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Sentieri accessibili | Prendere le (giuste) misure

Misurare l’accessibilità è compito difficile ma non impossibile. Come farlo? Esiste una “Scala di difficoltà per percorsi montani accessibili con ausili” dedicata agli escursionisti con limitazioni motorie

di Alberto Perovani Vicari*

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La “Scala di difficoltà” è uno strumento di comunicazione che ha lo scopo di informare con esattezza e oggettività chi si prepara a intraprendere un percorso o un’attività. È indispensabile per porre le basi della frequentazione consapevole degli itinerari ai quali si riferisce. La sua specificità è di descrivere caratteristiche riconoscibili senza creare delle categorie rigide, in maniera tale che ci siano dei margini di valutazione per mediare i vari parametri e arrivare così a una classificazione adeguata alla realtà del percorso. Si può vedere questo aspetto come una genericità eccessiva, ma in realtà è il punto di forza della scala stessa, in quanto la rende il più possibile universale. Ogni volta che ci si avventura nella maggior specificazione, il lavoro si impantana in mille possibilità.

LA CLASSIFICAZIONE

Un altro aspetto importante è la progressività di ogni parametro adeguata al numero di gradi della scala stessa. Il tutto deve essere espresso con contenuti chiari, con termini inequivocabili e ben comprensibili, precisi ma non tecnici, adeguati ma non legati a una visione univoca dell’argomento. Un lavoro complesso da affrontare con esperienza, entusiasmo e perfino pazienza. L’abilità, l’abitudine, l’esperienza e il buon senso del valutatore faranno la differenza nel momento della classificazione dell’itinerario.

I PARAMETRI

Andando nello specifico della “Scala di difficoltà per percorsi con ausili”, i parametri considerati sono: tipologia del percorso (sentiero, mulattiera), ovvero si tratta di categorie ampiamente standardizzate e ben descritte e riconoscibili; caratteristiche salienti (in base all’utenza), pendenza, larghezza, dislivello, lunghezza (non in termini astratti, ma specificamente osservate in rapporto all’utenza della scala); evidenza di problematiche oggettive (agibilità del fondo, ostacoli, punti problematici per manovre e/o esposizione), cioè l’aspetto informativo specifico per l’utilizzatore-accompagnatore. Infine ci sono note che completano e caratterizzano e che aggiungono informazioni senza variare la scala stessa.

momenti del corso Cai per l'utilizzo di ausili fuoristrada sul Lago d'Orta (foto Flavio Violatto)

I DESTINATARI

La particolarità di questa “Scala di difficoltà” per l’escursionismo assistito va ricercata nel riferirsi non solo al terreno o a una generica figura di escursionista, ma a una categoria specifica di utilizzatori e alla presenza di mezzi meccanici per la frequentazione. Il mondo della disabilità non è rappresentato solo dalle limitazioni motorie, ma la scala si riferisce a questo aspetto senza certo negare altre forme di disabilità, ma sarebbe stato troppo vago e dispersivo cercare una formula universalmente inclusiva. Qui si parla di percorrenza, in autonomia oppure no, da parte dell’escursionista con disabilità. Stesso discorso vale per i mezzi. Fortunatamente la tecnologia quotidianamente elabora nuove soluzioni per agevolare il disabile; una scala di difficoltà destinata a durare nel tempo non può essere legata a questa o quella tipologia di mezzo, perché andrebbe a scapito della sua universalità. L’importante è comprendere che questa scala descrive un terreno, e ognuno saprà, in base al suo specifico mezzo, adeguare la percorrenza a un grado piuttosto che a un altro.

MAI DA SOLI

È stato inserito un concetto di “autonomia” intesa come possibilità di frequentazione autonoma solo per percorsi valutati fattibili in autospinta da una carrozzina, ma non dimentichiamoci due fattori importanti: nessun escursionista, con o senza ausili, viene invitato a intraprendere un percorso in solitaria per evidenti motivi di sicurezza, così come dev’essere chiaro che il concetto di autonomia non è da intendersi come attività singola, ma sempre legata alla presenza di più persone. Un altro fattore è la valutazione complessiva ed esaustiva delle caratteristiche del percorso, quali lunghezza, punti di partenza e appoggio, ombreggiatura, possibilità di abbreviare l’esperienza. Tutto questo esula dalla “Scala di difficoltà”, ma deve essere tenuto in considerazione e ritenuto fondamentale, in particolare per un’utenza che necessita di una specifica infrastrutturazione.

INFORMAZIONI ATTENDIBILI

Se tutto questo sembra complesso, nella classificazione entra in gioco l’esperienza del Club alpino italiano. Attraverso le sue specifiche componenti tecniche a livello nazionale, il Cai ha portato alla definizione di questa scala, che ha poi subito un processo di certificazione interno (derivante dall’esame congiunto di più parti ad alto livello tecnico) ed esterno (dovuto al riconoscimento internazionale che gode il Cai in quanto parte attiva di associazioni alpinistiche internazionali che agiscono per armonizzare a livello internazionale questo tipo di informazioni). In questo specifico caso la scala è stata condivisa con le maggiori sigle nazionali riferenti alla disabilità che hanno contribuito e apprezzato questo lavoro. Una scala Cai vuol dire sicurezza nell’utilizzo e correttezza dell’informazione. Il riconoscimento del Cai genera una scala che si differenzia totalmente per “peso” da ogni altra proposta da singoli, associazioni o fonti d’informazione.

* Direttore Scuola centrale di escursionismo e cicloescursionismo Cai

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