I QUADERNI DI ATELIER APPENNINI N°4

I QUADERNI DI ATELIER APPENNINI

LABORATORIO MODIGLIANA 2019

N°4

I QUADERNI DI ATELIER APPENNINI

LABORATORIO MODIGLIANA 2019

N°4

I QUADERNI DI ATELIER APPENNINI N°4 Questo numero esce in occasione dell’evento: Laboratorio Modigliana 2019 [Modigliana 12-15 settembre 2019] organizzato da: Atelier Appennini in collaborazione con l’associazione: Orsa Minore con il patrocinio di: Comune di Modigliana, Ordine degli Architetti di Forlì-Cesena Febbraio 2020

Progetto grafico ed editoriale a cura di: Atelier Appennini Pino Pasquali e Valeria Penna www.atelierappennini.it info@atelier appennini.it

I laboratori si sono svolti con il contributo di: Accademia degli Incamminati, Torre San Martino Società Agricola, Casa Bardi Room&Breakfast, Circolo Fotografico La Roccaccia 2

Laboratorio Modigliana Modigliana

12-15 settembre 2019

A cura di Rosa Grasso Valeria Penna Linda Valtancoli

Coordinatori Vincenzo Latina Pino Pasquali Franco Purini Beniamino Servino

Visiting Professors Clementina Barucci Maurizio Costa Sabrina SamorĂŹ

Gruppo di lavoro Sara Angelini Claudio Colascilla Narducci Marco D’Ottavi Roberto De Crecchio Mario De Persis Patrizia Diamante Lorenzo Fabbri Stefano Faggiotto Federica Gabrieli Sandro Gallizzi Gloria Lisi Giorgio Liverani Imma Mavellia Alessandro Nanni Daniela Nappo Mattia Nati Noemi Prezioso Flavia Rossi Alessio Valmori

Si ringraziano per le fotografie: Valentina Aulizio, Christian Chillico, Leonardo Farina, Idilio Galeotti 4

STATO DELL’ARTE Pino Pasquali e Valeria Penna

L’associazione Atelier Appennini, nata con l’obiettivo di riportare attenzione e progettualità a quei 2500 borghi che caratterizzano il sistema montuoso degli Appennini, che hanno sofferto dagli anni ‘60 in poi uno spaventoso spopolamento, trova finalmente riscontro anche in ambiti più vicini alle istituzioni politiche.

Avvalora questa nostra convizione un articolo qui riportato, sintesi di un dossier frutto di Legambiente e Uncem ( Unione nazionale comuni comunità enti montani), dal titolo “La realtà aumentata dei piccoli comuni”, che descrive in maniera puntuale la situazione del nostro territorio e ribadisce quanto in questi anni abbiamo portato avanti come pensiero: « Il futuro dell’Italia passa dalle sue aree interne. A testimoniarlo, il dossier “La realtà aumentata dei piccoli Comuni” realizzato da Legambiente e Uncem: digitale, innovazione sociale, sostenibilità e capacità insediativa, le principali sfide da affrontare; innovatori e politiche pubbliche, i cavalli su cui puntare “L’Italia minore”, quella dei piccoli Comuni, rappresenta la spina dorsale e la radice identitaria della nazione. Fornire alle piccole realtà territoriali gli strumenti per crescere e vincere le sfide della contemporaneità, è un’imperdibile occasione per far ripartire l’economia del Paese. Ne danno prova i dati contenuti nel dossier “La realtà aumentata dei piccoli Comuni”, realizzato da Legambiente e Uncem – Unione nazionale comuni comunità enti montani, ed elaborato da Caire.

Le piccole amministrazioni, se supportate da politiche pubbliche mirate, possono rappresentare spazio di innovazione e serbatoio di infinite potenzialità. La chiave del mutamento è nascosta nei soggetti che abitano questi piccoli territori. “Le condizioni oggettive e le politiche pubbliche sono esternalità fondamentali ma non imprimono energia durevole, dunque sostenibile, al cambiamento”. Il potere è in mano alle schiere di innovatori, startupper e giovani, a cui lo Stato è chiamato a dare gli input necessari per poter sfruttare le potenzialità possedute.

Le informazioni riportare nel dossier tengono conto dei piccoli Comuni italiani, suddivisi rispetto ai loro caratteri identitari e alla qualità del loro patrimonio storico culturale in: piccoli comuni delle città storiche; piccoli comuni dei borghi; piccoli comuni senza beni urbanistici storici; piccoli comuni delle periferie metropolitane. Le aree di interesse sono state analizzate attraverso una serie di indicatori tematici relativi a: - trend di cambiamento (saldo della popolazione e degli stranieri, digital divide, istruzione); - attori che abitano il territorio (presenza di giovani, aziende, volontari e istituzioni culturali); - patrimonio locale (beni culturali, servizi ecosistemici; prodotti tipici e presenza di cammini) Dall’indagine condotta, emerge un quadro variegato e disomogeneo. Da un lato, “l’Italia dei piccoli” si presenta come una realtà vivace, articolata e in movimento nonché teatro di forti processi di cambiamento; dall’altro, si registrano ritardi gravi e divari molto ampi rispetto al resto del Paese.

In uno scenario demografico mondiale, caratterizzato da processi di invecchiamento e da movimenti migratori di lungo raggio, la transizione demografica rappresenta una delle principali sfide da affrontare. I piccoli comuni italiani hanno saputo approcciarsi in modo intelligente al fenomeno, proponendosi come comunità aperte capaci di esercitare controllo e integrazione nei confronti delle popolazioni in arrivo e di riempire, con il loro ingresso, i varchi della struttura demografica dovuti ad un passato caratterizzato da esodi e spopolamento e dal deficit della riproduttività naturale della popolazione italiana.

L’attivismo dei soggetti che operano nelle piccole realtà territoriali italiane, fa si che “l’Italia minore” risulti produttiva e vitale. Basti pensate che nei piccoli Comuni, la densità imprenditoriale risulta di 10,4 imprese per 100 residenti, contro il valore medio del Paese pari a 8,5. Superiore alla media, anche la concentrazione di giovani in ingresso nel mercato del lavoro che si attesa a 17,3% rispetto al valore nazionale di 16,9%. In più, i piccoli Comuni sono la patria dei prodotti tipici (DOP e IGP), tanto che il 92% ha il proprio riferimento geografico proprio in queste piccole realtà.

L’intero stivale è disseminato di esempi tangibili del potenziale di crescita rappresentato dalle più piccole amministrazioni italiane.

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Tante sono le storie di innovazione sociale, economia circolare, turismo sostenibile, integrazione e nuova imprenditoria realizzate dal capitale umano di questi territori.

Non serve guardare troppo lontano. Si pensi a San Lorenzo Bellizzi, paese con poco più di 660 abitanti, in pieno Parco nazionale del Pollino, un’eccellenza nel rinnovabile.

Oggi, quasi i due terzi degli edifici pubblici ospita impianti fotovoltaici. Gli introiti del Conto Energia sono distribuiti ai cittadini attraverso l’esenzione della Tasi e quelli legati alla vendita dell’energia prodotta, hanno consentito di azzerare i tributi comunali per la ristrutturazione degli immobili del centro storico, in nome di un’iniziativa pensata per recuperare i molti edifici di proprietà comunale in disuso.

Le potenzialità dei piccoli Comuni emergono anche rispetto all’ampiezza e alla qualità del patrimonio locale che le caratterizza. La densità del patrimonio culturale e i valori identitari che contraddistingue questi territori determina un grado di attrattività di gran lunga superiore rispetto alla media del Paese. Tra il 2016 e il 2019,i piccoli Comuni hanno attratto in media 1,7 persone per ogni mille residenti contro la media italiana di 1,2. Segno che le politiche pubbliche di valorizzazione culturale esercitano un impatto positivo su questi territori. Lo testimoniano i valori relativi alla politica dei Cammina pesanti per l’incontro concreto con i luoghi della cultura e i beni del territorio: quasi due terzi dei comuni interessati da questa politica sono piccoli Comuni (944 dei 1434 interessati).

Il potenziale di crescita dei piccoli centri, strettamente legato all’attivismo degli innovatori, deve fare i conti con i pesanti ritardi delle politiche pubbliche. Istruzione e formazione si colloca tra i settori sui quali intervenire in modo prioritario: nei piccoli Comuni si contano appena 7,1 laureati per 100 abitanti contro una media nazionale del 10,8, insoddisfacente rispetto ai livelli dei paesi Ocse. Pesante anche il ritardo rispetto alla diffusione della Banda ultralarga: al 2018, si registra il 17,4% delle utenze servite rispetto alla media nazionale pari al 66,9%. Negative anche le osservazioni relative al reddito: i redditi delle popolazione sono più bassi del 13,1 % rispetto ai centri più grandi e in 2.600 piccoli Comuni, il gap del reddito medio pro capite è circa del 35%.

I numerosi esempi di innovazione dell’Italia dei borghi – pari al 69,7% delle municipalità italiane (5552 Comuni al 2018) e governa oltre il 50% dell’intero territorio nazionale – rappresentano la testimonianza tangibile di come lo sviluppo di queste aree possa determinare un cambio di rotta per il Paese. Intervenire sui ritardi che segnano questi territori è fondamentale. La risposta spetta alle politiche di sistema, chiamate non solo a potenziare i servizi, l’offerta formativa, la valorizzazione del territorio, le opportunità di lavoro e di investimento, la qualità della vita; ma anche a sostenere il percorso di innovazione sociale e tenuta territoriale attraverso l’attivazione di agevolazioni fiscali all’impresa locale di prossimità, all’impresa digitale e alla residenzialità.

Simili misure potrebbero costituire un argine all’abbandono, allo spopolamento e all’invecchiamento dei piccoli centri, punti nodali per lo sviluppo dell’intera nazione.»

[Contesti. “La realtà aumentata dei piccoli comuni” di Legambiente e Uncem: Potenzialità e immobilismi dell’abitare. 2019. Web. https://www.contesti.info] In questi anni in molti hanno iniziato ad accorgersi delle potenzialità delle aree interne, anche con iniziative di stampo politico che spesso però si infrangono contro lo scoglio della burocrazia italiana e della scarsità di mezzi a disposizione delle amministrazioni locali. Le iniziative portate avanti da Atelier Appennini hanno affrontanto e continuano ad affrontare, anche dal punto di vista sociale ed economico, il tema del ritorno che prende piede ormai in maniera individuale e spontanea a prescindere da programmi di governo. Questo viene visto come unica opportunità di sopravvivenza lavorativa da molti giovani inurbati nelle nostre città. Siamo ormai consapevoli che molti dei lavori svolti oggi dall’uomo tenderanno a sparire in maniera sempre più veloce, anche se continueranno a svolgere un ruolo determinante quelle attività in cui “la creatività e l’abilità manuale” difficilmente potranno essere sostituiti da una macchina.

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CHI SIAMO Alessandro Acciarino, Angelo Aloisi, Stefano Alonzi, Gian Lorenzo Antonucci, Sara Angelini, Luca Arcangeli, Nicola Auciello, Franca Baldi, Clementina Barucci, Thomas Brilli, Giulia Brugoni, Margherita Brusca, Piero Capoccia, Sergio Capoccia, Elisa Cautilli, Anna Maria Ceci, Giulia Celano, Ester Chioccini, Francesco Cianfarani, Claudio Colascilla Narducci, Paolo Coppola, Jacopo Costanzo, Anna Cuciniello, Marco D’Ottavi, Roberto De Crecchio, Mario De Persis, Michele De Rosa, Diego De Sanctis, Letizia Del Vescovo, Antonio Delicata, Elisa Di Benedetto, Anna Lucia Di Dio, Enrica Di Giorgi, Pierpaolo Di Matteo, Patrizia Diamante, Massimo Dicecca, Federica Durante, Lorenzo Fabbri, Stefano Faggiotto, Enrico Ferri, Riccardo Finelli, Danilio Fiorini, Alessia Fuda, Federica Gabrieli, Sandra Maria Galbo, Sandro Gallizzi, Luisa Gentile, Mattia Elisabeth Gianno, Francesca Gnozzi, Rosa Grasso, Valeria Guerrisi, Raimondo Guidacci, Gloria Lisi, Giorgio Liverani, Vincenzo Latina, Vittorio Lecce, Maurizio Malabruzzi, Valentina Mancini, Lidia Marchianò, Antonio Marmo, Imma Mavellia, Annamaria Mazzei, Augusto Mele, Ines Millesimi, Milly Millesimi, Giorgio Muratore, Giorgios Papaevangeliou, Alessandro Nanni, Daniela Nappo, Mattia Nati, Francesco Onorati, Pino Pasquali, Nicolò Pasquarelli, Dario Passi, Valeria Penna, Vincenzo Pennacchi, Pasquale Pinna, Patrizia Pisaniello, Saverio Pisaniello, Efisio Pitzalis, Luca Porqueddu, Franz Prati, Noemi Prezioso, Franco Purini, Angelo Ricciardi, Francesco Rieti, Sabina Ronchetti, Flavia Rossi, Delia Russo, Gabriele Salvia, Beniamino Servino, Antonio Schiavo, Marion Serre, Silvia Sgariglia Luca Tanzilli, Angela Tanzola, Nicola Tramonte, Alessio Valmori, Linda Valtancoli, Cecilia Verdini, Matteo Viscogliosi, Deborah Vitelli, Marcella Zeppa, Giovanna Zinghi.

Filosofo, Politico, Artigiano, Contadino, Architetto, Fotografo, Giornalista, Ingegnere, Avvocato, Operaio, Antropologo, Geologo, Agronomo, Regista, Amministratore, Imprenditore, Allevatore, Scrittore, Artista, Sociologo, Archeologo, Geografo, Sceneggiatore, Musicista..............

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MODIGLIANA, STORIA DELLA CITTÀ Clementina Barucci

La città di Modigliana, come si legge nel Dizionario di Emanuele Repetti1 “riposa nell’estremo lembo dei contrafforti dell’Appennino; [...] sul confine di tre vallate, ossia di Valle Acereta, di Ibola e del Tramazzo , solcate da altrettanti torrenti, o fiumane , che confluiscono tutte dentro o sotto Modigliana, là dove perdono il loro nome per darlo alla più grossa fiumana del Marzano [...]”.

Modigliana, città dell’Appennino Tosco-Romagnolo, è ubicata in una delle valli che convergono verso la pianura dove si posiziona l’antico asse viario della via Emilia, sorge nel luogo di un antico castrum romano, il Castrum Mutilum da cui avrebbe derivato il nome. Pur appartenendo geograficamente alla Romagna, è legata storicamente alla Toscana per essere stata parte nel corso dei secoli, prima della Repubblica di Firenze, poi del Granducato e infime dopo l’Unità nazionale della provincia di Firenze.

La sua posizione di confine le ha attribuito il ruolo strategico di porta di accesso al territorio della Romagna.

Della vicenda urbanistica della città2rimangono tracce nelle importanti emergenze monumentali legate alle diverse fasi della sua storia. Il passato medievale della città, importante centro fortificato del sistema urbano romagnolo, soggetto al dominio della dinastia dei conti Guidi è testimoniato dal castello, la Roccaccia, divenuto simbolo, icona della città e origine del primo nucleo insediativo, quello appunto denominato il Castello. La dominazione della casata dei Guidi copre un ampio arco temporale che si estende dal X secolo al 1377 anno significativo nella storia politica, economica e anche urbanistica della città, in cui la città, liberata dalla egemonia dei Guidi entrerà nella giurisdizione fiorentina.

I più antichi nuclei abitati di Modigliana risalenti all’età medievale sono: quello costituitosi ai piedi della Rocca, chiuso da una prima cinta di mura di cui si conserva ancora l’antica porta, e gli insediamenti sorti intorno alla chiesa di san Donato verso nord e all’antica pieve, l’attuale duomo, quest’ultimo detto “borgo del classo” o “borgo della pieve”. L’abitato si svilupperà nel tempo lungo il percorso che unisce questi originari nuclei.

La città compresa tra due corsi d’acqua dall’andamento torrentizio, Ibola e Tramazzo, a seguito dell’acquisizione fiorentina, si è accresciuta con la costruzione di un Borgo

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Emanuele Repetti, Dizionario geografico, fisico e storico della Toscana, Firenze 1833-45.

2 Cfr. Lorenzo Savelli, Evoluzione urbanistica di Modigliana, in «Studi romagnoli», 2003, 91 (2000), pp. 1103-1109.

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esterno alle prime mura ed è protetta da una più moderna cinta fortificata costruita lungo il corso del Tramazzo, come è attestato dallo stemma dei Medici e del Podestà fiorentino Cosimo Davanzati e dall’incisione di una data, il 1534 poste sulla Tribuna.

Questo singolare torrione che segna l’accesso alla “città murata”, a cui si accedeva attraverso un ponte levatoio è un monumento simbolo della storia cittadina.

Dopo il 1377 il castello diviene la Rocca Fiorentina, sorvegliato da un “castellano”, ufficiale inviato da Firenze, rinforzato nelle sue strutture, mentre nella seconda metà del XVI secolo la costruzione della vicina Terra del Sole, più moderna struttura fortificata per la difesa dei confini del Granducato di Toscana, provocherà il declino dell’importanza strategica della Rocca.

Mutiliana “città murata” è rappresentata in una veduta databile probabilmente al 1755 (o al 1775) in cui sono delineati in primo piano la cinta di mura con i torrioni lungo il corso del fiume e tutto il sistema fortificato sovrastato dal castello, gli edifici principali, palazzi e chiese liberamente raffigurati.

Per la ricostruzione della storia urbanistica della città una fonte utile sono gli statuti cittadini3 e gli atti notarili che documentano normative e regole della vita della comunità soprattutto sotto il profilo amministrativo ed economico. Dai documenti si apprende quale fosse la struttura del Comune, suddiviso in ben venticinque sezioni amministrative dette balìe, organizzate in quattro quartieri: Rocca, Ceriano, Fagnòla e Fiumana.

Vi si trova menzione del cosiddetto Mercatale, corrispondente all’attuale piazza Vittorio Veneto l’area dove si teneva il mercato abitata dai ceti artigiani e popolari. Dagli statuti si apprende anche che la porta del borgo veniva chiusa la sera da funzionari eletti dalla comunità cui era assegnata questa specifica mansione. Esistevano norme che regolavano la collocazione dei vari tipi di mercato, all’interno dell’abitato e nel circondario, quello dei grani, nello spazio antistante il palazzo comunale, la fiera del bestiame, che si doveva tenere in prossimità dei corsi d’acqua per motivi di igiene.

Il borgo entro la cinta delle mura fiorentine, assume un nuovo assetto a seguito dell’intervento seicentesco di deviazione del corso del torrente Ibola; ospita le più antiche istituzioni cittadine, il palazzo pretorio, l’ospedale, il tribunale e le residenze dei ceti aristocratici come il palazzo della famiglia Borghi.

L’espansione urbana al di qua del Tramazzo nell’area del podere Schifanoia si sviluppa intorno a un asse rettilineo, la via Cosima così denominata nel 1616, in onore del granduca Cosimo II in visita alla città. La strada termina nella piazza di San Bernardo su cui prospetta l’omonima chiesa seicentesca.

All’inizio del XIX secolo con il tracciato della via Nuova, aperta nel 1800, poi detta via Garibaldi viene prolungato l’asse della via Cosima fino all’incrocio della strada della Pieve.

Il catasto granducale i cui rilevamenti vennero effettuati tra il 1825 e il 1830, restituiscono lo stato della città a quell’epoca, organizzata nelle due parti distinte della città murata contrassegnata da un tessuto edilizio compatto e irregolare e la parte di più recente espansione sulla riva sinistra del fiume segnata dall’asse rettilineo della via Nuova.

Ulteriori trasformazioni si registrano dopo il 1852, anno in cui il comune di Modigliana acquista il palazzo del conte Pasquale Papiani dove stabilisce la sede municipale.

Un prolungamento successivo del tracciato della via Garibaldi avverrà nel 1916 quando sarà aperta la nuova strada per Faenza con un importante intervento di demolizione consistente nel parziale taglio del vecchio edificio comunale, già palazzo Papiani, fondale dell’asse della via Nuova. Con quest’ultimo intervento verrà conferito alla città il suo assetto definitivo.

L’estremità sud della via Garibaldi, asse centrale della città novecentesca è segnata da un importante monumento cittadino intitolato a un eroe della storia modiglianese, Don Giovanni Verità, figura di sacerdote patriota il cui nome si lega al soccorso prestato a Garibaldi nel passaggio a Modigliana nell’agosto del 1849.

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Francesco Silvestrini, Modigliana nella repubblica Fiorentina, in Storia di Modigliana. La città della Romagna toscana, a cura di Natale Graziani, Modigliana 2010.

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Vincenzo Latina Modigliana e l’acqua

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Modigliana è la città dei tre fiumi: l’Ibola, l’Accerreta e il Tramazzo, che si predispongono come un grande parco urbano di connessione all’interno dell’abitato. Una potenzialità latente, la cui progettazione e conseguente utilizzo può fungere da strumento di rigenerazione urbana e da motore di protezione territoriale. Una volta identificato come uno spazio da salvaguardare, questo innesca una serie di politiche diffuse sul territorio, atte alla cura degli argini e alla conseguente riduzione degli effetti degli eventi calamitosi. Il cuore del parco si identifica con il tratto che separa centro storico da espansione ottocentesca. Il progetto definisce qui una serie di interventi che puntano a connettere abitato e parco, creando un percorso continuo intorno al centro storico, volto alla rigenerazione dell’abitato antico, in stato di abbandono, e alla connessione con il principale monumento di Modigliana: la Roccaccia. Due piccoli ponti leggeri uniscono le due sponde, adattandosi al passaggio delle persone e aprendosi al flusso fluviale. Il nuovo alveo si configura come una serie di livelli che plasmano la forma dell’acqua al variare della portata del fiume. Anche durante i periodi di secca, l’acqua mantiene una forma identitaria. Sotto la Porta della Tribuna, una lieve contropendenza delinea invece uno specchio d’acqua perenne, su cui il monumento di accesso al centro storico continua a specchiarsi.

GRUPPO DI LAVORO Sara Angelini, Roberto De Crecchio, Mario De Persis, Rosa Grasso, Alessio Valmori 19

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SEZIONE 1

SEZIONE 1

SEZIONE 1

SEZIONE 1

SEZIONE 2

SEZIONE 2

SEZIONE 2

SEZIONE 2

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Il fiume Tramazzo

da Torrente a fiume urbano

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Pino Pasquali Verso un’ Accademia del Legno

L’ Accademia del legno è uno dei progetti legati alla formazione su cui l’associazione Atelier Appennini punta per dare nuova vitalità al settore dell’artigianato, da sempre espressione del “saper fare”, che in questi ultimi anni è stato poco valorizzato. Soprattutto quello che manca è un’offerta formativa in grado di trasmettere ai giovani la cultura e la preparazione necessaria ad intraprendere oggi un mestiere in maniera competitiva. Per questo l’Accademia del legno si propone di formare giovani qualificati, trasmettendo non solo le conoscenze specifiche di un nobile materiale quale il legno, ma anche la passione e il valore del sapere artigianale. Una “scuola di arti e mestieri” aperta a giovani progettisti, ma anche ad artigiani ed aziende già formate, che intendando conoscere tutte le possibilità offerte oggi dalle nuove tecniche di lavorazione del legno e le potenzialità reali di questo materiale.

L’offerta formativa comprende vari aspetti che insieme concorrono alla realizzazione del progetto.

Questo progetto si inserisce perfettamente nel territorio di Modigliana, caratterizzato dalla presenza di un’importante realtà imprenditoriale legata alla lavorazione del legno, in cui tradizione e innovazione creano il terreno fertile per investimenti legati all’alta formazione nel settore del legno.

Un luogo creativo in cui i giovani possano creare il proprio futuro.

GRUPPO DI LAVORO Marco D’Ottavi, Federica Gabrieli, Sandro Gallizzi, Imma Mavellia, Alessandro Nati, Valeria Penna 31

Oggi il legno lo si torna ad usare per realizzare case, e non cala il suo interesse nei tradizionali settori dell’arredo e degli oggetti. Ma a fronte di tanto rinnovato fermento è calata notevolmente l’offerta formativa in grado di creare nuovi soggetti, a vario titolo impegnati, per rimpiazzare quelli che per motivi biologici escono di scena. I pochi Corsi di Laurea in Tecnologia del legno a suo tempo istituiti, sono chiusi da anni, insegnamenti sull’applicazione del legno sono talvolta sfiorati dove si insegna architettura o design, pertanto chi ambisca ad una formazione specialistica di alto profilo ha difficoltà ad essere soddisfatto, se non rivolgendosi a sedi straniere. È sulla base di queste considerazioni che si giustifica l’elaborazione di idee indirizzate a verificare l’opportunità che sorga una Accademia finalizzata a rilanciare l’interesse cognitivo in merito al legno e le sue possibili applicazioni. Gli sviluppi recenti della scienza e della tecnologia, illuminano spazi nuovi di percorribilità che con i vecchi e consumati stereotipi sono preclusi. Per di più non è raro assistere al paradosso di illuminate ed innovative progettazioni male assecondate da rozze e inadeguate tecnologie e, viceversa, innovative tecnologie gravide di potenziali energie creative non valorizzate sul versante progettuale, se non addirittura misconosciute e snobbate.

Così ci perde il progettista in senso creativo, ci perde il tecnologo specializzato, ci perde il produttore, ci perde il fruitore, in definitiva, per motivi più ampi, ci perde l’intera collettività. L’unità cognitiva appena accennata può essere conquistata con un soggetto formativo capace di produrre una nuova sintesi in sintonia con l’evoluzione dei tempi, ma ancora di più con l’ambizione di gettare nuova luce sui futuri assetti laddove si amministra immaginazione e si realizza produttività. Si tratterebbe di una sintesi rara, poiché orientata in direzione opposta all’ottusa tendenza alle rigide specializzazioni dei saperi universalmente deprecate.

Lo scenario di un nuovo soggetto formativo lo si può delineare in molti modi. Qui, per esempio, al posto di una ortodossa relazione programmatica si è scelto la forma del dialogo tra due immaginari e innominati soggetti sensibili all’argomento. Quando sarà l’ora dell’azione certamente una circostanziata ed ortodossa relazione si imporrà. Intanto, si può assaporare l’idea immedesimandosi nelle domande e nelle risposte, per forza di cose evocative ed erratiche, di due immaginari soggetti. Per prima cosa è postulato un titolo che l’impianto formativo dovrebbe assumere. Ciò per la semplice ragione che già dal titolo molte cose possono affiorare in superficie.

C’è una domanda di prodotti lignei finiti che non è adeguatamente sostenuta da un luogo formativo di alto profilo, capace di integrare l’intero arco di discipline che stanno a fondamento di questo materiale e delle sue derivazioni applicative, specialmente nel senso delle costruzioni! La contemporaneità vede di nuovo il legno in una posizione di favore in virtù di una molteplicità di fattori quali: disponibilità di prodotti coltivati; tecnologie più efficienti; migliorato soddisfacimento di requisiti ambientali.

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Franco Purini Un nuovo museo

Il mercato di Modigliana, costruito nel secondo dopoguerra sull’ala accanto alla Porta della Tribuna sulla quale sorgevano alcuni edifici distrutti dai bombardamenti, fa parte della memoria urbana della città. La sua qualità architettonica non è elevata ma la sua immagine è entrata nella consuetudine dei cittadini, che lo identificano come un luogo famigliare, per tanti anni punto di incontro, che da quando non ospita più la sua funzione originaria accoglie manifestazioni, feste, riunioni di associazioni.

La proposta che presentiamo prevede la trasformazione del manufatto in un museo dedicato alle opere di Silvestro Lega presenti a Modigliana, nel quale si svolgevano anche mostre di arte contemporanea. Al piano terra, ampliato sul fiume da una fascia in aggetto rivestita in legno, un parte del nuovo museo potrebbe essere destinata a urban-centre, uno spazio di informazione, confronto e discussione in merito alle ipotesi elaborate dalle amministrazioni sull’evoluzione della città. Ai due piani esistenti, quello sotterraneo e il piano terreno, si aggiunge un terzo piano, di dimensioni ridotte, sul quale si apre un terrazzo che consentirà di osservare il panorama della città e la collina retrostante. Il cuore architettonico dell’intervento è un grande vuoto verticale illuminato dall’alto, dal valore emozionale, nel quale il gioco della luce darà vita a una narrazione architettonica coinvolgente e mutevole. Questa misteriosa “corte interna” si conclude in alto aprendosi al cielo, recando la scritta “MUSEO SILVESTRO LEGA” affiancandosi agli altri elementi verticali che conferiscono alla Porta della Tribuna un aspetto araldico, inaspettato e fiabesco.

GRUPPO DI LAVORO Lorenzo Fabbri, Gloria Lisi, Mattia Nati, Noemi Prezioso 43

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PIANO TERRA

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IL MERCATO COPERTO_scala 1:200 PIANO INTERRATO

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PIANO TERRA

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PIANO COPERTURA

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IL MERCATO COPERTO_scala 1:200 PIANO PIANO PRIMO

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PIANO COPERTURA

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MUSEO SILVESTRO LEGA

Beniamino Servino L’Ephemere est eternel.

Modigliana. La rocca meravigliosa

Il progetto per la Roccaccia prevede la realizzazione di una opera provvisionale, aperta e attraversata dal vento, bardata da un guscio metallico aureo. Costruita con strutture di ferro, questa ingabbia la torre e consente la installazione di impalcature per il consolidamento e il restauro del rudere; sostiene una rampa, anch’essa metallica, che porta fino a su e consente la osservazione dei lavori, da diversi punti di vista, e del paesaggio intorno.

GRUPPO DI LAVORO Claudio Colascilla Narducci, Stefano Faggiotto, Daniela Nappo, Flavia Rossi 55

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Conservare non ha senso se non è inteso nel significato di attualizzazione del passato e costruire non ha senso se non è inteso come continuazione del processo storico: si tratta di chiarire in noi il senso della storia.

Ernesto Nathan Rogers