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Arte e religione

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Comandata? ’è

Comandata? ’è

L’uomo del Paleolitico è stato il primo artista della storia e a lui si devono numerose rappresentazioni rupestri, cioè dipinti realizzati sulle pareti delle caverne utilizzate come santuari per riti magici. L’uomo rappresentava soprattutto animali: cavalli, bisonti, antilopi, renne, cervi, mammut... forse per propiziarne la caccia, ma più probabilmente per acquisirne le qualità, come la forza o la velocità. A questi animali venivano spesso affiancate impronte di mani.

Gli uomini impararono anche a realizzare delle statuine, soprattutto di pietra tenera, che riproducevano delle figure di donna.

Sono state chiamate “Veneri preistoriche” o “Dee madri”, perché avevano i seni e i ventri abbondanti, probabilmente per indicare la gravidanza e propiziare la fecondità.

Gli uomini del Paleolitico cominciarono a seppellire i morti

Le prime sepolture sono state scoperte all’interno di caverne: i corpi erano rannicchiati dentro fosse poco profonde, a volte coperti di ocra rossa, con alcuni oggetti accanto (una lancia, una conchiglia, un dente di animale…).

Secondo gli studiosi e le studiose, tutti questi ritrovamenti dimostrano legami di affetto tra le famiglie, i gruppi e i clan.

Colorare Nelle Caverne

I dipinti della preistoria hanno i colori caldi del rosso scuro, dell’ocra, del nero. I colori erano sostanze ricavate dalla natura circostante. Si usavano: terre, pezzi di carbone, pietre frantumate, succhi di vegetali diluiti con acqua o grasso animale.

Il colore veniva disteso con le dita o servendosi di strumenti come pezzetti di legno, piume, peli di animali.

1878 Un nobile spagnolo, Marcelino Sautuola, visital’Esposizione Universale di Parigi e rimane colpito dai reperti del settore preistorico, tutti ritrovati in territorio francese.

ADESSO CHE TORNO IN SPAGNA, MI METTO ANCH’IO ALLA RICERCA DI REPERTI ANTICHI!

Tornato a casa, Marcelino si ricorda di una grotta che aveva sempre notato nelle sue passeggiate. La grotta si perdeva sotto la collina del paese di Altamira, nel nord della Spagna. Decide di esplorarla.

QUESTA VOLTA VADO DENTRO E LA ESPLORO!

QUESTI SONO STRUMENTI DI UOMINI PRIMITIVI!

QUESTO SEMBRA LO SCHELETRO DI UN ORSO!

Marcelino si inoltra nella grotta e... rimane senza fiato! Trova lame, punteruoli, aghi di osso, conchiglie con dentro sostanze rosse e nere, perfino uno scheletro d’orso!

Tornato a casa, Marcelino racconta tutto ai suoi familiari, facendo loro vedere qualche reperto. La figlia Maria, una bambina curiosa, come tutti i bambini del mondo, rimane affascinata.

PAPÀ, PAPÀ! TI PREGO, PORTAMI CON TE LA PROSSIMA VOLTA!

Marcelino corre dalla figlia. Alza gli occhi e rimane a bocca aperta. Le pareti della caverna sono ricoperte da pitture dai colori molto vivaci: una mandria di bisonti, cinghiali, cervi, un cavallo rosso...

CHE MERAVIGLIA!

QUESTA È OPERA DI ARTISTI MOLTO ANTICHI!

Così, la volta successiva, padre e figlia entrano insieme nella grotta. Il padre cerca subito altri reperti. La bambina si mette a gironzolare e si inoltra in un cunicolo. A un tratto Marcelino sente la bambina gridare...

PAPÀ, VIENI!... QUANTI ANIMALI!

I dipinti delle grotte di Altamira sono così realistici e vivacemente colorati che in molti pensarono a un falso. Solo alcuni anni dopo ne venne riconosciuta l’autenticità.

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