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La percezione
Per anni molti filosofi e studiosi fin dai tempi di Aristotele si sono interrogati su come percepiamo i fattori esterni del nostro mondo ma i primi che categorizzarono la percezione furono Max Wertheimer e Wolfgang Köler nel 1912 fondando a Berlino la Psicologia della Gestalt. I due si soffermarono di più su un aspetto fenomenico della percezione conducendo alcuni esperimenti. Wertheimer con il fenomeno Phi descriveva la percezione del movimento fenomenico o stroboscopico dato da un reale stimolo fisico luminoso in movimento nello spazio. Dai suoi esperimenti Wertheimer si accorse che prendendo in considerazione due luci intermittenti poste in due diversi punti dello spazio con una certa frequenza temporale l’impressione che ne avrebbero percepito le persone era quella di uno stimolo luminoso che si muove dal punto A al punto B (come si può sperimentare guardando l’esempio delle luci di natale). Così egli dimostrò come la percezione di uno stimolo fosse comune per tutti e quindi un fatto universalmente riconoscibile.
Triangolo di Kanizsa, 1955
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Ma percependo qualcosa come reagiamo quando notiamo la sua mancanza col passare del tempo?
Fondamentale in questo caso è Köhler e le sue trattazioni sul concetto di Insight. Kohler condusse una serie di esperimenti sulla intelligenza dei primati (scimmie antropoidi). Gli scimpanzé dovevano trovare una soluzione (unire due canne e salire su delle casse) per raggiungere uno scopo (una banana). Köhler osservò che gli animali compivano una serie di prove ed errori ma improvvisamente arrivavano alla soluzione attraverso un processo di pensiero denominato secondo il termine inglese Insight (intuizione, visione). L’autore voleva mettere in evidenza che vi era stata una ristrutturazione di tutte le esperienze passate e delle condizioni presenti che andava al di là della loro semplice somma e che consentiva una nuova visione del problema. Ricollegandoci all’esperienza di mia nonna, lei non percepisce più il suono del mulino ed arriva alla

Esperimenti di Wolfgang Köhler a Tenerife, Canarie 1917
conclusione che difatti esso non è più presente nel paesaggio. Col passare degli anni gli studi della percezione si sono evoluti fino ad arrivare al 1994 dove con Samir Zeki scopriamo un nuovo approccio neuroscientifico delle teorie della Gestalt.
Quali sono le leggi del cervello visivo e come regolano nostra percezione?
Per Zeki la visione è un processo attivo che richiede al cervello di non tenere conto dei continui cambiamenti e di astrarre da essi solo ciò che è necessario per la classificazione degli oggetti. Zeki quindi divide il nostro cervello in aree della corteccia celebrale. Fra queste aree prese in esame da Zeki è principale nello sviluppo della dottrina neuro estetica l’area V5 poiché le sue cellule altamente selettive rispondono solo al movimento in una direzione ma non in quella opposta. Alcuni esperimenti dimostrano che le aree V1, V2 e V5 sono attive durante la percezione di

Samir Zeki
uno stimolo in movimento. Quindi per stimolare al massimo la percezione di un utente è necessario che il video o la forma che vogliono mostrare sia in movimento ed abbia un colore ed una forma ben definita.
Ma l’utente avrà mai una percezione o visione completamente oggettiva su ciò che gli mostriamo?

Chiroptera, E. Haeckel Kunstformen der Natur 1904