Abitare Con-Temporaneo

Scuola di Architettura Urbanistica Ingegneria delle Costruzioni Corso di Laurea in Progettazione dell’Architettura Anno Accademico 2019/2020 Appello di Laurea 24 Settembre 2020

A B I T A R E CON-TEMPORANEO Architetture permanenti per un uso temporaneo

Portfolio di Laurea Beatrice Uva Matricola n. 900641

Immagine di copertina: “The darjeeling limited�, Flanstudio.com

“La funzione dell’abitare è il principio fondamentale dell’esistenza” Martin Heidegger

Cosa significa abitare mi ha sempre affascinato, a partire dalle riflessioni che George Perec si pone nel suo scritto “Specie di Spazi”: “Abitare una camera, che cos’è? Abitare un luogo, vuol dire impossessarsene? Che significa impossessarsi di un luogo? A partire da quando un luogo diventa veramente vostro?”.1 Abitare, etimologicamente, deriva dal verbo latino habere e significa avere consuetudine in un luogo. L’uomo abita quando appartiene ad un luogo e si identifica con esso.

La casa rappresenta ciò che siamo, è il riflesso più immediato e più stupefacente di ogni individuo. “Niente è più importante dei luoghi che abitiamo, e la casa, quel luogo che ci abita e che si veste intorno a noi fino a diventare parte della nostra anima, è probabilmente l’ambiente universale che ci è più necessario. Casa sono i sensi, tutti, gli odori che dal naso e dal cuore diventano la memoria e la radice del nostro essere”.2 Durante il mio percorso accademico le esperienze per me maggiormente significative sono state quelle svolte nell’ambito del laboratorio di progettazione architettonica al primo anno, del laboratorio di costruzione dell’architettura al secondo anno e del laboratorio di progettazione dell’architettura degli interni al terzo anno.

I tre progetti, la residenza per studenti, il Bed and Breakfast e la residenza per artisti, ruotano intorno al tema dell’abitare, ma con una particolare accezione: l’abitare temporaneo.

1 cfr. Georges Perec, Specie di Spazi, Torino, Bollati Boringhieri Editore, 1989, p. 34 2 cfr. Luca Molinari, Le case che siamo, Milano, Nottetempo Edizioni, 2016, p. 80

INDICE

1. Residenza per studenti

2. Bed and Breakfast

3. Residenza per artisti

RESIDENZA PER STUDENTI

Il progetto nasce dall’esigenza di coniugare all’interno di uno stesso complesso zona residenziale e pubblica. Questo comporta la necessità di trovare soluzioni progettuali che mettano in rapporto le due parti, ma allo stesso tempo le rendano indipendenti tra loro.

Il lotto di progetto si colloca all’angolo tra due vie, Ambrogio Figino e Salvator Rosa, presentando perciò esigenze connesse allo snodo angolare.

Il circondario consta prevalentemente di edifici residenziali e industriali, sviluppati secondo lo schema a corte, tipico della città di Milano.

L’analisi del contesto ha portato ad osservare una disomogeneità di altezze dei palazzi, anche all’interno dello stesso lotto.

La prima esigenza posta è stata quindi quella di contribuire a donare al luogo una maggiore uniformità nelle altezze, per offrire un punto fermo e di riferimento. L’altro obiettivo è stato quello di proseguire lo schema a corte, ma allo stesso tempo garantire una forte permeabilità tra l’interno e l’esterno.

La soluzione individuata è stata progettare due corpi, due edifici separati tra loro, ma della stessa altezza, proprio per garantire uniformità, che si ricollegassero tra loro attraverso un passaggio completamente vetrato a partire dal primo piano, lasciando quindi il piano terra libero e del tutto accessibile, adibito a spazio pubblico.

1

PRODUCED BY AN AUTODESK STUDENT VERSION

SEZIONE C-C'

Via Ambrogio Figino

E'

PROSPETTO VIA AMBROGIO FIGINO

Via Salvatore Rosa

PLANIVOLUMETRICO

PROSPETTO VIA SALVATOR ROSA

PROSPETTO URBANO VIA SALVATORE ROSA

2

PRODUCED BY AN AUTODESK STUDENT VERSION

PROSPETTO CORTE INTERNA D-D'

SEZIONE A-A'

zona lavanderia

zona studio

SEZIONE C-C'

PROSPETTO VIA AMBROGIO FIGINO

cucina comune

PIANTA SECONDO PIANO

alloggio studenti

ALLOGGIO STUDENTI 25 MQ

E'

PIANTA PRIMO PIANO

spazi comuni

alloggi studenti

SEZIONE BB

3

PIANTA COPERTURA

PRODUCED BY AN AUTODESK STUDENT VERSION

SEZIONE A-A'

PROSPETTO VIA AMBROGIO FIGINO

RNA E-E'

SEZIONE EE

B

Alla fluidità e poca predeterminazione delle forme che caratterizzano il piano terra, ai piani residenziali si contrappone invece una rigida e più razionale suddivisione degli spazi e delle forme. La grande terrazza vetrata d’angolo ha la funzione sia di unione tra i due volumi sia di estensione dell’interno verso l’esterno.

SEZIONE C-C' Il principio che ha guidato il progetto è stato quello di offrire al quartiere un edificio capace di integrarsi nel contesto, ma allo stesso tempo essere capace di astrarsi da esso e offrire spazi che siano sempre adattabili e pronti a rispondere alle esigenze per cui sono stati progettati.

C

D'

PRODUCED BY AN AUTODESK STUDENT VERSION

PRODUCED BY AN AUTODESK STUDENT VERSION

PIANTA TERZO PIANO

La zona residenziale si trova ai tre piani successivi, per garantire maggiore riservatezza e soprattutto per evidenziare lo stacco con la zona pubblica. L’abitare temporaneo è qui esplicitato attraverso le residenze per studenti, unità abitative integrate a spazi ad uso collettivo. Gli alloggi sono dotati dei servizi di prima necessità, così da formare piccole comunità indipendenti connesse ad un sistema di attrezzature comuni per il tempo libero, lo studio e il relax. La flessibilità d’uso degli alloggi cambia in relazione al variare dei bisogni, delle abitudini e dei modi di PROSPETTO CORTE INTERNA D-D' vita degli utenti. Lo studente, pur consapevole di vivere in una condizione di temporaneità, cerca comunque di stabilire dei punti fissi, di delineare un proprio habitat per affermare e confermare la propria presenza non casuale in quel luogo.

4

BED AND BREAKFAST

Il progetto si colloca in presenza di un lotto non edificato in Viale Arbe, in prossimità di Piazzale Istria. Data la presenza della ferrovia e del traffico su viale Arbe, si è posta la necessità di rispondere al requisito dell’isolamento acustico, utilizzando un sistema costruttivo in xlam, dotato di buone prestazioni isolanti.

Il progetto è composto da un unico volume su due piani, adibito a bed and breakfast a conduzione familiare.

La progettazione di strutture turistico-ricettive risponde alla necessità di fornire alloggi temporanei a visitatori in transito. Il soggiornare temporaneo in una struttura turistico-ricettiva si avvicina al concetto di abitare temporaneo, poiché in alcune di queste strutture l’abitare è l’esigenza fondamentale e la permanenza è in genere molto breve. Gli utenti che abitano per un breve periodo nel B&B appartengono ad un’utenza mista, non specifica come nel caso della residenza per studenti, sono i cosiddetti “city users”, che soggiornano nella città per esigenze legate al lavoro o allo svago. Lo spazio abitativo di questa categoria di utenti non necessita di particolari requisiti o dotazioni, essi esprimono bisogni legati più alla necessità di avere un riparo piuttosto che una vera e propria dimora, consapevoli del fatto che le loro radici stanno altrove.

Il piano terra è completamente aperto agli ospiti ed è composto da un ampio spazio centrale che ospita la zona giorno, mentre lateralmente si trovano le camere e i servizi. Al piano superiore è situata la zona più privata, dove vive la famiglia.

5

servizi

spazio comune

B&B

B&B

famiglia/proprietari

PIANTA PIANO TERRA

PIANTA PRIMO PIANO

SEZIONE BB

SEZIONE AA

6

RESIDENZA PER ARTISTI

UpArt, la fabbrica delle idee, è un progetto che nasce da due principali esigenze: valorizzare un edificio in stato di abbandono, l’Opera Nazionale Dopolavoro e riconquistare i giovani che stanno abbandonando la provincia.

Questo spazio viene inteso come una risorsa inutilizzata e viene ripreso e riavviato attraverso una politica di occupazione temporanea, attraverso l’arte e l’attività culturale. L’iniziativa è quella di invitare artisti di genere e provenienze disparate ad alloggiare all’interno dell’ex Opera Nazionale Dopolavoro, al fine non soltanto di evitare l’allontanamento da Vercelli, ma anzi da generare un flusso di verso opposto. Durante la permanenza in residenza, agli artisti verrà richiesto di produrre delle opere inerenti ad un tema scelto tramite una call per artisti ogni volta differente. Al termine del soggiorno, verrà allestita una mostra ed organizzati eventi volti ad includere il più possibile gli abitanti della città.

Il progetto è situato nella città di Vercelli, all’angolo tra via Torquato Tasso e via dell’Aravecchia. Si tratta di un edificio monumentale, l’Opera Nazionale Dopolavoro, risalente all’epoca del regime fascista.

Le domande poste fin dall’inizio, fin dal momento del sopralluogo, “come dare qualità, come ripensare questo spazio abbandonato”, ma soprattutto “come renderlo un punto di riferimento per Vercelli”, hanno sempre guidato verso lo sviluppo e l’idea di progetto.

Il progetto viene visto sotto tre grandi spazi che sono stati analizzati nel dettaglio: il teatro, l’agorà, e le residenze.

7 Progettazione dell’Architettura degli Interni A.A. 2019/2020, Primo Semestre

Docenti: Enrico Scaramellini, Anna Ferrugiari

Opera Nazionale Dopolavoro Vercelli

Gruppo: 07

Studenti: chiara rimoldi matteo torti

879300 900572

314.80 80 180

Lastre in policarbonato compatto sp. 16 mm dim. pannelli 3000x500 mm 2.94

113.69

120.69

110 600

Parapetto Tubo Innocenti Ø 50 mm Rete in Nylon di protezione

6.26

305.20

139.50

305.20

134.70

Parete esterna Pannello in multistrato marino di Batipin sp. 15 mm Isolamento termico in lana minerale sp. 90 mm Pannello in multistrato marino di Batipin sp. 15 mm

139.50 60 100

80 180

60 100

80 180

3.09

170.11

170.11

171.61

Struttura scatolare in pannelli multistrato marino di Batipin a incastro

314.80 80 180

Solaio Pannello in multistrato marino di Batipin sp. 15 mm Isolante termico in lana minerale sp. 90 mm Pannello in multistrato marino di Batipin sp. 15 mm

Lastre in policarbonato compatto sp. 16 mm dim. pannelli 3000x500 mm

2.94

120.69

113.69

120.69

110 600

0.50

Parapettometallico Montante di telaio prefabbricato Tubo Innocenti Ø 50 mm Tubo Innocenti Ø 70 mm Rete in Nylon di protezione

2.45 3.05

6.26

305.20

134.70

305.20

134.70

139.50

Parete esterna Pannello in multistrato marino di Batipin sp. 15 mm Isolamento termico in lana minerale sp. 90 mm Pannello in multistrato marino di Batipin sp. 15 mm

139.50 60 100

80 180 60 100

80 180

Progettazione dell’Architettura degli Interni A.A. 2019/2020, Primo Semestre

Opera Nazionale Dopolavoro Vercelli

Docenti: Enrico Scaramellini, Anna Ferrugiari

Gruppo: 07

Studenti: chiara rimoldi matteo torti beatrice uva

T12

879300 900572 900641

3.09

171.61

170.11

170.11

Struttura scatolare in pannelli multistrato marino di Batipin a incastro

314.80 80 180

80 180

Solaio Pannello in multistrato marino di Batipin sp. 15 mm Isolante termico in lana minerale sp. 90 mm Pannello in multistrato marino di Batipin sp. 15 mm

Lastre in policarbonato compatto sp. 16 mm dim. pannelli 3000x500 mm 2.94

113.69

120.69

110 120.69 600

0.50

Parapetto Montante di telaio prefabbricato metallico Tubo Innocenti Ø 50 mm Tubo Innocenti Ø 70 mm Rete in Nylon di protezione

2.45 3.05

6.26

PIANTA CAPSULA 305.20

SEZIONI PROSPETTICHE

Parete esterna Pannello in multistrato marino di Batipin sp. 15 mm Isolamento termico in lana minerale sp. 90 mm Pannello in multistrato marino di Batipin sp. 15 mm

139.50 60 100

80 180

Progettazione dell’Architettura degli Interni A.A. 2019/2020, Primo Semestre

Docenti: Enrico Scaramellini, Anna Ferrugiari

Opera Nazionale Dopolavoro Vercelli

Gruppo: 07

Studenti: chiara rimoldi matteo torti beatrice uva

879300 900572 900641

T12

3.09

8

170.11

Struttura scatolare in pannelli multistrato marino di Batipin a incastro

3.74

3.74 1.45

1.00

1.23

1.44

0.80

0.70

0.80 0.63

1.47

80 180

0.63

1.45

1.47

80 180

0.80

0.80

L’abitare viene qui indagato attraverso due differenti tipologie di abitazioni: la residenza, che si sviluppa a partire dai muri esistenti dell’edificio e la capsula, situata all’interno del teatro.

80 180

1.75

1.75

La temporaneità viene qui associata, oltre all’utenza che per un determinato periodo abita all’interno dell’edificio, alla flessibilità degli spazi, che a seconda delle diverse esigenze cambiano, e alla leggerezza del sistema costruttivo.

Questo ultimo aspetto è soprattutto evidente nelle capsule che sono composte da pannelli di Batipin, pannelli di policarbonato e una struttura in metallo, tubi innocenti, che le sorregge, che è la stessa di cui è composto il teatro. La residenza, situata dall’altra parte del volume esistente, è composta anch’essa da una struttura leggera in legno, la scala che diventa mobile e spazio di arredo, il soppalco e il pavimento. Il tutto è pensato distaccato dalle pareti esistenti, che può dunque muoversi e cambiare.

2.08 0.88

4.31

4.31

0.90

0.90

5.11

5.11

2.70 0.80

0.80

2.23

3.09

0.80

0.80

0.80

0.80

Si tratta di un abitare temporaneo minimo, in cui i bisogni primari sono ridotti allo stretto necessario.

PIANTA RESIDENZA

Dopolavoro

Gruppo: 07

Studenti: chiara rimoldi matteo torti beatrice uva

879300 900572 900641

Progettazione dell’Architettura degli Interni A.A. 2019/2020, Primo Semestre

T13

Docenti: Enrico Scaramellini, Anna Ferrugiari

Opera Nazionale Dopolavoro Vercelli

Gruppo: 07

Studenti: chiara rimoldi matteo torti beatrice uva

879300 900572 900641

9

1.21

5.28 3.17

0.30

0.60

SEZIONE PROSPETTICA RESIDENZA E REFETTORIO

Progettazione dell’Architettura degli Interni A.A. 2019/2020, Primo Semestre

Docenti: Enrico Scaramellini, Anna Ferrugiari

Opera Nazionale Dopolavoro Vercelli

Gruppo: 07

Studenti: chiara rimoldi matteo torti beatrice uva

879300 900572 900641

T14 10

“In questo momento, per la prima volta nella storia dell’umanità, il mondo ospita un numero di individui superiore ai sette miliardi. Un’immensità che determina un paesaggio umano dinamico fatto di corpi, segni, tessuti, elementi organici e vitali. In questo quadro anche la progettazione dell’abitare comincia a diventare qualcosa di diverso, fa parte ormai di uno scenario urbano mobile, dinamico che modifica la visione tradizionale dell’architettura” 1 Oggi viviamo all’interno di una società in continua trasformazione, le cui dinamiche repentine e incontrollabili sono difficilmente assimilabili rispetto alla velocità del loro mutare. Viviamo in un’epoca che Zygmunt Bauman descrive come “modernità liquida”: “i fluidi non conservano mai a lungo la propria forma e sono sempre pronti (e inclini) a cambiarla; cosicché ciò che conta per essi è il flusso temporale più che lo spazio che si trovano a occupare e che in pratica occupano solo per un momento. In un certo senso i corpi solidi annullano il tempo, laddove al contrario, il tempo è per i liquidi l’elemento più importante”.2 Il tempo, e il suo essere in continua trasformazione dunque, diventa il paradigma del contemporaneo.

palafitta alla tenda, alle società nomadiche del passato. Tale concetto può declinarsi secondo diverse forme: temporaneo può essere l’uso di un edificio, la sua localizzazione o la sua struttura. Molti degli abitanti delle città di oggi sono temporanei, non cercano una casa per mettere radici, ma un alloggio per un periodo a termine. È una temporaneità dovuta ai diversi cicli della vita, ma anche alla mobilità e flessibilità nel lavoro, ai ritmi crescenti e accelerati della globalizzazione.

La casa temporanea sembra quindi costituire il tipo edilizio proprio dell’epoca post-moderna, in quanto rappresenta la risposta più diretta ai modi di abitare del nomade contemporaneo.

L’abitazione è l’espressione, la forma del tempo in cui si colloca, si lega strettamente all’evoluzione della società, i cui modi di vivere condizionano direttamente anche i modi di abitare.

Il modello tradizionale di abitare è oggi messo in crisi dal passaggio da una società solida ad una liquida. L’abitare, da pratica radicata spazialmente, sta diventando una questione spazialmente libera e mobile, itinerante e imprevedibile. L’essere umano si sta trasformando in un’abitante nomade, si parla di “nomade urbano”,3 definizione che si applica alla frequenza, oggi crescente, di persone che cambiano casa, più in particolare a un attuale nomadismo metropolitano, uno stile di vita privo affatto di casa, di punti fissi cui fare riferimento o ritorno. La posizione dell’uomo moderno dunque bandisce le dimensioni convenzionali dell’abitare e la temporaneità è diventata uno dei paradigmi dell’abitare contemporaneo.

Il concetto di temporaneità dell’abitare non è nuovo ma nasce con l’uomo: dalla grotta alla capanna, dalla

I tre progetti, svolti durante il mio percorso accademico nei laboratori di progettazione architettonica 1, di costruzione dell’architettura e di progettazione dell’architettura degli interni, esprimono questa nuova esigenza contemporanea di abitare temporaneo, da qui abitare con-temporaneo.

In questa analisi la temporaneità si esprime nel frequente ricambio di utenti e quindi nell’uso temporaneo di un manufatto permanente, ambito che risponde non solo ad una nuova emergenza abitativa, legata ad una richiesta di alloggi velocemente disponibili e a basso costo, ma riguarda anche più in generale il modo di vivere la città contemporanea.

L’esigenza di abitare un alloggio per un periodo determinato non è una richiesta omogenea, in quanto è espressa da utenti molto diversi tra di loro, che hanno però il comune bisogno di abitare in un luogo specifico per un breve periodo di tempo. Anche la durata del periodo può variare a seconda del tipo di utenti. Le categorie di utenti temporanei non sono

fisse nel tempo, in quanto emergono continuamente nuove esigenze, dovute a una società caratterizzata da cambiamenti sempre più rapidi.

Gli utenti o abitanti temporanei, legati alla categoria della mobilità, risiedono temporaneamente in una città per esigenze legate al mondo dell’università o della formazione, per opportunità lavorative o per attrazioni presenti nel territorio. Si tratta, dunque, di utenze che provengono da luoghi differenti da quello in cui si insediano provvisoriamente.

In merito all’abitare temporaneo, emergono alcune caratteristiche comuni: innanzitutto una maggiore predisposizione a soluzioni non convenzionali, “la consapevolezza di vivere in un alloggio temporaneo determina spesso una maggiore libertà nella fruizione dello spazio per l’assenza di tutti quei vincoli che scaturiscono dalle previsioni per il futuro; essendo legata ad un concetto di transizione ben lontano dall’ideale della dimora a vita, da una casa temporanea non ci si aspettano soluzioni definitive”; 4 in secondo luogo è evidente una maggiore tendenza alla socializzazione, che varia a seconda della categoria di utenti; infine una maggiore predisposizione alla condivisione, in quanto gli abitanti temporanei sono inclini a condividere alcuni spazi abitativi, comuni a tutti gli utenti. Colui che vive in un’abitazione temporanea guarda allo spazio esterno come ad un prolungamento della casa, cosicché l’alloggio non si configura come un nucleo chiuso e definito in se stesso, ma come un’unità che vive e si trasforma in rapporto al suo intorno.

La manifestazione più concreta dell’uso temporaneo dell’alloggio sta nella sua spazialità, per le relazioni che lo spazio domestico stabilisce con l’intorno collettivo e pubblico, in funzione dei nuovi modi di abitare dell’uomo contemporaneo nella città:

1 cfr. Andrea Branzi, Abitare temporaneo, Bruno Mondadori Editore,

3

4 cfr. Amelia Rizzo, Abitare nella città moderna. La casa temporanea

2007, in Multiplicity.lab, Milano cronache dell’abitare, p. 266

percezione in architettura, Bologna, Pendragon Edizioni, 2011, p. 115

2 cfr. Zygmunt Bauman, Modernità liquida, Laterza Editori, Roma, 2006

cfr. Juhani Pallasma, Lampi di pensiero, fenomenologia della

per studenti, Palermo, Grafill Editoria, 2004, p. 42

11

l’individuo che abita un alloggio per un tempo breve, proprio per questa sua mancata stanzialità che lo pone nella condizione di un nomade, sente l’abitazione come rifugio temporaneo, ben lontano dall’ideale della dimora a vita che si traduce anche nella fissità delle funzioni e delle destinazioni d’uso degli spazi.

Nella storia dell’Architettura Italiana il tema della residenza collettiva ad uso temporaneo è stato affrontato a partire dalla seconda metà del XX secolo, con le case-albergo (anni 50) e le case-parcheggio (anni 70). Un esempio significativo riguardo alle casealbergo sono quelle realizzate da Luigi Moretti a Milano nel 1948 in Via Filippo Corridoni. “Si trattava di edifici destinati ad accogliere giovani lavoratori single, dove gli spazi individuali erano affiancati da ampi spazi comuni. Da una parte le casealbergo riproponevano modi di abitare temporanei emergenti oltreoceano, dall’altro strizzavano l’occhio alle riflessioni - più tipicamente europee - sulla dimensione collettiva dell’abitare.” 5 La casa-parcheggio nasce invece negli anni 70, come residenza speciale concepita per dare sistemazione temporanea alle famiglie durante la fase dei lavori necessari alle operazioni di recupero delle loro abitazioni. Un esempio è il progetto per case-parcheggio di Alessandro Anselmi a Roma, 1984, la cui organizzazione interna dell’edificio si basa sostanzialmente su due tipi di abitazioni: piccoli alloggi, capaci di ospitare nuclei familiari fino a cinque persone per dare risposta alle esigenze di famiglie le cui abitazioni sono in fase di risanamento o che si trovano temporaneamente a lavorare nella città; alloggi minimi, per una o due persone, destinati a particolari categorie sociali o ad una utenza con una 5

cfr. Arturo Lanzani, Abitare in un residence, Bruno Mondadori

Editore, 2007, in Multiplicity.lab, Milano cronache dell’abitare, p. 173

maggiore mobilità.

Oggi il rilevamento, rispetto al passato, di un nuovo e più consistente bisogno di alloggi ad uso temporaneo si lega soprattutto ad una domanda di tipo sociale. In Europa, ma anche in Italia, la recente crisi economica ha avuto forti ripercussioni, andando ad aumentare il disagio abitativo ed a creare una domanda abitativa sociale da parte della classe media che richiede sempre più spesso abitazioni in affitto e per brevi periodi. Si parla oggi di Social Housing, “alloggi e servizi, con forte connotazione sociale, per coloro che non riescono a soddisfare il proprio bisogno abitativo sul mercato (per ragioni economiche o per assenza di un’offerta adeguata), cercando di rafforzare la loro condizione” (CDPI 2010).

In Europa, nei Paesi Bassi, paese con la più alta percentuale di social housing, si utilizza il termine short stay housing per indicare una residenza utilizzabile per brevi periodi. Un esempio di short stay housing, legato alle residenze universitarie, è il nuovo complesso della DUWO Housing Association nel campus universitario del Politecnico di Delft, progettato dai Mecanoo Architecten e realizzato nel 2009. Tali residenze sono dedicate esclusivamente alla mobilità internazionale, cioè ricercatori, studenti di Dottorato stranieri che soggiornano per brevi periodi o studenti stranieri di Master Degree.

In questi ultimi mesi, in cui abbiamo vissuto rinchiusi all’interno delle nostre bolle domestiche, in molti si sono chiesti e hanno posto la questione agli architetti del “come abiteremo dopo la pandemia?”. È difficile dare una risposta concreta proprio perché viviamo tutti in una situazione di incertezza, tanti punti interrogativi ci circondano ma nessuna risposta, l’unica certezza 6

cfr. Michele De Lucchi, «La casa è mobile»: l’abitare dopo la

pandemia, L’Espresso, 19 giugno 2020

che abbiamo è che il “futuro deve continuare a essere improntato ai nostri desideri, alle nostre ambizioni e volontà”,6 come dice Michele De Lucchi. La paura non può fermarci, ma soprattutto dobbiamo, come già stiamo facendo, imparare a convivere con questo virus. Per questo credo che non ci saranno grossi cambiamenti nel nostro modo di vivere la casa o la città, certo siamo condannati a rispettare la distanza tra noi e l’altro, il corpo umano è costretto ad acquistare una nuova dimensione spaziale, una nuova prossemica, o in altre parole un diverso uso che gli individui fanno dello spazio sociale e personale. Ma questo non significa che tutto quello che abbiamo costruito fino ad adesso cessa di esistere, come per esempio in questo caso l’abitare collettivo. Noi siamo essere umani che hanno bisogno degli altri essere umani, abbiamo bisogno dell’altro per uno scambio continuo, abbiamo bisogno dell’interazione fisica e spaziale. Ogni buona architettura è pubblica.

“In questi ultimi anni la separazione tra casa privata e spazio collettivo si è fatta sempre più sottile...

Adesso tutto negli ultimi mesi sembra essersi congelato, ma è quello che vogliamo?”, si chiede Luca Molinari nel suo ultimo scritto “Le case che saremo” 7 . Lavorare, ripensare gli spazi collettivi diventerà un tema fondamentale perché questi rappresentano gli anticorpi alla separazione. “La vita e l’anima profonda dei luoghi si fondano sulle relazioni, reali e sottili, che partono dal riconoscimento del diverso e di ciò che non conosciamo… Le città sono le persone che le abitano e il collante che le tiene su è nell’umanità intima e reale delle relazioni” 8. Bisogna continuare a valorizzare gli spazi comuni e condivisi, in quanto rappresentano i luoghi dell’apertura di un individuo all’altro, creiamo spazi d’incontro invece che di separazione.

7 cfr. Luca Molinari, Le case che saremo, abitare dopo il lockdown, Milano, Nottetempo Edizioni, 2020, p. 19 8 cfr. ibidem, p. 30

12

BIBLIOGRAFIA

SITOGRAFIA

Amelia Rizzo, Abitare nella città moderna. La casa temporanea per studenti, Palermo, Grafill Editoria, 2004

Claudia Massaccesi, Abitare short stay.

Innovazione della residenza collettiva ad uso temporaneo h t t p s : / / f l o r e . u n i f i . i t / handle/2158/806333?mode=simple.42#.

X0y2otMzaYB

Georges Perec, Specie di Spazi, Torino, Bollati Boringhieri Editore, 1989 Multiplicity.lab, Milano cronache Bruno Mondadori Editore, 2007

dell’abitare,

Juhani Pallasmaa, Lampi di pensiero, fenomenologia della percezione in architettura, Bologna, Pendragon Edizioni, 2011 Luca Molinari, Le case che siamo, Milano, Nottetempo Edizioni, 2016 Luca Molinari, Le case che saremo, abitare dopo il lockdown, Milano, Nottetempo Edizioni, 2020 Michele De Lucchi, «La casa è mobile»: l’abitare dopo la pandemia, L’Espresso, 19 giugno 2020

Eugenio Niuzzo, IN/TRANSIT. Architetture permanenti per un abitare temporaneo https://issuu.com/lablogpublications/docs/intransit_2017 Daphné Reguiessé, Abitare o circolare? La pratica dell’abitare itinerante degli studenti nomadi https://www.researchgate.net/ publication/325630675_Abitare_o_circolare_La_ pratica_dell’abitare_itinerante_degli_studenti_ nomadi Tiziana Firrone, Sistemi abitativi di permanenza temporanea http://www.aracneeditrice.it/pdf/9788854810372. pdf Teresa Paduano, La costruzione razionale della casa alla luce delle categorie del mobile e del transitorio http://www.fedoa.unina.it/2722/