Molini d'Italia Maggio 2022

ITALMOPA ASSOCIAZIONE INDUSTRIALI MUGNAI D’ITALIA WWW.ITALMOPA.COM

ANTIM ASSOCIAZIONE NAZIONALE TECNICI DELL’INDUSTRIA MOLITORIA

Molini THE ITALIAN MAGAZINE FOR THE MILLING INDUSTRY

d’Italia

LA RIVISTA ITALIANA PER L’INDUSTRIA MOLITORIA

05 Anno LXXIII May

Maggio 2022

Mensile Poste Italiane Spa Spedizione in abbonamento postale - 70% CN/BO D.L. 353/2003 (conv. L. 46/2004) art. 1 c. 1 DCB Bologna Aut. Trib. Bo n. 6129 del 31/7/1992

IN QUESTO NUMERO IN THIS ISSUE

Il ruolo strategico del biologico in Italia e nell’Ue The strategic role of organic farming in Italy and the EU La classificazione qualitativa del grano duro The quality classification of durum wheat Come garantire una migliore gestione e salute delle colture How to improve crop health and management

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PROPRIETARIO

Summary SOMMARIO N. 05 May MAGGIO 2022

Associazione Industriali Mugnai d’Italia Via Lovanio, 6 - 00198 Roma

Associazione Industriali Mugnai d’Italia

DIRETTORE EDITORIALE Emilio Ferrari

DIRETTORE RESPONSABILE Claudio Vercellone

DIRETTORE TECNICO Lorenzo Cavalli Presidente Antim

Editorial EDITORIALE IL RUOLO STRATEGICO DEL BIOLOGICO IN ITALIA E NELL’UNIONE EUROPEA The strategic role of organic farming in Italy and the EU

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di E. Ferrari

COMITATO TECNICO EDITORIALE

Carlo Brera Esperto in sicurezza alimentare Marina Carcea Ricercatrice per gli alimenti e la nutrizione; CREA - Roma Giuseppe Maria Durazzo Avvocato, esperto in diritto dell’alimentazione Maurizio Monti Miller’s Mastery - Tecniche di macinazione Luigi Pelliccia Responsabile Ufficio Studi, Mercato e Ufficio Stampa di Federalimentare Giovanni Battista Quaglia Tecnologie alimentari Andrea Villani Qualità cereali, mercato e strumenti di commercializzazione

COMITATO DI REDAZIONE Piero Luigi Pianu Tullio Pandolfi Laura Pierandrei

Features ARTICOLI Raw materials Materie prime

CONSIDERAZIONI SULLA QUALITÀ DEL FRUMENTO Wheat quality considerations

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di L. De Lisio

Agronomic practices Pratiche agronomiche

MAPPE DI SEMINA A RATEO VARIABILE Variable rate sowing maps

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di M. Cardinali

RELAZIONI INTERNAZIONALI Alfredo Tesio

REDAZIONE

ufficiostampa@avenue-media.eu

PUBBLICITÀ

Massimo Carpanelli - carpa@avenue-media.eu EDIZIONE, DIREZIONE, REDAZIONE, PUBBLICITÀ E AMMINISTRAZIONE

Edizioni Avenue media® Viale Aldini Antonio, 222/4 - 40136 Bologna

Tipografia MIG - Moderna Industrie Grafiche Via dei Fornaciai, 4 - 40129 Bologna

Abbonamento annuale (12 numeri)

Italia € 45,00 - Copia € 4,50 Estero € 96,00 Copie arretrate (se disponibili) € 9,00 cad. esclusa spedizione Registrazione Tribunale di Bologna del 31 luglio 1992 n. 6129 Poste Italiane Spa Spedizione in abbonamento postale - 70% CN/BO D.L. 353/2003 (conv. L. 46/2004) art. 1c. 1 DCB Bologna Informativa ex D.Lgs 196/2003 (tutela della privacy)

Departements RUBRICHE Fact & News FATTI E NOTIZIE WORLD NEWS Laws & Rules PANORAMA NORMATIVO Focus on economics FOCUS ECONOMIA Food rules DIRITTO ALIMENTARE Cultural corner L’ANGOLO DELLA CULTURA Supplier news LE AZIENDE INFORMANO Events EVENTI AGENDA

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Trattamento dei dati personali ai sensi del Regolamento Ue 679/2016.

L’informativa Privacy è disponibile sul sito di Avenue media www.avenue-media.eu alla pagina “Informativa Privacy Editoria” www.avenue-media.eu/informativa-privacy-editoria

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imeco

Editorial EDITORIALE

Il ruolo strategico del biologico in Italia e nell’Unione europea The strategic role of organic farming in Italy and the EU F

rom a niche sector to one of the most dynamic in the agro-food industry, Italian organic farming has achieved another important milestone in recent months: Law No. 23 of 9 March 2022. This is the first national law, issued in a European framework, dedicated to the sector: a sign of the interest that institutions are showing in a sector that has reached increasingly large segments of the domestic and international market.

The legislation contains provisions for the protection, development and competitiveness of organic agricultural, agri-food and aquaculture production.

Significant points include the provision of a technical table from which important answers for the sector’s safety will come, such as the trademark to characterise organic products made with raw materials grown in Italy.

Therefore, it will be the term «Biologico Italiano» («Italian Organic»), together with the green leaf that protects organic production in Europe and a new logo yet to be defined, that will guarantee immediate recognition for Italian organic food.

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APPROVATA LA PRIMA LEGGE NAZIONALE SUL COMPARTO EMANATA IN AMBITO EUROPEO FIRST NATIONAL LAW ON THE SECTOR ENACTED IN EUROPE

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a settore di nicchia a comparto fra i più dinamici dell’agroalimentare, negli ultimi mesi il biologico italiano ha conquistato un altro importante traguardo: la legge 9 marzo 2022, n. 23. Si tratta della prima normativa nazionale, emanata in ambito europeo, dedicata al biologico, segnale

di Emilio Ferrari Presidente Italmopa

del crescente interesse delle istituzioni nei confronti di un settore che ha raggiunto segmenti sempre più ampi di mercato interno e internazionale.

Le cifre del successo italiano sono state elencate dal nostro compianto Presidente Silvio Grassi nel suo

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Editorial EDITORIALE

LA LEGGE PREVEDE STRUMENTI DI INTERAZIONE FRA OPERATORI DELLA FILIERA editoriale di Molini d’Italia del settembre 2021: l’Italia è fra i primi 10 produttori bio a livello mondiale; seconda in Europa per superfici coltivate (15,5% delle superfici totali) e prima per numero di occupati (79 mila operatori). Nella sua approfondita analisi, Silvio Grassi riferiva, fra l’altro, del quadro giuridico comunitario, della politica di filiera, della collaborazione con le associazioni di settore, dell’istituzione in seno a Italmopa della Commissione prodotti biologici, della necessità di costituire la banca dati transazioni prevista dal D.Lgs n. 20/2018, dell’urgenza di intensificare il sistema dei controlli da Paesi terzi, della richiesta di Italmopa di essere coinvolta nel tavolo ministeriale sul bio.

Si evince, da quell’articolo, la complessità di un tipo di coltura che richiede una regolamentazione rigorosa ma, al contempo, deve essere liberata dalle sovrastrutture burocratiche che rischiano di frenarne ulteriori passi in avanti. La legge n. 23 del 2021 sembra, almeno in parte, rispondere a queste e ad altre numerose esigenze rilevate dagli operatori del settore, già segnalate da Italmopa attraverso la Commissione prodotti biologici e il dialogo con istituzioni, enti e associazioni. È vero, infatti, che lo sviluppo di qualsiasi comparto produttivo ha bisogno di uno schema certo e trasparente di regole per adottare prassi corrette di avanzamento, tanto più se, come è accaduto nell’ultimo decennio al biologico, lo sviluppo è stato repentino e perfino accelerato nella fase pandemica, durante la quale il consumo dei prodotti bio è aumentato dell’11%.

La normativa, varata lo scorso 9 marzo dopo una lunga gestazione, contiene disposizioni per la tutela, lo sviluppo e la competitività della produzione agricola,

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agroalimentare e dell’acquacoltura con metodo biologico. Uno dei punti più significativi è la previsione dell’istituzione di un tavolo tecnico da cui arriveranno risposte importanti per la sicurezza del settore come, ad esempio, il marchio per identificare i prodotti biologici realizzati con materie prime coltivate in Italia. Sarà quindi il claim “Biologico italiano”, insieme alla foglia verde che tutela le produzioni bio in Europa e a un nuovo logo ancora da definire, a garantire un immediato riconoscimento al cibo biologico italiano.

La normativa prevede inoltre l’adozione di un Piano di azione nazionale per la produzione biologica, nell’evidente intento di puntare sul settore con programmi di sviluppo a lungo termine.

Tale piano dovrà stabilire interventi mirati a incentivare il consumo di prodotti biologici attraverso iniziative di informazione ed educazione al consumo; a monitorare l’andamento del comparto; a migliorare il sistema di controllo e di certificazione. Saranno poi promossi progetti dedicati ai prodotti provenienti da distretti biologici che permettano la tracciabilità delle

diverse fasi produttive e l’informazione al consumatore sulla sostenibilità ambientale. Al fine di favorire l’integrazione tra le diverse fasi della filiera dei prodotti biologici, sono stati previsti strumenti di interazione fra operatori della filiera, che consistono nella facoltà di stipulare contratti di rete e sottoscrivere contratti di filiera tra gli operatori del settore.

In un recentissimo convegno organizzato a Roma dalle Associazioni del biologico in Italia - a cui hanno partecipato anche il Ministro delle Politiche agricole Patuanelli e il Sottosegretario Battistoni - è stato evidenziato come il biologico rappresenti un’opportunità strategica in campo economico e, al tempo stesso, un approccio efficace nel contrasto al cambiamento climatico e nella tutela dell’ambiente e della biodiversità. In quell’occasione, è stato enunciato il c.d. “biodecalogo”, che tra i punti/ obiettivi prevede: filiere “Made in Italy Bio” fondate sul giusto prezzo per agricoltori e consumatori; distretti biologici; comunicazione e campagne di informazione ai cittadini per far conoscere i valori del bio e favorire

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Editorial EDITORIALE

l’aumento dei consumi di biologico; innovazione digitale e una piattaforma di tracciabilità unica in favore del consumatore.

Italmopa, che tra i suoi associati annovera molini che hanno un’importante e lunga tradizione nel settore biologico, segue con grande attenzione l’evoluzione della materia sia nei rapporti con l’Amministrazione competente (Mipaaf), sia con le categorie (produttori agricoli) a monte della filiera. In tal senso, lo scorso 15 febbraio ha siglato un protocollo d’intenti con Cia-Agricoltori italiani finalizzato a sviluppare e promuovere congiuntamente progetti di filiera per la produzione di grano 100% biologico italiano. Si punta così a soddisfare i requisiti di qualità e sostenibilità della materia prima e a garantire il giusto prezzo a tutti i soggetti coinvolti.

In sostanza, scopo del protocollo è costruire una vera e propria “filiera bio equa italiana” partendo dai primi anelli, vale a dire i produttori agricoli e l’industria molitoria, per poi allargarla agli altri attori, fino alla Gdo. Alla base del documento si pone la consapevolezza della centralità del settore biologico sia per i consumatori, sia per le nuove politiche comunitarie

e nazionali, dalla nuova Pac al Green Deal, al PNRR, in un’ottica di maggiore sostenibilità ambientale, economica e sociale. Per questi motivi, Cia-Agricoltori italiani e Italmopa intendono adoperarsi per promuovere equi accordi commerciali fra i soggetti coinvolti, con l’impegno a collaborare per l’identificazione dell’opportuno meccanismo di definizione dei prezzi, della tipologia dei contratti e della loro durata. Inoltre, le due organizzazioni vogliono condividere gli obiettivi di qualità, dai requisiti della materia prima agli sfarinati, al prodotto finito, nonché valorizzare la trasparenza e la tracciabilità delle filiere e l’origine italiana del grano biologico, ovvero le specifiche aree territoriali regionali vocate in Italia.

A livello europeo si segnala la Comunicazione della Commissione Ue del 25 marzo 2021, nella quale è esposto il Piano d’azione per il futuro

ITALMOPA PROMUOVE PROGETTI DI FILIERA PER PRODURRE GRANO 100% BIO

della produzione biologica nell’Unione europea. Nella risoluzione sul Piano d’azione dell’Ue per l’agricoltura biologica, adottata lo scorso 3 maggio, il Parlamento europeo ha sottolineato che l’agricoltura biologica è un elemento chiave per il raggiungimento degli obiettivi ambientali e climatici.

Ha inoltre ribadito che lo sviluppo del settore biologico deve essere orientato dal mercato, attraverso adeguati approcci nazionali e regionali, oltre che dal sostegno alla ricerca in questo specifico comparto dell’agricoltura.

La risoluzione mette anche in evidenza i molteplici vantaggi delle colture biologiche per la mitigazione dei cambiamenti climatici, la biodiversità e la protezione del suolo. Se, da un lato, il testo sottolinea che lo sviluppo e la crescita del settore devono essere orientati dal mercato, allo stesso tempo richiede che la Politica Agricola Comune riservi un consistente sostegno ai coltivatori di questo comparto.

Nel testo un ruolo importante è attribuito alla filiera che - viene specificato - nel biologico deve essere corta, locale, stagionale e intelligente.

La risoluzione postula, quindi, che siano effettuati investimenti per facilitare lo sviluppo delle filiere alimentari corte. È poi rimarcato che ogni Stato membro deve definire le proprie strategie nazionali o regionali per l’agricoltura biologica. Da Bruxelles arriva, dunque, un pressante appello all’iniziativa e alla responsabilità dei singoli Paesi.

E l’Italia, fin qui protagonista di sorprendenti primati nel settore, non potrà lasciarlo cadere. L’abbondante produzione legislativa comunitaria rivolta al biologico rivela, in conclusione, l’importanza che le istituzioni europee attribuiscono a questo comparto e alle potenzialità che ancora può e deve esprimere. Non per niente le più recenti azioni volte a promuovere la produzione biologica sono state inserite da Bruxelles nel Green Deal europeo, il grande piano dell’economia verde cui è destinato fino a un terzo degli 1,8 trilioni di euro di investimenti del NextGenerationEu. Emilio Ferrari

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Fact & News FATTI E NOTIZIE

DOMANDA E OFFERTA DI CEREALI: L’INDICE IGC SALE DEL 13%

L’

International Grain Council (Igc) ha pubblicato le nuove proiezioni in materia di domanda e offerta di cereali. L’indice Igc Grains and Oilseeds (GOI) è cresciuto del 13% toccando il massimo dei suoi 22 anni di storia. Il conflitto fra Russia e Ucraina, tra i maggiori esportatori di cereali, ha innescato enormi guadagni nei mercati cerealicoli globali, ma il rialzo dei prezzi delle materie prime agricole causato dalla guerra ha aumentato le preoccupazioni sui potenziali rischi per la sicurezza alimentare, in particolare nei Paesi del Medio Oriente e dell’Africa dipendenti dalle importazioni. Le minacce immediate sono principalmente incentrate sull’interruzione dei flussi di esportazione.

PREVISIONI IN CALO PER LA SEMINA DEI CEREALI

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econdo l’indagine campionaria dell’Istat sulle intenzioni di semina per l’annata agraria 20212022, pubblicata lo scorso 27 aprile, in Italia le superfici investite a cereali sono previste in diminuzione dell’1% rispetto alla campagna 2020-2021, mentre l’incidenza percentuale dei seminativi sulla superficie agricola utilizzata (Sau) passa dal 52,6% registrato nel 2020 al 51,8% del 2021. Secondo l’Istat, la flessione delle semine di cereali nel 2022 è imputabile principalmente alla riduzione della superficie a frumento duro (-1,4%) e di quella a mais (-4,8), non totalmente controbilanciata dall’incremento delle superfici investite a orzo (+8,6%) e a frumento tenero (+0,5%).

IL PIANO UE PER ESPORTARE MILIONI DI TONNELLATE DI CEREALI DALL’UCRAINA

L’

Unione europea vuole aprire “corridoi di solidarietà” in Ucraina per le esportazioni di cereali e prodotti agricoli. Almeno 20 milioni di tonnellate di cereali devono lasciare il Paese in meno di tre mesi, sia per questioni di sicurezza alimentare, sia per far liberare a Kiev le capacità di stoccaggio per il prossimo raccolto. Il piano di Bruxelles vorrebbe aggirare il blocco dei porti sul Mar Nero puntando su ferrovia e strade. A seguito dell’invasione russa e del blocco dei porti ucraini, i cereali e altri prodotti agricoli del Paese non possono più raggiungere le loro destinazioni. “La situazione minaccia la sicurezza alimentare mondiale ed è quindi urgente creare percorsi logistici alternativi che utilizzino tutte le modalità di trasporto”, afferma la Commissione europea in una nota.

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Fact & News FATTI E NOTIZIE

GRANI ANTICHI SICILIANI: DAL CREA UNA FILIERA AUTENTICA E TRACCIABILE

I

l CREA, in collaborazione con il Consorzio di Ricerca “Gian Pietro Ballatore” e l’Università della Tuscia, è impegnato nella caratterizzazione morfologica, genetica e biochimica delle varietà autoctone siciliane di frumento duro (Progetto CA.VA.SI.F.D.) iscritte al Registro Nazionale delle Varietà da Conservazione delle specie agrarie, custodite presso le aziende responsabili della conservazione in purezza (agricoltori custodi). Grazie all’adozione di adeguati protocolli scientifici sono state ottenute schede descrittive dettagliate per l’identificazione varietale. I materiali studiati provengono direttamente dalle varietà autoctone coltivate oggi in Sicilia dagli agricoltori responsabili del loro mantenimento in purezza e non da collezioni istituzionali, quindi rappresentano la reale biodiversità presente sul territorio regionale.

AGROFARMACI SOSTENIBILI GRAZIE A INNOVAZIONE INDUSTRIALE E TECNOLOGIA

I

l ruolo della tecnologia è fondamentale nell’agricoltura sostenibile. Se da una parte la gestione integrata delle colture è sempre più strutturata, dall’altra gli agrofarmaci stanno diventando maggiormente selettivi, cioè in grado di controllare solo gli agenti indesiderati, senza provocare effetti nocivi negli altri organismi viventi. E comunque, la costante introduzione di tecnologie avanzate e rispettose dell’ambiente ha consentito di ridurre le dosi d’impiego degli agrofarmaci. In questo campo si sta assistendo a uno spostamento graduale dall’uso di prodotti inorganici od organici clorurali a lunga persistenza nell’ambiente, verso molecole spesso reperibili in natura o biomimetiche con azioni mirate verso gli organismi obiettivo, innocue per gli altri esseri viventi e in grado di degradare a sottoprodotti non pericolosi.

PER FEDERALIMENTARE SERVE UN ALTRO RECOVERY PLAN

L

e difficoltà del settore alimentare e dell’intera filiera sono state al centro dell’Assemblea generale di Federalimentare, che si è tenuta a Cibus lo scorso 3 maggio. L’Assemblea è stata l’occasione per fare il punto sullo stato di un comparto che ha chiuso il 2021 con un fatturato di 155 miliardi di euro (considerando la sola industria alimentare), di cui 40 di export (che diventano 50 se si considera l’agroalimentare). “Con l’aumento delle materie prime e dell’energia, l’industria alimentare ha fatto fronte in questi mesi a quasi tutti i costi: dai rincari del 50% per il grano duro, dell’80% per quello tenero, a oltre il 90% per il mais. Abbiamo bisogno di un altro Recovery Plan perché i singoli Paesi non ce la fanno”, ha spiegato Ivano Vacondio, presidente di Federalimentare e past president di Italmopa.

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WORLD NEWS

World News è la rassegna delle notizie dall’Europa e dal mondo sull’agroalimentare.

Un punto di vista aggiornato e puntuale su quanto accade in sede comunitaria ed extra-comunitaria, per essere sempre informati sulle dinamiche internazionali in ambito politico, economico e scientifico. Brevi flash che possono risultare di interesse per la filiera - italiana ma non solo - della trasformazione dei cereali.

SULL’AFRICA INCOMBE UN FORTE DEFICIT DI IMPORT CEREALICOLO

L’

Africa è dipendente da Russia e Ucraina per le importazioni di cereali a livelli ancora maggiori rispetto alla media dei Paesi a basso reddito. La Conferenza delle Nazioni Unite sul commercio e lo sviluppo rileva che, tra il 2018 e il 2020, l’Africa ha importato grano dalla Russia per 3,7 miliardi di dollari e dall’Ucraina per 1,4 miliardi di dollari. Fra il 2007 e il 2019 le importazioni di grano sono aumentate del 67%, una tendenza destinata a crescere in futuro. Su 76,5 milioni di tonnellate di grano, che dovrebbero rappresentare il fabbisogno dei Paesi africani fino al 2025, oltre 48 milioni di tonnellate arriveranno da mercati esteri, riversandosi su importatori sparsi tra Nord Africa (Algeria, Egitto, Libia, Marocco e Tunisia), Africa occidentale (Nigeria), Africa orientale (Etiopia e Sudan) e Africa australe (Sudafrica). Considerati tali numeri, è facile comprendere lo shock di questi Paesi per la perdita di due mercati che costituiscono oltre il 40 % degli approvvigionamenti.

RINVIATI I NUOVI CONTROLLI SULL’IMPORT AGROALIMENTARE UE NEL REGNO UNITO

I

l Regno Unito ha annunciato che i nuovi controlli alle frontiere sui prodotti agroalimentari dell’Ue destinati al mercato britannico, previsti a partire dal 1° luglio prossimo, sono stati posticipati. Quindi, per ora, le produzioni esportate dagli Stati membri dell’Unione nel Regno Unito non dovranno essere accompagnate da dichiarazioni di sicurezza, ulteriori certificazioni e controlli sanitari e fitosanitari da sostenere ai posti di controllo di frontiera. Si continueranno pertanto ad applicare solo le regole vigenti, quali la presentazione della dichiarazione doganale e il certificato di conformità alle norme in materia di commercializzazione. Il rinvio delle nuove procedure di controllo è stato annunciato nei giorni scorsi dal governo inglese per evitare nuovi oneri a carico di imprese e consumatori, in un momento congiunturale già difficile per l’aumento dell’inflazione e le interruzioni della catena di fornitura.

L’INDIA POTREBBE DIVENTARE IL NUOVO GRANAIO DEL MONDO

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el nord dell’India le coltivazioni di grano aumentano progressivamente. Il Paese è il secondo produttore mondiale di grano, ma difficilmente ne esporta in quanto gli agricoltori producono soprattutto per il mercato interno. La situazione potrebbe però cambiare perché, di fronte alla minaccia di una carestia globale, l’India punta a diventare il nuovo granaio del mondo, concentrandosi in particolare su quei Paesi, come Egitto e Turchia, che vedevano il loro fabbisogno coperto per l’85% da Ucraina e Russia. Peraltro, una tonnellata di grano indiano quota in media 300 euro, contro i 380 euro di quello francese. Aumentando l’export del 50% in un anno, l’India potrebbe coprire un terzo dello spazio di mercato lasciato libero dai due Paesi coinvolti nel conflitto bellico.

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WORLD NEWS

LA SERBIA BLOCCA LE ESPORTAZIONI DI GRANO E MAIS

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econdo l’Usda le esportazioni di grano e mais della Serbia nel 2021/2022 dovrebbero diminuire rispetto alle stime precedenti. L’attuale conflitto nell’Est Europa ha infatti indotto il governo serbo a vietare le esportazioni di grano e mais perché strategiche per la sicurezza alimentare del Paese. Del resto, l’80% delle esportazioni di grano della Serbia viaggia attraverso i porti del Mar Nero, rendendo inevitabile il blocco delle esportazione di prodotti quali frumento, farina di frumento, di segale, di mais e olio di girasole. La Serbia dovrebbe produrre 3 milioni di tonnellate di grano nel 2021/2022, più che sufficienti per soddisfare il proprio fabbisogno interno e fornire 1,6 milioni di tonnellate per l’esportazione. Tuttavia, il divieto di esportazione ha portato a tagliare tale proiezione del 25%. Per quanto riguarda il mais, nel 2021/2022 la Serbia avrebbe dovuto esportare 2 milioni di tonnellate (su 6 milioni di produzione totale), ma tale quota dovrebbe diminuire del 40% a 1,2 milioni di tonnellate.

STIME IN CALO PER LA PRODUZIONE DI GRANO IN ARGENTINA

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e previsioni di un clima eccezionalmente secco riducono le stime della produzione di grano in Argentina per la campagna di commercializzazione 2022/2023 a 19 milioni di tonnellate, in calo rispetto al record di 22,1 milioni di tonnellate registrato nel 2021/2022. L’Argentina è tra i principali esportatori di grano al mondo e uno dei maggiori fornitori dei Paesi sudamericani. Si prevede che nel 2021/2022 esporterà un quantitativo record di 14,5 milioni di tonnellate, che la classificherebbe al settimo posto a livello mondiale. L’offerta globale di grano sta diminuendo a causa della guerra tra Russia e Ucraina, che rappresentano quasi un terzo delle esportazioni globali di grano, nonché della minore produzione prevista a causa del clima negli Stati Uniti. L’Usda stima che le scorte globali di frumento caleranno a 278 milioni di tonnellate nel 2021/2022, il livello più basso dal 2016/2017.

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Laws & Rules PANORAMA NORMATIVO

a cura di Tullio Pandolfi Italmopa

Rapporto Efsa 2020 sui residui di pesticidi negli alimenti

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gni anno, ai sensi dell’art. 32 del Reg. (Ce) n. 396/2005, l’Autorità europea per la sicurezza alimentare (Efsa) pubblica una relazione che esamina i livelli di residui di pesticidi negli alimenti nel mercato europeo. La relazione ha lo scopo di fornire informazioni ai consumatori e alle parti interessate, in particolare agli operatori della catena di approvvigionamento alimentare. Il rapporto si basa sui dati delle attività di controllo ufficiali svolte dagli Stati membri dell’Ue, dall’Islanda e dalla Norvegia, e comprende anche un sottoinsieme di dati provenienti dal programma multiannuale di controllo coordinato dall’Ue, che utilizza una strategia di campionamento randomizzato.

In totale, nel 2020 sono stati analizzati 88.141 campioni, di cui: • nel 94,9% (83.666 campioni) il livello massimo di residui (LMR) rinvenuto è risultato conforme ai limiti di legge (vale a dire quelli previsti dalla normativa Ue). Di questi, 48.181 campioni (54,6%) non contenevano residui quantificabili (risultati al di sotto del LOQ per ogni pesticida analizzato);

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• il 5,1% (4.475 campioni) ha superato questo livello, ma di questi solo il 3,6% non era conforme (sono non conformi quei campioni che superano l’LMR tenendo conto dell’incertezza di misura).

Quanto al sottoinsieme di 12.077 campioni analizzati per il programma di controllo pluriennale coordinato dall’Ue: • nel 68,5% dei campioni (8.278 campioni) i residui erano al di sotto del LOQ, quindi privi di livelli quantificabili; • il numero di campioni con residui di pesticidi entro i limiti di legge (al di sopra del LOQ ma al di sotto dell’LMR) è stato di 3.590 (29,7%); • l’1,7% (209 campioni) ha superato l’LMR, di cui lo 0,9% (113 campioni) sono risultati non conformi solo in base all’incertezza di misura.

Il programma coordinato utilizza a rotazione triennale panieri di prodotti analoghi, in modo da poter individuare, per prodotti specifici, tendenze in aumento o in diminuzione.

Nel report, l’Efsa ha indicato anche diverse proposte e raccomandazioni per aumentare l’efficacia dei sistemi di controllo europei, continuando così a garantire un alto livello di protezione dei consumatori in tutta l’Unione europea. I risultati dei programmi di monitoraggio rappresentano una preziosa fonte di informazioni per stimare l’esposizione alimentare dei consumatori dell’Ue. Inoltre, i risultati del rapporto sono sistematicamente utilizzati dalla Commissione e dagli Stati membri per stabilire le priorità dei controlli sugli alimenti in commercio, comprese le più importanti combinazioni sostanza/merce da includere nel regolamento MACP dell’Ue (Programma coordinato di controllo dell’Ue) o nei programmi di controllo nazionali degli Stati membri.

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Oltre a misurare i residui, l’Efsa ha anche prodotto una valutazione del rischio acuto e cronico per la salute dei consumatori, stabilendo come “improbabile” che l’esposizione alimentare a questi livelli di residui possa rappresentare un rischio per la salute. Nelle future relazioni sui residui di pesticidi negli alimenti, le valutazioni deterministiche dell’esposizione saranno accompagnate da quelle probabilistiche di singole sostanze, permettendo così una migliore quantificazione dei rischi possibili e le incertezze associate.

Relativamente alle singole sostanze attive, si segnala che il glifosate è stato analizzato da 27 Paesi: 14.125 campioni di diversi prodotti alimentari e 474 campioni di mangimi per animali.

I risultati hanno mostrato che nel 97,4% dei campioni (13.760

campioni), l’erbicida non era quantificabile alle analisi. Nel 2% dei campioni (283 campioni), il glifosate è stato quantificato a livelli superiori ai limiti di quantificabilità analitica, ma ancora al di sotto dell’LMR. Solo in 82 campioni, pari allo 0,6%, il residuo ha superato il limite di legge. Considerando però l’incertezza di misura, solo 56 campioni (0,4%) non sarebbero risultati conformi.

Il glifosate è stato inoltre analizzato in 262 campioni di alimenti per l’infanzia. In un solo campione di alimenti trasformati a base di cereali per neonati e bambini l’LMR sarebbe stato numericamente superato, ma poi è risultato conforme.

Anche per quanto riguarda questo specifico erbicida, quindi, non si ravvisano rischi misurabili a carico della salute a seguito dell’assunzione di tali residui.

Futuro sistema europeo di etichettatura nutrizionale

I

n base al piano d’azione per la strategia Ue dal produttore al consumatore (From Farm to Fork), la Commissione europea intende presentare, entro la fine del 2022, il futuro sistema europeo di etichettatura nutrizionale, quindi una proposta di etichettatura nutrizionale armonizzata e obbligatoria destinata a figurare sulla parte anteriore delle confezioni alimentari, e di definizione di profili nutrizionali per limitare la promozione di alimenti ad alto tenore di sostanze come, ad esempio, sale, zuccheri e/o grassi.

La stessa Commissione europea ha pertanto chiesto al gruppo di esperti scientifici dell’Efsa su nutrizione, nuovi alimenti e allergeni alimentari (NDA) di fornire un parere scientifico, che l’Efsa ha pubblicato sul proprio sito lo scorso 19 aprile.

Tale parere si basa su revisioni sistematiche e raccolta di dati relativi a studi sull’uomo in tema di diete nutrizionalmente adeguate, costituiti in particolare dal quadro del Global Burden of Disease (“Impatto globale delle patologie”), da linee guida per la pratica clinica, da precedenti pareri dell’Efsa e dalle priorità stabilite dagli Stati membri dell’Ue nel contesto delle loro linee guida dietetiche e relative raccomandazioni sull’assunzione di nutrienti/alimenti.

I nutrienti inclusi nella valutazione sono quelli che possono essere consumati in quantità eccessive o inadeguate nella maggior parte dei Paesi europei. Sono stati presi in considerazione gruppi di alimenti con ruoli molto importanti nelle diete europee.

Sulla base della valutazione effettuata sui componenti nutritivi e non nutritivi che rilevano sotto il profilo della sanità pubblica per la popolazione europea, di seguito le conclusioni cui è arrivato il parere dell’Efsa: • le assunzioni alimentari di grassi saturi, sodio e zuccheri aggiunti/liberi da un lato e fibre alimentari dall’altro, sono rispettivamente al di sopra e al di sotto delle attuali raccomandazioni nella maggior parte delle popolazioni europee e potrebbero essere prese in considerazione per l’inclusione in modelli di profilazione dei nutrienti in base alla loro importanza per la salute pubblica per le popolazioni europee; • gli zuccheri totali possono essere utilizzati come intermediari per gli zuccheri aggiunti/liberi in modelli di profilazione dei nutrienti basati su categorie perché gli zuccheri aggiunti/liberi sono la frazione più variabile degli zuccheri totali tra i prodotti ali-

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mentari all’interno di una determinata categoria di alimenti.

Gli zuccheri totali potrebbero non essere ugualmente adatti per i modelli di profilazione dei nutrienti da applicare su tutta la linea; • l’energia potrebbe essere inclusa nei modelli di profilazione dei nutrienti perché una diminuzione dell’apporto energetico è importante per la salute pubblica delle popolazioni europee a causa dell’elevata prevalenza di sovrappeso e obesità e della relazione positiva tra diete a elevata densità energetica e rischio di aumento di peso. Nei modelli di profilazione dei nutrienti basati su gruppi di alimenti/categorie, il grasso totale potrebbe sostituire l’energia a causa della sua elevata densità energetica nella maggior parte dei gruppi di alimenti, mentre la densità energetica dei gruppi alimentari con basso o nessun contenuto di grassi può essere ben spiegata dall’inclusione di zuccheri (aggiunti/liberi) nel modello; • le proteine alimentari sono necessarie per sostenere la crescita dei tessuti durante l’infanzia e l’adolescenza e mantenere la massa muscolare e la funzione durante l’età adulta e in età avanzata. L’assunzione media di proteine in Europa è superiore a quella di riferimento della popolazione nella maggior parte dei gruppi di popolazione e dei Paesi e non ci si può aspettare effetti benefici sulla massa muscolare o sulla funzione aumentando ulteriormente l’assunzione di proteine; • oltre al sodio, per il quale le assunzioni sono superiori alle raccomandazioni, potrebbero essere prese in considerazione altre

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ulla Gazzetta Ufficiale dell’Unione europea n. L 98 del 25 marzo 2022, è stato pubblicato il Reg. (Ue) 2022/476 della Commissione del 24 marzo 2022, che modifica gli allegati II, III e IV del Reg. (Ce) n. 396/2005 del Parlamento europeo e del Consiglio per quanto riguarda i livelli massimi di residui di acido acetico, azossistrobina, benzovindiflupir, cyantramiliprole, ciflufenamid, emamectina, flutolanil, zolfo calcico, maltodestrina e proquinazid in o su determinati prodotti. Questo Regolamento è entrato in vigore il 14 aprile 2022.

Sulla Gazzetta Ufficiale dell’Unione europea n. L 109 dell’8 aprile 2022, è stato pubblicato il Reg. (Ue) 2022/566 della Commissione del 7 aprile 2022, che modifica l’allegato II del Reg. (Ce) n. 396/2005 del Parlamento europeo e del Consiglio per quanto riguarda i livelli massimi di residui di flutianil in o su determinati prodotti. Questo regolamento è entrato in vigore il 28 aprile 2022.

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Focus on economics FOCUS ECONOMIA

Alimentare: il superamento della crisi non è dietro l’angolo Food sector: the crisis will not be overcome very soon T

he storm of costs that broke at the end of 2021 became even more “perfect” - as it is well known - with the outbreak of the Russian-Ukrainian war. A few agricultural commodities may show partial reversals of speculation and prices by mid-year, but hopes for convincing short-term reductions in the overall pressures complained of by companies remain optimistic. In March inflation rose to 6.7% from 5.7% in February and is expected to be at least around 8%, not only in the second quarter, but also in the third and perhaps throughout the rest of the year.

Production prices in the food industry showed a trend of +9.0% in February, after closing at +6.6% in December 2021. A potential depreciation could come from exports, especially to the US, although the inflation factor, which has not been this high since 1981, needs to be assessed.

d’Italia

LE INCOGNITE LEGATE ALL’EXPORT POTREBBERO PENALIZZARE LA RIPRESA DEL SETTORE EXPORT-RELATED UNCERTAINTIES COULD PENALISE THE SECTOR’S RECOVERY

L

a tempesta dei costi esplosa in chiusura 2021 è diventata, com’è noto, ancora più “perfetta” con lo scoppio della guerra russo-ucraina.

Qualche commodity agricola potrebbe mostrare parziali rientri delle speculazioni e delle quotazioni entro metà anno, ma la speranza di convincenti riduzioni a breve delle pressioni complessive lamentate dalle aziende rimane otti-

di Luigi Pelliccia Responsabile Ufficio Studi e Mercato di Federalimentare

mistica. A marzo l’inflazione è salita al 6,7% dal 5,7% di febbraio, e promette di rimanere su questi livelli, non solo nel secondo trimestre ma anche nel terzo e forse per tutto l’arco residuo dell’anno. I prezzi alla produzione dell’industria alimentare hanno segnato a febbraio un tendenziale del +9,0%, dopo aver chiuso al +6,6% a dicembre 2021.

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Focus on economics FOCUS ECONOMIA

cio, risalendo a febbraio su un tendenziale in valore del +7,7%, quando a dicembre era al +5,0%.

La via d’uscita è l’export

prima trasformazione come il molitorio, a febbraio è arrivato su un tendenziale dei prezzi alla produzione pari al +33,8%, superando di slancio il già micidiale +26,9% registrato a dicembre. Va aggiunto che i prezzi alla produzione dell’aggregato industriale nel suo complesso hanno fatto ancora peggio, con un tendenziale a febbraio del +41,4%. A fronte, i prezzi al consumo dell’“alimentare lavorato” si sono attestati, sempre a febbraio, sul +4,0%, mentre l’inflazione, come detto, a marzo ha fatto segnare un +6,7%.

Il mercato alimentare interno È chiaro, insomma, che la pressione a monte dei costi di produzione (alimentari e non) è ben lontana dall’essersi scaricata ragionevolmente sul cosiddetto “costo della vita”. Da qui, la previsione di ulteriori accelerazioni inflazionistiche e del loro perdurare nel corso dei prossimi mesi. È vero altresì che la produzione dell’industria alimentare e quella specifica del molitorio, a febbraio hanno registrato tendenziali apprezzabili, rispettivamente del +4,6% e del +3,5%. Ma si tratta di spunti precari, messi a segno prima dell’impatto del conflitto est-europeo e del collegato abbassamento della fiducia dei consumatori, il cui indice a marzo è sceso, non a caso, da 112,4 a 100,8, con un taglio del -10,3%. Il quadro prefigura quindi un mercato interno pesante, nel quale le catene del valore non trasmettono interamente le pressioni dei costi aziendali, imponendo pesanti sacrifici a tutti gli attori delle filiere. A tale contesto si aggiungono

d’Italia

poi gli effetti della pandemia, che nel nostro Paese hanno provocato un netto aumento delle rate inevase e, in genere, dei crediti deteriorati, dopo 6 anni di rientro.

Le vendite alimentari di febbraio hanno così accusato un calo decisamente anomalo, pari al -1,9% in volume, cui si è affiancato un +3,1% in valore. Ne esce una forbice di 5 punti, che evidenzia le pressioni di prezzo che si stanno scaricando sul settore. È significativo il confronto con le vendite “non alimentari” che, a febbraio, hanno mostrato un aumento in volume del +5,0%, affiancato da un +5,6% in valore. Quindi, al momento, questo perimetro risulta assai più dinamico e molto meno penalizzato dal fattore prezzi, con un differenziale valore/volume di appena 0,6 punti. Va aggiunto, a dimostrazione delle tensioni e dell’impoverimento in atto del mercato alimentare, che i “discount” di settore hanno ripreso slan-

Il galleggiante per il “food and beverage” sembra essere rappresentato, oggi più che mai, dall’export, e soprattutto da quello nell’area extra-Ue più lontana dal conflitto bellico e meno coinvolta dalla crisi energetica legata al gas russo. In questa vastissima area, che appare comunque minoritaria rispetto a quella Ue, con una fetta di export agroalimentare 2021 pari al 42,6% contro il 57,4% comunitario, spicca in modo assoluto il mercato Usa dove, nel 2021, il Pil è salito del +5,7%, l’aumento maggiore dai tempi della presidenza Reagan. Infatti, bisogna risalire al 1984, quando il Pil americano segnò un +7,2%, per trovare una crescita paragonabile. Ma non è solo il Pil a segnare un record negli Usa, c’è anche l’inflazione, che il mese scorso ha raggiunto l’8,5%, un livello che non toccava dal 1981. Gli aiuti portati dall’“American Rescue Plan” (l’equivalente del PNRR comunitario), varato a marzo 2021, con i suoi 1.900 miliardi di dollari a sostegno dell’economia a stelle e strisce si sono fatti immediatamente senti-

IL QUADRO GENERALE PREFIGURA UN MERCATO INTERNO PESANTE

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Focus on economics FOCUS ECONOMIA

IN CHIAVE EXPORT SPICCANO LE PERFORMANCE SUL MERCATO AMERICANO

re. Forse perfino surriscaldando il mercato Usa, ma rendendolo più che mai appetibile. Dietro l’angolo c’è però il rischio concreto dell’aumento dei tassi da parte della Fed che, a fine anno, per cercare di frenare il galoppo dell’inflazione, potrebbero arrivare attorno al 2,5%. Tale aumento potrebbe rallentare l’espansione e im-

patterà sicuramente sul debito in tutto il mondo, tra aziende, famiglie e Stati che dipendono dai tassi in dollari. A confortare, peraltro, c’è il tasso di disoccupazione americana, sceso al livello eccezionalmente basso del 3,6%, e la media del salario orario nel settore privato, salita a marzo del 13% sullo stesso mese del 2021, fino a 31,73 dollari. Fattori che dovrebbero puntellare la capacità di acquisto, disinnescando il temuto pericolo di una vera e propria recessione da raffreddamento monetario. La bolla espansiva americana potrebbe durare almeno un anno, forse due, che è proprio il periodo di maggiore crisi previsto per l’economia italiana ed europea. Ed è a questo supporto che occorre quindi agganciarsi per compensarla e, per quanto possibile, superarla. Nel 2021 la quota export negli Usa del “food and beverage” nazionale ha raggiunto i 5.484

STATI UNITI - EXPORT COMPARTI ALIMENTARI 2021 PRODOTTI Prodotti vegetali Prodotti zootecnici Prodotti forestali Prodotti della pesca e della caccia Riso Molitorio Pasta Dolciario Zucchero Carni preparate Ittico Trasformazione Ortaggi Trasformazione Frutta Lattiero-Caseario Oli e Grassi Alimentazione Animale Vini, Mosti Aceto Birra Acquaviti e Liquori Alcool etilico Acque Minerali e gassose Caffè Altre Industrie Alimentari Totale Industria alimentare Totale Agroalimentare Totale Italia

EXPORT 2021 (milioni di euro)

VARIAZIONE % 2021/2020

INCIDENZA % 2021

76,3 3,3 23,0 0,5 16,1 40,0 412,9 429,6 5,2 180,9 13,6 279,0 76,3 374,0 496,3 11,0 1.746,8 95,7 19,7 345,3 1,0 236,2 108,0 595,9 5.483,6 5.586,8 48.505,8

2,9 82,6 52,9 -28,1 -19,1 14,0 -15,3 38,4 43,7 46,0 22,0 5,3 35,5 34,2 2,3 17,9 18,5 6,4 26,6 22,2 -2,2 -19,6 49,0 21,2 14,0 14,0 17,6

1,4 0,1 0,4 0,0 0,3 0,7 7,4 7,7 0,1 3,2 0,2 5,0 1,4 6,7 8,9 0,2 31,3 1,7 0,4 6,2 0,0 4,2 1,9 10,7 98,2 100,0 -

Fonte: elaborazione Federalimentare su dati Istat

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L’AUMENTO DEI TASSI NEGLI USA IMPATTERÀ SUL DEBITO GLOBALE milioni di euro, con un +14,0% sull’anno precedente. In questo contesto il settore primario è stato marginale, aggiungendo a questa quota solo 103 milioni di euro, lasciando così inalterato il delta.

La situazione dei comparti Alcuni comparti hanno già mostrato spinte importanti, a cominciare dal segmento leader, quello dei “vini e mosti” (1.747 milioni di euro e +18,5%), affiancato dal “dolciario” (430 milioni e +38,4%), dal “lattiero-caseario” (374 milioni e +34,2%), dalle “acquaviti e liquori” (345 milioni e +22,2%), dalle “carni preparate” (181 milioni e +46,0%) e dal “caffè” (108

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milioni e +49,0%). Per quanto riguarda il molitorio, da sempre gli Usa rappresentano un mercato marginale, con un export 2021 pari a 40 milioni di euro (+14,0%), ma sono importanti i benefici indiretti portati da settori fondamentali a valle come il dolciario e il pastario, che coprono oltre il 15% dell’intero export del “food and beverage” nazionale oltre Atlantico. Ragionando sempre in ottica export, si può anche osservare che il nostro “food and beverage”, con l’aumento delle esportazioni negli Usa del +10,0% previsto per il

2022, potrebbe coprire il 60% della quota export a forte rischio del settore diretta in Russia e Ucraina, che nel 2021 ha raggiunto i 922 milioni di euro. Insomma, semplificando, gli Usa non sono la soluzione taumaturgica, ma possono rappresentare un ammortizzatore importante, forse il principale, delle criticità portate sui fronti di mercato, interni ed esteri, da un anno difficilissimo come quello che stiamo attraversando.

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Food rules DIRITTO ALIMENTARE

Contraddizioni normative Regulatory contradictions T

his article addresses the so-called regulatory contradictions that have arisen due to overlaps between ministerial circulars and laws on food labelling. The hope is that the legal system, without abdicating its regulatory function, can accompany and not hinder the food business.

Sometimes, however, regulations, almost always aimed at protecting the consumer, are contradictory for companies and unclear for consumers. The reason seems to be the absence of a precise rule that leads regulatory bodies to act with a wide range of interpretations of the concept of fraud, misleading communication to the consumer and false indication of origin.

A

lcuni temporanei alleggerimenti in tema di obbligo di etichettatura e un recente rinvio (mi riferisco alla circolare 10 dicembre 2021 emessa dal Ministero della Salute sull’allergene senape nel grano italiano e a quella 11 marzo 2022 del Mise sulla sostituzione dell’olio di semi di girasole con altro ingrediente, nonché alla norma relativa all’informazione ambientale) appaiono positivi atti di concretezza giuridica da parte dei Ministeri competenti. Non entro nel dettaglio delle circolari sopra citate e neppure del D.L.

SEMPLIFICAZIONI CERCASI IN MATERIA DI ORIGINE DEGLI ALIMENTI SIMPLIFICATIONS WANTED IN THE AREA OF FOOD ORIGIN

30 dicembre 2021, n. 228, come modificato in sede di conversione, ma sono interessanti per comprendere come il sistema giuridico, volendo, può accompagnare e non eccessivamente intralciare il mondo economico alimentare, senza di fatto abdicare alla propria funzione regolatoria.

Mentre il rinvio, deciso con apposita legge, dell’obbligo di etichettatura ambientale rientra nella logica delle proroghe dopo anni di ritardi (non per niente è stato inserito nel testo definito “Milleproroghe”), le due circolari, nate dall’esigenza

di Giuseppe Maria Durazzo Avvocato esperto in diritto dell’alimentazione

l’una di far fronte a una possibile contaminazione da allergene e l’altra dalla carenza di un ingrediente a seguito dell’invasione dell’Ucraina, presentano una tecnica “normativa” decisamente innovativa.

Con entrambe le circolari i Ministeri competenti hanno ammesso che le informazioni aggiornate e corrette rivolte ai consumatori possono essere trasmesse anche attraverso adeguati cartelli posti nei punti di vendita al pubblico. Fattori quali l’eccezionalità, la temporaneità e, comunque, la non gestibilità se non ad alti costi e altissimi sprechi anche alimentari, costituiscono il quadro di un intervento “normativo” - che personalmente ritengo pienamente condivisibile - al limite del potere regolatorio riconosciuto dal diritto Ue agli Stati membri.

Discrasia tra norma generale e circolari ministeriali Se la circolare (23 aprile 2020, n. 0108129) in tema di etichettatura sullo smaltimento delle etichette non conformi, in particolare rispetto al Reg. (Ue) 2018/775, ha avuto il via libera anche dalla Commissione Ue nel quadro delle misure nazionali che, in maniera più o meno formale, diversi Sta-

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Food rules DIRITTO ALIMENTARE

ti membri adottarono per far fronte alle difficoltà industriali durante una delle fasi pandemiche del Covid-19, quelle sopra citate certamente non hanno goduto di un assenso esplicito da parte dell’autorità unionale. Le due recenti circolari sono innovative perché nella metodologia prevista, quella dell’informazione al consumatore nel punto vendita, applicano una tecnica supplettiva rispetto all’etichettatura che non mi pare abbia ricevuto il conforto, almeno formale, né del Reg. (Ue) 1169/2011, né del D.Lgs. 2017/231 che, pur prevedendo la correzione delle etichette (come causa dell’esclusione delle sanzioni), non individuano il superamento del vizio di etichettatura dell’alimento con cartelli o simili sul punto vendita. Se pensiamo al caso della presenza non dichiarata di un allergene (in un qualsiasi alimento), la misura normale è il ritiro e/o il richiamo del prodotto e non il mantenimento in commercio dell’alimento e men che meno il ricorso all’informazione sostitutiva e puntuale nel punto vendita mirata ad avvertire che l’etichettatura non è conforme. E così anche per gli ingredienti modificati in corso di produzione. Quindi, la distanza tra la norma generale e quanto previsto nelle due circolari è tanta.

IL SISTEMA GIURIDICO DOVREBBE ACCOMPAGNARE E NON INTRALCIARE L’ALIMENTARE rio, in qualche maniera, non è insensibile alle richieste di individuare soluzioni percorribili e tempestive. Ciò sebbene l’obiettivo sia praticamente raggiunto ricorrendo a uno strumento legalmente discutibile rispetto alla via maestra, che consiste

in una norma nazionale notificata, in forma urgente, alla Commissione europea.

Quasi come contrappunto, nel medesimo contesto storico, geografico e, quindi, giuridico, si moltiplicano le contestazioni riguardanti il concetto, latu sensu, di origine dell’alimento sul quale un approccio giuridico razionale sembra ancora lontano. La normativa Ue, nella sua applicazione pratica, lungi dall’aver fornito elementi di certezza e uniformità a livello dei diversi Stati membri, appare quale causa di ulteriore confusione. Quello che avrebbe dovuto essere l’unico riferimento giuridico in tema di origine degli alimenti, l’art.

26 del Reg. (Ue) 1169/2011 letto in coordinamento con gli articoli da 23 a 26 del Reg. (CEE) n. 2913/92, appare invece un ulteriore obbligo aggiunto, stratificato su altri, senza abrogazioni esplicite delle disposizioni nazionali anteriori o non verticali, anche successive (vedasi l’estremamente fragile, a livello giuridico, D.M. prot.

0680636 del 28 dicembre 2021 in tema di “termine finale di efficacia del regime sperimentale” al 31 dicembre 2022, dei cosiddetti decreti sull’origine relativi a latte e derivati, pasta, riso, sughi e salse preparate a base di pomodoro, derivati dal pomodoro, carni di ungulati domestici della specie suina macinata separate meccanicamente, preparazioni di carni suine e prodotti a base di carne suina), in balia delle interpretazioni spesso meramente basate sulla valutazione soggettiva. In questo contesto, quali sono gli alimenti che possono essere proposti in un cata-

L’assenza di una regola precisa Dai casi delle circolari sopra ricordate mi pare si possa dedurre che, in presenza di condizioni particolari, il sistema regolato-

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logo o in un banco di vendita, ad esempio, di prodotti locali o regionali? La soluzione proposta da taluni organi di controllo ufficiale è che solo i Dop e gli Igp possono considerarsi locali. Locali rispetto a un certo territorio, visto che soprattutto di Dop ce ne sono di mezzo mondo (dal caffè al tè, per passare dal continente americano a quello asiatico). Così dimenticando, ma giuridicamente mi verrebbe da dire discriminando ingiustamente, i prodotti, le produzioni e i produttori locali, le ricette tradizionali e gli stessi ingredienti locali che, nella maggior parte dei casi, non beneficiano dello speciale quadro giuridico di Dop e Igp. La mancanza di una regola precisa (e riconosciuta come valida) porta gli organi di controllo ufficiale ad agire con un ampio spettro di interpretazioni del concetto di frode, di comunicazione ingannevole al consumatore e di indicazione dell’origine fallace.

D’altronde lo stesso concetto di “locale” o territoriale, se sganciato da quello giuridico di origine (secondo i citati Regolamenti) potrebbe essere percepito come sinonimo di “originale”, “caratteristico”, “tipico”, il che comporterebbe una ridefinizione di una sequela di possibili variabili, molte delle quali di dubbio interesse per il consumatore. La protezione di Dop e Igp non legittima lo status di incertezza che è alla base del comportamento interpretativo in materia di origine, o comunque di “locale”, di un alimento non Dop o non Igp. D’altronde, specie nell’Igp non sfugge che il fattore qualificante è il territorio di produzione e non l’origine degli ingredienti, aspetto che, seppur parzialmente, è talvolta vero anche per i Dop. Lo stesso obbligo di indicare, in talune circostanze, il Paese di origine o il luogo di provenienza dell’alimento o del suo ingrediente primario (art. 26 del Reg. Ue 1169/2011), obbligo che paradossalmente non si applica ai Dop e Igp, non pare soddisfare sempre l’anelito di individuare il legame con un certo territorio.

rigine dell’alimento. Anzi, la notorietà - a giudizio dell’organo di controllo - dell’italianità (presunta) della ragione sociale sarebbe stata proprio l’elemento costitutivo dell’ingannevolezza e del mancato adempimento informativo previsto, ad esempio, della L. 350/2003. Fin troppo evidente l’errore giuridico, oltre che logico, visto che la ragione sociale può, a seconda delle situazioni, essere italiana, apparire italiana, essere o meno proprietà di persona fisica o giuridica di qualunque nazionalità, così come il marchio di proprietà iscritta tra i beni di soggetti di qualsiasi nazionalità, tutte condizioni normalmente ignote al consumatore e che tolgono ogni base alla specifica contestazione. Senza tener con-

TENERE COME RIFERIMENTO DI INGANNEVOLEZZA L’ITALIANITÀ DI UN NOME È INFONDATO

to che all’interno della molteplicità degli antroponimi, sia come cognome sia come nome, presenti in un territorio nazionale, molti derivano da culture e idiomi di altre aree geografiche: si pensi, ad esempio, alle minoranze linguistiche di antica origine tutelate dallo stesso sistema legale. Dal che ne consegue che tenere come riferimento di ingannevolezza l’italianità di un nome, di una ragione sociale e/o del relativo marchio formato dal nome o dalla ragione sociale, più che velleitario appare infondato. Eppure anche di verbali contestanti situazioni di questo genere sono oberati gli italici uffici giudiziari, nonostante le procedure Ue Pilot alle quali l’Italia evidentemente fatica a conformarsi in maniera coerente e permanente. La stessa previsione contenuta nell’art. 2, 2), lett. g) del Reg. (Ue) 1169/2011 (che dispone: “il nome, la ragione sociale o l’indirizzo dell’operatore del settore alimentare apposto sull’etichetta non costituisce un’indicazione del Paese di origine o del luogo di provenienza del prodotto alimentare ai sensi del presente Regolamento”), escludendo dai fattori che determinano l’obbligo di indicazione dell’origine dell’ingredien-

L’elemento costitutivo dell’ingannevolezza Si sono verificati casi nei quali l’impiego della ragione sociale dell’azienda alimentare, anche nella forma del marchio, è stato considerato come ingannevole in se stesso in mancanza dell’indicazione dell’o-

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Food rules DIRITTO ALIMENTARE

te primario il marchio dell’operatore alimentare, dovrebbe sgombrare il campo da contestazioni come quella appena citata, concorrendo a formare un quadro di certezza giuridica.

Cos’è un “prodotto locale”?

Non mi pare si possano considerare “prodotti locali” quelli che presentano solo un marchio locale o si appoggiano a una distribuzione effettuata da un soggetto del territorio. Nel settore degli alcoli, e più precisamente in quello delle bevande spiritose, è prassi consolidata l’impiego di indicazioni con richiami geografici per prodotti fabbricati o imbottigliati fuori zona, ma ciò accade anche per merceologie alimentari di uso generale, mentre sia nella distribuzione online sia in quella fisica non mancano casi che disattendono la promessa di “prodotto locale”. Fatti salvi i casi estremi (e talvolta conformi alla norma) appena sommariamente indicati, quali sono gli elementi giuridicamente rilevanti per definire un “prodotto locale”, o con simile comunicazione, al consumatore? L’origine dell’ingrediente primario, o quella di tutti gli ingredienti, il luogo di trasformazione sostanziale, quello di produzione del prodotto finale, quello di coltivazione dell’ingrediente, la modalità della manifattura o l’uso di attrezzi particolari ecc.? Se, ad esempio, produco pasta con sfarinato molito fuori zona ma da grano di zona, la pasta sarà locale? Se produco il prodotto da forno con farina di un molino locale ma con grano non locale, si tratterà di un prodotto locale? O se produco sul territorio il tipico dolce da ricorrenza del posto, questo è locale anche se gli ingredienti non lo sono? Se il biscotto ha il nome di un luogo ove non vi è più neppure un produttore di quel prodotto da forno, è locale o ingannevole? O se produco il pesto tradizionale nella zona vocata ma senza il mortaio e il pestello di tradizione, rimane un prodotto locale?

Da un lato l’interpretazione più varia delle norme esistenti e dall’altra l’estrema sensibilità a un tema importante quanto fragile (ad esempio in periodi di carenza di talune materie prime e mangimi), dovrebbero conciliare un percorso di consolidamento tecnico-giuridico che offra un quadro, anche condiviso, di certezza. Il francese “label rouge” è un chiaro esempio di

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IL FRANCESE “LABEL ROUGE” È UN ESEMPIO DI CRITERIO NAZIONALE DI RICONOSCIBILITÀ

pensi, ad esempio, alla cura con la quale viene regolarmente stilato l’elenco nazionale dei prodotti agroalimentari tradizionali ai sensi dell’articolo 12, comma 1, della legge 12 dicembre 2016, n. 238), paradossalmente frenata proprio dall’indirizzo fornito ad alcuni organi di controllo ufficiale che contrastano la definizione di “locale” riferita, nello specifico, proprio a quegli alimenti e ai relativi produttori.

criterio nazionale di riconoscibilità - adottato in aggiunta alle norme Ue in tema di protezione dell’origine degli alimenti - del prodotto che il consumatore riconosce e discrimina come francese. La mancanza, nel caso del mercato interno nazionale italiano, di una norma (ammesso che sia possibile adottarne una senza violare il diritto unionale) per definire un alimento come locale, indirizza inevitabilmente verso un approccio aziendale volontario.

Dovendosi muovere tra l’aspettativa del consumatore e quella degli organi di controllo, una migliore precisazione dei limiti convenzionalmente fissati e comunicati al consumatore, attraverso i quali definire il prodotto o il produttore come “locale”, può costituire l’approccio preferibile per l’operatore alimentare che intende valorizzare prodotti o produttori di un certo territorio minimizzando il rischio legale.

Valorizzazione territoriale, tante volte indicata come una strategia economica (si

Conclusioni La carenza di talune materie prime, la necessità della loro sostituzione, l’inevitabile aumento dei costi di produzione, ivi compresi quelli degli imballaggi e della logistica, sembrano riportare l’attenzione sulla centralità dei temi della sicurezza e della tutela dei consumatori nella loro essenzialità, ma anche sull’importanza di evitare sprechi e costi ancor più ingiustificabili nell’attuale congiuntura. Tutto ciò sembra però non impedire la coesistenza di zone di incertezza giuridica, anche in materia di origine, che continuano a generare sprechi e disfavori ai danni degli operatori nazionali che, tra l’altro, non sono necessariamente di piccola dimensione, seppur attivi all’interno di un tessuto produttivo sovente caratterizzato, per alcune merceologie, da imprese medio piccole.

Giuseppe Maria Durazzo

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MATERIE PRIME Raw materials

Considerazioni sulla qualità del frumento Wheat quality considerations

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Raw materials MATERIE PRIME

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eing less dependent on foreign countries for raw materials. In particular, the pasta industry requires high quality raw materials, large and homogeneous batches at competitive prices. In order to meet these needs, action must be taken at all stages of the supply chain: cultivation, genetics, storage, milling, research and development, etc., to ensure quality raw materials. In this

regard, the author illustrates the research project, developed at the Science and Technology Park of Molise, which made it possible to introduce at the national level a tool for the quality classification of Italian durum wheat and storage according to quality criteria as well as to contribute to some extent to the reduction of the import of raw materials from abroad.

di Luigi De Lisio Dottore in Scienze delle Preparazioni Alimentari già Tecnologo presso il Parco Scientifico e Tecnologico del Molise (PST)

UN PROGETTO DI RICERCA MIRATO ALLA CLASSIFICAZIONE QUALITATIVA DEL GRANO DURO A RESEARCH PROJECT AIMED AT THE QUALITY CLASSIFICATION OF DURUM WHEAT

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li eventi bellici in corso in Ucraina hanno messo in evidenza l’inderogabilità di una revisione dei piani e dei programmi di sviluppo e di investimento in tutti i settori, compreso quello alimentare, mirata a garantire maggiore stabilità nel medio e lungo periodo e ridurre drasticamente la dipendenza dall’estero. Per quanto riguarda il comparto cerealicolo, l’Italia è storicamente dipendente dalle importazioni di frumento in quanto la produzione nazionale, compresa quella a frumento duro, è stata ed è tuttora inferiore al fabbisogno interno, senza dimenticare che il nostro Paese è anche un importante esportatore di prodotti finiti. Come noto, attualmente la produzione nazionale

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Raw materials MATERIE PRIME

di frumento duro copre circa il 60% della domanda dell’industria di trasformazione, assorbita quasi totalmente da quella pastaria, che richiede materie prime di elevata qualità, volumi importanti e omogenei, e prezzi competitivi. Per rispondere a tali esigenze bisogna intervenire su tutti gli anelli della filiera: dalla coltivazione alla genetica, dallo stoccaggio alla macinazione, alla ricerca e sviluppo, per garantire materie prime di alta qualità.

Qualità commerciale e tecnologica La qualità del frumento è definita anche in relazione alla sua destinazione d’uso, per questo si parla di qualità commerciale e di qualità tecnologica intesa, quest’ultima, come l’attitudine a fornire un prodotto alimentare in funzione delle tecnologie disponibili. Nel caso del frumento duro la qualità tecnologica si può distinguere, a sua volta, in valore molitorio (milling value), cioè la resa in macinazione del frumento, e valore di pastificazione, ossia la capacità di fornire pasta con determinate caratteristiche qualitative. Disporre di sistemi e metodologie, soprattutto rapide ed economiche, in grado di valutare tali aspetti è, quindi, di fondamentale importanza.

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PER IL FRUMENTO SI PARLA DI QUALITÀ TECNOLOGICA E COMMERCIALE Al fine di conseguire determinati standard qualitativi per il frumento e per i relativi prodotti di trasformazione, la fase di stoccaggio rappresenta un momento cruciale della filiera cerealicola, perché può contribuire al miglioramento della qualità delle materie prime attraverso la creazione di centri di stoccaggio in grado di assorbire quantità significative e omogenee di frumento, e l’attuazione di un “grading” che permetta la separazione delle materie prime secondo classi qualitative commerciali e tecnologiche. Al riguardo, ritengo ancora attuale uno studio relativo a un progetto di ricerca, sviluppato presso il Parco Scientifico e Tecnologico del Molise, che consentiva l’introduzione di uno strumento mirato alla classificazione qualitativa del frumento duro nazionale e allo stoccaggio secondo criteri di qualità, nonché, in qualche misura, a ridurre le importazioni di materie prime. Nello specifico, a seguito dell’attività di monitoraggio

del frumento duro condotta sul territorio nazionale e su quello della Regione Molise, erano stati elaborati un “Disciplinare Tecnico di Prodotto” e un “Manuale delle Procedure Integrate” per attuare il “grading” e lo stoccaggio del frumento duro in 9 classi qualitative. In particolare, il sistema prevedeva 3 classi generali, ognuna a sua volta suddivisa in tre sub-classi, così da creare 9 classi qualitative. Per rendere il sistema più semplice è possibile modificare i limiti dei parametri in modo da ridurre le classi qualitative a 6 o 3. Di seguito un estratto del suddetto studio pubblicato nel 2003 su “Tecnica Molitoria”.

La proposta del PST del Molise Il comparto dell’industria pastaria italiana occupa un ruolo di notevole importanza in seno all’economia nazionale e detiene anche il primato nel proprio settore a livello internazionale. Per mantenere questa posizione di rilievo l’industria di trasformazione richiede sempre di più materie prime di elevata qualità a prezzi competitivi e con caratteristiche di omogeneità. Negli ultimi anni spesso queste esigenze non sono state soddisfatte, per cui quantitativi sempre più cospicui di frumento sono stati acquistati dall’estero con conseguen-

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IL FRUMENTO IMPORTATO NON SEMPRE È DI QUALITÀ SUPERIORE A QUELLO NAZIONALE

ze negative per la nostra cerealicoltura.

Le partite di frumento importate non sempre presentano caratteristiche qualitative superiori a quelle nazionali, ma offrono il vantaggio di essere di grandi dimensioni e qualitativamente omogenee. Per tale motivo è indispensabile intervenire, tra l’altro, nella fase di stoccaggio a livello strutturale-organizzativo secondo due linee: a) la creazione di centri di stoccaggio che permettano di raccogliere quantitativi di frumento importanti e omogenei dal punto di vista qualitativo in modo da superare la frammentazione dell’offerta cerealicola italiana, assicurare il collocamen-

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to del prodotto e fornire elementi di differenziazione per la formulazione dei prezzi; b) la definizione di una classificazione qualitativa (grading) in base a determinati parametri merceologici e tecnologici, e l’individuazione delle metodologie e degli strumenti analitici per misurare in maniera standard, rapida ed economica tali parametri.

Presso il Parco Scientifico e Tecnologico del Molise (PST) è stata preliminarmente definita, sulla base dei risultati del monitoraggio qualitativo della produzione di frumento duro eseguito sia a livello regionale sia nazionale, una classificazione

qualitativa (secondo 9 classi qualitative) attraverso una griglia di parametri merceologici e tecnologici basata su: umidità, peso ettolitrico, chicchi spezzati, chicchi volpati e fusariati, scarti totali, bianconatura, durezza, sostanze azotate, gluten index, colore (indice di giallo).

Sono state quindi elaborate, per le partite in consegna presso i centri di stoccaggio, le procedure per l’identificazione, la caratterizzazione qualitativa e lo stoccaggio secondo classi di qualità. In particolare, sono state definite: le procedure e la relativa scheda tecnica per l’identificazione e la registrazione dei dati del produttore, dei terreni di coltivazione, delle varietà, delle tecniche colturali utilizzate, della tipologia di concia del seme ecc.; le procedure per la rapida determinazione qualitativa delle partite di frumento all’atto del ricevimen-

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IN EUROPA IL LIVELLO MASSIMO DI GLIFOSATO RESIDUO È FISSATO A 10 MG/KG

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to e i relativi prospetti con i requisiti merceologici minimi (12 limiti) da rispettare per l’ingresso in classificazione, e i valori dei parametri della griglia merceologicotecnologica da osservare per la successiva assegnazione della classe qualitativa; le procedure per lo stoccaggio differenziato in base ai valori merceologici e tecnologici riscontrati per la griglia dei parametri.

Le suddette procedure, unitamente ad al-

tri elementi tecnici, sono poi state raccolte in un “Disciplinare Tecnico di Prodotto”, mentre le metodologie analitiche da adottare per la caratterizzazione qualitativa delle singole partite e lo stoccaggio delle stesse secondo classi di qualità debitamente riportate nel “Manuale delle Procedure Integrate”.

Il pacchetto sviluppato nel presente progetto fornisce uno strumento di lavoro per la creazione di partite omogenee di frumento duro desinate alla macinazione e alla successiva produzione di pasta, da utilizzare nelle aziende agricole, nei centri di stoccaggio, nelle industrie molitorie e pastarie. È stato inoltre creato un software di gestione, in formato Microsoft Access, che permette di realizzare e archiviare elettronicamente quanto specificato nel supporto cartaceo. Essendo il pacchetto disponibile su foglio elettronico, l’archiviazione e la gestione dei dati si presenta semplice e rapida, così da eliminare tutti gli inconvenienti legati agli strumenti di lavoro di tipo cartaceo. Questo sistema vuole costituire un elemento di supporto tecnico per la riorganizzazione dell’intero comparto cerealicolo regionale (e anche nazionale) in considerazione dello stato attuale esi-

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stente (Tecnica Molitoria, gennaio 2003, Metodologia di classificazione e stoccaggio per il grano duro italiano).

Le strade percorribili Si potrebbe obiettare che tale sistema può risultare eccessivamente articolato per la realtà italiana; tuttavia, per disporre di uno strumento efficace e raggiungere specifici obiettivi occorre muoversi in determinate direzioni. Come riferimento cito anche il “grading system” attuato da molti anni dal “Grain Research Laboratory” del Canadian Grain Commission (Winnipeg, MB), che consente al Canada di esportare in tutto il mondo frumento con precisi standard qualitativi. Le attività del “Grain Research Laboratory” coprono tutta la filiera cerealicola (coltivazione, breeding, macinazione, pastificazione, metodi di valutazione qualitativa ecc.) e, in tema di frumento duro, il sistema di assicurazione qualità si realizza attraverso il controllo di numerosi parametri qualitativi su frumento, semola e pasta. Sia la semola sia la pasta sono prodotti nell’Istituto mediante impianti pilota di macinazione e pastificazione, e con l’adozione di protocolli standard. Ho ritenuto opportuno citare il “Grain Research Laboratory” per stimolare un momento di riflessione negli operatori del settore.

Peraltro, determinati obiettivi si possono conseguire percorrendo strade diverse. Infatti, da alcuni anni numerose aziende ita-

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liane hanno siglato patti di coltivazione e filiera con agricoltori locali per disporre di materie prime rispondenti a standard qualitativi prestabiliti. L’Università degli Studi della Tuscia ha invece elaborato un sistema di classificazione qualitativa del frumento duro denominato “Fruclass”, che coinvolge 70 centri di stoccaggio dislocati sul territorio nazionale. Inoltre, lo scorso marzo l’Unione europea ha varato alcune misure che consentono all’Ita-

lia l’utilizzo di circa 200 mila ettari di terreno, messi a riposo nel 2022, per la semina di frumento duro, frumento tenero e mais. Di recente si è poi appreso che nel settore a tenero un noto molino ha siglato degli accordi di filiera per produrre frumento tenero nelle regioni del Sud Italia destinate alla produzione di farine per pizza. Si auspica che iniziative simili troveranno sempre più larga diffusione sul territorio nazionale.

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Gli aspetti igienico-sanitari La qualità delle materie prime e dei prodotti alimentari non può prescindere dagli aspetti igienico-sanitari e di sicurezza d’uso; pertanto, è opportuno aprire una breve parentesi sulla questione molto delicata del glifosato. Introdotto negli anni ’70, il glisofato è l’erbicida più diffuso a livello mondiale; ciò comporta che la sua rapida sostituzione non risulterà affatto semplice. Inoltre, il Canada non è l’unica nazione produttrice ed esportatrice di frumento in cui il glifosato è utilizzato.

Le controversie su questo erbicida sono nate anche a seguito della sua classificazione come probabile agente cancerogeno avvenuta nel marzo 2015 da parte dell’IARC (Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro). Di parere contrario sono invece le successive comunicazioni di novembre 2015 dell’EFSA (The European Food Safety Agency), di maggio 2016 della FAO e dell’OMS, e di marzo 2017 dell’ECHA (Agenzia Europea per le Sostanze Chimiche).

Allo stato attuale la Commissione europea, nel Regolamento (CEE) n. 396/2005

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e successive modifiche e integrazioni, fissa quale livello massimo di residuo di glifosato nel frumento 10 mg/kg (ppm).

In Europa l’utilizzo del glifosato è al momento consentito fino al 15 dicembre 2022, data in cui scadrà la relativa licenza di utilizzo. Tuttavia, le posizioni degli Stati europei non sono concordi. Quella italiana, ad esempio, è in generale contraria all’utilizzo del glifosato e, al riguardo, il Ministero della Salute ha emanato (a seguito del Regolamento Ue 2016/1313) il

Decreto 9 agosto 2016 che stabilisce alcune misure restrittive, tra cui il “divieto assoluto di impiego in fase di pre-raccolta al solo scopo di ottimizzare il raccolto o la trebbiatura”.

In alcuni test eseguiti di recente da diverse associazioni, laboratori ecc., i cui risultati sono stati riportati dalla stampa nazionale, sono state riscontrate tracce di glifosato in alcuni prodotti alimentari, tra cui la pasta.

Luigi De Lisio

RIFERIMENTI • De Lisio L. “Metodologia di classificazione e stoccaggio per il grano duro italiano”, Tecnica

Molitoria, gennaio 2003; • https://graniscanada.gc.ca., Grain Research Laboratory, Canadian Grain Commission,

Winnipeg, MB; • Regolamento (Ue) 396/2005 relativo a “Livelli massimi di residui di antiparassitari nei o

sui prodotti alimentari e mangimi di origine vegetale e animale”, che modifica la direttiva 91/414/CEE del Consiglio; • Ministero della Salute, Decreto 9 agosto 2016 relativo alla “Revoca di autorizzazione

all’immissione in commercio e modifica delle condizioni di impiego di prodotti fitosanitari contenenti la sostanza attiva glifosate, in attuazione del Regolamento di esecuzione (Ue) 2016/1313 della Commissione dell’1 agosto 2016”.

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PRATICHE AGRONOMICHE Agronomic practices

Mappe di semina a rateo variabile Variable rate sowing maps

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Agronomic practices PRATICHE AGRONOMICHE

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onsidering that the yield of herbaceous crops depends on many factors, which are difficult to determine although they are very often interconnected, variable management of production inputs is essential for profitable and sustainable agriculture. From this perspective, one of the precision farming techniques that can be

implemented to increase yield by optimising seed distribution is the Variable Rate Seeding (VRS).

In this paper we illustrate how VRS offers the opportunity to spatially optimise seed rates to the benefit of the production process to ensure better crop management and health and increased profitability.

UNO STRUMENTO UTILE AGLI AGRICOLTORI PER AUMENTARE LA RESA DELLE COLTURE ERBACEE A USEFUL TOOL FOR FARMERS TO INCREASE THE YIELD OF HERB CROPS

di Matteo Cardinali Agronomo e Project Manager di Agricolus

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onsiderando che la resa delle colture erbacee dipende da molteplici fattori, difficili da determinare ma spesso interconnessi tra loro, gestire in modo variabile la somministrazione degli input di produzione è fondamentale per praticare un’agricoltura redditizia e sostenibile. In quest’ottica, una delle tecniche di “precision farming” più efficaci per incrementare la resa, ottimizzando la distribuzione della semente, è la semina a rateo variabile (VRS - Variable Rate Seeding), in quanto offre l’opportunità di ottimizzare spazialmente la dose di semi a beneficio del processo produttivo, per garantire una migliore gestione e salute delle colture e un incremento della redditività. Questa ope-

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Agronomic practices PRATICHE AGRONOMICHE

razione si effettua creando una mappa di prescrizione che può essere importata in una seminatrice con tecnologia a rateo variabile. Applicare una densità di semi troppo elevata può infatti portare a fusti eccessivamente sviluppati e foglie troppo espanse, all’aumento dell’allettamento e alla maggiore pressione di eventuali malattie. Al contrario, tassi di semina troppo bassi possono provocare minori rendimenti e una maggiore suscettibilità allo sviluppo delle erbe infestanti. Il concetto alla base è molto semplice: stabilire un rateo di semina ottimale aumentando la densità nelle zone del campo che possono produrre maggiormente perché più vocate e riducendola nelle altre aree.

ficazione dell’attività di semina. In questo senso, rivestono un ruolo chiave la struttura e le proprietà chimico-fisiche del suolo, in particolare la conducibilità elettrica (o il suo inverso, ossia la resistività elettrica), l’andamento storico dell’appezzamento a livello di produttività, cioè le mappe di resa delle stagioni precedenti, e gli indici di vegetazione elaborati utilizzando tecniche di “remote sensing”. Tutte queste componenti possono variare all’interno di un singolo campo. Identificare questi fattori di variabilità e stratificare le informazioni permette di produrre una mappa suddivisa in zone differenti, che possono essere gestite in modo simile con dosi di semina omogenea.

Identificazione delle caratteristiche della coltura

Proprietà del suolo e conducibilità elettrica

In generale, oltre al peso della granella, alla data di semina e alla varietà utilizzata, vanno individuate le esigenze specifiche della coltura. Queste comprendono: • le proprietà del suolo che la varietà predilige; • le esigenze termiche; • le esigenze idriche; • le esigenze nutrizionali; • la gestione colturale.

Numerose sono però le variabili che dovrebbero guidare la scelta iniziale di piani-

Le proprietà fisiche e geopedologiche del suolo da tenere in considerazione sono la tessitura, la pendenza e la profondità.

Un’area con un contenuto troppo elevato di argilla o pietre, ad esempio, potrebbe andare a intaccare la germinabilità dei semi e per compensare l’eventuale fallanza andrebbe utilizzato un rateo di semina maggiore.

Dal punto di vista chimico la conducibilità elettrica è un parametro fondamentale per la valutazione di alcune dinamiche

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del terreno perché, in assenza di condizioni di salinità, è correlata a proprietà come il contenuto in argilla e il contenuto idrico, che sono tra i principali fattori in grado di influenzare la produzione delle colture.

In alcuni casi le aziende agricole possono disporre di dati puntuali del suolo grazie ad analisi di laboratorio svolte su punti rappresentativi del campo, mentre in altri possono avvalersi di vere e proprie mappe di conducibilità elettrica del terreno.

Le mappe storiche di resa La raccolta delle informazioni sulla resa è eseguita da mietitrebbie o raccoglitrici dotate di un sensore - installato al loro interno - che registra in modo costante la quantità di prodotto prelevata. I dati forniti dalle macchine necessitano solitamente di una pulizia numerica per eliminare valori anomali che influenzano la distribuzione globale. Alla fine, un algoritmo combina le informazioni creando

LA SEMINA A RATEO VARIABILE OTTIMIZZA SPAZIALMENTE LA DOSE DI SEMI

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Agronomic practices PRATICHE AGRONOMICHE

LA CONDUCIBILITÀ ELETTRICA È UN PARAMETRO PER VALUTARE LE DINAMICHE DEL TERRENO una mappa per la semina a rateo variabile. L’accuratezza delle mappe di resa è fondamentale quando vengono utilizzate per la VRS. Vanno quindi puliti tutti gli errori (valori scorretti) riscontrati durante la raccolta dei dati; ad esempio, dati con valori di resa che la coltura non è biologicamente in grado di produrre o pari a zero, oppure quelli registrati in punti in cui la velocità rilevata della mietitrebbia risulta troppo elevata. Inoltre, vanno tenuti in considerazione: • errori nell’acquisizione di dati durante operazioni come la sterzatura del mezzo. In questi frangenti non viene raccolta granella, ma il macchinario continua a registrare dati; • errori legati all’ampiezza di taglio, ossia quando solo una parte della barra fal-

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ciante procede alla raccolta e l’informazione non viene registrata dal sensore; • errore di inserimento del “ritardo di flusso”, cioè un’impostazione scorretta dell’intervallo di tempo che prevede il passaggio della granella dalla barra alla bilancia; • errori legati al rallentamento o all’accelerazione della trebbia, mantenendo lo stesso ritardo di flusso.

Effettuata la fase di pulizia dei dati si procede a quella di generalizzazione, che permette di interpolare i dati e produrre vere e proprie mappe di resa, utili all’utente fi-

nale. Se si usano mappe di resa come input per elaborare la mappa di prescrizione per la semina a rateo variabile, è importante condurre un’analisi multi-temporale prendendo in considerazione i dati relativi a più anni, in modo da ottenere una visione chiara dell’andamento storico-produttivo di quell’appezzamento.

Gli indici di vegetazione Anche gli indici di vegetazione possono essere considerati come criterio per analizzare la variabilità all’interno dei campi

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Agronomic practices PRATICHE AGRONOMICHE

per poi strutturare la mappa VRS. Gli indici in questione sono calcolati a partire da dati rilevati da satellite o drone. Gli indici da satellite sono disponibili per più date nella stessa stagione in quanto i satelliti di uso più comune hanno intervalli di acquisizione che variano da 5-7 giorni (Sentinel 2) a 16 giorni (Landsat 8).

Considerando che la vegetazione assorbe la radiazione solare in diverse bande dello spettro elettromagnetico, cioè in diversi intervalli di frequenza e lunghezze d’onda, e ne riemette una percentuale differente in ciascuna di esse, la percentuale di radiazione riemessa in bande specifiche, come quelle del vicino infrarosso (NIR),

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L’NDVI DESCRIVE LO STATO DI VIGORIA DELLA COLTURA del rosso (RED) e dell’infrarosso a onde corte (Short Wave Infrared - SWIR), indica lo stato di salute della pianta o lo stress idrico. Gli indici di vegetazione sono una combinazione della percentuale di radiazione riflessa in diverse bande specifiche.

L’indice di vegetazione più utilizzato è sen-

za dubbio l’NDVI (Normalized Difference Vegetation Index), che descrive lo stato di vigoria della coltura e si calcola come il rapporto tra la differenza e la somma delle radiazioni riflesse nel vicino infrarosso e nel rosso, ossia come (NIR-RED)/ (NIR+RED).

La stima del potenziale produttivo della coltura e la successiva stratificazione di dati per la zonizzazione del terreno può anche passare attraverso un’analisi multitemporale basata sul confronto degli indici NDVI. L’NDVI medio di un campo varia in base alla varietà e alla fase fenologica della coltura. Nello stesso campo, o in campi vicini, in cui una coltura si trova allo stesso stadio fenologico, le aree in cui il valore di NDVI è significativamente più basso rispetto alla media presentano problemi nello sviluppo vegetativo che possono essere causati da fattori molto diversi quali: stress nutrizionali, attacchi parassitari, forti danni da grandine o gelata, scarsa emergenza.

Zone di semina omogenee Una volta identificate le zone sulla base della sovrapposizione dei diversi layers di informazioni descritti, le indicazioni sulla risposta agronomica ai ratei di semina differenti possono essere utilizzate per creare la mappa di prescrizione.

In colture come il mais, di norma i ratei di semina vengono incrementati nelle zone ad alta produttività e diminuiti nelle zone a bassa produttività. Per la soia, invece, i

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Agronomic practices PRATICHE AGRONOMICHE

tassi di semina sono spesso ridotti nelle zone ad alta produttività e aumentati nelle zone a bassa produttività.

In generale, il numero e le dimensioni ideali delle zone dipendono dall’estensione e dalla variabilità del campo, nonché dalle caratteristiche e dalle capacità dell’attrezzatura utilizzata; tuttavia, è pratica comune tenersi sulle 3-5 zone omogenee di distribuzione per campo.

In aziende in cui si intende partire con un test di implementazione della semina a rateo variabile per poterne valutare l’efficacia, potrebbe essere utile condurre una prova a strisce in campo andando ad osservare come la resa risponde al tasso variabile di semina. L’analisi spaziale della resa può essere condotta per aiutare a studiare se la VRS ha il potenziale per fornire un riscontro positivo sull’investimento iniziale. Quando si applica una mappa di prescrizione di semina è importante prendersi il giusto tempo per validare le scelte, in modo da essere certi che i rendimenti della coltura vengano ottimizzati. Le strisce di controllo dovrebbero essere incluse in uno stesso campo per valutare la precisione della prescrizione e confrontarla

con il tasso di semina applicato in maniera standard. Nel corso del tempo questo guiderà la regolazione della prescrizione e perfezionerà i ratei di semina. Una volta finalizzata, la mappa con la dose di semina variabile dovrà essere convertita in un file digitale compatibili con la seminatrice e in essa importata per dettare i criteri dell’operazione colturale durante il lavoro.

Agricolus, la piattaforma per l’agricoltura di precisione, propone diversi strumenti che possono aiutare a gestire i dati, crea-

re prescrizioni e analizzare i risultati della resa spaziale. Grazie al supporto del suo team di R&D, Agricolus offre alle aziende agricole l’opportunità di elaborare mappe di semina a rateo variabile incrociando dati relativi a indici satellitari, rese storiche fornite dall’utente, mappe di conducibilità elettrica del terreno o qualsiasi altra variabile che l’utente ritenga opportuno prendere in considerazione.

Matteo Cardinali

artiColi & riCaMBi Per Molini, agriColtUra e inDUStria

ricambiamo tutto. Specialmente la vostra Fiducia.

RivenditoRe ufficiale

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L’ANGOLO DELLA CULTURA Cultural corner

L’Anafora, la struttura retorica che rafforza l’enfasi (ARGONAUTA - Atto 3, Capitolo 1)

ROMAGNA: (...) OGNI COSA VI È ESPRESSA E LO È IN MODO CONCRETO, CON IMMAGINI CORPULENTE, CON GLI STEMMI, I NOMI DEI SIGNORI, I FIUMI CHE BAGNANO QUESTA TERRA, GLI AVVENIMENTI DI CUI ESSA FU TEATRO. Beniamino Croce

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000 anni, dalla caduta dell’Impero Romano al Rinascimento: il Medioevo, secoli bui.

Poco accade in agricoltura dal punto di vista del seme, mentre il molino, da semplice macchina per trasformare il frumento, diviene simbolo di potere.

L’attività molitoria, sottoposta a continui tributi, avviene sotto lo stretto controllo dell’autorità statale e della Chiesa, ben lontana dall’essere gestita da libera iniziativa. Ma qualcosa sta cambiando.

Il viaggio dell’argonauta si sposta dai campi a dentro le mura delle fortezze e dei palazzi, entrando a pieno titolo nel Rinascimento. Rimini, Urbino ed il loro entroterra sono teatro di guerre, di avvenimenti drammatici, di tradimenti, di grande arte. Sono i territori delle famiglie nobili Montefeltro e Malatesta.

Un’aquila, segno imperiale che dalla Roma antica ha attraversato le epoche, di-

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stingue i Montefeltro; un elefante, simbolo di sapienza e comando, i Malatesta.

“Allo Aliphante el cor l’Aquila morse” scrive, a proposito della battaglia del Cesano, Giovanni Santi, rifacendosi ai simboli dei rispettivi casati.

L’uno viene chiamato il “il conte” e l’altro “il signore”, rispettivamente Federico da Montefeltro, conte di Urbino e Sigismon-

do Pandolfo Malatesta, signore di Rimini, entrambi dipinti dal grande artista rinascimentale Piero della Francesca.

Sono rappresentati ambedue di profilo: Sigismondo su sfondo nero, labbra sottili, sguardo sprezzante; il conte di Urbino più colorato, con berretto e veste rossa a spiccare su un luminoso paesaggio, ritratto nel suo profilo sinistro, per nascondere

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Cultural corner L’ANGOLO DELLA CULTURA

il destro, deturpato da una lancia durante un duello. In comune ai due nobili, oltre all’artista dei loro ritratti, Piero della Francesca, l’essere entrambi figli naturali, ma legittimati solo in un secondo tempo, e l’essere legati da intricate parentele e da odio reciproco.

Nel 1422, anno di nascita di Federico, Urbino è ancora contea (diverrà ducato in seguito), comandata da Guido Antonio da Montefeltro, il padre, che lo riconoscerà solo più tardi, con parere favorevole del Papa.

La casata, legata alla Chiesa, ha il controllo in parte di Umbria, Marche e Romagna.

Anche la signoria dei Malatesta è legata alla Chiesa con vincoli di vassallaggio e controlla Cesena, con Domenico Novello, fratello di Sigismondo, Rimini, alcuni castelli nei territori dei Montefeltro e Fano, nelle Marche, sotto l’egida dello stesso Sigismondo.

Ed è proprio in Rimini che Sigismondo ha la sua residenza, una fortezza più che un palazzo, caratterizzata dal ponte levatoio, dalle mura a doppia cinta, da un’aria cupa e minacciosa, a cui dà il nome di Castello Sismondo, abbreviazione di Sigismondo.

Sigismondo, discende da Giangiotto Malatesta, colpevole della uccisione del fratello Paolo e della moglie Francesca, scoperti nel tradimento dal quale nasce uno dei più grandi tributi della letteratura di tutti i tempi all’amore. Uno dei più grandi affreschi in versi che l’arte abbia mai dedicato al sentimento, raccontato da Dante nella sua Divina Commedia, nel V canto: “Amor, ch’a nullo amato amar perdona” (verso 103). Un Amore che, anche se riconosciuto sbagliato perché adultero, sopravvivrà per l’eternità.

La residenza di Federico, in Urbino, sfoggia al contrario eleganza e bellezze.

Oltre agli intrighi e alle sfide in battaglia, il prestigio dei principi rinascimentali si misura anche con lo splendore delle arti nelle loro corti.

A Federico da Montefeltro, uomo coltissimo e raffinato, il progetto più ambizioso della sistemazione urbanistica di Urbino, allo scopo di farne cosi la città del principe, e la contemporanea costruzione del Palazzo Ducale. “(...) il più bello che in tutta Italia si ritrovi; e d’ogni oportuna cosa sì ben lo fornì,

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che non un palazzo, ma una città in forma de palazzo esser pareva (...)”.

(Baldassarre Castiglione) Grazie a questa magnificenza che richiama alla memoria l’opera simbolo del Rinascimento italiano, la città ideale, creazione di un artista sconosciuto, la fama di Federico si diffonde in tutta Europa.

Con Federico viene dato un impulso enorme all’arte che porterà alla ribalta, nel ducato, talenti quali Bramante e Raffaello.

In sfida, l’opera architettonica del suo rivale, Sigismondo signore di Rimini non è un palazzo, ma una chiesa che lui preferisce chiamare “Tempio”.

Il Vescovo Francesco Lambiasi in epoca moderna lo definisce: “(...) il volto di Dio che non si presenta come un geloso rivale e invidioso antagonista dell’Uomo, ma come suo potente e misericordioso alleato. È un Dio che ci ha fatti per volare alto, verso di lui, con le due ali della ragione e della fede, come - nella stessa spaziosa aula del duomo - propongono gli emblemi della sapienza greca attraverso le figure mitologiche di sibille, eroi, putti e muse, da una parte, e, dall’altra, le immagini della più genuina visione cristiana: virtù teologali e cardinali, santi, angeli e stelle”.

Progettato da Leon Battista Alberti è però rimasto incompiuto. La facciata ricorda gli archi romani e le grandi nicchie avrebbero dovuto raccogliere i sepolcri di Sigismondo e di sua moglie Isotta.

Il recupero delle forme classiche è comune nelle opere rinascimentali, ma quello che qui sorprende è l’assoluta mancanza di elementi religiosi. “Sigismondo edificò in Rimini un nobile tempio in onore di san Francesco, ma lo riempì a tal punto di immagini e di simboli dei gentili che sembrò un tempio non di cristiani, ma di infedeli adoratori di demoni, e in esso eresse un sepolcro alla sua concubina elegantissimamente abbellito di artistiche sculture, e vi aggiunse un’iscrizione a mò dei pagani che suonava così: ‘dedicato alla diva Isotta’.”

Così il Papa Pio II, al secolo Enea Silvio Piccolomini, scrive nei suoi Commentari.

Un tempio con segni strani ed ambigui, segni zodiacali, amorini, quasi una sfida al Cristianesimo ed al Papa, una sfida che segnerà il suo destino.

Gli scontri tra le due famiglie sono conti-

nui e sono appesantiti dal fatto che i loro possedimenti sono teatro delle guerre tra Roma, Milano e Venezia per la supremazia nei territori: alle due casate l’ardua decisione di scegliere uno schieramento anziché un altro, per assicurarsi il futuro delle reciproche dinastie.

Proprio la Rocca di San Leo, che Dante Alighieri menziona nella sua opera (carcere a vita alla fine del ‘700, per l’avventuriero ed esoterista conte di Cagliostro), è soggetto di una cronaca tra le più affascinanti del Rinascimento.

Si trova tra Romagna e Marche, lungo il confine che separa i territori, ed è il luogo di inizio di un duello durato ben 22 anni tra le due casate, senza sosta, con qualche sporadica tregua, spesso non rispettata. Ancora oggi, la storia è fortemente presente nei castelli, nelle rocche e in una delle caratteristiche del territorio della Val Marecchia: i mulini.

Gli stessi luoghi diventati i luoghi dell’anima del poeta e sceneggiatore Tonino Guerra.

Le antiche strutture utilizzavano la forza dell’acqua, di cui la valle è ricca, per spostare le pesanti ruote atte a muovere le macine.

Questi mulini, oggi diventati musei (come il Museo diffuso di Poggio Torriana), sono di un’estrema rilevanza storica, risultato dell’incontro culturale e museale dei territori, esemplari molto ben conservati di un’arte, quella molitoria con le pale ad acqua, in via di estinzione.

I MULINI ABBANDONATI

E un giorno bisogna che vada in fondo alla fessura della montagna a specchiarmi nel fosso che porta l’acqua al Marecchia; bisogna che metta il naso dentro i mulini abbandonati dove i carbonai con le mani nere spaccavano le pagnotte calde da mangiare col formaggio.

Laggiù ci sono le ruote ferme i muri coi chiodi infarinati ma l’aria mossa dalle farfalle avrà l’odore del pane e della vita che non muore mai.

Tonino Guerra, poeta e sceneggiatore, mio concittadino

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à IT V O N S W E N à IT V O N N OV IT à N E W S TECHNOBINS ha acquisito la rappresentanza in esclusiva per l’Italia di SIMEZA (primaria azienda spagnola per la costruzione di sili ondulati, con sede a Saragozza).

Con questa operazione TECHNOBINS è diventata l’unica azienda sul mercato italiano a poter realizzare tutti i tipi di silos metallici per lo stoccaggio di materia prima in grani.

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Supplier news LE AZIENDE INFORMANO

Molino De Vita sceglie Bühler

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olino De Vita è una storica realtà nata a Casalvecchio, non lontano da Foggia, in Puglia; esso costituisce uno dei pochissimi insediamenti sorti in un centro agricolo, quello della tenuta della famiglia De Vita, nel cuore della zona di origine del miglior grano duro italiano. L’esperienza molitoria della famiglia De Vita è il risultato della conoscenza acquisita come agricoltori in oltre un secolo di storia; esperienza che ha consentito alla famiglia un rapporto diretto e privilegiato con le aziende agricole della zona e di poter garantire ai propri clienti la massima qualità delle semole prodotte. Inoltre, da sempre, la famiglia De Vita dedica grande impegno e ingenti investimenti nella ricerca alimentare e nell’innovazione tecnologica, nel rispetto della tradizione e dell’ambiente.

Nel dicembre 2021 Molino De Vita ha messo in funzione l’ampliamento dell’impianto esistente. Il progetto, nato alcuni

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anni prima come upgrade di tale impianto, prevedeva un incremento della capacità produttiva da 250 a 380 t/24h ma, dopo il completamento dell’ultima fase, con l’aggiunta di una nuova sezione di macinazione, la capacità è salita a 500 t/24h.

L’attuale capacità di stoccaggio è di 45 mila tonnellate di cui il 70% circa dedicato ai prodotti biologici. L’intero stabilimento occupa attualmente un’area di 50.000 m2 ma può contare su ulteriori spazi per eventuali future espansioni.

Per questo progetto Molino De Vita si è affidato a Bühler, avendo condiviso con il Gruppo svizzero la stessa visione per il futuro e la volontà di perseguire una crescita sostenibile con grande attenzione alla qualità delle materie prime, del prodotto finito e alla salute dei consumatori, oltre alla riduzione dei consumi energetici e degli sprechi.

La sezione di pulitura del nuovo impianto, ad esempio, può contare sulle tecnologie più avanzate: impiega il pulitore Bühler

VEGA di ultima generazione e selezionatrici ottiche SORTEX per garantire un’alta sanificazione del prodotto trattato. La giusta umidità viene fornita dal misuratore di umidità MYFD di Bühler, mentre prima della sezione di macinazione il prodotto passa attraverso unità di trattamento che consentono di rimuovere gli strati esterni del chicco mantenendo al contempo inalterate le parti ad alto valore nutrizionale, come lo strato aleuronico. Il diagramma di macinazione, frutto dell’esperienza congiunta della famiglia De Vita e del Gruppo Bühler, assicura la produzione di semola di alta qualità grazie anche all’impiego di laminatoi di ultima generazione MDDY Bühler.

Molino De Vita si riconferma quindi, grazie ai recenti investimenti, un produttore di semola in grado di offrire una catena del valore completamente italiana, dalla materia prima al prodotto finito, riconosciuta e apprezzata dai principali produttori italiani di pasta.

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Supplier news LE AZIENDE INFORMANO

Rispondere in maniera performante alle richieste dei clienti: le novità di G&AS a Ipack-Ima 2022

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&AS è da molti anni impegnata nella progettazione e produzione di impianti e macchine per l’industria alimentare. L’inizio di questa attività parte ufficialmente nel 1997, ma l’azienda di Uberto Sonzogno e di suo figlio Andrea (FOTO 1) può contare su oltre 40 anni di esperienza nel settore molitorio.

G&AS si avvale di un team di esperti in grado di occuparsi di tutte le fasi di realizzazione del prodotto, dalla progettazione alla produzione, e ogni passaggio di questo processo viene eseguito con professionalità e attenzione ai dettagli all’interno dello stabilimento di Limena (Pd).

Grazie alla sua particolare struttura e alle dimensioni relativamente contenute, G&AS risulta estremamente flessibile e, di conseguenza, in grado di rispondere in modo corretto e performante alle esigenze di quei clienti che non trovano la soluzione adeguata alle proprie necessità nei prodotti standard offerti dal mercato.

Ne sono un esempio le macchine esposte a Ipack-Ima 2022, come la spazzola crusca (FOTO 2), strumento notoriamente utilizzato nelle fasi intermedie e finali dei processi di macinazione, che G&AS ha rivisitato in alcuni aspetti tra cui l’agevole smontaggio del mantello interno e la particolare attenzione all’igiene, non soltanto perché costruita interamente in acciaio inox, ma anche per l’eliminazione di tutti i punti inaccessibili. Elementi, questi, che la rendono più semplice ed efficiente, oltre che maggiormente funzionale nella gestione.

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LE AZIENDE INFORMANO Supplier news

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Tra le novità presentate da G&AS a IpackIma, un raccogli campioni automatico (FOTO 3); a differenza di altri presenti sul mercato, garantisce l’ermeticità del contenuto durante la fase di prelievo e stazionamento, fino al momento dell’estrazione dalla tavola rotante, ed esegue un campionamento temporizzato programmabile sul flusso di prodotto principale che attraversa la condotta. È stato ideato e realizzato per estrarre ri-

petutamente nel tempo piccole quantità significative di prodotto (sfarinato o granulare). Anche in questo caso il design della macchina è stato progettato per evitare depositi di prodotto e polvere, nonché per consentire un’agevole pulizia. L’automazione implementata permette poi di connettere e gestire la macchina da remoto e da supervisioni esterne, ottemperando alle specifiche di Industria 4.0.

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Filtri speciali ad alta e bassa pressione, buratti rotativi, setacci monocanale e strofinatrici intensive (FOTO 4) vanno a completare la gamma delle novità che G&AS ha presentato a Ipack-Ima 2022, a dimostrazione della vocazione dell’azienda a soddisfare tutte le esigenze dei clienti, impegnandosi nello sviluppo di soluzioni innovative, originali e personalizzate.

Questa è stata la prerogativa di G&AS fino a oggi e, di fatto, sarà anche uno degli obiettivi principali per il prossimo futuro. Per poter operare correttamente e in sicurezza nel settore alimentare, G&AS è in grado di fornire la dichiarazione MOCA per tutti i macchinari di sua produzione.

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TRIBUNALE DI LUCCA FALLIMENTO N. 44/2021 R.F. ESTRATTO AVVISO DI PROCEDURA COMPETITIVA PER AFFITTO DI AZIENDA CON DIRITTO DI PRELAZIONE SU ACQUISTO Il Dott. Alessandro Sisti, curatore del fallimento n. 44/2021,

AVVISA che il 07/06/2022 ore 09,00 presso gli Uffici dell’Istituto Vendite Giudiziarie di Lucca (I.V.G.) - So.Fi.R. S.r.l. in Lucca, Viale San Concordio, 996/B, si procederà ad una procedura competitiva per l’affidamento in affitto dell’azienda per attività di molitura di grano tenero, produzione di farine per panificazione e pasticceria, acquisita al fallimento, così composta: a) beni immobili: compendio immobiliare produttivo, con aree di pertinenza, in Comune di Lucca, fraz. Saltocchio, loc. Ponte a Moriano, via del brennero n. 798, Cat. Fabbr. comune di Lucca foglio 42, part. 2 sub 7 categoria D/1, rendita Euro 25.544,06; b) beni mobili: impianti, macchinari, mobili, attrezzatura, macchine elettroniche, mezzi di sollevamento e trasporto; c) beni immateriali: autorizzazioni amministrative, licenze, marchi, permessi e concessioni, se ed in quanto valide ed efficaci all’atto della stipula del contratto e fatto salvo quanto esplicitato nelle citate perizie; d) avviamento; e) contratti di lavoro: contratti di lavoro subordinati dei 12 dipendenti che dovranno essere trasferiti alle dipendenze dell’affittuaria.

Il tutto come meglio descritto e specificato nell’avviso integrale per procedura competitiva ex art. 104-bis L.F. (e relativi allegati e perizie di stima), alle condizioni, di cui segue stralcio, facendo, comunque, espresso riferimento al suddetto avviso di gara e relativi allegati il cui contenuto deve intendersi qui integralmente richiamato e trasfuso: - canone d’affitto annuale non inferiore a € 42.000,00 oltre IVA per legge (sono escluse offerte minime), - Rialzo minimo di € 2.000,00 (duemila/00) in caso di gara tra gli offerenti; - Durata del contratto di 24 mesi; - contrazione da parte dell’affittuaria di polizze assicurative relative a rischi di incendio, furto e deperimento dei beni nonché per responsabilità civile generale; - Il complesso aziendale è privo di parte delle autorizzazioni e titoli amministrativi evidenziati nelle perizie dei tecnici della procedura; - obbligo di acquisto del magazzino esistente alla data della firma del contratto di affitto, con saldo prezzo nel termine di giorni 30; - diritto di prelazione, sulla successiva vendita, a favore dell’affittuario.

MODALITÀ DI PARTECIPAZIONE vendita senza incanto fissata per il giorno 07/06/2022 ore 09,00.

OFFERTE Offerente tradizionale: Deposito delle offerte in busta chiusa presso il curatore, Dott. Alessandro Sisti, in Pietrasanta (LU) via Aurelia Nord km 367 - Centro Trony entro il giorno 06/06/2022 alle ore 12.00, con allegato deposito per cauzione pari al 10% del canone offerto.

Offerente telematico: È possibile partecipare alla gara in modalità telematica, registrandosi preventivamente ed obbligatoriamente al portale www.spazioaste.it procedendo come descritto nel “Manuale utente” disponibile all’interno del portale e sull’avviso di vendita pubblicato in versione integrale sui siti sotto indicati.

Il contratto di affitto del ramo di complesso aziendale dovrà essere stipulato entro il termine di 30 giorni dalla data di aggiudicazione.

Il complesso aziendale potrà essere visionato previa richiesta via mail all’indirizzo ale.sisti@tin.it, o telefonicamente al n. 0584/361559.

Versione integrale di avviso di gara, bozza del contratto di affitto, perizie di stima e inventario fallimentare possono essere richieste via mail al Curatore (mail: ale.sisti@tin.it o pec f44.2021lucca@pecfallimenti.it), nonché disponibili in allegato alla pubblicazione sui siti www.ivglucca.com, www.astalegale.net, www.astagiudiziaria.com, Portale delle vendite pubbliche e sito Tribunale di Lucca.

Lucca, il giorno 19 aprile 2022 Il Curatore Dott. Alessandro Sisti

LE AZIENDE INFORMANO Supplier news

Molitecnica Sud e la realtà aumentata

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n occasione di Ipack-Ima 2022 Molitecnica Sud ha presentato i suoi nuovi servizi in realtà aumentata. Da sempre impegnata come “solution provider”, l’azienda ha accolto i visitatori all’interno di un ambiente animato da tecnologie e strumenti 4.0.

Molitecnica Sud ha mostrato i propri impianti in dimensione reale attraverso l’uso di visori per la realtà aumentata, una tecnologia che permette, tramite alcuni algoritmi che in tempo reale calcolano distanze, spazio e tempo e inseriscono gli oggetti creati digitalmente nell’ambiente che ci circonda, di visionare diversi impianti e di interagire facilmente con le macchine smontandole con un semplice “click“. Da non sottovalutare poi l’aspetto ambientale: questa scelta ha permesso all’azienda di evitare un consumo stimato di 2 tonnellate di CO2, necessario per il trasporto delle macchine dalla sede produttiva alla fiera.

Qui e nella pagina a fianco la realtà aumentata di Molitecnica Sud

Molitecnica Sud progetta e produce su misura impianti molitori e agroalimentari certificati 100% Made in Italy. Inoltre, fornisce ai propri clienti una vasta gamma di servizi, tra cui consulenza personalizzata e assistenza tecnica pre e post vendita.

Il pacchetto dei servizi offerti si è arricchito, in anteprima a Ipack-Ima, di quello per la progettazione in realtà aumentata e di teleassistenza avanzata.

La progettazione in realtà aumentata prevede l’utilizzo di un visore attraver-

Staff e partner di Molitecnica Sud nello stand dell’azienda a Ipack-Ima 2022

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Supplier news LE AZIENDE INFORMANO

so il quale si proietta l’impianto da realizzare, in dimensione reale, nello spazio dove verrà installato. In questo modo è possibile non solo mostrare un’anteprima del progetto, ma anche verificare la

presenza di eventuali ostacoli strutturali.

La teleassistenza avanzata, invece, utilizza una piattaforma dedicata mediante la quale i tecnici specializzati di Molitecnica Sud sono in grado di collegarsi al-

lo smartphone, o al visore, del cliente per guidarlo nella soluzione di eventuali problematiche. In questo modo, l’azienda è in grado di intervenire immediatamente e assistere i clienti in ogni parte del mondo. Inoltre, grazie a questa tecnologia Molitecnica Sud imbocca la strada dell’ecosostenibilità, riducendo i consumi di CO2 causati dai viaggi del personale.

“Per questa edizione di Ipack-Ima il nostro obiettivo era di sorprendere e ci siamo riusciti: clienti e visitatori hanno trovato un grande stand vuoto che li ha incuriositi. Poi hanno indossato i visori per la realtà aumentata e hanno capito di cosa si trattava. Infatti, grazie a questa tecnologia sono stati in grado di vedere i nostri impianti e le nostre macchine in modo nuovo. Molitecnica Sud è orgogliosa di aver partecipato a Ipack-Ima 2022 insieme ai suoi partner Gruppo Anselmo, Gruppo Pellicola e Technalia, soprattutto dopo anni in cui la pandemia non ha permesso occasioni di condivisione in presenza”, afferma Carlo Pellicola, Ceo di Molitecnica Sud.

“Ispirati dalle nostre idee progettiamo e realizziamo impianti molitori nel mondo”

d’Italia

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EVENTI Events

Cibus: la piattaforma permanente dell’agroalimentare italiano

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ltre 3.000 espositori, migliaia di nuovi prodotti, 60 mila operatori professionali di cui 3.000 top buyer esteri. Questi i numeri dell’edizione 2022 di Cibus, organizzata da Fiere di Parma e Federalimentare, che ha superato tutte le attese tornando a livelli pre-pandemia nonostante l’endemia strisciante del Covid e il conflitto in Ucraina.

La 21a edizione di Cibus è stata una rappresentazione corale, ma non inaspettata, della vitalità del Made in Italy agroalimentare e della manifestazione fieristica che lo rappresenta da oltre 40 anni. Gli operatori esteri, arrivati grazie al grande lavoro di Agenzia ICE, e quelli italiani hanno potuto approfondire le numerose opportunità di business scoprendo tantissime novità spesso legate alla tradizione dei territori.

Ma la vera innovazione di Cibus 2022 è stata la dimostrazione di solidità delle imprese a carattere familiare del nostro Paese, che hanno continuato a lavorare e a progettare anche durante l’emergenza pandemica e la crisi Ucraina, senza scoraggiarsi ma, al contrario, aumentando gli sforzi per raggiungere l’eccellenza e la sostenibilità dei loro prodotti.

Tutti gli operatori hanno confermato che il Made in Italy agroalimentare è la ricetta ideale non solo per la ristorazione ma anche per il retail, dove i nostri prodotti si stanno trasformando da nicchia di importazione a mainstream per i consumatori. Nel corso dei tanti convegni dedicati alle problematiche del “fuori casa”, della Gdo, delle private labels, dell’agricoltura, dell’industria, della ricerca scientifica, è stata ribadita questa migrazione qualitativa dei consumi verso prodotti più sani e sostenibili, di cui il Made in Italy alimentare è leader proprio grazie alle sue radici e alle sue tradizioni.

Questa domanda da parte di importatori e distributori, che continua a crescere

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a doppia cifra ormai da oltre 10 anni, ha indotto gli organizzatori a calendarizzare Cibus anche nel 2023 (dal 29 al 30 marzo), in armonia con l’altra grande fiera del Made in Italy, Vinitaly, e in un format più leggero, proprio per consentire agli operatori internazionali di trascorrere più giorni sul nostro territorio per visitare e conoscere da vicino le imprese che hanno reso celebre l’agroalimentare italiano.

Nel corso della quarta e ultima giornata, Cibus 2022 ha voluto sottolineare il ruolo della ristorazione italiana nel mondo, ambasciatrice della cucina e della molteplicità delle produzioni alimentari del Bel Paese. Nel corso del convegno “Il futuro del fuoricasa: la ristorazione al servizio del Made in Italy”, l’Associazione culturale “I

Love Italian Food” ha annunciato la creazione di una rete di circa 20 mila ristoratori sparsi in tutti i continenti, per i quali organizza eventi B2B, food festival e formazione professionale.

Anche in questa edizione si è tenuta l’iniziativa Cibus Food Saving, realizzata dal Banco Alimentare per recuperare le eccedenze degli espositori a fine fiera. Gli alimenti donati dalle aziende espositrici, ancora in perfetto stato, andranno a 742 strutture caritative convenzionate.

Infine, a Cibus 2022 è stato presentato un progetto di Fondazione Fiera Milano, Fiere di Parma e Federalimentare finalizzato alla realizzazione di due mense in Ucraina, per sostenere i profughi in fuga dalla guerra.

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AGENDA

15/18 giugno 2022

BANGKOK (TAILANDIA)

PROPAK ASIA

Salone internazionale del processing e del packaging food e non food www.propakasia.com

6/7 luglio 2022

AMBURGO (GERMANIA)

SNACKEX

Salone internazionale per l’industria degli snack www.snackex.com

6/8 settembre 2022

COLONIA (GERMANIA)

ANUGA HORIZON

Salone internazionale per l’industria alimentare www.anuga-horizon.com

7/9 settembre 2022

BANGKOK (TAILANDIA)

VICTAM ASIA

Salone internazionale delle tecnologie per l’industria mangimistica www.victamasia.com

8/11 settembre 2022

BOLOGNA

SANA + SANATECH

Salone internazionale del biologico e del naturale www.sana.it

18/20 settembre 2022

LIONE (FRANCIA)

NATEXPO

Salone internazionale del biologico www.sana.it www.natexpo.com

27/29 settembre 2022

NORIMBERGA (GERMANIA)

POWTECH

Salone internazionale delle tecnologie per la lavorazione delle polveri www.powtech.de

12/13 ottobre 2022

DIJON (FRANCIA)

JTIC

Giornate tecniche delle industrie cerealicole www.jtic.eu

15/19 ottobre 2022

PARIGI (FRANCIA)

SIAL

Salone internazionale dell’alimentazione www.sialparis.com

25/26 ottobre 2022

PARMA

CIBUS TEC FORUM

Mostra convegno sulle tendenze delle tecnologie alimentari www.cibustecforum.it

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