
204 minute read
TRINACRIA ANTIGRUPPO 81


Advertisement
CENTRO STUDI NAT SCAMMACCA
Trinacria
Trinacria- Serie Cliclostili- ristampa 2019 Glenn Scammacca https://www.natscammacca.net - info@natscammacca.net

August/Ottobe 2019
Dal Clistostile 1 Trinachia!
BY GLENN SCAMMACCA Produzione Originale 1981 by Nina& Nat Scammacca
Antigruppo
99 pages
https://www.natscammacca.net - info@natscammacca.net Tutti i diritti sono riservati Copyright ©. Centro Studi Nat Scammacca e Scammacca Family
PAGE
1

CENTRO STUDI NAT SCAMMACCA https://www.natscammacca.net - info@natscammacca.netTrinacria- Serie Cliclostili- ristampa 2019 Glenn Scammacca
EDIZIONE 2019 DESIGNER BY GLENN SCAMMACCA
PRESIDENTE Glenn Scammacca
VICE PRESIDENTE Flora Restivo
ART & WEB DESIGNER DIRECTOR Glenn Scammacca
EDITORE Centro Studi Nat Scammacca
CONTRIBUTI Biblioteca Scammacca


ANTONINO CONTILIANO Poeta Antigruppo
PRESENTAZIONE:
PRODUZIONE CICLOSTILI
Questa serie di edizioni si ispirano a quelle originali, in quanto abbiamo recuperato tutto il possibile dalle pagine originali. Per molti versi si è dovuta cambiare sia l’impaginazione e la numerazione (presente solo in alcune pagini originali), per svariati motivi, mancanza di pagine entro la stessa edizione, pagine illeggibili di cui ho recuperato tutto il possibile, usando anche strumenti poco convenzionali che da appassionata delle serie scientifiche prodotte in Tv mi indotto alcune metodiche, hanno dato il risultato sperato di farmi recuperare quanto c’era scritto in pagine praticamente invisibili. Ho rimodellato un po’ l’aspetto grafico delle stampe, adattandolo alle nuove tecnologie, in modo che i lettori possono effettuare la consultazione sia via web che altri dispositivi, adattando anche i caratteri che erano solo quelli di vecchie macchine da scrivere come la Olivetti80. Alla fine di questa pubblicazione potrete vedere le pagini originali come erano allora state create. La mia missione è quella di far rivivere quelle pagine storiche, anche se in diversa collocazione grafica. Un sentito ringraziamento va all’amico Antonino Contiliano che con la sua attenta e preziosa opera, mi ha agevolato per la produzione di questi testi. Ha visionato, corretto, aggiunto, parti mancanti non presenti nel mio ciclostile in parte altamente degradato.
Glenn Scammacca .
PAGE
2
https://www.natscammacca.net - info@natscammacca.net Tutti i diritti sono riservati Copyright ©. Centro Studi Nat Scammacca e Scammacca Family

Trinacria- Serie Cliclostili- ristampa 2019 Glenn Scammacca
CENTRO STUDI NAT SCAMMACCA https://www.natscammacca.net - info@natscammacca.net
Serie Ciclostili
PUBBLICAZIONE SU ISSUU







PROSSIMMA PUBBLICAZIONE
PUBBLICAZIONE SU ISSUU PUBBLICAZIONE SU ISSUU
PUBBLICAZIONE SU ISSUU
PUBBLICAZIONE SU ISSUU
PUBBLICAZIONE SU ISSU PROSSIMMA PUBBLICAZIONE
https://www.natscammacca.net - info@natscammacca.net Tutti i diritti sono riservati Copyright ©. Centro Studi Nat Scammacca e Scammacca Family
PAGE
3

CENTRO STUDI NAT SCAMMACCA https://www.natscammacca.net - info@natscammacca.netTrinacria- Serie Cliclostili- ristampa 2019 Glenn Scammacca
INDICE POESIE
04
COPERTINA ORIGINALE
Cliclostile Trinachia 1981
60
POESIA BOLONA di Antonino
Contiliano
27
DOLORE INSENSIBILE di G.
Zagarrio
61
POESIA ITALICUS di Antonino
Contiliano
29
IDEOLOGIA DEL WEST di
Kostas Valetas
62
POESIA: D’ALTRA D’ALTRA
POESIA: D’ALTRA TERRA VIENI
STAGIONE Ganni Diecidue
32
POESIA: IDEOLOGIA DEL
RIFLUSSO Di Pietro Terminelli
63
POESIA: SELINUNTE DI
Ganni Diecidue
34
SOGNANDO UN AURIGA a Kostas Valetas di Nat
Scammacca
64
POESIA: PORTELLA DELLA
GINESTRA di Gianni
Diecidue
CAPOGRUPPO P2 di Nat
Scammacca
35
PIAKIN FEACI 430 a.c. di
Nat Scammacca
42
I
65
66
POESIA:DOVE
VANNO UCCELLI GRIGI di Gianni Diecidue
POESIA: BELICE di Gianni
Diecidue
43
POESIA: CANTA POPULISTA! di
Nat Scammacca
67
POESIA: LISCA di PESCE di
Pietro Billeci
42
46
47
POESIA:CHI SEI TU? di Nat
Scammacca
POESIA:TRINACRIA ERICE
SEGESTA TRAPANI di Nat
Scammacca
POESIA: TRINACHIA Di Nat
Scammacca
POESIA : VEDO COLORI - I
MISSILI CRUISE NON SONO
68
FIORI di Pietro Billeci
POESIA : Da “LETTERA ALLA
69
LIBERTA” di de Crescenzo POESIA: LU VUSCENZA DI G.
71
Battista Aiuto
48
POESIA: LIBERA di
Nina Scammacca
72
POESIA: L’ALBERO inginocchiato di Ester
Bartocelli
POESIA:
49
73 POESIA:MAFIA DI Ignazio Navarra NEW
York
POESIA: EDICOLA concreta di
Crescenzio Cane
50
78
POESIA: MUTEVOLE
POESIA: IN UN ORDINE NUOVO
INGANNO di Rolando Certa
- LA NOTTE di Crescezio Cane
54
83
POESIA: RITORNO IN SICILIA - IL
CUORE DI PALERMO diCrescezio
56
Cane
84 POESIA: PRIMO MAGGIO di
Rolando Certa
POESIA: SPUNTA U JORNU di
Gaspare Cucinello
57
POESIA: E perché no la luna? di
58
Carmelo Pierrera
POESIA: LEZIONE SUI VERMI di
Carmelo Pierrera
59
85 POESIA:ROCCIA E FIORE di
Rolando Certa
86 POESIA: 2 AGOSTO
1980-VIVIAMO NELL’ASSURDO di
Rolando Certa
POESIA: A MARILYN
MONROE di Rolando Certa di
87
POESIA: LA SICILIA E’LA MIA TERRA di Rolando Certa
90 91 92 94
10
16
24 26
28 31
36
75 95
96 96 97 98
POESIA: DA LATO DELLA CITTA’ di Rolando Certa
POESIA: SVEGLIARTI IN UN MONDO MIGLIORE SAlvatore Giubilato
POESIA: S ONO DEI FOGLI DI CARTA E UNA BIRO E DI
SAlvatore Giubilato POESIA: FUNERALI DI STATO
DI GIivanni Lombardo
INDICE SCRITTI
Indice
ARTICOLO: LA CULTURA E LA POESIA “ANTI” IN SICILIA dì Crescenzio Cane 15.3.1981
SAGGIO: ’’LA POESIA IN SICILIA” DI G. OCCHIPINTI di Nat Scammacca
LETTERA A: GIUSEPPE ZAGARRIO Di Nat Scammacca
LETTERA A: NAT SCAMMACCA Di Giuseppe Zagarrio
ALLEGORIA E(POSSIBILE) ascesa di Rataplan di Luciano Troisio
FAVOLA: ILBUE PAZZO di Ignazio Apolloni
SICILIANO IDOMA LE ORIGINI NELLA SICILIA OCCIDENTALE di Nat Scammacca
DAL SAGGIO :”LA POESIA SICILIANA” di Giovanni Occhipinti
NOTA:COSA PUÒ FARE LA POESIA di Rolando Certa
ARTICOLO: LETTERATURA E GIORNALISMO IN UNA PROVINCIA SICILIANA: TRAPANI” di Rolando Certa ARTICOLO: ALCUNE TESTATE TRAPANESI DAL 1818 AL 1955 di Rolando Certa
ARTICOLO: LA BATTAGLIA CULTURALE DI “IMPEGNO 70” ORA “IMPEGNO 80” di Rolando Certa
ARTICOLO: LA CADUTA DEL FASCISMO E LA RIPRESA DEL GIORNALISMO DEMOCRATICO
PAGE
4
https://www.natscammacca.net - info@natscammacca.net Tutti i diritti sono riservati Copyright ©. Centro Studi Nat Scammacca e Scammacca Family
POESIA: NELLA NOTTE’ di Crescezio Cane

Trinacria- Serie Cliclostili- ristampa 2019 Glenn Scammacca
CENTRO STUDI NAT SCAMMACCA https://www.natscammacca.net - info@natscammacca.net
TRINACRIA ANTIGRUPPO 81
POESIE ANTIGRUPPO
SCRITTI -ARTICOLI- RACCONTI- FAVOLE
POESIA E POETI
Indice
42
32 27




98 98
INDICE SCRITTI
ARTICOLO: NECESSITÀ E VITALITÀ DI UN DIALOGO di Rolando Certa
ARTICOLO: NECESSITÀ E VITALITÀ DI UN DIALOGO DI Rolando Certa
99 ARTICOLO: LI OBIETTIVI DI IMPEGNO 70
di Rolando Certa
10 1
RACCONTO : MUORIRE IN
COLLINA di Pino Ingardia
10 2
RACCONTO : RIEN NE VA PLUS
DI FRANCO DI MARCO
6
11
RIepilogo Note Ciclostile
11 7
ANTIGRUPPO 81 TRINACRIA
(quarta di copertina)
Poeti Antigruppo: Nat Scammacca, Gianni Diecidue, Rolando Certa, Pietro Terminelli
Antigruppo 81
Le migliori immaggini originali dalla Pag.,118 alla 181
https://www.natscammacca.net - info@natscammacca.net Tutti i diritti sono riservati Copyright ©. Centro Studi Nat Scammacca e Scammacca Family
PAGE
5

CENTRO STUDI NAT SCAMMACCA https://www.natscammacca.net - info@natscammacca.netTrinacria- Serie Cliclostili- ristampa 2019 Glenn Scammacca

PAGE
6
https://www.natscammacca.net - info@natscammacca.net Tutti i diritti sono riservati Copyright ©. Centro Studi Nat Scammacca e Scammacca Family
Trinacria- Serie Cliclostili- ristampa 2019 Glenn Scammacca
CENTRO STUDI NAT SCAMMACCA https://www.natscammacca.net - info@natscammacca.net


https://www.natscammacca.net - info@natscammacca.net Tutti i diritti sono riservati Copyright ©. Centro Studi Nat Scammacca e Scammacca Family
PAGE
7

Trinacria- Serie Cliclostili- ristampa 2019 Glenn Scammacca
CENTRO STUDI NAT SCAMMACCA https://www.natscammacca.net - info@natscammacca.net


Che indifferenza!
sicilian i
a mendicare una
^ '—
- -
casa o ltre i l mare, le generazion i
desiderando mia casa
ritornano a questa terra, questo p asso nella nostra terra
Nostra gente? 1 *indifferenza
ci fe r ì forte in quelle stra
de n e lla c it t a d i Seat
a te,
'genti nostra',
do~

vo sono ' l i ra ric h i no
Volevamo parlare con parte d i... di che posto? i l mondo mondo che ave Nc\y York, Trapani o
i ' 'e n ia t r i cu semr ?' alcuno volevamo essere
Quale mondo? Quale he avevamo la s c ia to ! I l varar lasciato? Soattle, Santa Ninfa, T(h)rinacria?
Ma c o me
•
;siamoessere parte te rra che ab
L una aiamo
dimenticato?
sciato? Noi
stessi
siamo
cava me i lu l a memo re perduti volte perden luoghi d iversi fig li di Ulisse.
fciati co- 1.roghi e come r i a . E' come ess£ cambiando così tante doci cento volte in cento per ritornare a ma casa noi,
Noi, Sicilian i, Sicari, Siimi, Neaci.Noi g l i e rra n ti - l 'I s o l a , La Montagna E RICE costeggiando le coste - per fermarsi qualche volta ma per sapere che siamo perdut i , che i l mondo è cambiato c a m b'.i a t o !
https://www.natscammacca.net - info@natscammacca.net Tutti i diritti sono riservati Copyright ©. Centro Studi Nat Scammacca e Scammacca Family
PAGE
9
CENTRO STUDI NAT SCAMMACCA https://www.natscammacca.net - info@natscammacca.net
Trinacria- Serie Cliclostili- ristampa 2019 Glenn Scammacca
LA CULTURA E LA POESIA “ANTI” IN SICILIA dì Crescenzio Cane 15.3.1981
La nostra tradizione siciliana di fare cultura e di fare poesia è tanto discutibile quanto tutte le altre letterature che si sono trovate a farei conti con lo sviluppo generale della cultura: dall’economia alla musica, dalla scienza alla letteratura e le arti, fino al risultato consumistico della produzione e dei consumi di massa che il vecchio Capitalismo ha tanto sviluppato dal Giappone all’Europa occidentale. È comprovato che dove è venuto meno lo sviluppo industriale (meno fabbriche, carente agricoltura, poche scuole, scarsa edilizia popolare, analfabetismo, disoccupazione, appunto meno qualificazione operaia etc.) maggiore è stato ed è lo stritolamento delle coscienze, che ha inchiodato soprattutto il Meridione ai bisogni primari della nostra vita. Da questa realtà imprescindibile e di necessario riscatto, gli intellettuali, le arti e la letteratura libera hanno ultimamente ricercato tutta la problematica nella contraddizione dei bisogni e dei ritardi, approdando però a un problema meridionale accertatamente vittimistico e mistificato (vedi letteratura aulica e folkloristica; cinematografia neorealista; stampa e comunicazione di massa; non esclusa la televisione italiana etc.) tanto sponsorizzato dai politici, che ha fatto la fortuna di tanti intellettuali e dell’editoria. Un discorso che non presuppone e non percorre questa nostra storia che (a prescindere dalle varie mistificazioni storiche) è storia di rapina da parte della classe di potere (classe egemone) e di incapacità da parte nostra, quale classe subalterna, è antistorico, è fumo di poverissime coscienze, che vorrebbero proporre mode o disegni di altre culture, che non sono il processo di sviluppo della storia della cultura italiana e, in particolare, della cultura siciliana. Lo sviluppo della cultura italiana, ovviamente con il mancato sviluppo della cultura siciliana, è abnorme, tuttavia, entrambe hanno dovuto fare i conti con lo sviluppo



PAGE
10
https://www.natscammacca.net - info@natscammacca.net Tutti i diritti sono riservati Copyright ©. Centro Studi Nat Scammacca e Scammacca Family

Trinacria- Serie Cliclostili- ristampa 2019 Glenn Scammacca
CENTRO STUDI NAT SCAMMACCA https://www.natscammacca.net - info@natscammacca.net
della cultura dei paesi altamente avanzati capitalisticamente, per cui determinate fasce culturali sia nel meridione che nel nord Italia, unitariamente, hanno sviluppato una cultura “Contro” o “Anti”, insomma, un nuovo impegno che si è fatto carico di lottare contro il capitalismo e contro le istituzioni sin dal lontano 1968 che ha radicalmente contestato i partiti, le leggi, l’università (tutta la scuola in generale), le fabbriche, le caserme, i tribunali, le scienze, la letteratura e tutta la cultura borghese. Non è che il capitalismo e le sue istituzioni, nel passato, abbiano agito diversamente e non abbiano avuto i suoi oppositori, ma una più profonda presa di coscienza che va dal 68 a oggi, con testi, scritti e azioni, senza più compromessi geografici o complessi di colpa, ha sviluppato consapevolmente un serio “nuovo impegno” non privo di fondamenti (socio-economici e culturali) e d’incertezze esistenziali, non esclusa la contraddizione con lo stato di sopravvivenza nostra, dentro la società borghese. Nel mondo del lavoro, tra la classe operaia e la classe padronale, dove si attua lo sfruttamento dell’uomo sull’uomo (dalle multinazionali al piccolo imprenditore), non sappiamo più dove sia andata a finire “la lotta di classe”, quel processo di urto e di emancipazione tanto necessario per sviluppare la trasformazione tanta ambita storicamente dai nostri padri. Tuttavia, la contraddizione di fondo nel mondo del lavoro rimane: lavorare all’interno del capitalismo è tanto accattivante quanto pericoloso per tutta la classe lavoratrice che lentamente ha subito un processo involutivo, sino a farsi collaborazionista credente, creando una generazione la citale opera unitariamente ai politici, per lo sviluppo e l’accumulo capitalistico e che non potrebbe fare altrimenti dato che assieme hanno accettato di convivere e di sviluppare lo Stato borghese. Non tutti sanno che le nostre Istituzioni lavorano per incrementare la crescita del capitalismo e queste fanno di tutto per sostenere la cultura borghese, tanto è vero che bruciano tante energie quanto ne dispongono per reprimere movimenti popolari e per destabilizzare ideologie rivoluzionarie e liberatorie. In questi duri anni 80, la bene fondata impopolarità dei politici e la delusione dello Stato democratico hanno creato tra le varie generazioni un modo di pensare pessimistico, frustrato e di sfiducia, indubbiamente motivata, soprattutto, tra quelle masse popolari più oppresse del Meridione, ricacciato sempre più nel sottosviluppo da una politica affamatoria, che va dalla disoccupazione perpetua a un misero reddito annuo (pensione o salario) mediamente all’incirca tre milioni e mezzo di lire, fino a scoprire con stupore l’alto reddito di oltre trenta milioni di lire annue per ogni singolo politico, ovviamente non impegnato attivamente, altrimenti avrebbe diritto a un migliore trattamento economico, così come per i ministri i sottosegretari etc., fino al iperbolico aumento dei finanziamenti ai partiti: circa quaranta miliardi di lire all’anno alla Democrazia Cristiana; circa trenta miliardi di lire all’anno al Partito Comunista Italiano e via di seguito a scendere per gli altri partiti. Eclatante indice di grande squilibrio, insostenibile per uno Stato dichiaratamente democratico e costituzionalmente fondato sul lavoro. Piattaforma di errante ingiustizia che si espande a macchia d’olio in tutti i settori della società tanto da fare pensare fondatamente che abbiamo creato una partitocrazia (oggi una corporazione) che lavora esclusivamente per sostenere se stessa e quelle Istituzioni che la perpetuano, elargendo lauti privilegi a una “élite” di persone che fa muovere la macchina dello Stato borghese: veicolo di malessere che ha portato il Paese al “terrorismo” è “all’assenteismo elettorale”, duro ma emblematico ammonimento per tutti. Per questo abnorme panorama nazionale, più aberrante in Sicilia, la linea del “nuovo impegno” si è maturata sulla nostra pelle, sbucciando la cruda realtà, che ha colpito e colpisce, tutt’oggi, tutto il movimento reale che va dall’insostenibile squilibrio economico all’impossibilità di maturare quella linea culturale di rottura che la nostra “ricerca letteraria” ha sviluppato sin dagli anni 60 a oggi. Ci siamo mossi da quella concezione di vita proletaria come pesci dello stesso mare, di quelle masse più emarginate dei quartieri popolari, con le quali nutriamo non poche speranze di riscatti non escluda che la sinistra storica italiana esca dalla scorza borghese e riprenda il proprio ruolo anticapitalista realizzando il storico rivoluzionario di aspirazioni popolari e proletarie, tanto atteso dalla base popolare di tutto il Meridione. Troppe parole sono state sciupate per continuare a ripetere che la Cultura è tutt’altra cosa dalla vita politica del paese, che la crisi economica internazionale è anche la crisi della povera gente, e perché non crisi del capitalismo e della coscienza borghese? Certo la crisi esiste ed è quotidiana, ma è solo quella per la quale siamo al limite massimo della sopportazione a causa dello strapotere di una precisa classe politica, che arraffa prebende e fa di tutto per congelare il paese alla crisi perpetua; non vi sono dubbi che la crisi non esiste per quelli che guadagnano due o tre milioni al mese, ma è una morte lenta per tutti coloro che guadagnano
https://www.natscammacca.net - info@natscammacca.net Tutti i diritti sono riservati Copyright ©. Centro Studi Nat Scammacca e Scammacca Family
PAGE
11

CENTRO STUDI NAT SCAMMACCA https://www.natscammacca.net - info@natscammacca.net
Trinacria- Serie Cliclostili- ristampa 2019 Glenn Scammacca
tra le quattrocento e le seicento mila lire al mese, soprattutto per una grossa fascia di pensionati e di tanti disoccupati che vivono alla giornata. Sono anni che il capitalismo non regge alla richiesta della produzione del consumo, la spaccatura è sempre più irriducibile, quindi la concorrenza è più spietata tra i monopoli internazionali e la crisi quindi si riversa maggiormente in quei paesi in via di sviluppo, dove le fragili economie non possono sostenere il passo con i colossi del capitalismo. Quella cultura che nel passato ha maturato così bene il capitalismo, per cui gli ha dato numerose “ideologie” per lo sviluppo a lunga durata, oggi cede il passo direttamente ai bisogni politici, per ricercare una immediata e possibile ripresa. Ha messo in moto tutta la classe padrona internazionale ricreando Enti e promovendo, rispolverando persino la cultura contadina, le arti tecnologiche e di consumo, agitando assolutamente tutta l’industria dei Professori per riscrivere su vecchie mappe gli elogi della tessuta restaurazione, scavando sempre più quel fossato gramsciano che divide le masse popolari dagli intellettuali, calpestando con cinismo tutto il movimento reale creato dal ‘68 a oggi. In Sicilia da parte nostra è stato più coerente partire da quanto abbiamo detto, cioè della condizione che permane aberrante e contraddittoria, per cui la nuova cultura soprattutto la produzione poetica e letteraria; anche se tra di noi vi sono di già tutti i segni positivi della ricerca linguistica e anche se alla base vi permane tutto quella viscerale della nostra storia che, pur sviluppando positivamente una cultura a misura d’uomo, tuttavia non permette ancora che il privato diventi politico e questo vale a anche per “gli oggetti scritti” come diceva Pasolini, quando ha ben stimolato “lo sperimentalismo” a farsi linguaggio e soprattutto linguaggio politico da non confondere col fare politica e di quella che fanno i partiti. È anche vero che molti scritti teorici degli sperimentalisti ci hanno ripetuto che “stravolgere” la lingua, portarla all’estrema corrosione della non comunicazione, nel mondo alienato e tragico del capitalismo è stata l’unica lotta possibile contro il capitalismo, ma fino a quanto sono stati credibili? Che cosa è comporre “oggetti scritti”, propugnare il caos, negare a una lingua di comunicare e poi additarlo “come nuovo realismo” e “come neo contenuto” se non esprimere capitalismo? Non vi sono dubbi che è stato ed è un movimento di rottura all’interno della coscienza borghese affermando “il disimpegno quale impegno” della concezione del mondo capitalistico, la bene affermata “ideologia borghese” tanto sostenuta dai professori che va dalla linguistica alle scienze economiche. Ma quando si sono posti “il problema dell’ideologia del linguaggio, esponendoci dei campioni, è venuto fuori lo squallido vuoto, il mercato regesto, la parafrasia etc., come se su una pagina scritta fosse caduta addosso una bomba atomica, lasciando solo frammenti di linguaggio, frammenti di paura, bruciati e balbuzienti che tutt’oggi ci ammoniscono non certamente contro la scienza o “la cultura scientifica”, ma contro quella cultura umanistica tanto responsabile quanto facilona, che ha permesso (che ha tassativamente comandato) di buttare la famosa “ atomica” sul Giappone. Il conflitto delle così dette due culture, l’umanistica e la scientifica, tutt’oggi rimane invariato anche se costantemente si usano a vicenda per la conquista del portere temporale, per lo sfruttamento dell’uomo sull’uomo facendo tuttavia apparire “la conoscenza” il solo mezzo par comandare e per perpetuare il potere su tutto il pianeta. Non è escluso che quel “vuoto di coscienza” e quel “disimpegno-impegno” capitalistico siano stati le radici della crisi di fondo dell’intellettuale borghese, che è emersa con la contestazione del 68. Non è esclusa tutta l’importazione della cultura americana e soprattutto (dei beats) della beata generazione, che gli sperimentalisti hanno saputo leggere sin dagli anni 50, non certamente con l’ottica pavesiana, ma con quella che fu della rivista “Il Verri” fino al convegno palermitano, dove è sorto “il Gruppo 63”, con l’immissione della “scuola di Palermo”, tanto gregaria e puttanella, da scartare quei sottoproletari, tanto ‘popolani’ d’avere ammesso che la lotta di classe passa anche attraverso l’espressione artistico letteraria e con ciò tirandosi addosso il “no comment” di tutti i partecipanti. L’industria della cultura “sperimentale”, esplodendo da tutti i canali delle istituzioni del Paese, partorì una sarabanda di polemiche da parte di tutta la cultura italiana, sino ad aprire un varco nel predisposto Menabò einaudiano; non del tutto concorde e neppure convergente col Gruppo 63. Con la scomparsa di E. Vittorini, il dibattito (industria e Letteratura) tacque fino all’esplosione della Contestazione che tagliò la testa al toro mettendo radicalmente in crisi tutta l’Avanguardia anni Sessanta e soprattutto gli intellettuali sino a intraprendere una discordante ma efficace lotta contro tutte le Istituzioni e il Capitalismo avanzato, maturando dalla macchia di tutto il paese reale quella cultura alternativa e antagonista che si riversò contro il Capitalismo e le Istituzioni. Cultura alternativa e antagonista non immune da errori e da polemiche all’interno della problematica e dell’ideologia marxista, dibattuta a partire dalla problematica leninista di “Stato e Rivoluzione” attraverso la maoista “Autocritica degli intellettuali”e la linea proletaria di “Servire il popolo”, sino allo sdoppiamento di quell’uno che si divide in due, che ha lasciato dietro ritardi e falsi rivoluzionari per arrivare a una serrata autocritica per lo sviluppo del movi-
PAGE
12
https://www.natscammacca.net - info@natscammacca.net Tutti i diritti sono riservati Copyright ©. Centro Studi Nat Scammacca e Scammacca Family

Trinacria- Serie Cliclostili- ristampa 2019 Glenn Scammacca
CENTRO STUDI NAT SCAMMACCA https://www.natscammacca.net - info@natscammacca.net
mento culturale nuovo, più strettamente legato al materialismo dialettico e alle masse popolari» Spontaneamente si sviluppò una miriade di ciclostilati, lentamente seguiti da piccole riviste sino all’autopubblicazione di libretti di poesie e di saggistica; si sviluppò, insomma, un movimento reale di critica e di lotta mai avuto nel mondo della cultura con tanta tensione di classe e con tanta critica del reale, radice inconfondibile di lotta anticapitalistica e antiborghese. In Sicilia il ciclostile, cominciato come documento di base tra marxisti e simpatizzanti, portò, in egual misura che al Nord, una lotta anticapitalistica con un preciso impegno (anti) antiborghese e contro tutta quella cultura isolana retriva e ritardata (aulica e folkloristica); con ciò includendo radicalmente sul vecchio istituto letterario e intaccando quelle ideologie stagnanti, feudali e d’élite, che la base economica gli ha tramandato. Il ciclostile entrò nelle scuole e nelle poche fabbriche e tra i contadini, sviluppando tutti i problemi del mondo del lavoro e della conoscenza; particolarmente parlò di letteratura e del riscatto delle masse più oppresse, non come intellettuali calati tra le masse, ma come scrittori emersi all’interno delle masse , come pesci dello stesso mare, non immuni magari da populismo e da ribellismo, ma che tuttavia hanno esercitato un contatto positivo e inaspettato, tanto da fare scandalo tra la vecchia cultura sino a interessare la stampa del Nord, non immune da errori di valutazione, soprattutto dell’anticapitalismo e della lotta contro le istituzioni, mai venuta a galla in quella stampa con la dovuta chiarezza. Fin’oggi si è parlato genericamente di linguaggio nel contesto del sottosviluppo isolano e, neanche a fondo, pochissimo con competenza linguistica, tutt’altra cosa dal vecchio lessico populista e aulico. Non si è parlato del “grado zero” della lingua e di quella ricerca semantica e dei linguaggi “dal basso” che sono sorte e hanno radici nella concezione del mondo proletario e in quella cultura marxista scientifica, che ha dato il via a tutto il movimento “anti” siciliano. Movimento “anti” che poi si definì movimento “Antigruppo”, per la caratteristica letteraria di non essere un gruppo, ma di combattere quei gruppi portatori di coscienza borghese all’interno delle istituzioni da dove tutt’oggi traggono sostentamento economico e culturale. Negli anni settanta esaurendo il proprio ruolo di rottura, come tutta la Contestazione nazionale si è disperso radicandosi ciascuno nella propria-provincia, con un lavoro culturale nello specifico della letteratura traendo motivazione dalle condizioni di quella province le più emarginate dallo sviluppo culturale del Paese e dove il sottosviluppo economico è più radicato che altrove. Tra l’Antigruppo siciliano non sono mancati i personaggi di punta né tutte quelle polemiche interne per gestire la linea operativa ed esistenziale di tutto il movimento, tuttavia, le premesse originarie furono che chiunque facesse una lotta anticapitalistica e contro le istituzioni dello Stato borghese si sarebbe posto come Antigruppo. Linea operativa-rivoluzionaria che ha fatto arrossire di vergogna non pochi intellettuali siciliani, abituati unicamente ad arraffare incarichi e prebende, indubbiamente borghesi, oggi portatori di restaurazione e nemici della nuova cultura siciliana. Tesi unanime per tutto il periodo della Contestazione, dopo non più condivisa per i vari livelli di produzione poetica e letteraria, che la ricerca linguistica ideologica e del comportamento di classe maturava tra tutta la cultura nazionale. Dove è venuto meno questo approfondimento (socio-politico-culturale), la zavorra populista ha continuato a dilagare, motivata certamente dal sottosviluppo economico, quasi a giustificare tutt’oggi il sottosviluppo culturale. Non è stata mai esatta la tesi che dove c’è sottosviluppo socio-economico bisogna esprimere (attuare) sottosviluppo socio-culturale. I nostri politici e la cultura borghese siciliana sono liberissimi di farlo, tanto è vero che vi sguazzano dentro: da una parte, per irresponsabile comportamento o per radicata ignoranza, dall’altra, non potrebbe fare altrimenti per assicurarsi il mantenimento del potere da dove traggono tutte le risorse economiche. Tale comportamento ha sviluppato la mafia e generato quei “trust” di affari complementari alla politica per cui si è lasciato fecondare la superbia dello strapotere emarginando per cattiveria, per ignoranza e per fatalità congenita tutta quella cultura che loro stessi non sono mai riusciti a penetrare né come politici né come gli “intellettuali” di “una classe dirigente” comunque fallita. In questi anni di “restaurazione” e di “ terrorismo” la presenza rivoluzionaria del “nuovo impegno” è quasi tutta ritornata alla macchia, bistrattata dal riflusso e perseguitata dalla restaurazione globale, esclusi quelli che escono con certe riviste lussuose e snob, legalmente autorizzate dalle istituzioni borghesi pseudo avanguardiste, lontanissime , da Trieste alla stella sole, dalle masse popolari più oppresse del pianeta
https://www.natscammacca.net - info@natscammacca.net Tutti i diritti sono riservati Copyright ©. Centro Studi Nat Scammacca e Scammacca Family
PAGE
13

CENTRO STUDI NAT SCAMMACCA https://www.natscammacca.net - info@natscammacca.net
Trinacria- Serie Cliclostili- ristampa 2019 Glenn Scammacca
terra ove emergono come élite di una letteratura-divertimento; epigoni dell’avanguardia neo-sperimentale e tecnologica e come questi a caccia di potere promozionale. Immersi anima e corpo nella coscienza borghese, comprovata dalla doppia scorza che indossano quotidianamente: nella prima, impeccabili professionisti (professori, avvocati, funzionari etc.), servitori della mente borghese dove succhiano il sangue alla povera gente, che permette loro di vivere nell’opulenza; nella seconda, hanno il passatempo nella letteratura sublimando il supplemento di colpa in bravi doppiatori di se stessi, tra un raccontino-giuoco e una poesia-biricchinata, non trascurando una sola virgola, non evitando una sola cazzata, convivendo con la Stampa che mantiene il passo col riflusso, a tu per tu tra i mass-media e le Istituzioni. Non vi sono dubbi che la Sicilia ha i suoi “sperimentalisti” così come ha i suoi “ricercatori”. Molti si domanderanno dove sono i “testi”, le prove che ci fanno pensare all’esistenza di questa nuova letteratura: nomi, titoli, città, editori. È impensabile che tutto ciò possa raggrupparsi al di dentro dell’industria della cultura (l’editoria) che comunemente conosciamo dai mass-media della pubblicità; quando ognuno di noi si è fatto anche “editore” e promotore di un canale diretto, sotterraneo e underground, come comunemente furono chiamati tutte quelle vie che “una rivoluzione culturale” aveva suscitato in tutto il mondo, portandoci modi diversi di lotta: di pensare e di scrivere. Che cosa fosse la passata cultura e che cosa potrebbe essere (è) la nuova, quella che è venuta maturando in pochi anni, n non è facile fissare né è facile sviluppare la problematica senza che “la vita”, quella di ieri e questa di oggi, non venga coinvolta (chiamata in causa) totalmente. È anche vero che tanta gente vive e fa di tutto per vivere meglio, ma è morta (non anagraficamente) perché continuamente plagiata, giocata a dadi, da altri e questi da altri ancora in un circolo vizioso e abnorme, ma tutto ciò non ci autorizza a non pensare a non lottare, a non fare di tutto per ricercare uno spiraglio di liberazione che ci fa presumere (non senza errori) che siamo vivi e vivi dal di dentro contro l’inedia e la rassegnazione e anche contro quel benessere apparente come vuole il perbenismo italiano attraverso tutti quei canali delle Istituzioni» Tuttavia, in Sicilia, le nuove generazioni in che misura hanno attuato il rifiuto del silenzio e la non complicità con gli Istituti della vecchia cultura aulica e folkloristica? Dove è da ricercare la cultura antagonista contro le Istituzioni e il Capitalismo? Quali scrittori hanno portato avanti una cultura “dal basso” della concezione del mondo proletario? Lo strutturalismo, quale struttura polemica dei linguaggi, come è stato catturato e sino a quanto ha formalizzato “la scuola siciliana”? La cultura siciliana in che misura si è unificata con quella italiana? Questi interrogativi certamente riassumono solo la reale problematica della produzione (poetica-narrativa) siciliana verso una mancata coscienza unitaria, ma pongono tutta la problematica, dura a morire, delle due culture autonomia (la libertà) concreta della nuova cultura “contro” o “anti” impossibilitata a circolare e a realizzarsi tra quelle stesse Istituzioni che la esprimono. Discutere della “letteratura nuova”, “contro” o “anti” che ha portato avanti una produzione di ripopolamento ideologico e di recuperi tellurici della nuova antropologia tra le due culture, completandosi dialetticamente nel marxismo rivoluzionario, oggi, si trova a vivere su una bilancia caldissima che si chiama emarginazione in funzione di repressione-culturale e di repressione-politica in funzione di disadattato-comportamento-sociale che naturalizza lo Stato borghese di mantenimento. Cultura di mantenimento che prolifica tra quelle scienze che vanno dall’Assistente sociale alla Psichiatria create per contenere e riversare nella patologia uomini e idee avverse e rivoluzionari. Metamorfosi di mantenimento, sempre più sottile, dopo la controversia della concezione Tolemaica a quella reale Copernicana, della caccia agli eretici e dei tribunali della Inquisizione sino a quella fascista di uccidere, debilitando il fisico per impedire di pensare (vedi caso A. Gramsci) all’attuale tecnocratica delle super carceri e dei manicomi asettici È impossibile esibire apertamente la propria lotta, quale “identità eretica” del “nuovo impegno” che turba pavidi e lavora per lo sterminio di questa putrefatta società borghese, senza incorrere nelle grinfie di una repressione di mantenimento dello Stato borghese, come di già è accaduto a tanta gente di tutta Italia. Non ci meraviglia la restaurazione che crea appositamente, sotto forma di dibattito, un certo numero di riviste di cultura, dove discutibili professori si ergono a paladini, scrutando con spessi “occhiali neri” tutto il Movimento Culturale che è venuto fuori dalla Contestazione, in particolare la letteratura e la poesia, non tenendo conto del movimento reale delle masse e della cultura che ha rotto con le Istituzioni. Non abbiamo dubbi che tutto quello che può dire “una mente collaborazionista” delle Istituzioni, non potrà mai
PAGE
14
https://www.natscammacca.net - info@natscammacca.net Tutti i diritti sono riservati Copyright ©. Centro Studi Nat Scammacca e Scammacca Family

Trinacria- Serie Cliclostili- ristampa 2019 Glenn Scammacca
CENTRO STUDI NAT SCAMMACCA https://www.natscammacca.net - info@natscammacca.net
collimare con la realtà culturale della produzione antagonista della letteratura “contro” e della letteratura “anti”. Una analisi con testi alla mano, per un serio confronto con la realtà del Paese e la cultura che è venuta fuori dal “nuovo impegno” non potrebbe certamente portare acqua al mulino della “restaurazione” né a quegli intellettuali delle Istituzioni dello Stato, borghese.
Crescenzio Cane (15.3.198)
https://www.natscammacca.net - info@natscammacca.net Tutti i diritti sono riservati Copyright ©. Centro Studi Nat Scammacca e Scammacca Family
PAGE
15

CENTRO STUDI NAT SCAMMACCA https://www.natscammacca.net - info@natscammacca.netTrinacria- Serie Cliclostili- ristampa 2019 Glenn Scammacca
Metodi di critica --
SUN SAGGIO ’’LA POESIA IN SICILIA” DI G. OCCHIPINTI di Nat Scammacca
Prima di considerare l’articolo di Giovanni Occhipinti pubblicato su «Quinta Generazione” n°73/74 dal titolo La poesia in Sicilia, lavoro ben fatto, alla sua maniera s’intende, veglio parlare dei diversi metodi che un critico, accingendosi a scrivere, può adottare. Personalmente, preferisco il saggio che dà al lettore la possibilità di giudicare i testi originali servendosi della propria esperienza letteraria e dell’innata capacità di vedere e giudicare le cose, così come è stato provato dai sostenitori della psicofilosofia Gestalt. È il caso in cui il critico dandogli i mezzi, lascia libero il lettore di farsi una sua opinione senza condizionarlo o imporre la propria etica. Dalla lettera lavoro di Giovanni Occhipinti, è chiaro, però, che questo non è il suo caso. Altra strada per un critico è lo studio scientifico che metta in luce l’abilità o meno dell’autore trattato e i pregi tecnici (forma o linguistica) della sua opera. Ma anche qui Giovanni Occhipinti manca il segno. Rimane ancora il caso in cui il saggista non cerca di dimostrare l’importanza dell’opera in sé, ma l’inserimento di essa nel contesto storico letterario perché valida in quanto rappresenta meglio quella mentalità che è frutto di un determinato periodo o di una certa epoca. Anche da questo punto di vista, il saggio letterario di Giovanni Occhipinti non riesce a chiarire la questione sociopolitica e perciò la letteratura siciliana; infatti, egli tratta i problemi dell’Isola come appendici provinciali di un insieme, invece che come parte unica e particolare a sé stante, e preferisce l’espressione italica del Nord invece che quella greco-siculo mediterranea del Sud. Il suo, dunque, è un lavoro molto parziale poiché riflette una sua “ostinata” opinione su ciò che è giusto e ciò che non è giusto nell’area della letteratura siciliana, esprimendo il desiderio che i poeti debbano scrivere dì certi argomenti e di altri no, dando preferenza a una forma che un’altra. Egli, a parer mio, rifugge dalla forma impegnata di scrivere, non accetta la poesia di contestazione e, di conseguenza, quella poesia lamento-contestazione, anzi contro questa si accanisce proprio. Pur riflettendo sulla condizione negativa di sfruttamento dell’area siciliana, egli non accetta la protesta a questo stato di cose perché a suo parere le proposte di altri sistemi non valgono a niente, dato che per vivere uno deve pur far parte del sistema e perciò è costretto ad accettarlo. Inoltre, cerca di fare un elenco dei punti positivi e del progresso economico-sociale siciliano ottenuti nel sistema, ma tralascia di attribuirlo a una naturale forza di inerzia per cui qualcosa anche minime si muove involontariamente con i tempi che imitamene si evolvono. Da ciò traspare che il suo solo desiderio di cambiamento è migliorare il sistema già esistente e non di dare un assetto nuovo alle cose.Tale logica mi sembra coerente ai contribuiti che egli riceve dalla Regione Siciliana per la sua Università Popolare e per la stampa della rivista Cronorama (è stato Emanuele Sghembari, ex co-direttore della rivista Cronorama, a darmi tale informazione). Egli si muove, ed è chiaro, nelle acque del pantano partito della Democrazia Cristiana e fa partire la sua critica dal punto fermo che niente può o deve essere cambiato. E forse questo il motivo per cui il Prof. Motta, critico di cose meridionali, nel compilare la sua antologia dal titolo Oltre Eboli in cui ha trattato poeti di eccezionale qualità o portatori di un massaggio lo ha trascurato (insieme a Lucio Zinna).
- Il 1968 Siciliano –
Se nel 1968 si nota nell’area culturale siciliana, che va da oriente a occidente – Linguaglossa, Catania Palermo, Sciacca, Castelvetrano, Mazara del Vallo, Trapani –, una brusca sterzata contro il sistema, una ragione ci deve pur essere. La contestazione, infatti, sorse spontanea nei riguardi del Gruppo 63 perché “i turchi” della rottura del linguaggio (invitati da Gaetano Testa, Roberto Di Marco, Michele Ferrera) erano calati a Palermo per un convegno che aveva esasperato quello scrittore che sentiva il bisogno di esprimersi localmente e non voleva essere tagliato fuori da inutili operazioni linguistiche che emarginavano il bisogno quotidiano di comunicare negando ogni forma di
PAGE
16
https://www.natscammacca.net - info@natscammacca.net Tutti i diritti sono riservati Copyright ©. Centro Studi Nat Scammacca e Scammacca Family

Trinacria- Serie Cliclostili- ristampa 2019 Glenn Scammacca
CENTRO STUDI NAT SCAMMACCA https://www.natscammacca.net - info@natscammacca.net
partecipazione alle aeree di base. Si trattò, dunque, di un bisogno di vera partecipazione scaturito dal forte individualismo di ogni siciliano. Tale protesta, perciò, come espressione pluralistica si condensò attorno all’Antigruppo che, felicemente disunito, si ritrovò nell’ antologia Antigruppo 73 a cura di Santo Calì. E allorquando Giovanni Occhipinti parla di contestazione Antigruppo che non riesce a influire sul sistema, sbaglia di grosso, in quanto proprio nello stesso periodo assistiamo all’apertura nel nome de pluralismo da parte del più grosso partito di sinistra italiano, e questo, dopo che l’Antigruppo aveva criticato ferocemente Giancarlo Ferretti dalle pagine di Trapani Nuova, ed è logico che gli uomini di cultura siciliani si siano uniti in questa rivoluzione culturale anche correndo dei rischi. Ma, a pensarci bene, di quali rischi possiamo parlare, se essi non sono altro che degli uomini emarginati, sfruttati, ignorati e lontani da qualsiasi potere, potere che, se per caso, potessero raggiungere, capovolgerebbero completamente perché nemici dichiarati di ogni clientelismo e abuso mafioso. Invece, Giancarlo Ferretti ribadiva il bisogno di sottomissione di tutti, inclusi gli scrittori, ai leaders politici. In seguito, come il partito Comunista, anche il partito Socialista e PDUP sposano la stessa filosofia del pluralismo e, infine, all’insegna della democrazia diretta (vedi continue richieste di referendum), vediamo nascere il Partito Radicale.
La Sicilia occidentale, intanto, anche se Occhipinti potrebbe non darne atto, attraverso la poetica dell’Antigruppo, aveva preceduto queste tappe di conquista sociale. Una cosa, però, è sicura che l’Antigruppo esprime un’ideologia maturata naturalmente nell’ambiente in quanto i poeti Antigruppo si interessano di ciò che accade nel mondo e si riflette in loco e non potevano, perciò, ignorare il fermento che nel 68 alitava nell’area in cui operavano. Ecco la ragione, dunque, anche se il Nostro non l’ha capito, per la quale all’Antigruppo sono state dedicate molte pagine della letteratura italiana. L’Antigruppo è un movimento culturale che affonda le sue radici nella contestazione del 68 di Parigi; è un’espressione di quella rivolta culturale che in Cina fu guidata da Mao Tse Tung per assicurare diritto di espressione alle masse che si rifiutavano di farsi soffocare dalla rigida burocrazia, e che in America si esprime con i poeti “beats” attorno a Lawrence Ferlighetti.
In, ogni caso si tratta di movimenti culturali che ideologicamente si schierano contro il sistema il quale, per buone e o cattive ragioni, esclude la partecipazione e l’espressione delle masse. La Sicilia non si trova su un altro pianeta; fa parte di questo mondo, ed è logico che gli uomini di cultura siciliani abbiano fatto la loro scelta.
- Lamento Siciliano -
Altro grave errore di Occhipinti è il suo feroce attacco a ciò che egli definisce la poesia lamento siciliano, ignorando la protesta che sta dietro questo lamento. A pensarci bene, la Sicilia è ancor oggi una colonia dove vengono vendute le merci del Nord e dove non si permette il fiorire di industrie indipendenti scoraggiando a bella posta anche la cultura contadina che si contrappone a quella industriale del Nord. Giovanni Occhipinti non capisce che sono proprio gli italiani del Nord ad essere stufi dei lamenti dei siciliani e perciò a screditare sin dal 1860 qualsiasi letteratura provenga dal sud e sia pregna di lamento/contestazione. Infatti, ogni qualvolta un siciliano è riesce ad ottenere un vero potere economico (vedi Sindona, ladro sì, ma nell’universo di altri banchieri del nord), lo si abbatte senza pietà. Non è permesso al Sud esprimere un vero potere sia in male che in bene. Una volta, nel XII secolo il Sud arabo-greco-siculo ebbe il suo potere e il Nord dovette segnare il passo con la Sicilia, e dunque, è ridicolo asserirne ora, come fa Occhipinti, che la cultura del Nord, è in special modo quella provenzale, influenzò la lingua e la cultura della Magna Curia. Caso mai, si può parlare di influenza siculo-arabe giunte ai provenzali attraverso i Pirenei; questo fondamentale errore di Occhipinti è dovuto sicuramente al fatto che egli è un laureato e, come tale, espressione di quella scuola universitaria italica che ha ignorato sempre la vera storia letteraria della Sicilia. Egli è un prodotto della cultura del Nord e predica, nelle scuole e nelle aree culturali della Sicilia, ciò che ha appreso nella scuola di élite esasperandosi quando si accorge che ci sono ancora siciliani testardi e individualisti che riescono ad esprimere una cultura propria e diversa da quella italica. Si dibatte, inoltre, in una montagna contradizioni: ama la Sicilia, parla contro lo sfruttamento a cui è soggetta e poi tenta di rimanere fedele alla cultura italica del Nord. Ciò non significa che molti poeti dell’Antigruppo non si dibattono anche loro tra cultura italica livellatrice e cultura siciliana, ma si può affermare che sono consapevoli
https://www.natscammacca.net - info@natscammacca.net Tutti i diritti sono riservati Copyright ©. Centro Studi Nat Scammacca e Scammacca Family
PAGE
17

CENTRO STUDI NAT SCAMMACCA https://www.natscammacca.net - info@natscammacca.net
Trinacria- Serie Cliclostili- ristampa 2019 Glenn Scammacca
della loro sicilianità; vedi Crescenzio Cane, Ignazio Navarra, Santo Calì, Rolando Certa, Gianni Diecidue, Pietre Billeci e forse anche Pietro Terminelli e Ignazio Apolloni (quest’ultimo, è cosa risaputa, si dibatte ancora tra le due tendenze). Per sostenere che tutto il meridione esprime una cultura diversa che viene respinta e travisata dal Nord posso rifarmi a recenti avvenimenti. Dopo il terremoto del novembre 1980 in Irpinia, abbiamo visto sullo schermo della televisione gente del Sud che usciva da un’antica cultura di vecchie tradizioni che, agli occhi dei milanesi o dei toscani, è apparsa come di un altro pianeta. Per alcune settimane fu inevitabile per la TV soffermarsi su immagini di una cultura completamente diversa, con gente, facce e costumi che non sono quelli del clima nazionale. Solo in quell’occasione la gente del Sud ha potuto esprimere la sua intelligenza afro-greco-orientale che sorprese tutti quelli del Nord, veri europei, quando cercava di risolvere certi problemi che si presentavano, dando giusti suggerimenti. Allorché però, il suggerimento non veniva recepito, il lamento di protesta si trasformava in urlo di contestazione. E nel momento cui la protesta si riversò anche sugli uomini che amministrano la cultura nazionale come Indro Montanelli, si levò dal Nord quasi un sentimento di razzismo nei confronti del Sud perché era difficile capire profondamente quella cultura greco/meridionale. E proprio per questa mancanza di volontà a capire, Eugenio Montale, nella III pagina del Giornale di Sicilia del 30/1./81 , dimostrando un vero fastidio nei confronti della cultura del meridione che ha profonde radici nell’individualismo contadino descritto da Esiodo, Stesicoro e Gorgia di Lentini, definisce l’emigrato del Sud un povero ‘cafone’ che sconosce la lingua e non è disciplinato. Egli vedrebbe quelli del Sud tutti intruppati e dimentichi della dignità di essere stati cittadini di una polis. Al contrario, l’Antigruppo accoglie questa cultura della polis che rende individui. Ecco perché quando Giovanni Occhipinti, siciliano, ma sotto sotto asservito alla cultura italica, si schiera dalla parte di Indro Montanelli respingendo l’urlo di protesta della poesia Antigruppo, io posso suppore che egli stia dalla parte dell’establishment. Rigetta la nostra protesta, ma quale saggista, non dà alcuna alternativa concreta; si rifà al passato dei siciliani come a un grande vuoto culturale, non ci offre alcuna soluzione, non ci indica alcuna strada e sono costretto a indagare nel buio se voglio capire chi egli appoggia ideologicamente. A questo punto voglio soffermarmi su Lucio Zinna e la rivista Beta del 71. Nell’anno 1965 ero da poco tornato dagli Stati Uniti e non conoscevo nessun poeta locale, né a Trapani a Palermo. Fu quello per me un periodo di produzione eccezionale; a scrivere due o tre poesia al giorno, mi sentivo veramente un poeta; anzi, il poeta. Poiché ero travolto da una forza di produzione insolita, sono certo che i poeti che allora si avvicinarono a me furono anch’essi travolti da questo mio sentire e cogliere il flusso dell’ispirazione; tra i tanti Lucio Zinna, Salvatore Di Marco fratello di Roberto Di Marco e Crescenzio Cane, Melo Freni, Gaetano Testa ecc… ecc…Vivendo in un mondo solitario, e lo testimonia il titolo del mio primo libro di poesie “A Lonely Room” ed. Celebes, avevo un disperato bisogno di contatto con altri poeti. Volevo sottoporre a qualcuno ciò che scrivevo, non riuscivo a tenermi le mie produzioni tutte per me, e fu così che ebbi i primi contatti con i poeti siciliani. Si trattò di un periodo durante il quale me ne stavo in bilico tra la realtà e l’irrealtà, non potevo distinguere, perciò, un tipo di poeta da un altro, forse perché incapace di distinguere altri suoni che non fossero il vibrare della mia anima, anelando solo che l’altro poeta sapesse cogliere i passati di me questa parte più bella. Sì, ero allora un malinconico poeta solitario. Poi, a poco a poco, l’ispirazione poetica subì un mutamento e quella divina pazzia della prima fase creativa diede posto alla contemplazione e cioè alla seconda fase, quella della poesia filosofica. Fu un continuo interrogare l’esistenza; una ricerca dell’io alla scoperta di una risposta che potesse dare l’ambiente che mi circondava mentre il tono dell’ispirazione scemava e veniva sostituito dalla rabbia aggressiva e dalla denunzia impegnata come altri poeti di sinistra. E a questo punto cominciò il distinguo. Cominciai a capire quali fossero i poeti provenienti da una esperienza sociale che li rendeva consapevoli dei problemi delle masse; alcuni di questi, però, vibrando su corde diverse, avevano il solo scopo di raggiungere il posto di leader ed egoisticamente salire la china del sistema per dettare il loro punto di vista agli altri. Io cercavo coloro che per natura e per pensiero fossero tutto l’opposto. Li trovai uno por uno negli anni dal 65 al 68; Crescenzio Cane, Santo Calì, Gianni Diecidue, Ignazio Navarra, Elvezio Petix, Franco Di Marco, Pietro Terminelli, Rolando Certa, Carmelo Pirrera, Ignazio, Apolloni, Ignazio Navarra, Roberto Zito, Natalia Calì ecc… Nel 1965, a Trapani, avevo incontrato Micky Scuderi, la quale volendo introdurmi nell’ambiente letterario mi presentò Lucio Zinna, Salvatore Di Marco, Dino D’Erice. Rimasi impressionato dalla dinamicità di Lucio Zinna; il giovane vibrava di attività poetica, cercava di organizzare riunioni, convegni e spesso mi ritrovai anche a casa sua ad ascoltare e recitare poesie. Fu in quel periodo che Salvatore Di Marco mi disse: “Nat, dovresti incontrare Cres-
PAGE
18
https://www.natscammacca.net - info@natscammacca.net Tutti i diritti sono riservati Copyright ©. Centro Studi Nat Scammacca e Scammacca Family

Trinacria- Serie Cliclostili- ristampa 2019 Glenn Scammacca
CENTRO STUDI NAT SCAMMACCA https://www.natscammacca.net - info@natscammacca.net
cenzio Cane, credo che sia un poeta più consone alla tua poesia”. Conobbi Cane in casa di una pittrice australiana mia collega dove tenemmo un recital, e un giornalista che io avevo invitato si portò dietro Melo Freni non supponevo allora che quest’ultimo era destinato ad ottenere ottima affermazione quale romanziere e poeta. Di Cane capii subito che era un vero poeta e subito lo trattai come un mio pari. Quanta alterigia e quanta intolleranza in contrapposizione a tutti i nostri principi! Cane stava lì come una montagna dicendo con tutto se stesso: io sono il poeta, entrambi ci sforzavamo di dare spazio pure a Melo Freni. A pensarci, fu quello il mio primo recital a Palermo. Poi, tentai di organizzarne un altro al British College , in Piazza Politeama, e poiché ero nello stato divino della creazione, non feci alcune selezione; invitai tutti i poeti che conoscevo, anche la moglie norvegese di Pasqualino Marchese. Del resto sono della convinzione (errata?) che tutti in potenza siamo poeti. Lucio Zinna, però, protestò per la presenza di Cane. La cosa mi fece sorgere delle perplessità. Un poeta che ne esclude un altro e specialmente quello che mi sembrava il più interessante. Per non rischiare il fallimento dell’iniziativa divisi il recital in due tempi, anzi, in due settimane; prima avrebbero recitato i poeti più idillici, nella seconda settimana i più arrabbiati. Comincia, però a sospettare che qualcosa serpeggiasse sotto sotto. Dietro la poesia c’erano sentimenti umani, ma anche interessi particolari di politica; il tutto mi divenne chiaro quando Rolando Certa si rifiutò d’intervenire al Premio dei Marmi indetto dal Comune di Custonaci (presidente della giuria Lucio Piccolo), dove, poiché l’editore Celebes aveva sottoposto il mio libro di poesie “A Lonely Room”, ero stato premiato insieme a Ungaretti, Fabbri e Melo Freni. Le poesie furono lette dall’ attore Paolo Carlini, eppure Certa mi disse: ‘‘Caro Nat, io non vengo a Custonaci, quello è un covo di gente di destra”. Non lo immaginavo, perciò capii che dovevo aggiornarmi sulla politica locale. Così scoprii che c’erano poeti troppo impigliati nel sistema politico Dino d’Erice, per esempio, (alias On.Dino Grammatico) era il capogruppo dei missini all’Assemblea Regionale Siciliana; per molti poeti l’attività attorno a lui non era altro che una maniera di farsi spazio, alcuni per un momento di gloria sono disposti pure a vendersi al diavolo.
- PTR e Beta 71 –
Se ci soffermiamo ad osservare la rivista PTR di cui Giovanni Occhipinti parla tanto bene, tutto quanto ho detto sopra salta subito agli occhi. I vari redattori , da Micky Scuderi a Lucio Zinna, da Remo Fedi a Turi Bramante e a Dino D’Erice, si sono trovati d’accordo a pubblicare quegli scrittori borghesi a favore del più forte come Jack Loudon, Kafka ecc…. e non che sdegnavano di rifarsi alla filosofia nietzschiana del superuomo. Ora, leggendo ciò che scrive Giovanni Occhipinti a proposito del movimento Beta 71 - che oltretutto a Palermo non ebbe molto successo - mi accorgo che il Nostro cade sulla contraddizione -perché, mentre disapprova il nodo di scrivere dell’Antigruppo e approva quella di poeti quale Zinna e il suo seguito incluso nel periodico “Sintesi”, parla di punti o di premesse al movimento Beta 71 sostenendoli somiglianti a quelli dell’Antigruppo, dei miei amici e dei 21 punti. Dice pure che qualcuno di questi miei 21 punti è addirittura estrapolato dalle premesse di Beta 71, (Ho chiesto a Lucio Zinna, tramite Carmelo Pirrera, Segretario Regionale dal Sindacato Scrittori - che può testimoniare - di farmi pervenire copia dei punti Beta 71 perché avrei voluto prenderne visione. Non mi pervenuta ancora nessuna risposta). Fa intendere che ci sia quasi un parallelismo. E veniamo ad altri particolari: Occhipinti riportando soltanto la seguente frase di Beta 71, “unmanesimo nuovo capace di migliorare il mondo anziché degradarlo”, dice che ad essa si è ispirato l’Antigruppo. Sbaglia tutto, infatti, faccio appello a quanti hanno letto i 21 punti dell’Antigruppo: Mariella Bettarini, Franco Fortini, Giuseppe Zagarrio, Armida Marasco. Franco Manescalchi, Filippo Cilluffo (per parlare solo degli addetti a lavori), i quali hanno dovuto per forza constatare che l’Antigruppo scarta i superuomini e mette in evidenza e al primo posto i balbuzienti che vanno accettati così come sono; essi, se lo vogliono, possono sempre tentare di migliorare, e in tal caso si tratterebbe di un miglioramento che riguarda la volontà dell’individuo e che non può e che non dove essere imposto dall’alto. Altra premessa dell’Antigruppo è la continua necessità di mutamento che non va inteso però solo allo scopo di un miglioramento ad ogni costo per portare avanti i più efficienti; il mutamento, per quanto mi riguarda, può essere inteso anche verso il peggio poiché, la cosa più importante à che lo status quo dell’establishment venga spezzato sia a livello politico che estetico-culturale. Ovviamente con ciò non ci si augura che il limitamento peggiori le cose, senza dare troppa importanza al perfezionismo, il migliore fra tutti, infatti, il capogruppo viene respinto in toto; ogni aderente all’Antigruppo rifiuta un duce che gli debba
https://www.natscammacca.net - info@natscammacca.net Tutti i diritti sono riservati Copyright ©. Centro Studi Nat Scammacca e Scammacca Family
PAGE
19

CENTRO STUDI NAT SCAMMACCA https://www.natscammacca.net - info@natscammacca.net
Trinacria- Serie Cliclostili- ristampa 2019 Glenn Scammacca
imporre dei limiti entro cui muoversi e operare, perché ognuno deve dare ascolto solo alla voce etica propria che dagli altri va, se non condivisa, allora tollerata.
- E ritornando ai 21 punti –
Ci si può porre la famosa domanda: è nato prima l’uovo o la gallina? Sono stati creati prima i punti o la poetica dell’Antigruppo? In verità, i 21 punti sono stati scritti da me dopo che avevo conosciuto i poeti siciliani (poi Antigruppo) che inconsapevolmente si sono ritrovati insieme a protestare. I punti non indicano modelli al quale un poeta deve rifarsi ,infatti Pietro Terminelli, non trovando in essi piena antitesi di soddisfazione, ne scrisse altri; Antonino Cremona ne aggiunse uno; io stesso volendo allargare alcuni concetti ne scrissi altri 21, e Ignazio Apolloni che è un anti-Antigruppo non li accettò. Come principio, infatti, egli è contrario a qualsiasi regola che possa limitarlo. Come è possibile, dunque, che il movimento Beta 71, basato su schemi precostituiti da una vecchia letteratura umanistica abbia potuto influire per la stesura degli stessi? Il nostro è un caso in cui prima nasce la poesia dei poeti Antigruppo e poi vengono stilati i 21 punti. I punti, in verità, sono l’osservazione del comportamento, degli atteggiamenti e delle poesie dei poeti Antigruppo. È impossibile che essi siano stati ispirati dal gruppo Beta 71 perché in quest’ultimo ambiente si valorizza il superuomo, il leader, il capogruppo. Infatti, nello scrivere una mia poesia intitolata Capogruppo d’Avanguardia, io ho descritto l’atteggiamento di un poeta animatore del gruppo Beta 71, Lucio Zinna. La poesia, pubblicata nell’antologia di Domenico Cara e che al Premio Placido Fardella Rolando Certa voleva premiare, fu bocciata proprio da Lucio Zinna il quale sicuramente aveva capito l’antifonia. Con ciò non voglio dire che ogni atteggiamento di Lucio Zinna sia dettato dalla filosofia di Nietzsche perché c’è un altro lato di Zinna, quello del ragazzo che nella fanciullezza soffrì molto per l’assenza del padre (la sua poesia migliore, a mio parere, è quella intitolata mio padre) e che dalla società vuole per forza ottenere un riconoscimento, ecco come si spiega il suo lavoro di direttore didattico e la sua vergona quando era solamente un insegnante elementare. Sento il bisogno di essere un leader non è un puro caso se Lucio Zinna si trova con il prof. Fallica a inneggiare e rivalorizzare la filosofia di Nietzsche, l’etica più antipopulista mai esistita, quale componente della giuria del Premio Nietzsche. Personalmente, non avrei mai potuto essere al su posto; per la stessa ragione Elio Vittorini non sollecitò mai la pubblicazione di un libro come il Gattopardo. Giovanni Occhipinti scrive che l’Antigruppo non ha mai operato una vera innovazione di linguaggio. Questa affermazione dimostra quanto egli sia un critico poco attento; leggendo il primo dei 21 punti, avrebbe dovuto capire che l’innovazione linguistica o la rottura del linguaggio non interessano l’Antigruppo e, per maggiore chiarezza, riporto il punto citato: “Primo traguardo di un poeta non deve essere la forma o il linguaggio, ma il tono con il quale egli poeta si esprime”. Eppure, soffermandoci sulle poesie di Pietro Terminelli (era redattore della rivista Intergruppo Palermo lo troviamo, insieme a Ignazio Apolloni, alla ricerca di un’innovazione linguistica e visiva), e di Santo Calì, dobbiamo ammettere che esiste un anelito a un profondo cambiamento del linguaggio; infatti Calì con le sue poesie porta a galla quell’espressione linguistica dei Siciliani emarginati e ignorati; di coloro, insomma, che sono il popolo di Sicilia.
- Credo nell’amicizia –
Altro inutile attacco è quello che Occhipinti sferra contro Cesare Zavattini affermando che nella prefazione del mio romanzo “Due Mondi” Zavattini non si pronunzia e non dà un giudizio sui miei scritti. Guarda caso, io mi sono sentito appoggiato da ciò che ha scritto Cesare Zavattini; dipende da come si vedono le cose. Io sono convinto che quando Cesare Zavattini dice una cosa, la dice perché la sente, altrimenti perché si sarebbe interessato a far pubblicare il mio romanzo dall’editore Bompiani? Da parte mia sarebbe stata una penetrazione nell’establishment, è vero. Quando la breccia è fatta da un vero populista le cose non vanno e come vuole l’establishment, qui basta soffermarci al parallelismo di due uomini di chiara cultura populista, Charlie Chaplin che appoggia Lawrence Ferlinghetti, poeta della protesta, offrendogli per la casa editrice il titolo del suo film City Lights, infatti ora essi stanno a San Francisco la City Lights Books, e Cesare Zavattini che spontaneamente incoraggia uno sconosciuto come me. Questi due grandi artisti, Charlie Chaplin e Cesare Zavattini, entrati nelle maglie dell’establishment non hanno mai tralasciato di dire o scrivere o mettere in pellicola quello che è stato sempre lo scopo della loro arte: mettere in risalto i problemi
PAGE
20
https://www.natscammacca.net - info@natscammacca.net Tutti i diritti sono riservati Copyright ©. Centro Studi Nat Scammacca e Scammacca Family

Trinacria- Serie Cliclostili- ristampa 2019 Glenn Scammacca
CENTRO STUDI NAT SCAMMACCA https://www.natscammacca.net - info@natscammacca.net
degli emigranti, dei poveri, dei dimenticati, fare cioè un discorso antisistema. Ecco perché Charlot dovette subire gli attacchi atroci dell’America capitalistica, infatti quelli del sistema sanno che chi passa attraverso le maglie dell’establishment e resta populista è un pericolo. Egli può diventare un mito per le masse e una spina nel fianco del potere come in Italia è il mito indistruttibile di Zavattini e dei suoi capolavori populisti del neorealismo. Io mi illusi di poter entrare nella scia di Zavattini e fare una breccia nel sistema insieme a Santo Calì, Crescenzio Cane, Gianni Diecidue, Rolando Certa, Pietro Terminelli, Ignazio Apolloni, Pietro Billcci, Ignazio Navarra, Nino Contiliano, Giovanni Lombardo ecc. L’operazione fallì perché soltanto pochissimi riescono a destreggiarsi e ad colpire la palla al momento giusto, chissà se qualche giorno Cesare Zavattini non riesca a trovare uno spiraglio attraverso il quale far penetrare noi dell’Antigruppo! Penso che egli sia stato un vero amico per tutti noi, per Crescenzio Cane, per e Roberto Zito ecc. È venuto fin qui a Castelvetrano fra i poeti della periferia, tra gli arrabbiati, i più poveri, perché sempre fedele ai suoi principi populisti. Ricordo Zavattini andare davanti a me, appoggiandosi alla spalla dello scrittore Vincenzo Consolo, in processione assieme ai siciliani nella marcia commemorativa per il terremoto del Belice attraverso i paesi devastati - potevo toccarlo tanto mi era vicino. Non sapevo che in seguito saremo diventati amici e compagni di lotta, ma in quel momento ebbi la prova che il grande regista amava il Sud ed era venuto lì tra la gente sconosciuta.
- Coerenza dell’Antigruppo -
È difficile tentare di creare un antisistema dentro l’establishment e restare ligi al principio di dare attenzione agli ultimi invece che sempre ai migliori. L’Antigruppo si dichiara pronto a far valere questi principi proprio per non duplicare l’establishment. Occhipinti avrebbe dovuto capire questo, o darci il beneficio della possibilità di aver creato un antagonismo impegnato e attivo invece di buttarci a terra dicendo che il nostro impegno non vale a niente, che i lamenti e la rabbia e la protesta non cambieranno mai il sistema e che, perciò, siamo inutili. Egli dimentica che nemmeno i partiti di opposizione sono riusciti a cambiare il sistema. Gli uomini politici hanno ripetuto formule che prima del 63 sembravano solo piccoli squittii di topi sotto il pavimento del vero potere, mentre noi lanciavamo, come “una freccia contro il carro armato” (vedi Crescenzio Cane in Mutamento), ma almeno abbiamo avuto il coraggio di farlo. Chi ha fatto circolare con insistenza le parole come pluralismo, partecipazione, democrazia diretta, se non, i poeti Antigruppo? Naturalmente né gli scrittori del Nord, né tantomeno, Giovanni Occhipinti ci daranno il credito, ma per chi vuol documentarsi basta leggere i nostri scritti pubblicati negli anni 60. È assurdo, dunque, che Giovanni Occhipinti mi scriva: “tutto è inutile e specialmente gli sforzi dell’Antigruppo perché i frutti resteranno a giacere tra la polvere dato che la razza umana è in via d’estinzione tra qualche decennio” (vedi Trapani Nuova, Antigruppo in America). Io mi rifiuto di sottomettermi a questo fatalismo tipico pure di Leonardo Sciascia e del Principe di Lampedusa; la mia dignità umana non me lo permette; ci sono tanti altri che vogliono ancora protestare anche contro il flagello atomico. La poesia dell’Antigruppo è frutto di attualità e di lotta. Esempio: tre mesi fa si voleva installare un centro di rifiuti radioattivi proprio sulle falde di Erice, in quella che fu la montagna sacra ad Afrodite, a 150 metri dalla mia casa, ebbene le donne del quartiere si sono ribellate, hanno mosso le acque e con loro noi poeti dell’Antigruppo. Non dobbiamo cedere, e, se è necessario scendere nella tomba, vi scenderemo urlando e inveendo, consapevoli di ciò che succede intorno. E mi piace qui riportare (lo faccio raramente) le di Steven Weinberg nell’ultima frase del suo libro intitolato “I primi tre minuti” – L’affascinante storia dell’origine dell’universo -: lo sforzo di capire l’universo è tra le pochissime cose che innalzano la vita umana al di sopra del livello di una farsa, conferendole un po’ di dignità della tragedia. Ammetto, caro Occhipinti, che la poesia di Mario Gori possa essere una lagna, un lamento, ma hai provato tu a calarti nella realtà di Mario Gori? Io sono andato a visitare il suo ambiente, la sua casa, ho conosciuto sua madre. Povero Mario Gori, la sua è una poesia è un lamento che testimonia una cultura, uno strato di vita umana siciliana, una fanciullezza triste, un paese ancora più triste in questa nostra isola sfruttata nella casa di Mario Gori non ci furono mai giocattoli, come neanche ce ne furono nemmeno in quella di Lucio Zinna. Per la madre di Mario Gori, sopravvissuta al marito, esisteva solo la lotta per ottenere una buona fetta di benessere da lasciare al figlio. Una madre, dunque, forte e burbera. E quando un poeta scrive poesie sulle sue tragedie psico/familiari, perché un critico deve collocarlo nell’area delle poesie/lamento? Oppure, perché farsi instradare da un capogruppo che gli indica come scrivere (vedi Lucio Zinna) che è stato magari solo in
https://www.natscammacca.net - info@natscammacca.net Tutti i diritti sono riservati Copyright ©. Centro Studi Nat Scammacca e Scammacca Family
PAGE
21

CENTRO STUDI NAT SCAMMACCA https://www.natscammacca.net - info@natscammacca.net
Trinacria- Serie Cliclostili- ristampa 2019 Glenn Scammacca
contatto con una realtà industrializzata dove è lecito sbizzarrirsi in ricerche di poesie visive e dove sarebbe vergognoso scrivere una poesia dedicata al padre, come quella di Lucio Zinna, molto più bella e più valida di tutte le sue ricerche linguistiche? E perché Occhipinti, nel trattare la poesia siciliana, ignora l’esuberanza, la virilità la forza della poesia di Crescenzio Cane, di Santo Calì, di Rolando Certa, di Gianni Diecidue, di tutto l’Antigruppo che esprime forza garganiana (vedi Cane), rabbia feroce (vedi la mia poesia Retorica di Sangue), mitragliamento (vedi Pietro Terminelli). In verità, nessun poeta dell’Antigruppo esprime la struggente malinconia di Mario Gori, e Occhipinti non può accomunare la poesia dell’Antigruppo a quella di Mario Gori. Lo spirito che anima Mario Gori è tutto il contrario di ciò che esprime Santo Calì. E quando Giovanni Occhipinti, per inserirmi in una certa fascia di poeti, parla solo di un aspetto della mia poesia ignorandone altri, sta portando acqua al proprio mulino e cerca consensi per il suo discorso; trattando la parte onirica della mia poesia, cerca di collocarmi in posizione contraddittoria alla poetica Antigruppo, vuole accomunarmi alla tristezza di Mario Gori (forse anche Mario Gori aveva cercato questa comunanza tra la sua e la mia poesia di Lonely Room e di Glenlee, libri che aveva sulla scrivania il giorno della sua morte), ignorando tutte le mie poesie di battaglia e d’impegno. Si fa grande torto a un poeta quando, volendo parlare della sua produzione, si tratta solo un lato della sua poetica con la scusa che lì egli raggiunge alti livelli di poesia. Mentre Giovanni Occhipinti cerca di penetrare in tutta la poetica di Cattafi, portandone fuori l’impegno civile e la rabbia, non fa altrettanto con me . Perché? Anche se non sono molto addentrato nella conoscenza della poesia di Cattafi penso di non sbagliare dicendo che il citato poeta stando a Milano ha scritto per la Valle del Belice per questa Sicilia sfruttata, ma ha mai vissuto i drammi di coloro che abitano e operano in questo territorio? È mai stato a un recital con i poeti dell’Antigruppo nelle piazze di Partanna, di Mazara, di Castelvetrano, di Santa Ninfa a portare la voce di protesta che accomuna i poeti dell’Antigruppo alla popolazione locale? E’ difficile, infatti, gridare : “Ho fame” quando in verità la pancia è piena. Io sostengo che il vero populista grida : “Ho fame” quando ha veramente fame; e se un poeta scrive una poesia come “A destra, a destra” è perché vive in condizione di sfruttamento alla stessa maniera di tanti siciliani economicamente emarginati. E se Crescenzio Cane grida: “la mia casa non è come la tua, tu hai tutto e io non ho niente” è perché non sopporta questa ingiustizia. E lo stesso è per Pietro Terminelli, Pietro Billeci, Ignazio Navarra, Rolando Certa, Salvatore Giubilato, Gianni Diecidue eccc. Unoche crede nei principi Antigruppo, Alfredo Bonanno, sentendosi un privilegiato nei riguardi degli altri perché con un lavoro ben retribuito, per essere coerente con ciò che scrive, si licenzia? nell’altra maniera sarebbe stato un falso populista.
- Cattafi non è Crescenzio Cane –
Quando Cattafi scrive sulle sorti della Sicilia, lo fa da un posto molto lontano e fuori da ogni sofferenza siciliana; addirittura da un posto alla Mondadori. Lo stesso falso populismo si ritrova nei discorsi dei politicanti, degli onorevoli che percepiscono 70 milioni di lire all’anno e chiedono il voto a gente con una retribuzione di 300.000 lire al mese oppure con il minimo della pensione, che è di 186.000 lire. È giusto che debba esistere tale differenza di. retribuzione tra uomini che vivono nello stesso Paese e comprano la stessa merce? Questa evidente ingiustizia è il motivo per cui una bella poesia d’impegno di Cattafi, a mio parere, vale la metà di una brutta (e brutte non ce ne sono) poesia d’impegno di Crescenzio Cane o di Rolando Certa. Eppure, nel suo saggio, Occhipinti trascura Cane, Calì, Diecidue ecc… E un’altra cosa, qui, voglio far presente che questi poeti che ho menzionato sono poeti unici in Italia, infatti non si può dire che un poeta dell’Antigruppo somigli ad un altro perché i poeti Antigruppo in tutti i loro scritti rappresentano, se stessi in una documentata realtà poetica siciliana. C’è una brusca sterzata in queste produzione Antigruppo e ciò vuol dire che il Siciliano si è svegliato e reagisce come un uomo di eccezionale capacità e talento, quasi a voler affermare l’inesistenza dì quel filone di genialità dell’antico Siciliano dei tempi della Magna Grecia. Molti dell’Antigruppo, non avendo i mezzi economici per pagarsi gli studi all’Università per completare una cultura specifica, hanno fatto tutto da soli, aiutati dal genio (vedi Cane e Terminelli). Certo, i poeti dell’Antigruppo non affermerebbero mai, come , invece, fa il Giornale di Sicilia, che la cosa importante nella vita non è la partecipazione ma la vittoria. L’Antigruppo ha imparato che è importante partecipare anche quando si sa di non poter vincere, in quanto vincere non capita mai alle masse. E non si tratta di un concetto che i Siciliani hanno scoperto da poco. Infatti, molti secoli fa, un uomo semplice siciliano nato su questa falce trapanese, si chiamava Atenione di Drepano, durante la prima guerra servile, si ribellò agli italiani del Nord, agli imperialisti romani e convinse altri siciliani della Sicilia occidentale a unirsi a lui. Erano tutti siciliani di sangue sicano-greco-elimo e insorsero con dignità morale, che ancor oggi è facile trovare in un siciliano, combattendo in diecimila contro l’Impero romano. Atenione fu ucciso in duello dal console Aquilio (una lotta impari perché lo schi-
PAGE
22
https://www.natscammacca.net - info@natscammacca.net Tutti i diritti sono riservati Copyright ©. Centro Studi Nat Scammacca e Scammacca Family

Trinacria- Serie Cliclostili- ristampa 2019 Glenn Scammacca
CENTRO STUDI NAT SCAMMACCA https://www.natscammacca.net - info@natscammacca.net
avo non possedeva l’arte del duellare), il posto di Atenione fu ricoperto da Trifone, ma anche questi, presso Cirtea, fu ucciso. Dei 10.000 rivoltosi ne rimasero soltanto 1,000 (numero fatidico per i Siciliani) e tutti furono fatti prigionieri e condotti al Circo dove avrebbero dovuto combattere per divertire gli italiani di Roma, ma non fu così. Infatti, quando i mille si trovarono schierati cinquecento contro cinquecento, consapevoli della loro dignità, a un cenno di Satiro, il capo, si ammazzarono a vicenda Uno dopo l’altro; ultimo, di propria mano, cadde Satiro.
Disprezza, caro Occhipinti, se puoi, questo orgoglio! Questa dignità che io ho trovato in Santo Calì, in Gianni Diecidue, Salvatore Giubilato, Rolando Corta, Ignazio Navarra, Carmelo Pirrera, Crescenzio Cane, Pietro Terminelli, Ignazio Apolloni, Antonino Contiliano, Giovanni Lombardo, Ignazio Butera, Franco Di Marco, Grazino Russo, Roberto Zito e in tutti coloro che si identificano nell’Antigruppo.
https://www.natscammacca.net - info@natscammacca.net Tutti i diritti sono riservati Copyright ©. Centro Studi Nat Scammacca e Scammacca Family
PAGE
23

CENTRO STUDI NAT SCAMMACCA https://www.natscammacca.net - info@natscammacca.net
Trinacria- Serie Cliclostili- ristampa 2019 Glenn Scammacca
Lettere a Giuseppe Zagarrio
Trapani, 6/3/81
Caro Giuseppe, voglio congratularmi con te per 1’eccezionale saggio “Linguaggio e categoria della sicilitudine” che condivido quasi in toto e che ha posto l’enfasi proprio dove andava: l’impegno ideologico. Inoltre mi sorprende come le tue tematiche collimano con le mie del saggio/polemiche che ho spedito a “Quinta Generazione” in risposta alle inesattezze sostenute da Giovanni Occhipinti nel suo scritto “La poesia in Sicilia” e pubblicato su “Quinta Generazione”. Ho riflettuto, però, sulla differenziazione nel nostro modo di trattare la questione Sicilitudine in rapporto al resto dell’Italia. Per me si tratta di una ricerca d’identità siciliana che causa uno scontro/rifiuto nei confronti del centro/settentrione d’Italia, in quanto essendo originalmente di altra cultura non sento il bisogno di proiettarmi al di là dell’Isola verso una società italiana più progredita ed evoluta non solo economicamente ma anche culturalmente. E forse logico che, proveniente da un mondo e una cultura anglosassone, io “senta più di voi la necessità di un tipo di ricerca/scavo odisseo/ritorno” tutto siciliano per conoscere meglio chi sono! Al contrario, chi dal primo contatto con la cultura ha avuto soltanto quest’isola sente il bisogno di proiettarsi oltre lo stretto per poi ritornare psicologicamente. Allora, considerare la propria cultura siciliana più importante di quella italiana, il particolare/locale più del generale e dell’universale il concreto più dell’impersonale/ambiguo (vedi grande nazione) e dando valore all’individualismo/antigruppo, si può certamente cadere nell’eccessivo. Per me si tratta, come ho detto sopra, di una rivendicazione di identità e perciò di razza (nel senso psico/sociale/storico)che mi assilla e che, nella rabbia dell’essere e dell’esistere, può certo sfiorare l’eccessivo impegno ideologico condotto alla mia maniera di populista/anarcoide (non anarchico ragione per cui il mio fianco sempre scoperto all’accusa di qualunquismo di sinistra - se si può concepire un qualunquista di sinistra - io personalmente ho sempre sostenuto che non può esistere un qualunquismo di sinistra). Mi ritrovo perciò con la mia identità sicana/elima/greca/sicula che si sviluppa, tra tragedia e commedia, nel mio romanzo Due Mondi, un Sicilian-Scowls con una specie di rigetto, o meglio, di repulsione nei riguardi dell’Isola nel momento in cui, carico di “americanità e non di americanitudine” perché l’ambiente dove avevo vissuto mi aveva sempre proiettato verso il mito anglosassone (che a dire il vero ho anche amato), mi trovavo poco disposto a subire l’alito puzzolente di aglio del baronetto siciliano o dell’arabo dalla coppola storta, cose che ora per me assumono significato storico in quanto le lunghe ricerche, da me condotte, mi hanno spiegato l’affinità con una cultura più mediterranee/greco/araba che con quella anglosassone impostami per esigenza, di sopravvivenza dei miei avi. E una storia ha sempre bisogno del suo mito e di una certa esaltazione per passare alla fase di accettazione di costumi e tradizioni, come quella della famiglia, ad esempio, che io ho recepito in pieno, non sconoscendo il negativo che sta insieme al positivo; del resto tutti sappiamo che ogni realtà è fatta di chiaro e di oscuro. Capisco benissimo che la mia poesia “Auriga I980” può sembrare una provocazione “eccessiva” nei confronti della cultura italica, ma credo che non lo sia altrettanto “Seattle o T(h)rinacria” dove il composito, in equilibrio tra le due tradizioni, la sicula e l’anglosassone, mi porta, nella foga dello scavo? all’epica di Ulisse. La versione in Siciliano della suddetta poesia si trova in Trapani Nuova, mentre l’originale, in Italiano, l’o spedita a Troisio il quale sta lavorando su una antologia che comprenderà testi di Ignazio Apolloni, Pietro Terminelli e Crescenzio Cane. Ho intenzione di spedirti copia della mia risposta a Giovanni Occhipinti perché desidererei ricevere un tuo commento; si tratta, in verità, di storia sugli avvenimenti che ci hanno dosso insieme, (io, Cane e Terminelli e Lucio Zinna per qualche tempo). Può darsi che qualche inesattezza 1’abbia commesso pure io, ma senza alcuna intenzione. Un altro fatto che vorrei puntualizzare. Mentre si può accusare che i poeti dell’Antigruppo, nella foga eccessiva di dare un messaggio scadono di qualità, non si rileva da parte dei critici, e qui mi rifaccio a Franco Marescalchi e a Giovanni Occhipinti e, in certo senso pure a te (anche se sei rimasto con fianco coperto), si tralascia di vedere il poeta antigruppo dal lato di poter essere se stesso e soltanto se stesso come un intero e non come una corda vibrante dello stesso tasto. Il mio saggio/risposta mette in evidenza, proprio per quanto detto sopra, e serve a chiarire le tre fasi inevitabili attraverso le quali sono arrivato al presente. Se queste frasi vengono dai critici trascurate, non si può certo dare un quadro preciso del poeta/ uomo. Non può il critico trattare uno scrittore mettendo di lui in risalto solo quello
PAGE
24
https://www.natscammacca.net - info@natscammacca.net Tutti i diritti sono riservati Copyright ©. Centro Studi Nat Scammacca e Scammacca Family

Trinacria- Serie Cliclostili- ristampa 2019 Glenn Scammacca
CENTRO STUDI NAT SCAMMACCA https://www.natscammacca.net - info@natscammacca.net
che gli serve per avvalorare la propria tesi di critico; in tal caso, non si tratterebbe di un lavoro onesto poiché si ignora la completezza dell’individuo/poeta. Anche tu sei consapevole di quanto sto dicendo e pur mettendo il punto sulla produzione lirica ( del passato) non ignori poesie come I piccoli figli di Dio, Sicilia, Chi sei tu?, Due Siciliani a New York, Auriga 80, Eraclea, Lamento della piccola borghesia. Matto andando a Credmoore, A destra a destra, Topi topi topi, Sicilian Scowls, Non c’è altro mondo che questo, Capogruppo d’avanguardia, Nessun cambio a New York e Retorica di sangue (Quest’ultima retorica completa, ma sempre di grande effetto quando viene recitata in piazza). E potrei continuare ad elencarne altre che nel loro intrinseco hanno qualità che è tessuto e frutto dell’espressione siciliana. Ammetto che Pietro Terminelli e Crescenzio Cane abbiano colpito più di me in quella direzione e, a buon diritto, hanno nel mondo della letteratura siciliana e italiana grande risonanza (in questo campo specifico devo ancora trovare un poeta che possa essere paragonato a Cane), ma devo pur dirti che tu non puoi scrivere un saggio e parlare solo di sfuggita di Santo Calì affiancandolo a Ignazio Buttitta dopo che di Santo Calì è stato pubblicato (in Italiano e in Inglese) il poemetto Yossiph Shyryn di cui sfortunatamente Franco Manescalchi non è riuscito a parlare nel suo saggio sull’underground. Naturalmente questi appunti al tuo saggio sono solamente marginali perché è chiaro che per il resto condivido ogni cosa (puoi vedere Trapani Nuova del 5 marzo c.a.) Spero di pubblicare in breve una buona selezione delle poesie impegnate di Cane e mie poiché si potrà chiarire una volta per sempre, attraverso una visione dei nostri lavori, quanto ora sto affermando. Il libro di Cane, Il cuore di Palermo, pubblicato a Firenze, ha messo in risalto quel poeta siciliano che, dopo Santo Calì, è il più significativo del discorso impegnato dell’Antigruppo.
Ma il quadro sarebbe più completo aggiungendo il mio apporto all’epica garganiana di Crescenzio Cane (rifacendoci oltre che alla Bomba proletaria anche a Radici del Sud e a Papiri).
Il mio sogno sarebbe quello di coinvolgere pure Pietro Terminelli per dare più completezza all’opera. Ma, come sempre, non abbiamo i soldi sufficienti (qualcuno mi dice che il mio è un sogno di pazzi, ma io so che quello che dice Terminelli è fondamentale). Quale uomo, infatti, vede il popolo alla stessa maniera di Cane; egli esprime tutte le frustrazioni quotidiane che riceve da questo sistema siciliano/italico e perciò la sua rabbia irrompente è un continuo gettito di parole-mitraglia che però vanno viste in una visuale più larga che abbraccia i testi più vecchi di Terminelli, se si vuole ottenere una consapevolezzadi tutta la questione psico/sociale nella quale naviga Pietro Terminelli. È eccessiva l’espressione di Terminelli? Certo, se vista da una angolazione borghese (non ce l’ho con te); ma stando vicino a Cane e Terminelli io so che tipo di ginnastica sono costretti a fare per sopravvivere economicamente e culturalmente in questo ambiente che li vuole a tutti i costi abbrutiti, ed è necessaria una volontà ‘geniale’ perché i due possano resistere e continuare caparbiamente a produrre artisticamente, trovando tempo e spazio, perché da loro dipendono famiglie numerose da sfamare. Cattafi può essere un grande poeta, ma davanti a questi due poeti dell’Antigruppo non può essere sicuramente considerato il migliore, in quanto i nostri, come dici tu stesso, anticipano i tempi dell’attività culturale della Sicilia.
Scusami il lungo sfogo, ti abbraccio tuo Nat
https://www.natscammacca.net - info@natscammacca.net Tutti i diritti sono riservati Copyright ©. Centro Studi Nat Scammacca e Scammacca Family
PAGE
25

CENTRO STUDI NAT SCAMMACCA https://www.natscammacca.net - info@natscammacca.net
Trinacria- Serie Cliclostili- ristampa 2019 Glenn Scammacca
Firenze 2/3/1981
Caro Nat, leggo quanto scrive I.N. (Ignazio Navarra?) sulla tua terza pagina di “Trapani Nuova” (5 marzo) a proposito della mia plaquette sul “Linguaggio e categoria della Sicilitudine”, ed è inutile dirti quanto ne sia lusingato, anche perché punta rapidamente al centro del mio discorso o volontà di un discorso critico tutto oggettivo (voglio dire autonomo) anche se soggettivamente impegnato, e certo non impersonale. Ti ringrazio, e ringrazia per favore l’estensore della nota. Così come ti ringrazio per 1’invio (regolarissimo) del Trapani Nuova e per l’ampia lettera/saggio che mi invii per chiarirmi i tuoi rapporti di ricerca con te stesso e con gli altri amici dell’Antigruppo. I quali sono complessi, a volte complicati, non di rado sono anche discutibili, ma sono genuini o come dici tu coerenti con se stessi “come un intero e non come corda vibrante sempre sullo steso tasto” - lo ammetto senz’altro, e l’ho ammesso pubblicamene, altrimenti perché ne avrei parlato fin da principio aderendo all’itero progetto, al di là di certe sensibili differenze dei risultati? Sull’analisi di Occhipinti e su certo giustificativo critico dello Zinna non concordo neanche io, anche se riconosco all’uno e all’altro una laboriosa intelligenza organizzativa e la fattiva ampia conoscenza della contestualità. Quello che convince di meno è soprattutto lo scarto che entrambi operano sul ‘negativo’ (socio strutturale) della Sicilia che parrebbe ampiamente superato da tutta una nuova coedizione di progresso, di benessere, di generale positivi produtti va (e creativa). Come se la lezione del Belice ed oggi dell’lrpinia (per dire del sud in generale, e della Sicilia in esso) non sia ancora e sempre lì ad avvertirci, sollecitarci alla necessità della vigilanza dinamica, fermo restando che essa combacia con la dinamica del linguaggio). Mi dici di una mia inclusione nell’Antigruppo... In verità la mia vocazione e quella del battitore libero; ma nell’Antigruppo penso che si possa procedere senza tradire quella vocazione; sicché perché dovrei rifiutarmi? Le riserve che pure ho fatto o faccio, muovono dall’interno (della ‘sicilitudine’) non già dalla biblioteca o dalla cattedra e tanto meno dal ‘Palazzo’... Del resto il buon Calì (sul quale dopotutto ho più volte speso qualche parola in varie occasioni, sollecitando l’interesse di una critica disattenta e parziale) volle inserire le mie poesie in quel leggendario Antigruppo 73 che rappresenta una delle più importanti realizzazioni dell’artigianato linguistico e grafico del nostro tempo della Sicilia ( e dell’intero Sud)… Cordialmente, con ogni augurio, tuo
Giuseppe
PAGE
26
https://www.natscammacca.net - info@natscammacca.net Tutti i diritti sono riservati Copyright ©. Centro Studi Nat Scammacca e Scammacca Family

Trinacria- Serie Cliclostili- ristampa 2019 Glenn Scammacca
CENTRO STUDI NAT SCAMMACCA https://www.natscammacca.net - info@natscammacca.net
Il DOLORE INSENSIBILE
Rompano la cupola di vetro e facciano un urlo solo gli otto santi dalla torre del mondo il silenzio non è più adeguato a trattenere le macchine dei mostri né basta rammentare i giorni d’ottobre le lunghe risse sui bordi degli esili i secchi colpi di morte o di augurio fa presto ad essere il più sconcio rimedio il medagliere veterano ora è tempo di limpidi furori è tempo di ammainare i brandelli di attesa o le sciarpe festose di chérmisi siamo a un punto che non basta ricorrere alle vecchie virtù il dolore ormai ha maturato l’ira sulla pianura umana e già vedo gli steli ergersi al vento e prepararsi alla messe addio soluzioni soavi premere fitto dei sogni addio festoso battere sui tamburi dell’infanzia, addio brivido lungo che premevi alle ciglia il sapore goloso dell’amore il lutto è fermo il dolore non è più sensibile le campane ringoiano i rintocchi dentro, il cerchio di piombo l’ecclissi della bellezza ha depredato gli astri il cielo è ormai solo un cavo occhio un tunnel dentro il possibile non resta che irrompervi col fiato della saggia follia e scardinarvi spazi di altro un altro tempo e trascinarvi in furia i frammenti delle eluse libertà ritrovarvi il nuovo punto d’appoggio per ritessere il mondo tra galassie di. luce su uno stabile cosmo.
Giuseppe Zagarrio
https://www.natscammacca.net - info@natscammacca.net Tutti i diritti sono riservati Copyright ©. Centro Studi Nat Scammacca e Scammacca Family
PAGE
27

CENTRO STUDI NAT SCAMMACCA https://www.natscammacca.net - info@natscammacca.net
Trinacria- Serie Cliclostili- ristampa 2019 Glenn Scammacca
Da Follia sine nomine - Il nome taciuto a cura di Cesane Ruffoto e Luciano Troisio
ALLEGORIA E (POSSIBILE) ASCESA DI RATATAPLAN
Ottobre 1927 - Eizenstein il cinema muto come un pesce il pesce in barile un barile di polvere la polvere da sparo tre volte nella polvere tre volte sugli altari, scoprire gli altarini scoprire una lapide scoprire il vecchio continente il vecchio e il mare l’americano a Parigi gene Kelly gincana ginger a le ginger rogers fled astajre, fredde come le stelle le stellette che noi portiamo sono lunghe penne nere penne per volare nella fantasia per scrivere di fantasia per scrivere e basta qualsiasi cosa ti passi per la testa senza controllo e senza controllori, sui binari dell’infinito dove le rette parallele s’incontrano o si scontrano per deragliamento, dirottamento lo sgomento dei potenti lo sgolamento dei manifestanti la libera manifestazione del pensiero il pensiero fisso 1a monomania la monogamia la minigonna 1a formula 1 la formula matematica formulare una ipotesi ipo(e)teticamente, per approssimazione approssimarsi alla metà 18 la meta delrugby il rag time le storia del jazz, degli oppressi integrati in tutto meno che nel sentimento musicale, nel ritmo della danze nel tracciato del corpo nei suoi movimenti di scimmia, ioo ... e la scimmia 1928 Busuer Keaton la rivolta nel quartiere cinese il cineoperatore il cineasta il sa1to con l’asta il salto nel buio il buio si infittisce il tessuto si infeltrisce senza L’OLIA’ L’OLA’ senza la Marlene Dietrich senza l’angelo azzurro senza famiglie la sacra famiglia la famiglia borghese la borghesia illuminata sin dal lume a petrolio e che perde il lume degli occhi se
PAGE
28
https://www.natscammacca.net - info@natscammacca.net Tutti i diritti sono riservati Copyright ©. Centro Studi Nat Scammacca e Scammacca Family

Trinacria- Serie Cliclostili- ristampa 2019 Glenn Scammacca
CENTRO STUDI NAT SCAMMACCA https://www.natscammacca.net - info@natscammacca.net
IDEOLOGIA DEL WEST
La paura, pausa dei punti cardinali, papalina cerebrale a confondere il triregno calotta di sostanza di calce spente, rivitalizzata, infuse in cute, incute tenebra e speranza di candelabri nell’occhio specchio oltre il coma. Una rosa di venti, petali scongiurati dallo sfoglio, posti in direzione del sole della tramontana di bufere, nevicata ai polmoni in sesamo per riapertura del mantice dello caverna in bronchi o trachea. Nella barca il truciolo condensa una quantità di turaccioli, dense linfe del sangue del legno, il pegno vascolare, l’intrusione dello spirito introiettato della pianta multiforme di foglie - mani nel lavoro accumulativo degli storni. Il domicilio cancella l’interrotta classificazione di laboratorio di insetti, specie smarrita di esseri interessanti del coagulo dialettico di

Darwin, l’affronto la condiziono ignee, le bruciature per i pilastri traballanti delle storia, le acque come scintillio di summe, triassico, neolitico, paleo con pale e fresche. Azzurra la volta del cielo con i puntini, lumi di una fiumana a strapiombo di terre colorate, le conchiglie Calìce’ di sangue versato da un corpo morto, defunto e spasimante alla deriva tre incanalature presa dell’acqua marina.
https://www.natscammacca.net - info@natscammacca.net Tutti i diritti sono riservati Copyright ©. Centro Studi Nat Scammacca e Scammacca Family
PAGE
29

CENTRO STUDI NAT SCAMMACCA https://www.natscammacca.net - info@natscammacca.netTrinacria- Serie Cliclostili- ristampa 2019 Glenn Scammacca

PAGE
30
https://www.natscammacca.net - info@natscammacca.net Tutti i diritti sono riservati Copyright ©. Centro Studi Nat Scammacca e Scammacca Family

Ignazio Apolloni
Da: c’era una volta
UN BOVE PAZZO
Trinacria- Serie Cliclostili- ristampa 2019 Glenn Scammacca
CENTRO STUDI NAT SCAMMACCA https://www.natscammacca.net - info@natscammacca.net
C’era una volta un bove pazzo che delirava nella stalla con cani, galline, maiali e belle di fieno stese per rendere soffice il letame fatto di sterco, sterpi e ciondoli di rame legati alle maniglie di pentole e tegami che con trecce di cipolle ed agli penduli dai chiodi alle pareti e dai travi del soffitto di stile atesino e perciò fatto con guglie, spigoli e camino intrecciavano un fitto odore casareccio tipo pane romano condito con olio, pomodoro maturo e peperone rosso anch'essi appesi nella stella dove il bove impazziva piano piano man mano che cani, galline e maiali gli sporcavano il letame e gli sballavano il fieno che come letto non voleva dividere con altri che non fosse una vacca che il padrone comunque ci aveva per i fatti suoi ma in un'altra dimora affatto simile alla stalla vuoi per la legna che rivestiva il piancito e che faceva soffici i passi quando non si buttava nel camino per rendere accogliervelo il tutto e vuoi la funzione di riparo dagli occhi dei curiosi che com'è noto non badano a spese.... Da Favole per adulti di Ignazio Apolloni (ed. Intergruppo)


https://www.natscammacca.net - info@natscammacca.net Tutti i diritti sono riservati Copyright ©. Centro Studi Nat Scammacca e Scammacca Family
PAGE
31

CENTRO STUDI NAT SCAMMACCA https://www.natscammacca.net - info@natscammacca.net
Trinacria- Serie Cliclostili- ristampa 2019 Glenn Scammacca
Pietro Terminelli
IDEOLOGIA BEL RIFLUSSO Da IDEOLOGIA BEL RIFLUSSO - INTERGRUPPO
_ ANTIGRUPPO
_ S’inchina il messaggio della propaganda della testata, l’industria culturale del governo, lo slogan accusatore distolto del guardasigilli di turno, il signor Porta nella scorta, corta la porta chiusa, a fiume aperta ai sottoboschi, dal titolo, senza titolo nel benestare della tasca editoriale, la carta al macero per un riparo sto all'uso dell'imballaggio agio dello distanza, agiografia della dettatura di un delirio del decennio con iniquo con un quindici nel sedici, diciassette, e numerazione. Sino alla clausura spontanea del diciannove ....Urto e non urto la conchiglia galleggia del "superman”, nel mare dischiuso alla corolla approdante sabbia della spiaggia, sabbia della sapienza nelle bende, bende nel salasso di uomini, suggerito dal coinvolgimene to degli inclusi, fuori gli esclusi.


La-non-poesia è la saggezza dell'appello al tradimento e alla servitù, alla catena del letamaio politico, al collateralismo integrante del preambolo DC, la sinistro succeduta mai alla cosa pubblica, nel velo dei para occhi sempre al potere come DC, non
PCI-PSI, . antenna a larga banda nel centro con i programmi del riflusso, il ritorno allo stadio zero. Il poeta è un procedimento, una rivalsa, al congegnamento a senso unico, una coscienza trafitta sostenuta dalla insostenutezza di un linguaggio permaloso e statico………
PAGE
32
https://www.natscammacca.net - info@natscammacca.net Tutti i diritti sono riservati Copyright ©. Centro Studi Nat Scammacca e Scammacca Family
Trinacria- Serie Cliclostili- ristampa 2019 Glenn Scammacca
CENTRO STUDI NAT SCAMMACCA https://www.natscammacca.net - info@natscammacca.net



https://www.natscammacca.net - info@natscammacca.net Tutti i diritti sono riservati Copyright ©. Centro Studi Nat Scammacca e Scammacca Family
PAGE
33

CENTRO STUDI NAT SCAMMACCA https://www.natscammacca.net - info@natscammacca.netTrinacria- Serie Cliclostili- ristampa 2019 Glenn Scammacca
1980 SOGNANDO UN AURIGA 1980 a Kostas Valetas
ov’ era Trinacria quando i giochi ebbero inizio? Dei, voi dovete saperlo li sulle cime dell’Olimpo noi pure volevamo esserci. Persino la piccola Malta c’era con la sua bandiera che sventolava - Isola non più grande del nostro colle sacro – Erice – Oh dei, non per invidia verso piccole nazioni o grandi rimpiangiamo l’assenza alle Olimpiadi ma sognando un auriga da Sicania o Siracusa che corre e vince di nuovo l’Isola a tre punte con la sua bandiera alle Olimpiadi a salutare gli dei seduti in tribune alte. Allora, uomini e donne siciliani liberi e orgogliosi la nostra nazione isola-casa come la vicina Malta servi di nessuno secondi a nessuno servi né di Puni né di Romani né di Italici né di Lombardi né di uno yankee o di un Russo.
Nat Scammacca
PAGE
34
https://www.natscammacca.net - info@natscammacca.net Tutti i diritti sono riservati Copyright ©. Centro Studi Nat Scammacca e Scammacca Family

Trinacria- Serie Cliclostili- ristampa 2019 Glenn Scammacca
CENTRO STUDI NAT SCAMMACCA https://www.natscammacca.net - info@natscammacca.net
CAPOGRUPPO P2
Dalle nostre logge, esce la sacra verità. Chi non è del nostro gruppo è falso. Noi non dobbiamo riconoscerlo tante meno ascoltarlo parlare o sognare di lui. Chi parlerebbe a una pietra? E meno di pietra egli è. E’ niente Difendiamoci con l’odio e ricordate: un incontro con altri ci tradisce e vi rende, nostri nemici. Ora andate . ma non raccontate a nessuno che noi pensiamo e viviamo. Tenetevi nell’ombra e camminate guardinghi nel Buio dimenticando per solo ricordare che la nostra bugia è verità.
Nat Scammacca
https://www.natscammacca.net - info@natscammacca.net Tutti i diritti sono riservati Copyright ©. Centro Studi Nat Scammacca e Scammacca Family
PAGE
35

CENTRO STUDI NAT SCAMMACCA https://www.natscammacca.net - info@natscammacca.netTrinacria- Serie Cliclostili- ristampa 2019 Glenn Scammacca
SICILIANO IDIOMA E SUE ORIGINI NELLA SICILIA OCCIDENTALE
Anti/introduzione
Sono convinto che quanto io scrivo e dico sia frutto di un tipo di condizionamento culturale, sociale e ambientale che non è prodotto italiano. Il mio punto di vista, perciò, è differente da quello di ogni uomo di cultura italiano. Ammetto che essendo siculo-americano mi trovo in Sicilia fuori dall’ambiente culturale e trovo quasi naturale che agli occhi dell’uomo colto siciliano (pilotato dalla cultura italica) la mia logica riguardo la cultura siciliana o il suo idioma possa sembrare avventata dato che mette in discussione teorie finora accettate. Mi sento di essere nel pieno diritto di non accettare ciò che i siciliani italianizzati sostengono e cioè che la Sicilia non è stata mai una nazione e che i Siciliani hanno ricevuto cultura e idioma soltanto dall’Italia. Confortato de mia buona ‘ documentazione io, invece, affermo il contrario e prego gli uomini di cultura e gli addetti soprattutto ad ascoltare un’opinione diversa dalla loro e a cogliere il mio discorso quanto meno come un tentativo di ricerca della verità.
La triplice beffa
Penso che sia stato merito di Santo Calì e delle sue opere se in queste periodo, dopo tutti gli sforzi (passati e presenti) per italianizzare l’idioma siciliano, ci troviamo davanti a un processo d’inversione che ha elevato l’idioma siciliano di nuovo a lingua vera, quell’idioma siciliano che i professori di università e gli studiosi eruditi definiscono, purtroppo, “dialetto”. Santo Calì, infatti, invece di usare nelle sue poesie il Siciliano/ italianizzato delle fasce cittadine borghesi di alcune province siciliane e soprattutto della città bianca di Palermo come usa fare Ignazio Buttitta nelle sue opere di sapore molto folkloristico, ricorre all’aspro e più difficile Siciliano che è ancora la lingua parlata dai contadini, dagli operai, dai marinai, dagli uomini comuni in centinaia di piccoli paesi siciliani. Quella di Calì, a parer mio, è un’operazione ancoro più valida di quella tentata nell’800 da Giovanni Meli che intendeva esprimere un linguaggio degno di essere considerato nazionale, lingua nazionale siciliana e non italiana. È ormai una delle più grandi tragedie dei Siciliani di oggi assistere al continuo sfaldamento del proprio idioma e della propria cultura attraverso tutti i mezzi di diffusione. Colpe anche di tutti gli eruditi e i professori di culture italica originaria nelle università, pronti a tradire la loro eredità culturale siciliana, per conquistare il posto ambito in quella società feudale che è la fascia dell’establishment italiano delle università; posto che Santo Calì rifiutò, invece, categoricamente, anche dopo essere stato invitato ad insegnare all’Università di Catania. Tullio De Mauro scrive nella prefazione al volume “introduzione allo studio del ‘dialetto siciliano” di Corredo Avolio, che soltanto alcune decine di migliaia di persone fuori dalla Toscana e da una fascia romana parlavano l’Italiano al momento dell’ unificazione d’ Italia del I860, mentre in Sicilia milioni di isolani parlavano il Siciliano. Stranamente, dunque, gli studiosi, gli eruditi, i professori di università dal 1860 in poi parlano di “dialetto siciliano” nei confronti del toscano (considerato italiano e perciò lingua nazionale), dal XII secolo in poi. Tra questi pure Corrado Avolio. Forse ciò succede perché sono tutti patrioti borghesi romantici, non semplici siciliani sofferenti e svantaggiati dall’unificazione d’Italia, come scrive Richard Gambino nel suo libro “Sangu di lu sangu” pubblicato in inglese a New York e come denuncia Denis Mack- Smith nella Storia di Sicilia Medievale. Anche il Prof. Giorgio Santangelo, onesto nei fatti, perché il suo libro mette in luce una continuità nell’uso in Sicilia di tre lingue: Il Siciliano (principalmente), il Greco e, a volte, il Latino, quasi mai il Toscano; infatti , tutti noi sappiamo che allora esisteva una vera nazione siciliana che era la più importante d’Europa e che si estendeva fino alla periferia di Roma, Corrado Avolio dice pure che tolte alcune eccezioni, fin quasi al secolo scorso i Siciliani si ostinarono a scrivere in Siciliano quando non scrivevano in Latino. Steven Runciman nel volume “I Vespri Siciliani” ed. Rizzoli, afferma che nel secolo XII sul continente, esclusa
PAGE
36
https://www.natscammacca.net - info@natscammacca.net Tutti i diritti sono riservati Copyright ©. Centro Studi Nat Scammacca e Scammacca Family

Trinacria- Serie Cliclostili- ristampa 2019 Glenn Scammacca
CENTRO STUDI NAT SCAMMACCA https://www.natscammacca.net - info@natscammacca.net
la Calabria, prevaleva l’uso di un idioma italico (ovviamente non toscano), mentre nell’Isola la maggioranza della popolazione parlava il Greco, Anche nel secolo XIII (vedi p. 26 del suddetto libro) egli sostiene che la popolazione siciliana era soprattutto greca ma stava formandosi una coscienza nazionale siciliana. Non sottoscrivo completamente questo concetto, ma la lingua greca doveva essere abbastanza presente. Nel secolo XII e anche nel XIII è logico, però, pensare che in Sicilia si parlava soprattutto il Siciliano antico che ha tramandato ad oggi il suo du finale e in poche contrade della Sicilia orientale lo doppia 1 finale. Anche Gianni Diecidue, poeta e scrittore Antigruppo, è del mio parere quando dice che la lingua italiana, creazione di letterati, è lingua della cultura, mentre quelli che di solito vengono definiti dialetti sono veri idiomi di popolo. Per ragione di quanto ho detto, intendo condurre il mio discorso su Santo Calì quale uomo di cultura e dì resistenza su tre canali che, in ultima analisi, sono quelli delle tre beffe. 1) L’inganno da parte degli Italici sulla questione dell’idioma siciliano che, pur essendo idioma dei Siculi, degli Elimi e dei Sicani, si continua a chiamarlo idioma italiano, annullando così tutta quella fioritura culturale siciliana che fu del XII secolo e che fu espressione formale letteraria basata su un idioma siciliano di origine sicula e non italica, con derivazioni che potrebbero essere arabe, bizantine, greche elime, sicane e mai italiche. 2) L’inganno di chi Vuol restare sempre a galla, qualunque sia il sistema politico o il mutamento; l’inganno che è proprio dei letterati che vogliono essere, sempre e ogni occasione, i capocci, non importa da dove soffia il vento. 3) L’inganno dell’unità d’Italia e del potere delle forze centripete del Nord che hanno voluto incamerare la Sicilia e trasformare i Siciliani in Italiani che essendo di cultura e razza diversa diventano cittadini di seconda classe; un popolo, infatti, non può cambiare nell’arco di cento anni, diceva Santo Calì. E aveva ragione. Uno spunto per sostenere ancor più questo mio argomento me lo diede il Presidente del Circolo Culturale Pitré di Palermo, il quale mi regalò il libro edito a curo di Michele Papa intitolato i poeti arabi siciliani dal IX all’XI secolo, in esso un siciliano arabo, Abu Al Arab Hus’ab ibn Muhammad, scrive: E tu, o patria, Sicilia, poiché mi abbandoni, mi rifugerò nei nidi delle aquile generose. Dalla terra io nacqui e tutta la terra mi è patria. Alla stessa maniera, Santo Calì che si definiva arabo (sebbene alcuni lo dicevano di origine greca a causo del suo nome che può essere interpretato come ‘bello’) in Yossiph Shyryn, rivolgendosi alla patria scrive: o Sicilia, primo e ultimo paese mio, lacrimetò (leggere Antigruppo 75 da p.67 a 69).
Quando si parla di letteratura alla corte di Federico II, gli studiosi italiani usano dare un eccessivo peso all’influenza che sulla Magna Curia ebbe la forma poetica provenzale. Altri studiosi stranieri, non guidati dal sentimento di nazionalismo come gli Italiani, asseriscono invece che le forme poetiche prese ad esempio dalla scuola siciliana non derivano dalla Provenza., ma dalla Francia del Sud dove i Francesi trassero grande vantaggio culturale dal bilinguismo esistente per un certo periodo nel territorio sotto la dominazione degli arabi. Se fino ad ora i critici italiani sostengono la tesi contraria, il fatto sta nell’affinità che essi sentono la cultura provenzale, ma non possono certo affermare che il provenzale, come linguaggio, sia giunto fino in Sicilia a causa di un centinaio di guerrieri nordici istallatisi a Palermo. Le varie forme di poetica provenzale sono chiaramente prese dalla maniera di poetare del mondo arabo; i franchi, infatti, i normanni, i provenzali, gli alemagni, gli europei, per dirlo con una sola parola, erano troppo barbari, per raggiungere quello squisito modo di poetare che già possedevano gli arabi. È azzardata, dunque, la tesi di chi vuol dare tutto il credito alla poesia provenzale per la scuola siciliana alla corte di Federico II a Palermo, dove sappiamo che già esistevano poeti arabo-siciliani i quali con la loro presenza influenzarono la cultura della corte di Federico II. Poiché il mondo arabo si estendeva dai Pirenei fino all’Asia, dava la possibilità ai poeti arabi di proprie porre forme poetiche e culturali che giunsero pure in Sicilia e di cui si servirono Jacopo da Lentini e Ciullo d’Alcamo e che, per la stessa ragione anche i provenzali avevano acquisito. C’è perciò da concludere che la letteratura italiana ha alla base delle sue forme poetiche la poesia araba, e che i provenzali furono soltanto uno dei tanti canali di conduzione di tali forme poetiche. Non è certo facile contrapporre la propria opinione contro un gruppo ben organizzato di letterati e professori
https://www.natscammacca.net - info@natscammacca.net Tutti i diritti sono riservati Copyright ©. Centro Studi Nat Scammacca e Scammacca Family
PAGE
37

CENTRO STUDI NAT SCAMMACCA https://www.natscammacca.net - info@natscammacca.net
Trinacria- Serie Cliclostili- ristampa 2019 Glenn Scammacca
universitari, italiani e siciliani, i quali sostengono che l’idioma siciliano è di origine italica, eppure è ovvio che il Siciliano, come ho già detto, ha una base di Arabo, di Fenicio, di Elimo, di Greco e molto meno di Latino. E a proposito, voglio qui riportare una frase, la più antica iscrizione, quelle che ho fatto stampare sulla quinta pagina di Yossiph Shyryn in onore di Santo Calì e del popolo siciliano “Nun ostenti mim; arustiano mi emitom esti durom, nane pos duro(m) mi emitom esti, vel iom ned emponitanto mered es viinobrtom”. Si noti che il verbo “esti” lo si ritrova tale e quale nel Siciliano parlato tutt’ora; è usato di più nelle campagne, del trapanese e in tutto la fascia costiero occidentale. Il Siculo mostra aspetti diversi dal latino; è simile più alle lingue indoeuropee della penisola balcanica o più precisamente dell’Illiria o della Tracia. Massimo Ganci afferma, infatti, che il Siciliano è anche idioma elimo, miceneo e licio; non italico. Esempio, per Massimo Ganci tuka iemi , la frase più completa che ci è giunta dagli Elimi, è simile all’espressione siciliana chi ti fici. Anche Vincenzo Tusa è dello stesso parere e, forse, tanti altri siciliani, quali, però, come lo stesso Tusa non riescono a sganciarsi dal mito del nazionalismo italico. Io, come Santo Calì, posso vantarmi di non aver niente in comune con gli italici. mi piace raccontarvi qui un episodio strano che ha contribuito ancor più a farmi sostenere questa tesi. Qualche mese fa, alcuni ragazzi andando sulla montagna di Erice, trovarono una moneta antica e me la mostrarono. Feci una corsa con la moneta alla più vicina biblioteca e scoprii che si trattava di una moneta punica di Erice che risaliva al V secolo a.C., studiandola attentamente sono pure riuscito a leggere la leggenda punica che per una strana coincidenza rispondeva al mio nome, non precisamente come io mi firmo Nat Scammacca, ma Schammachanat (vedi Storia delle monete siciliane di A. Holm, pagg. 138,139,301). Nessuno a questo punto può venirmi a dire che io sono un italico; ora mi spiego, infatti, perché sia stato sempre restìo a prendere la cittadinanza italiana. Vengo lasciato il più delle volte ai margini del mondo letterario sia italiano che siciliano con la scusa che sono americano, ma a coloro che mi hanno invitato a cambiare cittadinanza ha sempre risposto che avrei rinunziato americano solo se avessero potuto offrirmi la cittadinanza siciliana. Orgoglio di razza? Profondo istinto del mio tessuto culturale siculo? Almeno i Siciliani avessero rispettato lo Statuto della Costituzione Siciliana del 184-8 art. 2: La Sicilia sarà sempre uno Stato Indipendente. E ritorniamo a Santo Calì che fu un sostenitore dell’indipendenza siciliana; fu un separatista e lo rimase anche quando fu eletto consigliere comunale nelle liste del P.C.I. Ma se quanto ho detto fin qui non è valso ad avvalorare la tesi che la lingua siciliana non ha niente da spartire con quella italica, basta leggere il saggio dell’erudito e studioso di lingue antiche Enrico Ambrosini nella “Storia di Sicilia” pubblicata a Napoli poco tempo fa. Egli sostiene che la parola elimo-segestana sulle monete di Segesta è di origine ionico-arcaica-eolica; e la stessa cosa affermano Freeman, E. Pais e indirettamente A. Holm. Se è vero che l’idioma siculo-sicano di oggi ha qualche somiglianza con il latino, non è perché esso subì l’influenza del latino classico, bensì perché il latino antico dei romani subì a suo tempo influenze siculo-greche della Magna Grecia; alla stessa stregua fu per tutto il mondo barbaro del Nord. Natale Turco di Catania, nella sua vasta “Storia della Nazione siciliana” fa presente che la maggior parte delle iscrizioni tombali in Sicilia sono scritte in greco e raramente in latino anche se risalgono all’epoca della dominazione romana. Alla fine dell’Impero romano (tra il 350 e il 4-50) la proporzione tra il greco e il latino è di nove a unu. Un’altra cosa che avvalora questa tesi è la dichiarazione di Vincenzo Adragna, direttore della biblioteca di Erice, il quale afferma che è più facile tradurre le opere di Aristofane dal Greco al Siciliano, invece che dal Greco in Italiano. E ciò perché la struttura del Greco e in linea di massima più affine ai a quella del Siciliano. La stessa cosa è sostenuta pure da Tullio De Mauro nella sua “Storia linguistica dell’Italia unita”. Egli afferma che i dialetti meridionali presentano diverse concordanze con il Greco moderno, e per risalire ancora sulla stessa tesi, ci possiamo rifare a qualificati glottologi come Trombetti, Schuchardt, Sundwall, Herbig, Uhlerbeck, Ribezzo, Bertoldi, Terracini, Goidanich, per i quali la Sicilia linguisticamente è specificamente pre-ariana e non latino-italica. Si noti che tali glottologi contrastano con le ristrette operazioni toponomastiche di L. Pardi e di E. Pais i quali sostenevano entrambi la italianità della lingua sicula antica della Sicilia orientale; i suddetti glottologi trovano tracce iberiche, ibero liguri, comunque non ariane e perciò non latine o italiche, in quella unità linguistica della Sicilia e del Mediterraneo tutto, inclusa l’Asia Minore che è l’area ibero-ligure. Essi trovano conferma nella singolare concordanza quale risultato specifico nel lessico e nella fonetica del Siciliano vivente al di là
PAGE
38
https://www.natscammacca.net - info@natscammacca.net Tutti i diritti sono riservati Copyright ©. Centro Studi Nat Scammacca e Scammacca Family

Trinacria- Serie Cliclostili- ristampa 2019 Glenn Scammacca
CENTRO STUDI NAT SCAMMACCA https://www.natscammacca.net - info@natscammacca.net
della questione non italico-latina. È da rilevare che proprio nella Sicilia occidentale, la zona cioè degli Elimi, affiorano più forte questi elementi linguistici mediterranei che non sono da attribuire semplicemente agli Elimi venuti dall’Oriente, ma a quel sottofondo sicano più afro-asiatico sul quale s’innestano quale espressione di una graduale immigrazione neolitica della razza ibera dal Nord Africa e dall’Asia verso le nostra Isola. Non si può venire, dunque, nel 1860 con uno sbarco a Marsala a negare tutto il passato e le antiche memorie di civiltà. Nemmeno nel XII secolo un re tedesco o svevo poteva venire qui in Sicilia a portare un’altra lingua normanna, provenzale francese che sia; infatti non lo fece. Egli essendo un monarca ambizioso si servì alla lingua siciliana per portare avanti una cultura letteraria “nazionale”. Ma Federico compì un errore, lo stesso dì tutti coloro che provengono dal Nord, eccetto i Normanni, dice Mack Smith (e Federico era normanno soltanto per metà), e cioè dimenticare che la Sicilia può godere del benessere solo se legata al mondo mediterraneo del Nord Africa e del Levante. Federico, invece, la volle proiettare verso l’Europa i suoi antenati avevano portato via dalla Sicilia molti tesori che avevano caricato ben 150 muli per portali oltre Alpi. Un vero furto i popoli europei fecero a danno dei siciliani, furto che continuò con lo scorrere dei secoli. Per capire meglio che la prima espressione letteraria formale d’Europa vide luce in Sicilia in lingua siciliana e precisamente a Palermo, quale frutto del popolo siciliano, della nazione siciliana e non italiana, basta leggere un brano della “letteratura Italiana” edita, da Laterza a cura di Carlo Muscetta. Il brano è il seguente: “quel che più importa notare che noi siamo’ costretti a leggere i testi siciliani in una veste linguistica non loro e in redazione toscana. I prodotti poetici dello Magna Curia, di certo diffusi singolarmente nell’Isola, furono raccolti e trascritti in antologie non già dai centri locali di produzione, bensì in terra toscana. Questo trapianto, avvenuto in epoca relativamente tarda, verso la fine del duecento deformò fatalmente connotati linguistici originali dei componimenti siciliani e condizionò sulla base loro lo sviluppo della stessa lirica toscana”. I toscani hanno tradotto i testi poetici siciliani e ce li hanno proposti poi nel loro idioma in modo che il merito della creazione del “volgare italiano” non può essere attribuito ai Siciliani, ma soltanto ai traduttori/traditori toscani. E questa beffa ai danni del popolo siciliano è presente tutt’ora nella mentalità nazionalistica di chi insegna nelle università. Altra menzogna è quella di coloro che asseriscono che gli scrittori della corte di Federico non erano siciliani ma stranieri venuti in Sicilia. Se andiamo a guardare i testi e gli autori più importanti di quel periodo, noteremo che accanto al nome dell’autore c’è sempre segnata la città di provenienza come Alcamo, Lentini, Palermo; dunque gli scrittori più notevoli non sono andati in Toscana per imparare a scrivere, ma sono rimasti in Sicilia a scrivere in Siciliano. E mi rifaccio a quanto afferma Santo Correnti (prof. all’Università di Catania) in “Storia della Sicilia” ed. Longanesi. “Assoluta mancanza di elementi latini arcaici che sono comuni all’Italia meridionale Sardegna”. 1
https://www.natscammacca.net - info@natscammacca.net Tutti i diritti sono riservati Copyright ©. Centro Studi Nat Scammacca e Scammacca Family
PAGE
39

CENTRO STUDI NAT SCAMMACCA https://www.natscammacca.net - info@natscammacca.net
Trinacria- Serie Cliclostili- ristampa 2019 Glenn Scammacca
Anche da queste affermazione si deduce che è stato il Siciliano a sicilianizzate l’Italiano; infatti l’Italiano di oggi si basa direttamente sul Latino classico, mentre il Siciliano pre-medievale trovava le sue radici nell’Arabo e nel Greco- Siculo-Elimo-Greco classico e Bizantino. Tullio de Mauro porta avanti l’idea che alcuni dialetti meridionali conservano elementi lessicali di dialetti dorici arcaici. In Italia si evita di far conoscere che fino al 1950 (oltre quell’anno non sono state fatte altre indagini) nell’Italia meridionale, prima 46.000 e più tardi 16.000 persone, divise in una quindicina di comunità, parlavano ancoro il Greco. Gli italianisti hanno sempre sorvolato su questo argomento e hanno soltanto accennato a un possibile grecobizantino, mentre uno studioso serio, Rohlfs insiste con prove alla mano che la lingua usata da queste comunità si basa sul greco classico. Tra il VII e il IV secolo a.C., molti Greci, osservatori sensibili, nei loro contatti con i latini e con Roma erano venuti alla conclusione che la lingua dei romani fosse un dialetto della madre lingua greca. Inoltre, con lo sviluppo dei rapporti tra Siculi e Greci del mezzogiorno d’Italia e la Sicilia con i Latini, si verificò sempre un maggior ravvicinamento delle due lingue al punto che,2 attraverso i secoli, non si riuscì a spiegare la facilità di traduzione da una lingua al altra. Parecchi mercanti greci venivano alla esclusione che i Romani altro non fossero se non un ramo del popolo greco. Attraverso i secoli questo volgere andò purificandosi. Essi s’imbattevano (come afferma uno tra i più qualificati studiosi di lingue comparative, Pederson) tra un tipo di concordanza di Greco e Latino che noi abbiamo imparato a spiegarci in base all’esistenza di una lingua più antica, estinta da parecchio tempo dalla quale sarebbero derivate le due lingue: il Greco e il Latino. Si pensò addirittura che il Latino derivasse da un dialetto greco e in particolare dall’Eolico parlato nelle zone costiere prossime a Troia da dove, vuole la leggenda, partì Enea antenato e dei Romani. Sappiamo, e ce lo confermano i testi di Erodoto, di Tucidide, oltre a quelli di Omero e Virgilio, che la nostra zona: Marsala, Trapani, Segesta, Salemi, Erice è il triangolo dove allora approdarono i Troiani e i Focesi, coloro cioè che parlavano la lingua eolica/ionica; si può notare, infatti, che quelle poche parole di Erice o di Segesta fanno parte dell’Eolico antico. Da ciò si può dedurre un possibile nesso tra il Latino e questa lingua eolica. Se ammettiamo in Sicilia l’esistenza di una lingua ancora più antica del Latino e del Sanscrito, quella sicula, abbiamo un’ulteriore prova che non è stata la lingua siciliana ad essere influenzata dal Latino, ma viceversa. Purtroppo ci siamo spesso trovati davanti a studiosi che volendo dare credito ai Latini e perciò ai Romani, capovolsero le cose. A prova di quanto sostengo possiamo fare appello alla fonte prima della lingua italiana: Dante. In realtà, Dante studiò tutti i dialetti della penisola per poi ripudiarli insieme al toscano perché li ritenne poco idonei a portarli a livello di lingua italica unica alla quale egli aspirava. Era, infatti, alla ricerca di un volgare illustre, aulico e curiale che, come il Latino, sarebbe stato degno di trattare tutti gli argomenti; egli identificò questo “volgare illustre” con la lingua siciliana dei poeti siciliani dei secoli XII e XIII. Il prof. Giorgio Santangelo nel suo libro “Lineamenti di Storia della letteratura in Sicilia dal secolo XIII ai nostri giorni” sostiene pure lui che la poesia alla corte di Federico II veniva scritta in siciliano; in contraddizione poi di quanto detto prima, afferma che la lingua italiana nacque a Palermo e confina il Siciliano a rango di dialetto. Francesco De Mantis, più coerente con lo scopo che si prefigge (ma sbagliando tutto) dice che tutta l’espressione della Magna Curia era toscaneggiante e relega a livello di espressione folkloriche la produzione di Ciullo d’Alcamo attribuendogli l’uso di un volgare plebeo. Entrambi i professori sminuiscono l’importanza del Siciliano e le influenze arabe di cui esso risente. Giorgio Santangelo trattando i secoli che vanno dal XII al XVI parla di espressione letteraria della nazione, ma non di una nazione siciliana che allora esisteva, bensì di una nazione italiana che ancoro doveva formarsi. Secondo quanto egli dice, questa nazione italiana da venire, avrebbe influenzato nel secolo XIII sentimenti, espressione e linguaggio. Ma devo
2 che i poeti siciliani siano stati influenzati dalla lingua provenzale. Raramente un poeta è capace di esprimersi in una lingua non sua. E soltanto quando un poeta straniero in un paese dove l’attività culturale lo interessa cerca di comunicare le sue idee attraverso una lingua non sua che è quella dell’ambiente dove vuole operare. Il contenuto delle sue opere rimane quello ce è, mentre il linguaggio diventa quasi un misto di ciò che egli è e ciò che egli coglie dall’ambiente. Ma è impensabile che un poeta siciliano della magna curia si sia sforzato a scrivere in lingua provenzale.
PAGE
40
Nota 2- Vedi “Storia della linguistica di G. Mounin, ed. Feltrinelli e 2La scoperta della lingua” di Pedersen.
https://www.natscammacca.net - info@natscammacca.net Tutti i diritti sono riservati Copyright ©. Centro Studi Nat Scammacca e Scammacca Family

CENTRO STUDI NAT SCAMMACCA https://www.natscammacca.net - info@natscammacca.net
Trinacria- Serie Cliclostili- ristampa 2019 Glenn Scammacca
PIAKIN-FEACI 430 a.c.
Schammachnat/Nat Scammacca
Nel cuore del mito elimo dove cieli blu e lande di smeraldo si stendono al mare dove isole bianco-perla-foschia hanno cime galleggianti tra le porte del sole ricordo, da sempre per sempre, nel profondo delle mie radici fino agli antenati climi la g1oria/eredità del mito Piaco, Ph o F o sempiternante P. Il suono metallico del bronzo Moneta di Piakin canta una canzone nel cuore e queste labbra sorbiscono il mito al tramonto, allora lo porto si spalancano e il castello di Venere luccica davanti alla mia casa come se io fossi figlio di un dio o Ulisse che chiama dai cieli invece che dall’ade. Perché tanta luce, calore sulla casa? Perché la luce indora la roccia clima e Erice si erge nei cieli lassù? Indistruttibile? Ecco la mia casa davanti alle Egadi, isole di capre Feaci /Elimi, siamo tornati? Siamo a casa? Dipanalo tu questo mito, dio o uomo!
PAGE
42
https://www.natscammacca.net - info@natscammacca.net Tutti i diritti sono riservati Copyright ©. Centro Studi Nat Scammacca e Scammacca Family

Trinacria- Serie Cliclostili- ristampa 2019 Glenn Scammacca
CENTRO STUDI NAT SCAMMACCA https://www.natscammacca.net - info@natscammacca.net
CANTA POPULISTA!
Le vecchiaia scava radici di dolore nel fianco. Forza vecchio! Abbatti le rigide stampelle sostegno degli eletti e canta populista canta sii orgogliosamente umile canta!
Nessuno può dire all’infuori di me ciò che io sono. Nessuno. lo scelgo la mia origine il punto di pé1rtenza mio. So che i miei padri sudarono in campi non loro, mio nonno alla ‘ forgia’ non sua, io camminando su strade non mie. Nessuno potrà dirmi che non è vero perché è vero. Il mio avo fu padre/contadino senza terra mio nonno padre/fabbro senza
‘ forgia’
mio padre barbiere che odiava sbarbare i ricchi. Trova in loro te stesso e canta populista siciliano canta!
Nat Scammacca
Durante il Rinascimento, il poeta Mario Arezzi pubblicando le Osservanti, contrapponeva l’idioma siciliano al toscano. Giorgio Santangelo riferendosi alla sua operazione parla di gente illusa, volendo dire che come lingua nazionale rimaneva sempre l’Italiano. Ora, la domanda che io pongo a quanti chiamano il Siciliano di allora dialetto è questa: Se parliamo di dialetto siciliano, implicitamente, si pensa all’esistenza di una lingua nazionale e la Sicilia fino al 1860 non faceva parte della nazione italica, e allora perché il Siciliano è dialetto ? Se di dialetto siciliano dobbiamo parlare, al massimo, possiamo farlo solo dopo lo sbarco dei mille a Marsala, quando cioè la Sicilia diventa una delle tante regioni del regno dei Savoia. Canta POpulista!
https://www.natscammacca.net - info@natscammacca.net Tutti i diritti sono riservati Copyright ©. Centro Studi Nat Scammacca e Scammacca Family
PAGE
43

CENTRO STUDI NAT SCAMMACCA https://www.natscammacca.net - info@natscammacca.netTrinacria- Serie Cliclostili- ristampa 2019 Glenn Scammacca
CHI SEI TU?
Chi sei tu, sei per la legge e l’ordine? Benedetti i selvaggi siciliani, essi odiano l’ordine e dannate siano le anime che esitano sul ciglio. Sei tu il perfetto fallito, sempre più povero ogni volta che stringi il tuo pugno privo di denaro o ti arrampicati sui pioli della legge e dell’ordine? Il successo fallito ti lascia sempre brancolante nella nebbia senza amore. Giù, voi, anime dannate che state sul ciglio. Anche il mezzo più nobile per fini malvagi significa uccidere così come il ‘‘lezzo malvagio per fini nobili è soltanto stortura del semplice detto: legge e ordine. Signore! Benedici le pecore non ambiziose di tutto il mondo intero ma da loro corna per colpire mentre cristianamente baciano le dannate anime lente di cervello che esitano sul ciglio. Liberaci dai ricchi burocrati e fa che gli uomini più poveri possono vivere felici nel governo
[dell’Io
All’inferno l’ordine e la politica dell’uomo e le anime lente che esitano sul ciglio.
Nat Scammacca
PAGE
44
https://www.natscammacca.net - info@natscammacca.net Tutti i diritti sono riservati Copyright ©. Centro Studi Nat Scammacca e Scammacca Family
Trinacria- Serie Cliclostili- ristampa 2019 Glenn Scammacca
CENTRO STUDI NAT SCAMMACCA https://www.natscammacca.net - info@natscammacca.net


https://www.natscammacca.net - info@natscammacca.net Tutti i diritti sono riservati Copyright ©. Centro Studi Nat Scammacca e Scammacca Family
PAGE
45

CENTRO STUDI NAT SCAMMACCA https://www.natscammacca.net - info@natscammacca.net
Trinacria- Serie Cliclostili- ristampa 2019 Glenn Scammacca
TRINACRIA ERICE SEGESTA TRAPANI
Questa è la nostra Montagna qui costruiremo un mondo di parole un giro di parole a vorticare nel vertice di questa casa nei pavimenti, nei suoi piani e nelle sue pianificazioni nelle sue terrazze nelle sue colonne noi eleveremo sulla collina elima una nuova Cnosso la nostra Cnosso e la creta si cuocerà in terracotta le nostre sorelle sicane i nostri fratelli troiani il nostro popolo che sorge dalle ceneri noi costruiremo e piccoli elimi canteranno incollaneranno simboli linguistici nel lato grafico della nostra collina afroditica e la nostra volontà antica darà nuova volontà di stare dove sta la collina dove la nostra casa sta dove echi passati urlano nella notte verdeolivo di vere epiche eneidiane sempre vivificando questa isola
Nat Scammacca
PAGE
46
https://www.natscammacca.net - info@natscammacca.net Tutti i diritti sono riservati Copyright ©. Centro Studi Nat Scammacca e Scammacca Family

Trinacria- Serie Cliclostili- ristampa 2019 Glenn Scammacca
CENTRO STUDI NAT SCAMMACCA https://www.natscammacca.net - info@natscammacca.net
T r i n a c r i a
Si ca nia Si ci lia S i c i l y in me
Non borbottando o capitolando dalla montagna non tiltando non rotolando la roccia non lasciando il ‘bagghio’ del più forte abbaglio di luce ma a questo punto noi costruiamo questa casa perché ci viviamo dentro due generazioni tre generazioni no, ma quattro generazioni questo è il venire e l’andare che significa stare nel nostro sperma nelle nostre uova nei nostri tre canti di questo cuore universale di questo cuore triangolare
Nat Scammacca
https://www.natscammacca.net - info@natscammacca.net Tutti i diritti sono riservati Copyright ©. Centro Studi Nat Scammacca e Scammacca Family
PAGE
47

CENTRO STUDI NAT SCAMMACCA https://www.natscammacca.net - info@natscammacca.net
Trinacria- Serie Cliclostili- ristampa 2019 Glenn Scammacca
Libera!

(Dopo una lite con col marito) Nina Scammacca
Essere liberi non è di tutti ma può esserlo anche se è gli altri ti trattano da schiava.
Non strapazzare il fusto le radici potrebbero mollare è facile che si sbriciolali la roccia quando il tempo mastica pietra/ cuore/ volontà, libertà.
Parla male di democrazie di partecipazione é facile. Vivere democraticamente ed essere partecipe delle cose Al di là tuo questo è il difficile!
Il tuo cervello è una bestia inferocita Dilania tutto ciò che lo ostacola La logica.
Nella vecchiaia che verrà non vedo il mio tramonto Anzi! Mi libero delle scorie che furono la mia vita di ragazza e me ne andrò cantando libera!
Nina Scammacca (Finalmente libera)
PAGE
48
https://www.natscammacca.net - info@natscammacca.net Tutti i diritti sono riservati Copyright ©. Centro Studi Nat Scammacca e Scammacca Family

CENTRO STUDI NAT SCAMMACCA https://www.natscammacca.net - info@natscammacca.netTrinacria- Serie Cliclostili- ristampa 2019 Glenn Scammacca
EDICOLA CONCRETA
Accusando mi dispongo intorno guardingo diffidente pronto a tutto con solo due lame la lingua una mano sul tronco l’occhio sull’asfalto raccogliendo tutto distribuendo bulloni gomme bobine armi fuori uso distribuendo sorrisi raccogliendo diffide carte da bollo citazioni preturali bevendo gli anni in cambiali a tu per tu col diritto tra un voto e uno sciopero picchiando picchiato disposto a quattro marinando i pensieri scoprendo Lenin distillando provvidenza cacando cacato aspettando dovunque comunque la pace. Ci siamo riuniti per un giorno è venuto il diluvio quello più furbo aveva le antenne fumava i compagni stanchi dietro i lamenti un canto uccidi continua alla volta del centro si demolisce si fabbrica oggi in piena metafisica leggeteci grida non avremo più figli ma rospi galline maiali la bomba è pronta.
Occorre un numero di anni poi gli attrezzi ecco la specializzazione tutti i ferramenti i registri tutte le istanze le strade misurate al millesimo i nemici per gioco fatti fuori e mio padre fumava pensava che sarebbe accaduto qualcosa certo nato mio figlio e parla già due lingue. È accaduto è nato mio figlio e parla due lingue. Gli odori vengono riscoperti tu raggruppi il volume come prima cosa credi di fare bene poi sul punto di trasformare le notizie la stanza è buia svisceratamente viene detto forza ragazzi il pasto è crudo l’insoddisfazione è esorbitante lei viaggia nuda 1’amico siede di fronte guardo potentemente sento tutti gli stimoli possibili. Scoppiai a ridere portando cornacchie berleffe bruffe per l’intera riunione sostentavo le lacrime era stata evitata la guerra incertezza paleolitica siamo andati al bar poi la libertà degli alberi fu ripristinata fummo catapultati per l’intera fascia costiera per poco anche la palude ci fu nemica per circa sei mesi non si vide una donna libera di prostituirsi io cantavo bandiera rossa mentre diventavo padre. La prima volta il nervo si contrae la puzza viene dal naso l’uomo guarda depauperato nei circoli politici si festeggia lo spettacolo della notte per trent’anni li abbiamo sopportati oggi basta
PAGE
50
https://www.natscammacca.net - info@natscammacca.net Tutti i diritti sono riservati Copyright ©. Centro Studi Nat Scammacca e Scammacca Family

Trinacria- Serie Cliclostili- ristampa 2019 Glenn Scammacca
CENTRO STUDI NAT SCAMMACCA https://www.natscammacca.net - info@natscammacca.net
come dire sismo più complici noi che gli abbiamo permesso che loro di avere fatto così all’infinito quando una corrente interna scuote tutte le apatie pensare ero necessario aspettai l’alba il pudore appariva bellezza generò paura l’ipocrisia sotto forma di modestia pensai al mio unico animale. La pagina bianca respiro ha riflessi connessi le idee congetturate l’elogio dell’automazione dispone il personaggio è da farsi si farà in sarcasmo la meta è prossimo io vivo fuori del guscio escogito fughe immortalo mattoni cornici vuote la genetica mi perseguita sento tutte le forme alterate dell’inganno sono il mio denaro speso male dormo segregato per classe non è avventuro io tra un caffè e un sigaro per niente amante di tre cose covando 1’escandescenza di agosto a tu per tu col mare e la montagna un’esplosione.
Ancora non l’ho detto mi domando se era necessario averti nulla viene dopo l’intenso i personaggi sono tattili le forme ambigue il sangue col tempo cambia qui sempre siede un vecchio re che aspetto il regno non per nulla sento piangere i bambini battono alla porta tra poco scriveranno esci fuori ladro galantuomo dei miei stivali figlio di puttana poeta proletario.
Checche si voglia pensare ho i doveri retribuiti un mese l’anno aspetto il resto fumando un sigaro questo è vero indicativo biologico ripeto è vero non sono un cialtrone soffio nella conchiglia fumo prendo il sole certo sono comunista perché penso analizzo situazioni rido sputo olla qualunque ripeto non sono un giusto domani certo sarà un altro. Non sembra vero me stesso è sul marciapiede al di là il semaforo sorride s’eterna il crogiuolo fuma non somiglia ad alcuno riecco la storia di ieri sera si ripete i vigili erano metropoli del re un paio di stivali un cerotto gli speroni e cento medaglie poi un bellissimo impero minchione al sole a questo punto mia madre non sperava tutti non siamo andati più in chiesa sperare non è indicativo è principio di malattia vale un fico tuono che somiglio a uomini attendiamo.
https://www.natscammacca.net - info@natscammacca.net Tutti i diritti sono riservati Copyright ©. Centro Studi Nat Scammacca e Scammacca Family
PAGE
51

CENTRO STUDI NAT SCAMMACCA https://www.natscammacca.net - info@natscammacca.netTrinacria- Serie Cliclostili- ristampa 2019 Glenn Scammacca
Edicola Concreata


PAGE
52
https://www.natscammacca.net - info@natscammacca.net Tutti i diritti sono riservati Copyright ©. Centro Studi Nat Scammacca e Scammacca Family

Trinacria- Serie Cliclostili- ristampa 2019 Glenn Scammacca
CENTRO STUDI NAT SCAMMACCA https://www.natscammacca.net - info@natscammacca.net
Cosa ho da rispondere oggi non conta certo siamo pieni di fertilizzanti la città ha un solo orto cemento su tufo e cemento tutti parlano tra di loro senza cacare a spese questa notte nella stessa ora come le altre è venuto l’uomo dalla vista corta dai capelli radi non capiva la nostra sonnolenza gli occhi in giro per la stanza la lingua un trauma puerile tutti i segni delia guerra senza una speranza forse queste è vita cos’è un uomo nella mente di un altro uomo.
Ero subito entrato nella zona più oppressa del paziente ero nello stesso maniera dilaniato più di quanto la mia donna s’aspettasse fischiai più volte ero condannato dietro le sue caviglie non seppi comunque guardare dentro il bacino aveva fianchi rotondi alta piedi piccoli mani di spia rideva felice di partire. Erano le gambe più perfette della città lontana Fiamminga tutto oggi mi porta nella piazza da agosto a settembre nel nord come in oriente come in un angolo buio dell’epicentro ero nell’età matura del toro aspettavo calmissimo inesperienze colla mia cartella clinica concreta così per un mese ci saremmo rivisti a Dinant. Quel figlio di puttana aveva ragione in un angolo orina d’un fiato corre fuma conta le formiche asserisce la pazienza si segna gracchiando è dove non esiste. Ascolto che tutto somigli a qualcuno trovo che le parole allignano magnificamente ma quello ha esposto i fatti vuole convertirci agli ortaggi perpetui non parla abbaia.| Un pugno di uomini assale i miei intenti l’alba li bagna rifà i miei gesti la via il regime sottostante certo tutte le congetture le passioni il furbo narrare 1’avventura. Tutte le calunnie tutti i merletti possibili sottane mutande odori amori egocentrici tutto l’ammontare della cifra per tutto il territorio pronto sveglio sonnolento come un cornuto.
C. Cane
https://www.natscammacca.net - info@natscammacca.net Tutti i diritti sono riservati Copyright ©. Centro Studi Nat Scammacca e Scammacca Family
PAGE
53

CENTRO STUDI NAT SCAMMACCA https://www.natscammacca.net - info@natscammacca.netTrinacria- Serie Cliclostili- ristampa 2019 Glenn Scammacca
NELLA NOTTE
La notte è la mi a tomba disperata. Tutti le vengono e largire lacrime, turbando i miei sogni di guerriero. Bende armate e grida disperate, sono i miei istinti ribelli. Lasciatemi sognare quieto da grande gigante incatenato, non turbate il mio silenzio plebeo.
Crescenzio Cane
IN UN ORDINE NUOVO
In un ordine nuovo saremmo stati i meno a chiedere e i più ad avere un nome, lanciati nel vortice delle strade affollate col cuore morbido di speranze. Oggi, con le mani livide e l’umidore negli occhi che scava pensieri dal dolore, e come sogni svanisce nel buio delle notti, siano più vicini alla tomba, che egli uomini vivi, che brulicano nel vuoto.
Crescenzio Cane
PAGE
54
https://www.natscammacca.net - info@natscammacca.net Tutti i diritti sono riservati Copyright ©. Centro Studi Nat Scammacca e Scammacca Family

Trinacria- Serie Cliclostili- ristampa 2019 Glenn Scammacca
CENTRO STUDI NAT SCAMMACCA https://www.natscammacca.net - info@natscammacca.net

https://www.natscammacca.net - info@natscammacca.net Tutti i diritti sono riservati Copyright ©. Centro Studi Nat Scammacca e Scammacca Family
PAGE
55

CENTRO STUDI NAT SCAMMACCA https://www.natscammacca.net - info@natscammacca.net
Trinacria- Serie Cliclostili- ristampa 2019 Glenn Scammacca
DUE POESIE DI CRESCENZIO CANE
Ritorno in Sicilia
Da un paese foresto uscivo dall'infanzia e mi avviavo nella mia terra circondata dal mare come dal fuoco alla brace, educazione d'un'infanzia fallita. E la fame e la guerra già batteva alle porte del Paese, vuoto di idee e di oro. E dall'infanzie alla giovinezza, ardevo d'oppressione e travagli inumani costruirono l'uomo tedioso e uccisero il fanciullo.
Da : Il Cuore di Palermo
Se senti due pietre muoversi è il cuore di Palermo che respira arie di rabbia Se ti parlo di rivoluzione oggi negli occhi si incontrano tutti i problemi del mondo e il cuore di Palermo va in pezzi

PAGE
56
https://www.natscammacca.net - info@natscammacca.net Tutti i diritti sono riservati Copyright ©. Centro Studi Nat Scammacca e Scammacca Family


Trinacria- Serie Cliclostili- ristampa 2019 Glenn Scammacca
CENTRO STUDI NAT SCAMMACCA https://www.natscammacca.net - info@natscammacca.net
Spunta u iuorno: un viu l'ura -chi scura pi ghirimi a curcari e r'accussì nsunnari chiddu ca un puozzu eviri chiddu ca un puozzu fari ca sulu nsuonnu a strata giusta puoi truvari…. senza suonna senza amuri. senza canti nè coauri runni vaiu nzuoccu vuogghiu s’asciucau puru l' uogghiu m' arristò u miccitieddu sugnu o scuru.. si tintassi ri natari fuorsi ……. anniassi nfunnu u mari.
S'alza il giorno : che torni presto l’ora che fa scuro per lasciarmi dormire.«. per lasciarmi sognare ciò che non posso avere ciò che non posso fare ché solo in sogno la strada della vita puoi trovare senza sogni senza amore senza canti nè calore dove vado
https://www.natscammacca.net - info@natscammacca.net Tutti i diritti sono riservati Copyright ©. Centro Studi Nat Scammacca e Scammacca Family
PAGE
57

CENTRO STUDI NAT SCAMMACCA https://www.natscammacca.net - info@natscammacca.netTrinacria- Serie Cliclostili- ristampa 2019 Glenn Scammacca
E perché no la luna?
Si scioglie l’assemblea e il comitato Si mise a preparar me il documento, Via i padroni! Ma è più giocare sulla nostra pelle! Ma è più giocare con il nostro pane! Nessuno più sputerà sul viso!
Sette punti: Sette petali verdi di speranza. Sette, quanti di peccati capitali.
Ma volendo la luna!
Lo dissero dei padroni impallidendo E più tardi- e fu più dolorosoanche l’autorevole compagno Esperto dei problemi sindacali, guardando assai nervoso l’orologio: a teatro davano l’Aida.
“Se quel guerriero fossi io ….” Ma volete la luna?
E perché no la luna se è luna non abbassare gli occhi, non tremare non avere paura del domani ed accogliente cielo nelle mani?
Carmelo Pirrera
PAGE
58
https://www.natscammacca.net - info@natscammacca.net Tutti i diritti sono riservati Copyright ©. Centro Studi Nat Scammacca e Scammacca Family

Trinacria- Serie Cliclostili- ristampa 2019 Glenn Scammacca
CENTRO STUDI NAT SCAMMACCA https://www.natscammacca.net - info@natscammacca.net

Lezione sui vermi
Il peggiore nemico dei vermi non è il pescatore che sogna abbocchino all'esca moltissimi pesci, ma il verme infelice che sogna le ali ed a tratti si crede farfalla e di fiori va vaneggiando, ubriaco.
Carmelo Pirrera
https://www.natscammacca.net - info@natscammacca.net Tutti i diritti sono riservati Copyright ©. Centro Studi Nat Scammacca e Scammacca Family
PAGE
59

CENTRO STUDI NAT SCAMMACCA https://www.natscammacca.net - info@natscammacca.netTrinacria- Serie Cliclostili- ristampa 2019 Glenn Scammacca
BOLOGNA DI ANTONINO CONTILIANO
Virulenta la mano dei fascisti alzo la falce del tritolo e all'ombra progetta semi di stragi mentre dal ballo di Valpreda nelle prigioni dal volo politico di Pinelli Bologna dolente conto i suoi morti mentre impotente e amaro sul sangue olocausto si leva il canto dell'Antigruppo: la bomba proletaria di Cane l'inno liberatorio di Nat Ignazio con le ceneri di Gramsci la pietà dissanguata di Rolando Giovanni ironico sul coso Moro la rabbia bruciata che mi stringe. Impotente e amaro però il canto dei poeti nel cielo rimane eterno fuoco di vergogna sul silenzio che copre di polvere i morti sul silenzio che affossa la vita.
Antonino Contiliano
PAGE
60
https://www.natscammacca.net - info@natscammacca.net Tutti i diritti sono riservati Copyright ©. Centro Studi Nat Scammacca e Scammacca Family

Trinacria- Serie Cliclostili- ristampa 2019 Glenn Scammacca
CENTRO STUDI NAT SCAMMACCA https://www.natscammacca.net - info@natscammacca.net
ITALICUS
Sui binari dell’Italicus da Brescia a Milano dai bianchi confini al profondo Sud rabbiosa corre le vie la strategia della tensione
Caccia al rosso: la vita messaggio di guerra. I chilometri di corteo i comizi sui palchi le canzoni di protesta le corone religiose sui luoghi le bandiere rosse sui caduti le bare avvolte nel tricolore, i pennoni che sventolano in silenzio adagio seppelliscono la rivoluzione. Svegliati compagno il mitra uccide ancora i pugni chiusi stringono la terra.
Antonino Contiliano
https://www.natscammacca.net - info@natscammacca.net Tutti i diritti sono riservati Copyright ©. Centro Studi Nat Scammacca e Scammacca Family
PAGE
61

CENTRO STUDI NAT SCAMMACCA https://www.natscammacca.net - info@natscammacca.net
Trinacria- Serie Cliclostili- ristampa 2019 Glenn Scammacca
D’ALTRA TERRA VIENI STAGIONE
D’altra terra vieni stagione i grattacieli brucculino san francisco qui ripete una storia una memoria tra lamento speranza a questi paesi arroccati casebasse e frana. Marciapiedi roads senza fine ritmi di lavoro made in usa mutano forse il mondo corso di fiume e pianeti non vita di partenza sorte. Nessuno può negarci il sole stoppie volti e mani le rughe i millenni. La terra sappiamo un mito antico per scavare radici e acqua. La nostra storia pare lama angoscia sorta di silenzio dannato e marce nelle guerre a scadere di decennio. Teniamo i ritratti dei morti tutti i morti di fame piombo lupara sui canterani la voglia di fuggire perderci in altri grovigli con strade che arrivano presto al cimitero. Fratello Jack, come possiamo correre le pianure navigare il mare questa ruota d’esistenza cantare ciuffi d’erba tu io come noi amore dire love to love ? Un potere staziona tiranno wall street una statua infingarda ammicca e di veleno. Giunse a noi da tempo ignoto abisso potere malvagio per agnelli e sudore. Nel continente non tuo il negro è negro e basta il bianco una patacca a vascinton il presidente muore ammazzato milioni di carcasse d’uomini pestano macchine business il prestigio vale uno sterminio. Solitudine e ruggine della parola il sasso in bocca dove andare ti sfruttano non mistero la vita che peniamo miseria uccidono la gente maledizione urla e stelle passano sui nostri paralleli.
Gianni Diecidue
PAGE
62
https://www.natscammacca.net - info@natscammacca.net Tutti i diritti sono riservati Copyright ©. Centro Studi Nat Scammacca e Scammacca Family

Trinacria- Serie Cliclostili- ristampa 2019 Glenn Scammacca
CENTRO STUDI NAT SCAMMACCA https://www.natscammacca.net - info@natscammacca.net
SELINUNTE
templi e mure di antiche pietre conosco il mio amore. Il vento dei canneti e il dolce Selino corrono su strade di silenzio. Sento che la primavera rinnova i fiori di campo e negli anfratti profumano ginestre. Domani non ci sarò a raccogliere la tristezza del tempo gli dei volti d’ulivo il fumo asprigno dell’osteria dove s’incontrano marinai e frenetici gabbiani. Addio, fresche onde del mare e seno d’umile madre; le fanciulle d’amore al porticciolo; Errabondo mi fa la vita come delfini che saltano le reti, segni dello zodiaco misteriosi oltre le dune assolate e le colline. Si cercava una volta l’agile corsa l’allegria in faccia alle colonne i propilei che ridono al mare. Addio, libertà e spiagge fiorite d’acanto e di more, ora lo scavo delle ruspe m’angosciano i bunkers di cemento.

Gianni Diecidue
https://www.natscammacca.net - info@natscammacca.net Tutti i diritti sono riservati Copyright ©. Centro Studi Nat Scammacca e Scammacca Family
PAGE
63

CENTRO STUDI NAT SCAMMACCA https://www.natscammacca.net - info@natscammacca.net
Trinacria- Serie Cliclostili- ristampa 2019 Glenn Scammacca
PORTELLA DELLA GINESTRA

Nessuno manca all’appuntamento di maggio. Nè donne, nè vecchi, nè bambini son rimasti a casa a battere la pena come grano sull’aia. Sono tutti nel crogiuolo. Uomini e cavalli corrono il piano giallo, smisurato drago d’agonia. I carri abbandonano nel sole il rosso arancio violetto. Parole nuove scavano la faccia dei secoli con solchi squallidi e nudi, che non conoscono rugiada. Il cipresso è un antico patriarca lasciato negli anni per pietà; mentre il cuore della terra ha orrore del silenzio che scivola lungo le pendici. Quando un corvo gracida senza gusto è le. morte che scava la fossa bestiale laida, dove i padroni nascondono i mitre, per i banditi. Le voci e il dolore raggiungono i monti, Ciclopi dall’unico occhio, immobili guardiani dei corpi putrefatti sulla petraia. I banditi vanno via con al collo il capestro o con la schiena rotta dalla lupara, e la notte non ride, e non piange, che il cuore ha secco corne la fiumara.
Gianni Diecidue
PAGE
64
https://www.natscammacca.net - info@natscammacca.net Tutti i diritti sono riservati Copyright ©. Centro Studi Nat Scammacca e Scammacca Family

Trinacria- Serie Cliclostili- ristampa 2019 Glenn Scammacca
CENTRO STUDI NAT SCAMMACCA https://www.natscammacca.net - info@natscammacca.net

LISCHE
Riporta temi, in Sicilia:voglio morire, nel soleDove lo scoglio aguzzotormenta le onde,dove uomini, scalzi,rubano al mare: la vitadevo attendere ancorapartenzedi velieri, di carta,per assurdi viaggiin un mare: di Lische.
Pietro Billeci Parigi 1980
https://www.natscammacca.net - info@natscammacca.net Tutti i diritti sono riservati Copyright ©. Centro Studi Nat Scammacca e Scammacca Family
PAGE
67

CENTRO STUDI NAT SCAMMACCA https://www.natscammacca.net - info@natscammacca.netTrinacria- Serie Cliclostili- ristampa 2019 Glenn Scammacca
VEDO COLORI
Ho aperto le persiane stamattina sulle balze d’Erice, ai pini; lame di luce, sfavilli di vita il tratto del mulo del villano che sale al pendìo, l’agave china le sue foglie sul ciglio della strada; la radio gracchia: altri assalti BR ... e il bimbo invoca dalla culla il suo alimento. Il papavero spunta rosso tra i rovi ... e stamani devo pagare 1’ ILOR; ma dal giaciglio un sospiro d’amore e ... il mare è ancora blu

Pietro Billeci
I MISSILI CRUISE NON SONO FIORI
Uomini della vetta, tutto il mondo attende la vostra sentenza: la Sicilia diverrà selva intricata e inospitale infestata dai VELENOSI FUNGHI ? o resterà la terra del sole cuore pulsante di antica e nuova civiltà...
A voi la parola. Sappiamo che mano di mercante a Comiso vuole spargere i Cruise tra le serre. Ma non sono fiori: sono semi di morte. I SICILIANI la fermeranno ? I VESPRI sono un mito?
Pietro Billeci
PAGE
68
https://www.natscammacca.net - info@natscammacca.net Tutti i diritti sono riservati Copyright ©. Centro Studi Nat Scammacca e Scammacca Family

Trinacria- Serie Cliclostili- ristampa 2019 Glenn Scammacca
CENTRO STUDI NAT SCAMMACCA https://www.natscammacca.net - info@natscammacca.net
Da "LETTERA ALLA LIBERTA”
Ma cosa ma vuoi vendere luminosamente su un piatto a tracollo gusto Sopra e dentro il mio ramato indigeno mi si rivolta il sapore l’impazienza che neppure un merlo vuole cantare non crea interessi anzi aumenta la ripulsa sopisce desiderio o ai non ascoltare spazi di ricerca opinioni tua costante che non enumera, la nostra ragione come, storia tribale che riscatta. perché questa conoscenza e l’aurora?
E’ insisti che la libertà è meglio del pane E della carne ma lo dici ora che è la casa E l’automobile e se ti dicessi lascia lascia tutto Per ricominciare diversamente come la metteresti? Oggi, siamo una fabbrica di galanti bisogni È dedurre che siamo stati trascinati Significa sbagliare allora perché la libertà E tutta questa comoda schiavitù fa paura?
Cosa voglia di puntare sulla vita La radice il meteo sapore esce fuori L’arma comunque un pretesto paterno La ragione per cui qui si fa la storia Ribellione la storia ha significato Scontri più O meglio a fuoco con la sapienza Etnica del sesso e della forza Che sconfessa la speranza la regola Che ti parla tra bisogni orgoglio Macchinetta pleonastica scatta l’inganno.
Si interrogheranno elementi più acute della Repubblica un mare di merda si impossessa della gente vivi morti sotto sotto scavano sospetti Ambiscono scuri costumi recita nuova pace sghignazzano di vendetta e piangono, Dopo tanti anni ignominia la vita sale Alla superficie risponde direttamente agli Uomini. È inimmaginabile uccidere ancora la Libertà
N. B.: ci pare che la” lettera alla libertà” una poesia de Crescenzo cagare…...ma dove siamo sicuri perché è stata presadall’antologia “Il nome perduto”. (avviso a cura del riproduttore del testo: non si eleggono gli estremi editoriali dell’antologia- ilciclostilato risulta illeggibile). Continua la nota: anno 2019, impossibile stabilire di chi sia la poesia viste le condizioni del ciclostile dal quale è stata tratta.
https://www.natscammacca.net - info@natscammacca.net Tutti i diritti sono riservati Copyright ©. Centro Studi Nat Scammacca e Scammacca Family
PAGE
69

CENTRO STUDI NAT SCAMMACCA https://www.natscammacca.net - info@natscammacca.net
Trinacria- Serie Cliclostili- ristampa 2019 Glenn Scammacca

MURALES MARAUSA FESTIVAL ANTIGRUPPO
DI SALVATORE SALAMONE
PAGE
70
https://www.natscammacca.net - info@natscammacca.net Tutti i diritti sono riservati Copyright ©. Centro Studi Nat Scammacca e Scammacca Family

Trinacria- Serie Cliclostili- ristampa 2019 Glenn Scammacca
CENTRO STUDI NAT SCAMMACCA https://www.natscammacca.net - info@natscammacca.net
LU VUSCENZA
Milli vuscenza sì ti ’ntisi diri E milli voti ti sudari ’Nta ’na manu la manedda di l’aratru ’Nta l’autra li redini tirati Vota, camina, allestiti Cu suli sta calannu E lu vuscenza dissi di finiri Aaah! cacciamu bedda Mi pari un babbaluciu Sti quattru torni e poi ninniemu ’casa Povira mula quantu zuttati avisti Pi cunsignarici u travagghiu a lu patruni Povira mula, poviru patri meo T chi putivi parlari Cu li vuscenza stavi sempri mutu Cu chidda chi nun ti putiva rispunniri Parivi un ginirali a li manovri Quantu vulia pi ’na vota sula Sentiri diri no! Vuscenza no! Qantu vulia vidirti allisciari Lu mussu di chidda mula tantu manza Ma ora pinsannuci, patri chi nun ci si chiù Cridu chi veru assai v’assimighiava La mula sutta tia Tu suttu lu patruni E tu e idda sutta la viulenza Sutta li angarii di lu vuscenza
G. Battista Aiuto
https://www.natscammacca.net - info@natscammacca.net Tutti i diritti sono riservati Copyright ©. Centro Studi Nat Scammacca e Scammacca Family
PAGE
71

CENTRO STUDI NAT SCAMMACCA https://www.natscammacca.net - info@natscammacca.net
Trinacria- Serie Cliclostili- ristampa 2019 Glenn Scammacca
L’albero inginocchiato
Sul rogo della vita Bruciano gli sterpi Di un albero senza radici. Ne spezzeranno i rami giorno e gemme rispuntavano geminavano fiori. Patì colpi d’accetta intemperie funeste e petali di colori mille colori coprivano stille di sangue.
Quale autunno porto questa noia Che più non rigenera a primavera?
Decolorati i petali marciscono anche loro s come sogni sono divenuti polvere.
Pare lenta Ma è veloce la clessidra. Uscirò senza rimpianti o con tutti.
Ester Bartocelli

PAGE
72
https://www.natscammacca.net - info@natscammacca.net Tutti i diritti sono riservati Copyright ©. Centro Studi Nat Scammacca e Scammacca Family
Trinacria- Serie Cliclostili- ristampa 2019 Glenn Scammacca
CENTRO STUDI NAT SCAMMACCA https://www.natscammacca.net - info@natscammacca.net


MAFIA
Campi ingialliti , uccelli senza canto, fiumi senz’acqua, pesci senza mare, silenzio sulle case, e una bara per un morto. La lupara rimbomba nella notte, i cani latrano, la luna spenta e le donne, tante donne, con gli scialli scuri, qui, dove si muore. La mafia della lupara uccide. Silenzio, profondo silenzio, sulla terra di Sicilia, dove ragazzi non sorridono, dove fioriscono aranci e limoni, e tartarughe vanno a rilento,
per i sentieri, dove vivono corvi neri, e crescono piccoli frutti di antiche necropoli.
Iganzio Navarra
https://www.natscammacca.net - info@natscammacca.net Tutti i diritti sono riservati Copyright ©. Centro Studi Nat Scammacca e Scammacca Family
PAGE
73

CENTRO STUDI NAT SCAMMACCA https://www.natscammacca.net - info@natscammacca.netTrinacria- Serie Cliclostili- ristampa 2019 Glenn Scammacca

PAGE
74
https://www.natscammacca.net - info@natscammacca.net Tutti i diritti sono riservati Copyright ©. Centro Studi Nat Scammacca e Scammacca Family

Trinacria- Serie Cliclostili- ristampa 2019 Glenn Scammacca
CENTRO STUDI NAT SCAMMACCA https://www.natscammacca.net - info@natscammacca.net
Da: "La poesia in Sicilia" a cura di Giovanni Occhipinti
….. Ma veniamo all’Antigruppo siciliano, il quale se per un verso volle o credette di reagire al convegno feltrinelliano tenuto a Palermo dal “Gruppo 63”, dall’altro investì (o si illuse di farlo) e trascinò polemicamente lo stesso concetto di poesia che, nell’ideologia di quegli operatori, non è tale se priva di quella carica di impegno che sa farsi lotta. Anche se dovremmo, forse più propriamente, attribuire al “Gruppo Beta ’71”, l’altro movimento d’avanguardia costituitosi a Palermo nel ’65 (i punti programmatici di questo gruppo sono sottoscritti dallo stesso Scammacca e dal poeta futurista Castrense Civello, come riferisce Zinna in una nota), taluni punti e spunti poi ripresi dall’Antigruppo, specie là dove si accenna a un nuovo umanesimo capace di migliorare l’uomo anziché degradarlo. E certo di un gruppo vicino al “Gruppo 63” si tratta almeno per certe istanze di natura intellettuale e sociale: e del quale ultimo, a Palermo, abbiamo rappresentanti Perriera, notevole esponente della cultura palermitana e poi Cane, Di Marco, Testa. È l’epoca in cui Lucio Zinna, dal 63 al 68, va stilando con sensibilità di giovane poeta e intellettuale del capoluogo siciliano il suo diario-cronaca sulla vita culturale e letteraria di Palermo dalle pagine di- “Trapani Nuova”, riferendo anche dei successi del messinese Emilio Isgrò che nel corso degli incontri degli scrittori del “Gruppo 63” proietta interessanti diapositive di poesia visiva. Quindi 1’Antigruppo si forma tra il ’68 e il ’69, mutua qualcuno dei 21 punti dal “Gruppo Beta”, col quale, in seguito inizia a polemizzare. Intanto Crescenzio Cane passa all’Antigruppo. Altre defezioni e aggiustamenti di tiro ci saranno ancora. Nel ’66 viene fondato a Palermo il periodico “P T R” di pittura, letteratura e scienze diretto dal poeta romano Franco Ferrara e condotto dai redattori Carlo Gentile, Renato Turci e Lucio Zinna……. Ma torniamo ancora all’Antigruppo che, indipendentemente dagli esiti e dal valore della poesia che produce, intende, nel programma, porsi come forza d’urto contro un sistema abusato di far poesia e contro la contemplazione del dolore sociale e storico dell’uomo dell’Isola. Dunque, si punterebbe a un canto più virile, modulato secondo i registri dell’indignazione e dell’accusa. Ma così purtroppo non è nella realtà di questi, però instancabili, operatori, i quali non riescono a operare una vera e propria rottura a livello formale e del linguaggio. Punto fermo di questo Antigruppo è allora la ribellione all’antico soggiacere di un popolo all’ineluttabilità di un destino spesso crudele e miserevole ma in molti casi voluto e perpetuato dalla mafia e dalla politica regionale. La poesia-anti di questi nostri amici trapanesi e palermitani ha, pur nelle contraddizioni e nei limiti, il pregio di aver aggredito un passato di sottomissioni e di fatalismi che si è perpetuato sotto forma talora di sfiducia, di rassegnazione e di diffidenza nei confronti delle istituzioni. E qui sì che entra in ballo la geografia particolarissima dell’Isola, terra di approdo a pirati e avventurieri del potere, luogo fondaco per eccellenza: un bordello al centro del Mediterraneo esposto alle voglie di ogni tipo di soldataglia venuta a issarvi spudoratamente la bandiera del dominio e dell’oppressione, dello sfruttamento, della violenza e della corruzione politica. Ma per sottolineare tutto ciò basterà allora rifarci alla sezione “Lo Stretto di L’aria secca del fuoco” ( Mondadori,72), dove in Caput Mundi Bartolo Cattafi può dire… ….. E torniamo, ancora una volta da dove siamo partiti: all’Antigruppo, il quale polemizza contro il sistema, rifiutandone la cultura, e sceglie canali cosiddetti alternativi, underground, per usare un termine oggi, corrente, che permea di marxismo filantropico trovandosi in pendant ora nel gruppo fiorentino “Salvo Imprevisti” (Mariella Bettarini, per fare un nome), ora nel Gruppo “Collettivo R” (Franco Manescalchi, per esempio), e naturalmente veniamo a Nat Scammacca, la figura più sofferta e vissuta,più interessante e significativa dell’Antigruppo. Ma a questo punto vorrei rifarmi, per dovere di cronaca, a un particolare: quando nel ’75 Nat mi scrisse chiedendomi cosa pensassi dell’Antigruppo e che comunque avrebbe gradito, bontà sua, un mio giudizio da leggere coi numerosi altri e unitamente alle poesie degli operatori-anti a poeti e professori del City College di New York, risposi: “Caro Nat, chiedi un commento da riportare, con altri, nel tuo giro di conferenze per gli Stati Uniti: ebbene se c’è qualcosa che colpisce sino al trauma è il sapere che la razza umana è in via d’estinzione e che presto, qualche decennio ancora, forse, avremo l’antiuomo l’antimateria l’anticristo.Non ti sarà difficile allora capire che l’Antigruppo è già un fatto lungamente superato, mentre invece resta apprezabile la volontà dei suoi uomini e il tuo dinamismo, i cui frutti però resteranno a giacere tra la polvere degli scaffali, come del resto accade alle glorie locali e provincialireginali. Ebbene, debbo confessare che sono sempre del parere di allora. La poesia protesa, la poesia-contestazione, la poesia-rivoluzione non esiste per il semplice fatto che non modifica e modificherà mai un sistema: i suoi effetti sono nulli dentro la struttura delle istituzioni che sono parti di una prassi e di una volontà politica, di una realtà cioè che è esattamente l’opposto dell’ideologia “cantata” che vi si oppone! Ecco perché di questa “neoavanguardia
https://www.natscammacca.net - info@natscammacca.net Tutti i diritti sono riservati Copyright ©. Centro Studi Nat Scammacca e Scammacca Family
PAGE
75

CENTRO STUDI NAT SCAMMACCA https://www.natscammacca.net - info@natscammacca.net
Trinacria- Serie Cliclostili- ristampa 2019 Glenn Scammacca
ideologica dell’Antigruppo” se condivido l’impegno a problematizzare la realtà economica e socio-politica dell’Isola, non posso dire altrettanto quando essa sposta i suoi furori sul piano poetico-letterario: è qui infatti balzano eividenti contraddizioni di questo movimento, le simpatie-antipatie, l’opposizione-adesione al sistema con tutto il pericolo che può presentare la falsa coscienza quando rasenta il qualunquismo. Ma accade però – potenza della contraddizione – che qualcuno, per esempio Scammacca, tenti la scalata alla grande editoria che però contesta con gli altri del gruppo. Si legga in proposito l’epistolario Zavattini-Scammacca al punto in cui, confessa di aver gridato a ogni angolo che un suo romanzo sarebbe uscito, da lì a qualche tempo, da Bompiani: cosa che non avvenne. Mi chiedo allora se per caso la poesia non divenga “lotta” “azione” “impegno” ideologico o “contestazione” tutte le volte e quando, respinta dalla grande editoria, corra il rischio dell’emarginazione. Ma non è forse, la poeisa, il genere letterario emarginato per eccellenza? E tuttavia diventa umanamente comprensibile la reazione dei poeti dell’area occidentale siciliana i quali si riuniscono in gruppo-anti esparano a zero sui poeti e sugli operatori culturali che agiscono o agivano nel cosiddetto triangolo industriale ma anche in altre aree geografiche della Penisola: Pavese, Vittorini, Fortini, Ferretti, Morante, Pasolini, Pedullà, Manacorda, Bàrberi Squarotti, Ignazio Buttitta, Sciascia, definiti come esponenti del potere. Evidentemente gli operatori dell’Antigruppo agiscono da guastatori e non esitano a farsi saltare i ponti alle spalle. Il rischio, se mi consente, consisterebbe nel fatto che l’antisistema dei nostri amici … de-si-ste-mati diviene sistema o tende a divenirlo, e i canali underground canali dell’establishement culturale. Questo prteliminare potrà chiarire perché preferisco rivolgere l’attenzione solamente ad alcuni dell’Antigruppo e singolarmente all’anima di ciascuno. Posso anche sbagliarmi, ma non sono mai riuscito a immaginarmi l’anima di un collettivo. E la verità è anche che i gruppi, i manipoli, la brigata, gli eserciti non hanno mai fatto poesia così come la Poesia non ha mai fatto né la rivoluzione né la guerra. Ma veniamo a Nat Scammacca, del ’922 (Ombre di luce, Celebes, ’68; Gleen, De Maria, ’71) e alla poesia percorsa da brividi esistenziali straziata da un incessante interrogare la sorte e l’essere dell’uomo: c’è come uno strano insidioso esercizio allo sdoppiamento, all’alienazione, alla verifica, scendere alle radici dell’essere e subito fuggirne per la ricerca di una realtà “Altra” nella quale poter trovare infine la giusta dimensione dell’identità dell’uomo, non sia illusorio. Dunque, poesia visionaria e onirica quella dello Scammacca, il quale oppone il geroglifico dell’esistenza: il geroglifico del sogno. E altro che lotta sociale e ideologica dell’intervento e dell’impegno: qui c’è la memoria angosciata e ancora terribilmente offesa dell’incubo di una esperienza bellica allucinante e crudele, così intensamente e rischiosamente vissuta dallo Scammacca, sottotenente-pilota sull’Himalaya, in Cina, in Birmania durante il secondo conflitto mondiale. È una poesia, dunque, che si avventura lungo i sentieri oscuri e tortuosi della psiche per tornare a farsi specchio dell’umanità e del mondo. C’è poi Pietro Terminelli (Poesie e Antigruppo – Impegno 70, ’73) il quale stila la cronaca di una situazione politica e sociale alquanto compromessa e dal tono acceso come accade per le accuse rivolte al potere. Un’invettiva dunque che suona continuo atto di sfiducia nei confronti del sistema e degli inganni della storia che in Sicilia si sono identificati con la prevaricazione e l’oppressione. Vi è tutto uno scorrere convulso di fatti, una accumulazione di avvenimenti che alla fine, ancorché configurarsi come gesto poetico, finisce solamente a configurarsi come gesto di protesta. Qui Terminelli capovolge lo stile dell’antico cantastorie isolano per gridare la rabbia e gli inganni del quotidiano: ecco, ci troviamo di fronte al gesto adirato di un insolito banditore di vergogne. Ma è grido confuso, questo di Terminelli, urlo, stridore, chiasso assordante! Il discorso potrebbe continuare con Rolando Certa (Sicilia, pecora sgozzata, Impegno70), che preferisce il tono dimesso, abbandonato della nenia e del lamento e che ci riporta coi suoi accenti di dolore all’antico populismo del filone meridionalistico; o potrebbe continuare con ancora con lo scomparso Santo Calì, con Navarra, con Diecidue, Cane, sempre tra privato e sociale (e ricordaimo anche Gagliano, Hoefer, Irene Marusso), intimisti e accorati, specie quando espongono, sul tasto dell’antico dolore di miseria e di emarginazione, le condizioni di indigenza dell’uomo del Sud. È il solito ostinato, sfruttatissimo refrain della poetica del lamento per il il Sud, di cui Mario Gori negli anni 50 fu maestro. E potremmo citare Carmelo Pirrera (Quest’animale muore- Il Vertice, 76) tra mito e leggenda, il quale si distacca notevolmente dagli altri per sicurezza di linguaggio e, spesso, per originalità delle immagini: è più libero, non si professa ribelle, probabilmente sa anche egli, con Ibsen, che l’Unica vera rivoluzione che si sia mai verificata è stato il diluvio universale! E naturalmente ne guadagna la sua poesia, più spontanea, non condizionata e non contaminata dall’ideologia dell’Antigruppo.
G. Occhipinti
PAGE
76
https://www.natscammacca.net - info@natscammacca.net Tutti i diritti sono riservati Copyright ©. Centro Studi Nat Scammacca e Scammacca Family

Trinacria- Serie Cliclostili- ristampa 2019 Glenn Scammacca
CENTRO STUDI NAT SCAMMACCA https://www.natscammacca.net - info@natscammacca.net
cMéc.è
ntfjno m m t
rontr.gn




& allol'à ,” .'ncii
U èì® 'die ven vénti'a t tllfftfl*
. tìJ S É ì'tft E ioll^ veìì s ili ,SeJioYaPÌVanì? g ^ ® S f M lunga,finestra a niaddatera cne - quella montagna A lierà tig n e - - g r a n c i . -- à - nevósa .**j
c.ie scen
b*er,? g in i l .sole, .lardò' giu ,
17Oli
mi spie c n e mo;
,, mi _11120.
pe T ‘ ' rr . ■/ •-T-cg $< nacria? " lA S iciìv ’fcr ine ' £o oe. Stagno al].ora... - ....
•vrcoanr . cim e, con-..arte ai a io e r i a ferire l'arj.a ungica .ecm a?Ion u?mÓAaici/ffe c|n?6s vv-.~ i _c -entro,m cntr cCmfrsJTre era cM*" .e 'rpécips^ v w m n il anofio nei tr'50-' 1 - .o.con.ouGi ^ litro neri. S p en g o
t 3 . C ^ T v .^0 p

Cla sal.cel.ian u cinema ~ riamo
m K o ì? ^ - ■r G i e ^
’JO ì x vxa-y : tame nte olpv,. cari o Penelope., sapere ?uc£le v e r s o . t t t e te ci ni
», V U iL yl' c.Xlm J- (.IH ùti t ju P *‘*x LdJiuu_ L' l.ct ^
Aspetta c;ome. èSmpi’e O . . .Jclcvamo Lotte c i HataxO.. _■ mr.j-diny,;iAp ai.ex. not£e dx le strace Ci guardava non marciavano ..... ...
'Seattle C anclic,‘sed ia . gon. sapeva cne evo „erpi sici-ti ma- nessvno, c i l e m , comeooravanossapere — i mc^_ciòcche.varavamo '---dem
v
------ -ilcra —Cic non
v-v -velerà--- ci ferme
M velevar-, ''clic
j m £ % U \
1 di uriiu-p-i. a ...ove
A M n r -Sl le no. .... noi tanto .5''ile - no. nòn sire rmavo c on v.or
S u i l .J.Xiw <s s Ci-Am _.or*>





https://www.natscammacca.net - info@natscammacca.net Tutti i diritti sono riservati Copyright ©. Centro Studi Nat Scammacca e Scammacca Family
PAGE
77

CENTRO STUDI NAT SCAMMACCA https://www.natscammacca.net - info@natscammacca.netTrinacria- Serie Cliclostili- ristampa 2019 Glenn Scammacca
Il fiore della sera ha schiuso già le sue corolle. Il vento caldo del Mediterraneo fa tremare le foglie Fa trenare le foglie e la memoria.
Questa mia città barocco-arabo-normanna cuore del Mediterraneo rosa dalla salsedine, gli uomini camminano con gli occhi a terra.
LA SICILIA È LA MIA TERRA
Le tempeste nostro pane quotidiano, ieri come oggi. L’urlo dei saraceni ondeggia ancora sulle rive nelle cale blu sin nel budello del Màzaro antico.
In questo porto-foce incontro di razze e civiltà (oggi impuro come pattumiera) l’onnipresente civiltà dei consumi insidia i suoi mortali veleni che mani non possono sfiorare.
Eppure un tempo le prore selenuntine solcavano da qui il mare spumeggiante. in lontananza un mare cupo che nasconde i morti, un mare azzurro misterioso, forziere di tesori.
Anfore puniche affiorano, a volte greche e saracene: sottili, oblunghe o panciute, vuote o colme di monete; le terrecotte che racchiudevano il vino e l’acqua per i naviganti, o la giara dell’opulenza, l’olio e il grano. Razzie e commerci.
Ma i siculi e i sicani trasformarono I campi brulli in giardini fiorenti e rigogliosi; gli elleni innalzarono templi e mura,
PAGE
78
https://www.natscammacca.net - info@natscammacca.net Tutti i diritti sono riservati Copyright ©. Centro Studi Nat Scammacca e Scammacca Family

Trinacria- Serie Cliclostili- ristampa 2019 Glenn Scammacca
CENTRO STUDI NAT SCAMMACCA https://www.natscammacca.net - info@natscammacca.net
Ma tu andrai verso gli uomini lo stesso e li incontrerai e gli tenderai la mano. Non importa dove.
scavarono anfiteatri, fusero la poesia allo spazio, avvicinarono l’uomo all’universo naturale, l’intelligenza governava la forza; gli arabi – come i Sicani antichi – coltivarono la terra, crearono le senie e scrissero poemi come Ibn Handis dettati spesso dall’orgoglio ma inneggianti anche all’amore alla bellezza della terra alle suggestioni della vita. Fu fascino o solo avidità? Ovunque l’uomo giunga costruisce una casa o un riparo crea giardini e scrive versi se barbaro non è.
O mia antica Mazara, città siceliota dell’antichissima
TRINACHIA, fosti una regina del Mediterraneo e vennero da lontano per conoscerti. Tu fosti cullo, di cultura, ma anche teatro di predoni.
Oggi - mia Trinacria - nessuno più ti cerca come prima oggi non hai più nome non hai più nome.
Nino Bixio non è affatto morto e torna sempre nelle grandi occasioni e i Sindona sono i veri protagonisti della nostra nuova realtà Sindona, dico, e i suoi discepoli.
A che vale scrivere versi se Mario D’Acquisto Presidente della Regione Siciliana, non vuole rispondere alle tue lettere? Io sono poeta ma non democristiano.
https://www.natscammacca.net - info@natscammacca.net Tutti i diritti sono riservati Copyright ©. Centro Studi Nat Scammacca e Scammacca Family
PAGE
79

CENTRO STUDI NAT SCAMMACCA https://www.natscammacca.net - info@natscammacca.netTrinacria- Serie Cliclostili- ristampa 2019 Glenn Scammacca

PAGE
80
https://www.natscammacca.net - info@natscammacca.net Tutti i diritti sono riservati Copyright ©. Centro Studi Nat Scammacca e Scammacca Family

Trinacria- Serie Cliclostili- ristampa 2019 Glenn Scammacca
CENTRO STUDI NAT SCAMMACCA https://www.natscammacca.net - info@natscammacca.net
Io sono poeta e non sto col potere perché in Sicilia potere è forza bruta e odia e compatisce i poveri poeti pazzi. resterai poeta e povero. E uomo, soprattutto. Che importa, se D’Acquisto non risponde e compra i libri degli amici? se occhi/pinti di bistro (anche sù la scena gli attori, pessimi attori) scrive contro l’ANTIGRUPPO e ci accusa di essere tutti populisti del vecchio filone meridionalistico? E che ci manca la fede nel suo Dio, che, guarda caso, è lo stesso (di)
Nino Muccioli?
La storia si è trasformata pure nell’abitino su misura del buon frate che il ministro il suo orticello ma anche del ruggente intellettuale collaudi diritti d’autore (guai a chi tocca!).
Ma la Sicilia è anche un’altra cosa una cosa diversa, un corpo che vivere che non può morire perché D’acquisto non acquista e l’altro degli occhi bistrati recita a soggetto, con quale effetto?
https://www.natscammacca.net - info@natscammacca.net Tutti i diritti sono riservati Copyright ©. Centro Studi Nat Scammacca e Scammacca Family
PAGE
81

CENTRO STUDI NAT SCAMMACCA https://www.natscammacca.net - info@natscammacca.netTrinacria- Serie Cliclostili- ristampa 2019 Glenn Scammacca
LA SICILIA È LA MIA TERRA
dove tu vivrai aggiogato al carro del potere ed io libero con un uccello senza compromessi.
Guardo il mio povero fiore della sera l’unico che fiorisca nel mio orto e perfino mi commuovo e mi convinco sempre più che la terra la nostra terra produce anche qualcosa di buono.
Rolando Certa Mazara del Vallo 2 agosto 1981
PAGE
82
https://www.natscammacca.net - info@natscammacca.net Tutti i diritti sono riservati Copyright ©. Centro Studi Nat Scammacca e Scammacca Family

Trinacria- Serie Cliclostili- ristampa 2019 Glenn Scammacca
CENTRO STUDI NAT SCAMMACCA https://www.natscammacca.net - info@natscammacca.net

MUTEVOLE INGANNO
Motore inganno è questa primavera fiorita, l’inerzia sempre in agguato. Tu sei un esile filo di luce, leghi presente al passato. Il giorno breve si sciogli zampilli lucenti, germogliano fiori nel petto. Ritrovare la tua parola dolce, basterebbe poco per capire il ritorno dell’alba, la chiara, tenera luce del mattino.
Rolando Certa 5/7/1978
https://www.natscammacca.net - info@natscammacca.net Tutti i diritti sono riservati Copyright ©. Centro Studi Nat Scammacca e Scammacca Family
PAGE
83

CENTRO STUDI NAT SCAMMACCA https://www.natscammacca.net - info@natscammacca.netTrinacria- Serie Cliclostili- ristampa 2019 Glenn Scammacca
PRIIMO MAGGIO
A Rosa Maria Fusco

Primo Maggio
Oggi ho dormito all’aperto sotto il sole, tra gli alberi e la brezza. Oggi ho respirato a pieni polmoni tutto immerso nella natura. Un ceppo di rossi gerani occhieggiava ed io ammiccavo incredulo e non comprendevo appieno il suo linguaggio. L’inverno è stato lungo e così freddo che mi ha lasciato stordito. Ma io l’ho desiderata ardentemente la primavera. All’apparire le prime fiori ero come un ragazzo innamorato. Molte volte ho guardato dentro alle corolle. Era un delirio. Si può baciare la primavera? Si può rispirarne la bellezza?
La verità è che sono convalescente. Oggi ho visto quattro piccoli cani morti e li e le abbiamo seppelliti, anche se è, quest’anno, ad occhi aperti, ho cercato di leggere la natura Ascoltare le pulsazioni della terra il segreto battito. La terra vive, vive misteriosamente con o senza amore.
Rolando Certa
PAGE
84
https://www.natscammacca.net - info@natscammacca.net Tutti i diritti sono riservati Copyright ©. Centro Studi Nat Scammacca e Scammacca Family

Trinacria- Serie Cliclostili- ristampa 2019 Glenn Scammacca
CENTRO STUDI NAT SCAMMACCA https://www.natscammacca.net - info@natscammacca.net

Roccia e Fiore
La poesia? Il paesaggio? La fraternità? Struga é tutto questo. Giorno e notte la musica del fiume. L’acqua che scorre, dove va? Va a morire lontano? A vivere lontano? Io credo che la poesia è nelle cose, negli oggetti, nella vita. Guarda questi volti scuri di donne, hanno il colore delle rocce antiche, immutabile bellezza. Rocce fiore. Non mi dite che la bellezza è morta. Non mi dite che la poesia non esiste.
Rolando Certa
https://www.natscammacca.net - info@natscammacca.net Tutti i diritti sono riservati Copyright ©. Centro Studi Nat Scammacca e Scammacca Family
PAGE
85

CENTRO STUDI NAT SCAMMACCA https://www.natscammacca.net - info@natscammacca.net
Trinacria- Serie Cliclostili- ristampa 2019 Glenn Scammacca
2 agosto 1980-viviamo nell’assurdo alle vittime della strage di Bologna.
Scrivo con inchiostro di sangue il mio rabbioso dolore. La violenza, drago mitologico, addenta e strazia alla vita e l’innocenza. La dieta muore ogni giorno, ogni giorno di più la gramigna del nichilismo si allarga
E viviamo nell’assurdo.
Una malattia mortale dilaga: la sfiducia. E tu scrivi ancora poesia? Perché? Bisognerebbe tacere? Perché? Perché non siamo assuefatti al nichilismo. Rifiutiamo l’assurdo.
E tu scriva ancora poesia? Perché? Perché poesia è antitesi dell’odio, poesia è l’unica speranza che ci resta. Poesia e questo strazio che dilaga, e travolge le bombe e gli assassini.
I morti non parleranno più. Ma posso parlare agire i vivi che addormentavi non sono. La coscienza non è sperimentalmente disfatta.
Io dico che la coscienza esiste ancora nel groviglio di mostri e cose assurde. Fiore calpestato la coscienza esiste ancora.
Rolando Certa
PAGE
86
https://www.natscammacca.net - info@natscammacca.net Tutti i diritti sono riservati Copyright ©. Centro Studi Nat Scammacca e Scammacca Family

Trinacria- Serie Cliclostili- ristampa 2019 Glenn Scammacca
CENTRO STUDI NAT SCAMMACCA https://www.natscammacca.net - info@natscammacca.net
A MARILYN MONROE
Eri la bellezza nuda il sorriso nel cinismo, in questo groviglio di cinismo dilagante come oceano in tempesta; sorridevi sempre di più, convulsa. E sapevi di essere viva, la bambola d’oro di una società sempre più crudele è sempre più spietata.
Appartenente agli altri. Non eri tua. Eri tutti e di nessuno. Un personaggio alla deriva.
Oggi sei stancata di sorridere e anche di rendere. Hai detto basta le convulsioni. Hotel abbandonato il remo e la zattera è finita nei gorghi.
Ma il tuo sorriso riemerge a galla ogni qualvolta ti guardo, perché vedi, Marilyn, la nostra immagine non muore. Anche se volessimo è impossibile. Tutti lasciano un’immagine, bella o brutta.
E la tua era un’immagine bella Dai gorghi del cinismo travolta!
Rolando Certa
https://www.natscammacca.net - info@natscammacca.net Tutti i diritti sono riservati Copyright ©. Centro Studi Nat Scammacca e Scammacca Family
PAGE
87

CENTRO STUDI NAT SCAMMACCA https://www.natscammacca.net - info@natscammacca.netTrinacria- Serie Cliclostili- ristampa 2019 Glenn Scammacca

PAGE
88
https://www.natscammacca.net - info@natscammacca.net Tutti i diritti sono riservati Copyright ©. Centro Studi Nat Scammacca e Scammacca Family

Trinacria- Serie Cliclostili- ristampa 2019 Glenn Scammacca
CENTRO STUDI NAT SCAMMACCA https://www.natscammacca.net - info@natscammacca.net

https://www.natscammacca.net - info@natscammacca.net Tutti i diritti sono riservati Copyright ©. Centro Studi Nat Scammacca e Scammacca Family
PAGE
89

CENTRO STUDI NAT SCAMMACCA https://www.natscammacca.net - info@natscammacca.netTrinacria- Serie Cliclostili- ristampa 2019 Glenn Scammacca
DA QUESTO LATO DELLA CITTÀ
Da questo lato della città è possibile ancora guardare il sole che si insinua tra i rami; la mattina ti svegli e puoi ancora ascoltare il canto del gallo e l’abbaiare dei cani.
Da questo lato della città posso ancora trovare poche ore di pace momenti di ispirazione e riflessione.
Da questo lato della città sopravvive ancora il silenzio macchie di verde si appoggiano al cemento.
Da questo lato della città sembra vivere in un altro mondo senza rumori e nevrosi.
Da questo lato della città…..Rolando CertaFerragosto, 1979
PAGE
90
https://www.natscammacca.net - info@natscammacca.net Tutti i diritti sono riservati Copyright ©. Centro Studi Nat Scammacca e Scammacca Family

Trinacria- Serie Cliclostili- ristampa 2019 Glenn Scammacca
CENTRO STUDI NAT SCAMMACCA https://www.natscammacca.net - info@natscammacca.net
SVEGLIARTI IN UN MONDO MIGLIORE
Vorrei chiudere gli occhi per svegliarmi domani in un mondo diverso dal nostro da cui banditi per sempre siano sofferenze e dolore. Ma io so bene che ciò non può venire da solo. E l’attesa equivale a consapevole complicità con quanti non vogliono che l’uomo sia libero. Perciò la coscienza m’induce non già a sognare un mondo migliore bensì ad agire per cambiarlo al più presto.
Salvatore Giubilato
https://www.natscammacca.net - info@natscammacca.net Tutti i diritti sono riservati Copyright ©. Centro Studi Nat Scammacca e Scammacca Family
PAGE
91

CENTRO STUDI NAT SCAMMACCA https://www.natscammacca.net - info@natscammacca.net
Trinacria- Serie Cliclostili- ristampa 2019 Glenn Scammacca
CON DEI FOGLI DI CARTA E UNA BIRO
Pensare di dover vivere per sempre qui, come un albero piantato da secoli come una pietra caduta dal cosmo nella notte dei tempi, mi avvilisco, mi annulla. E solo un desiderio si salva, ho solo un sogno che accarezza da sempre: andare senza posa per le strade del mondo, sapendo che il mio cammino si concederà solo tappe e la sua fine coinciderà con quella dei miei giorni, e leggere nell’animo della gente e scoprire il perché della vita, e avaro di parole, dire forte a me stesso, prima ancora che gli altri, che cosa è necessario che si faccia perché valga la pena di viverla, di averla vissuta.
Salvatore Giubilato
PAGE
92
https://www.natscammacca.net - info@natscammacca.net Tutti i diritti sono riservati Copyright ©. Centro Studi Nat Scammacca e Scammacca Family

Trinacria- Serie Cliclostili- ristampa 2019 Glenn Scammacca
CENTRO STUDI NAT SCAMMACCA https://www.natscammacca.net - info@natscammacca.net

Di Salvatore Giubilato.
https://www.natscammacca.net - info@natscammacca.net Tutti i diritti sono riservati Copyright ©. Centro Studi Nat Scammacca e Scammacca Family
PAGE
93

CENTRO STUDI NAT SCAMMACCA https://www.natscammacca.net - info@natscammacca.netTrinacria- Serie Cliclostili- ristampa 2019 Glenn Scammacca
FUNERALI DI STATO
Non ascoltate, compagni, fracassati dalla bomba fascista pagata dai baroni delle valli Non ascoltate le parole dei commedianti della repubblica sbrodolate dal palco della LOGGIA, gelida i denti serrati il pugno levato dinanzi ai governanti del tradimento. Non guardate i volti dipinti della farsa istituzionale.
Giovanni Lombardo
PAGE
94
https://www.natscammacca.net - info@natscammacca.net Tutti i diritti sono riservati Copyright ©. Centro Studi Nat Scammacca e Scammacca Family

Trinacria- Serie Cliclostili- ristampa 2019 Glenn Scammacca
CENTRO STUDI NAT SCAMMACCA https://www.natscammacca.net - info@natscammacca.net
COSA PUO FARE LA POESIA 4
Signore e signori, premetto che sono un italiano del Sud, un siciliano. Voi penserete che rapporto può avere questa informazione con il tema che stiano trattando ?; “Ciò che può fare la poesia oggi?” Aggiungo che faccio parte del Movimento letterario Antigruppo Siciliano. Da oltre 10 anni, dal 1968 in poi, specialmente in Sicilia, i poeti dell’Antigruppo si sono uniti per fan sentire la loro voce con più forza. E siano andati nelle piazze, nelle scuole, nei circoli a dire di poesia e a parlare di poesia. Per noi, in Sicilia, questo era ed è necessario, perché la poesia non può essere privilegio di élites, ma può e deve diventare patrimonio dello masse, stimolare la partecipazione alla vita, culturale e ad una corretta presa di coscienza dei problemi sociali e culturali. Nell’ottobre dell’anno scorso la mafia ha ucciso a Palermo il Procuratore Capo della Repubblica. perché era un uomo onesto, uno che avrebbe fatto giustizia. Ho scritto una poesia in morte di quest’uomo, ex deputato comunista, che si chiamava Cesare Terranova. Questa mia poesia, pubblicata sul quotidiano “L’Ora” di Palermo è una espressione di dolore e di rabbia, ma nutre la speranza che in Sicilia le cose possano cambiare. Il mio amico greco Valetas l’ha definita una poesia di lotta, il suo linguaggio è comprensibile alle masse. La poesia deve essere comprensibile, perché deve essere non solo strumento di conoscenza, ma, anche mezzo per contribuire a modificare; la situazione sociale, ove necessario, comunque per andane sempre avanti. Essa deve capire l’uomo e difenderlo. Essa, però, mentre non può sfuggire alla, particolarità, deve rivolgersi alla totalità dall’uomo, alla sua complessità e complicata esistenza, deve cercane di recuperane la naturalità della vita, laddove essa, coi suoi valori, è sommersa, affondata. La poesia può riportare la vita in superfice. Io credo che in certi momenti storici i versi à sono veramente ‘‘ fucili di carta”, come scrive il poeta Titos Patrakios, ma esprimono sempre la coscienza, dell’uomo. Secondo le situazioni sociali, essa, la poesia, può sempre contribuire a migliorane noi stessi e il mondo, perché essa è e resta uno dei momenti di rapporto tra i più naturali e intimi con la vita e con la storia.
ROLANDO CERTA
4 Rolando Certa (Nota) - Intervento pronunciato nel corso di un dibattito che si è tenuto nell’ambito del Festival Internazionale di Poesia di Struga (Macedonia) dal 21 al 25 agosto 1980.
https://www.natscammacca.net - info@natscammacca.net Tutti i diritti sono riservati Copyright ©. Centro Studi Nat Scammacca e Scammacca Family
PAGE
95

CENTRO STUDI NAT SCAMMACCA https://www.natscammacca.net - info@natscammacca.net
Trinacria- Serie Cliclostili- ristampa 2019 Glenn Scammacca
“LETTERATURA E GIORNALISMO IN UNA PROVINCIA SICILIANA: TRAPANI”
Nei giorni 28-29 e 30 maggio si è svolto ad Acireale, a cura di Mario grasso un impatto con il patrocinio dell’assessorato al turismo di quella città un convegno nazionale sul tema” letteratura e giornalismo”. Sono intervenuti Giuseppe Pontiggia, Mario Grasso, Elvio Guagnini, Giuseppe Servello, Claudio Mara Bini, Renato minore, Giancarlo Pandini, Sebastiano Addamo, Rolando Certa, Salvatore Rossi, Maria Attanasio, Paolo Briganti, Salvatore Scalia, Francesco Paolo Memmo, Sandro Zanotto, Giorgio Calcagno, Natale Tedesco, Stefano Jacomuzzi, Paolo Pinto, Angelo Lippo, ma escludendo alcuni interventi ci è sembrato che sul Convegno di Acireale regnasse una aria di pessima rassegnazione. Ci è parso che, al di là del dibattito, ci fosse la tendenza di parecchie addetti ai lavori a considerare oggi il giornalismo e la letteratura come corpi separati. L’ideologia dell’industria culturale divide sempre più in modo devastante condizionante in un’epoca in cui aumenta invece il numero dei “poeti”, di coloro i quali cioè rivendicano il diritto al possesso di una individualità o all’esercizio del dialogo, se la democrazia non è parola priva di senso. Rolando certa, come direttore di “Impegno 80” ha svolto una relazione certamente e volutamente “atipica”, dichiaratamente “anti- pessimistica”, in quanto è stata una testimonianza in antitesi con la ideologia della omologazione dei mass-media, relazione che esprime fiducia nel lavoro giornalistico e culturale di base, nel caso in esame della provincia siciliana, esemplificato nell’aria trapanese.
ALCUNE TESTATE TRAPANESI DAL 1818 AL 1955
Rolando Certa
La provincia di Trapani, che oggi conta 423.000 abitanti distribuiti in 24 comuni ed è una delle più operose province siciliane sotto il profilo agricolo e peschereccio (se a Marsala, infatti, esiste nonostante le grave crisi del settore vitivinicolo, una delle più fiorenti industrie enologiche, a Mazara del Vallo, che è la punta geograficamente più vicina all’Africa, ha sede nel suo porto canale – antico Emporium di Selinunte – la più consistente flotta da pesca in Italia e del Mediterraneo), le tradizioni giornalistiche sono abbastanza antiche ed illustri . Non sottoporrò gli egregi convegnisti e le gentili ascoltatrici ad un arido inventario, che, peraltro, sarebbe stato facile produrre, se si considera il fatto che, nel 1956, l’Associazione Trapanese della Stampa, della quale mi onoro di fa parte fin dal 1954, editò un fascicolo contenente l’elencazione e la schedatura delle testate pubblicate dal 1818 fino al 1955. Inventario riproducente anche alcune gustose vignette satiriche e di costume di Bartolomeo Agugliano, apparse negli anni dal 1909 al 1913 nel sinistroso giornale di opposizione “Il Corriere Trapanese”. Esse riguardavano soprattutto la vita pubblica e si protrassero come strumento di critica e di stimolo, nell’intero periodo antecedente al fascismo. Questo inventario, encomiabilmente promosso, non è alieno da alcune lacune e andrebbe necessariamente aggiornato e ampliato, includendo anche quelle testate durante l’espace d’un matin (le schede sono state curate da Salvatore Costanza – storico del letterario trapanese – e la perfezione al volume è stata dettata da Gianni Di Stefano con la scoperta intenzione di suscitare lo spirito di indagine e di ricerca ricerca nel campo della storia locale, che è poi quell’humus sul quale, natu-ralmente vanno ad rifondare le loro radici gli alberi (o l’albero) della cultura che si vogliono far crescere e sviluppare. E Filippo Cilluffo, un attento lettore di narrativa e i poesia della nostra provincia (autore di un pregevole saggio su Leonardo Sciascia, apparso su i “Nuovi quaderni del meridione nel 1965) pubblicando negli anni 1957/1958 un suo inventario intorno alla cultura nel trapanese sulla rivista “Trapani”, rassegna della provincia, esistente da ben ventisei anni, r IL DIBAT- TITO DELL’ANTIGRUPPO SICILIANO SULLE PAGINE DI “TRAPANI NUOVA”
Sulla terza di “Trapani Nuova”, a cavallo tra la fine degli anni 60 e gli inizi degli anni 70, ha trovato ospitalità – in un clima magmatico, a volte, ma certamente rinnovatore nella fattispecie delle spinte pre e post sessantottesche – il dibattito Antigruppo Siciliano c on interventi Nat Scammacca, Rolando Certa, Santo Calì, Eelvezio Patix, Gianni Diecidue, Pietro Terminelli, Crescenzio Cane, Ignazio Navarra, Ignazio Apolloni, Giuseppe Zagarrio, Roberto Roversi, Franco Maniscalchi, Antonino Cremona, Stefano Lanuzza, Franco Di Marco, Salvatore Giubilato, Mariella Bettarini, Carmelo Pirrera, Giuseppe Addamo, A. M. Bonanno, Carmelo R. Viola ed altri.
PAGE
96
https://www.natscammacca.net - info@natscammacca.net Tutti i diritti sono riservati Copyright ©. Centro Studi Nat Scammacca e Scammacca Family

Trinacria- Serie Cliclostili- ristampa 2019 Glenn Scammacca
CENTRO STUDI NAT SCAMMACCA https://www.natscammacca.net - info@natscammacca.net
Da alcuni anni questo giornale – insieme impegno 70 –, come peraltro ha fatto anche “Trapani Sera”, ma a differenza di questo giornale, assumendo la terza pagina di “Trapani Nuova” una configurazione di strumento di una corrente letteraria il pensiero, non disdegnando il pluralismo e la valorizzazione della cultura siciliana e locale, ghettizzata nell’isolamento della provincia in quanto lontana dai centri di potere strategico della cultura, come li definiva Quasimodo, ha aperto il suo modesto spazio ai poeti scozzesi, che si raccolgono attorno alla rivista “Atkros” di Duncan Glen, ai poeti dell’underground americano, più o meno famosi ma così vicini all’esperienza dell’Antigruppo, sia sul piano formale che ideologico, come L. Ferlinghetti, Jack Hirschman, Irving Stettner, Stanley H. Barkan, David B. Alexerod, John Brandi, ecc.; ai poeti e scrittori greci da Ritsos a Delfi, da Kakavelakis a Patrikios, da Demostene Kokkinos a Elpida Karà, da Kosta Valetas ad Andrea Lendakis, da Panos Misserlis a Kipros Crissantis, da Ghiannis Goudelis a Tassos Anagnostou a Dimitri Kranis, ecc.; ai poeti e scrittori macedoni come Borsi Vishinski e Matea Mateviski, da Ante Ropovski a Jovan Strezovski, da Jovan Koteski a Gena Todorovski, al giovane Sheferedin Mustafà e al famoso Kosta Patsin. Senza un foglio come “ Trapani Nuova”, uno dei pochi che in Sicilia pubblica poesie, sullo stile dei giornali dell’est, o come il giovane “Panorama” Di Marsala, diretto da Dino Barraco, o lo scomparso “Il Vallo” Diretto da Nicolò Vella (1966-1967), la cultura d’avanguardia trapanese siciliana, almeno una parte non indifferente di essa, sarebbe stata condannata quasi al silenzio totale.
Rolando Certa
LA BATTAGLIA CULTURALE DI “IM- PEGNO 70” ORA “IMPEGNO 80”
Il primo numero di “Impegno 70”, curato dal sottoscritto, ora col nuovo decennio “Impegno 80”, fu pubblicato nell’aprile del 71. Quando, sul finire del 1970, ancora sull’onda dell’autunno caldo, io proposi in una riunione dell’Antigruppo tenutasi a Trapani, di stampare una nostra rivista e di darci, quindi, strumenti editoriali, anche modesti, ma autogestiti, qualcuno disse: impossibile che in Sicilia si possa fare una rivista autonoma dal nord. È necessario che la reazione venga posta a Firenze e che la dirigenza sia possibilmente Giuseppe Zagarrio. Io risposi che quella era una posizione naturale subordinazione (e di autolesionismo) che, con tutta la considerazione che avevo per il Zaggarrio, questo nostro amico operava a Firenze ed era geograficamente distante da noi, anche se già si era rilevato alle problematiche culturali e sociali della propria terra di origine. Affermai, in quella circostanza, che in Sicilia dovevano cominciare a acquisire autonomia nelle iniziative, anche se ci saremmo scontrati col sottosviluppo e con i baroni del potere costituito. Anche da questo tipo di tentativo – aggiunsi– si sarebbe misurata la nostra volontà e capacità di autogestirci, di essere ed esercitare
le nostre scelte culturali e politiche, la nostra ricerca e il nostro impegno. Sostenni nel contempo la necessità di realizzare una serie di collegamenti con arie culturali più avanzate della penisola. E così è stato. Anche se i mezzi a disposizione sin dal sorgere della rivista sono stati precari, essa ha cercato di apportare un suo autonomo contributo nel dibattito culturale della provincia degli anni 70, mantenendo fede al suo indirizzo: lottando contro il disimpegno e il qualunquismo ideologico, valorizzando l’underground, la cultura siciliana e mediterranea accomunando ai poeti dell’Antigruppo alcuni giovani poeti nonché scrittori già conosciuti come Rafael Alberti, Roberto Roversi, Luciano Cherchi, Giuseppe Zagarrio, Giuliano Manaconda, Laurence Ferlinghetti, Antonio Saccà, Leonardo Sciascia, Nicola Tanda, Pablo Neruda, Ignazio Buttitta, Duncan Glen, Hugh MacDiarnid, Gaetano Salveti, Robert hly, Ianis Ritsos, Giorgio Seferis, Odisseo Elitis, Febo Delfi, Kosta Valets, Sebastiano Addamo, Mario La Cava, Papp Arpad, Borsi Vinshinski, IOn Brad, Franco Manescalchi, Mariella Bettarini, Franco Fortini, Orazio Napoli, José Agustin Goytisolo, Alexander Panagulis, Armida Marasco, Ennio Bonea ed altri.
Rolando Certa
https://www.natscammacca.net - info@natscammacca.net Tutti i diritti sono riservati Copyright ©. Centro Studi Nat Scammacca e Scammacca Family
PAGE
97

CENTRO STUDI NAT SCAMMACCA https://www.natscammacca.net - info@natscammacca.net
Trinacria- Serie Cliclostili- ristampa 2019 Glenn Scammacca
LA CADUTA DEL FASCISMO E LA RIPRESA DEL GIORNALISMO DEMOCRATICO
È con la caduta del fascismo che abbiamo nella provincia di Trapani una vera ripresa delle vecchie tendenze del giornalismo democratico. Nascono testate come “Il Corriere Trapanese”, “Sicilia Regione”, “Trapani sera”, “Il Nuovo Corriere Trapanese”, “Panorama” di Trapani, delle quali oggi sopravvivono “Trapani Sera”, “Trapani Nuova”, il primo settimanale, l’altro quattordicinale. Se gli anni 50 sono stati caratterizzati dalla pubblicazione di riviste come “Astarotte” e “Pagine, Libere” a Mazara del Vallo, “Alcione” e “Poesia Nuova” ad Alcamo , “Lumen” a Marsala, “La Terza, Sponda”, “Sicilia Nuova”, “Lettera dal Sud” e “Celebes” a Trapani, con un prevalere quindi dell’interesse letterario e umanistico su quello storico e sociologico, pur esso presente, specialmente, attraverso le testate giornalistiche prima indicate, negli anni 60 storia e sociologia occupano uno spazio notevole sui giornali, in quanto scompare il fenomeno significativo - ai fini di un ampio dibattito - dei periodici tra i quali vogliamo segnalare in particolare “Astarotte”, nato nel 1947, proprio nell’immediato dopoguerra, pubblicato dalla Società Editrice Siciliana (finanziata dal mecenate mazarese Nino Vaccara) e diretto da Gianni Di Stefano. Se nella prefazione un po’ roboante. (“Ai poeti e agli uomini”) c’è la manifesta incomprensione di fenomeni come la pittura di Picasso, la filosofia esistenzialistica e il rigetto totale di Freud (definito “romanziere in nero e scarlatto”), è presento tuttavia l’avvio verso un dibattito culturale e la rinascita d’interessi recisi dal fascismo: si affrontano tematiche di letteratura dialettale (Biondolillo su Giovanni Moli)., si traducono Baudelaire, Janis Poruks, Janis Painis, Karlis Skalbe, Antonio Machado, Angelo Sikelianòs, Saki, Nazim Hikmet, Paul Verlaine, da parte di Filippone, Valeri, Adami, Serra, Fiorentino, Cilluffo, Lavagnini, lo stesso Di Stefano; si analizza il pessimismo pirandelliano (Franco Del Franco). C’è insomma la riscoperta di un valore perenne, quello della poesia, offuscato dalla violenza della guerra e dalla retorica fascista che aveva strozzato la libertà di ricerca e di espressione. La provincia, mentre già infuriavano le nuove polemiche, attraverso una prima aggregazione, ante litteram, di laici e di cattolici, cercava di rompere il silenzio dall’isolamento culturale e rimontare la china, della catastrofe. Nella prefazione del primo numero di “Astarotte” si scriveva, infatti, “La poesia vi è stata data per non morire di verità”.
NECESSITÀ E VITALITÀ DI UN DIALOGO
Vitale e stato e continua ad esserlo per il gruppo esigo conosce attorno alla rivista “Impegno 70” lo scambio culturale con tutti gli anti del nostro Paese, con le “periferie” di tutta Italia (quella fiorentina, bolognese, triestina, calabrese, pugliese, lucana, romana, abruzzese, ecc.) ma anche con l’underground americano, francese, ungherese, greco, scozzese, del terzo mondo. La nostra rivista in prevalenza va in mano agli addetti ai lavori ma è stata anche letta anche da centinaia di studenti e di lavoratori, anche se discontinuamente.
PAGE
98
Rolando Certa
All’origine fu una rivista dell’Antigruppo, collaborò sino al fino al n.8 /11 Pietro Terminelli, il quale poi uscì, dalla redazione fondando con Apolloni ed altri “Intergruppo”. Il nostro tentativo: mio, di Nat Scammacca e Gianni Diecidue fu, soprattutto, ma anche di Santo Calì, di aggregare le forze culturali progressiste ed alternative dell’isola; ma si scontrava obiettivamente con l’individualismo esasperato del massimalismo verboso, che dava del fascista a chiunque e disprezzava i deboli, gli ultimi, voglio dire gli scrittori principianti e oscuri privi di mezzi e di sostegno, in assenza di una politica culturale anche della Sinistra nell’isola. IL gruppo Terminelli
ha propugnato, lanciando strali contro tutto e tutti, la lotta a Sciascia e a Buttitta, i quali, anche se appartengono ad una generazione diversa dalla mia, sono scrittori che esprimono certamente una linea democratica e con i quali bisogna fare i conti per andare avanti.
Rolando Certa
https://www.natscammacca.net - info@natscammacca.net Tutti i diritti sono riservati Copyright ©. Centro Studi Nat Scammacca e Scammacca Family

Trinacria- Serie Cliclostili- ristampa 2019 Glenn Scammacca
CENTRO STUDI NAT SCAMMACCA https://www.natscammacca.net - info@natscammacca.net
NECESSITÀ E VITALITÀ DI UN DIALOGO
Vitale e stato e continua ad esserlo per il gruppo esigo conosce attorno alla rivista “Impegno 70” lo scambio culturale con tutti gli anti del nostro Paese, con le “periferie” di tutta Italia (quella fiorentina, bolognese, triestina, calabrese, pugliese, lucana, romana, abruzzese, ecc.) ma anche con l’underground americano, francese, ungherese, greco, scozzese, del terzo mondo. La nostra rivista in prevalenza va in mano agli addetti ai lavori ma è stata anche letta anche da centinaia di studenti e di lavoratori, anche se discontinuamente. All’origine fu una rivista dell’Antigruppo, collaborò sino al fino al n.8 /11 Pietro Terminelli, il quale poi uscì, dalla redazione fondando con Apolloni ed altri “Intergruppo”. Il nostro tentativo: mio, di Nat Scammacca e Gianni Diecidue fu, soprattutto, ma anche di Santo
Calì, di aggregare le forze culturali progressiste ed alternative dell’isola; ma si scontrava obiettivamente con l’individualismo esasperato del massimalismo verboso, che dava del fascista a chiunque e disprezzava i deboli, gli ultimi, voglio dire gli scrittori principianti e oscuri privi di mezzi e di sostegno, in assenza di una politica culturale anche della Sinistra nell’isola. IL gruppo Terminelli ha propugnato, lanciando strali contro tutto e tutti, la lotta a Sciascia e a Buttitta, i quali, anche se appartengono ad una generazione diversa dalla mia, sono scrittori che esprimono certamente una linea democratica e con i quali bisogna fare i conti per andare avanti.
Rolando Certa
GLI OBIETTIVI DI IMPEGNO 70
Noi di “Impegno 70” abbiamo perseguito due obiettivi di fondo: tentare la aggregazione delle forze culturali democratiche e alternative e fare crescere nel movimento operaio e democratico la coscienza circa la necessità di stimolare un rapporto organico con la Sinistra storica e la nuova Sinistra per una qualità della vita e della cultura. Antigruppo Palermo, invece, perorando una sorta di associazione di tipo carbonaro, ha detto qualcuno, (l’Intergruppo, appunto), tra i “migliori” anti, ha ridotto ad un’ottica gruppettara ed aristocratica l’obiettivo di fondo dell’Antigruppo e di Impegno 70 e 80, che era e resta un movimento culturale aperto, pluralistico, ove coesistono marxisti e libertari con lo stesso impegno perseguono l’ideale della liberazione della società da ogni barbarie sia di ordine morale che materiale, da ogni schiavitù monopolistica ed oligarchica, non ignorando la ricerca estetica che è indispensabile per ogni opera nello specifico campo della letteratura e dell’arte (senza però cadere nella aberrazione di alzare steccati inaccettabili tra il sociale e l’estetico, tra l’individuo e le masse).
Rolando Certa
https://www.natscammacca.net - info@natscammacca.net Tutti i diritti sono riservati Copyright ©. Centro Studi Nat Scammacca e Scammacca Family
PAGE
99

CENTRO STUDI NAT SCAMMACCA https://www.natscammacca.net - info@natscammacca.netTrinacria- Serie Cliclostili- ristampa 2019 Glenn Scammacca

PAGE
100
https://www.natscammacca.net - info@natscammacca.net Tutti i diritti sono riservati Copyright ©. Centro Studi Nat Scammacca e Scammacca Family

Trinacria- Serie Cliclostili- ristampa 2019 Glenn Scammacca
CENTRO STUDI NAT SCAMMACCA https://www.natscammacca.net - info@natscammacca.net
Morire di Collina
Le strade d'ingresso al paese in agosto sono pullulate di capanne di canna, punti di ritroso di automobilisti schiffarati, attratti da montagne ocra di melloni, che quest'anno invasero i terreni gerbi di mezza provincia,fino a toccare Buseto,Salerni e i feudi interni . I melonari richiamano lunghe catene di camionisti catanesi, baresi e napoletani che fanno sosta tutti i giorni davanti al café dei sensali. Pure la sezione socialista divenne casa di contrattazione, che é una vergogna per i vecchi del pariito . Ma dice che i sensali ci hanno pure ora, diritto alla sedia. Dice che i melonari più stimati non hanno sborsato per non avere a che fare coi sensali e per vendere hanno fa.tto una cooperativa. Su quelle luci,sulle profumate cosce delle sessanta maggiorette affittate che hanno fatto venire la mosca pure ai vecchi,ci sono i sacrifici di mesi di lavoro e le giornate malpagate di studenti ingaggiati all'alba al mercato di piazza,davanti al café dei sensali. Meloni citri,porcelli,paceco,cantalupo,odorosi,che riempiono le folate sciroccose quando alle quattro ci si alza, dal letto per l'umidità dei cuscini,a respirare dai balconi rivolti al nord . Lo stesso colore delle restucciate di questo agosto,che aspetta no,spezzando i verdi flemmatici delle vigne cariche, il fucpco dello scirocco,prima che arrivino le acque di settembre a lav£ re l'aria, immobile e tesa di queste settimane . Spuntano a mezzanotte, goffi e ubriachi sparlare la Torino operaia e i paesani venuti con la fuoriserie,con l'accento conti nentale di emancipati,mentre i transistor dei camion sparano a. volume alto le note di Merola . Donna Marietta non ne può più,ma dicono al municipio che in està* w te é così,e la. notte questa piazza accòglie oltre alle pisciate alluvionali degli ubriachi colossali cumuli di fesserie,confessio ni e sfoghi di tanti emigrati insonni innamorati di queste quattro rocche,di studenti e professori nottambuli desiderosi della f: ...scura, dell'una,mentre i contadini che una volta si ritiravano come le galline per governare la mula,si attardano pure fino a tarda ora . - Pio sbraita con un elefante riccioluto,parla dello Stato ladro, e pensa a una vita spesa a. carte e. chiacchiere a spogliare tutti i natali le dispense delle famiglie dei picciotti, senza senso. Quest'anno le luci al neon sembrano ingiallite e la piazza, inva sa di palchi e tavolini é un cimitero di ricordi struggenti. Le pre magiche della, notte sono le uniche per incontrare gli amii ci scomparsi da anni,che intonano accenti di terroni oppure cercano le parole di un tempo ormai perdute per sognare il ritorno lamentando la. mancanza dell'acqua che li costringe a fare a meno della, doccia La no sta; già della mia collina, muore ogni anno in collina .
PINO INGAEDIA
https://www.natscammacca.net - info@natscammacca.net Tutti i diritti sono riservati Copyright ©. Centro Studi Nat Scammacca e Scammacca Family
PAGE
101

CENTRO STUDI NAT SCAMMACCA https://www.natscammacca.net - info@natscammacca.netTrinacria- Serie Cliclostili- ristampa 2019 Glenn Scammacca
RIEN NE VA PLUS di Franco Di Marco
Succede talvolta, nei sogni, che, dapprima confusamente, poi chiaramente avvertiamo che il grande momento è giunto. Le cause del cancro e il suo misterioso determinismo, l’origine dei mondi e della vita stessa sono svelati; il problema della pace mondiale riceverà tra poco il nostro definitivo contributo alla risoluzione. La verità, la verità da noi stessi scoperta è là. Manca soltanto la comunicazione al mondo: ciò avverrà quando ci sveglieremo. Sappiamo di sapere, sappiamo che stiamo sognando; ma siamo altrettanto certi che, svegliandoci, sapremo ancora e diremo la verità. (Forza, Lucio, svegliati e cerca subito carta e matita.) Ma al risveglio ci accorgiamo che era come l’altra volta e che non ricordiamo cose importanti, ma solo banalità. Con la delusione ci resta tuttavia l’inquietante costatazione che in quel momento sapevamo di sognare. Abbiamo sopravvalutato durante il sogno o abbiamo dimenticato? Quella notte Lucio ha risolto il problema: è già potenzialmente ricco e ora lotta disperatamente per liberarsi dalla pania del sonno. Ha dovuto certamente gridare, perché la moglie ora lo scuote per liberarlo dall’incubo e riesce a svegliarlo. Grazie, moglie. (Perché le mogli degli scienziati non svegliano i loro mariti durante le notti agitate? Fanno dormire troppo amorevolmente i loro tesori che hanno fatto lavorare tanto i loro preziosi cervelli: aspetta che ti copro meglio, tesoro mio. No; sveglialo, donna: il mondo attende! Siamo vittime tutti di queste mogli egoiste). Per fortuna, dunque, credendolo preda di un incubo, la moglie taglia i legami che opprimono Lucio ed ecco questi saltare dal letto e correre verso il “covo”. - “...?” - “Non ti preoccupare, cara, non è niente, non sono impazzito: ho un’idea importante; domani ti dirò”. E non è come l’altra volta: la grande idea, lui sveglio, è ancora viva, anche se va affievolendosi. Bisogna far presto. Un caffè... un caffè... non c’è tempo. Dannazione, bisognerebbe tenerlo sempre a portata di mano, nel thermos, questo caffè! “Quasi mi inietto della caffeina... non c’è tempo... la fiala è giù nella macchina”. Ecco: masticare chicco brasiliano; forse basterà. La cosa sembra funzionare; eccolo seduto tra bobine e condensatori. “Si può, si può ti dico, magnetizzare la pallina della roulette in modo che esca quattro, cinque volte di seguito lo stesso numero, il nostro numero”. Il nostro vincente a Montecarlo. Il nostro quadripentavincente. Quanto? Questo è un altro conto, non distrarti, Lucio; ti basti sapere che si vince molto; che si vince abbastanza. Enough to go. Quanto sei bella, Romaaa! Roma, nun fa la stupida staseraaa! (E se a questi scienziati mettessero la cuffie dell’elettroence-falografo prima di mandarli a nanna e allestissero un dispositivo che, quando i potenziali di ideazione diventano drammatici, li svegli con una bella scossa elettrica o magari con le note della Eroica oppure anche sveglia le dannate mogli che provvedano a svegliarli a loro volta? E li allenassero poi, severamente, come gli astronauti, ad avviare di colpo il loro cervello intorpidito con bollente caffè o con la siringata di anfetamine? Balza, atleta del pensiero e dicci. E allenati anche a produrre lo sforzo supremo, che quando si tratta di scoperte benefiche, il demone della interdizione psicologica è più agguerrito: i grandi piani criminosi sono più frequenti delle grandi scoperte. Lo schema dell’Endlosung der Judenfrage dovette balzare senza alcuno sforzo - siatene certi - dal cervello di Hitler). Quasi senza sforzo, dunque, se si esclude quello ruminatorio dei neri granelli, ora Lucio ha trovato che un oscillatore Colpitts o anche un oscillatore Clapp vanno benissimo ed è solo questione, in sostanza, di adattare impedenze e capacità e, a costo di passare degli anni a provare, il punto critico sarà trovato alfine, è tutta questione di tempo. E c’è tutto il tempo che si vuole: la pallina attende sempre là, ingrassata dai contributi che da innumerevoli notti le versano i poveri minchioni : “Le trappole so’ fatte pe’ li micchi: ce vanno drento li sorcetti poveri, mica ce vanno li sorcetti ricchi !”
PAGE
102
https://www.natscammacca.net - info@natscammacca.net Tutti i diritti sono riservati Copyright ©. Centro Studi Nat Scammacca e Scammacca Family

Trinacria- Serie Cliclostili- ristampa 2019 Glenn Scammacca
CENTRO STUDI NAT SCAMMACCA https://www.natscammacca.net - info@natscammacca.net
E attende grassa, povera micca pure lei, che Lucio un giorno di questi le schiaffi sul naso una bella serie elettromagnetica e finirà di fare le bizze e sarà costretta a fermarsi in quella tacca e poi al nuovo giro, tàcchete, di nuovo nella stessa tacca e così via fino a che il buonsenso vorrà. Passeranno poi mesi, forse anni, durante i quali la sgualdrinella crederà che l’incubo sia finito ed eccoti in impeccabile cravatta nera ancora Lucio La Luce avvincerla per un altro giro della morte e un’altra spremuta di dollari, ah ah ! Il “Coso” era nato e non era il solito topolino; era un affare terribilmente serio; era, se vogliamo, LA COSA.. ************
- “Pronto, professore!” - “Chi parla?” - “Tosti; Lucio Tosti, bongiorno”. - “Bongiorno... Ah, dica, dottore”. - “Professore, la disturbo per una cosa un po’ strana, scusi Qui i ragazzi fanno la fCaccia al tesoro* ...” - “Beati loro!” - “Scusi sa; ricorda quando al Circolo si giocava alla renile! Natale ?” - “Ah, sì, altri tempi. Ora è proibito”. - “Sì, lo so. Senta, l’attrezzo, la roulette c’è ancora?” - “Non so, credo di sì; deve essere buttata ‘la qualche parte, sgabuzzino. Perché?” - “I ragazzi avrebbero bisogno di vederla... veramente avrebb sogno della pallina”. - “Ah, quella ce l’ho io”. - “Bene! Gliela presterebbe?” - “Ma, veramente...” - “Ci penso io, professore; gliela rendo stasera. Piuttosto, ro che sia regolamentare ?” - “Come?” - “Di quelle in uso oggi nei Casinò. Perché deve essere “rego capisce, se vogliono guadagnare venticinque punti. A propositi me è fatta? Voglio dire di plastica, d’avorio?” -“Non saprei di preciso... penso che sia d’avorio, oppure di plastica massiccia. Comunque questa che ho io è del tipo, come si dice, omologato. Per quanto riguarda... aspetti, dev’essere d’avorio, la plastica quando hanno inventato il giuoco non esisteva”. - “Naturalmente. Allora posso venire a prenderla ora? Disturbo?” - “Certo, certo; cioè … non disturba, venga pure”. B’ andato di corsa e ora nel “covo” contempla la misteriosa sfera che ha affascinato tanti occhi, rovinato tante famiglie, e scatenato via stupidaggini lascia stare tutta questa letteratura chi se ne frega della psicologia del giocatore avanti magnetizzala fa presto. Accidenti, e il coso il tamburo? Di che sarà fatto il tamburo? Di metallo, certo, ma quale? Di rame, di rame cromato, immagino. E se invece fosse d’acciaio? Ci vuole una roulette completa, non c’è niente da fare. > Corse a restituire la pallina, tome, già fatto dottore? Sì l’hanno solo mostrata per aggiudicarsi i punti; i ragazzi hanno vinto e sono felici, grazie ancora. Scese quelle scale e ne salì altre. “Mi dia un cucchiaio, per favore”. Introduce e fa leva sul manico mentre quello può strillare con le sole gutturali e mostra l’ugola. Somiglia stranamente alle tacche di quel maledetto tamburo rotante di rame d’acciaio di chissà qual altro accidente e, come se non bastasse, sotto c’è roba sferica come quel- l’altra d’avorio, solo che qui sono due, rosse con punteggiature gialle. “Tonsillite acuta. Non c’è da preoccuparsi”, bismuto e penicillina, quello al centro in supposte e quell’altra ai due lati, una ogni dodici ore profondamente alternando i paffuti bersagli. E lavandosi pe£ sa disperatamente come fare a procurarsela, al circolo è impossibile, si insospettirebbero subito. Dove trovarne una, maledizione? “Eh, cosa? Ah, i gargarismi...”. Gli sembra troppo piccolo, quello se l’ingoia! Ah, acqua e limone! Acqua e limone sì, da bere, cosi disinfetta mentre passa. Un’altra giornata è andata, ventiquattr’ore di meno separano dalla meta Lucio disteso sotto le calde coperte. Al chiarore della lampada votiva - ed anche se vogliamo profilattica: al buio il pupo si sveglia e fa l’inferno - si scorge appena
https://www.natscammacca.net - info@natscammacca.net Tutti i diritti sono riservati Copyright ©. Centro Studi Nat Scammacca e Scammacca Family
PAGE
103

CENTRO STUDI NAT SCAMMACCA https://www.natscammacca.net - info@natscammacca.net
Trinacria- Serie Cliclostili- ristampa 2019 Glenn Scammacca
il lampadario, che occhi assonnati contemplano, pendolo come un carciofo, quando improvvisamente la pompa dei vicini fa un tentativo, sale subito di giri vertiginosamente in un grido sempre più acuto isterico e viene subito spenta per non farla bruciare, e Lucio pensa figurati un po’ a quest’ora cercano acqua, sono matti. Ma dopo qualche minuto un altro prova e questa volta non tira a vuoto, il rombo è possente, pieno e regolare, si sente quasi scrosciare l’acqua dentro i tubi, e l’esempio viene tosto seguito da tutto il vicinato. Si vede che c’era un’erogazione straordinaria e qualcuno aveva avvertito l’amico e, rombo porta rombo, tutte le “autoadescanti” ruggivano nella notte, anche quella che Lucio si era affrettato a far entrare nel giro. Così quello scampanio festoso ha svegliato un po’ tutti e se non fosse irriverente ci sarebbe da baciare il pavimento, del resto è mezzano come per la Resurrezione, perché davvero opportuna è questa inattesi elargizione notturna, una specie di benefica trasfusione nei vasi assetati. Per Lucio il concerto dell’acqua fu addirittura musica celeste, perché l’ouverture ne bloccò sul nascere il processo di addormentamento, il “crescendo” ne attivò i centri ideativi, il “prestissimo” per raggiungere il quadro di comando ne gonfiò i polmoni pronti a soffiare d’impeto ad un cenno della bacchetta, ecco ora: girò la chiavette ed esplose infine nel pieno della sinfonia, mentre tutte le pale del mondo mulinavano nell’acqua, la grande idea che poi era così semplice come diavolo aveva fatto a non pensarci prima: la roulette l’avrebbe sicuramente trovata a Palermo, al “Ballarò” o alla “Vuccirìa”. - “Per favore, cara, la mia sveglia... dov’è la sveglia?” - “A che ti serve?” - “Domattina vado a Palermo”. - “A Palermo?” - ‘ - “Debbo colorare un pezzo del coso... del motore”. - “Possibile che qui non l’abbiano ?” - “... del motore fuoribordo! Qui non hanno niente del genere”. - “Verrei anch’io, ma ...” - “Non starò via per molto, anzi vado e torno”. - “Come vuoi. Ma non c’è bisogno di far la levataccia...” - “Vado in treno... col primo treno”. - “In treno ?” - “Sì andare e venire nella stessa mattinata stanca molto e poi in questi giorni ho avuto qualche noia col motore...” La moglie drizzandosi a sedere e sporgendo un braccio da sotto le lenzuola: “Là, nel primo cassetto”. Mentre dà la carica alla sveglia, Lucio quasi si vergogna della bugia perché, ormai s’è capito, va a Palermo per comprare una roulette. Ne troverà certamente una al “Ballarò” o alla “Vucciria”. Là hanno tutto. E ci va in treno perché non vuole correre rischi. Sono finiti i tempi quando prendeva l’aereo anche per andare a Palermo o lanciava bellamente la macchina lungo quelle strade strette e tortuose, (sarebbe bastato uno scarto di un metro in una curva, br, non farmici pensare). Sarebbe da ridere, ora: morto mentre sta raggiungendo il traguardo. No, da quando è scattata “l’operazione pallina”, ogni mossa e ogni spostamento esigono la massima cautela. Come i Reali d’Inghilterra, che non viaggiano mai tutti nello stesso aereo. Mai tutte le uova nello stesso paniere. Perciò, alle sei del mattino, la testa di Lucius the First dondola che quasi la corona scivola giù, mentre le ruote sferragliano, sdalàn-sdalàn, ai primi scambi all’uscita della stazione e gli occhi quasi si chiudono e, se non fosse per quel pizzicorino alla tempia perché il velluto del poggiatesta manca del pannolino bianco effeesse, non vi sarebbe a dire il vero maniera più “con-fortable” per viaggiare, ora che gli utenti del benessere vanno in macchina e non c’è più folla di passeggeri e ci si può anche muovere e spostarsi e sedersi un po’ obliqui con il gomito appoggiato, comodi insomma, E, passati dieci minuti, forse, mezz’ora, gli occhi si riaprono completamente e, anche se l’acre sapore mattutino non è ancora scomparso del tutto dopo il sommario caffè e si sentirebbe il bisogno del buon caffellatte con biscotti giù lungo le fauci, si può tuttavia accendere la prima sigaretta e osservare, azzurrata attraverso le aeree volute, la ragazza studentessa, maestrina chissà, seduta di fronte, che ha appena concesso prego, fumi pure, vuole? grazie, preferisco una delle mie. Per fortuna questi viaggi conservano ancora l’atmosfera di rumorosa cordialità ben diversa dalla severa compostezza dei treni delle latitudini fredde. Sulla Milano-Brescia, poniamo, unicamente il sol-datino, curvo in avanti polsi sulle ginocchia, conversa maliziosamente con la commessa cassiera tutt’al più impiegata che gli sta di fronte e presto si trasferiranno nel corridoio; ma il signore vicino al finestrino legge accigliato la pagina finanziaria del “News” e la signorina trentottenne o giovane signora ha appena lasciato la rivista illustrata per il più Impegnativo
PAGE
104
https://www.natscammacca.net - info@natscammacca.net Tutti i diritti sono riservati Copyright ©. Centro Studi Nat Scammacca e Scammacca Family

Trinacria- Serie Cliclostili- ristampa 2019 Glenn Scammacca
CENTRO STUDI NAT SCAMMACCA https://www.natscammacca.net - info@natscammacca.net
Marcuse in edizione mica tanto economica. Ci può essere soltanto uno “scusi, permette un momento il finestrino” e, ora che vanno ad aria condizionata, inesorabilmente imbottigliati senza alcuna manovella da girare, nemmeno quello. E non c’è l’ombra di un impiegato delle ferrovie, e parte il controllore che è appena passato e ha chiesto a voce bassa; e, se qualcuno di quelli proprio è costretto ad esserci, se ne sta anch’egli assorto e silenzioso e in abiti civili, tanto che, quando mostra il tesserino, potrebbe anche essere un abbonato o semplicemente un onorevole in porto franco. E, sopra quelle teste silenziose, perfette e tutte uguali le valigie, tutte ugualmente perfette come le ragazze del balletto inglese, ciascuna con il suo cartellino, sennò come si fa a riconoscere la propria l Mentre qui, invece: sacchi, balle, involti, ceste, panieri e anche valigiotte, ma di fibra, di cartone, di vecchio cuoio, di plastica e di vilpelle, finanche di legno, con cartellino e non, con lucchetto, spesso con spago, talvolta con sopraccoperta di stoffa. E, sotto quella variopinta pensilina nessuno legge e tutti invece conversano: gli immancabili ferrovieri già in divisa e cappello, o almeno in giacca nera regolamentare^ che, a gruppetti, discutono dell’eterno problema dei prezzi (e intanto uno di loro rischia le carte per un giro di tresette); gli studenti, della prossima interrogazione e la ragazza che sta di fronte a Lucio non legge Marcuse - non qui almeno - e gli sta dicendo che ha appena finito l’università e che sta trasferendosi a Parma, dal fratello, per avere miglio ri possibilità. E nella grossa scatola accanto a lei ci sono i libri E lui? Anche lui? Oh, no, sta solo andando a Palermo per qualche compera! Il controllore passando dice alla ragazza che la scatola va messa nel portabagagli e non lì a fianco ad occupare un posto. Dice preferisco alzarmi io che spostare la scatola e poi non c’è bisogno: ci soni) tanti posti liberi, vede, e nel caso che qualcuno dovesse chiedere, allora... Intanto là in fondo, tra i poggi verdi, si staglia il Tempio di Segesta. - “Bello, no?” fa Lucio avvicinando il naso al vetro del finestrino come a cercare qualcosa con lo sguardo. - “Il Teatro no, quello non si vede”, replica la ragazza quasi leggendogli il pensiero. - “Il già: le gradinate della cavea seguono la concavità di una collinetta ... “ - “... e naturalmente non si vedono da qui ...” - “... le costruivano rendendo circolarmente concavo il declivio naturale di un poggio con semplici lavori di sterro...” - “... e ne facevano anche di grandiosi: quello di Megalopoli conteneva quarantamila spettatori...” - “... e lo scenario naturale era spesso il mare o la bellissima vallata...” La conversazione scorreva fluida come una sonata a quattro mani, i pianisti essendo di pari maestria; oltre un terzo del cammino era stato percorso, e ancora nessuno era venuto a richiedere lo spostamento del pacco, e Dante e Leopardi e forse anche Marcuse e Kerouac potevano sbattere ii naso contro tergo, adagiati sull’elastico canapè; le mani si erano sollevate dalle tastiere per l’intervallo, e quelle di Lucio ne approfittarono per accendersi un’altra sigaretta e questa volta, con un sorriso, quella non seppe dir di no, gustando per una volta il nuovo sapore. E, a pensarci bene, se fosse venuto qualcuno a protestare... magari un bel milanese... Per favore, vuol togliere quel pacco e farmi sedere ? Quella ripeterebbe al nuovo arrivato che preferisce alzarsi lei piuttosto che, e quello scatta che ragionamento è questo, mi costringe a. Qualcosa come: “Così le cose rimangono come sono: certo non pretenderò che si alzi lei, ma comprende bene che ... “
- “Le assicuro; sieda pure al posto mio”, si è già alzata. E Lucio, che ha atteso quel momento: “Be’, cosa aspetta? Si sieda”. E quello: “Va bene, va bene, resterò in piedi. Me l’avevano detto...” E Lucio, che sente già odore di battaglia: “Che cosa le avevano detto?” - “Non importa!” - “Be’, ormai ce lo deve dire. Siamo tutt’orecchi”. - “Non ...” - “Ebbene?” - “Ebbene sì, m’avevano detto che in Sicilia si fanno strani ragionamenti”. - “Ah, già; perché lei non è siciliano, non è vero?” - “Sono bergamasco...” - “Ah!”
https://www.natscammacca.net - info@natscammacca.net Tutti i diritti sono riservati Copyright ©. Centro Studi Nat Scammacca e Scammacca Family
PAGE
105

CENTRO STUDI NAT SCAMMACCA https://www.natscammacca.net - info@natscammacca.net
Trinacria- Serie Cliclostili- ristampa 2019 Glenn Scammacca
- “... e dalle nostre parti i bagagli si mettono sul bagagliaio - ogni cosa al suo posto - in modo che non succedano discussioni come questa.” - “Da noi, invece”, replica Lucio, “basta che una donna desideri uscire mentre piove, pensi un po’, che noi subito stendiamo a terra la giacca per non farle bagnare il piedino. I nostri padri la chiamarono cavalleria...” - “... rusticana! E voi siete rimasti ai vostri padri, all’ottocento. Badi, non lo dico a proposito della galanteria - qui posso anche essere d’accordo - ma del disordine. Voi amate il disordine. Quel pacco lì provoca disordine: non bisognava mai mettercelo. Il disordine è la prima causa dei guai della Sicilia, perché bla...bla...bla”. Ah, ah, quante ne ha dette il lombardo! Trascinato dalla foga non ha | capito che i1 processo lo facciamo a lui e in questo caso poteva anche rifiutarsi di rispondere, ma ogni sua dichiarazione ormai potrà essere usata contro di lui. E cosi Lucio Marco Tullio potrà aggredirlo con la sua forbita e stringente oratoria e stenderlo al tappeto dato che quello ha avuto l’amabilità di scoprirsi da ogni parto. Potrà attaccarlo dal lato, diciamo così, superficialità lei generalizza e parla per sentito dire* o da quello storico* i guai della Sicilia affondano le radici nei secoli e che ne sa lei ecc. ecc.j o infine inchiodarlo nella fattispecie* “Anche se la signorina avesse avuto torto, lei avrebbe dovuto subire con un sorriso e consentire con un inchino: così si fa tra gentiluomini I” Vedi dunque quale varietà di colpi potrebbe sciorinare il nostro campione per mandare in delirio la platea, peccato che si tratti solo di un’esercitazione accademica, essendo il pacco ancora, per così dire, incensurato à còté, e di settentrionali nemmeno l’ombra. Come un personaggio di Achille Campanile, Lucio otteneva le vittorie più squillanti contro avversari immaginari? Non è che non fosse capace di vincerne di reali, perché era anche un buon conversatore. Però nelle tenzoni fantastiche era impetuoso come Achille e sterminatore come Classius Clay, e invece nelle dispute vere andava più di finezza che di forza, il discorso era misurato e l’intento più di addormentare che di uccidere l’interlocutore. L’arma delle prime erano il ritmo incalzante e una serie ininterrotta di aggettivi fino a che una formidabile botta epigrammatica chiudeva la partita; nelle seconde, ricche invece di finali in “...mente” e di frequenti due punti propedeutici, il nostro sembrava giocare guardingo in trasferta, rinforzando il centrocampo rifinendo e limando l’eloquio con calibratissime “erre”, distanti tanto da quelle moscie torinesi quanto da quelle locali, che, doppie o addirittura triple all’inizio della parola, a causa della loro terribile energia potenziale si frantumano nell’impatto con le “ti”. (Sic. ché, per esempio, il Trapanese, abituato allo scirocco, quando fa freddo, subito si “rrracciapisce”). Poi era successo a Lucio di telefonare a certi amici del nord e, schiaritosi la voce e preparatosi per bene mentre là stava squillando, al “Pronto” aveva ribattuto: “Parla casa Semproni?”, e dall’altro capo del filo: “To’, il Siculo! Conte stai, Trinacria?” E tuttavia le sue cognizioni in materia erano valse a i-assicurarlo e ad attribuire l’inquietante sintomo alle inevitabili distorsioni indotte dal minuscolo auricolare telefonico; ma quando, registrata la propria voce su nastro magnetico, aveva messo in moto il marconi, quello, strizzando il verde occhio, limpidamente come gli consentivano i suoi dodici più dodici watt indistorti e spassionatamente coirle garantiva il distintivo “Hi-fi”, gli aveva gridato in faccia da due smisurati altoparlanti che le sue “erre”, le sue “ti” e tutto il resto erano distintamente e incontrovertibilmente siciliani, sicilianissini. Perciò erano preferiti i dibattiti a frequenza extra-acustica, anche se, presentandosi l’occasione, il nostro eroe dimenticava la sentenza dello specchio, e i suoi orecchi-antidistorsione raccoglievano, dalla sua bocca suadente, esemplari fonemi. Dove veramente Lucio eccelleva era nello spirito organizzativo. Non che fosse molto attivo nel suo lavoro e nelle sue cose di ogni giorno, tutt’altro; era anzi tanto pigro da lasciare che lo scaldabagno ri-manesse guasto a lungo prima di chiamare il meccanico; attendeva sempre l’ultimo giorno per farsi rilasciare il documento necessario, e la posta rimaneva tanti giorni sempre a portata di mano ma senza che Lucio si decidesse a rispondere agli amici. Ma quando viaggiava, per necessità o per diletto, si trasformava. Programmava, prelevava, prenotava, consultava, depositava, noleggiava, telefonava e telegrafava; messo alle strette dal terzo “nossignore siamo completi” si accontentava del doppiovuelle per Milano, ma a condizione che gli dessero un O-Kappa di riserva sull’azeta centoventiquattro per Torino; sapeva calcolare con rapidità fulminea annunziando: “ fa il diciassette e mezzo per cento!” e non si dimenticava mai di consegnare la borsa con i valori all’ufficiale dietro al banco; insomma fruiva
PAGE
106
https://www.natscammacca.net - info@natscammacca.net Tutti i diritti sono riservati Copyright ©. Centro Studi Nat Scammacca e Scammacca Family

Trinacria- Serie Cliclostili- ristampa 2019 Glenn Scammacca
CENTRO STUDI NAT SCAMMACCA https://www.natscammacca.net - info@natscammacca.net
dei servizi che sono apposta lì, chiedendo addirittura una volta al capotreno di aprirgli la cassettina di medicazione, sigillata chissà dove, dice ma dovrò fare il verbale, è la prima volta chef non importa verbalizzi e dia qua che il signore si sente male e ha bisogno di una canfora. E così via. In sostanza, tutto sommato, senza essere un grand’uomo, un elemento positivo Lucio credeva di esserlo e, non disprezzando, nell’estremo occidentale dello Stivale si sentiva un po’ sprecato.
E per questo, per poter attuare – dico - il trasferimento in siti più cònsoni, leggi Roma caputmundi, era stato giocoforza progettare il circuito elettronico da tradurre a Dio piacendo stasera stessa dopo l’acquisizione della roulette panormita in una macchinetta che potremmo definire diabolica se non fosse poi poco verosimile che Lassù si mettono a sponsorizzare imprese che presentano aggettivi della concorrenza e insomma anche lasciando stare i Santi questo comosichiama dovrà servire a guadagnare un po’ di grana per potersi finalmente trasferire nella Capitale anzi per essere storicamente e geograficamente ben calibrati guadampiare un sacco de se sterzi e senannamo.
Sceso alla Stazione centrale di Palermo, Lucio si avviò ai “Quattro Canti di Via Roma”. Il tragitto è breve, il tempo c’era, e quindi a piedi, mani sprofondate nelle tasche dell’impermeabile, mentre una sottilissima pioggia, lungi dall’infastidirlo, pizzica piacevolmente il naso del nostro, volto di qua e di là, talvolta all’insù, ma sempre con piglio di ironica sufficienza: primo perché conosce benissimo ogni metro della via, rimasta come ai tempi dell’università - le zone nuove essendo verso la parte nord e ovest della città; secondo perché, pur tra poderosi palazzi metropolitani, il nostro provinciale può ben dire di averne visti di più importanti da uomo viaggiato qual è, cosa vuoi impressionare! Nemmeno la varietà stilistica, che so? il Banco di Sicilia, massiccia mole marmorea (anagraficamente post-bellica? o fascista? Questo non lo sa, ma lo stile sembra littorio) in mezzo a palazzi sette-ottocenteschi, può sbalordire Lucio, neanche mettendo nel conto le tremende colonne del Palazzo delle Poste là in fondo (da qui non si vedono, ma gli vengono in mente ora e le ricorda bene: per abbracciarne una ci vogliono due persone), anche volendo cosa vuoi che siano di fronte a Roma. Dove lui è stato tante volte che nemmeno te lo immagini e dove quanto prima, caro mio. Ai “Quattro Canti” bisogna girare un po’ a destra sfiorando le catene e attraversare sulle apposite strisce, come in ogni grossa città che si rispetti, questa è grossa la sesta o la settima vediamo un po’ Roma Milano Napoli Genova Firenze Torino Bologna, Bologna forse no. Dall’altra parte c’è una graziosa nicchia con l’Ecce Homo. Lo guardò. Era coronato di spine, a mezzo busto. Il mantello di drappo rosso ha un grazioso orlo ricamato d’oro ed è appena allacciato al collo, aprendosi a triangolo a scoprire il torace al centro, in corrispondenza dell’area cardiaca, quasi per mostrare il punto da colpire: tutti i dolori del mondo su di Lui. E sarebbe facile a questo punto immaginare il nostro eroe mentre, allargando le braccia, si
scusa con Gesù per quanto si accinge a fare, come Don Camillo; ma in verità, Lucio ha dato una guardatina così di sfuggita, ha superato i pochi metri che lo dividono dalla meta e, svoltando a destra scendendo la scalinata della “Vuccirìa”. A pie’ di scala subito: “Sigarette, pietrine, radio giapponesi, cineprese... Prego, dottore, vuole? Accendisigari e macchine fotografiche”. - “Mi serve una roulette”. - “Una roulette?” Esita; poi, gridando verso una bancarella poco distante: “Salvatore, Salvatore... Totuò, il dottore cerca una roulette”. Rivolto a Lucio: “Quella bancarella là, quella dei biglietti della lotteria”. Poi, con il naso in aria: “Sigarette americane svizzere, elettronica giapponese, preser...” abbassando la voce un sussurro “... vativi”. È un carretto a due ruote con la staffa per tenerlo orizzontale quattro fili di luce fanno da telaio alla graziosa stoffa rossa tetto, e dai merli, appuntati in elegante ventaglio, pendevano : biglietti della lotteria; basta pinzettarne uno tra pollice e ii e con una piccola trazione staccarlo attribuendosi due lettere e cinque numeri, cinquecento lire di speranza. Il gestore ha già aperto una scatola: ecco, dottore (li chiamano tutti dottore; a Napoli, eccellenza), i ragazzi si divertiranno. E i grandi: “Cu ‘na lira trienta, e cu tri liri cientu”. - “No, no; questo è un giocattolo. A me ne serve una grande, una vera”. - È perplesso, ma non si arrende: “Si può vedere di trovarla. Qui abbiamo tutto, ma...” - “Sono disposto a pagare. Intanto ecco duemila lire per le spese”.
https://www.natscammacca.net - info@natscammacca.net Tutti i diritti sono riservati Copyright ©. Centro Studi Nat Scammacca e Scammacca Family
PAGE
107

CENTRO STUDI NAT SCAMMACCA https://www.natscammacca.net - info@natscammacca.net
Trinacria- Serie Cliclostili- ristampa 2019 Glenn Scammacca
- “Che discorso fa, dottore, la serviremo”, ma intanto incassa i due sacchi, “venga domani mattina”. - “No, debbo partire; verrò nel pomeriggio”. - “A servirla, dottore” e alle cinque del pomeriggio! “l’ho servita, dottore, mi ha fatto girare mezza Palermo, guardi che meraviglia. Grossa è, regolamentare!” - “No, non ci siamo capiti” fa Lucio, contemplando quel rudere arrugginito: “non mi serve per bellezza, deve poter funzionare”. - “Dottore, lei con me parla! Vediamo se va bene questa”. E prende tra le braccia un altro involto, lo solleva con cura come una reliquia e lo depone delicatamente sul piano della bancarella come un bambino sul lettino delle visite. “Questa, cosa di Montecarlo è. Guardi, guardi”. - “Si, questa può andare”. Lucio ne è abbagliato; davvero scorrevole ed equilibrata. “Quanto costa?” - “Dottore, mezza Palermo ho dovuto girare. Duecentomila”. - “Ma io non debbo aprire un casinò! Ve ne do trentamila”. - “Ma com’è? Dottore, questa è una macchina perfetta, per lo meno mezzo milione costa. Centocinquanta, se no mi offre un caffè per le spese che ho dovuto sostenere, la riporto a quello, e amici come prima”. Il caffè viene offerto, manco a dirlo un fischio e arriva il ragazzo con zucchero a parte, e per ottantamila lire, anzi settantotto ché due gliele ho date stamattina mìzzica dottore che preciso, si accordarono. Lucio fece l’atto di prendere l’involto, e l’altro: “Che fa scherza, dottore? Peppino, porta questo nella macchina del dottore. Riverito, dottore, sempre a disposizione. Noi, se vuole, pure bombe atomiche commerciamo, l’ho servita... lotteriaaa, milioniii, al vero banco di Napoli, acquistate un biglietto della lotteriaaa !” Saraghi e dentici incurvati di freschezza nel negozio del pesce là di fronte, dice che li tengono legati testa e coda per un po’, quasi un “maquillage” di giovinezza, mentre Peppino porta la “machine” e Lucio dietro a prestare le chiazze caffellatte, ciuf...ciuf, qui acquetta fangosa non ne manca mai nemmeno nei giorni di sole figurati ora che le nuvole si sono arrestate uncinate dai pizzi dei monti intorno e la pioggia finirà quando si saranno versate fino all’ultima goccia dentro
DOTTO’, NOI, SE VUOLE, PURE BOMBE ATOMICHE . . . .
la Concadoro; e Lucio da dietro dice Peppino usciamo dallo altro lato, dalla via Vittorio Emanuele? il macellaio maneggia con orgoglio pezzi di lacerto e sfasciatura, belli rosei - per la poi. verina chimica che poi viene la diarrea? - non da “Lombardo alla Vuccirìa”!, roba fresca vitellini di latte? i fragranti panini, appena usciti dall’enorme bocca nemmeno affumicata forno elettrice della premiata ditta Spellati e C., vengono avvolti in carta fine e preziosamente legati come per un confezione-regalo? Peppino avanza tra signore avvolte in vistosi colli di volpe aprendo la strada al dottore? l’omino offre cravatte a cinquecento lire ultimo grido, e il giovanotto: “Signùore, ’u vuole ’u pièttine?” e l’altro là vicino che stira e stira la calza che mai non si rompe tra paia duecento lire le allunga per chilometri le stende praticamente in strato micrometrico , tre paia duecentolire vi dureranno tutta la vita, tutta la vita com’è bella e allegra è bello è bello è bello vivere così e non c’è povertà o ricchezza o altro diavolo che tenga, andiamo Peppinello che ti do una bella mancia, dai chiama un tassì, Peppino, ché - ora mi ricordo - sono venuto in treno.
Nota del C. : che prezzi all’epoca, eh!
“Certo non è una cosa bell! Giocare disonestamente... barare! Al diavolo» bisogna pure uscirne!” Oppure si potrebbe sfruttare l’invenzione in altro modo: rivolgersi a qualche proprietario di casinò e ... “Sarebbe la fine per voi se si venisse a sapere che si può dominare la roulette a piacere; nessuno sarebbe più disposto a
PAGE
108
https://www.natscammacca.net - info@natscammacca.net Tutti i diritti sono riservati Copyright ©. Centro Studi Nat Scammacca e Scammacca Family

Trinacria- Serie Cliclostili- ristampa 2019 Glenn Scammacca
CENTRO STUDI NAT SCAMMACCA https://www.natscammacca.net - info@natscammacca.net
gioca Naturalmente non gli crede e con aria annoiata gli fa capire che colloquio è finito, ma Lucio insisterà» “Venga, venga, andiamo il sala; le darò una dimostrazione; venga, non le costa niente!” E rimarrebbe di stucco a vedere trois fois le vingt-trois, ammettendo che si fosse degnato di scendere; oppure allarmato quando il croupier racconta che, scusi commendatore, mezz’ora fa, a mezzanotte, è successa una cosa strana* è uscito il ventitré sette volte di seguito, e che, dopo la terza volta, un tizio così e così, con gli occhiali, gli ha chiesto quanto vincerebbe puntando o su quel numero e lui dice trentasei volte, monsieur, se esce di nuovo e quello non punta e il numero esce ancora e ancora e dopo la 3esta volta* “Quanto, trentasei volte ? Posso puntare ora?” Certo che può, e quello puntare un gettone da pochi franchi e il numero uscire per la settima volta e quel tipo esclamare tenga pure lei la vincita, era solo per verificare la mia teoria, riprendersi il suo gettone e andarsene. “E il ventitré non è più uscito, commendatore, se non dopo due ore di giuoco e per una sola volta”. Di modo che, appena lo vede entrare di nuovo nel salone, la notte seguente, subito lo prende a braccetto e, pilotandolo al bar, gli sussurra che vuole al più presto una dimostrazione inoppugnabile, e non c’è più sul suo labbro quel sorriso di sufficienza e già sarebbe meglio per lui se chiedesse un drink al carciofo invece dell’ambrato on thè rocks. E il giorno seguente alle dieci, quando la sala è vuota, il boss personalmente aziona il tamburo rotante e Lucio, in piedi ad un’estremità del tavolo verde, accende con noncuranza una sigaretta e rimane con la sottile nella mano sinistra in posa apollinea e il massiccio accendisigari nella destra - ‘ come ad attendere l’uscita del numero e ta-tata-ta quindici volte di seguito il diciotto; poi stop e trentadue... sedici... zero... undici; spostamento di Lucio dall’altra parte per il secondo tempo e ta-ta-ta-ta venti volte di seguito il tredici; nuovo stop per una serie casuale, nuovo spostamento e ormai il sigaro pende iner- te come una cosa floscia a quello si sente perduto, un malfattore nelle mani della polizia, mentre il fotografo ta-ta-ta-ta da tutte le posizioni gli scatta le foto e ta-ta-ta-ta ventitré pugnalate tutte uguali, ventitré come a Giulio Cesare. Ed è Lucio che prende a braccetto quello che soltanto pochi minuti fa era un uomo e sapeva il fatto suo e ora il fatto suo l’ha invece avuto, e l’accompagna, quasi lo porta su per le scale nell’elegante ufficio e preme il pulsante sulla scrivania e, quando il servitore se n’è andato dopo aver portato un semplice bicchier d’acqua per l’ospite e un caffè caldissimo con molto cognac per il Signor Commendatore, il nostro lascia trionfante la stanza non senza avere precisato che i trecento milioni debbono essere depositati in una banca svizzera. No, non sono troppi. Si che può. Non da solo, si capisce; convochi i suoi colleghi e li convinca. No, non potrà dare altre dimostrazioni: gli dovranno credere sulla parola. Così gli sembra meno indegno? E una specie di cessione di brevetto. N», è un ricatto bello e buono ! E poi, a pensarci bene, il piano è pazzesco. Non si farebbero ricattare. Non sopporterebbero di vivere con l’ansia che quella macchinetta infernale... Lo ucciderebbero. E Lucio rivede quel film con... con Àlee Guiness. Aveva inventato l’abito indistruttibile e gli industriali del settore tessile lo perseguitano sino alla fine. Basterebbe premunirsi; “Niente scherzi, commendatore, c’è un dossier depositato dal notaio, da consegnare alla polizia nel caso che mi succeda qualcosa”. Ecco che l’operazione è riuscita in pieno, senza alcun rischio. Anzi veglierebbero sulla sua persona, perché non gli accadesse nulla e la cassaforte del notaio non vomitasse il rospo. Ma il Capo sorride mentre gli porge l’assegno elvetico • non pare il sorriso amaro di chi accetta la sconfitta. Perché? Certo... certo, Lucio c’è arrivato. Chi di questi ineffabili signori potrebbe essere accusato personalmente del fatto del giovane professionista eccetera eccetera trovato morto eccetera eccetera? Ma se gli accadrà qualcosa, anche ammettendo che nessuno in particolare sarà accusato, il famoso fascicolo verrà tirato fuori e basterà un giornalista, forse anche lo stesso notaio, perché il mondo conosca che la roulette si può truccare. E nessuno più giocherà e addio guadagni favolosi “... questo bisogna valutarlo, egregio Biscazziere, non ti conviene; meglio per te e per gli altri se scucite la tangente!” Però sarebbero in tanti a conoscere il segreto; non resisterebbero; dovrebbero riunirsi spesso. Sedute tempestose. E poi le mogli. Queste sono mogli con pellicce e gioielli, mogli melliflue: dimmi che cosa ti turba, dillo alla tua cara mogliettina. Mogli con parrucchiere personale, mogli dispotiche: dillo, voglio* sapere! E qualcuno potrebbe perdere la bussola: “Quell’idiota ci rovinerà tutti, bisogna provvedere!” Pollici nelle bretelle e sigaro in bocca: “...provvedere!” Senza dire che a furia di far conciliaboli qualche indiscrezione potrebbe trapelare e, anche se non si tratterà di subir violenze, una bella condanna per estorsione non gliela leverebbe nessuno. No, non è possibile. Bisogna, invece, con la più grande naturalezza andare a giocare e vincere. Nessuno avrà sospetti; ogni tanto le vincite clamorose avvengono. Poi non giocherà più, lo promette solennemente! In fondo a lui occorre soltanto una sommetta per potere emigrare e attendere con fiducia e senza assilli il successo professionale che non tarderà a venire.
https://www.natscammacca.net - info@natscammacca.net Tutti i diritti sono riservati Copyright ©. Centro Studi Nat Scammacca e Scammacca Family
PAGE
109

CENTRO STUDI NAT SCAMMACCA https://www.natscammacca.net - info@natscammacca.netTrinacria- Serie Cliclostili- ristampa 2019 Glenn Scammacca
Una sola volta è meno riprovevole.
Ci vuole un complice. Chi? Il frigorifero del macellaio di sotto ha ricominciato a ruminare nella notte. Se va via la corrente, domani carne guasta. Di solito quand’è cosi ne fanno salsicce, salate e pepate al massimo. Giovanni, il cognato? Ma quello è bancario un uomo onesto per nascita e scrupoloso per professione. Il termostato ha toccato il punto ics, e tutto tace nella notte distesa a coprire la città taciturna. Cesare? Integerrimo anch’egli, e a Luigi mancherebbe la necessaria disinvoltura. Pat, il póeta? Via, proprio Pat! Quello è immerso nelle sue stelle. Do do do do do do l’ammoniaca viene compressa; quando si dilata di nuovo assorbe calore e così il cosciotto resta fresco. Però è un po’ anarchico.... ancora peggio* quelli sono contro la ricchezza, specialmente Pat: “sul (non ricordo bene, forse il muro) il privilegio siede caldo e grasso” Ancora il feed-back ha funzionato a meraviglia là sotto nel coso cibernetico delle frigorie, e con uno scossone lo ha messo a tacere. Però l’americano risolverebbe i suoi problemi finanziari e potrebbe dedicarsi alla sua poesia senza bisogno di I am - you ate da pascere a gente sitibonda di inglese, la lingua vittorioso che apre tutte le porte, la crisopea. “I am, non I ham; senza aspirazione, please, ri-petere con me: ai eem”. Ci sarebbe Nino, il fratello, ma non è possibile hanno lo stesso cognome. Nessuno deve sospettare; l’americano con il nome americano, la faccia americana, il sigaro americano e soprattutto il passaporto americano, è quello che bisogna piazzare dall’altra parte del banco a puntare e riscuotere le vincite, attirando l’attenzione di tutti come un centrattacco, mentre di qua inosservato Lucio a manovrare. E, quando il sole fece nuovamente capolino, filtrando attraverso nuvole nere e gocciole di pioggia di un mattino dall’insolito aspetto piuttosto settentrionale, Lucio saliva verso la collinetta di Pat. Il tergicristallo sviolinava, gomma rinsecchita dallo scirocco e non abituata alla pioggia? la radio di bordo diffondeva larga musica per archi, con sonorità variabile, secondo come le onde-radio provenienti dal “ripetitore” di Erica investivano l’antenna issata sulla poppa dell’autovettura, se di faccia cioè o di taglio? ed era in sostanza m* audizione men che mediocre e ben lontana da quella di Roma, dove, la qualunque rione della città e sotto qualsivoglia angolazione, si «ente finanche il fruscio della pagina che lo speaker ha girato, e Percy Faith e George Melacrino, che qui ora sono pieni di singulti ma specie di aritmia come nello scassamento del cuore, riempiono viceversa pienamente, fiumi possenti di note, quello di là, il Lucio, ier intenderci, delle scorribande romane sulle strade che si chiamano Nomentana, Tiburtina, Tuscolana, Labicana, nomi larghi e pieni. Ultimo metro della città, ultimi cento centimetri del pianterreno, tra squallide case grigie e orli marrone di polvere fangosa a ridosso dei marciapiedi, ed ecco apparire il cartello “Casa Santa-Frazione di Erice” i subito la strada inflettersi, la via Argenteria, e su per la saltella quasi un decollo, certamente uno staccarsi sia pur di poco dal lago ghiacciato. Percorsi duecento metri c’è il bivio a destra si vele subito che si ridiscenderebbe per ripiombare laggiù, giammai!, e senza esitazione il nostro imboccava la branca sinistra, saliva dolcemente di quota e, rallentando a godersi il panorama, vide là in ondo dall’alto - a quanto saremo, a venti metri d’altezza?, non insorta è come se fossero duemila quattromila ottomila il tetto del mondo, e cime vergini dalle quali si contempla con distacco sublime – vedeva dovunque laggiù la coltre di nuvole grigio-argento sporco? su un gradino inferiore marezzature di bianco violento e grigio azzurro? al rez-de-chaussée un fendente di luce perentoria a svelare Paceco: un solitario, altissimo caseggiato che chiamano “Il grattacielo”, eretto come il manico di una saliera al centro di un mucchio di bianche cassette. Pat richiamò dentro i cani arrabbiati? Lucio discese i gradini in mezzo alla minuscola pineta, e sedette sul comodo divano. -“Che succede, Lucio, non mi segui” fece Pat. “Non ti piacciono le mie ultime composizioni?” - “No, non è questo pensavo”. - “A che cosa pensavi?” - “Niente.... pensavo a questa nostra città”. - “Non ti piace?” - “Lo sai, è la mia città; come potrei...?” Eppure, devi convenirne, à noioso abitarci. Ed è anche scomodo!” - “Certo, certo... ascolta: io sono con la gente silenziosa - e ne conosco le passioni che ribollono...”
PAGE
110
https://www.natscammacca.net - info@natscammacca.net Tutti i diritti sono riservati Copyright ©. Centro Studi Nat Scammacca e Scammacca Family

Trinacria- Serie Cliclostili- ristampa 2019 Glenn Scammacca
CENTRO STUDI NAT SCAMMACCA https://www.natscammacca.net - info@natscammacca.net
- “Oh, Pat, la Sicilia...” - “Sst! ... che ribollono - allo scirocco, vento di vendetta”. - Sorry, Pat... sì, è bella, però...” - “Però cosa?” - “Non riesco a seguirti. Ho una certa idea per la testa... un’idea per uscirmene... per andarmene da qui”. - “Andartene dove?” - “A Roma. Lì starei anche morto!” - “Bada, Lucio* qui sei conosciuto, hai avuto successo, lavori bene. Non credere che sia facile ripetere l’impresa altrove.... hai famiglia... bada”. - “Guarda, guarda l’americano, l’uomo dalle mille avventure. Pat, sei diventato giudizioso? Pat thè Prudent!” - “Va bene. Dimmi allora come faresti”. - “Si potrebbe tentare un colpo alla banca”. - “Eh?” - “Di’ la verità, Pat, il tuo pragmatismo ti consentirebbe di rubare?” - “Why thè devii?” - “Magari soltanto... ascolta, barare al giuoco?” - “Ormai devi dirmi. Devi!” - “E io te lo dico” «fi gli fa un discorso lungo così sul quando e sul come e soprattutto sul quanto - quarantacinquantasessanta milioni, quanto vogliamo insomma. Dubita e cogita, dunque ci sta. Nemmeno per un momento ha pensato ad uno scherzo: vuoi vedere che accarezzava anche lui da tempo? Ci sta, ci sta; sì una macchinetta che funziona così e così, ci sta ci sta, roba elettronica magnetizziamo la pallina ed è fatta, se non ci stai devi solo dimenticare, da bravo amico, quanto ti ho detto e troverò un altro partner; metà ciascuno o anche due terzi a te non ho proble-mi (ci sta, ci sta, ti dico). Vittoria; poi dice i medici; anche i poeti, per questo. Insomma il poeta ci stava.
“Luce” ha subito ritocchi e perfezionamenti sia nella parte meccanica - o meglio elettronica - sia nella “carrozzeria”, ed ora ha l’aspetto di un portasigarette con accendisigari incorporato. Può contenere solo tre sigarette, lo spazio rimanente è occupato dal meccanismo, ben mascherato da una parete di metallo lucido che sembra il serbatoio del gas. Il dispositivo di puntamenti che tanto ha fatto lavorare Lucio, alla fine è riuscito semplice e perfetto? basta allineare l’ugello del gas# con il dente della ruota che ne regola il flusso, mirare in quella posizione alla pallina, e con un colpo secco, tac, accendere contemporaneamente sigaretta e pallina, l’una vogliosa di labbra e l’altra di andare a rifugiarsi ogni volta nelle braccia dello stesso numero. Si è esercitato a lungo, anche davanti lo specchio, per imprimere al gesto la maggiore naturalezza possibile e ormai ha una mira rapida e infallibile? centrerebbe una mosca a sei metri di distanza. E il complice c’è. Non manca nulla. I Lucio è in piena euforia: mai trattati così i mutuati; ne ascolta l’elenco interminabile dei disturbi, sorride, consola; un altro medico, un altro uomo. Naturalmente è costretto a lavorare dalle sette del mattino all’una di notte, ma che importai Lavora di più e si stanca di meno, perché - direbbe Carosello - ha la cosa la forza dei cosi dei nervi calmi. Così sta ora letteralmente bevendosi il caro vecchietto che “dottore mio un dolore qui una cosa qui come una ‘càarcara muta’ e un affanno di respiro l’ha presente il mantice...” quando squilla il telefono sulla scrivania. Mano destra dolcemente in avanti per arrestare uàn moment pliìss il nonnetto e con la sinistra ghermire la cornetta per un di sponi bi li s simo “pronto”. - “Sei tu, Lucio?” È Pat l’americano. - “Sì, ciao Pat” e intanto rotazione della mano lungo l’asse longitudinale a descrivere un cono e labbra strette a significare che il discorso al telefono si preannuncia lungo. - “Senti, Lucio, quel discorso di ieri...” - “Certo, Pat, cosa c’è, qualcosa non va?” mentre porge la scatoletta di pillole e fa descrivere un cerchio all’indice puntato per specificare mattina e sera, chiede se dopo i pasti, pugno verso il petto per dire “prima” e inoltre scuoteva il pugno chiuso vale a dire arrivederci con nuova rotazione come prima nel senso che
https://www.natscammacca.net - info@natscammacca.net Tutti i diritti sono riservati Copyright ©. Centro Studi Nat Scammacca e Scammacca Family
PAGE
111

CENTRO STUDI NAT SCAMMACCA https://www.natscammacca.net - info@natscammacca.netTrinacria- Serie Cliclostili- ristampa 2019 Glenn Scammacca
questo non la finisce più vi conviene andarvene zio Pietro. - “dirtelo ieri, ma mi hai preso alla sprovvista. È meglio lasciar perdere. Dico per te (ah, per me?), non devi andartene... lasciare la tua terra (hai capito il poeta!) qui c’è bisogno di te ecc. ecc.” Guarda, guarda, come quelle donne che si sono arrese troppo presto e fanno un po’ le ritrosette sedute sul letto del motel che penserai di me affondando il viso tra le mani ma via non ci pensare, dim-mi almeno che mi ami certo che ti amo che diamine rilasciati... distenderti... così. - “Dai, Pat, non prendermi in giro, ormai è deciso. Se non ci stai trovo un altro; sai basta un fischio”. (Vediamo che fa. Sicuro, accetta). “Bravo, Pat, ciao, siamo intesi”. Posando la cornetta e alzandosi* “Sì, va bene; tutti onesti... eh, fic rati un po’ “. L’infermiera, che aveva sentito lo scatto della cornetta annunziare la fine della conversazione telefonica, era entrata at-tendendo ordini e ora domanda perplessa: “Che cosa dice, dottore?” -“Oh, nulla, Giuseppina, non far caso: sciocchezze. Quello voleva che io... niente, i soliti imbrogli. Dice: facciamo finta che è per me e le medicine le prescrivi a mia nipote. Figùrati”. E Giuseppina, aprendo la porta a un nuovo cliente: “Ce ne sono facce toste a questo mondo... l’Io, scusi, non dicevo a lei, signore... dicevo al dottore.». cioè non per lui... per la telefonata... insomma... scusi signore, scusi dottore”. E uscì tutta rossa in faccia continuando a giustificarsi fuori, nella sala d’aspetto; “Uff, queste vampate!”, subito facendole eco la coetanea: “iih, non me ne parli, signora Giuseppina; anch’io, con tutto che mi faccio l’iniezione ogni mese…” - “Sono seccanti!” - “Eccome! Ma lei... solo questo? Voglio dire palpitazioni e insonnia niente?” - “Qualche volta; quando una volta mi...”. E così via; le voci giungevano ovattate ma ancora chiaramente intellegibili; la sottile parete divisoria, impenetrabile alle storie cliniche recitate a voce bassa nello studio, lasciava viceversa filtrare in direzione inversa indiscrezioni su cronologiche intimità, tanto che il cliente stesso, cogliendo l’inquietante china della situazione, indicando la porta: “Sono rimaste tutte donne là dentro”, e Lucio chiamare Giuseppina per favore a bassa voce con la chiacchiera che fate qui non si può lavorare e quella e le altre, vampate o non vampate, puoi scommettere che a quest’ora arrossiscono di nuovo. Poi fu Lucio a chiamare Pat, ci rivedremo stasera* e la sera stessa, bando alle tergiversazioni, ci vedremo sabato sera, sì il sei, proprio la sera dei Tre Re, alle ventuno, a ***, io in treno., ah se vuoi prendi pure l’aereo affari tuoi io vado in treno l’importante è vederci là, fa’ come credi io prendo il treno, e arrivati là tu ti piazzi vicino al croupier e punti pochi spiccioli per un po’, poi quand’io accendo la sigaretta tu punti sull’ultimo numero uscito non puoi sbagliare perché lasciano la pallina al suo posto come quando vai a comprar benzina e non ti spostano il contatore se prima non hai pagato e questa volta ah ah pagheranno loro, il massimo possibile lo dici al croupier tutto quello che si può su quel numero e gli dai i soldi a puntare ci pensa lui e ogni volta riscuoti la vincita senza togliere la puntata capito e il numero uscirà tre volte oltre la prima e tu ti prendi i soldi e te ne vai capito e poi ci vediamo. Nota dell’A.: Per ovvi motivi l’A. è costretto a tacere il nome della città nella quale Lucio e Pat si incontreranno, evitando anche scrizioni che potrebbero permetterne l’identificazione. Soltanto una persona sarebbe in grado di scoprirla facilmente: il proprietario stesso del Casinò, solo che esaminasse i registri del giorno il racconto chiaramente indica. Ma ciò è improbabile: libri come questi dovrebbero avere un’impensata diffusione, e proprietari un’insolita voglia di leggerli.
Bravo, Pat, ciao, siamo intesi.... A questo punto chissà qual idea il lettore si sarà fatta di Lucio. Se, tutto sommato, il nostro personaggio può essere considerato quel che si dice un giovane brillante, stupirà un poco apprendere che il medesimo, che tra l’altro va ora all’assalto della roulette, non ha mai messo piede in un casinò. Quasi tutti i suoi viaggi, che gratta gratta non sono stati poi tanti, hanno avuto Roma come meta? l’unica volta che l’Italia centrale è stata superata, si trattava del viaggio di nozze. In quell’occasione, anche se sono state visitate Sanremo e Montecarlo, chi pensava alla roulette? (In verità quella sera a Nizza un pensierino per la pallina ci fu, ma non volle scandalizzare la sposina proponendole di entrare in luoghi
PAGE
112
https://www.natscammacca.net - info@natscammacca.net Tutti i diritti sono riservati Copyright ©. Centro Studi Nat Scammacca e Scammacca Family

Trinacria- Serie Cliclostili- ristampa 2019 Glenn Scammacca
CENTRO STUDI NAT SCAMMACCA https://www.natscammacca.net - info@natscammacca.net
dove si rovinano sostanze e matrimoni). Così ora il nostro si trova un po’ nella posizione di Giasone: l’hai presente il vello della pecora, bene fa’ conto sia d’oro. Perché, nel periodo natalizio, il “Circolo Rinascita” della città, trascurando le attività culturali per quelle ricreative del pari contemplate dallo sta- tuto, organizzava un banco di roulette. Il salone si riempiva di soci che tutto l’anno non s’erano fatti vedere e tra questi Lucio; la verde pianura si copriva di gettoni rossi e azzurri, contribuendo anche – rari in verità - preziosi ovali madreperlacei leggi cinquecentino, e a muovere da un verso il tamburo e lanciare la pallina controcorrente, dall’alto di una cattedra, circa due metri e zero due già pivot della Cestistica locale, era Nanài salvo il cambio debitamente annunziato con un colpo di: “Messieurs, après la boule passe!”, per un’orgia di due ore: più di trecento lire su un numero non vale. E durante il giuoco il professor Tìtolo non poteva mai tirar fuori il triplice gettone azzurro dopo una serata di rossi centìni senza che qualcuno gli rivolgesse il consueto: “Che fa, professore, si rovina? Si sta giocando la tredicesima!”; né alcuno incassare un “en plein” zac zac cinque e cinque dieci, diecimila e cinque, senza che il coro non facesse “ammuccàmu”. Naturalmente cerano i “ fortunelli” che incassano seve se qualche sera perdevano dice ma cosa sarà successo soniamo le cmpane» e c’erano i negati, i “ma che esci a fare di casa dico io” sei intenti a cambiare il millecinque con “dieci rossi e un madreperla per favore”. Questo in pratica, e in teoria? Se*, naturalmente ha letto Dostoevskij e soprattutto Altavilla, e da quest’ultimo ha appreso che la somma c numeri della roulette è seicentosessantasei, come la Grande Bestia contro la quale ogni battaglia è perduta. E siamo nella situazione del to che, dall’angolo della strada, viene portato a recitare a corte pe un capriccio del sovrano e nemmeno sa un re come sia fatto, però... Però nella tasca di Lucio c’è la macchina diabolica non prevista dal giuoco, tastiamola con un colpetto, così, eccola lì, e rispondiamo ‘ al portiere che, con il sorriso ironico di chi non sa, invita questo altro pollo ad entrare. “Pollo lui e tutta la baracca, tra poco toccheranno con mano”, e, ca pestando il prezioso tappeto, faceva il suo ingresso nel tempio. Al “desk” gli chiesero se avesse il tesserino: no; è venuto altre vo nemmeno; e allora vogliono la carta d’identità e dice “professione s si?”. In sostanza se era solvibile, ah ah. Tra poco, peccato che non avrebbero visto trionfare lui ma Pat a proposito chissà se è arrivai solvibili all’istante sarebbero stati costretti ad essere loro. E finalmente fu proprio nel cuore del giuoco, avanzando nel salone pi no di gente e di fumo; con tutto quello che incassano potrebbero bene istallare un depuratore d’aria, non ti pare? Sulle pareti grossi quadri di buona ma non eccelsa fattura, veramente un po’ squallido, quasi quasi meglio “chez nous”, solo che qui colpi* il numero di questi tavoli - così li chiamano e non tavole: tutto al maschile qui. Ce ne sono parecchi e tutti affollati di gente. “Per la parte descrittiva rinviamo a Dostoevskij”, pensò Lucio, “a noi preme concentrarci nell’operazione”. E intanto avvistava Pat ad uno dei tavoli, intento a puntar gettoni di poco conto. Gli si avvicinò chiedendogli l’ora, poi, ringraziandolo con un breve inchino, si spostò verso il lato minore del tableau e intanto aggiustava l’orologio. Si stenta a credere che la sorte di quei volti tirati sia legata al puro caso, specie osservando il cipiglio del “croupier” che avvinghia il tamburo e manda la pallina; ecco ora Minosse annunzia ringhiando cinque come scialacquatori, rosso come inferno, ìmpari manque e première. Poi venti, ma ci sono addosso vari puntatori; trentasei, ma si presta male per una massiccia puntata essendo ai margini: attendiamo invece un numero al centro del tableau e senza macchia di gettoni addosso; eccolo ora, bello, il “ventinove”. “Personne; nessuno vince” viene annunziato; c’è il mormorio dei presenti, toh sono vivi, la macchina continua a girare lemme lemme e quello rastrella e incassa tutto. Ci siamo: Lucio ha estratto il portasigarette, Pat confabula con uno degli “employés” porgendogli un fascio di banconote e quello sporgendosi a sistemare la semente grida: il massimo sul ventinove, pieno, cavalli, carrés, trasversale piena, trasversali semplici, nero, colonna, dernière, ìmpari e passe. Invisibili saette elettromagnetiche solcano la stanza bombardando a saturazione l’obiettivo, Minosse va per avvinghiare ma questa volta non giudicherà nulla ha trovato uno più potente di lui, ecco ora stende la mano
https://www.natscammacca.net - info@natscammacca.net Tutti i diritti sono riservati Copyright ©. Centro Studi Nat Scammacca e Scammacca Family
PAGE
113

CENTRO STUDI NAT SCAMMACCA https://www.natscammacca.net - info@natscammacca.net
Trinacria- Serie Cliclostili- ristampa 2019 Glenn Scammacca
che più non è fatale, Lucio stacca il flusso, e rimane nell’aria una sorta di gìo gìo comequando l’astronave spegna i motori, quello ha estratto senza sforzo e senza esitazione la sferetta dal ventinove. Pat fuma il sigaro, gli altri non sanno, ora la coppia gira, ora “Luce” entra in azione, ora nulla va più, va più, più signori, ecco... ventinove nero-dispari pieno cavalli e tutto il resto. “Oh” vellutato è la risposta e tutti gli sguardi sono sull’americano e nessuno su Lucio, pazienza in fondo è quello che cercavi lavorare indisturbato. Intanto provvediamo a rinforzare il condizionamento per il prossimo giro... così... non c’è nemmeno bisogno di partecipare al giuoco puntando qualche gettone per non dare nell’occhio, perché nessuno guarda da questa parte e tutti gli occhi invece accompagnano la montagna delle piastre che vengono voilà monsieur fatte scivolare dolcemente verso Pat. Altro giro e sguardo interrogativo dell’uomo in divisa verso l’americano naturalmente lasciamo tutto puntato così com’è, la regia attacca e stacca e puntuale, per un lunghissimo smisurato straziante oh, le vingt-neuf en plein, chevaux, carrés et tout le monde. Già accorrono da altre postazioni e sicuramente ci saranno anche agenti in borghese a sortegliare, attento Lucio, prepàrati a puntatine fuori quadro per non attirarti il benché minimo sospetto dice questo che fa qui senza giocare? Ora su Pat tutti gli interrogativi, non solo quelli del croupier, e lui non risponde e sembra pensare. Che pensi, americano, devi solo eseguire, al resto pensa Lucio. E riprende la danza e, subito al primo giro, Pat mormora qualcosa all’orecchio dell’incaricato e quello di nuovo si sporge e tuona : “Tutte le puntate dal ventinove sono spostate sul quattordici”. Che diavolo... si mette a fare la strategia... il piano era diverso... non c’era bisogno... tutto filava liscio... ora come si fa... cribbio, il quattordici... tutto il contrario del ventinove, tutto il contrario: rosso, parie manque e tutto il resto al contrario... che fai, fermati Pat. Ma come un prestigiatore l’uomo ha dato in un attimo un nuovo assetto allo schieramento e, quando il ventinove fa la sua quarta appari-zione, l’uditorio sembra dire babbeo all’indirizzo di Pat. E Pat sa che più di tre volte non si può mantenere lo status quo, Lucio lo ha ingannato per evitare che, trasportato dallo slancio, l’americano si mettesse a strafare. In realtà “Luce” può funzionare ininterrottamente per una decina di giri e forse più, solo che, naturalmente una tal filza di “ventinove” insospettirebbe pure un santo. Che fare? Ora il cervello del nostro ha preso in mano le redini della situazione elaborando in un attimo il piano di emergenza non previsto. Sì; vai la pena di rifare il colpo, l’ultimo colpo della serie, così nulla è per-duto, e con la più grande naturalezza di questo mondo si avvicinava a Pat dicendo con voce normale: “Complimenti, anche se ha smesso un colpo prima del dovuto !” Poi, sussurrando: “Avanti, dai un altro colpo sul ventinove”. Ancora con voce normale: “Sigaretta?” “No, grazie”, gli rispose in modo che tutti lo sentissero: “preferisco un sigaro dei miei”. E il nuovo ventinove conferma l’appellativo di bàbbèo dato universalmente a quel sigaro che si è ostinato sul fasullo quattordici, e il vero bàbbèo in fondo è Lucio che si è messo con questo maledetto americano che come tutti i suoi connazionali giucca e scherza sempre tutto uno sport per loro anche la guerra figurati che c’erano anche donne a pilotare i bombardieri e giurano di avere visto calze di donna nel mìcchietto delle ossa quando l’aereo precipitò abbattuto dentro la villa comunale e sto parlando del novecentoquarantadue quando qui le donne nemmeno guidavano la macchina senza contare gli smacchi della diplomazia che mandano aiuti a tutto il mondo e quelli con i dollari comprano armi e gli fanno pure la guerra o almeno per angherìa diventano comunisti e questo Pat è tale e quale gli altri per fortuna ancora ci resta una discreta vincita e anche se un momento fa non ha capito ora sono certo che si ritira. A questo punto Lucio tolse il contatto restituendo al croupier tutta la sua potestà, e invece Pat non desiste e punta come un forsennato, saltando da un numero all’altro quasi ad evitare accuratamente di vincere e infatti non becca nemmeno una trasversale, e il suo comportamento è assolutamente imparabile e, anche se Lucio volesse tentare l’esperimento su un altro numero, quello non gliene dà la possibilità, puntando all’ultimo momento quando la roulette gira vorticosamente e ogni bersaglio è impossibile. E cosi niente vello d’oro e Medea gli sgozza ad uno ad uno tutti i suoi figli e ancora una volta la Grande Bestia ha vinto e Pat se ne va, sigaro in bocca mentre le donne esclamano che uomo vinceva tanto e ora ha perduto tutto e quasi quasi non gliene inporta che uomo, e Lucio, anche a costo di, a costo di che cosa che sospetti di che genere vuoi che abbiano se ha perduto tutto, tutto man-nàggia, gli va dietro senza aspettare, quasi lo rincorre fuori faremo i conti.
-“Che cosa è successo» Pat, sei impazzito ?”
PAGE
114
https://www.natscammacca.net - info@natscammacca.net Tutti i diritti sono riservati Copyright ©. Centro Studi Nat Scammacca e Scammacca Family

Trinacria- Serie Cliclostili- ristampa 2019 Glenn Scammacca
CENTRO STUDI NAT SCAMMACCA https://www.natscammacca.net - info@natscammacca.net
- “Of course not. In fact, I’ve never felt better in all ray life”. - “Ma se hai appena... you have just lost all our winnings. Do you understand? You*ve lost everything damn it, and I want to know why ?!” E l’allogeno maledetto» “Lucio, try to understand me. I am not crazy» and what’s just happened has happened for thè best, I assure you. One can’t ignore one’s own destiny and you have yours. I*m not going to be a party to something I don’t believe in. Honestly Lucio, being rich, filthily rich I mean, is neither for you nor for me”. Lucio, sempre meno convinto» “Don’t hand me all that bunk, Pat, not now, of all tirnes, if you don’t want me to put my fingers around that fat windpipe of yours. Teli me, what happened?” E il figlio di mille emigrati: “Bat I’m telling you» Lucio; try to be reasonable and listen te me. I’m thinking of your own good, morally speaking, that’s why I couldn’t go throungh with it. You must return to Sicily, to Trapani, where you belong and you must forget about getting rich easily. Do you hear me? You must! This isn’t thè life for you”. Lucio, un po’ meno violento, quasi con stoica accettazione» “I think you’re mad, Pat, and now you’re driving me out of my mind too, with all this tripe about morality. I just can’t believe it. I just can’t! For a pipe dream and a bag of morals you chuck forty millions to thè four winds. Why, it’s unbelìevable, sirnply umbellevable! “Arrabbiandosi di nuovo: “But why thè devii am I speaking English to you? Che diavolo... mi hai ipnotizzato... sto parlando inglese! Finiamola con questa storia!” - “Eccellente inglese, Lucio mi compiaccio!” -“Ma, sai che ti dico? Adesso entro di nuovo e lavoro da solo» eccola qui la mia macchinetta... ha ancora sufficiente carica”. 4 E mostra, trionfante, nel palmo della mano sinistra Colei Che Brilla Nella Notte e fa l’atto di accarezzarla con la destra. Ma, come un fulmine, Pat la ghermisce e la scaraventa giù dalla carretta.
Pat la ghermisce e la scaraventa giù dalla scarpata.
- “Figlio di... che cosa hai fatto?” Lucio lo afferra per un braccio e lo scuote e si rammarica di non poterlo strozzare, perché è forte e robusto il dannato che ha sempre mangiato le bistecche alte così, lui e tutti gli altri stramaledetti Yankees, ricchi sfondati mentre qui sì mangiava pane e cipolla e ora gli viene a dire che la ricchezza non fa per lui, e ha distrutto la meravigliosa macchinetta buttandola via come una bottiglia vuota di Coca-cola perché da loro si butta tutto e noi, invece, i fiammiferi li dividevamo a metà. E, ora che viene gente, bisogna addirittura lasciargli il braccio e fare finta di niente, ricomponendosi, e dirgli sorridendo, così, accademicamente, che non importa, tanto a Trapani ne saprà ben montare un’altra ancora più perfetta in modo da poter operare da solo, e ascoltare imperturbabile il suo “non lo farai, non lo farai” e rimanere come un coso là, sotto la luna, mentre quello col sigaro in bocca se ne va. Ma poi 5 45 la luna venne coperta da un drappo nero, i gatti cominciarono a miagolare, la lancetta del barometro si mise tutta giù in fondo a sinistra, ci fu qualche lampo, e dal cielo nero cominciò a venir ANTIGRUPPO 81 TRINACRIA (quarta di copertina giù acqua e acqua - acqua benedetta sembrava dapprincipio - e batti, e batti furiosa sui vetti. delle finestre, sui tetti, forte, sulle teste dei nottambuli e sulle auto lasciate fuori di notte, acqua tutta quella che vuoi; acqua che sembrava dire ti sei sempre lamentato della siccità e bèccati questa. Tutta la notte con pervicace violenza, ma dove la trova dico io tant’acqua il Padreterno, un diluvio.
4 NOTA: Traduzione, a cura del C.- “ No di certo: non mi sono sentito mai meglio in vita mia”.- Ma se hai appena perduto tutta la vincita. Non capisci?
5 Hai perduto tutto, maledizione, ed io voglio sapere perché”. - “Lucio, cerca di capire. No, non sono pazzo; quanto è sue* cesso è stato per il meglio, te l’assicuro. Non si può ignorare il proprio destino e tu hai il tuo. Non voglio avere a che fare con cose alle quali non credo. Onestamente, Lucio, essere ricco, vergognosamente ricco voglio dire, non è né per me né per te”. – “… Basta con questo porcheria, Pot, non ora, proprio ora; se non vuoi che t’afferri per lo gola dimmi che coso è successo” - “... Ma ti sto spiegando, Lucio, cerco di essere ragionevole e ascoltami. Sto pensando al tuo bene, moralmente parlando; perciò non potevo ondare in fondo a questo affare*. Tu devi tornare in Sicilia, a Trapani, al posto tuo e scordarti di poter diventare ricco senza fatica. Capisci? Devi: questa non è vita per te”. - “... lo credo che tu sia pazzo, Pot, e voglia far impazzire anche me con tutte queste corbellerie sullo morale. Proprio non posso crederci: per un sogno vano e un mucchio di morale, hai buttato al vento quaranta milioni . Incredibile! ... Ma perché diavolo sto parlando inglese ... ? “ etc. etc”.
https://www.natscammacca.net - info@natscammacca.net Tutti i diritti sono riservati Copyright ©. Centro Studi Nat Scammacca e Scammacca Family
PAGE
115

CENTRO STUDI NAT SCAMMACCA https://www.natscammacca.net - info@natscammacca.net
Trinacria- Serie Cliclostili- ristampa 2019 Glenn Scammacca
Nota del C.: come anche il lettole più scettico avrà constatato, il dattiloscritto originale - che abbiamo a bella posta fotocopiato - diventa illegibile. Il territorio era, all’epoca, sog, getto ad alluvioni. Si può anche ben vedere come l’acqua si sia accanita proprio sulle pagine più pertinenti: IRONIA, ed insieme FORZA DEL DESTINO.4 FINE
Franco Di Marco
Riepilogo Note Ciclostile
Note di chiusura 1) Nota 1. Si noti che nella poesia in lingua siciliana, del messinese Stefano Protonotaro, le parole “sono usato”, “mi”, “esti”, “nun” si trovano pure nella più antica iscrizione sicula che risale a vari secoli avanti Cristo; ciò mette in risalto la continuità di lingua dai tempi aborigeni. La suddetta poesia è, credo, l’unica documentazione completa comprovante come alla corte di Federico II si usò solamente il Siciliano; altre testimonianze sono alcuni frammenti delle poesie di Re Enzo e la stanza iniziale della poesia “Gioiosamente canto” di Guido delle Colonne. Quando gli studiosi scoprono nella poesia siciliana tracce di provenzale, francese, gallese, vorrei che ricordassero che essi esaminino non la poesia originale siciliana, ma quella già tradotta dai toscani; questa versione, infatti, può benissimo rivelare influenze provenzali. Sappiamo inoltre e ce lo confermano i testi degli storici provenzali che la Toscana, la Liguria, il Piemonte sono geograficamente influenzati dalla Francia. Nella corte di Federico II, in un ambiente pregno di Greco, Siciliano, Arabo, sembra poco probabile la possibilità
2) Nota 2 che i poeti siciliani siano stati influenzati dalla lingua provenzale. Raramente un poeta è capace di esprimersi in una lingua non sua. E soltanto quando un poeta straniero in un paese dove l’attività culturale lo interessa cerca di comunicare le sue idee attraverso una lingua non sua che è quella dell’ambiente dove vuole operare. Il contenuto delle sue opere rimane quello ce è, mentre il linguaggio diventa quasi un misto di ciò che egli è e ciò che egli coglie dall’ambiente. Ma è impensabile che un poeta siciliano della magna curia si sia sforzato a scrivere in lingua provenzale.
Nota 2- Vedi “Storia della linguistica di G. Mounin, ed. Feltrinelli e 2La scoperta della lingua” di Pedersen.
3) Nota 3 Rolando Certa (Nota) - Intervento pronunciato nel corso di un dibattito che si è tenuto nell’ambito del Festival Internazionale di Poesia di Struga (Macedonia) dal 21 al 25 agosto 1980.
4) NOTA: Traduzione, a cura del C. - “ No di certo: non mi sono sentito mai meglio in vita mia”. - Ma se hai appena perduto tutta la vincita. Non capisci?
5) Hai perduto tutto, maledizione, ed io voglio sapere perché”. - “Lucio, cerca di capire. No, non sono pazzo; quanto è sue* cesso è stato per il meglio, te l’assicuro. Non si può ignorare il proprio destino e tu hai il tuo. Non voglio avere a che fare con cose alle quali non credo. Onestamente, Lucio, essere ricco, vergognosamente ricco voglio dire, non è né per me né per te”. – “… Basta con questo porcheria, Pot, non ora, proprio ora; se non vuoi che t’afferri per lo gola dimmi che coso è successo” - “... Ma ti sto spiegando, Lucio, cerco di essere ragionevole e ascoltami. Sto pensando al tuo bene, moralmente parlando; perciò non potevo ondare in fondo a questo affare*. Tu devi tornare in Sicilia, a Trapani, al posto tuo e scordarti di poter diventare ricco senza fatica. Capisci? Devi: questa non è vita per te”. - “... lo credo che tu sia pazzo, Pot, e voglia far impazzire anche me con tutte queste corbellerie sullo morale. Proprio non posso crederci: per un sogno vano e un mucchio di morale, hai buttato al vento quaranta milioni . Incredibile! ... Ma perché diavolo sto parlando inglese ... ? “ etc. etc”.
PAGE
116
https://www.natscammacca.net - info@natscammacca.net Tutti i diritti sono riservati Copyright ©. Centro Studi Nat Scammacca e Scammacca Family

CENTRO STUDI NAT SCAMMACCA https://www.natscammacca.net - info@natscammacca.netTrinacria- Serie Cliclostili- ristampa 2019 Glenn Scammacca

PAGE
118
https://www.natscammacca.net - info@natscammacca.net Tutti i diritti sono riservati Copyright ©. Centro Studi Nat Scammacca e Scammacca Family

Trinacria- Serie Cliclostili- ristampa 2019 Glenn Scammacca
CENTRO STUDI NAT SCAMMACCA https://www.natscammacca.net - info@natscammacca.net

https://www.natscammacca.net - info@natscammacca.net Tutti i diritti sono riservati Copyright ©. Centro Studi Nat Scammacca e Scammacca Family
PAGE
119

CENTRO STUDI NAT SCAMMACCA https://www.natscammacca.net - info@natscammacca.netTrinacria- Serie Cliclostili- ristampa 2019 Glenn Scammacca

PAGE
120
https://www.natscammacca.net - info@natscammacca.net Tutti i diritti sono riservati Copyright ©. Centro Studi Nat Scammacca e Scammacca Family
Trinacria- Serie Cliclostili- ristampa 2019 Glenn Scammacca
CENTRO STUDI NAT SCAMMACCA https://www.natscammacca.net - info@natscammacca.net


Dil^F/T^
H
cpl/A AIO/V L/\r'^ fkr& o
utvp a \Ì. — VA\
^ SAriTov '
fi
. , *«■> " i'C»
v f 5 x \v j ^ h w < ^
^ ' p 4 r / fi c. i D ieii^ j p ' 0 =^9* ^




✓*' ,
IH hW %$Ppc


t
Pir r e ìc a-
H ^ -(1n ^ '' _ V 5(!^i?n^c^
Ar-frr*
SARACCHI fc A é JTC/ D I SICILIA:
https://www.natscammacca.net - info@natscammacca.net Tutti i diritti sono riservati Copyright ©. Centro Studi Nat Scammacca e Scammacca Family
PAGE
121

CENTRO STUDI NAT SCAMMACCA https://www.natscammacca.net - info@natscammacca.netTrinacria- Serie Cliclostili- ristampa 2019 Glenn Scammacca

PAGE
122
https://www.natscammacca.net - info@natscammacca.net Tutti i diritti sono riservati Copyright ©. Centro Studi Nat Scammacca e Scammacca Family

CENTRO STUDI NAT SCAMMACCA https://www.natscammacca.net - info@natscammacca.netTrinacria- Serie Cliclostili- ristampa 2019 Glenn Scammacca

PAGE
124
https://www.natscammacca.net - info@natscammacca.net Tutti i diritti sono riservati Copyright ©. Centro Studi Nat Scammacca e Scammacca Family

Trinacria- Serie Cliclostili- ristampa 2019 Glenn Scammacca
CENTRO STUDI NAT SCAMMACCA https://www.natscammacca.net - info@natscammacca.net

https://www.natscammacca.net - info@natscammacca.net Tutti i diritti sono riservati Copyright ©. Centro Studi Nat Scammacca e Scammacca Family
PAGE
125

CENTRO STUDI NAT SCAMMACCA https://www.natscammacca.net - info@natscammacca.netTrinacria- Serie Cliclostili- ristampa 2019 Glenn Scammacca

PAGE
126
https://www.natscammacca.net - info@natscammacca.net Tutti i diritti sono riservati Copyright ©. Centro Studi Nat Scammacca e Scammacca Family

Trinacria- Serie Cliclostili- ristampa 2019 Glenn Scammacca
CENTRO STUDI NAT SCAMMACCA https://www.natscammacca.net - info@natscammacca.net

https://www.natscammacca.net - info@natscammacca.net Tutti i diritti sono riservati Copyright ©. Centro Studi Nat Scammacca e Scammacca Family
PAGE
127

CENTRO STUDI NAT SCAMMACCA https://www.natscammacca.net - info@natscammacca.netTrinacria- Serie Cliclostili- ristampa 2019 Glenn Scammacca

PAGE
128
https://www.natscammacca.net - info@natscammacca.net Tutti i diritti sono riservati Copyright ©. Centro Studi Nat Scammacca e Scammacca Family

Trinacria- Serie Cliclostili- ristampa 2019 Glenn Scammacca
CENTRO STUDI NAT SCAMMACCA https://www.natscammacca.net - info@natscammacca.net

https://www.natscammacca.net - info@natscammacca.net Tutti i diritti sono riservati Copyright ©. Centro Studi Nat Scammacca e Scammacca Family
PAGE
149

CENTRO STUDI NAT SCAMMACCA https://www.natscammacca.net - info@natscammacca.netTrinacria- Serie Cliclostili- ristampa 2019 Glenn Scammacca

PAGE
150
https://www.natscammacca.net - info@natscammacca.net Tutti i diritti sono riservati Copyright ©. Centro Studi Nat Scammacca e Scammacca Family

Trinacria- Serie Cliclostili- ristampa 2019 Glenn Scammacca
CENTRO STUDI NAT SCAMMACCA https://www.natscammacca.net - info@natscammacca.net

https://www.natscammacca.net - info@natscammacca.net Tutti i diritti sono riservati Copyright ©. Centro Studi Nat Scammacca e Scammacca Family
PAGE
151

CENTRO STUDI NAT SCAMMACCA https://www.natscammacca.net - info@natscammacca.netTrinacria- Serie Cliclostili- ristampa 2019 Glenn Scammacca

PAGE
154
https://www.natscammacca.net - info@natscammacca.net Tutti i diritti sono riservati Copyright ©. Centro Studi Nat Scammacca e Scammacca Family
CENTRO STUDI NAT SCAMMACCA https://www.natscammacca.net - info@natscammacca.netTrinacria- Serie Cliclostili- ristampa 2019 Glenn Scammacca
di
E
Trinachia College
Edizione 2019 a cura di: Glenn ScammaccaPresidente del Centro Studi Nat Scammacca. Via argenteria 120, 91016 Erice Casa Santa. Desktop publishing by Glenn Scammacca.
Ciclostile estratto della Biblioteca Scammacca
P. S. Alla luce di quanto scritto nella retro-copertina originale di questo ciclostile si comunica che le condizioni non sono mai variate, per chi si occupa di cultura undergraud, sono stati e siamo sempre in condizioni disastrose, sperimentando tutti i metodi per favorire stimoli culturali. Siamo ancora, pur essendo passati quarant’anni sempre allo stesso punto, questo mesaggio è indirizzato a chi volesse effettuare una donazione per sostenere le nostre iniziative. Può andare sul sito, https://www.NatScammacca. net, ed effettuare una donazione all’associazione,”Menu Adesioni, per poter fare delle la donazione attraverso PayPal, alla nostra associazione.










PAGE
182
https://www.natscammacca.net - info@natscammacca.net Tutti i diritti sono riservati Copyright ©. Centro Studi Nat Scammacca e Scammacca Family