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Considerazioni conclusive________________________________________________ p. 144

1. Proponimenti

In un primo momento, archè della ricerca fu ravvisare e segnalare la presenza del testo biblico nell’ultima produzione del grande – eppure spesso trascurato – poeta contemporaneo Mario Luzi (Firenze 1914-2005). Tuttavia, come spesso capita nelle indagini – siano queste scientifiche, letterarie o di qualsiasi altra natura –, il movente si è arricchito e ha mutato forma strada facendo, e da un originario interrogativo ne sono fioriti molti altri. Così l’archè stessa, che già la fine sapienza greca definiva al tempo stesso “principio e fine ultimo delle cose”, ha aperto altri scenari di senso i quali, consideratane la portata, non si può certo dire di aver analizzato in modo esauriente e definitivo in questa sede. Tra questi si distingue la domanda sul senso, sul valore, sul significato dell’esistenza; in sostanza, quale fine ha la nostra vita? Quale senso si può e si deve dare al dolore, all’amore, e ad ogni altra umana esperienza? Infine – dal momento che qualsiasi considerazione deve avere un suo esito pratico perché possa dirsi valida – quale metodo adottare, quale via percorrere per vivere al meglio in questo mondo?

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Tramite il confronto dell’ultima trilogia luziana con il testo biblico si ha così avuto modo di ravvisare tematiche e figure comuni (la profezia, la natura, l’illuminazione, il dolore, l’amore, l’infanzia), ma la comparazione si è presto rivelata medium di qualcosa di più grande: il parallelo biblico-luziano non si è fatto più solo fine, bensì mezzo dell’intera ricerca. O meglio, si potrebbe dire in termini più tecnici, si è reso tappa hegelianamente necessaria alla realizzazione di un Percorso più ampio.

In conclusione, si può senza dubbio definire lo scopo finale, l’archè definitiva e risolutrice dell’indagine in questi termini: offrire a chi legge, attraverso l’exemplum poetico luziano e il suo riappellarsi al Testo, un’indicazione concreta – che non sia dunque mera elucubrazione – su come accostarsi al mondo, come orientarvisi, in parole povere come viverci.

Dovendo per economia di tempo e spazio concentrarsi su un’esigua parte della considerevole produzione dell’autore, si è scelto di soffermarsi sulle tre ultime opere (Sotto specie umana, 1999; Dottrina dell’estremo principiante, 2004; e il postumo Lasciami non trattenermi, 2009)1. La decisione trova una sua giustificazione nelle parole del poeta stesso, il quale ammise di aver compreso la figura di Paolo nella sua interezza – e con essa la pienezza del Verbo – solo all’approssimarsi del suo congedo dalla vita; la cognizione di Dio, che si erge in tempi caotici a dare un senso al tutto, trova

1 Per le quali si cita da M. LUZI, Poesie ultime e ritrovate, a cura di S. VERDINO, Milano 2014.