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DISEGNI DI NICOLO’ D’ALESSANDRO


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Un sentito ringraziamento va ll’amico Antonino Contiliano che con la sua attenta e preziosa opera ha permesso controllando verso dopo verso, parola dopo parola il ripristino di questi. Ha visionato, corretto, aggiunto, parti mancanti non presenti nel mio ciclostile in parte altamente degradato.




INDICE 4 IL SISTEMA 5 CAPOGRUPPO D’AVANGUARDIA 6 DESTRA A DESTRA AVVITA A DESTRA 8 L’UOMO SCIMMIA 9 NON C’E’ ALTRO MONDO CHE QUESTO 11 ERA MIO ZIO “ U MASTRU FIRRARU” 13 SOLTANTO CON UN SORRISO 14 MI URLA LA RABBIA 17 ANTI MITO 19 SICILIANO 21 NOVE APRILE 22 CHI SEI TU? 23 I KENNEDY A SAN PATRIZIO 24 ANTIGRUPPO:
Proposte antigruppo per una vera funzione delle riviste culturali 27 DUE SICILIANI A GREENWICH VILLAGE, N.Y. 28 MIA BELLA PANTERA NERA (PER ANGELA DEVIS) 29 FRATELLI DI SOLEDAD 30 NESSUN CAMBIO A NEWS YORK 32 L’IO NEL NOI 34 PECORE IN TELEVISIONE 35 MONDO PIATTO 36 ANNO UNO 37 RETORICA DI SANGUE 38 CICLOSTILE ORIGINALE “NO AL FASCISMO” 62 ANTIGRUPPO PREMESSA DI ANTONINO CONTILIANO 67 ANTIGRUPPO 21 PUNTI DI NAT SCAMMACCA 80 ANTIGRUPPO SAGGIO DI MARCO SCALABRINO
DISEGNI DI NICOLO’ D’ALESSANDRO
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page 24 NAT SCAMMACCA
POESIE ANTIGRUPPO
Possiamo comprometterci, o giovani che gridate selvaggiamente, e vivere col fradicio sistema – infatti non ce n’é altro –Cosa faremo o miei selvaggi giovani cosa faremo?
Angela così giovane e bella dietro le sbarre un fiore nero del sud infradicisce il sistema il sistema.
I più in silenzio continuano a mangiare miei giovani di piazza, non vi sentono chiusi nella penombra televisiva il sistema il sistema parla e predica a loro dio mio, giovani che gridate in piazza, essi sono morti più freddi delle pietre e non lo sanno. Cosa faremo o miei giovani di piazza cosa faremo ?
Sono gentiluomini, gli uomini del sistema, o miei selvaggi giovani che urlate, sono così perbene e gentili le nostre invettive li offendono strepitando nelle loro orecchie distruggono il gioco dei signori perbene giocolanti con posizione e privilegio. Noi scompigliamo il sistema delle leggi delle bombe atomiche e dei missili pershing che per loro funziona a perfezione sono così grassi, così infastiditi delle grida in piazza. Cosa faremo miei giovani selvaggi Cosa faremo?
Voi studenti così diversi così pieni di idee! I politici e incorrotti I meridionali vogliono fatti a vegetare. Cosa faremo miei giovani selvaggi Cosa faremo?
Il sistema il sistema il sistema funziona così bene nel suo fangoso olio. L’insegnante dinanzi la sua classe vuol essere con tutte le sue forze il duce degli studenti il preside di scuola il duce degli insegnanti l’ispettore al ministero il duce dei presidi il direttore nel suo ufficio il duce degli impiegati il proprietario terriero il duce dei braccianti il capitalista nella fabbrica il duce degli operai il banchiere nella banca il duce delle nostre tasche i duci i duci i duci! il sistema il sistema il sistema! Cosa faremo miei giovani che gridate in piazza cosa faremo?
Dalle nostre penne esce la sacra verità incomprensibile, segreta; trasuda da tutto il nostro inchiostro. Chi non è del nostro gruppo è falso egli scrive soltanto con l’acqua. Noi non dobbiamo riconoscerlo tanto meno ascoltarlo, parlare o sognare di lui. Chi parlerebbe a una pietra? E meno di pietra egli è. E’ niente. Soltanto i nostri seguaci sono nostri nel tempo nel luogo e nello spazio. L’acqua dei nostri cervelli così pura e limpida non dovrà mai essere insudiciata da parole semplici. Difendiamoci con l’odio e ricordate: un incontro con altri ci tradisce e vi rende nostri nemici. Non abbiate fiducia in alcuno (o in alcuna lingua). Ora andate ma non raccontate a nessuno che noi respiriamo pensiamo o viviamo. Tenetevi nell’ombra e camminate guardinghi nel Buio dimenticando per solo ricordare che la loro verità è bugia
A DESTRA A DESTRA AVVITA A DFESTRA
Ovunque ci voltiamo 1e maglie dure del sintomo ci cacciano ci allineano dolcemente - con un colpo leggero qua rudemente - con un colpo più forte 1à se ci voltiamo in direzioni contrarie ci avvitiamo a sinistra.
Volta per volta girando a nostro modo - sinistra di colpo finiamo naso a naso col direttore con l’ispettore del sistema ed hanno sempre ragione.
Allora gli ammortizzatori del sistema ci riassorbono ospedali-prigioni-manicomi ospizi-obitori-scuole isti-tu-ti isti-tu-ti isti-tu-ti ci avvitano a destra
1e 1ungbe code di traffico ci avvitano fortemente - dolcemente leggermente - pesantemente ci avvitano tutti.
“Sanguini tutto l’inferro e anche il paradiso se farò come vuole il sistema o come dice il direttore” gridai l’altro giorno. Soltanto l’io sa perché questo avvita a sinistra quest’altro a destra. Bye-bye tu non mangerai solo morirai bye-bye senza carne bye-bye senza lavoro bye-bye senza denaro bye-bye a destra a destra.
La raccomandata: “o accondiscendi girando a destra e riconosci l’autorità regole-regole-regole non ribellart al ragionevole ingranaggio ingrana coll’organizzazione
scopo senza scopo gira a destra o lascia. Noi siamo sorpresi da tale... spicialmente daparte tua che sempre rispettosamente abbiamo avvitato a castra non possiamo permettere una frattura - tu respingi il nostro santo principio - avvita a destra a destra a destra dispiaciutissimi ci piange il cuore ma per il bene del sistema àbbiti l’ultima paga a destra a destra a destra avvita a destra.
Facendo lunghi cerchi a sinistra ho fame essi tengono tutti i fottuti cardini ho freddo sbattendo le corna contro il sistema girando a sinistra fuori dai dentelli FUORI
L’UOMO SCIMMIA
L’uomo scimmia fissa rabbiosamente il cielo insensibile - soltanto cinquantamila anni hanno formato il suo cervello - e tuttavia si fa chiamare demi-dio. Carpendo il momento di propria gloria giustifica l’atto con leggi-bombe, magnifica la sua statura con suoni d’orchestra e poesie net il detto assoluto cerca di sconfiggere le mandibole del tempo. Questa grossa scimmia si guarda allo specchio e si ama a morirne
NON C’E’ ALTRO MONDO CHE QUESTO
L’uomo più grande quello più noto sicuro seduto su comoda sedia sta andando alla deriva – alla deriva siate buoni voi peccatori – ora – non c’è altro mondo che questo.
La più bella puttana regina di films e di milioni è ben seduta – pensa lei –Prima donna giovane ricca ma sarà vecchia e puzzerà siate buoni voi peccatori –ora – non c’è altro mondo che questo.
Oh presidente oh presidente tu vincerai - e come potrai perdere – hai ammazzato tutti i morti di fame bombardandoli a suon di dollari nostri e naplam attento – si sciupano –è un vero peccato tanto denaro speso siate buoni voi peccatori – ora –
non c’è a 1tro mondo che questo.
Oh grosso grasso uomo sei più ricco dei peccati abiti su una gronde alta collina la guerra e il sangue raggrumato moltiplicano le tue banconote. Seduto comodo, grassone Alimenta stabilimenti di guerra e mulini vomita cannoni per vincere e peccare grida al mondo: guerra – guerra – guerra siate buoni voi peccatori –ora –
non c’è altro mondo che questo.
O ministro, aggrappati al posto al tuo ufficio tradisci la riforma
scivola all’estrema destra ma tieni nascosto il fatto e afferrati fortemente al posto voltandoti nell’altra direzione, la guerra orecchio da mercante in questi giorni e queste notti mentre i fascisti spaccano la testa agli studenti siate buoni voi peccatori –ora – non c’è altro mondo che questo.
Grange robusto formidabile padrone sulla terra come può il piccolo bracciante osare di prendersi la terra. Sì, assolda sicari e manganelli ammaccagli la testa a Trapani a Reggio non è una novità i romani lo fecero pure siate buoni voi peccatori –ora – non c’è altro mondo che questo.
Che i ricchi diventino più ricchi!’ Che i poveri Sventino più poveri! I potenti ancora più forti! Uccidete per amore di uccidere! Odiate per amore d’odiare! Inquinate fiumi e ruscelli puliti! Niente più lasciate sano! Tenete tutto tenete scuole tenete cibo tenete spiagge tenete ville tenete terra se anche l’aria tenete niente ai ragazzi proprio niente! siate buoni voi peccatori –ora – non c’è altro mondo che questo.
ERA MIO ZIO “ U MASTRU FIRRARU”
“Quando morirò
la bandiera la voglio rossa, rossa dico e non drappeggiata sopra me su un corpo inerte no, non in tal modo non una bandiera piagata senza vita senza vento che non si muove che è morta ma vessillo vivo, vessillo rosso orgogliosamente portato alto nel vento”.
II
“In alto, sì, così lo voglio! Mi senti? Oh questo vento silenzioso nelle mie orecchie c’è poco tempo così poco tempo. Presto, dico, più vicino alle mie labbra mi senti? Sì, tu – proprio tu – portala davanti a me nella lenta processione portala, ma con orgoglio orgogliosamente ripeto perché è il mio ultimo saluto.”
III
“No, per piangere, no – niente lacrime Sono un uomo il piangere è alle mie spalle ed io muoio morendo come tutti gli uomini muoiono uno e per uno in una strana solitudine eccetto la bandiera che mi sventola davanti viva nel vento con orgoglio dicendo agli amici e a tutto il mondo: morto è u mastru firraru”.
IV “E ricordati – niente preti nessun corvo nero –che stiamo lontani da me pur se il sindaco pensa che
rosso e nero s’intonino. Per piacere – ripeto – niente preti meglio andare dicendo “cu-bai” con la bandiera rossa spiegata che garrisce alta nel vento.”
V “Alta, dicendo a tutti: era un uomo povero che conosceva soltanto cose semplici, sì, che i ricchi sono ricchi e i poveri sono poveri e che la morte per gente come noi è una bara povera di semplice legno e che la vita non significa niente viviamo questa farsa e moriamo soli per sempre eccetto quella bandiera rossa spiegata alta nel vento”.
VI E noi portammo la bandiera rossa per primo io nella mia mente – per lui il fabbro un piccolo vecchio povero come un topo per lui l’innalzammo sopra le nostre teste davanti a noi anche se il sindaco piegata a morte la vuole noi, suoi nipoti, i soli figli del fabbro mio figlio e gli altri andando lentamente nella sua processione. “Si, ragazzo, se è soltanto un’asta di bandiera che ti pesa sii contento, non lamentarti, è facile portarla ché pesi più gravi ti piegheranno, portala, ragazzo, ma con orgoglio porta la bandiera rossa altea spiegata”.
VII E adesso le lacrime sono asciutte mentre la bandiera rossa al ‘passalatri’ va davanti a lui il pugno di saluto il suo ultimo addio e la bandiera rossa spiegata alta nel vento.
SOLTANTO CON SORRISO
E gli uomini saranno buoni Sì, faranno soltanto con e buone come se i cieli fossero sempre azzurri e il profitto non fosse misura delle cose. Costruiremo insieme sì, noi e allora io sarò tu e tu sarai me e spartiremo le nostre cose in parti uguali i poveri saranno ricchi e i ricchi poveri ringraziando chi prende la loro roba con sorrisi soltanto con sorrisi.
E i governanti verranno fra noi a dire la legge lassù è solo un cappio al collo del lavoratore se noi scendiamo, le catene-leggi si frantumeranno si spezzeranno e il lavoratore sarà libero la legge del padrone non esisterà più e i padroni rivolteranno le tasche e non nascondono più niente si indicheranno l’un l’altro per dire: abbiamo rubato la terra e i suoi prodotti adesso restituiamo tutto bruciando gli atti e ogni strumento di possesso che i campi da ora in poi siano aperti a tutti e i muri crollino in terra e nelle nostre menti. Nelle città i costruttori di palazzi di cemento – pilastri di pietra e di potere –fracassino le proprie impastatrici si lavino le mani sporche di sangue rosso dei morti bianchi. Incolonnati o sparsi a ventaglio ritornano in campagna alle spiagge e alle colline con un sorriso soltanto con un sorriso.
E coloro che innalzano sistemi e piramidi ritornano alla base alle province alle frange demi-dî si sederanno tra la gente unendosi ai noi diventeranno piccoli sempre più piccoli mangiando meno sempre meno con un sorriso
soltanto con un sorriso.
E un araldo convocherà una schiera di trombettieri per far rimbombare la buona notizia sulla terra con trombe d’oro e la notizia risuonerà nelle orecchie e tutti crederanno che il lupo è diventato pecora che il banchiere non succhia più sangue che il borghese non disprezza ma ama l’operaio che tutti i torti del mondo saranno raddrizzati e tutti i sistemi della terra appassiranno-sfioriranno-moriranno e gli establishments si dissolveranno nel blu e tu ed io e noi crederemo che tutto succederà con un sorriso soltanto con un sorriso.
MI URLA LA RABBIA
La mia piccola bimba dorme lieve è il suo respiro il silenzio ricopre la nostra abitazione rispettosamente
credetemi, la bellezza dorme il suo sonno lieve il pilota nell’azzurro ne ha visto gli occhi attorno a sé le lunghe ciglia sulla candita guancia tondeggiante ella dorme e tutto è lieve respiro.
Mia moglie va in punta di piedi per le stanze figura di fanciulla resa matura e madre. Non sono esse in quel che sono come i ricchi vezzeggiati fino a sembrar principi?
In testa mi urla la rabbia guardando fuori dai vetri appannati di ghiaccio vedo la mia morte. Sfreccia rombando il treno élevetèd che ci esclude cielo sole e stelle che annerisce strade senza verde.
Il fumo tesse fili di veleno nelle strade-prigioni incassate tra mura ricopre di fuliggine il mio davanzale uccide la vita della pianta che coltiviamo fa nere le narici della mia bimba.
Le ciminiere non fumano per me i braccianti miei vicini si alzano mattino su mattino per farle lavorare, per farle fumare per oscurire il giorno con la notte del mattino e mentre le facciamo lavorare i nostri cari respirano gas.
Vorrei dare ai miei campi verdi, e onde infinite una casa ampia e buon cibo da gustare e libero transito per andare a volontà e non tenerli chiusi in una strada di cemento in questa catapecchia che scricchiola di vecchiaia abitazione che attende ancora flussi d’emigranti
poveri diavoli dall’Italia e Portorico La mia piccola bimba dorme lieve è il suo respiro il silenzio ricopre la nostra abitazione rispettosamente.
ANTI-MITO
L’uomo non è Dio ma è non abbisogna di mito basta la verifica e la verifica è l’uomo. È la verità! Altro? È il non vero anche se presupposto scientifico fende il buio e spinge l’uomo dove non può arrivare né con gli occhi né col cuore. Allora è mito mito è uguale a religione. È ora? Volete rifugiarvi nella mente volando con le ali della mente al di là di voi stessi? È un inganno. Andando più in là sarete spiriti evanescenti più pallidi sempre più pallidi e scomparirete in cerchi di nulla cerchi che non sono cerchi perché non contengono nulla o volete stringere in un anello di ferro tutto ciò in cui volete credere? Questo pesantissimo mito la fede che si appresta ad assediare forti capezzoli di femmini terrestri e, cieco, cammina narici sature di terra cieca, mito. Non dite che il mito è quello che trascende che è tono e intendimento delle cose che abbraccia l’esistenza l’anello più perfetto degli (anelli). No! Questo non è mito!
Qua c’è l’uomo. Esprime l’io. Qua è l’io. Ci spingiamo fin dove noi (stessi) Siamo, non oltre. Lì c’è il dubbio Lì si specula. Lì nasce la scienza la religione: il non essere.
SICILIANO
Facendo ritorno all’isola attraverso tre generazioni ritornando a queste spiagge rocciose mare calmo templi e colonne bianche tempo silente colline nude di alberi che udirono una volta la ruota del cocchio 1 e fusa del pino frusciante di notte nel vento e la soffice pressione dei calzari ai piedi picchiettio passante nell’anfiteatro bocca spalancata a bere il cielo azzurro siciliano
II
scrollando lentamente anni dopo anni di domande oltre la conoscenza di luoghi abitudini amori e canzoni perduto nel trambusto della lotta per vivere per sopravvivere tradizione perduta luce vaga offuscante in distanza onde salate d’acqua spruzzano nella notte bagnando le nostre guance lamento sussurrante del tempo onda dopo onda dimenticando chi eravamo da dove venivamo siciliano
III
dèi del passato dèi dell’isola perduta svegliate in me la brama d’errare per tornare a far luccicare una luce nella scia della stella che vaga mi conduce per questo sogno vago chiedendo ci ero
una volta lì dove sono i dirupi dov’è il porto del mare bianco nella luce del sole bianco ripetendo vibrazioni di caldi mezzogiorni calura tremolante gocciolante sudore che stilla memorie sul nocciolo mio siciliano
IV
l’isola verde d’inverno bianca d’estate è un mondo di costa che si curva battuta dall’onda carezzata dall’ondetta abbracciata da profondità di smeraldo limpida fino al fondo del mare pesci annusano lenti oltre passando barche di legno greco romano soffice polvere e il tempo batte un minuto un’ora un anno un secolo battendo in me segnandomi siciliano.
NOVE APRILE
Gli uomini buoini muoiono. Carne da sacrificio – agnelli – Portatelo gentilmente –vi prego –non vedete quarto immacolatamente bianco è il suo amore? Abbiate cura portatelo gentilmente –vi prego –
o la sporcizia e la lordura del mio nero Sud macchieranno tutta la Sua bellezza la Sua bianchezza il Suo puro e bianco amore. Guardate! Il suo sangue scorre e d è puro innocente pu1ito
ed Egli è bianco AGNELLO
Il Sud beve il Suo Sangue e dissetato il suo odio e sia l’amore per l’amore. Ed ora canta America canta una lunga canzone di dolore per Martin Luther King.
Portatelo ma portatelo con gentilezza –vi prego –e laviamo la nostra lordura col pianto per Lui per Lui per Lui questa processione e questo canto funebre.
CHI SEI TU?
Chi sei tu: sei per la legge e l’ordine? Benedetti i selvaggi anarchici, essi odiano l’ordine E dannate siano le anime che esitano sul ciglio.
Se tu il perfetto fallito, sempre più povero Ogni volta che stringi il tuo pugno privo di denaro O ti arrampichi sui pioli della legge e dell’ordine?
Il successo fallito ti lascia sempre broncolante nella sabbia senza amore. Giù, voi, anime tonnate che state sul ciglio.
Anche il mezzo più nobile per fini malvagi significa uccidere così come il mezzo malvagio per fini nobili è soltanto stortura del semplice: legge e ordine.
Signore! Benedici le pecore non ambiziose di tutto il mondo (intero ma dà loro corna per colpire mentre cristianamente baciano le damate anime lente di cervello che esitano sul ciglio.
Liberaci dai ricchi burocrati e fa che gli uomini più poveri possano vivere felici nel governo (di Dio. All’inferno 1’ordine e la legge politica dell’uomo e le anime lente che esitano sul ciglio.
I KENNEDY A SAN PATRIZIO
Io non sono morto, non sono morto i mici figli mi portano e io non morirò perché essi vivono. Su tutta la terra io ancora posso sentire la mia voce la mia stessa anima respira sulle labbra di mio fratello nel tempio di San Patrizio. Le mie ricchezze ai poveri e la mia vita e la mia vita.
ANTIGRUPPO:
Premessa:
1) La rivista deve trovare nel suo discorso un denominatore comune in modo da raggiungere tutti i vari livelli dell’uditorio. Non per convincerli, naturalmente, ma per sostenere un punto di vista che non deve essere necessariamente lo stesso per i vari gruppi dell’uditorio. Il denominatore comune deve essere la chiave non del persuadere ma quella dell’essere compresi. 2) È necessario che le riviste diano diverse possibili in¬terpretazioni con conclusioni differenti poiché la verità delle cose e dell’esistenza non è assoluta. 3) La differenza d’opinione tra intellettuali va incoraggiata – non si deve sperare mai ché i redattori delle varie riviste raggiungano un punto d’accordo –. Più esiste il dubbio nel metodo, nel pensiero, nella scienza, nella poetica, meglio è; infatti, più le opinioni saranno diverse, più i risultati sa¬ranno molteplici. L’accordo totale ostacola ulteriori scoper¬te nelle possibili verità dell’esistenza. 4-) La necessità di ottenere consensi porta a galla nell’uomo gli istinti animaleschi, ciò dovrebbe essere evitato nella scienza, nella retorica e in qualsiasi altro campo del pensiero, dando alle opinioni isolate la possibilità di essere accolte sulle riviste, incoraggiate e rispettate. 5) Scopo del messaggio delle riviste sia la comprensione e non la persuasione. 6) Altro scopo del messaggio dovrebbe essere sempre la verità anche quando non è accetta all’uditorio. Il discorso soste¬nuto dai redattori deve essere valido almeno per loro stessi e non sofistico. Va condannato, proprio per questo, il metodo scientifico della persuasione usato dal sistema mar¬keting americano con scopi falsi; induce, infatti, gli altri ad accettare ciò che non è vero nemmeno per coloro che lo sostengono. 7) Il vero è la tesi sulla tematica per migliorare sempre il mo¬do di vedere le cose e l’esistenza. 8) L’unico non senso accettabile nel discorso di una rivista e nei testi dei suoi collaboratori è ammissibile quando le situazioni sono connesse a relazioni umane. Il non senso può contentare la parte animale dell’uomo, ma sarebbe meglio se soddisfacesse il senso umano dell’uomo. 9) “L’osservanza di regole, di forme e d’istituzioni. nell’arte è generalmente condanna alle stesse regole” (Luciano Chechi, Il Verri 35/36). Ma io aggiungo che se tali regole non vengono per niente accettate, allora non sono regole. Se le regole, in generale, non sono accettate, allora non ci sono regole. Può esserci solo “Una possibile poetica” che serva da suggerimento e che lasci adito al formarsi di altre poetiche. 10) la comprensibilità di un testo per riviste aumenta proporzionalmente con il rifiuto di considerare le istituzioni-forma, poiché il discorso della rivista è estensione nel tempo, nello spazio e nel luogo e questi elementi non sono certo istituzioni forma. 11) la poesia o il testo di prima qualità non vanno valorizzati dal cervello, ma dall’essere tutti i livelli come interezza e non come insieme di parti. 12) un discorso frutto della partecipazione di molti o di interventi globali mistici su scala europea è tentativo di schiacciamento dell’individuo in cui exploits in confronto a quelli dei gruppi, sono la vera misura dell’arte e del livello di una rivista, perché mettono in risalto le differenze e non sono così intonati come se tutti i componenti fossero concordi oppure subordinati a un capogruppo o a un sistema (come successo nelle Il Verri 35/ 36). Ecco perché apprezzo molto l’interpretazione che Giannini Diecidue dà del ventunesimo punto nel suo articolo “Antigruppo come impegno”, pubblicato sul primo numero della rivista Impegno 70. (21: una ricerca dell’esistenza dell’uomo nell’esistenza, con l’intendo di costruire una strada pragmatica, cioè la migliore possibilità per la
creazione di scopi validi, per continuare l’esistenza. Che l’uomo trovi eventualmente la sua eternità nella stessa esistenza e non annulli se stesso nell’incomunicabilità, nella nullità, nel silenzio). 13) le riviste culturali circolanti finora in Italia sono state condizionate dall’eccessivo rispetto alle istituzioni-forma del passato; lo spirito che impegna il testo classico è, infatti, espresso nel linguaggio dell’élite, perché all’élite è indirizzata dato che interessata una classe sociale superiore per possibilità economiche e capacità intellettiva. Quando le istituzioni-forma si spezzano o vengono storpiate per eccessiva ricchezza di colori, di dettagli, avremo allora il barocco e il decadentismo; quando il tutto diventa assurdo, si giunge al futurismo; quando il tutto è pazzesco e irrazionale, si parte dal surrealismo per arrivare alle varie espressioni dell’avanguardia. In tal modo, dunque, le riviste non avranno mai alcun contatto reale con un uditoriomassa, agevolando lo status quo e l’establishment perché rinunciano alla battaglia su l’unico campo dove la contesa può avvenire. L’interpretazione aristocratica della cultura isola le riviste rendendole innocue. 14) Nelle riviste, la filosofia dovrebbe cedere il passo alla filosofia della scienza, specialmente alla filosofia della psicologia. La filosofia ha perduto 3000 anni interessandosi idealisticamente di metafisica, tralasciando ogni aggancio con la realtà dell’esistenza che circonda l’uomo. La filosofia dovrebbe interessarsi di metodi pragmatici, di sistemi che partono dalla realtà dell’io, dalla realtà delle cose che circondano l’io, in modo d’aiutare l’uomo a risolvere problemi immediati, e non dovrebbe limitarsi alla ricerca di nuovi mezzi di retorica che servono ad abbellire le stantie espressioni inespressive dei vari professori d’università, giustamente imbalsamate e accantonate, perché, libere, servirebbero soltanto a portare acqua al mulino dell’establishment culturale, poiché le case editrici si mettono subito a loro disposizione con un solo scopo: la difesa del sistema. 15) È una gran fortuna che non esista un uditorio perfetto, quello che purtroppo ancora le riviste cercano, soltanto così, infatti, i redattori o l’equipe delle riviste sono costretti a esprimersi in modo comprensibile. Forse un uditorio perfetto si potrebbe trovare tra i computers, ma per i computers sono necessari redattori ed équipe perfetti e perciò cervelli elettronici. L’équipe con tendenze neoclassiche (vedi l’intervento di Giorgio Barberi Squarotti nella rassegna Esoeditoria Italiana, Trento) che cerca di organizzarsi su piano europeo fa un tentativo di dimostrare che il linguaggio è logico, mentre sappiamo che in molti casi è ideologico; che la società e le sue istituzioni sono logiche, mentre sappiamo che sono irrazionali; che l’establishment culturale segue regole e istituzioni classicheggianti, mentre sappiamo che alla base di qualsiasi metodo o sistema di regole sta l’irrazionalità dell’esistenza e che la disciplina e l’ordine ordine e la perfezione sono una farsa del mondo capitalistico, una farsa che va smascherata in modo che il mondo mi ritorni in mano all’uomo comune e al dilettante. 16) Una scienza del linguaggio non ha ragione nella rivista; ogni individuo manipola, infatti, ciascuna parola in modo da farle esprimere la sua esperienza e il suo modo di vedere le cose. Forse la scienza del linguaggio potrebbe anche tentare di imporre regole sulle parole generiche, ma è proprio con tali parole generiche che si allontana dall’espressione concreta per andare verso quella astratta, che è la peggiore manifestazione dell’arte, retorica o poetica che sia. 17) L’arte non potrà mai inchinarsi alla scienza. È inutile che l’autore scientifico dica: “non m’interessalo stile”, l’arte e la scienza cozzeranno inesorabilmente e la scienza soccomberà perché è un mito. L’arte è un’espressione umana che è realtà, mentre la scienza non è. L’arte è espressione della natura e dell’esistenza.
Oggi esistono varie ragioni per cui équipe di varie riviste letterarie sentono il bisogno di promuovere assemblee e incontri con quelle delle nuove forze che come funghi (gli anti) spuntano qua e là sotto un cielo grigio di pioggia, visto dai redattori e dai direttori delle varie riviste come un triste periodo per la cultura. Sta di fatto che le forze culturali delle riviste continuano ad esprimersi sempre attraverso i soliti canali e con la stessa intensità di una volta, mentre alla grande bestia-società con tutte le sue organizzazioni complete e complicate ci schiaccia sotto il rullo compressore, e tutti avvertiamo la strumentalizzazione inumana messa
a disposizione di pochi editori e redattori che detengono il controllo dei mezzi di comunicazione, e protestiamo cercando di difenderci da questo insieme di situazioni che si condenzano in una sola parola: establishment. Enuncio qui appresso le ragioni della nostra protesta: 1) La sfiducia nell’individuo comune, considerato incapace di accogliere tesi, enunciati e principi culturali, dettata da un atteggiamento borghese abbracciato sovente dalle riviste letterarie. 2) L’intolleranza intellettualistica di chi si sente bravo e con molta presunzione afferma aristocraticamente che ciò che è difficile e meglio, mentre noi sappiamo che ciò che è semplice e chiaro è raggiungibile; anche se brutto, è sempre bello e meglio perché riesce a comunicare con l’uditorio ed esprime spesso ciò che è informa larvata è già nell’uditorio stesso. 3) L’impossibilità di capire chi è il vero nemico della cultura e quali armi affilare per combatterlo. (Dobbiamo evitare infatti ciò che è successo sul numero 35/36 del Il Verri che direttamente ha dato un formidabile appoggio letterario all’establishment, colpendo indirettamente le forze populiste Anti, le quali, invece per raggiungere la massa amorfa dell’uditorio hanno trovato le seguenti strade: ciclostilati (vedi: Esistenza Antigruppo, Gli Anti di Palermo, Polemica Aperta, Collettivo R, Firenze ecc…..), le riviste distribuite in piazza come volantini (Impegno 70), il recital di poesie nelle scuole come penetrazione di forza d’urto contro l’ambiente borghese di maestri, presidi, direttori, che si sono sentiti gridare in faccia quanto stupido è il loro discorso culturale, il lancio di cooperativa di scrittori che sia nel campo letterario un’alternativa al sistema editoriale. 4) Le riviste non fanno alcun passo positivo verso un’azione costruttiva o, se è necessario, anche distruttiva perché anche quest’ultima è sempre un processo positivo in quanto implica un mutamento, e perciò processo. Non hanno cercato fino ad oggi di affiancarsi a naturali alleati per irrobustire le fila e il peso del discorso culturale. In genere, le riviste disprezzano l’individuo isolato accolgono più facilmente il gruppo. È, questo, un atteggiamento irragionevole perché la rivista viene a perdere il suo naturale fronte d’intesa su vari livelli con altre iniziative, in alto, e sempre per questo atteggiamento di esclusivismo ignora e seppellisce gli isolati, il cui apporto potrebbe essere valido perché originale è diverso dal formalismo rispettato dall’equipe. Naturalmente la rivista, così, rimane piatta, irreale, di una sola dimensione e i redattori possono essere paragonati agli uomini chiusi in un manicomio, che mangiano cibo che non esiste, che parla ai muri che non ascoltano e che si credono uccelli, ma non hanno ali per volare; allora seppelliscono le loro teste nella sabbia gridando istericamente: no, no, no, no: “ogni volta che qualcuno punta loro l’indice dicendo: “tu sei un uomo, soltanto
DUE SICILIANI A GREENWICH VILLAGE
Due lingue latine vanno per Dugal Street ed hanno occhi siciliani. Vocali aperte si curvano nel terso azzurro del cielo e fluttuano nell'oro e nell'argento.
Il beatnik barbuto si ama quando dice «I miei capelli sono lunghi ma io sono io». Oh! la pietra della città è pesante nei canyons dove le finestre fiammeggiano come anime di vetro.
Colori ribelli e barbe abbracciano il vento e fremono contro l'unità commerciale che pensa e agisce per noi.
La candela sfrigola occhi piangono chitarre tormentano l'aria di cera mentre i suburbi scorrono attraverso la porta e il cantante balbetta.
Cosa si vuole: paradiso o inferno da caffè schifosi e falsi flamenco lamenti di nero e rosso attraverso l'apparato nasale?
Un filo d'aria sconvolge palloncini colorati di sogni quando le ragazze-bene fanno capolino chiedendosi quali perle spargeranno per penetrare la notte insanguinata.
Orecchie latine bevono nel flusso di melodia del villaggio i geroglifici rapidamente congelati sull’osso sanguinante.
Noi versiamo lacrime di pazzia fuggendo nelle strade bagnate come pesanti gocce di pioggia ci disperdiamo nella notte.
MIA BELLA PANTERA NERA
Gli americani warlords credono di vedere la tua vera morte nella morte legale.
Un vero nodo che ti pende sulla testa una testa morta — la TUA testa morta!
Guardali! Bramano il tuo sangue.
Ora tu sai molte cose, bella pantèra nera. Nessun individuo si compromette totalmente col grande Stato e vive.
Nessun grande Stato uccide l'individuo e sopravvive.
Tutto questo è cattivo — male, è uguale schiavitù. E esattamente ciò che i signori della guerra vogliono! Non CONTRATTO sociale o politico. È frode! E GIA la morte! –
Ma tu sai pure, svelta pantèra nera, che esistere è resistenza, è impegno per tutti per tutti noi-protestatoci-negri-poveri-studenti-scrittori-poeti.
È ribellarsi contro la loro morte per noi. Resistere è vita – fa vivere, ora, COMPLETAMENTE!
Si, tu sai tutto questo e per questo non ti possono uccidere né ora né mai, mia bella pantera nera.
(per Angela Davis)
FRATELLI DI SOLED
I dollari coniano fascisti sulle poltrone d'Italia vedremo i colonnelli? come in Grecia, Spagna, Bolivia? Heath ammazza gli irlandesi Ulster e Pompidou è sulla cresta dell'annullamento proporzionale. Chi sparò a Martin Luther King? Chi cercò di assassinare Brandt? Chi ammazzò John Kennedy? Chi chiuse la bocca a Bob Kennedy? Chi uccise Jackson a San Quentin?
Ho paura! Aspettate e vedrete ammazzeranno pure me e anche te, sì anche te. La CIA è là, dietro quell'albero, dietro quel muro intercetta le nostre telefonate accatasta fascicoli su fascicoli ci numera, ci segna, ci prepara la morte o fratelli di Soledad!
NESSUN CAMBIO A NEWS YORK
I deboli passano cappelli in mano passano. Meno che deboli mandati via rifiutati venti freddi penetrano nell’intimo freddo mentre colui che non cerca più cammina. Nessun posto nessun lavoro rifacendo i passi della speranza. Respinto.
Il muro si è alzato e su di esso il privilegio siede caldo e grasso. Al di là, come un gioiello, come un sogno, c’è il posto cercato voluto tenuto lontano dalla presa da un anello
piazzato su una sedia dietro una scrivania-fortezza.
Giù per le strade dure – libera via per tutti i piedi senza meta va e passa un eroe lodato crema di un periodo.
Un ghigno ironico slitta nel suo solco occhi amari annacquano il pavimento. Svuotato – solo fra molti Sistemi – servono alcuni chiusi dal gergo d’anticamera barriera per porci. Fortuna – colpire o mancare colpire o mancare per non avere Gioventù – tempo da sciupare tempo da sciupare cercando un posto Cambio – per un uomo ricco «prova qualsiasi cosa una volta che c’è da perdere» Nessun cambio –Un nichel non può comprare un biglietto per casa per i poveri contenti di cambiare con un uomo ricco anche per un giorno. Che ridere! Che ridere! Sua moglie lo sgriderebbe fino all’inferno. Una volta per sbaglio i suoi figli piccoli in una gita scolastica scesero dal verde Scarsdale (paese di ricchi) ai tuguri di New York «Mai più, oh mai più»
Piccole menti chiesero «Questa è la democrazia?» «Oh mai più». Ribellione –Tirate giù il sistema dannatelo rompete i muri. Noi vogliamo cambio! Dividete il gioco con noi o morite. Solo –Dieci soldi, un dime e un viaggio di ritorno a casa!
L’IO NEL NOI
Girate l’io verso il noi ma ancora un io niente catena nessun vero legame nessun vero nodo.
Liberi. Chiedete perché Girate in trovate in questo io il noi in tutti i vostri voi come me.
Girando a sinistra vorticate verso confini più lontani le province degli ultimi a mangiare a dormire ad avere gli antigruppo lì in fondo ciascuno trovi la risposta propria se a sinistra la mia se a sinistra la nostra.

PECORE ALLA TELEVISIONE
Preferiamo grattarci la cute pruriginosa Con voluttuoso piacere piuttosto che pensare a bombe atomiche. sdraiati comodamente Seguiamo altre pecore alla televisione. Riempirci la vita di simili sepolture Può darci un biglietto per un flash sogni. La lentezza scandisce sfavorevoli traduzioni d’immensi strati di noia Riecheggia l’ambizione di qualche illuso Cerco alla verità e alla fissione Quest Soldati chiamo amore Versace
MONDO PIATTO
L’uomo pratico in doppio petto porta nere scarpe da conservatore con queste cammina per le sue stanze i soffitti sono piatti egli detesta le curve. Il suo mondo è piatto costruisce la sua casa su un terreno livellato non c’è alcun pendio nel suo soggiorno. Squadra gli alberi delle strade forme a casaccio darebbero ombra non frutti.
Se Trapani fosse sui fianchi di Erice a romboide a coni o in altre forme fantastiche a guardare la luna curva l’uomo pratico porterebbe i sandali.
ANNO UNO
Allora il bracciante lascerà la vanga dicendo - Basta! - questa terra è mia - Camminerà verso il municipio dove quel cretino d'impiegato FINALMENTE smetterà di scrivere e guardando nel cielo -di colpo - vedrà una nuvola bianca - LIBERA - Si metterà a marciare a fianco al bracciante da stanza a stanza fino all'ufficio del padrone. Entreranno senza bussare per annunciare coi dittafoni "Ascoltateci tutti DA OGGI INIZIA L'ANNO UNO ogni uomo sulla terra mangerà lo stesso pane avrà la stessa paga. Guai a chi vuol essere padrone!
SI. sono ANTIFASCISTA non violento dichiarato ma violanto antifascista.
VOGLIO rosicchiare fino all'osso la eams del fascista.
VOGLIO affondargli nella pancia la mia lama.
VOGLIO Il suo sangue sparso sulla piazza.
VOGLIO ammaccare col mio tacco la sua teste.
Sì sono ANTIFASCISTA amo ma odio I fascisti che attaccano lo studente il contadino l'operaio.
A Trapani all'una di notte frustano il segretario del P C.
GRIDO DI RABBIA sputo sul fascisti lo, tu. tutto II popolo.
Solo una mossa verso II colpo di stato ammazzeremo II fascista lo. tu. tutto il popolo.
Sangue scorrerà caldo per la strada tutto II Paese pieno di sangue annegheremo II fascista nel nostro sangue lo. tu. tutto II popolo.
Ogni borghese venduto morirà GUERRA CIVILE! Chi esita sul ciglio non si salverà.
Fiumana di sangue - o con noi o contro di noi - sangue e sempre sangue Il mio. Il tuo. di tutto II popolo!
Attorno all’Isola se II colpo tenteranno Il maro sarà sangue
Il mio. Il tuo. di tutto II popolo. SI. sono ANTIFASCISTA non violento dichiarato ma violento antlfasclsta!
Fuoco a fuoco sangue a sangue lo. tu. tutto II popolo.