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2. Dal fantastico al fantascientifico

È chiaro che ci sia una differenza in termini rispetto a ciò che si può chiamare un racconto fantastico ed uno fantascientifico. Non sono totalmente interscambiabili per stilemi, risvolti e storie create. Il fantastico in sé è poi, oltre che un genere, anche un termine ombrello che racchiude dei suoi sotto-generi createsi nel tempo, fra i quali compare la sopraccitata fantascienza. Quindi è essenziale accennare, anche in sintesi, ciò che è stato elaborato riguardo le varie classificazioni, prima di procedere oltre.

Ci viene in aiuto ciò che ha scritto Silvia Albertazzi, che, basandosi sugli studi dietro alle teorie di definizione del genere fantastico (e limitrofi), si è districata fra di essi per offrirci una più chiara e ricca retrospettiva. La saggista e docente all’interno de Il punto su: La letteratura fantastica, una delle collaborazioni portate avanti su alcune collane Laterza, riporta e riconosce i diversi generi, ma rileva anche come il fantastico, oltre un certo limite, sfugga alla possibilità di esser imbrogliato in una rigida etichetta. È per questo che ella si propone di affrontare le divisioni del genere, senza però innalzarle a dogmi e anzi di guardare il tutto sotto un occhio più oggettivo, dato che dei limiti ferrei non reggerebbero. Cvetan Todorov (1939-2017) ha scritto uno dei saggi più conosciuti riguardo la letteratura fantastica (La letteratura fantastica, 1970), dove crea delle casistiche specifiche e distinzioni fra le varie tipologie del fantastico basandosi sulla reazione dei soggetti nell’incontro con l’elemento magico o estraneo. La sua idea non è di intervenire su ogni singola storia di letteratura fantastica, ma di creare un metodo di differenziazione. Per cui distinse: il meraviglioso (elemento magico/soprannaturale accettato come comune), l’étrange (elemento magico/soprannaturale non accettato come comune e in qualsiasi maniera riportato alla razionalità) ed il fantastico (incontro fra i due generi, l’esitazione fra il reale e il surreale).1

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1

Treanni, Carmine su Fantascienza.com, “Il meraviglioso scientifico di Tzvetan Todorov” : https:// www.fantascienza.com/22210/il-meraviglioso-scientifico-di-tzvetan-todorov: Citando lui stesso, da La letteratura fantastica: «Il fantastico dura soltanto il tempo di un’esitazione: esitazione comune al lettore e al personaggio i quali debbono decidere se ciò che percepiscono fa parte o meno del campo della “realtà” quale essa esiste per l’opinione comune. Alla fine della storia, il lettore, se non il personaggio, prende comunque una decisione, opta per l’una o l’altra soluzione e quindi, in tal modo, evade dal fantastico. Se decide che le leggi della realtà rimangono intatte e permettono di spiegare i fenomeni descritti, diciamo che l’opera appartiene a un altro genere: lo strano. Se invece decide che si debbono ammettere nuove leggi di natura, in virtù delle quali il fenomeno può essere spiegato, entriamo nel genere del meraviglioso»

Esistono secondo Todorov anche dei sottogeneri del fantastico, per esempio fantastico-strano e fantastico-meraviglioso, degli ibridi che indicano racconti dove “l’esitazione fantastica” permane ma alla fine si sfocia o nello strano o nel meraviglioso. Todorov ovviamente crea delle 2 altre sottodistinzioni più analitiche e affronta anche la divisione fra i temi dell’IO e del TU, cari al fantastico, ovvero i primi abbraccerebbero la relazione fra uomo e mondo e i secondi fra uomo e inconscio. Ma detto ciò, sebbene sia molto riduttivo parlarne così, preferiamo porci più sulla linea della Albertazzi che, pur partendo da un accenno a quest’autore, si affida maggiormente alle idee di Roger Caillois (1913-1978) per definire il fantastico e le varie distinzioni da esso. In quanto Todorov peccherebbe, come i suoi successori teorici, di appesantire e sofisticare una materia secondo regole e plurime sovrastrutture che poi crollano e rischiano di scontrarsi fra di loro. Non vi è necessità di una tale sovra-analisi, soprattutto nell’ambito della nostra dissertazione, che è minima a confronto e mira ad altro, per cui, data la vastità e l’eterogeneità di ciò che si ritrova all’interno del genere, senza mancare di rispetto all’operato di Todorov, proseguiamo oltre.

Caillois dunque distingue più che altro fra meraviglioso e fantastico. Dove il fantastico «manifesta uno scandalo, una lacrima, un'irruzione insolita, quasi insopportabile nel mondo reale», 3 mentre l’elemento magico, come una fata o uno stregone, nel meraviglioso non crea conflitti di nessun tipo col mondo reale e anzi lo abbraccia in maniera armoniosa nel proprio universo. Geni, streghe, draghi, orchi e così via sono protetti dal “c’era una volta”, è risaputo ed accettato che lì esistano, non danno preoccupazioni. «Il fantastico presuppone la solidità del mondo reale, ma per devastarlo meglio […] Così fa vacillare le certezze più consolidate e il Terrore si fa strada. Il passo essenziale del fantastico è l'Apparizione: ciò che non può accadere e che tuttavia accade, in un punto e in un momento preciso, nel cuore di un universo perfettamente segnato e dal quale si considerava bandito per sempre il mistero. Tutto sembra oggi e come ieri: tranquillo, banale, senza nulla di insolito e ora l'Inammissibile pian piano si insinua o si dispiega all’improvviso.»4

Tassi, Fabio su Fantascienza.com, “2 Il fantastico fra letteratura classica e moderna” : https:// www.fantascienza.com/631/il-fantastico-tra-letteratura-classica-e-moderna

3

Caillois, Roger, definizione di “fantastico” dall’Anthologie du fantastique: https:// www.ralentirtravaux.com/lettres/sequences/quatrieme/sequence_3/definition_1.php

4 Ibidem

Per cui a grandi linee, il sostanziale concetto che si rileva nelle parole del critico e scrittore, come da quelle della studiosa Albertazzi, per definire il fantastico come genere a sé, la differenza sta nella capacità delle storie fantastiche di essere assaliti dal dubbio e dal mistero. Dato che il fantastico per lo più su quello si basa, cioè sulla visione del mondo diverso da come è, tramite l’uso di una lente che, seppur irreale, ci dona l’impressione di vedere le cose più a fuoco.

Il fantastico ha delle caratteristiche proprie, da non confondere. Si divide quindi dalla fiaba, perché in esso si parla del nostro mondo, “reale” dove succedono eventi irreali (o realistici che però hanno un sentore di irrealtà) e che nel loro accadersi portano uno sconvolgimento nei confronti dei soggetti. Fattore che nella fiaba non ha spazio, perché gli elementi e creature magici sono universalmente normalizzati. Mentre la differenza che intercorre fra fantastico e fantasy o fantascienza, è che negli ultimi due casi abbiamo proprio un mondo altro, o che è tendenzialmente spostato in un tempo diverso, futuro o passato che sia. Inoltre questi mondi «elevano l’impossibile a unica dimensione narrativa, accettando per vero un universo immaginario» dove gli elementi di fantasia e 5 prodigio sono incanalati in una specifica struttura magica in uno, mentre nell’altro nelle evoluzioni ipotetiche o probabili a cui porta la scienza, con qualche sua iperbolica scoperta.

In ogni caso esistono delle vie di mezzo, ma prima di esplorare dei prodotti che potremmo definire una commistione fra il “padre" fantastico e uno dei figli, il fantascientifico, partiamo da una più approfondita disamina dei due generi in sé e la loro storia. Come dice Roger Caillois, è possibile tracciare un’evoluzione fra i generi letterari partendo dal meraviglioso medievale, «intriso di magia,» passare poi «nel fantastico ottocentesco e dell’inizio del novecento, per poi, all’insegna del progresso tecnico»6 arrivare alla nascita della fantascienza e trovarla forse anche un po’ prima.

Albertazzi, Silvia (a cura di), 5 Il punto su: La letteratura fantastica, Bari, Editori Laterza, 1993, p, 13

6 Segnini, Elisa; Frigerio, Vittorio, Dossier Fantastic Narratives,

“La narrazione fantastica e il mondo naturale – Introduzione” : https://journals.openedition.org/belphegor/442?lang=en Si fa in questo articolo, un’analisi del fantastico che prende spunto anche nel titolo da «un simposio che portava lo stesso titolo tenutosi all’università Dalhousie nel mese di aprile 2012. Durante due giornate ricche di attività i partecipanti hanno avuto il piacere di ascoltare specialisti di varie tradizioni ed epoche discutere con entusiasmo sulla presenza del fantastico nelle opere di autori francesi, inglese, canadesi, americani, spagnoli, italiani, tedeschi, cecoslovacchi, etc.», per poi vagliare le varie notazioni storiche sul fantastico fino ad arrivare al pensiero «secondo Roger Caillois, la cui Anthologie du fantastique ha enormemente contribuito a conferire un alone di rispettabilità al genere.»

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