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Lettera al direttore: scuola, alunni e insegnanti

Da parte del Sig. Klaus von Lorenz ci giunge questa lettera che volentieri pubblichiamo

SCUOLA, ALUNNI E INSEGNANTI

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Gentile Redazione, prendo posizione riguardo l'articolo di Patrizia Rapposelli sugli insegnanti pubblicato in Feltrino News - nov. 2022. Nell'articolo vengono riportati i realistici comportamenti, da parte dei giovani, verso le istituzioni scolastiche. Inoltre, in Italia si nota un picco del menzionato fenomeno alquanto elevato in confronto alle altre nazioni. E' anche vero che, da parte dei genitori e degli utenti in genere, gli insegnanti vengono maltrattati. Due grandi cause di tal fenomeno lo possiamo riscontrare nel fatto che i genitori delegano volentieri il proprio obbligo educativo ai maestri e, a stesso tempo, desiderano esibirsi in modo narcisistico. Esempio che, i figli, ben presto riescono a copiare. Però, la mia presa di posizione desidera accennare più sulla causa che sull'effetto. Ovvero, non ci accorgiamo che la menzionata scatenanza ha le sue radici in una predisponenza che, anche noi, accettando il sistema, l'abbiamo provocato. Ovvero, la totale mancanza di pedagogia nel sistema dell'insegnamento italiano. Osserviamo gli altri paesi europei. Ogni persona che entra nella professione di maestro delle elementari deve frequentare un percorso di almeno due anni universitari di pedagogia. Per poter insegnare alle scuole superiori esistono facoltà tecniche - pedagogiche parallele a quelle prettamente scientifiche. Per fare un esempio, se a Berlino una persona si laurea in fisica, egli non potrà mai inserirsi nell'insegnamento delle scuole medie o dei licei. Per questo percorso egli deve frequentare la facoltà di fisica pedagogica. Ciò vale per tutti i settori e per tutti gli insegnanti. Con lo studio pedagogico si riesce a comunicare in modo che i giovani riescano a trarre fascino dalla materia esposta. Un paragone lo troviamo quando, in Italia, gli insegnanti di lingue straniere affermano che il popolo italiano non è portato per le lingue mentre i centro e nordeuropei lo sono. Chiaro, in Italia gli insegnanti di lingue straniere sono persone che, personalmente, hanno studiato solamente la lingua in questione e nelle lezioni, invece di entrare nella lingua viva, sparano grammatica a non finire. Con l'insegnamento linguistico pedagogico ci si avvale del subconscio entrando nella memoria tramite il gioco, le rime, il canto e quant'altro. La grammatica viene dopo. Si pensi solamente al sistema "Inlingua" che permette, già dopo qualche mese, a parlare nella lingua scelta. Nella pedagogia linguistica ci si rifà all'osservazione dei nascituri i quali, senza grammatica, bensì con il gioco, riescono a imparare la propria complessa lingua. Si veda l'italiano, lingua molto complessa, che viene scioltamente parlata da prescolastici bambini. In analogia osserviamo come, nei paesi centro e nordeuropei, l'utilizzo di strumenti musicali viene ampiamente seguito. Ciò fino in età adulta e anche in gruppo. Basti vedere come, in detti paesi, gli insegnanti di musica vengono istruiti con lo stupendo sistema pedagogico di "Karl Orff". Ne è una dimostrazione la non semplice esecuzione del coro "Carmina Burana" da parte di giovanissimi pargoli. Esattamente l'opposto delle nostre "caserme musicali" nelle quali, da parte di insegnanti non pedagogici, si accentua prima il solfeggio e poi la musica. Il precoce abbandono degli strumenti da parte

dei giovani ne è una dimostrazione. Possiamo proseguire osservando come geometri, geologi o ingegneri diventino professori senza alcuna esperienza pedagogica. Un rispecchio di tal proseguimento lo riscontriamo nella suddivisione del voto il quale assomiglia totalmente ad una camuffata forma di agonismo. In pedagogia si sa che, anche senza perfezione esecutiva e copiativa, la percezione d'un sapere si può esprimere in maniera diversa secondo la differente personalità. Ed è per questo che, nei paesi con insegnamento supportato dalla pedagogia, esiste solamente un punto negativo oppure non esiste affatto. Nelle scuole di detti paesi anche lo sport viene insegnato, in prima linea, come espressione spirito corporea. Sarà il giovane stesso a decidere poi, se entrare nell'egocentrico agonismo oppure no. Basti osservare come in dette nazioni il nuoto, unico sport che può appellarsi salvavita, viene insegnato già nella prima elementare. Infatti, tutti i menzionati cittadini entrano in acque libere, attraversano fiumi da soli, senza paura e senza problemi. In Italia abbiamo esattamente l'opposto. Tutti hanno paura delle acque libere e, quale prototipico esempio, abbiamo la "divina" di nuoto Pellegrini. Lei ha terrore ad entrare nelle acque libere. Ovvero, lei sa nuotare molto bene, ma non sa cos'è il nuoto ! Per dirla in breve: i nostri studenti, indotti da insegnanti ignoranti di pedagogia, elencano le tabelline in velocissimo tempo...ma non sanno cos'è la matematica ! Parliamo della fuga, ma non accenniamo a chi la provoca. Parliamo delle mosche, ma non accenniamo al miele che spargiamo. Predisponenza e scatenanza. Due fondamentali elementi da porre sempre in bilancio alla base d'ogni osservazione analitica.

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