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3.3 La stazione di Topolò e Progetto Robida: “un modello per una possibile vita”
3.3 La stazione di Topolò e Progetto Robida: “un modello per una possibile vita”
La storia della Stazione di Topolò –Postaja Topolove inizia nel 1993 grazie alla collaborazione di Moreno Miorelli, Donatella Ruttar, numerosi artisti, passanti e abitanti della zona. La volontà di sperimentare attraverso l’incontro e senza schemi troppo rigidi era alla base del progetto iniziale, nato in risposta alla specificità del luogo, del suo paesaggio e della sua storia. Hanno contribuito al continuo sviluppo della stazione e all’attuale statuto di “piccolo-grande laboratorio”77 gli incontri tra artisti, tra artisti e territorio, tra artisti e abitanti, tra abitanti e territorio. Il paese è frazione del comune di Grimacco e conta meno di 30 abitanti. Si trova all’estremo Orientale della provincia di Udine, molto vicino al confine con la Slovenia.
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Una componente molto interessante del lavoro realizzato dalla Stazione nel corso degli anni è quello di aver rimappato in senso poetico il borgo, inventando luoghi per riempire gli edifici abbandonati. In questo percorso di riappropriazione e resinificazione dello spazio vuoto sono nati un aeroporto, un ufficio postale per stati di coscienza, l'Officina Globale della Salute, l'Istituto per le Acque, una sala d'aspetto per scrittori e registi in transito, la Pinacoteca Universale, un’ Università , la biblioteca per i libri del cuore, un ostello per i suoni trascurati.
Moreno Miorelli, tra i fondatori della stazione, spiega come nel corso degli anni gli organizzatori abbiano abbandonato sia il forzato coinvolgimento degli abitanti, che rischiava di diventare stucchevole e buonista con il ripetersi delle edizioni, sia gli aspetti espositivi tradizionali, quindi l’idea della mostra a cielo aperto. In questo modo si è andata delineando una specifica modalità di partecipazione, per cui chi si trova a Topolò nei giorni del festival ne è componente attiva fondamentale e si trova a partecipare a una sorta di caccia al tesoro in cui vengono stimolati ascolto, attenzione e presenza.78 Così Miorelli definisce la Stazione:
Un laboratorio, un modello per una possibile vita, più intensa, più ricca, dove la ricerca, l’arte, il vivere quotidiano, la sobrietà con cui tutto si svolge, creano un ambiente fertilissimo, creano bellezza cioè la più grande e disturbante forma di resistenza verso quanto accade in questi tempi. 79
77 https://www.turismofvg.it/eventi/stazione-di-topolo-postaja-topolove-272421 78 Sofia Miorelli, “Vedere cosa di notte la marea deposita. Intervista a Moreno Miorelli” in Robida n. 5, 2018, p. 19 79 ibidem
A caratterizzare il progetto e a dettarne in parte il successo è stata anche la scelta iniziale di non imporsidegli obiettivi specifici da raggiungere o una data in cui considerare finito il lavoro. Questo ha permesso una grande libertà di sperimentazione e ha in parte svincolato il progetto dalla possibilità di fallire. Il festival, come evento circoscritto alle prime due settimane di luglio, ha permesso negli anni e permette tutt'oggi di portare l’attenzione su Topolò e di dare visibilità alla sua particolare condizione, ma lo fa nell’ottica di proporre una modalità diversa di vivere e fare esperienza della “marginalità”. Importante inoltre sottolineare come, nelle poche descrizioni reperibili della Stazione e delle attività ad essa connesse, non ci siano mai terminologie specifiche del campo dell’arte partecipativa o socialmente impegnata. La Stazione si colloca fuori dal mondo dell’arte per calarsi invece in quello della vita, e lo fa anche attraverso le specifiche scelte linguistiche, poetiche e curatoriali.
Nasce a Topolò in tempi più recenti Robida, un progetto editoriale ideato nel 2014 da Vida Rucli e Maria Moschioni e realizzato con la collaborazione di Elena Rucli, Laura Savina, Janja Šušnjar, Aljaž Škrlep, Anna Moschioni e Dora Ciccone. Il progetto si concretizza in una rivista culturale cartacea, che ha l’obiettivo di presentare prospettive diverse e non comuni su tematiche care ai giovani promotori, nati o entrati in contatto con Topolò nel corso dell’infanzia e ora organizzati nell’omonima associazione giovanile. La rivista è un’importante strumento, utile per collegare il borgo al mondo esterno, per portare fuori le riflessioni nate a Topolò e al tempo stesso affiancarle ad altre prospettive, provenienti da lontano. Riconosciuta la peculiarità del paese e l’importanza dell’esperienza della Stazione, i giovani di Topolò ne hanno raccolto l’eredità, impegnandosi per portare avanti con modalità personali la cura del paese, della sua cultura e della sua storia. Robida si definisce infatti, oltre che gruppo curatoriale per progetti a lungo termine legati al territorio di Topolò, anche realtà fatta di impegno, dedizione, concretezza, attenzione e responsabilità, come modalità per imparare da zero a prendersi cura dei propri sogni, come piattaforma per creare uno spazio di appartenenza, come spazio dove osservare, riflettere, sperimentare e lasciare che le cose crescano. Un parco giochi, un laboratorio, uno spazio di relazione e cura. 80
Le edizioni finora pubblicate hanno approfondito le tematiche dell’abbandono, della città, del silenzio, del domestico, della Stazione e del gioco, raccogliendo materiale tramite call per contributi di vario tipo. La rivista riprende l’intenzione, comune anche ad altri dei progetti
80 https://r-o-b-i-d-a.tumblr.com/about