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L SHORT NOVEL Alex Urso Giulio Mosca

ALEX URSO [ artista e curatore ] Giulio Mosca

Con il suo mezzo milione di follower su Instagram, Giulio Mosca (Genova, 1991), detto “Il Baffo”, è un autentico fenomeno del fumetto italiano. Lo abbiamo incontrato per sapere qualcosa in più su di lui e sul suo ultimo libro: Clorofilla.

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Cosa significa per te essere fumettista?

Essere fumettista mi dà la possibilità di fare ciò che mi riesce meglio e ciò di cui ho più bisogno: comunicare. La mia non è stata una scelta ponderata: arrivo dall’illustrazione e dalla grafica. Un giorno ho deciso di aggiungere del testo a quel che disegnavo, e ho capito che in questo modo riuscivo a esprimere tanto con poco.

Sei nato a Genova nel 1991 e sei considerato uno dei talenti più brillanti dell’illustrazione e del fumetto italiano. Ci aiuti a conoscerti meglio?

A Genova ci sono stato fino alla fine delle scuole superiori. Mi sono trasferito a Torino dopo aver vinto una borsa di studio allo IED, dove mi sono laureato. Ho cominciato a fare il freelance già durante gli studi e ho fondato una startup insieme a due amici. Ci ho lavorato come direttore creativo per circa quattro anni. È in quel periodo che è nato “Il Baffo”. Avevo bisogno di ritrovare la mia creatività, qualcosa che fosse separato dal lavoro. Ho aperto la mia pagina Facebook a dicembre 2016 con l’intento di pubblicare una striscia al giorno. Da allora non ho mai smesso.

Il tuo ultimo libro è da pochi mesi in libreria per Feltrinelli Comics. Si tratta di una storia d’amore semplice, e quindi difficilissima, tra due giovani. Ce la racconti?

Clorofilla racconta una storia d’amore tra due giovani adulti. Subito dopo le prime delusioni e i grandi amori adolescenziali. È una di quelle storie d’amore che deve incastrarsi con la vita vera, nella quale si comprende che lo stare insieme non è solo coccole e tramonti. Non definirei Clorofilla solo una storia d’amore ma piuttosto la parentesi di vita di due persone che stanno insieme. Un amore che si deve districare tra un rapporto a distanza, gli straordinari non pagati e la prima convivenza.

Eppure è un libro che tu stesso hai definito “senza pretese”.

Spesso noi autori crediamo (o ci convinciamo) di avere una missione: scrivere storie che pretendono di insegnare qualcosa a qualcuno. Clorofilla no, è solo una storia. È sicuramente un racconto nel quale possono rivedersi in molti e sarà proprio l’esperienza intima del lettore a dargli un significato più profondo.

I tuoi fumetti sono quasi sempre sguardi “romantici” sulle relazioni umane. Cosa ti interessa raccontare?

Utilizzo l’archetipo della coppia come “cavallo di Troia” per raccontare tematiche complesse che sarebbe difficile condensare in una sola vignetta. Mi piace pensare che leggere una mia opera possa essere un equilibrio fra intrattenimento e riflessione.

Su Instagram hai più di mezzo milione di follower. Quanto il rapporto con i social influenza la tua professione? Come sta cambiando il mondo del fumetto, anche in relazione alle nuove modalità di autopromozione sul web?

Instagram è il luogo in cui il maggior numero di persone entra in contatto con le mie creazioni. Quindi sì, influenza la mia professione: è la mia professione! È fantastico poter arrivare a così tante persone in così poco tempo, e soprattutto è bello che queste persone possano parlare tra loro o direttamente con me creando una community viva e attiva.

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