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Un libro per maggio A cura dell’Associazione di varia umanità

Per coloro che, rendendo vivente l’antica tradizione, continuano “a fare il mese di maggio”, non cè libro migliore di uno di quelli che, senza cadere nel devozionismo, parlano della Madonna, che seppe dire sì all’annuncio dell’Arcangelo di essere la Madre del Figlio di Dio.

Per gli altri (ma potrebbe essere anche per questi), se c’è un libro che potrei invitare a leggere nel mese di maggio è il mio Le mattine del mese di maggio. Lo incominciai a pensare quando frequentavo il Secondo Liceo a Sorrento. E’ stato pubblicato a Roma nel 2021, ed è giunto alla seconda edizione.

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Ma, agli abitanti dell’Isola di Capri, e specialmente ai giovani, ed a coloro che vi soggiornano o sono legati culturalmente ad essa, c’è un altro libro che vorrei invitare a leggere in questo mese

E’ Rilke a Capri, che contiene soprattutto le conversazioni avvenute nell’Isola nel maggio 1907 tra l’allora trentenne Rainer Maria Rilke e l’allora quarantaduenne Leopold Von Schlözer, che questi annotò in un taccuino e pubblicò in Germania quindici anni dopo Sono state tradotto in italiano e pubblicate dalla Conchiglia solo nel 1995, nel volumetto che ho citato, e che è stato curato da Amelia Valtolina.

Il testo delle conversazioni è uno dei più sorprendenti e più preziosi della cospicua letteratura caprese. Esprime aspetti e questioni che sono di estrema attualità, e sui quali non solo sin- golarmente, ma anche comunitariamente sarebbe opportuno soffermarsi.

L’11 maggio 1907, Rainer Maria Rilke, che soggiorna nella Casina delle Rose a Villa Discopoli, si reca al porto di Marina Grande per ricevere Leopold Von Schlözer che, con la moglie Maria, giunge per soggiornare nella stessa Villa

Salendo il sentiero che porta al centro di Capri, dicono che nell’Isola c’è ancora lo splendore degli antichi giorni di festa, anche se qualcosa sta cambiando

Continuano il loro conversare nel giardino di Villa Discopoli Lo riprendono a Marina Grande, nella serata della festa di San Costanzo, e lo continuano nei giorni immediatamente successivi a Villa Jovis, a Santa Maria a Cetrella, a Tragara, A Marina Piccola, ancora a Marina Grande, e lungo le strade che portano ad esse.

Ben presto sono attratti dalle orme di turisti che sgorgano dai vaporetti e inondano botteghe, strade, hotel economici, portando rumori e suoni dove ci sono gli antichi silenzi. Notano che ovunque imperano moda e novità; che “il mondo antico tramontò come il sole che, raggiunto lo zenit, comincia pian piano a declinare, anche se la sua luce può risplendere ancora un po’”; che alla fede negli déi si sostituì quella in Dio; che nei tempi nuovi la cultura è scomparsa, il legame tra arte e natura si è rotto, c’è disprezzo per il passato, si inseguono solamente il profitto ed il successo; il divino è stato sbandito; “la corrente impetuosa dello sviluppo trascina l’uomo con sé”

A lungo si soffermano sull’artigianato che, mentre conversano, è ancora una delle caratteristiche del vivere caprese.

Dicono che era esercitato da uomini che lavoravano “con l’anima e l’innocenza di un bambino”, quando l’arte era “un vero sentimento di vita”.

Quasi sul finire, Rainer Maria Rilke dice che “aleggia una nuova epoca, ma noi non capiamo ancora i suoi segni”

Dal maggio del 1907 sono trascorsi centosedici anni Ma par di essere allo stesso punto

In questa situazione è necessario sapere innanzitutto quel che Rainer Maria Rilhe e Leopold Von Schlözer dicono, e che con le loro conversazioni ci aiutano a conoscere

Raffaele Vacca