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Profilassi a stadio 7

Discussioni su discussioni, nomi su nomi non ti fanno né caldo né freddo. Chiacchiere su chiacchiere quaqquaraqquà... tu fai ben altro, lì, con quel ridicolo microfono direzionale tra le mani, quel registratore water resistant che prende nota di tutto, anche di particolari irrilevanti agli inquirenti... e intanto quelli parlano, parlano...

«Innanzitutto, decidiamo su quale campo di appartenenza vogliamo agire... televisione, cinema, letteratura, teatro».

«Direi che non ci sono dubbi al riguardo, oggi la televisione è il vero Cannibale privilegiato e onnicomprensivo... è la mappa in movimento del territorio mondo. Dobbiamo rapire un, anzi il suo uomo chiave».

«Funari? In fondo lui è una tv nella tv, lo è molto più lui che personaggi come Santoro, Augias, Sgarbi... questi sono l’altro che diventa televisione, Funari è il simile, la televisione che diventa organismo umano. Cioè se la televisione potesse materializzarsi in un essere umano per una trasmissione, anche una sola, probabilmente si incarnerebbe e

prenderebbe possesso del corpo di Funari».

«Sì ma è troppo limitato, anche lui è stato cacciato quando qualcun altro ha detto “cacciatelo”... Anche se adesso è tornato al suo posto. Ma comunque faremmo un altro piacere a tutti quelli che lo temono, che in teoria sono quelli che dovrebbero anche temere il nostro gesto... pensate se riuscissero a liberarlo, e lui gli dovesse anche riconoscenza».

«Allora Mike Bongiorno, quello è come la radiazione fossile del Big Bang sul serio, quello è nato quando la materia televisiva si è raffreddata e poi ha vagato per inerzia fino ad oggi... è inestinguibile, per eliminarlo devi eliminare l’intero universo: un sempreverde».

«Beh, non mi convince, ma teniamolo presente...».

«Benigni? No no, scusate... Fellini? Cazzo quello farebbe parlare anche in Nepal di questa cosa... oppure Pavarotti».

«Noo, questi sono personaggi che porterebbero subito a pensare al gesto di uno squilibrato, o ad un rapimento per soldi, perché non hanno un preciso valore politico...». «Beh... forse...».

«Un calciatore? Che so, Baggio, Gullit, Baresi? Con uno di quelli starebbero tutti in ansia per mesi, per tutto il tempo che noi lo teniamo. E poi sono un simbolo di arricchimento che la gente inconsciamente non perdona, sarebbe un colpo all’industria dello spettacolo, quella che si è divorata lo sport facendolo diventare uno dei suoi sottogeneri. Mi fanno incazzare quando dicono la violenza la violenza... vorrebbero che anche lo

sport, specie il calcio, diventasse una cosa neutra, da studio, tanto per poter vendere ancora le loro cazzate...».

«No, sarebbe tutto prevedibile, sapremmo già adesso cosa ci dobbiamo aspettare. Per ottenere qualcosa, dovremmo rapirne non uno, ma cento. Dare serialità alla nostra azione, sconvolgere l’apparato giocattolo. Ma così facendo faremmo crollare un sistema di vita, ci stanerebbero prima ancora di essere passati al terzo calciatore. Avrebbero dalla loro anche la malavita organizzata, quella che vive sulle scommesse e sulla corruzione di quegli angioletti dal bel tocco: quelli ci troverebbero in men che non si dica... no, ci serve qualcuno di più sottilmente...».

«Perché credi che la malavita organizzata non starebbe dalla loro parte, in ogni caso?».

«Ma scusate, non è che stiamo sbagliando metodo di ricerca? Stabiliamo veramente un minimo di filosofia di base, e allora vedrete che trovarlo diventerà meccanico».

«Io propongo di analizzare la metafora su cui vogliamo fare lo sfregio... io un’idea ce l’avrei».

«Allora diccela! Cosa aspetti?».

«No, è che non volevo rompere il ritmo di prima... bene... ecco qua...».