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a cura di Chiara Sgreccia

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di Mattia Giusto

di Mattia Giusto

In America la democrazia non è finita

STORIE Il 6 gennaio, i supporter di Trump hanno assediato

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il Campidoglio. Quali conseguenze? L'intervista a Gregory Alegi, professore di History of Americas

di Angelica Migliorisi Barricate, milizie armate, vichinghi in tenuta antisommossa. Qualcuno si mette in posa sulla sedia della speaker della Camera, Nancy Pelosi. La polizia guarda inerme. Scene da film, ma il set è il Campidoglio statunitense, gli attori i manifestanti pro-Trump. Un attacco al cuore della democrazia americana. Obiettivo, impedire la convalida delle elezioni “truccate” che hanno visto il democratico Joe Biden trionfare sull’ex presidente. Per un’analisi approfondita, abbiamo intervistato Gregory Alegi, docente di History of Americas presso la Luiss Guido Carli.

Come spiega i fatti del 6 gennaio?

«Sono il frutto della martellante campagna di delegittimazione avviata da Trump ben prima delle elezioni. La prova generale è stata a Charlottesville, in Virginia, nel 2017, dove alcuni suprematisti bianchi si scontrarono con la polizia. In seguito si è visto come il discorso della legittimazione di queste frange abbia caratterizzato l’intero arco della sua presidenza. L’assalto al Campidoglio ha sorpreso per il modo in cui è sfuggito alle Forze dell’ordine. Due giorni prima Rudolph Giuliani, legale dell’ex presidente, aveva parlato di Trial by combat, esaltando la violenza; il tycoon aveva mobilitato i suoi fedelissimi per il 6 gennaio, parlando per settimane di elezioni rubate. A questo si aggiunge il corteggiamento dei più estremisti. C’è stata una sorta di pianificazione, alla quale è corrisposto un errore di valutazione. Ma c’è di più: gli agenti che abbiamo visto nei filmati, la Capitol police, sono inferiori in qualità anche ai vigili urbani. Hanno fatto il possibile con i mezzi che avevano».

C’è chi sostiene che la Costituzione statunitense garantisca il diritto di assaltare il Parlamento.

«Si tratta dell’interpretazione di destra del diritto di portare armi, che vede nel secondo emendamento la facoltà di ribellarsi contro il governo. In realtà, è la possibilità di difendere lo Stato da aggressioni esterne. Non esiste il diritto a occupare il Congresso: l'emendamento dice che quella facoltà si esplica nel contesto di una Well regulated militia: non è che io acquisto una pistola e vado dove voglio. Al momento

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della sua stesura non c’era un esercito a tempo pieno né una difesa che pesava oltre 700 miliardi di dollari sul bilancio annuale, ci si difendeva dal nemico (gli inglesi) con l’aiuto della cittadinanza».

Perché la polizia di Washington non c’era?

«È palese che il sistema non fosse preparato. Ci si può chiedere anche se non siano stati troppo “morbidi”. Si è visto che altre manifestazioni (pensiamo a quelle legate al Black Lives Matters) sono andate in tutt’altro modo. Questa è una cosa forse da commissione d’inchiesta: come mai erano impreparati? Se fossimo in Italia, dove abbiamo una Polizia di Stato, allora si potrebbe dire che le forze dell’ordine sono d’accordo con i manifestanti, con il Governo che dice al Ministro degli Interni

1. La parata

Un manifestante sfila con la bandiera confederata, simbolo Sudista nella Guerra di Secessione

JIM LO SCALZO/EPA-EFE

2. La preparazione

Supporter di Trump si accalcano fuori dal Campidoglio

EPA-EFE/MICHAEL REYNOLDS

3. Inizia l'assedio

I facinorosi invadono le sale del Congresso

4. Lo sfregio

Richard 'Bingo' Barnett, uno dei manifestanti seduto alla scrivania di Nancy Pelosi

JIM LO SCALZO/EPA-EFE

5. Le barricate

La folla prova a entrare nel Senato. La seduta viene sospesa

Un piatto servito freddo

Jake Angeli, lo “Sciamano” simbolo dell’attacco al Campidoglio, si è detto disposto a testimoniare contro Donald Trump nel processo di impeachment che lo vedrà protagonista, previsto per febbraio.

3 di andarci piano. Negli Stati Uniti, invece, non esiste una polizia federale sul territorio; c'è un servizio di indagini, l’Fbi, ma si occupa di altro. L’ipotesi del complotto secondo cui la polizia non ha risposto perché ha obbedito agli ordini di Trump non sta in piedi, anche perché Washington Dc è una roccaforte democratica».

È la fine della democrazia in America?

«Qualcuno potrebbe pensarlo. In realtà, al netto di questi avvenimenti, è successa una cosa bella: il ballottaggio in Georgia ha funzionato. Il punto non è chi sia stato eletto, ma che una cosa così importante sia andata senza incidenti. Il fatto che anche alcuni repubblicani, come l’ex senatrice della Georgia, Kelly Loeffler, abbiano detto che dopo queste scene non si sentivano più di sostenere la politica di terra bruciata di Trump sembra una presa di coscienza: non era solo un gioco mediatico, ma una vicenda con conseguenze importanti. Il sistema ha ancora degli anticorpi».

Cosa cambierà dopo l’assalto al Campidoglio?

«In termini politici, è auspicabile una modifica del sistema elettorale per regolamentare alcune zone grigie in modo che anche un presidente “in mala fede” non possa approfittarne. È improbabile, ancorché utile, una riforma che sposti l’elezione presidenziale a livello federale. Alcuni repubblicani hanno criticato le difformità dei meccanismi elettorali nei vari Stati americani: se si sta eleggendo la stessa carica, è curioso che due membri della stessa Confederazione votino in modo diverso. Un cambiamento sarebbe opportuno, ma rappresenterebbe anche un forte spostamento di potere dagli Stati al governo centrale, cosa che i repubblicani e il Sud vedono con sospetto».

Quanto durerà l’eco di questi avvenimenti?

«Le conseguenze interne saranno durature, quelle esterne sono difficili di valutare. Già la presidenza Trump aveva eroso il mito dell’America “Gigante buono”, oggi si aggiunge una turbolenza interna che rende arduo immaginare che il Paese sia affidabile, o possa prendere impegni internazionali e mantenerli. Pensiamo al NAFTA, l’accordo per il libero scambio delle merci tra USA, Canada e Messico, prima criticato e poi ritoccato dal tycoon. Se ci fosse una protesta simile a quella del 6 gennaio contro un qualsiasi trattato, che immagine darebbe l’America di sé? Con quale ottimismo un Paese, anche amico, potrebbe pensare a un accordo con gli Usa? Qualcuno potrebbe persino fomentare ad arte l’opinione pubblica contro eventuali partnership. Biden ha già fatto delle mosse di apertura per dimostrare l’affidabilità degli Stati Uniti, ma gli crederanno? Questo messaggio riuscirà a resistere per quattro anni? Trump ha alzato la posta, e il conto lo dovrà pagare il suo successore. Questo compromette anche le relazioni con gli europei, che potrebbero scegliere di andare avanti senza l’alleato atlantico. A guadagnarci sarebbe soltanto chi vuole demolire questo rapporto, come Cina e Russia. Gli unici che non hanno ancora detto niente sulla questione sono proprio i russi. Sarà un caso?». ■

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Cronologia dell’assalto:

14.12: I sostenitori di Trump entrano in Campidoglio attraverso una finestra sfondata sul lato nord-ovest; il vicepresidente Pence è scortato fuori dall’aula del Senato.

14.28: “Stanno sfondando le porte per trovarla!”. Una registrazione documenta la caccia dei rivoltosi a Nancy Pelosi, speaker della Camera. Il suo ufficio verrà invaso;

14.40: Un gruppo di funzionari fugge dalla Camera, trovandosi davanti la folla inferocita. Vengono divisi dagli agenti e da una porta barricata, assaltata dai rivoltosi;

14.42: La barricata cede. Due minuti più tardi, Ashli Babbitt, una supporter di Trump, cerca di scavalcarla. La polizia le spara, uccidendola;

14.53: Sono passati 41 minuti dall’ingresso dei rivoltosi nel Campidoglio. L’ultimo membro della Camera viene evacuato e diretto verso un luogo sicuro. Lentamente, la Capitol Police riprende il controllo della situazione. 55

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