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Logiche localizzative: i distretti culturali........................................................................................................ 2.2
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settori della città hanno potuto rivitalizzare queste zone e attrarvi ulteriori fruitori in determinati periodi dell’anno, creando addensamenti che hanno costituito nuove centralità urbane.
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2.2 Logiche localizzative: i distretti culturali
In cosa consiste un distretto culturale e qual è la sua finalità specifica? Un distretto culturale è un’esperienza economica e sociale generata da due fenomeni: quello della localizzazione delle attività produttive e quello della natura peculiare della cultura e dei beni culturali. Nonostante ne esistano diversi modelli, il distretto culturale si può definire in generale come un insieme organizzato di istituzioni, reti di relazioni e imprese che producono un’offerta di beni e di servizi culturali di qualità, legati a un territorio circoscritto, caratterizzato da un’identità ben definita. 16 Il distretto culturale viene considerato uno degli strumenti di affermazione della cultura intesa,
36 non solo in quanto esternazione della vita di una comunità, ma anche quale risorsa strategica per una crescita economica sostenibile del territorio. ‘’ Se la cultura e la creatività stanno diventano il nuovo centro analitico del paradigma dello sviluppo economico mondiale, anche a livello locale si assiste ad un’analoga ricentralizzazione delle strategie e dei modelli di sviluppo’’. 17 È infatti con l’emergere di teorie economiche che focalizzano la propria analisi sui modelli di sviluppo locale e sul ruolo della cultura, che si assiste alla definizione del distretto culturale.
Gli addetti delle industrie culturali agiscono a livello locale e fanno della prossimità un vantaggio economico, sfruttandola nel migliore dei
16.Bruzzese A., Tamini L., Servizi commerciali e produzioni creative. Sei itinerari nella Milano che cambia, Bruno Mondadori, Milano, 2014. 17. Santagata W., ‘‘ Cultural districts, property rights and sustainable economic growth’’, International journal of urban and regional research, marzo 2002.
dei modi. Ne sono un esempio l’industria cinematografica, il settore audiovisivo, il design, i servizi museali e quelli enogastronomici che colgono tutti ispirazione da un legame culturale e intellettuale con la propria comunità locale d’origine. Questo forte legame con il contesto sociale consente l’accumulazione di capitale culturale localizzato, il quale può assumere forma di capitale tangibile (patrimonio monumentale, musei…) e intangibile (idee, pratiche e valori comuni). 18
Studiando gli assetti urbani di diverse città è possibile notare che le industrie culturali tendono a localizzarsi in porzioni specifiche della città e a raggrupparsi in quartieri, dando luogo a una nuova caratterizzazione spaziale e sociale. Le ragioni che portano alla concentrazione geografica delle imprese possono essere di varia natura: legate alla localizzazione di skill specifiche,
18. Santagata W., La fabbrica della cultura, ritrovare la creatività per aiutare lo sviluppo del paese, Il Mulino, Bologna, 2007. 2 - Industria Culturale Creativa alla presenza di materie prime, di efficienti infrastrutture, di centri di ricerca, alla prossimità con mercati di sbocco e così via. Si tratta di quartieri, o parte di essi, che offrono alle nuove industrie condizioni di insediamento favorevoli, con una elevata quantità di capitale sociale che favorisce occasioni di incontro e di scambio.
Occorre sottolineare tuttavia che l’esistenza di sistemi culturali locali non comporta automaticamente la loro trasformazione in distretti. Il distretto culturale come modello di sviluppo territoriale autonomo e sostenibile non sorge spontaneo, ma il più delle volte è il risultato di un progetto, di appositi investimenti e di strumenti di governance. Una delle caratteristiche di un distretto è l’interdipendenza delle sue imprese, poiché frequenti contatti favoriscono lo scambio di input specializzati, consentendo all’informazione di circolare liberamente.
La rete di relazioni è fondamentale ai fini di una definizione del raggio di azione dei distretti.
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fig. 04 Evento temporaneo per il Fuorisalone nel distretto Tortona, Milano fonte: https://www.milanoevents.it 38
Le diverse risorse presenti sul territorio rappresentano i nodi della rete e sono legati gli uni agli altri tramite le relazioni. Queste possono essere rappresentate dal semplice scambio di informazioni o di valori, oppure da quello di materie prime, servizi ecc. Queste più sono numerose e più grande sarà il successo del distretto, con conseguenti vantaggi economici.
Il distretto culturale viene definito anche come “un sistema reticolare spazialmente delimitato” 19 . I criteri utilizzati per determinare i confini sono diversi: • criteri culturali: che rilevano la qualità e quantità delle risorse territoriali nelle singole unità territoriali; • criteri storici: riguardano l’aspetto storico legato all’architettura, al paesaggio, all’urbanistica, ecc. dell’unità territoriale; • criteri geografici e fisico/spaziali: riguardano
19. Hall P., ‘‘Creative cities and economic developments’’, Urban Studies, Vol 37, No 4, pp. 639-649, 2000. 2 - Industria Culturale Creativa la morfologia, l’accessibilità, le infrastrutture ricettive dell’unità territoriale; criteri politico/amministrativi; criteri sociali: riguardano il capitale sociale dell’unità territoriale, ovvero la presenza di diffusa fiducia e partecipazione. criteri economici: il tipo di struttura produttiva presente; criteri demografici: le caratteristiche del “capitale umano” presente.
Tra i diversi tipi di distretti culturali, quello più diffuso in Italia è il distretto culturale industriale basato sulla presenza di piccole imprese e di forme specifiche di regolamentazione sociale a livello locale. Santagata 20 attribuisce a questo tipo di distretto 5 grandi prerogative: • la libera diffusione delle informazioni, la cosidetta ‘’ industrial atmosphere’’; • la rapida diffusione delle innovazioni
20. Santagata W., La fabbrica della cultura, ritrovare la creatività per aiutare lo sviluppo del paese, Il Mulino, Bologna, 2007.
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