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Marco
from Gigi Gho' a Milano. Analisi di cinque case di civile abitazione costruite tra il 1949 e il 1957
Edificio per abitazioni e negozi
Corso Vercelli 51 1953
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L’edificio ha una pianta a C, articolata in un corpo più alto di otto piani fuori terra attestato su Corso Vercelli (con affaccio principale a Nord) e un corpo più basso e compatto che si sviluppa in profondità nell’isolato per quattro piani fuori terra. La corte interna è caratterizzata da una quota di calpestio più bassa rispetto a quella della strada, permettendo di ricavare un intero piano da adibire ad autorimessa all’interno.
Pur inserendosi all’interno della compatta cortina edilizia di corso Vercelli, questo progetto ne articola la composizione, scardinando l’idea di un piano di facciata continuo e impenetrabile. Il principio compositivo del progetto dichiara la diversificazione del rapporto tra la strada e le diverse parti funzionali mediante una serie di arretramenti che generano un’articolazione del prospetto nelle diverse profondità, interrompendo la continuità compatta della cortina stradale.
Lo stesso principio interesserà anche il successivo progetto di Gho’ per Via Boscovich, nei pressi della Stazione Centrale28 .
28 L’edificio di via Boscovich 14 (1954-55) si articola in un corpo basso affacciato su strada, con negozi al piano terra e uffici al livello superiore, e un volume alto più arretrato, destinato a residenza.
L’ingresso, posto all’estrema sinistra, e i negozi si collocano all’interno del corpo basso a diretto contatto con la strada; qui i pilastri fortemente arretrati rispetto al filo facciata consentono una superficie vetrata quasi continua. Un unico elemento più marcato sancisce il confine tra la parte adibita al commercio e l’ingresso privato delle abitazioni. L’accesso all’atrio d’ingresso delle abitazioni si raggiunge mediante un lungo corridoio che supera lo sviluppo in profondità delle attività commerciali per raggiungere un’unica scala centrale, che distribuisce fino a cinque appartamenti per piano nel corpo che si attesta su Corso Vercelli. Il corpo che si sviluppa all’interno dell’isolato è servito anch’esso da un’unica scala in grado di distribuire due appartamenti per piano, raggiungibile una volta attraversata la corte. Il forte arretramento rispetto al filo strada della parte destinata alla residenza genera un’ampia terrazza che che serve gli appartamento del primo piano. I piani dal secondo al quinto sono invece caratterizzati da balconi trapezoidali, prima sperimentazione di un elemento che tornerà spesso all’interno della produzione architettonica dell’autore (si veda il caso esemplare di Piazza della Repubblica e, in minor parte, anche via Legnano). Qui, questo espediente compositivo è sapientemente utilizzato per raccordare il prospetto agli edifici limitrofi.
Elementi inusuali della pianta sono la cucina e il bagno portati sulla facciata principale, corrispondenti alla fascia di aperture che individua la mezzeria della composizione quasi simmetrica. Questa scelta è conseguenza della volontà del progettista di distribuire con la stessa scala più di due appartamenti per piano (tipico impianto del condominio signorile), alternando i tagli degli alloggi.
Elemento principale della composizione del prospetto è il gioco dei diversi piani di facciata che genera un’orditura di elementi orizzontali e verticali posti a profondità differenti. La parte centrale è caratterizzata da paraste di intonaco opache che scorrono verticalmente alternandosi a colonne finestrate; le solette, in parte nascoste, rivelano il loro slancio orizzontale nella mezzeria e ai lati, dove il piano finestrato affonda in profondità generando un’ombra decisa, in un’alternanza tra pieni e vuoti sapientemente governata. Il sesto piano si presenta interamente arretrato, usufruendo anche della superficie a balcone nella mezzeria. Conclude la composizione un piano attico (non visibile dalla strada) posto ancor più in profondità, attestato su un grande terrazzo.
L’arretramento dei piani sesto e settimo contribuisce a generare l’illusione che l’edificio si allinei con il filo di gronda delle preesistenze, quando è invece di due piani più alto.
1. Gio Ponti, Antonio Fornaroli, Eugenio Soncini, Primo Palazzo Montecatini, 1935-38 2. Gio Ponti, Antonio Fornaroli, Eugenio Soncini, Secondo Palazzo Montecatini, 1947-51 3. Giovanni Muzio, Ca’ Brutta, 1919-23 4. Eugenio e Ermenegildo Soncini, Palazzo La
Serenissima, 1966-68 5. Achille e Pier Giacomo Castiglioni, Luigi
Fratino, Società per le Belle Arti ed Esposizione Permanente, 1949-52 6. Luigi Mattioni, Torre Turati, 1958-60 7. Giovanni Muzio, Torre Turati, 1963-68 8. Giovanni Muzio, Case Bonaiti e Malugani, 1935-36 9. Asnago e Vender, Palazzo in via Manin 33, 1933-34 10. Ludovico e Alberico Barbiano di Beljgiojoso, Casa Feltrinelli, 1934-37 11. Gustavo e Vito Latis, Condominio in piazza
Repubblica 11, 1953-56 12. Gigi Gho’, Edificio per uffici “Assicurazioni d’Italia” e autorimessa, 1965-70 13. Luigi Mattioni, Ermenegildo e Eugenio Soncini, Grattacielo di Milano, 1950-55 14. Asnago e Vender, Edificio per abitazioni e uffici, 1935 15. Luigi Moretti, Casa-albergo in via Zarotto, c. 1950 16. Guglielmo Ulrich, Condominio in viale Vittorio Veneto 16, 1950-53
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Edificio per abitazioni, uffici e negozi
Piazza della Repubblica 12 1955
Il susseguirsi delle vicende che hanno interessato l’attuale Piazza della Repubblica (prima Piazza Fiume) dagli inizi del Novecento, hanno fatto sì che essa divenisse il luogo di molteplici progetti di estremo interesse all’interno del panorama dell’architettura moderna milanese. Lo slargo dell’allora Piazza Fiume trae origine dalla demolizione della prima Stazione Centrale di Milano, avvenuta in seguito alla decisione sancita dal Piano Pavia-Masera di costruire l’attuale stazione in fondo all’asse prospettico generato dalla Via Vittor Pisani, al fine di convogliare in un’unica stazione di testa la maggior parte del movimento viaggiatori. La costruzione della stazione, decisa nel 1912 su progetto di Ulisse Stacchini, venne rimandata a causa della guerra e si concluse solamente tra il 1925 e il 1931. Il vuoto urbano improvvisamente creatosi nella piazza favorì la demolizione dei bassi edifici tradizionali, divenendo teatro per la costruzione di nuovi progetti che poterono avvalersi di un maggiore sviluppo in altezza. Non a caso è qui che si attestano due delle più importanti sperimentazioni dell’edificio alto milanese: la più “timida “ torre Locatelli (1936-1939) di Mario Baciocchi e lo svettante Grattacielo di Milano (1950-55) ad opera di Mattioni e dei fratelli Soncini. La ricostruzione dell’attuale Piazza della Repubblica interessa un panorama temporale che va dagli anni Trenta agli anni Sessanta, annoverando tra le ultime opere costruite un altro edificio di Gho’29, adiacente alla torre a destinazione mista qui descritta.
29 Tra il 1965 e il 1970 Gho’ realizza l’edificio per uffici “Assicurazioni d’Italia” e autorimessa in Piazza della Repubblica 14, 16, occasione per sperimentare il tipico fronte a curtain wall che ne dichiara esplicitamente la funzione esclusivamente terziaria.
30 ©️ Archivio Gigi Gho’ 31 la forma dei balconi consente di massimizzarne la superficie calpestabile rispetto alla distribuzione dei carichi sulla struttura. Il progetto del 1955 va a concludere l’angolo tra Piazza della Repubblica a via Vittorio Veneto, esattamente dalla parte opposta rispetto al coevo edificio dei fratelli Latis. L’estrema panoramicità del lotto influenzerà interamente la composizione del progetto; scrive lo stesso Gho’: “La filosofia di progetto è stata dettata dalla volontà di sfruttare la posizione d’angolo panoramica, inserendosi nella scia delle più famose torri razionaliste milanesi. Tanto più se si tiene conto che l’edificio sorge come un enorme avamposto di avvistamento alla fine del fronte bastionato di Porta Venezia, da dove è facile scorgere l’isolato dei Giardini Pubblici, il grattacielo Pirelli con l’antistante stazione ferroviaria e persino il Duomo. A tale scopo è stata posta particolare attenzione al tema del balcone d’angolo, che caratterizza la pianta stellata dell’edificio. Si crea così una vista panoramica sulle zone più belle di Milano. Un vero e proprio osservatorio a 270° lungo la via Vittorio Veneto, verso i giardini pubblici e il centro di Milano, sulla Piazza della Repubblica ed infine verso lo scorcio prospettico di via Vittor Pisani nonché verso la quinta della Stazione Centrale.”30
La torre contenente abitazioni, uffici e negozi si sviluppa per 13 piani fuori terra con affacci a Sud-Ovest e a Nord-Ovest, un seminterrato e un interrato. Inizialmente il progetto prevedeva anche la realizzazione dell’Albergo Teminius (nelle piante e nei prospetti in grigio più chiaro), un corpo più basso su via Vittorio Veneto di nove piani. La mancata realizzazione di questa parte del progetto ha portato il prospetto Sud-Est della torre a presentarsi insolitamente muto, in quanto previsto per essere in gran parte coperto dallo sviluppo in altezza dell’albergo. Tra i materiali d’archivio è inoltre presente una prima versione del prospetto priva dei balconi trapezoidali, scandito invece solamente dal ritmo di finestre inquadrate nella maglia strutturare portata in facciata.
L’accesso alla torre avviene attraverso un piccolo giardino privato con ingresso su Piazza della Repubblica. Al pian terreno si collocano l’alloggio della portineria e i negozi, il piano rialzato è invece interamente dedicato agli uffici. Un unico corpo scala distribuisce tutti i livelli dell’edificio che nella parte residenziale conta un singolo appartamento per piano; l’unica variazione significativa nella pianta degli appartamenti è costituita dalla villa sul tetto che occupa il piano attico, il cui arretramento genera un giardino pensile. Tutti gli alloggi sono caratterizzati dall’ampio soggiorno d’angolo che gode di una vista estremamente panoramica; gli spazi di servizio sono invece concentrati verso il cortile interno, come di consueto. Ogni angolo della composizione è svuotato dalla presenza dei caratteristici balconi trapezoidali31, il cui slancio orizzontale impone un forte dinamismo alla composizione. Il ripetersi in alzato di questi elementi genera un ritmo in grado di dissolvere il volume della torre, che svetta leggera sulla piazza. L’orizzontalità dei balconi è bilanciata dalla presenza di eleganti montanti metallici verticali. La parte centrale di entrambi i prospetti presenta fasce d’intonaco opache che inquadrano una coppia di colonne finestrate a tutta altezza. Sottilissime ombre definiscono la gerarchia dell’ordito nella parte centrale del prospetto, accostandosi a quelle nettamente più profonde che coincidono con gli svuotamenti d’angolo.
I primi due piani, dedicati al terziario, sono caratterizzati da ampie vetrate inquadrate dalla scansione dei pilastri portanti grigio scuro, nascosti dallo sbalzo dei piani successivi. Questo stesso tema compositivo interessa anche l’antistante edificio dei fratelli Latis.