sentire un dolore agli addominali. Gli esami successivi confermano un lesione di 2 cm. E’ la fine del torneo per Matteo che avrebbe dovuto affrontare Holger Rune e l’inizio di un nuovo calvario. Berrettini rinuncia a Barcellona, Madrid e quasi sicuramente anche a Roma e Roland Garros. Una mazzata in testa che Matteo non meritava.

LUCA NARDI
La terra del Principato sorride ai giocatori italiani.
Inizia Luca Nardi (159) che fatica contro la wild-card monegasca Vacherot, n°375 del mondo, ma alla fine fa il suo e si garantisce la prima vittoria in un Masters 1000 della carriera alla sua seconda partecipazione (Roma 2022 l’altra). Fatale il derby al secondo turno contro Lorenzo Musetti, ma tanti punti e tanta fiducia.
LORENZO MUSETTI
Lorenzo inizia con un avversario ostico. Il serbo Miomir Kecmanovic (45) reduce dalla finale all’Estoril. Musetti fatica la prima frazione vinto al tie-break, ma poi dilaga con un perentorio 6-0 e si qualifica per il secondo turno. Il carrarese si ripete contro Nardi troppo tenero per il n.21 del mondo. Un doppio 6-0 che fa capire a Nardi (!59) quanto è lunga la strada verso la top 20. Ottavi di finale contro il n.1 del mondo Novak Djokovic e qui arriva il capolavoro del toscano. Sotto di un set Muset non molla e recupera sotto di un break la seconda frazione al serbo. Visibilmente non al massimo, servizio non oltre i 150km/h Novak non riesce a contrastare l’italiano che chiude per sei giochi a quattro al terzo. Ancora un derby italiano nei quarti, Musetti avrà di fronte Jannik Sinner che impone il suo tennis superiore. Lorenzo lascia il torneo, ma rimane la soddisfazione di un ottimo percorso.


JANNIK SINNER
Tre Masters 1000 e tre semifinali per il nativo di San Candido.
Dopo un primo turno passato giocando un solo set contro Diego Schwartzman (37) che si ritira sotto 6-0 3-1, Jannik trova il solido Hubert Hurkacz (13) che lo aveva sconfitto nel 2021 in finale a Miami. Una partita difficile con il polacco che va avanti di un set e si procura una palla match. Il carattere di ferro dell’altoatesino viene fuori. Sinner annulla il match-point e chiude 6-1 al terzo. Quarti di finale contro Lorenzo Musetti (21). L’allievo di Vagnozzi domina con un doppio 6-2. Sinner rimane concentrato dal primo all’ultimo scambio, mentre Lorenzo è scarico dopo il successo su Djokovic. La semifinale oppone Sinner a Holger Rune (9) che lo precede di una posizione in classifica. L’azzurro inizia alla grande lasciando solo un gioco al norvegese classe 2003. Purtroppo il tempo fa le bizze ed uno scroscio di pioggia interrompe l’incontro. Al rientro in campo il pendolo batte dalla parte di Rune. Il norvegese discute con il pubblico, tutto dalla parte di Jannik, e si carica mentre l’azzurro non trova più i colpi brillanti della prima frazione. Sinner cede secondo e terzo set con un doppio 7-5 complice anche la stanchezza che si fa sentire per un giocatore che dall’inizio dell’anno non si è mai fermato. Sinner consolida l’ottava posizione nel ranking.

Una sconfitta non fa primavera e la stagione su terra è appena iniziata.
LE VITTORIE ITALIANE CONTRO IL N.1 DEL MONDO
Sono nove le vittorie dei tennisti italiani contro un numero uno del mondo. Inizia Corrado Barazzutti nel 1974 seguito da Adriano Panatta il solo a vantare due successi contro il top delle classifiche. 17 maggio 1974 Corrado Barazzutti, numero 71, batte nei quarti a Monaco di Baviera il rumeno Ilie Nastase per 36 76 61 sulla terra battuta.9 novembre

1975 Adriano Panatta, numero 19, batte in finale a Stoccolma lo statunitense Jimmy Connors per 46 63 75 sul sintetico indoor.13 aprile 1977 Adriano Panatta, numero 12, batte al 1° turno di Houston lo statunitense Jimmy Connors per 61 75 sulla terra verde americana.15 giugno 2000 Gianluca Pozzi, numero 76, batte negli ottavi del Queen’s lo statunitense Andre Agassi per 46 32 sull’erba.10 maggio 2007 Filippo Volandri, numero 53, batte negli ottavi degli Internazionali d’Italia Roger Federer per 62 64 sulla terra rossa.16 maggio 2017
Fabio Fognini, numero 29, batte al secondo turno degli Internazionali d’Italia Andy Murray per 62 64 sulla terra rossa.30 ottobre 2020 Lorenzo Sonego, numero 42, batte ai quarti di Vienna Novak Djokovic per 62 61 sul cemento indoor.31 marzo 2023 Jannik
Sinner, numero 11, batte in semifinale a Miami Carlos Alcaraz per 67 64 62 sul cemento.13 aprile 2023 Lorenzo Musetti, numero 21, batte negli ottavi a Monte-Carlo Novak Djokovic 46 75 64.

CORREVA L’ANNO 1976: ADRIANO PANATTA DIPINGE D’AZZURRO
La Terra Rossa Del Roland Garros
di Paolo Rossi
Nel sempre più lontano 1976
, Adriano Panatta vinse il Roland Garros firmando una delle imprese più affascinanti nella storia del tennis open italiano. Fu l’apice nella carriera del tennista romano, un successo in terra di Francia che giunse dopo appena due settimane dal trionfo agli Internazionali d’Italia. Due straordinari esiti ottenuti annullando ben 11 matchpoint nel primo turno al Foro Italico di Roma giocando contro l’australiano Kim Warwick, ed uno rocambolesco al cecoslovacco Pavel Hutka nel primo turno di Parigi nel quinto set.
Un numero del quotidiano sportivo francese l’Equipe uscito il 29 maggio del 2020 celebrò Adriano Panatta ricordando il suo successo al Roland Garros con un titolo emblematico: “Panatta marchait sur l’eau (Panatta camminava sull’acqua)”. Il riferimento simbolico è ai miracoli di Adriano compiuti in quei momenti memorabili.
La prossima edizione del Roland Garros 2023 è ormai imminente. In attesa di conoscerne gli esiti, ricordiamo nei dettagli le emozioni di quando l’Adriano nazionale consolidò la sua fama in tutto il mondo del tennis.
Parigi, Stade Roland Garros. Correva l’anno 1976. Da lunedì 31 Maggio a domenica 13 Giugno si giocano i Campionati Internazionali di Francia. I mezzi di comunicazione di massa hanno ormai contribuito a trasformare la già straordinaria kermesse parigina in un evento di portata planetaria. La televisione presente in ogni abitazione trasforma i campioni dello sport in divi del jet set.

Sul campo centrale del Bois de Boulogne d’un tar- do pomeriggio francese sono in corso i matches di primo turno. In campo c’è Adriano Panatta, alla sua ottava partecipazione al torneo di Parigi e fresco vincitore del torneo di Roma, la cui finale era stata giocata domenica 30 Maggio, opposto due giorni dopo al cecoslovacco Pavel Hutka, originale giocatore bimane che serviva con la mano sinistra ma poi nei colpi di rimbalzo preferiva utilizzare la mano destra. Dopo quasi tre ore di lotta il punteggio è in una fase cruciale e pressoché drammatica: 2-6, 6-2, 6-2, 0-6, 9-10 e 30-40. Siamo al quinto e decisivo set e Adriano fronteggia una pericolosa “balle de match” dove tutto sembra quasi perduto. Il cielo è coperto e l’ora è tarda. L’italiano è al servizio ma sbaglia la prima palla. Sulla seconda servita in slice Adriano scende a rete. La risposta di Hutka sfiora il nastro e viene rallentata. Panatta è sulla linea di metà campo e attacca con un diritto in demi volee, tipico del suo repertorio offensivo. Hutka alza un pericoloso pallonetto diretto verso il rovescio di Adriano. Panatta di spalle risponde con la sua classica veronica incrociata, che però non è vincente. Il cecoslovacco ben piazzato sulla diagonale si avventa sulla palla e con uno dei suoi colpi bimani scaglia un cross stretto verso Panatta. Pare l’atto decisivo del confronto che potrebbe eliminare dal tabellone il tennista romano. La traiettoria è insidiosa e Hutka immagina già la gioia vincente della successiva stretta di mano. Invece il match sta per cambiare padrone ed avrà un altro esito. Il romano si getta in un tuffo salvifico e chiude il varco. La dea bendata compiaciuta da tanto ardire lo premia e segnerà il destino di quell’edizione del torneo. La racchetta Wip di Panatta incoccia la palla al centro del piatto corde e trasforma il contatto in una feno- menale volee in lungo linea. Il colpo è imprendibile. La balle de match, unica della partita, viene così annullata. Adriano resta a terra qualche attimo con gli rivolti occhi al cielo. Poi con l’aiuto della mano sinistra sistema gli intrecci nelle corde della sua racchetta, si alza e sotto l’ovazione del pubblico balzato in piedi come se avesse segnato il PSG, sorride sornione. Un’espressione in cui trapelava quanto sarebbe accaduto nei giorni successivi.

Quel punto miracoloso gli indicò la via astrale per chiudere il quinto set per 12-10, superare l’ostacolo e convolare alla vittoria nel torneo parigino da autentico campione.
Gil De Kermadec, ex tennista francese negli anni ’50, realizzò un film dedicato all’edizione 1976 del torneo di Parigi. Il punto in cui Panatta annulla il matchpoint è la scena d’apertura del documentario. Panatta vide le immagini del film in cui divenne il protagonista, proiettato all’inaugurazione del torneo del Roland Garros edizione 1977. Gil De Kermadec è poi diventato un cineasta appassionato e creò un metodo di osservazione delle posture dei tennisti a scopo didattico. In seguito rinunciò alle riprese con finalità didattiche e scelse un soggetto eccezionale per filmare dal vivo quello che un campione faceva durante i matches. Scelse John McEnroe, le cui riprese sono diventate un film uscito in Francia nel 2018 intitolato: “L’impero della perfezione”.

Dopo aver battuto Hutka in maniera eroica, nei turni successivi Panatta infilò uno dietro l’altro il giapponese Kuki 6-3, 6-1, 7-5, il cecoslovacco Hrebec 7-5, 6-3, 6-4, lo jugoslavo Franulovic 6-2, 6-2, 6-7, 6-3 negli ottavi di finale. Dopo questa vittoria contro Franulovic, Panatta rientrò a Saint-Germain-des Prés in hotel, zona dove di solito amava soggiornare durante il Roland Garros. Si recò poi al Café des Arts per guardare il match in cui Borg stava affrontando Jauffret, dove vinse Borg 10-8 al quinto. Adriano tifava Björn. Preferiva affrontare Borg nei quarti anziché Jauffret, perché odiava giocare contro il francese. “È paradossale, ma è così” come ha spesso ricordato. Il suo desiderio fu soddisfatto e nei quarti Panatta trovò proprio Björn Borg, superato col punteggio di 6-3, 6-3, 3-6, 7-6. In semifinale dominò l’americano Eddie Dibbs per 6-3, 6-2, 6-4. La RAI iniziò a trasmettere il torneo in quei giorni ed il telecronista Guido Oddo incensava Panatta nel corso delle dirette con commenti originali: “Panatta tira fuori dal suo cappello a cilindro un altro colpo vincente…”. Nel giorno della finale Adriano superò in quattro set lo statunitense Harold Solomon col risultato di 6-1, 6-4, 4-6, 7-6. Era il 13 Giugno del 1976. Fu una giornata gloriosa per il Tennis d’Italia di 47 anni fa, l’ultima vittoria azzurra nel singolare maschile al Roland Garros e l’ultima in singolare maschile in una pro-



1976: Il tuffo contro Hutka ha appena annullato il matchpoint.

- va del Grande Slam. Quel matchpoint avventuroso annullato nel primo turno del torneo contro Hutka creò la congiuntura ideale per avviare una cavalcata straordinaria. Chi ha superato gli “anta” si ricorda in maniera indelebile questo successo di Panatta che giunse a distanza di 16 anni dal trionfo, doppio, 1959 e 1960, di Nicola Pietrangeli.
Una parata di stelle è pronta ad illuminare il red carpet del Foro Italico per la storica ‘prima’ degli Internazionali BNL d’Italia con l’upgrade. L’entry list dell’80.ma edizione del torneo più importante e prestigioso del panorama nazionale vede infatti iscritti, ai nastri di partenza, tutti i primi 70 giocatori del ranking ATP.
In cima alla lista, non poteva che esserci il n.1 della classifica e campione in carica del torneo, il serbo Novak Djokovic, 6 volte trionfatore a Roma. A seguirlo, sono lo spagnolo Carlos Alcaraz e il greco Stefanos Tsitsipas.
Quattro gli italiani ammessi direttamente nel main draw. Guida Jannik Sinner, seguito da Lorenzo Musetti, Lorenzo Sonego. Entrato anche Marco Cecchinato, insieme al francese Ugo Humbert e al brasiliano Thiago Monteiro. Si sono infatti cancellati gli infortunati Marin Cilic, Nick Kyrgios (problemi al ginocchio per entrambi) e Soon-woo Kwon (spalla).
Il Programma Del Torneo
L’ampio e gustoso programma degli Internazionali BNL d’Italia 2023 prenderà il via con le pre-qualificazioni che si giocheranno dal 2 al 5 maggio. L’8 e il 9 maggio si disputeranno quindi le qualificazioni: da martedì 9 partirà anche il main draw femminile con alcuni match di primo turno. Dal 10 maggio andrà in scena anche il tabellone maschile. Il 20 maggio, sarà un super-sabato: nella sessione diurna (dalle ore 13) spazio alle semifinali ATP; in quella serale (dalle ore 19) prima la finale del singolare WTA, poi quella del doppio WTA. Domenica 21 maggio, infine, grande conclusione con la sessione diurna (sempre dalle ore 13) che assegnerà in successione il titolo di doppio maschile e a seguire quello di singolare.
Biglietteria
E’ possibile acquistare i biglietti per l’80.ma edizione degli Internazionali BNL d’Italia al seguente indirizzo web: https://ticketing.internazionalibnlditalia.com/ Per tutti i tesserati FITP 2023 c’è una straordinaria opportunità: è infatti possibile acquistare i biglietti con una scontistica pari al 20% e gli abbonamenti con una riduzione del 10%. Lo sconto è valido per un limite di 1 biglietto per sessione (per massimo 3 sessioni) o di 1 abbonamento. Per usufruirne è necessario inserire gli estremi della tessera in fase di registrazione o nella sezione “Profilo - Modifica i tuoi dati”. Per i tesserati minori di 18 anni, è possibile inserire gli estremi della tessera dopo aver effettuato la registrazione a nome di un utente maggiorenne.
