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Cronaca extraeuropea

CRONACA EXTRAEUROPEA a cura di Antonella Cicogna e Mario Manica - antcico@yahoo.com Rovescio vincente

Ma non stiamo parlando di tennis. 2500 metri di ED+ 90° M4+ WI4+ battezzati Revers gagnant. A realizzarli in stile alpino i francesi Symon Welfringer e Pierrick Fine sull’inviolata Sud del Sani Pakkush 6953 metri, nel massiccio pakistano del Batura Muztagh

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La destinazione doveva essere tutt’altra, e pure la cordata. Perchè Symon Welfringer (26) e Pierrick Fine (25) si erano organizzati in due squadre diverse, con obiettivi differenti. In Nepal. Cancellato però all’ultimo quando il Paese ha chiuso le frontiere per l’emergenza Covid-19. Dunque che fare? Reinventarsi rapidi, escogitare un piano B. Il Pakistan risulterebbe l’unica opzione perchè apre ai turisti se provvisti di tampone negativo. Con l’aiuto delle applicazioni Google Earth e Fatmap, si identifica un nuovo obiettivo: il Sani Pakkush 6953 m nella parte occidentale del Batura Muztagh, l’imponente massiccio montuoso nel nord-ovest del Karakorum. Ed è lì che puntano il dito gli alpinisti francesi. Ad alzare la mano per aderire al nuovo progetto alla fine sono però rimasti in due: Symon e Pierrick. La prima ascensione risale al 29 luglio 1991 quando i tedeschi Hubert Bleicher, Arnfried Braun, Daniel Ketterer e Leo Klimmer toccano la cima piramidale della montagna affrontandola lungo la ripida Cresta nord-ovest. Nel luglio del 1993 una cordata giapponese tenta di salire la montagna in seconda ascensione assoluta, ma due dei componenti perderanno la vita sotto una valanga. Nel 1998 figura un tentativo allo Sperone ovest. Nessuna cordata sembra però averla salita dopo il 1991 e neppure mai tentata lungo il suo imponente versante Sud. Provincia del Gilgit Baltistan (Territori del Nord), nel nord pakistano, distretto di Hunza. Il Sani Pakkush li attende lì, in un mare d’incertezze. «Il tempo che nel Karakorum non è così stabile come in Nepal, con freddo e inverno che potrebbero arrivare prima del previsto. E il fatto di partire in una situazione certamente non favorevole, vista l’emergenza Covid», ricorda Symon. Entrambi i giovani francesi sono però accomunati da: «Una salita in quota. Affrontare una linea non necessariamente super tecnica ‒ sulle Alpi facciamo cose più difficili ‒, ma certamente im-

L’imponente Sud del Sani Pakkush 6953 m, Karakorum, Pakistan (foto S.Welfringer-P. Fine)

pegnativa perchè nell’aria sottile. Con lunghi tiri anche verticali su ghiaccio». Con questa visione, Symon e Pierre lavoreranno all’unisono, rivelandosi forze complementari: «Pierre sembra nato per le altezze. Oltre i 6500 metri, lungo la cresta sommitale, è stata la forza trainante. Il motore della nostra cordata. Una resistenza straordinaria. Era lui che batteva traccia contro il forte vento nella neve fresca, in quel sali e scendi di sculture di neve. Io ho invece un’indomita motivazione, non mollo mai. E sono tecnicamente ben preparato su qualsiasi terreno», spiega ancora Symon.

Sui 6953 metri del Sani Pakkush, scartato lo sperone centrale non totalmente protetto dal crollo dei seracchi e troppo lungo per realizzarlo in stile alpino in one push, sfruttando la breve finestra di bello prevista, l’idea è salire la linea che i due realizzeranno dal 16 al 19 ottobre scorso. «Quattro giorni risalendo la Sud del Sani Pakkush lungo un incredibile couloir a sinistra della vetta, dai 50° ai 90° di pendenza, neve, ghiaccio e roccia, con poche possibilità di bivacco, ma diretto alla cresta sommitale che, in un susseguirsi di strutture nevose scolpite a meringa, porta alla vetta», racconta Pierre. Nascerà così Rovescio vincente, Revers gagnant: 2500 metri di ED+, 90°, M4+, WI4+. Sbaragliando l’inviolata Sud in stile alpino. «Su una parete così vasta, e che da lontano sembrava ben innevata, abbiamo in verità avuto parecchie difficoltà per bivaccare. Abbiamo dovuto aspettare i 6400 metri della cresta, per poterci mettere un po’ comodi!» ricorda Welfringer. Arrivati all’inizio di ottobre sul Toltar Glacier, Symon e Pierrick si acclimateranno e pianteranno il campo base (4700 m) ai piedi dell’imponente Sud. Dopo due settimane eccoli attaccare la parete. Così ci racconta Welfringer: «Era prevista una settimana di sole e questo ci avrebbe dato una chance. Siamo partiti il 16 ottobre alle 2 di notte dal campo base. Abbiamo incontrato le prime difficoltà a 5000 metri, nella parte davvero iniziale della parete, con alcuni tiri sostenuti su ghiaccio e uno spindrift (particelle di ghiaccio e neve polverosa trasportate dal vento - ndr) così violento da strapparmi lo zaino di spalle. Progredendo quindi su terreno più facile, su neve e misto, a circa 5600 metri abbiamo scalato i tiri più duri di M4+/M5, per trovare poi una piccola scomoda piazzola dove bivaccare. L’indomani ci siamo portati alti in parete, con altri 600 metri di progressione, e abbiamo affrontato

Sopra, Symon Welfringer e Pierrick Fine in cima al Sani Pakkush, 6953 m, dopo la salita dell’inviolata Sud (foto S. Welfringer - P. Fine)

WELFRINGER E FINE: PASSIONE PER LE ALTE QUOTE

I due francesi non sono nuovi alle salite extraeuropee. Al confine tra Pakistan e Afghanistan, nella poco esplorata valle di Yarkhun (Hindu Raj), Pierre e Symon hanno aperto all’inviolata Risht Peak 5960 m, Sur la route de l’École: 500 m, M6 5 70°, 4 giorni in stile alpino, con Antoine Rolle e Aurélien Vaissière (2019). Nel novembre dello stesso anno, Pierre Fine firmerà, con Étienne Journet e Jordi Noguere, la linea Tcheu c’te panthère: 1300 m, ED, AI5+/6 alla parete ovest del Monte Grosvenor 6376 m, Sichuan, Cina.

Symon Welfringer è mosso dalla passione per la scalata tecnica e in quota. Nella Rolwaling Himal Range (Nepal) in 3 giorni, con Silvan Schüpbach (CH), aprirà in stile alpino Trinité: 1400 m, M6 AI5, alla parete ovest, Cima Nord 6820 m, del Tengi Ragi Tau (ottobre 2019). Nell’ottobre 2018 Welfringer, con Aurélien Vaissière, Antonin Cecchini, Laurent Thévenot, realizzerà Le Quattro à Cordes, 1100 m, 6b/A2 M4 80°, lungo il roccioso sperone di 1100 metri che porta in vetta al Lobuche Est 6120 m (Nepal). Quest’estate, sulle Alpi, da segnalare per Symon la libera in giornata di Manitua: 7c 1100 m (FA Slavko Svetičič 1991). E la ripetizione con Nils Favre (CH) di Paciencia (8a 900m) alla Nord dell’Eiger (FA S.Siegrist-U.Steck, 2003).

due tiri di puro ghiaccio davvero superbi. A 6200 metri, senza posto dove piazzare la tendina, abbiamo atteso lunghe ore prima che il sole uscisse, organizzandoci in un “bivacco di fortuna”: io seduto su una roccia, i piedi a penzoloni nel vuoto; Pierre in una sorta di amaca casalinga. Il terzo giorno eravamo stravolti da quei due pessimi bivacchi. Dopo due ore di salita ci siamo fermati a riposare e a scaldarci un po’ per poi mettere la tenda a 6400 m sulla cresta sommitale dove abbiamo trovato un comodo crepaccio che ci ha consentito di recuperare le forze. Il 19 ottobre, riposati, abbiamo deciso di affrontare la cima con pochissimo materiale. Senza smontare il nostro bivacco, abbiamo continuato per gli ultimi 500 metri lungo i torrioni della nevosa cresta sommitale. Avanzare è stato sempre più difficile, ma dopo 7 ore di sfacchinata, a volte letteralmente scavando nella neve polverosa, siamo arrivati in vetta al Sani Pakkush». «Quegli enormi funghi di neve – racconta Fine –. Una corsa sulle montagne russe, su e giù, con una vista mozzafiato sulle due valli che il filo di cresta separava. Uno degli istanti più memorabili del nostro viaggio!». Il quinto giorno sulla montagna è stato dedicato totalmente al rientro, con calate in doppia (20-25) e tratti di scalata in discesa. Il tardo pomeriggio del 20 ottobre i due francesi giungeranno al campo base.