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Rapporto di guida Volvo V60 T6 eAWD Recharge: Il genio del risparmio dell’estremo Nord

Il genio del risparmio dell’estremo Nord

La Volvo V60 offre quello che sia famiglie che uomini d’affari desiderano: più spazio, comfort, sicurezza e variabilità. Come ibrido plug-in, dovrebbe percorrere circa 50 chilometri esclusivamente con energia elettrica, essere più veloce di quanto consentito dalla polizia grazie ai suoi 340 CV di potenza e consumare solo da 1,7 a 2,0 l/100 km secondo la WLTP (procedura di prova per veicoli leggeri armonizzata a livello mondiale). Che sia davvero così? Noi l’abbiamo provata.

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Chi guida una Volvo vive l’understatement, anche nella Volvo V60. Particolarmente elegante con il suo rivestimento in lamiera bianco, larga 1,85 m, si erge su 1,43 m e si estende per 4,76 m. «A chi servono i 18 cm in più della V90, esteticamente anche meno sportiva?», ci si potrebbe chiedere. Inoltre, il portabagagli della Volvo V60 offre da 529 a 1’441 litri di spazio e chi è seduto dietro ha ampia libertà per le gambe. La risposta: persone più alte, per via del tetto piatto e pendente sul retro. Gli adulti alti fino a 1,85 m si siedono in modo confortevole anche nella V60 e i bambini sono al sicuro, grazie agli attacchi Isofix. La musica, naturalmente, risuona a meraviglia nella fila anteriore. Ci si accomoda su sedili perfettamente sagomati, multipli e regolabili su un’ampia area, come se si fosse in seno ad Abramo, anche se un po’ “vicini all’asfalto”.

Comfort, eleganza e qualche complicazione

Ci si sente comunque in buone mani. Le porte si chiudono con un colpo netto, senza sbattere, tremare o cigolare. Gli interni curati sono ben realizzati, occhi e mani beneficiano del comfort dei materiali in pelle, legno, alluminio e plexiglass, in tipico stile scandinavo. L’autonomia può piacere o meno. Le discussioni sul gusto vanno lasciate da parte. Il giudizio sul sistema di Infotainment non è una questione di stile personale: funzioni ottimali ma operabilità lacunosa. Gli svedesi realizzano cose intelligenti come gli schienali posteriori ripiegabili elettricamente dal bagagliaio con la semplice pressione di un pulsante, l’hotspot WiFi standard e un gancio per mantenere aperto il fondo del bagagliaio; poi, però, installano un sistema di controllo con un display touch che si scorre verso il basso, a sinistra e a destra per visualizzare innumerevoli livelli di menu. Il tutto è stancante e poco intuitivo, i tasselli di comando sono troppo piccoli e la visibilità del display può risultare scarsa, a seconda dell’incidenza della luce. Il display touch va operato anche per le azioni base, come regolare il climatizzatore, e spesso servono più passaggi. Solo per disattivare volante e sedili riscaldabili, ne occorrono ben 8. Decisamente troppi, cari ingegneri. Questo sistema comporta regolari distrazioni e, pertanto, contraddice in toto l’approccio di sicurezza pubblicizzato da Volvo.

Tra l’altro, come mai lo schermo è montato in posizione verticale invece che orizzontale? Analogamente, le prese d’aria assolverebbero alla loro funzione anche in formato S invece di XXL. Nella configurazione attuale, il «cielo» nella modalità 3D del display di navigazione riempie quasi metà del display e la mappa (che è realmente importante) rimane piccola.

» Grazie alla ricarica di compressore e turbo, il motore a quattro cilindri genera ben 253 CV da poco meno di due litri di cilindrata. In combinazione con il motore elettrico, ciò si traduce in una potenza del sistema di 340 CV.

» La batteria 11,6 kW viene caricata mediante connettore Typ2, in base alla potenza di allaccio, in 3-8 ore. Con l’energia accumulata, la V60 viaggia in modalità completamente elettrica per circa 50 chilometri.

Intelligente, rapida ed economa

La cosa è ancora più deplorevole perché il sistema di navigazione attualmente gioca un ruolo centrale nella versione ibrida plug-in. Controlla il modo in cui l’energia elettrica viene immagazzinata nella batteria da 11,6 kW e utilizzata nel miglior modo possibile lungo l’intero percorso. Pertanto, solo immettendo una destinazione nel navigatore si beneficia di una portata ottimale. Altrimenti può accadere che la Volvo V60 T6 eAWD Recharge «bruci» inutilmente elettricità sui pendii invece di risalire le montagne in modo più efficiente con l’alimentazione a benzina. toimposta. Qui da noi ciò non è irrilevante. Tanto più che chi sceglie la V60 come ibrida plug-in non gareggia ma vuole risparmiare. E la complessa tecnologia ibrida aiuta sicuramente.

Nei viaggi brevi siamo riusciti con un minimo di 1,2 l/100 km e un massimo di 2,1 l/100 km. In un giro di prova nella Svizzera orientale, che è stato completato due volte con la batteria completamente carica all’inizio, il consumo con supporto di navigazione è stato di 4,7 l/100 km e senza di esso 5,5 l/100 km. Quindi Volvo non promette troppo in termini di uso intelligente della batteria. Con una batteria scarica al punto di partenza, i consumi sono saliti a poco meno di 10 l/100 km; la Volvo ha bruciato in media 5,4 l/100 km in tutti i giorni di prova. L’autonomia elettrica ha coperto tra 40 e 47 km, nonostante le temperature gelide. Questo è più di quanto si pensi ed è sufficiente nel quotidiano per un gran numero di pendolari, e padri o madri di famiglia.

Ad ogni modo, l’interazione tra il motore elettrico da 65 kW sull’asse posteriore, alimentato da una batteria agli ioni di litio posta sotto il tunnel centrale, e il quattro cilindri da 2 litri con compressore e turbocompressore (253 CV), che è accoppiato all’asse anteriore tramite un sistema automatico a 8 velocità, funziona sempre in modo eccellente. La marcia in avanti è grintosa, il cambio rapido e flessibile e il motore a benzina si avverte appena. Concentricità e isolamento acustico sono impeccabili: la Volvo V60 è più silenziosa di un gatto in fase caccia.

Ma un gatto è sicuramente più manovrabile. Circa due tonnellate di peso a vuoto e un passo di 2,87 m provocano una certa inerzia, che nessun ingegnere del telaio può eliminare. Il telaio stretto ma non troppo messo a punto e lo sterzo preciso, anche se un po’ indifferente in termini di reazione, consentirebbero comunque una maggiore sportività. Soprattutto perché l’ibrido svedese accelera con potenza, se necessario. In meno di sei secondi passa a 100 km/h e gli sprint intermedi sono un vero piacere grazie alla coppia di 590 Nm. Niente più propulsione, tipica di Volvo, nonostante i 340 CV a 180 km/h. I tedeschi potrebbero obiettare sulla necessità di una simile riduzione au-

Sicura, compatibile con il rimorchio e di facile manutenzione

La V60 dispone, come è tipico della Volvo, di tutti i sistemi di assistenza e sicurezza rilevanti. La nostra auto di prova presentava anche display head-up, retrocamera con ausilio per il parcheggio in avanti e dietro e funzione di visibilità a 360°, fari LED con luce curva e assistente dinamico degli abbaglianti e pilota Assist II a bordo. Quest’ultimo consente (mani sul manubrio!) una guida parzialmente autonoma fino a 130 km/h. Funziona benissimo sulle nostre autostrade a velocità limitata e in modo accettabile sulle strade di livello superiore e su quelle secondarie.

Ciò è gratificante quanto la consapevolezza che la V60, in quanto ibrida, può trasportare fino a due tonnellate ed è facile da manutenere, indipendentemente dal suo stile nobile. Dopo aver attraversato l’autolavaggio, non c’è quasi bisogno di pulizia, i tappetini sono robusti e, grazie al rivestimento in velluto, il bagagliaio è facile da pulire.

Conclusioni

Nobile nordica, supertecnologica, spaziosa, veloce, silenziosa e, viste le sue dimensioni e il comfort offerto, un vero miracolo del risparmio, la Volvo V60 eAWD Recharge è il veicolo ideale per molti. Potrebbe sicuramente essere più maneggevole e magari sarebbe il caso di ripensare il comando del sistema di Infotainment. Tutto sommato, però, la Volvo V60 in versione ibrida plug-in è un veicolo piacevole e sicuro, adatto anche per viaggi veloci. Tutto ha il suo prezzo: il costo della V60 T6 eAWD Recharge parte da 68’600 franchi, incl. 10 anni/150’000 km di servizio gratuito e 5 anni/150’000 km di garanzia.

» Il bagagliaio ha una capacità di 529 litri e di 1441 litri, con gli schienali dei sedili posteriori reclinati. Purtroppo, il coperchio del bagagliaio è molto difficile da usare.

Info

Dieci cose da sapere su Volvo

1. Volvo Cars ha iniziato nel 1927 la sua storia di costruttore di automobili, nel 1999 fu venduta a Ford e dal 2010 appartiene alla cinese Zhejiang Geely Holding.

2. La società ha sede a Göteborg; gli stabilimenti di produzione, gli impianti di assemblaggio e i centri per la ricerca, lo sviluppo e il design si trovano in Svezia, Danimarca, Belgio, Malaysia, India, USA e Cina.

3. La prima auto costruita da Volvo portava la designazione del tipo «ÖV4» e il soprannome «Jakob» (che qui da noi suonava un po’ buffo).

4. La prima station wagon di Volvo è stata la PV445

Duett (1953).

5. La straordinaria Volvo P1800 ha raggiunto la fama mondiale come macchina cinematografica di Roger

Moore nel ruolo di Simon Templar in «The Saint».

6. La denominazione del marchio «Volvo» in latino vuol dire «viaggiare».

7. Attualmente Volvo offre sette modelli ibridi plugin: 3 SUV e rispettivamente due berline e due station wagon.

8. Con XC40 Recharge e l’imminente C40 Recharge, Volvo offre due veicoli elettrici a batteria (BEV).

9. Nel segmento delle autorità ufficiali, Volvo equipaggia le istituzioni con girofaro blu di tutto il mondo.

10. Due corpi di polizia svizzeri utilizzano già la Volvo V60

T6 eAWD Recharge.

Volvo Cars

» Con il modello station wagon 850, Volvo gareggia nel BTCC British Touring Car Championship.

Modernes Brandschutztraining

Effektive und umweltschonende Firetrainer und Übungslöscher

Die neuesten Regelungen der Arbeitsstättenverordnung verpflichten alle Firmen, einen Teil der Mitarbeiter im Umgang mit den vorbeugenden Brandschutzeinrichtungen (z. B. Handfeuerlöscher) sowohl der Theorie als auch in der Praxis vertraut zu machen. Die Firma AISCO aus March (BadenWürttemberg) begann bereits in den 1990er-Jahren als eine der ersten Firmen in Europa, gasbetriebene Firetrainer zu bauen. Seither ist deren Palette von recht einfachen und preiswerten Geräten bis hin zu professionellen Geräten perfektioniert worden. Die neuesten Gerätegenerationen sind so konstruiert, dass sie durch eingebaute Notfalleinrichtungen eigentlich nicht ausfallen können.

Federleichter Firetrainer

Ein Highlight ist der Firetrainer Typ UL 1 (ultraleicht), der nur noch 7,5 Kilogramm wiegt und trotzdem alles kann, was die bekannten klobigen und schweren Firetrainer leisten, die es auf dem Markt gibt. Das Ziel war es, einen vollwertigen Firetrainer zu entwickeln, bei dem auf jedes Gramm Gewicht geachtet wurde. Die Flammen des UL 1 sind beeindruckend, bis zu ca. zwei Meter hoch. Er wird mit einer praktischen Transportbox geliefert. Der Firetrainer UL 1 ist für alle gedacht, die viel unterwegs sind, wenig Platz im Fahrzeug haben und dennoch überall in der Lage sein wollen, Brandschutztrainings durchzuführen.

» Der ultraleichte Firetrainer Typ UL 1 wiegt nur noch 7,5 Kilogramm, leistet jedoch das, was die bekannten klobigen und schweren Firetrainer bringen. » Mit den Füllautomaten können die Übungslöscher einfach und in Sekundenschnelle nachgefüllt werden

Umweltschonender Übungslöscher

Füllautomaten bieten folgende Vorteile:

Das neueste Produkt der Entwicklungsabteilung der AISCO ist ein CO2 Übungslöscher. Der aus hochwertigem Vollaluminium hergestellte Löscher ist mit der klassischen CO2-Löschertechnik ausgestattet – nur dass anstelle von CO2 feiner Wassernebel versprüht wird.

Vollautomatische Füllstation

Schon Anfang der 2000er-Jahre entwickelte AISCO die ersten Füllautomaten für Handfeuerlöscher. Die kleinkoffergroßen Geräte übernehmen vollautomatisch das Nachfüllen von Übungslöschern. Das komplette Nachfüllen eines 9-Liter-Übungslöschers erledigt die Füllstation Typ «Turbo» in knapp 24 Sekunden. • Sie helfen, Geld zu sparen, da man wenige Übungslöscher braucht. • Sie benötigen wenig Transportkapazität, da sie klein und kompakt sind. • Die Befüllung der Übungs löscher kann vor Ort, kurz vor

Trainingsbeginn, erfolgen. • Das Nachfüllen von Übungslöschern kann auch während des Trainings stattfinden. • Der zweite Mann auf dem

Übungsplatz wird eingespart.

Wenn der Computer entscheidet, wohin der Rettungswagen fährt

Rettungskräfte müssen Entscheidungen schnell und sicher treffen – auch unterwegs und unter schwierigen Rahmenbedingungen. Digitalisierung kann dabei helfen – nicht zuletzt in Verbindung mit dem elektronischen Patientendossier (EPD), das ab diesem Jahr schrittweise eingeführt werden soll.

Allen Unkenrufen zum Trotz: Digitale Prozesse und leistungsstarke, vernetzte sowie robuste IT-Geräte gestalten komplexe Abläufe effizienter – auch bei den Rettungsdiensten. Zudem erleichtern elektronische Helfer und Datenbanken die Dokumentation, steigern die Transparenz und können helfen, die medizinische Versorgung Betroffener zu optimieren. Nicht zuletzt hilft Digitalisierung dabei, kritische Informationen hochverfügbar zu halten – dank entsprechender Einsatz-Software und mobilen Endgeräten überall, im Spital ebenso wie im Rettungswagen, im Helikopter und direkt am Einsatzort. Essenziell dafür sind eine durchgängige, verlässliche Konnektivität und eine hohe Qualität (Korrektheit und Vollständigkeit) der auf den Systemen hinterlegten Daten.

Cloud und Tablet sind Standard

Viele Rettungsdienste und andere Institutionen aus dem BORS-Sektor können seit Jahren, wenn nicht Jahrzehnten, die gesamte Prozesskette des Rettungseinsatzes mobil abdecken. Dank entsprechender Endgeräte und passender Software-Lösungen gelingt es, alle Schritte abzubilden. Von der Alarmierung über die Einsatz- und Patientendaten, die Erfassung der logistischen Fahrzeug- und Abrechnungsdaten, die ergriffenen Behandlungsschritte (inklusive Entscheidungshilfen und Plausibilitätskontrollen) bis zur transparenten, vollumfänglichen Dokumentation aller ergriffenen Massnahmen.

Dank dedizierten, sicheren Cloud-Plattformen wird die Rettungskette zu 100 Prozent digitalisiert abgebildet und abgearbeitet. Schnell, effizient und sicher. Längst schon werden Details zum Einsatzort und dem dort vorliegenden Szenario nicht mehr telefonisch durchgegeben und hektisch auf Papier notiert. Stattdessen erfassen moderne Rettungszentralen die Daten der Person, die den Einsatz anfordert, sowie alle Details zur Situation vor Ort. Diese werden parallel im System erfasst und an die Einsatzkräfte übermittelt. Letztere sind auch während des Einsatzes online und können mancherorts sogar schon Daten der medizinischen Überwachungsgeräte, etwa für EKG, Blutdruck und Sauerstoffwerte, drahtlos erfassen und ans Spitalteam übermitteln.

Zukunftsmusik «E-Health-Akte»

Genau an diesem Punkt soll künftig das elektronische Patientendossier (EPD), also die digitale Gesundheitsakte, für noch mehr Sicherheit und Tempo in der Rettungsprozesskette sorgen. Dies vor allem dadurch, dass die von den Rettungskräften erfassten Vitalitäts- und Gesundheitsdaten einer Person im mobil verfügbaren System direkt und in Echtzeit mit den in der Akte der Person abgespeicherten Daten verknüpft, abgeglichen und abgespeichert werden.

Befürworter des EPD, das in der Schweiz 2021 schrittweise eingeführt wird und in Deutschland

seit Anfang 2021 bereits gesetzlich verpflichtend ist, erhoffen sich von dieser Verbindung markante Vorteile für das Rettungswesen. Insbesondere trügen die erweiterten Daten dazu bei, dass Rettungsteams, unterstützt von elektronischen Entscheidungshilfen, dank Verfügbarkeit der aktuellen Gesundheitsdaten sowie der Patientengeschichte schneller und effizienter agieren können – sowohl am Einsatzort als auch bei der Überführung von Personen ins Spital.

Dabei soll die digitale Gesundheitsakte die Erstversorgung nicht nur schneller, sondern vor allem auch sicherer machen – und zwar sowohl für die betroffene Person als auch für die Rettungskräfte. Patientenseitig sinkt das Risiko einer falschen Diagnose respektive Behandlung, weil die Rettungskräfte über Vorerkrankungen sowie zentrale Faktoren wie Medikamentenunverträglichkeiten oder Allergien informiert sind. Aufseiten der Rettungskräfte steigt die Sicherheit, weil in der Gesundheitsakte – zumindest in Deutschland – auch Informationen zu vorherigem riskantem oder gar gewalttätigem Verhalten einer Person gelistet werden können. So sind Rettungskräfte vorgewarnt und können entsprechende präventive Massnahmen ergreifen.

Das alles gilt natürlich nur, wenn die elektronischen Dossiers sauber geführt und jederzeit aktuell sind – und für den Zugriff seitens der Rettungskräfte freigegeben wurden. Diesbezüglich orten Datenschützer zahlreiche noch nicht gelöste Probleme und Herausforderungen – in Ländern wie Deutschland, wo die E-Health-Akte bereits gesetzlich vorgeschrieben ist, und erst recht hierzulande, wo das Rollout des EPD gerade erst so langsam Fahrt aufnimmt.

Ins Spital, zum Hausarzt oder nach Hause?

Dennoch dürften die Möglichkeiten der Nutzung von Gesundheitsdaten künftig europaweit deutlich erweitert werden. Beispielsweise dahin gehend, dass im Bereich der häuslichen Pflege mobile Anwendungen ein engmaschiges Monitoring der Vitalwerte älterer Patienten ermöglichen, wobei automatisch entsprechende Notfall-Benachrichtigungen an Dritte gesendet werden, sobald vordefinierte Alarmwerte erreicht oder gar überschritten werden. Abhängig von der Art des Alarms würden direkt die Rettungskräfte alarmiert oder der behandelnde Arzt oder andere medizinische Fachpersonen würden mit der betroffenen Person via Videocall verbunden. All dies könnte helfen, die Reaktionszeiten zu senken, die Qualität der fachlichen Beratung und Betreuung zu steigern und zugleich die Kosten zu senken.

In England verfrachten die Rettungsdienste bereits heute zunehmend weniger verunfallte Personen «standardmässig» ins Spital. Sie können über eine mobil verfügbare, einfach zu nutzende 2-Wege-Kommunikation direkt mit Spezialisten des Spitals diskutieren und dann entscheiden, ob eine Spitaleinweisung zwingend nötig ist oder ob es ausreicht, die betroffene Person zum Hausarzt oder nach Hause zu transportieren, wo dann die ambulante Behandlung fortgeführt wird.

Ob und wann vergleichbare Methoden hierzulande zum Einsatz kommen könnten, steht in den Sternen. Vieles wird davon abhängen, wie gut sich das EPD bewähren wird und wie hoch die Akzeptanz in der Bevölkerung klettern wird. Man darf gespannt sein – nicht nur aufseite der Rettungsdienste.

» Künftig soll die Einbindung der elektronischen Patientenakte dabei helfen, Rettungseinsätze noch schneller und sicherer zu machen.

Lorsque l’ordinateur décide du lieu d’intervention des ambulances

Les services de secours doivent prendre leurs décisions avec rapidité et en toute sécurité, qu’ils soient sur la route ou lorsque les circonstances sont défavorables. La numérisation peut être d’une grande aide, ici, et surtout en association avec le dossier électronique du patient (DEP), qui doit être introduit progressivement dès cette année.

En dépit de toutes les prévisions pessimistes, il s’avère que les processus numériques et les équipements informatiques performants, robustes et en réseau, optimisent l’efficacité des déroulements complexes, également dans les domaines des services de secours. Les aides électroniques et les bases de données facilitent par ailleurs la documentation, améliorent la transparence et peuvent aider à optimiser l’assistance médicale apportée aux personnes concernées. Enfin, la numérisation permet de maximiser la disponibilité absolue des informations cruciales, cela grâce à des logiciels d’intervention spécifiques et à des terminaux mobiles disponibles partout, que ce soit à l’hôpital, dans l’ambulance, dans l’hélicoptère ou directement sur le lieu du déploiement. Pour y arriver, il est indispensable de disposer d’une connectivité continue et fiable ainsi que d’une excellente qualité des données enregistrées dans les systèmes (justesse et intégralité).

La norme : le cloud et la tablette

Cela fait des années, sinon des décennies, que de nombreux services de secours et autres institutions relevant des AOSS, couvrent l’intégralité du processus d’intervention de sauvetage de manière mobile. Grâce à des terminaux appropriés et aux solutions logicielles adaptées, il est possible de suivre toutes les étapes : depuis le déclenchement de l’alarme, les données sur l’intervention et les patients, la saisie des informations logistiques concernant les véhicules et la facturation, les soins médicaux prodigués (y compris les dispositifs d’aide à la décision et les contrôles de plausibilité) jusqu’à la documentation transparente et intégrale de toutes les mesures mises en œuvre.

Grâce aux plateformes cloud sécurisées et dédiées, la chaîne de sauvetage est réalisée et traitée sous forme entièrement numérique et avec rapidité, efficacité et sécurité. Il y a longtemps que les détails du lieu d’intervention et du scénario sur place ne sont plus transmis par téléphone et inscrits fébrilement sur papier. Au lieu de cela, les centrales de secours modernes enregistrent les renseignements sur la personne qui demande de l’aide ainsi que les informations concernant la situation sur place. Toutes ces données sont saisies simultanément dans le système et transmises aux forces d’intervention, qui sont également connectées durant leur mission et peuvent même, selon où elles se trouvent, saisir en ligne les données fournies par les appareils de surveillance médicale, telles que les ECG, la tension artérielle et la quantité d’oxygène dans le sang, pour les transmettre à l’équipe hospitalière.

Le « dossier e-health », c’est déjà pour demain ?

C’est précisément là que le dossier électronique du patient (DEP) – dossier médical numérique – va entrer en jeu et assurer une plus grande sécurité et rapidité dans les différents processus de la chaîne de sauvetage. Cela sera notamment dû au fait que les données relatives à la vitalité et à la santé d’une personne seront saisies par les services de secours dans le système mobile disponible, pour être liées,

» Grâce aux terminaux mobiles et aux solutions logicielles adaptées, les services de secours sont déjà en mesure de représenter numériquement l’ensemble de la chaîne de sauvetage.

comparées et enregistrées directement et en temps réel avec les données stockées dans le dossier de la personne en question.

Les partisans du DEP, qui est peu à peu mis en œuvre en Suisse courant 2021, et dont l’application en Allemagne est déjà imposée par la loi depuis le début de l’année 2021, attendent de ce rapprochement des avantages considérables pour les services de secours. Et surtout, la quantité plus étendue de données permettrait aux équipes de sauvetage, aidées par des outils électroniques visant à optimiser la prise de décision, d’agir plus rapidement et plus efficacement grâce à la disponibilité des données de santé et de l’historique sanitaire des patients, que ce soit sur le lieu d’intervention ou lors du transfert à l’hôpital.

Transfert à l’hôpital, chez le médecin de famille ou au domicile ?

Il est attendu que le dossier médical accélère non seulement les premiers soins, mais qu’il les rende surtout plus sûrs, et cela vaut tant pour les personnes concernées que pour les services de secours. Du côté des patients, il diminue le risque d’une erreur de diagnostic ou de traitement, puisque les services de secours connaissent les antécédents médicaux et les paramètres essentiels, tels que les intolérances aux médicaments ou les allergies. Les services de secours, quant à eux, gagnent en sécurité, car le dossier médical livre – du moins en Allemagne – des informations sur un comportement précédemment à risque ou, pourquoi pas, violent d’une personne. Les services de secours sont ainsi informés et peuvent prendre les mesures préventives adéquates. Il est toutefois probable, qu’à l’avenir, les possibilités d’utilisation des données sanitaires se démultiplient considérablement en Europe. Par exemple dans le sens d’un suivi complet et très détaillé des paramètres vitaux des patients âgés, qui serait possible grâce à des applications mobiles utilisées dans le secteur des soins à domicile. Sachant que des messages d’alerte appropriés seraient envoyés à des tiers dès que les valeurs d’alarme prédéfinies sont atteintes ou même dépassées. Selon la nature de l’alarme, les services de secours seraient prévenus directement ou le médecin traitant, respectivement d’autres professionnels de la santé, seraient mis en contact avec la personne concernée par appel vidéo. Tout cela pourrait aider à diminuer les temps de réaction, à améliorer la qualité des conseils et traitements spécialisés et à réduire en même temps les coûts.

Cela ne vaut toutefois que si les dossiers électroniques sont correctement renseignés et toujours d’actualité – et si les services de secours bénéficient de l’autorisation d’accès. À cet effet, les contrôleurs de l’utilisation des données informatiques, relèvent encore de nombreux problèmes et difficultés qui n’ont pas été résolus, par exemple dans des pays comme l’Allemagne, où le dossier de santé électronique est déjà imposé par la législation, et plus particulièrement chez nous, où le lancement du DEP commence à peine à se concrétiser.

En Angleterre, les services de secours transportent déjà de moins en moins de victimes d’accidents à l’hôpital de manière standardisée. Ils peuvent échanger directement avec les spécialistes de l’hôpital par le biais d’une communication bidirectionnelle mobile et conviviale, et décider si le transfert à l’hôpital est indispensable ou s’il suffit de conduire la personne souffrante chez le médecin de famille ou chez elle, où les soins nécessaires lui seront prodigués.

On ne sait pas encore si des méthodes comparables seront mises en œuvre un jour chez nous ou pas. Tout dépendra de la mesure dans laquelle l’EPD fera ses preuves et de son succès auprès de la population. La curiosité est de mise, et pas seulement du côté des services de secours.

» À l’avenir, la prise en compte du dossier électronique du patient devrait pouvoir aider à rendre les interventions des sauveteurs encore plus rapides et plus sûres.

Quando è il computer a decidere dove va l’ambulanza

Le forze di salvataggio devono prendere decisioni in modo rapido e sicuro, anche quando sono in movimento e in condizioni difficili. La digitalizzazione può essere d’aiuto, non solo in termini di gestione di cartelle informatizzate dei pazienti (CIP), che a partire da quest’anno saranno introdotte gradualmente.

» Grazie ai dispositivi terminali mobili e alle relative soluzioni di software, le forze di salvataggio possono mappare già oggi digitalmente l’intera catena di soccorso.

Nonostante tutte le profezie di sventura, i processi digitali e i potenti e robusti dispositivi IT collegati in rete rendono i processi complessi più efficienti, anche per i servizi di salvataggio. Inoltre, gli ausili elettronici e le banche dati aiutano a gestire la documentazione, aumentano la trasparenza e possono aiutare ad ottimizzare il trattamento medico degli interessati. Infine, la digitalizzazione aiuta ad aumentare la disponibilità delle informazioni critiche grazie ad uno specifico software e alla presenza di dispositivi terminali mobili ovunque, in ospedale e nell’ambulanza, in elicottero e direttamente sul luogo d’intervento. A tale scopo sono essenziali una connettività coerente e affidabile e l’alta qualità (correttezza e completezza) dei dati salvati nei sistemi.

Cloud e tablet sono standard

Tanti servizi di salvataggio e altre istituzioni AOSS sono in grado di coprire da anni, se non decenni, l’intera catena di processi d’intervento di salvataggio su base mobile. Grazie ai relativi dispositivi terminali e a soluzioni di software adeguate, è possibile mappare tutti i passaggi. Dall’allarme ai dati dell’intervento e del paziente, la registrazione dei dati logistici di veicolo e fatturazione, le fasi di trattamento intraprese (compresi gli aiuti decisionali e i controlli di plausibilità) fino alla documentazione trasparente e completa di tutte le misure adottate.

Grazie a piattaforme cloud sicure e dedicate, la catena di salvataggio è mappata ed elaborata in modalità interamente digitale. Rapida, efficiente e sicura. Da molto tempo ormai, i dettagli sulla posizione e sullo scenario in questione non vengono più forniti al telefono e scritti freneticamente su carta. Le moderne centrali di salvataggio registrano i dati della persona che richiede l’intervento e tutti i dettagli relativi alla situazione in loco. I dati vengono inseriti nel sistema e, in parallelo, trasmesse alle forze d’intervento. Queste ultime sono online anche durante l’intervento e possono talvolta registrare già i dati dei dispositivi di monitoraggio medico, come ECG, pressione del sangue e valori dell’ossigeno, in modalità wireless e comunicarli al team dell’ospedale.

Il futuro delle «Cartelle E-Health»

Proprio in questo contesto, in futuro, la cartella informatizzata dei pazienti (CIP) garantirà più sicurezza e velocità nella catena del processo di salvataggio. In particolare perché i dati relativi alla salute e vitalità di una persona vengono registrati dalle forze di salvataggio direttamente nel sistema mobile disponibile e poi associati, confrontati e salvati in tempo reale con quelli delle cartelle dei soggetti interessati.

I fautori delle CPI, introdotte in Svizzera nel 2021 e In Germania già obbligatorie per legge a partire dal 2021, sperano che questo collegamento porti benefici significativi al servizio di salvataggio. In particolare, i dati ampliati aiutano le squadre di soccorso, supportate da ausili decisionali elettronici, ad agire in modo più rapido ed efficiente grazie alla disponibilità dei dati sanitari attuali e dell’anamnesi del paziente, sia in loco che durante il trasferimento delle persone in ospedale.

» In futuro, l’integrazione della cartella clinica elettronica aiuterà a rendere gli interventi di salvataggio più rapidi e più sicuri.

La cartella clinica digitale non dovrebbe solo rendere il pronto soccorso più veloce, ma soprattutto più sicuro, sia per la persona interessata che per le forze di salvataggio. Dal punto di vista del paziente, si riduce il rischio di una diagnosi o di un trattamento errato, perché le forze di salvataggio sono informate su malattie pregresse e fattori centrali come tollerabilità dei farmaci o allergie. Dal punto di vista delle forze di salvataggio, aumenta la sicurezza perché la cartella clinica (almeno in Germania) contiene anche informazioni su un eventuale comportamento precedente rischioso o persino violento della persona. Le forze di salvataggio sono così avvisate e possono prendere le misure di prevenzione necessarie.

Il tutto è naturalmente possibile solo se le cartelle informatizzate vengono mantenute aggiornate e organizzate e rese accessibili alle forze di salvataggio. A questo proposito, gli esperti di protezione dei dati stanno individuando numerosi problemi e sfide irrisolte, in Paesi come la Germania, dove le cartelle e-health sono già obbligatorie per legge, e qui da noi, dove il lancio del PCI sta prendendo lentamente piede. nel settore dell’assistenza domiciliare, le applicazioni mobili consentono un attento monitoraggio dei segni vitali dei pazienti anziani, con le corrispondenti notifiche di emergenza inviate automaticamente a terzi non appena i valori di allarme predefiniti vengono raggiunti o addirittura superati. A seconda del tipo di allarme, sarebbero avvisate direttamente le forze di salvataggio oppure il medico curante o altri professionisti sanitari sarebbero messi in collegamento con la persona interessata mediante videochiamata. Tutto questo potrebbe aiutare a ridurre i tempi di reazione, ad aumentare la qualità della consulenza e dell’assistenza professionale e, al contempo, a ridurre i costi.

In Inghilterra, i servizi di salvataggio stanno già spostando sempre meno vittime di incidenti negli ospedali come metodo «standard». È possibile utilizzare la comunicazione bidirezionale mobile e di facile utilizzo per discutere direttamente con gli specialisti ospedalieri e quindi decidere se il ricovero sia assolutamente necessario o se sia sufficiente trasportare la persona interessata dal medico curante o a casa, dove poi verrà continuato il trattamento ambulatoriale.

Se e quando saranno impiegabili metodi simili qui da noi non è ancora dato saperlo. Molto dipenderà da come vengono gestite le PCI e dalla loro accettazione da parte della popolazione. Un processo che terrà tutti col fiato sospeso, non solo i servizi di salvataggio.

In ospedale, dal medico curante o a casa?

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