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SPORTIVE BOLOGNESI

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Manovella PER

Manovella PER

LA STORIA DELLA M.M. È COMUNE A QUELLA DI MOLTI COSTRUTTORI ANTEGUERRA ITALIANI, BREVE MA MOLTO INTENSA. LE SUE MOTOCICLETTE SONO RICORDATE ANCORA OGGI PER I LORO SUCCESSI SPORTIVI E PER LE LINEE ELEGANTI E LA QUALITÀ COSTRUTTIVA NON COMUNE. di Matteo Comoglio

Lastoria della M.M. affonda le sue radici negli anni ’20 del Secolo scorso. Come spesso accadeva in quel periodo, chi aveva la passione per la meccanica, per le motociclette e un po’ di spirito imprenditoriale, si metteva in proprio, facendo nascere, all’interno di una piccola offcina, delle due ruote tutte sue. Questo è il caso di Mario Mazzetti che, nel 1924 a Bologna, dopo l’esperienza maturata in G.D. (altra Casa Motociclistica bolognese), fonda la “Fabbrica Motociclette Brevetti M.M., insieme ad Alfonso Morini, Angelo Mattei e Giuseppe Massi-Mazzi.

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La prima “creatura” di questa neonata Casa costruttrice è una motoleggera di 125 cm³ a due tempi, con propulsore progettato e brevettato da Mazzetti, che ottenne fn da subito un buon successo, grazie alle agevolazioni fscali ma anche e forse soprattutto, grazie alle vittorie in alcune competizioni: la Milano-Napoli del 1925, il Campionato Italiano delle Biciclette a Motore del 1926 e 1927, il Circuito del Lario del 1927 e 1928, il Gran Premio delle Nazioni 1927-19281929, il Campionato italiano di velocità Seniores 125 del 1928 e ottenne 6 record mondiali di velocità nel 1927 a Monza con Alfonso Morini alla guida.

Per la M.M. sono anni d’oro e la precisa ripartizione dei compiti all’interno della fabbrica, fa si che il clima fosse sempre sereno e non ci fossero malintesi. A Mario Mazzetti spettava la progettazione e la realizzazione delle motociclette, mentre ad Alfonso Morini i rapporti commerciali, l’attività agonistica e l’organizzazione interna. Entrambi agiscono sempre in mutuo accordo con l’avvocato Antonio Salvia, fnanziatore ed esperto di legge.

Nel 1929 le agevolazioni sulle motociclette di 125 cm³ scompaiono, ma vengono applicate a quelle di 175 cm³, pertanto anche la M.M si adegua, progettando una nuova due ruote con questa cilindrata ma non solo, gli si affancano anche una 250 cm e una 350 cm .

Quest’ultima nasce nel 1930, ha valvole laterali, un telaio rigido e cambio a mano, ma con ottime doti di resistenza, tanto da diventare la moto uffciale dei Vigili Urbani di Bologna e delle Provincia. Alla sua prima gara sportiva, vince la “Sei giorni Internazionale , unica 350 fra le 500 vincitrici. La 175 , nel 1933, conquista i record mondiali sul chilometro e sul miglio lanciati valevoli anche per la classe 250 ed inoltre il Campionato italiano di 1ª e 2ª categoria con Dorino Serafni e Luigi Bonazzi. La 350 vince il Circuito del Lario 1938 e 1939 e la Milano-Taranto del 1940. Da segnalare anche l’adozione della MM 175 da parte della Scuderia Ferrari che, pilotata da Francesco Lama, conquista una prestigiosa vittoria di classe a Roma, sul Circuito del Littorio, nell’edizione del 1933. Il 1 dicembre 1936, sull’Autostrada Firenze-Mare, Luigi Bonazzi stabilisce i record mondiali di velocità, per la classe 350, sulle distanze del chilometro e del miglio lan ciati, rispettivamente a 186,046 e 185,905 m/h. Un paio di anni prima, entra a listino anche una 500 cm³, identica alla minore 350 ma con prestazioni ovviamente superiori.

Nel 1937 Alfonso Morini decide di intraprendere in proprio l’attività di costruttore di moto e si fa liquidare da Mario Mazzetti, abbandonando l’avventura, ma iniziando un percorso ancor più straordinario. La seconda guerra mondiale colpisce pesantemente la M.M., la quale non riesce ad approfttare delle commesse militari, come invece buona parte delle Case motociclistiche italiane, a causa dell’ostilità al regime fascista da parte di Mazzetti, fno a quando, nel 1944 lo stabilimento viene raso al suolo dai bombardamenti. L’attività riprende faticosamente nel 1947 con una 250 monoalbero dotata di sospensione anteriore con forcella teleidraulica (primo esempio in Italia) e telaio elastico. Nel 1950 alla 250 si affanca una nuova 350, derivata dalla quarto di litro. Le M.M. sono tra le moto pi performanti in commercio in Italia: la 250 del 1953 dichiara una velocità massima di 134 m/h (pari a quello di una Gilera Saturno o di una Moto Guzzi Falcone), mentre la 350 sfora i 150 km/h. Ma il mercato nel frattempo sta cambiando, e chiede motociclette economiche e scooter, assenti dalla gamma della casa bolognese. Un tentativo di rispondere alle richieste del mercato è la 125 due tempi del 1954, ma è il canto del cigno, ne vennero immatricolate in Italia sino al 1956 appena 23 esemplari. Nel 1957 viene dichiarato il fallimento della M.M. e si conclude così la storia gloriosa di un marchio vincente nelle competizioni, che produsse delle motociclette incredibili per quegli anni.

L’esemplare che vedete fotografato in queste pagine appartiene a Gianni Benso ed è stato completamente restaurato: è una 175 Sport del 1933. Si può davvero notare la sua linea elegante e allo stesso tempo sportiva, il contrasto di colori e il perfetto posizionamento di ogni componente. Il peso della motocicletta è indice della qualità costruttiva e del tipo di acciaio utilizzato ma, nonostante questo, le prestazioni sono molto elevate per l’epoca.

Non è esagerato defnire leonardesco Ferdinand Porsche. Precursore delle vetture elettriche, ibride e a trazione integrale, fu progettista di innovative auto di tipo economico, di gran lusso, da corsa, da record, da Grand Prix e militari, comprendenti fuoristrada, autoblindo, anfbi e carri armati. Dopo avere raggiunto posizioni apicali all’Austro Daimler, alla Daimler Motoren Gesellschaft (DMG), alla Mercedes-Benz e alla Steyr, nel 1931 fondò la Dr. Ing. h.c. F. Porsche, un’Azienda di consulenza, progettazione e costruzione che creò, sotto la sua guida, capolavori come la rivoluzionaria Auto Union Grand Prix e la mitica Maggiolino. Racconteremo la sua storia, passando in rassegna le sue automobili pi importanti. Ferdinand Porche nacque il 3 settembre 1875 a Maffersdorf (oggi Vratislavice) nella Boemia Sudeta, allora facente parte dell’Impero Austro Ungarico, poi del III Reich e, recentemente, della Repubblica Ceca. L’essere Sudeto spiega il suo sentirsi tedesco. Il padre Anton, proprietario di una avviata offcina metallurgica, alla morte del primogenito, designò Ferdinand, terzogenito di cinque fgli, a succedergli nella direzione dell’azienda. Ferdinand, fnita la scuola professionale, iniziò il tirocinio, ma dopo una visita allo stabilimento tessile Ginz ey già dotato di impianti elettrici, attratto dalla nuova tecnologia, decise

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