7 minute read

OSSERVAZIONI

Next Article
FENOMENO DEL MESE

FENOMENO DEL MESE

OSSERVAZIONI

DI PIERO MAZZA*

Advertisement

LA MAESTOSITÀ DEL CIGNO

STELLE E NEBULOSE AFFASCINANTI, CON QUALCHE PICCOLO MISTERO

» La nebulosa IC 1318 ripresa da Mauro Zorzenon.

OSSERVAZIONI

Nel corso dei nostri tour celesti abbiamo già incontrato la bellissima costellazione del Cigno, che durante questo mese, in prima serata, transita praticamente allo zenit. Ma non l’abbiamo ancora presentata come si deve, e allora colmiamo questa lacuna. Situato in piena Via Lattea, il Cigno occupa circa 800 gradi quadrati. Nel Medioevo veniva chiamato dagli Arabi “Piccione” oppure “Gallina”, tant’è che chiamavano la stella più brillante Dhanab al-Dajajah, che significa “Coda della gallina”. Presso gli antichi Greci la costellazione rappresentava un uccello generico, ma Eratostene la indicò come cigno, termine che fu adottato nel mondo romano, con numerosi racconti mitologici associati a questa figura celeste.

LA STELLA POLARE DI MARTE

Deneb (Alfa Cygni), l’astro più brillante della costellazione, è la stella bianca di prima grandezza che occupa il vertice nord-orientale del “Triangolo Estivo” (anche se è meglio visibile all’inizio dell’autunno). Fra le stelle più luminose si colloca al 19° posto, ma ciò è dovuto esclusivamente alla sua enorme distanza che si è potuta ricavare solo per via spettroscopica. Questa è risultata essere di ben 2600 anni luce, distanza alla quale il Sole sarebbe ridotto a un’invisibile stellina di 19a grandezza! Bastano questi dati per capire che Deneb è una delle giganti più splendenti che si conoscono, 200mila volte più luminosa della nostra stella e con una massa 19 volte maggiore. Tuttavia, quest’ultimo dato rimane piuttosto incerto, perché Deneb è una stella singola e non è quindi possibile determinarne direttamente la massa. Trattandosi comunque di una stella di massa elevata, è soggetta a una evoluzione rapida, dell’ordine di pochi milioni di anni, dopo i quali esploderà come una supernova: un punto di magnitudine -8, visibile in pieno giorno e sufficiente a rischiarare il cielo notturno per parecchie settimane. A causa della precessione degli equinozi, Deneb è passata a soli 7° dal polo nord celeste circa 18mila anni fa e vi farà ritorno verso l’anno 9800. Attualmente è la stella polare settentrionale di Marte. Spostiamoci all’altro capo della costellazione, presso il confine con la Volpetta, per incontrare quella che molti ritengono la più bella stella doppia del firmamento: Albireo (Beta Cygni), un nome che probabilmente è dovuto a una impropria traduzione latina dell’Almagesto. In arabo è al-Minbar al-Dajajah, che significa “Becco della gallina”. È formata da una stella arancione di 3ª grandezza e da una azzurra di 5ª, separate da poco più di mezzo primo d’arco. Con la loro marcata differenza di colore contrastano nettamente nel campo visivo di un telescopio anche di modeste dimensioni. La distanza di questa coppia è di

» La costellazione del Cigno; sono tratteggiate le stelle principali che formano la Croce del Nord.

OSSERVAZIONI

DI PIERO MAZZA

» Il piccolo ammasso aperto NGC 6910 (al centro). Il nord è a destra (astronomyphotos.com).

430 anni luce, ma molti astronomi si chiedono se le due stelle siano veramente una doppia fisica o piuttosto non si trovino vicine solo per effetto prospettico. Le loro velocità radiali, entrambe in avvicinamento alla Terra, sono pari rispettivamente a 24 e 18 km/s. Questa differenza non esclude l’ipotesi del legame fisico, perché potrebbe essere dovuta al diverso moto delle componenti attorno al baricentro comune, in combinazione al moto relativo della coppia rispetto al Sistema solare. D’altra parte, va tenuto presente che dall’epoca delle prime osservazioni — compiute da Otto Struve nella prima metà del secolo scorso — non è stato messo in evidenza alcun moto orbitale. Se si tratta realmente di un sistema binario, deve avere un periodo orbitale attorno ai 100mila anni. Forse è proprio quest’aura di mistero a rendere più affascinante questa stella, che non richiede cieli cristallini per essere osservata, ma si può comodamente ammirare dal balcone in città per gran parte dell’anno. È sicuramente un ottimo bersaglio per far colpo su coloro che si accostano per la prima volta all’oculare di uno strumento astronomico. È importante considerare anche la stella Gamma, in arabo Sadir o Sadr (“Petto”). Anche questa non scherza in quanto a dimensioni: è una supergigante gialla di magnitudine 2,2, distante 1500 anni luce e 23mila volte più brillante del Sole. È circondata da una gran quantità di nebulose a emissione che si possono osservare abbastanza facilmente negli strumenti luminosi a grande campo, come i grandi binocoli con obiettivi da 80 mm o più. Questo vasto complesso nebulare porta la sigla IC 1318; la sua parte più brillante è quella situata un grado a est di Gamma, caratterizzata da una vistosa banda scura arcuata già osservabile in un binocolo. Per l’osservazione telescopica, si raccomanda un oculare grandangolare con campo apparente di almeno un paio di gradi e un filtro nebulare Uhc. La zona appare diafana come se fosse debolmente

STELLE E PROFONDO CIELO NEL CIGNO

OGGETTO

Alfa Cygni (Deneb) Beta Cygni (Albireo) Gamma Cygni (Sadr) IC 1318

AR (2000) DECL. (2000) DIM. MAG. TIPOLOGIA

20h41,4m +45°17’ 19h30,7m +27°58’ 20h22,2m +40°15’ 20h26,0m +40°20’ — 34” 1,25

Spettro A2 3,3+5,1 Spettri K0+B8

2,2 210’×140’ — Spettro F8 Neb. emissione

NGC 6910

20h23,1m +40°47’ NGC 7000 (Nord America) 21h01,8m +44°12’ NGC 6997 20h56,8m +44°39’

NGC 6996 20h56,5m +45°29’ 7’ 2° 8’ 5’ 7,4 4,0 10,0 –Amm. aperto Neb. diffusa Amm. aperto Nube stellare

» Le nebulose Nord America e Pellicano (a destra) riprese da Milano con un teleobiettivo da 300 mm f/2,8. Sono evidenziati i raggruppamenti stellari accennati nel testo (Luigi Fontana).

incirrata, con alcune chiazze sparse poco più pronunciate. A ridosso di Gamma c’è anche il piccolo ammasso NGC 6910, situato circa mezzo grado a NNE; è un oggetto piuttosto disperso, con poche stelle; a circa 30x se ne vedono una decina, disposte come una stella a tre punte, di cui un paio di 7a grandezza. Visualmente non appare più esteso di 5 primi d’arco.

INFLAZIONATA MA SEMPRE AFFASCINANTE

Parlare del Cigno significa soprattutto rivolgere l’attenzione a una delle nebulose più fotografate del cielo, la NGC 7000, nota a tutti come la “Nord America”. Fu Max Wolf, uno dei pionieri dell’astrofotografia, che nel 1890 diede questo nome alla nebulosa che nell’insieme sembra suggerire la forma del continente nord-americano. È osservabile in binocoli 20x80, anche se la parte settentrionale tende a sfumare nel continuo stellare della Via Lattea; è meglio definita la zona meridionale, soprattutto nella parte costituita dal Golfo del Messico, dove è netto il contrasto con la zona scura adiacente. Consigliamo di esaminare questa parte della nebulosa in un piccolo telescopio con oculare a grande campo, munito di filtro interferenziale: più questo è a banda stretta (come l’OIII), più netti appariranno i minuti dettagli. Se si osserva senza filtri, è interessante andare a caccia di un paio di addensamenti stellari presenti nella nebulosa. Il più facile è NGC 6997, situato all’interno di un triangolo isoscele di stelle di 6a grandezza con il vertice più acuto che punta quasi esattamente verso nord; il campo è molto ricco, ma questo triangolo si riconosce facilmente. L’ammasso è stato scoperto da W. Herschel ed è costituito da un gruppo abbastanza compatto di stelle deboli di forma quasi circolare. Questo è quanto si osserva in un piccolo telescopio 10 o 15 cm di diametro. In strumenti da 25 cm si possono contare circa 40 stelle che sembrano disposte lungo due cerchi incompleti. L’atlante digitale Megastar riporta in questa posizione anche l’ammasso NGC 6996 (in figura la posizione del secondo è stata modificata per chiarezza), mentre la I edizione dell’Uranometria, il vademecum per eccellenza degli osservatori del cielo, riporta NGC 6996 circa 50’ più a nord. Ma qui probabilmente abbiamo un semplice addensamento stellare, evidenziato dalla presenza di Barnard 353 a ridosso verso est, una tenue formazione scura allungata da nord a sud per una dozzina di primi. Questa piccola zona scura sembra incurvarsi un po’ verso SW, dando l’impressione di un semicerchio che avviluppa l’ammasso. È stata sicuramente questa formazione a indurre D.W. Morehouse, presidente della Drake University (Iowa) a coniare il buffo termine “Nido d’Uccello” in un articolo apparso negli anni 20 su Popular Astronomy.

LA CROCE DEL NORD

La denominazione di Croce del Nord, con la quale talvolta vengono chiamate le stelle principali del Cigno, è un retaggio della proposta sorta nel XVII secolo di cristianizzare gli asterismi: questa costellazione avrebbe rappresentato la Christi Crux o Crux cum S. Helena, con allusione al presunto ritrovamento di frammenti della croce di Cristo a opera di Elena, madre di Costantino. Sicuramente la disposizione delle cinque stelle più evidenti ricorda una croce latina più realisticamente di quanto faccia la sua piccola controparte sita nell’emisfero australe che invece ha assunto la denominazione ufficiale di Croce del Sud.

OSSERVAZIONI

*PIERO MAZZA MUSICISTA DI PROFESSIONE, È UN APPASSIONATO VISUALISTA, CON MIGLIAIA DI OSSERVAZIONI DEEP SKY CONSULTABILI DAL SITO WWW.GALASSIERE.IT.

This article is from: