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RICCIONE PIADINA: ENERGIA PULITA ED IN PARTE AUTOPRODOTTA
from CNA Magazine (novembre 2022)
by Cna
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CNA MAGAZINE NOVEMBRE 2022
turistica, tanto che il 23,9% sostiene che abbia generato rinunce e cancellazioni delle prenotazioni mentre per il 35,8% degli intervistati è anche un problema importante per l’immagine complessiva del territorio.
Sul piano della sicurezza si presenta una spaccatura a metà tra chi è ottimista e chi è pessimista. Si registra comunque una moderata soddisfazione, addirittura il 37,7% non ha registrato particolari problemi, il 18,8% ha apprezzato gli interventi di prevenzione messi in campo, per il 20,3% invece siamo in piena urgenza e lontani dalla soluzione del problema mentre per il 23,2% serve maggiore impegno.
La questione sicurezza durante l'estate 2022 ha in qualche modo sfavorito l'economia e le imprese?
Non ho registrato particolari problemi 37.7%
Quanto è stato fatto non basta, serve maggiore impegno
È un'urgenza e siamo molto lontani da una soluzione del problema
Ci si è mossi positivamente in via preventiva per gestire il problema 23.2%
20.3%
18.8%
Quali sono state le maggiori difficoltà (volendo, scelta multipla) che hai riscontrato nella gestione della tua attività durante la stagione?
Si ma andrebbero rivisti 39.7%
No 29.4%
Si 13.2%
Si ma sono troppi 8.8%
No, troppo vicine andrebbero spalmate nella stagione 5.9%
No, troppo settoriali 2.9%
Roberto Bugli
Riccione Piadina da 25 anni sul mercato oggi conta tre laboratori e quasi 80 dipendenti a San Giovanni in Marignano. Azienda da sempre proiettata verso nuove sfide ha investito 10 milioni di euro nel rinnovamento della sua produzione artigianale, puntando su “Piadina Experience”.Una vera e propria fabbrica-museo della piada, il “pane nazionale dei Romagnoli”, un viaggio che celebra la Romagna, il territorio e le materie prime di cui è composta la piadina.
Tutto bello ma anche Roberto Bugli, titolare e fondatore di Riccione Piadina, deve fare i conti con il vertiginoso aumento dei costi energetici, contenuto in parte dall’investimento sul fotovoltaico messo in campo oltre dieci anni fa.
“Abbiamo due capannoni dove è installato l’impianto fotovoltaico per complessivi 150 kW, sono datati 2011”- racconta Roberto Bugli -“è una scelta che arriva da lontano per la nostra sensibilità ben marcata sulla sostenibilità ambientale, testimoniata anche dal fatto che da quindici anni acquistiamo energia verde. La nostra produzione ha così conseguito l’importante certificazione “Energia Pulita” (eolico-idroelettrico-fotovoltaico). Nel dettaglio abbiamo aderito al Progetto Repower per lo sviluppo e l’immissione di energia ecosostenibile”.
Puntate ad ulteriori investimenti per aumentare la vostra indipendenza energetica?
“Essere all’avanguardia è una scelta e l’occhio è sempre vigile sulle innovazioni ecologiche, sulla riduzione degli sprechi e sulla possibilità di contribuire alla salvaguardia del nostro pianeta. Vogliamo investire ancora sulle rinnovabili e per questo sono in cantiere altri due impianti fotovoltaici da 80 kW, di più non possiamo perché non abbiamo spazi. In verità mai come adesso ne avremmo bisogno”.
Come hanno inciso gli aumenti energetici nel bilancio dell’azienda?
“In modo pazzesco, ad agosto abbiamo registrato un +300% dei costi, per capirci +60 mila euro ogni mese rispetto alle bollette precedenti e la voce “energia” è arrivata ad incidere come una materia prima, circa il 10% dei costi di produzione. Sono costi insostenibili per un’azienda, non si riescono ad assorbire senza scaricarli sul listino. Abbiamo atteso fino adesso per non aggravare la situazione degli aumenti delle materie prime che ha caratterizzato il 2022. Ma se le cose non cambiano sarà impossibile non agire sulla leva degli aumenti.

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SANCHI COSTRUZIONE ATTREZZATURE BALNEARI
E IL MIRACOLO DEL SOLE
L’impianto fotovoltaico costato 45 mila euro oggi permette all’azienda di Riccione di affrontare gli aumenti senza particolari difficoltà. Ora l’obiettivo è dare il massimo valore all’energia in esubero prodotta
Di ufficio stampa CNA

Andrea Sanchi
Il sole per Andrea Sanchi, titolare di “Sanchi costruzione attrezzature balneari”, è doppiamente determinante: da una parte genera la richiesta del prodotto, dall’altra produce energia grazie all’impianto fotovoltaico da 40 kW installato sul suo capannone produttivo di via Cella Raibano. Ed è soprattutto con l’aumento spropositato dei costi energetici che Sanchi ha compreso fino in fondo l’utilità dell’investimento fatto in passato “Il primo impianto da 20 kW lo abbiamo installato nel 2015” racconta Sanchi “e due anni dopo abbiamo raddoppiato con un investimento complessivo di 45 mila euro che comprende anche di una batteria Tesla di accumulo da 13kW di potenza”.
La “Sanchi costruzione attrezzature balneari” produce telai per 80 mila ombrelloni e 20 mila lettini all’anno con 16 addetti, compresi i soci, impiegati. Il mercato è prevalentemente italiano con un 5% di esportazioni verso Usa, Francia e Spagna.
Un’azienda artigiana piuttosto strutturata che ha dovuto affrontare l’aumento del costi energetici.
Siamo sul mercato da 38 anni e la scelta del fotovoltaico, fatta sette anni fa, oggi è nel nostro bilancio molto importante perché ha abbattuto notevolmente le spese, quasi azzerandole.
In quali termini?
Nel complesso noi con l’autoproduzione di energia attraverso il nostro impianto fotovoltaico copriamo il nostro fabbisogno tanto da andare spesso in accumulo in particolare modo quando la produzione è ferma ad agosto ma anche il sabato e la domenica quando siamo chiusi.
Quindi per voi la bolletta non è un salasso?
No, addirittura con l’energia in esubero, accumulata dalla batteria Tesla, copriamo il fabbisogno energetico notturno per alimentare l’illuminazione, il sistema d’antifurto e le telecamere ma ciò che conta è che quando siamo in esubero immettiamo l’energia in rete.
La produzione di energia solare diventa così un business?
Non è questo il punto, anzi. In verità il gestore ci riconosce una cifra molto bassa.
E quindi quale potrebbe essere la soluzione?
Sarebbe opportuno poter mettere in piedi uno scambio con altri imprenditori come me ma con altre esigenze temporali.
Ovvero?
Per capirci se io fermo la mia filiera produttiva di telai il sabato e la domenica ma produco energia dovrei essere messo nelle condizioni di poterla vendere direttamente ad attività aperte nel fine settimana, tipo un ristorante o un cinema, e magari poi comprare io stesso da loro in giornate infrasettimanali di loro chiusura e mia apertura.
Così sarebbe una vera comunità energetica…
Sarebbe di sicuro una soluzione di buon senso con le aziende, veramente interessate all’investimento e non spinte esclusivamente da incentivi finanziari ma da una effettiva programmazione energetica per puntare ad una sostenibilità economica e ambientale, attraverso la condivisione di obiettivi con altri imprenditori.